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Autore: Sinden    10/02/2019    1 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Hammon, vieni qui." ordinò Goneril.

Aveva momentaneamente lasciato la stanza di Éowyn per far visita ai suoi soldati, che dopo il risveglio si erano radunati fuori dal Palazzo reale e si stavano chiedendo cosa sarebbe stato di loro.  Non aveva nessuna voglia di parlare con Degarre.

L'altro giovane capitano la raggiunse. "Dimmi, Goneril."

"Re Théoden vorrebbe che partecipassimo ai festeggiamenti di questa sera." esordí la donna. "Te l'hanno detto, immagino."

"Sí. E conosco già la tua risposta: gli dirai di no. Dopo aver ricevuto il compenso ce ne andremo." ribatté Hammon.

"No. Ti sembrerà incredibile, ma ho deciso di restare. Accetterò l'invito del Re. E partiremo fra qualche giorno." lo informò Goneril.

Hammon inarcò le sopracciglia. "Mi stupisce. Di solito non ami queste cose...feste e altro..."

"No. Di solito, no. Ma c'é qualcosa che mi trattiene. Rimarremo. Informa gli uomini." comandò lei. "A proposito, quanti sono i caduti fra le nostre fila?"

"Trentadue, purtroppo." le disse Hammon. "Non abbiamo mai avuto un simile numero di perdite."

"Non abbiamo mai neanche combattuto in una battaglia di simili proporzioni, mi sembra." disse lei. "Vorrà dire che recluteremo gente nuova nei prossimi mesi. Di ex combattenti o giovani temerari in giro ce n'é abbastanza." Poi un pensiero la colse: "Dov'é Lassalle?"

"È tornato da sua madre. O forse ha fatto domanda per entrare in qualche esercito." la informó Hammon. "Non ne ha voluto sapere di rimanere con noi."

Goneril non rispose.

"Parlo subito con Degarre della tua decisione." aggiunse lui. "Ho notato che...  lo hai evitato per tutto il tragitto di ritorno dal Fosso di Helm..."

"Lo so. Hammon, é tempo che ti prepari a nuove responsabilità." disse improvvisamente la Generalessa. "Ho deciso che sarai tu il mio punto di riferimento, d'ora in avanti."

Il soldato era incredulo. "Cioé...vuoi declassare proprio Degarre? Ma...è un veterano, e gli uomini lo rispettano."

"Io non lo rispetto più. Ti é chiaro?" chiese lei. "Ma non lo voglio declassare. Rimarrà capitano, ma sarai tu la persona con cui mi confiderò, l'esecutore diretto dei miei ordini. Diciamo...che ti sei guadagnato un posto nel mio cuore." gli disse, con uno sguardo che di benevolo aveva ben poco. 
Hammon non sapeva se prendere la cosa come una promozione o come l'inizio di una serie di grane. Diventare il nuovo braccio destro di Goneril poteva avere risvolti non proprio piacevoli.

"Se desideri questo, sarà fatto." rispose il capitano. Poi si guardó intorno. "Gli uomini ti sono rimasti fedeli. Vorrei che tu lo sapessi, in caso avessi dubbi."

"Già, che bravi...Sono tutti qui. Ma questo non significa niente..." mormorò lei. "Quante cose si capiscono con il passare del tempo..."

Hammon non sapeva come replicare. Il suo comandante era cambiato. Oltre l'usuale aura di ferocia, c'era una nuova amarezza in Goneril. Non si fidava più di nessuno.

"Di' loro che presto riceveranno disposizioni. Per il momento staremo qui." ripeté Goneril. "E che nessuno si azzardi a importunare la popolazione di Rohan."

"Non temere." assicurò Hammon.

⚜️⚜️⚜️

"Ti ho portato ciò che hai chiesto. Ma dov'eri?" disse Éowyn. La stava aspettando in camera.

"Con i miei soldati. Cos'hai trovato?" chiese Goneril.

Éowyn aveva recuperato alcuni volumi dalla libreria privata del Re. A giudicare dallo strato di polvere che ricopriva le copertine, nessuno li aveva aperti da molto tempo.

"Questo dovrebbe interessarti. É un saggio sui popoli di Arda. Ho trovato riferimenti a degli anelli fra le sue pagine." spiegò Éowyn.

"Da' qua." la esortò la gierriera. Prese il libro dalla copertina rossa e sfogliò stancamente le pagine. Ci sarebbero voluti giorni per finirlo, le parole erano scritte a caratteri piccolissimi e le pagine erano sottili e fragili. Goneril si limitò a osservare le illustrazioni, fino a che trovò un disegno particolare: la scena tratteggiata rappresentava nove Re, intenti a rimirare qualcosa alle loro dita. Lesse la pagina successiva: veniva fatto accenno a nove anelli che erano stati donati a nove sovrani mortali secoli addietro. La donna lesse tutto con attenzione: forse l'oggetto misterioso che uno degli Hobbit custodiva era uno di quei monili.

"Allora?" incalzò Éowyn.

"Non so. Non capisco. Qui viene raccontato di nove Re traditori, nove Re mortali che scelsero Sauron come padrone, ma é una storia che di per sé non rivela nulla. Dovrei leggere tutto questo libro..." disse Goneril, con un sonoro sbuffo.

La principessa di Rohan nel frattempo sfogliava un altro saggio. Il suo sguardo cadde su una frase. "Hey..." disse. "Hey...senti qua: qui è narrato di Isildur. La battaglia alle pendici del Monte Fato. L'ultima alleanza fra Uomini ed Elfi, quando Sauron fu sconfitto..."

"Sí conosco la storia. Fu sconfitto perché Isildur ebbe la prontezza di tagliargli un dito, a cui portava un..." 
Goneril si fermò. "... un anello che aveva il potere di governarne altri...sí, ora ricordo qualcosa..." La donna si maledí per non aver approfondito i suoi studi in gioventù.

Éowyn alzó gli occhi celesti verso di lei. "Dici che potrebbe essere questo l'oggetto che uno degli Hobbit custodisce?" chiese.

"E credi che quei due contadinelli alti quanto un bambino possano avere qualcosa di tale valore? Come lo avrebbero trovato?" rispose Goneril. "No. No, non può essere."

"Io non so più cosa pensare, ormai." sospirò Éowyn. Si portò le mani alla testa, come colpita da un'improvvisa e violenta emicrania. "In pochi giorni, ho visto cose a cui stento ancora a credere." si alzò dalla scrivania della sua camera. "Ho scoperto che mio zio ha una figlia illegittima..."

"...questo é da vedersi..." mormoró Goneril.

"...soprattutto, ho visto una moltitudine di mostri assalire la mia gente. Volevano sterminarci, capisci? Io non credevo che a questo mondo esistesse un Male simile." proseguí la ragazza.

"Ah, poverina. E dove credevi di vivere, Éowyn? In qualche fiaba? Benvenuta nella realtà, allora. Questo é il bel mondo con cui mi sono confrontata io, per tutta la mia vita." la prese in giro Goneril. Poi buttò il libro sul letto. "Voglio incontrare i due Hobbit. Se uno di loro avesse con sé qualcosa di importante, lo intuirò subito."

"Sono con lo Stregone, ora." le disse Éowyn. "Sono entrambi in ottima forma, e questo ha stupito un po' tutti. Sire Aragorn credeva di ritrovarli affamati e malconci..."

"Chi? Gli Hobbit? Non conosci la loro razza, gioia mia... forza, fammi strada. Portami dai piccoletti." la esortó Goneril.

⚜️⚜️⚜️

"No, no, no...io dico che é stato il mio cervello a risolvere la faccenda, Merry." disse l'Hobbit coi capelli rossastri. Erano entrambi nella grande cucina di Rohan, intenti a spartirsi un piatto di funghi e patate. Quei funghi non avevano proprio un aspetto fresco e recente, ma Goneril immaginò che per due abitanti della Contea fossero comunque una delizia senza paragoni. "Ricordati che ho suggerito io a Barbalbero di cambiare direzione e portarci a Isengard. Se non lo avessimo convinto, non avrebbe visto lo scempio che gli Orchi avevano fatto della foresta, e non si sarebbe infuriato, e non avrebbe chiamato a raccolta gli altri Ent e di conseguenza..."

"Va bene, basta Pipino. Mi stai facendo venire mal di testa!" sbottò l'Hobbit biondo dalla faccia buffa. "Vuoi sentirti dire che sei un genio? Non te lo dirò mai. Puoi scordartelo, capito?"

Goneril si avvicinò al tavolo dei due. Picchiò una mano sul legno. "Signori!" esordí. "Scusate l'interruzione..."

I due Hobbit sobbalzarono come punti da un calabrone. "Chi sei tu?" chiese l'Hobbit biondo.

"Sono chi dovreste augurarvi di non incontrare mai." sorrise la donna. Prese un fungo e lo annusó. "Non capisco come possa piacervi tanto una schifezza simile."

L'Hobbit biondo ripeté la domanda, guardandola torvo. "Ti dispiace dirci chi sei?"

Goneril afferró una sedia e la trascinó al tavolo. Si sedette con i due mezz'uomini. "Mi chiamo Goneril. Sono un comandante militare. I miei soldati mi chiamano generale, ma non é la definizione più giusta, considerando che il mio non é un vero esercito. Li avete senz'altro visti, là fuori: una masnada di assassini molto ben addestrati. Sapete, per la seconda volta in vita mia, sono ospite in questo reame. Un'ospite forzata, in verità... Re Théoden, che avete conosciuto, non vuole lasciarmi andare, povero lui." disse con noncuranza. I due Hobbit si guardarono confusi.

"E perché?" chiese quello fulvo. Goneril si chiese quanti anni avessero quei due. Gli Hobbit sembravano per certi versi dei bambini, e venivano trattati come bambini, ma quei due davanti a lei erano adulti. Potevano avere fra i trenta e i quarant'anni.

"Pipino! Non dare confidenza!" bisbiglió l'altro.

"Perché crede che io sia sua figlia." rispose lei.

"... la figlia di Théoden?" chiese Pipino. "Una...una principessa?"

"Questo lo crede il re, Eru solo sa per quale motivo. Comunque, io vi ho detto il mio nome. Educazione vuole che vi presentiate anche voi. Tu, ti chiami sul serio Pipino?" chiese lei.

L'Hobbit gonfió il petto. "È solo un soprannome. Mi chiamo Peregrino Tuc, della famiglia dei Tuc. Siamo conosciuti presso la nostra gente!"

"Ma non mi dire. E tu?" chiese lei, puntando un dito verso Merry.

"Mi chiamo Meriadoc Brandibuck. Io e Pipino siamo cugini." rispose il piccolo Hobbit.

"Due cugini Hobbit lontano dalla Contea..." mormorò Goneril. "...cosa vi ha portato a Isengard, se é lecito saperlo? Come mai Aragorn e gli altri si sono precipitati a cercarvi là, ieri?"

"É un segreto." tagliò corto Merry. Fra i due, sembrava quello con maggior personalità.

"Un segreto che il tuo amico di Gondor ha spifferato senza problemi." disse Goneril. Decise di provare a tendergli un tranello dialettico. "So tutto, Meriadoc. So dell'Anello."

Entrambi gli Hobbit sgranarono gli occhi. "Sai di Frodo? E della Compagnia?" chiese Pipino.

Lei proseguì con la commedia. "Certo, so di Frodo." mentì. "E so cosa ha fatto. Allora, vi va di fare una chiacchierata sull'argomento?"

"Aspetta..." la interruppe Merry. "Grampasso non può averti parlato di Frodo e Sam. Stai provando a fregarci!"

"Giusto! A fregarci!" aggiunse l'altro Hobbit.

"A... fregarvi? Fregarvi cosa, esattamente?..." incalzó lei, sperando di cavar loro fuori una confessione. "Qualche fungo o ghianda che magari portate in tasca? E cos'é questa Compagnia?"

"La Compagnia dell'A..." disse Pipino.

"Zitto!" lo interruppe l'altro. Poi si giró di nuovo verso di lei. "Niente. Non abbiamo niente. Ora, lasciaci finire la nostra prima colazione, per favore." disse Brandibuck.

"E va bene. Goditi il pasto, Meriadoc o come ti chiami. Ma ricorda: voi non avete segreti. Lo sanno tutti, cosa nascondete..." disse alzandosi e fingendosi annoiata. Era, in verità, incuriosita più che mai, ma qualcosa era emerso. Avevano fatto due nomi: Frodo e Sam.

Rifletté sulla quantità di fatti che stavano accadendo uno dopo l'altro: il suo presunto legame con Théoden, il fratellastro di Legolas, Roswehn di Dale che in quelle ore forse era tranquillamente seduta davanti a un camino, ignara della morte di Haldir e del fatto che Sauron avesse deciso di mandare alla malora tutta la Terra. Il tentato voltafaccia dei suoi soldati. E adesso la storia di un misterioso Anello, e di una Compagnia che aveva chissà quale missione da portare avanti.

In tutto ció, una sola cosa era chiara: non se ne sarebbe andata tanto alla svelta da Edoras.

⚜️⚜️⚜️

"Vuoi scherzare?"

Éomer non poteva crederci. Rispettava suo zio come aveva rispettato suo padre, quando era in vita, ma quello che gli stava dicendo era semplicemente una follia.

"Sí, Éomer. Io ne sono convinto." rispose il Re, mentre si faceva aiutare da un attendente a indossare la sua veste più elegante. Si stava preparando alla celebrazione per la vittoria.

"Quella donna, quella...criminale assassina...sarebbe tua figlia?" chiese ancora il giovane.

"Gli indizi ci sono tutti. Fu adottata da una coppia del Nord poco tempo dopo che ordinai di portare la bambina fuori dal reame. La sua età, il mese della sua  nascita, la somiglianza con Margery...tutto corrisponde." disse Théoden, a disagio.

Aveva dovuto confessare anche a Éomer il suo tradimento coniugale, e negli occhi del nipote aveva letto lo stesso silenzioso rimprovero che aveva scorto in quelli di Éowyn.

"Come ho detto a tua sorella, non sono fiero di me. Vorrei tornare indietro e agire diversamente, specie nei confronti di mia moglie. Ma così sono andate le cose, e devo fare ammenda. Questo mi impone il mio onore." confessó il Re. "Tanto per cominciare, voglio accogliere quella sfortunata ragazza nel nostro reame. Farmi perdonare per averla abbandonata, capisci. Le daró il titolo di principessa, e la mia eredità."

"E credi che accetti? Hai visto con chi hai a che fare? Quella sta aspettando solo che tu la paghi per poi andarsene! Non gliene importa niente di questo regno!" sbottó Éomer. "E io non la voglio qui. Ho dovuto sopportare la presenza di Grima e i suoi abusi su di noi...non mi piegheró anche davanti a quella strega."

"Non è la stessa cosa. Lei ha il mio sangue." disse il Re. "Lo so. É ostile verso di me, non potrebbe essere altrimenti. E capisco anche te, Éomer. É chiaro che se la ragazza dovesse rimanere e accettare il nuovo ruolo a Rohan, tu perderesti il diritto alla successione."

"Non mi interessa questo. Io non voglio che una persona del genere si insedi qui, e che in futuro abbia la responsabilità di guidare la nostra gente. Non abbiamo bisogno di una Regina avida e sanguinaria. Trascinerebbe Rohan in guerra contro altri regni. Io so di che pasta é fatta." disse ancora il giovane.

"Come puoi esserne certo? Vi siete parlati solo poche volte...tu non la conosci affatto, Éomer. Ma io credo, che ci sia ancora del buono in lei. Ed é una straordinaria combattente, mi hanno detto. Sa farsi valere, questo é positivo." obiettó il Re. "Glielo devo. Cerca di capirmi."

Éomer non replicó. Immaginava, in parte, i sentimenti di suo zio. Théodred era stato ucciso e il Re si trovava senza eredi di sangue. La comparsa improvvisa di quella donna gli aveva dato la speranza che la sua linea potesse continuare.

Ma lui aveva letto nello sguardo di Goneril tale e tanta cattiveria da fargli tremare le gambe, alla sola prospettiva che venisse investita, in futuro, del potere assoluto. Suo zio si colpevolizzava per averla abbandonata, dentro di sé forse pensava che dovevano essere stati i dispiaceri e le sofferenze patite a indurire il suo cuore...ma Éomer non era d'accordo.

Quanti bambini sfortunati esistevano, a quel mondo? Quanti orfani, poveri, vittime di ogni genere di soprusi vivevano nella Terra di Mezzo? Ma non tutti diventavano feroci omicidi in età adulta.

Quella stessa mattina, Éomer aveva parlato con Degarre , il capitano più anziano della legione. Gli aveva raccontato le nefandezze di Goneril, gli aveva detto che sperava di lasciare quel gruppo guerriero entro pochi anni, perché ne aveva abbastanza di lei. No, la donna aveva un animo negativo, e ció non era la conseguenza di un'infanzia dura. Era nata così.

Anche l'Elfo biondo, quel Legolas, teneva le distanze da lei. Questo era un segnale in più. La grande sensibilità degli Elfi permetteva loro di riconoscere gli animi votati al Male.

Éomer inizió a preoccuparsi. Suo zio non sentiva ragioni, la donna doveva restare. E lei, se era davvero astuta come il giovane credeva, avrebbe anche potuto fingere di fare la volontà di Théoden, per avere un tornaconto in futuro: magari svuotare la tesoreria di Rohan e fuggire, magari aspettare la morte del Re per poi poggiarsi la corona sul capo e fare danni inimmaginabili.

E poi, non gli piaceva per niente la vicinanza con Éowyn. Le due stavano stringendo un legame, lo aveva capito. Sua sorella era una sognatrice, voleva combattere, voleva essere una guerriera. Quella donna sbucata dal nulla era l'incarnazione esatta dei suoi sogni. Se avesse anche plagiato Éowyn sarebbe stata un'ulteriore tegola sulla loro famiglia.

"Éomer, aiuta tua sorella con i preparativi. Ti prego." la voce del Re lo richiamó alla realtà. "E non crucciarti: vedrai, le cose andranno come devono andare. Io ho una buona sensazione per il futuro."

Éomer annuì e finse calma, per farlo contento.

Io invece no. Proprio per niente caro zio, pensó.

   
 
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