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Autore: Yurha    11/02/2019    1 recensioni
Il Natale era ormai alle porte nella città di New York.
Tutto si trasformò, infondendo un'atmosfera di gioia e festa in ogni suo abitante ma, sfortunatamente, un serial killer chiamato dalla polizia 'lo Strangolatore' fece la sua comparsa in una notte di inizio Dicembre, esattamente come un predatore in cerca delle sue prede indifese.
I Detective Lupo e Bernard, insieme ai Procuratori Cutter e Rubirosa, riusciranno a catturarlo prima che mieta altre vite e prima della Magica Notte dell'Avvento?
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Mike Cutter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 23

Era ancora presto e faceva molto freddo, tanto che ricominciò perfino a nevicare.
Mike e Connie comminavano verso l’auto con l’intento di tornare alla Procura Distrettuale per concludere alcune pratiche prima di andare a casa.

«Direi che il briefing è andato piuttosto bene, non credi?» disse Mike, quasi cinque minuti dopo che si sedettero nell’auto.
«Ne sei proprio sicuro?» chiese lei guardandolo confusa.
«Certo, hai scoperto un punto comune tra i due casi, un punto cruciale.»
«Se lo dici tu..»
In meno di dieci minuti, la neve cominciò a cadere pesantemente e l’auto di Mike ne fu ricoperta quasi subito dal primo strato.
Connie guardò al di fuori dal finestrino, chiedendosi il motivo per cui non si mettevano in marcia.
Pensò anche che, tutto sommato, fecero bene a non prendere i mezzi pubblici.
Nel frattempo, Mike non accennava minimamente ad avviare il motore ma sperava che dicesse qualcosa, qualsiasi cosa che li facesse uscire dalla situazione di silenzio imbarazzante.
«Però i Detective hanno apprezzato la nostra teoria. Quando in mezzo ad un caso salta fuori un poliziotto ipoteticamente implicato, l’intero Dipartimento si rifugia nell’omertà.» disse infine Connie. «Ma comunque, grazie per avermi difesa. Sei stato gentile.»
Mike annuì in risposta. «So che loro hanno le migliori intenzioni ma come tutte le forze dell’ordine, non dovrebbero oltrepassare la linea che divide le emozioni dall’obiettività.» disse poi Mike, osservando anche lui la neve cadere al di fuori della propria auto.
Calò di nuovo il silenzio ed entrambi realizzarono di essere dannatamente vicini in uno spazio dannatamente stretto.
Senza dire altro, Mike inserì finalmente la chiave nell’accensione.
La girò ma sentì che il motore forzare, senza però riuscire a partire.
Sorrise cercando di mantenere la calma. «Magari il motore è solo troppo freddo..» disse, non tanto per Connie ma più che altro per convincersi di ciò.
Ci provò di nuovo.
Girò la chiave ma il motore forzò di nuovo e poco dopo sentì un click.
«Maledizione..» imprecò tra sè, sospirando e chiudendo gli occhi.
«Che succede?» chiese lei guardandolo.
«Credo che la batteria sia morta per il freddo.»
«Cosa? Proprio adesso?!»
Connie guardò fuori dal finestrino ancora una volta.
Oltre alla neve, si alzò anche un forte vento gelido proveniente direttamente dall’Oceano Atlantico.
Lui tirò fuori il cellulare ma anche quella batteria era morta e lo stesso valeva anche per quella di Connie.
«Okay, non penso che dovremmo restare qui, dato che il riscaldamento non funziona.» disse lui mantenendo una calma stoica. «Dobbiamo trovare presto un rifugio prima di rimanere assiderati.»
«Bhè, potremmo tornare al Distretto.» suggerì lei.
«Non ci penso neanche, non voglio ricominciare a litigare con Lupo.» rispose guardandosi intorno ma non appena si voltò dalla sua parte di finestrino, vide una luce al piano terra del palazzo al di là della strada.
«Proviamo a chiedere se gentilmente ci ospitano lì nel tempo in cui arriva il soccorso stradale.» disse lui indicando il luogo a Connie.
Lei guardò in quella direzione e notò che non era poi così lontano e in auto si gelava, letteralmente.
«Si, si può fare..» rispose guardandolo negli occhi, stringendosi di più nel suo cappotto.
Appena usciti dall’auto, entrambi combatterono contro quel forte vento per cercare di rimanere in equilibrio e quando si placò per un momento, Mike e Connie riuscirono ad avviarsi velocemente verso il palazzo.
Lui suonò al citofono dell’appartamento corrispondente alla luce che si notava dall’esterno.
Senza rispondere, aprirono il portone e subito vi entrarono, richiudendolo.
Il vento entrava da sotto la pesante porta, creando degli inquietanti lamenti.
«Bella serata questa, non trovi? Molto calda.» scherzò lei.
«Assolutamente. Sembra quasi primavera..» rispose lui sorridendole, mentre si toglieva della neve dal cappotto, scuotendolo. «Okay, vieni. Proviamo a chiedere in quell’appartamento se ci offrono un caffè e un telefono.»

Mike bussò alla porta d’ingresso.
«Hai notato questa?» chiese lei indicando la targa d’ottone sopra il campanello.
«Dr. Trevor, Psicologo.» lesse la targa, appoggiando la mano sul pomello. «Questo è destino. Tanto meglio, potremmo chiedere cosa spinge un uomo a collezionare scarpe e calzini da donna, dopo averle uccise, naturalmente.» disse ancora, aprendo poi la porta.
Buona sera!» esclamò Mike ma, a giudicare della carenza di pazienti e la mancanza della segretaria, l’ufficio doveva essere in procinto di chiudere.. Allora perchè non avevano chiuso a chiave la porta ed avevano aperto il portone principale?

  
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