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Autore: UngaroSpinato    11/02/2019    0 recensioni
Sono passati più di vent'anni da quando era divenuto cosciente della sua vecchia vita. Da allora fece del suo meglio per mantenersi il più lontano possibile da quelli che una volta erano solo personaggi di un libro, ma ora la sua stessa curiosità lo aveva spinto nel mezzo della trama. Ora deve scegliere: essere o non essere? Agire e cambiare la storia o lasciare che segua il suo corso naturale?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Harry Potter
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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PROLOGO
 
Dovrei decidermi a chiedere a Filius di aiutarmi, si commiserò privatamente Minerva McGrannitt nel suo studio.
La rigida donna scozzese era sconfortata dalla mole di scartoffie che l’attendevano: la burocrazia aveva piegato anche i maghi. I doveri della figura del Vicepreside non erano mai stati indifferenti, ma da un po’ di tempo lasciavano Minerva oberata di lavoro: la colpa era per la maggior parte sua, la professoressa lo ammetteva liberamente; diversi di questi doveri, infatti, sarebbero dovuti pesare sulla schiena di qualcun altro eppure nel corso del tempo erano finiti così spesso sul suo gobbone che ormai tutti li consideravano i suoi. Doveva imparare ad organizzare meglio il suo tempo o a delegare le sue responsabilità, ma le era impossibile eliminare le vecchie abitudini. E così a luglio di ogni anno si trovava a dover controllare le lettere per gli studenti, a cercare di colmare i varchi nello staff dei docenti e a organizzare gli incontri con gli altri professori durante l’estate.
Minerva, dall’alto dei suoi quarant’anni circa di insegnamento, amava ancora molto il suo lavoro: come avrebbe potuto continuare altrimenti a fare qualcosa di così tassante? La donna di origini scozzese era diventata professoressa di Trasfigurazione a Hogwarts a seguito di sue personali ricerche e pubblicazioni sull’Animagia e l’Autotrasfigurazione che non aveva ancora trent’anni; e lì era rimasta per il resto della sua vita, cosa di cui non era mai arrivata a pentirsi. Vedeva l’insegnamento, da molti definito come l’impegno di chi non sia in competente nel proprio campo, come una dimostrazione di massima conoscenza della singola materia. Ad essere più precisi, riteneva che dovesse essere considerata l’aspirazione più alta del genere umano: quale ruolo può essere più importante di quello che permette la formazione delle menti che un domani saranno gli eredi della società?
Ed era proprio con queste motivazioni che riusciva annualmente a tornare in classe, di fronte a studenti che apprezzavano di rado le difficoltà presentate dalla sua materia: per la maggior parte accettavano quello che veniva spiegato in classe come vero e immutabile, da prendere come veniva. Così, qualora qualcuno si trovasse sotto la sua lente di ingrandimento per la sua curiosità e desiderio di sperimentare, ella non poteva trattenersi dal lanciar loro una sfida, affidandogli magari un compito più complesso o valutandoli con maggiore severità: li punzecchiava e li spingeva in modo che si trovassero a dare sfoggio completo dei loro talenti. Alcuni si limitarono a soddisfare le sue richieste, senza mai spingersi eccessivamente in là; altri presero l’occasione che la professoressa stava offrendo e prosperarono; meno di una manciata ebbero anche modo di seguire una sorta di apprendistato ufficioso sotto di lei durante la loro carriera scolastica. Questi ultimi erano casi isolati: Minerva poteva ricordarsi senza problemi tutti gli studenti che erano stati sotto la sua ala, aiutata in questo dal fatto che molti di loro avevano scelto nel corso degli anni di rimanere in contatto con lei. Il volto arcigno della professoressa si illuminava sempre con un sorriso orgoglioso quando pensava a loro; oppure era presa dalla tristezza, a seconda del destinatario dei suoi pensieri.
La perdita di James Potter l’aveva colpita duramente. Minerva poteva facilmente rivederlo di fronte a lei: aveva i capelli disordinati, come se gli fosse esploso un pentolone di fronte, gli occhi pieni di malizia, che promettevano disastri per i professori, e le labbra sorridenti, come se già si stesse gustando la confusione che da lì a breve sarebbe scoppiata. E alle sue spalle c’erano i suoi immancabili compagni, Remus e Peter, mentre di fianco ci sarebbe stato il fratello in tutto meno che sangue, Sirius. Al pensiero del giovane Black, Minerva si oscurò; a distanza di più di quasi dodici non poteva ancora capire come avesse potuto tradire James. I due erano stati inseparabili a scuola, incollati l’uno all’altro, e sembravano destinati a rimanere così anche nella loro carriera al Ministero: almeno questo era il quadro che Minerva si era immaginata per i due. Ma la storia aveva scelto un altro corso e, nel bene e nel male, bisognava andare avanti.
Minerva avrebbe trovato più facile da accettare questa realtà se non fosse per il compito che l’attendeva, come l’aveva attesa per tanti anni: era tempo di scegliere l’annuale docente di Difesa contro le Arti Oscure.
Con un sospiro rassegnato, Minerva allungò una mano a prendere la sua tazza di caffè e iniziò a giocherellare con il manico. Questo era un momento che non apprezzava minimamente per varie motivazioni; per giunta lo aveva vissuto ormai tante volte da considerarlo quasi routine, facendola disperare per la futilità del tutto. Che senso aveva continuare a riempire un secchio d’acqua, quando sapevi già che sarebbe andata tutta a finire in terra? Quello sembrava essere il destino della cattedra di Difesa, da riempire ogni nuovo anno. Non sarebbe stato meglio pagare uno Spezzaincantesimi, magari anche una squadra speciale della Gringotts, e risolvere una volta per tutte la situazione? A scapito dei benefici che questa linea d’azione avrebbe garantito, essa era stata accantonata innumerevoli volte dal Consiglio della scuola o per fiducia in qualche nuovo volto, che garantiva di essere in grado di distruggere la maledizione, o per mancanza di fondi.
La situazione era peggiorata negli ultimi due anni: Raptor era morto, prima posseduto e poi ucciso dalla bramosia di Tom Riddle; Allock si era invece trovato preda di amnesia, causa un incantesimo che si era ritorto contro di lui nel suo ultimo tentativo di conquistarsi la fama. In che modo avrebbe potuto trovare il loro successore? Cercare qualche rivista che pubblicasse articoli in cui si negava la pericolosità del posto sarebbe stato controproducente, se non addirittura dannoso; scrivere personalmente a personalità con i giusti requisiti non prometteva grandi risultati; avrebbe potuto provare a chiedere ad Amelia qualche suggerimento. La signora Sergente-di-Ferro le avrebbe potuto consigliare qualcuno all’interno del Ministero, o che fosse vicino alla pensione o che avesse bisogno di un anno sabbatico: avrebbe sicuramente richiesto un favore di qualche tipo in cambio, come migliorare il rendimento in Pozioni o sostituire il professor Ruf. La cosa le sarebbe costato, di questo ne era certa, ma almeno avrebbe ottenuto qualcuno di decente che avrebbe potuto rimediare ai casini che l’accoppiata Raptotìr-Allock le aveva causato.
Minerva non prese in seria considerazione Remus Lupin per quel posto. La sua nomina avrebbe avuto molti, troppi, risvolti politici: per quanto non molti lo sapessero, le persone che avevano facoltà di parola sulla sua assunzione erano già venuti a conoscenza del suo status anni prima e questo era il problema. Che garanzie avrebbe portato di fronte a loro sulla sua buona condotta? Molto semplicemente non ne aveva, salvo promettere loro che, una volta assunto, avrebbe avuto modo di prendere le necessarie dosi di Pozione Antilupo, tutte distillate direttamente da Severus: e questa non era un antidoto, semplicemente un calmante che gli avrebbe permesso di mantenere il controllo. Ma la cosa non sarebbe bastata, non in una nazione che vedeva i lupi mannari come bestie senza intelletto o, nel peggiore dei casi, semplicemente crudeli e sanguinarie.
Minerva sussultò: come poteva chiedere a Severus di aiutare Remus? Anni prima, quando ancora era uno studente, il giovane Piton era venuto a trovarsi di fronte a un lupo mannaro scatenato e ora gli avrebbe richiesto di dare sostegno a quel lupo mannaro? Se Remus fosse stato assunto nello staff del castello, la situazione sarebbe stata fin da subito un calderone pieno di una pozione pronta a esplodere. No, Silente avrebbe potuto fargli ottenere quel posto ma la cosa non era da farsi agli occhi di Minerva: meglio rischiare con qualcun altro, che accettare un disastro a scoppio ritardato.
Osservando la pila di lettere che sedeva sul suo tavolo, attentamente ordinata grazie alle cure degli elfi domestici, Minerva vide che la prima da esaminare recava un sigillo molto particolare, un orso rampante di colore nero, appartenente alla Famiglia Paciock. Augusta le scriveva ogni mese, facendole il punto sulla situazione del Consiglio scolastico e chiedere informazioni sul nipote: non era mai in anticipo o in ritardo di un singolo giorno, costante dimostrazione dell’ossessiva osservanza della sua routine che aveva adottato dalla fine della guerra. Cosa poteva averle da dire quindi che meritasse questa rottura dai suoi schemi?
Minerva allungò la mano sinistra a prendere la busta, mentre serrò la destra su un tagliacarte.
Questo era una vera opera d’arte, uno dei pochi ricordi che serbava del suo amore passato: la professoressa conservava pochissime cose di lui, la maggior parte di esse buttata quando i due decisero di interrompere la loro storia. Entrambi l’avevano definita un amore estivo senza speranze di essere, ma ella tuttora ne rimpiangeva la fine. L’impugnatura, fatta di un legno completamente bianco, si affusolava andando verso il pomolo, lasciando scanalature che ricordavano all’osservatore un vortice. Ed esso culminava in un pomolo, attorcigliandosi su se stesso, come l’occhio umano percepisce che faccia un vero ciclone intorno al suo occhio: e dapprima a fatica, poi con maggiore facilità, lascia che una singola pietra rossa emerga dalle sue fauci. Questa pietra altro non era che granato rosso: molto bella, con il suo colore che gettava riflessi affascinanti quando colpito dalla luce, era famosa nel mondo magico per le proprietà protettive che assumeva se propriamente lavorata da un Maestro. Proprio per questo motivo era spesso favorito agli altri materiali; avvolta nella magia della sua proprietaria, quella del tipo passivo perché essa era sufficiente a caricare gli incanti che vi erano riposti sopra, essa non l’avrebbe mai ferita. La lama, cosa terribile e affascinante malgrado il semplice ruolo che doveva svolgere, era lunga circa venti centimetri: una volta giunta a tre quarti della sua lunghezza, essa iniziava a restringersi fino a culminare nella punta. La adornavano linee leggerissime che si univano nei loro tratti fini e leggiadri a formare una semplice figura, un gatto, ripreso nel momento in cui spiccava un salto; e tanto era precisa che sembrava pronta ad animarsi, cosa che non avrebbe sorpreso molto nel mondo della magia.
Minerva osservò per pochi istanti la grafia sulla busta: i tratti, precisi e sicuri, tradivano ore passate a lavorare con una piuma, mentre l’inchiostro, di un inusuale blu notte, trasudava ricchezza. Questo era un messaggio importante, una comunicazione ufficiale tra due persone che ricoprivano i propri ruoli seriamente. In aggiunta, il destinatario non era indicato come ‘Minerva McGrannitt’ ma come ‘Vicepreside di Hogwarts’. La Reggente Paciock aveva scritto la lettera come membro del Consiglio scolastico.
Delicatamente la Vicepreside prese la busta e la chiuse in una soffice morsa tra il pollice e le sue altre dita; quindi passò la lama del fermacarte al di sotto del lembo di chiusura e tirò, applicando la minima forza necessaria per tale atto. La pergamena, di natura più pesante della semplice carta, si aprì senza fornire resistenza al soprammobile.
Minerva non si sarebbe aspettata che una comunicazione del genere le avrebbe dato una buona notizia: non ne fu sicura nemmeno a documento finito, ma rimase comunque contenta di sapere che avrebbe avuto qualcosa in meno da fare per quelle vacanze. Scegliendo di concentrarsi solo su questo, si alzò e andò ad annunciare al suo superiore che non avrebbero dovuto premurarsi di cercare un nuovo docente per Difesa contro le Arti Oscure.
  
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