Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: pattydcm    12/02/2019    1 recensioni
! ATTENZIONE !! DA SAPERE PRIMA DI INIZIARE LA LETTURA !
Questa ff è la continuazione della mia OS ‘Fenix’. Vi consiglio, quindi, di leggerla, prima di affrontare quella che sarà una piccola long dal punto di vista di Greg. Dalla serie sappiamo che il suo matrimonio è in crisi e qui si approfondisce questo aspetto. Mi sono focalizzata sulla confusione che domina l’ispettore e che si estende a tutti i campi della sua vita. Non è una mystrade, in realtà non c’è una vera coppia qui. C’è la confusione di quest’uomo che si scontra con figure diverse: Sherlock, Mycroft, la ex moglie, Donovan, Molly e Moriarty. Come sappiamo dalla serie, la vita di Greg è stata messa in pericolo dalle mire di James su Sherlock. Se sappiamo come si è evoluta questa minaccia in John, nulla si sa di come l’abbia presa Greg. Ho voluto qui porre l’accento anche su questo. Ci trovarci al termine della prima stagione: Moriarty si è palesato con il suo macabro gioco e ha detto a Sherlock che gli brucerà il cuore. Non ci sarà l’incontro con la Adler, né la gita a Baskerville e il salto dal Bart's. Spero che questo esperimento vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sally Donovan
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Buonasera a tutti!
Scusatemi, ma ieri non sono riuscita a postare il nuovo capitolo. Mi rifaccio oggi. Voglio mantenere la pubblicazione quotidiana, ma, per motivi di lavoro, questa potrebbe ogni tanto saltare. Cercherò di fare in modo che accada il meno possibile, ma se dovesse accadere non vogliatemene.
In questo capitolo cito un po’ di strade e zone di Londra. Non conosco la città e mi sono affidata a google maps. In caso di inesattezze, quindi, non vogliatemene.
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e sarò felice di leggere le vostre recensioni.
Alla prossima
Patty
 
Capitolo 11
 
Greg è arrabbiato. No, arrabbiato è ben poca cosa. E’ furioso.
È rimasto al pub vicino al Met fino a mezzanotte a bere due birre e guardarsi attorno, senza però veder entrare la persona che stava aspettando. È tornato a casa convinto di aver preso un granchio, dal momento che era più che sicuro che, se Jordan fosse stato il killer assoldato per ucciderlo, sarebbe stato costantemente sulle sue tracce. Si è messo a letto tutto sommato contento, dal momento che quel ragazzo è davvero un ottimo agente e gli è quasi venuto un infarto quando il telefono ha squillato alle tre di notte.
Gli ci è voluto un attimo per capire di cosa l’agente che lo ha svegliato nel cuore della notte gli stesse parlando, tanto era in pieno sonno.
<< Lo hanno portato al Bart’s… un’aggressione… fuori pericolo, ma ridotto parecchio male >> è riuscito a cogliere solo questi brandelli di conversazione, a causa anche del rumore di sottofondo del luogo in cui si trovava il bobby.
<< Ma si può sapere di chi stai parlando? >> gli ha chiesto e all’uomo è bastato pronunciare quel nome per svegliarlo del tutto.
Jordan giace addormentato sul letto del reparto di traumatologia del Bart’s. Gli hanno spaccato il braccio sinistro in tre punti, slogato il polso destro e sparato al torace. Solo per un colpo di fortuna la pallottola non ha centrato il cuore, lasciandolo a terra più morto che vivo.
<< Ne avrà per almeno sei mesi, tra operazioni, gesso e riabilitazione >> gli ha detto il medico che lo segue.
Dorme tenuto a bada da una flebo di antidolorifici. Non ha lividi sul volto.
<< L’aggressione è avvenuta alle 8 di sera in una traversa vicino Batty street in Whitechapell >> gli ha detto l’agente non appena è arrivato in ospedale. << In quel vicolo non ci sono telecamere e nessuno ha assistito alla scena. L’ambulanza è stata chiamata da una donna che era scesa per portare a passeggio il cane. Io sono stato chiamato quando è giunto in pronto soccorso, come sempre accade nei casi di vittime di aggressione >>.
<< Abbiamo idea di cosa sia successo? >> gli ha chiesto Greg.
<< Non ho avuto modo di fargli alcuna domanda >> scuote il capo. << Era in stato di incoscienza quando è giunto qui. Era senza documenti né telefono, ho pensato fosse stato vittima di una rapina. È stato portato d’urgenza in sala operatoria e ne è uscito tre ore dopo. Si è ripreso dopo altre tre, giusto il tempo per comunicarmi il suo nome. Quando, inserendo i dati nel sistema, ho scoperto che era un collega in forze alla sua squadra, ispettore, mi sono precipitato a chiamarla >>.
“Mi chiedo perché ti trovassi lì a quell’ora” pensa Greg, lo sguardo fisso sul ragazzo ancora incosciente.
Batty street. A pochi passi da Greenfield Road, dove lui ha da poco trovato sistemazione, dopo aver girovagato per un po’ da quando Margaret lo ha mandato via di casa. Jordan non era in servizio e Batty street non si trova vicino casa sua. Sulla sua scheda redatta al momento dell’assunzione, infatti, risulta abiti in King Charles Street, a sei chilometri da lì.
L’agente gli ha detto di aver pensato fosse stato la vittima di una rapina. Per quale altra ragione, infondo, si spacca un braccio a un uomo, gli si spara al petto e lo si lascia a terra più morto che vivo e senza documenti addosso?
“Forse per impedirgli di ucciderne un altro e rendere difficoltoso il riconoscimento” pensa, lo sguardo sempre fisso sul ragazzo addormentato.
Non ha prove a favore della sua tesi, se non forse il mancinismo di Jordan che potrebbe collegarlo al killer che ha ucciso i Jackson. Al di là di questo, però, ciò che lo manda in bestia è l’essere stato preso in giro da Mycroft Holmes. Già perché se il ragazzo che giace in questo letto d’ospedale dovesse non essere chi dice che sia, allora l’uomo più potente di Inghilterra gli deve delle spiegazioni in merito al suo non sapere chi fossero le talpe di Moriarty infiltrate a Scotland Yard. Un lavoretto come quello fatto a Jordan può essere solo opera di un professionista. Un ladruncolo, magari anche tossico o ubriaco, colpisce per prima cosa il viso della vittima per stordirla. La riempie di pugni e poi la deruba. Non spezza braccia né tantomeno sloga i polsi. È possibile che spari, sì, ma non in modo così preciso. Perché è stato uno sparo di alta precisione, sebbene non sia andato a segno, evidentemente per un movimento compiuto dal ragazzo all’ultimo istante,
“Basta, ho bisogno di certezze” dice, afferrando il bicchiere di plastica avvolto nel cellophane, posato sul comodino. Aiutandosi con un fazzoletto di carta, per non lasciare le sue impronte, porta il bicchiere nel pugno della mano destra di Jordan, badando che i polpastrelli aderiscano bene alla plastica. Lo ripone poi nel cellophane e lo mette in tasca. “Anderson, ho del lavoro per te” pensa soddisfatto, avviandosi alla porta della stanza.
Si volta verso il ragazzo prima di uscire. Una parte di sè spera davvero che si stia sbagliando e che non venga fuori altro che il suo nome dal sistema, quando le impronte verranno scansionate.
“Ne ho abbastanza di tradimenti” pensa abbandonando la camera.
Esce dall’ospedale accertandosi che l’agente resti di guardia, pronto a prendere le deposizioni non appena si sveglierà. In realtà non vuole che Jordan abbia la possibilità di scappare. Sebbene sia ridotto male, se è un killer professionista sarebbe capace di abbandonare l’ospedale pur di non essere scoperto. L’altra alternativa è che qualcuno possa introdursi nella stanza e completare il lavoro. Potrebbero essere altri uomini di Mycroft, oppure di Moriarty, deciso a punire il suo infiltrato che si è fatto scoprire e pestare come uno sprovveduto novellino.
Arriva al Met che è quasi l’alba. La divisione scientifica è ancora sprovvista del suo capo e Greg si vede costretto ad affidare il recupero delle impronte a uno dei colleghi di Anderson.
<< Una possibile prova relativa al pestaggio dell’agente Jordan >> dice e il ragazzo si carica del sacro fuoco che vuole ogni poliziotto impegnarsi al massimo per scoprire chi ha fatto del male a un collega. Greg gli resta col fiato sul collo per tutta la procedura. Lo vede spargere il grigio-argento[1] su tutta la superficie del bicchiere e asportare le impronte col nastro adesivo nero. Poi le scansiona e le immette nel sistema.
<< Ci vorrà un po’, signore >> lo informa l’agente, come se lui non lo sapesse. Si sforza di abbozzare un sorriso ed esce dal laboratorio. Raggiunge la divisione omicidi e, approfittando del fatto che sia parzialmente deserta a quest’ora, si siede alla postazione di Jordan e inizia a frugare tra le sue cose.
Sebbene sia con loro da poco tempo, il ragazzo non ha alcun effetto personale alla sua postazione. Non una foto di una persona che gli stia particolarmente a cuore, nessuna confezione di aspirine o di qualche altro medicinale, agende o rubriche, cazzate messe lì giusto per dare colore, come sulla maggior parte delle postazioni attorno alla sua. Solo penne. Fogli bianchi sui quali scrivere e block notes per prendere appunti. Giusto un pacchetto di fazzoletti intatto, abbandonato da solo nel primo cassetto.
Greg si alza infastidito dal non aver recuperato nulla da questa ispezione ed entra nel suo ufficio, che per oggi non avrebbe dovuto vedere. Accende il pc e appena il programma si inizializza fa delle ricerche, collegandosi al sito del catasto. L’appartamento in King Charles Street nel quale ha segnalato di abitare al momento della sua assunzione, risulta essere di proprietà di un certo Rodney Bolton e regolarmente affittato da più di un anno a tale Giselle Lamàre. Casi di subaffitto abusivi se ne riscontrano in continuazione, la cosa che non gli torna è che Jordan, per come si presenta, non gli sembra proprio il tipo da prestarsi a questo genere di irregolarità.
Controlla se risultino esserci contratti di affitto o di proprietà a suo nome, ma non trova nulla.
“Sì, in effetti potresti essere il tipo che vive ospite di una vecchia zia. Peccato tu mi abbia detto di non avere nessuno ad attenderti a casa e, da quel poco che ti sei lasciato sfuggire in questi mesi, non hai neppure alcun parente o amico qui a Londra” pensa, passando la mano sul viso stanco.
Diventa sempre più chiaro il fatto che questo ragazzo nasconda qualcosa. Dal momento che il sistema non da segni di aver trovato un riscontro delle sue impronte sul database, Greg controlla per scrupolo anche l’agente della stradale, che ha redatto il verbale pieno di imprecisioni per l’incidente di McManara, e il tecnico della scientifica, che si è occupato della fuga di gas nel palazzo nel quale ha perso la vita Susan Marchall. Questi risultano abitare all’indirizzo segnalato sulla loro scheda. Questo non li scagiona, ma certo non li mette neppure in cattiva luce. Non più di quanto non possano sembrarlo.
Il telefono sulla scrivania di Greg squilla e lui risponde immediatamente.
<< Il sistema ha dato dei risultati e… ispettore, è meglio che venga a vedere >>.
Greg non se lo fa ripetere due volte. Mette giù la cornetta e corre alla divisione scientifica. Giunge affannato in laboratorio e scopre l’agente in compagnia di Donovan e Anderson, segno che, tra una ricerca e l’altra, si sono fatte le sette del mattino. Tutti e tre si voltano verso di lui con espressioni stupite sul viso e desiderosi di spiegazioni.
<< Che significa questo, Greg? >> gli domanda Sally, indicando il video che riporta una foto segnaletica che ritrae un Jordan decisamente più spettinato e inquietante. Pare che risponda al nome di Andrej Jadescu, albanese, e che sia persino più vecchio di quanto avesse loro dichiarato. Di dieci anni, per l’esattezza. Ha al suo attivo una serie di crimini da far accapponare la pelle e risulta ricercato dall’MI6, dalla FBI e dalla CIA.
<< Ma che bravo ragazzo >> ridacchia Greg, ignorando la domanda della collega. << Stampami una copia di questo rapporto >> chiede all’agente, che si scuote dallo stupore ed esegue l’ordine. << Sally, chiama l’agente che ho messo di guardia al Bart’s, digli di non perderlo di vista e di non permettere a nessuno, che non sia identificabile come medico o infermiere specializzato, di entrare in quella stanza >> ordina a Donovan, mentre strappa dalle mani dell’agente il rapporto che ha stampato ed esce dal laboratorio. Si dirige a grandi passi verso l’ufficio del sovrintendente e bussa alla porta alla quale entra senza attendere il permesso.
<< Lestrade? Ma tu non eri in ferie? Ti pare il modo di irrompere nel mio ufficio a quest’ora? >> lo rimprovera il capo che indossa ancora la giacca.
<< Sì, se ho da segnalarti la presenza di un killer professionista tra gli uomini che hai fatto assumere di recente nella mia unità >> dice, mostrandogli il rapporto recuperato dal sistema. Il sovrintendente resta a bocca aperta. Gli prende il foglio dalla mani per leggerlo meglio e poi alza lo sguardo a incontrare il suo.
<< Come diavolo hai fatto a scoprirlo? >> gli chiede inarcando le sopracciglia.
<< Diciamo che c’erano troppe cose che non mi tornavano nel comportamento di quel ragazzo >> dice tenendo ancora per sé le sue verità. << Dici che posso arrestarlo appena si riprende e convalidare seduta stante il fermo di questo bell’esemplare di feccia umana, prima che l’MI6, la CIA o la FBI vengano a reclamarlo? >>.
<< Fai in modo che si svegli il prima possibile >> gli ordina il capo e senza attendere neppure che concluda la frase Greg esce dal suo ufficio. Chiama a gran voce Donovan e altri uomini della sua squadra, ai quali comunica la loro prossima meta senza rivelare null’altro.
Donovan lo segue all’auto e si siede al sedile del passeggero. << Vuoi spiegarmi cosa sta succedendo? >> gli chiede.
<< Mi sembra evidente, no? >> dice immettendosi nel traffico. << Scotland Yard ospita degli infiltrati dal curriculum interessante >>.
<< Sì, ma infiltrati da chi e perchè? >> gli chiede la donna. << Stiamo parlando di un killer, uno che per soldi commette le peggiori nefandezze! >>.
<< Sì, di solito è quello che fanno >> minimizza Greg intenzionato a non aggiungere altro.
<< Smettila, Greg! >> gli dice colpendogli il braccio con la mano, forte al punto da fargli male. << Sono l’agente più alto in grado nella tua squadra, lavoriamo insieme da quasi sette anni. Ho appena scoperto che un uomo che credevo essere un collega del quale potermi fidare, e che si è sempre dimostrato essere irreprensibile e ligio al dovere, è in realtà un pericoloso killer ed esigo di sapere cosa sta succedendo! >>.
<< Anche io sono turbato quanto te, Sally >> grida a sua volta, accendendo la sirena per percorrere più in fretta il breve tragitto verso il Bart’s. << Quell’uomo ci ha fregati tutti quanti, maledizione! >> dice, battendo le mani sul volante.
La donna lo guarda a lungo restando in silenzio. Non aggiunge altro per il resto del viaggio, cosa che innervosisce il detective. Non è da lei arrendersi così presto.
Greg parcheggia malamente l’auto e si precipita verso l’ingresso dell’ospedale, seguito a ruota dalla collega e dagli altri agenti. Sale al reparto traumatologia e trova ad accoglierlo il bobby lasciato lì di guardia.
<< Come procede qui? >> gli chiede .
<< Si è svegliato una ventina di minuti fa’ >> lo informa.
<< Ha detto qualcosa? >> .
<< Nulla. Ho preferito aspettare il suo arrivo, ispettore >> gli dice, temendo di aver fatto male.
<< Ottima decisione. Puoi andare >> lo rassicura Greg congedandolo. << Voi restate qui fuori. Non voglio che nessuno entri, neppure fosse il primario in persona, chiaro! >> ordina agli agenti. << Tu vieni con me >> dice a Sally. Farebbe volentieri a meno di tirarsela dietro, ma ha bisogno di un testimone e preferisce dopo gestire le sue domande, che mandare in malora quell’arresto per qualche irregolarità di forma.
Entra nella stanza e si porta lento vicino al letto. Il ragazzo riesce appena a tenere gli occhi aperti, ma sembra benissimo rendersi conto del fatto che tiri una brutta aria per lui.
<< Andrej Jadescu >> dice Greg, pronunciando lentamente il suo vero nome. << Cosa mai ci farà un killer professionista in carico alla mia squadra e per giunta sotto falso nome? Un modo insolito per redimersi, non ti pare? >>.
Il ragazzo sostiene il suo sguardo ed è un sorriso arrogante quello che gli curva le labbra.
<< Le faccio i miei complimenti, capo >> dice a fatica. << Mi ha fatto sudare parecchio per starle dietro. Nonostante tutte le cose che ho fatto, le persone che ho minacciato e quelle che ho raggirato per depistarla, lei è rimasto imperterrito su questo caso. Il suo amico Holmes le aveva consigliato di chiuderlo e lei lo ha ascoltato. Peccato che abbia deciso comunque di portare avanti l’indagine >>.
<< E per questo ti è stato ordinato di portare a termine l’incarico che ti è stato affidato >>.
Il ragazzo accenna una risata, ma il dolore al petto lo zittisce.
<< No, capo, non perda il suo appeal proprio adesso >> lo canzona e seppure sia sofferente riesce ad essere ammiccante.
<< Se non è a causa di quanto avevo intenzione di fare, allora devo presupporre che Sherlock stia dando parecchio filo da torcere al tuo capo >>.
<< Committente >> lo corregge lui puntiglioso. << Io non ho né capi né padroni. Mi ritengo un libero professionista che lavora per il miglior offerente. E lui è un ottimo offerente >> sottolinea annuendo. << E non si illuda, ispettore. Il consulente investigativo non sta dando alcun filo da torcere al suo antagonista >> tenta nuovamente di ridacchiare.
<< Se non è così allora perchè quel pazzo mentecatto ti ha dato l’ok per uccidermi? >> gli chiede infastidito dalla sua arroganza.
<< Mi spiace doverglielo dire, perché davvero lei vale molto di più per essere usato così >> dice e il suo sguardo inaspettatamente si addolcisce. << In questa storia lei è solo una pedina da prima linea, una di quelle che cadono al primo fuoco nemico >>.
<< Il nemico, quindi ha iniziato ad attaccare >> deduce Greg e il ragazzo annuisce.
<< Lei e il suo amico consulente state portando avanti una lotta contro i mulini a vento >> dice serio. << Moriarty non è solo un uomo, è un’organizzazione criminale estesa e ben coordinata. Quel pazzo mentecatto, come lei lo hai definito, ha creato un impero che non potete debellare >>.
<< Sai, Andrej? Più l’ostacolo è complesso più io mi ci intestardisco e anche Sherlock funziona così. Forse ci vorrà più tempo del previsto, ma quell’uomo crollerà >> gli dice convinto, vedendo il suo sorriso allargarsi beffardo. << Per il momento a me basta sapere di aver preso te >>.
<< Crede che arrestarmi cambi la sua condizione? Metterà qualcun altro al mio posto. Anzi, dal momento che non rivela mai del tutto i piani che ha in testa a nessuno, è anche possibile che io non sia l’unico ad averla sotto tiro >> dice e a Greg gela il sangue nelle vene a quell’idea. << Non ci aveva pensato >> deduce, facendosi beffe del suo stupore. << Pensa davvero che una persona capace di dare vita a un’organizzazione di questo tipo affidi incarichi importanti a un solo uomo? >> resta in silenzio godendo del suo turbamento. << Lei avrà anche i suoi angeli custodi pronti ad uccidere per proteggerla, ma non potrà sempre andarle bene. Questi angeli hanno le ali corte, ispettore >> gli dice senza aggiungere altro, consapevole di come lui sappia bene a chi si stia riferendo.
<< Sono consapevole dei rischi che corro >>.
<< Non ne sono così sicuro >> ribatte lui. << Pensa di potersi fidare davvero delle persone che la circondano, ispettore? >> gli chiede facendo un po’ il verso a quanto gli aveva già domandato Mycroft quella sera al pub. << Sa bene che non sono l’unico ad essermi infiltrato a Scotland Yard. Oh, impazzirebbe se sapesse fino a dove è in grado di piazzare le sue pedine, il pazzo mentecatto >>.
<< Questa lacuna provvederai tu a colmarla, Jadescu >> ribatte Greg, contenendo a fatica la sua furia.
<< Perché lei da per scontato che, da bravo criminale, patteggerò con la giustizia fornendo informazioni sul mio collega per voi molto più importante di me? >> lo canzona ridacchiando.
<< Saresti uno sciocco se non lo facessi >>.
<< Ti sbagli, ispettore >> ribatte con durezza, gettando la maschera di arroganza per mostrare emozioni più vere. << Io e te siamo morti che camminano, ormai >> dice con voce tremante e Greg sente la paura che prova, nascosta dietro il velo della rabbia che mostra. << Che mi sbattiate in galera in mezzo alla feccia del mondo o che mi offriate una suite alle spese della cittadinanza, Moriarty troverà il modo per farmi fuori e non per evitare che io parli, ma per punirmi di aver permesso ai tuoi angeli di ridurmi così! >> conclude restando senza fiato.
È visibilmente malridotto e di certo questa conversazione non gli sta facendo bene, come si appresta a sottolineare il cardiofrequenzimetro che inizia a suonare in modo fastidioso. Nonostante tutto, però, il killer resta fermo nelle sue convinzioni e a portarle avanti.
<< Pensi davvero che Moriarty abbia paura di finire davanti a un giudice? >> continua, infatti, abbandonando la testa sul cuscino. << Ci andrebbe di sua spontanea volontà e, anzi, non è detto che non lo faccia. Non teme nulla perché ha mani ovunque. Lui governa al posto stesso del governo >> dice badando bene di sottolineare queste parole.
<< Resta, però, nell’ombra e non si sporca le mani, come solo i veri potenti sanno fare >> conclude Greg al suo posto, che ha già sentito lo stesso ragionamento dalle parole di un altro. Il ragazzo annuisce e di nuovo il suo sguardo si addolcisce.
<< Non lo prenderete mai, lo capisci adesso? >> gli dice accorato. << Io sono solo una pedina, proprio come te e come il tuo amico consulente. Mi dispiace >> dice distogliendo lo sguardo dal suo per la prima volta. Resta in silenzio e per un istante sembra aver deciso di concludere la sua arringa. Prende, però, nuovamente fiato, scoccandogli appena un’occhiata imbarazzata.  
<< Quando ti ho invitato al pub, l’altra sera, non l’ho fatto con l’intenzione di tenderti una trappola, voglio che tu questo lo sappia >> sussurra.
<< Allora perché lo hai fatto? >> gli chiede, confuso dal repentino cambio di argomento, di tono, di umore e di atteggiamento del ragazzo. Questi tace e un sorriso imbarazzato gli si disegna sulle labbra. Ancora una volta Greg rivede suo figlio in quel viso e lo stomaco gli si chiude.
<< Perché mi piacevi davvero >> ammette alzando lo sguardo a incontrare il suo. Il modo in cui parli di se stesso e di lui, anche, al passato, come fossero entrambi già morti, gli gela il sangue nelle vene. << In un certo senso ho tentato anche io di distoglierti dalle indagini. Non volevo potessi cacciati in guai ancora più grossi di quelli nei quali altri ti hanno gettato. E, benchè potrà sembrarti un ragionamento assurdo, speravo di poter essere io a farti fuori, perché so come lavoro e so che sarebbe stato rapido e indolore per te >>.
<< Grazie tante >> ironizza Greg, passando la mano sul volto sconvolto. Il ragazzo ridacchia e il suo sguardo diventa ancora più dolce.
<< Quella sera volevo solo trascorrere del tempo con te. Parlare, conoscerti meglio, come fanno due persone normali. Volevo ritagliarmi un pezzo di normalità con te. Quello e… nient’altro. Sempre che tu non avessi voluto, si intende >> aggiunge, per poi ridere ancora dinanzi alla sua espressione stupita e imbarazzata.
Greg scuote il capo e, nonostante quel che si sono detti e la situazione generale del tutto incredibile nella quale son immersi, prova tenerezza per questo ragazzo.
<< Eri davvero un ottimo agente >> gli dice, cogliendolo di sorpresa. << Mi spiace davvero perderti nella squadra >> aggiunge per poi farsi serio e avvicinarsi al suo letto. << Andrej Jadescu, ti dichiaro in arresto per esserti infiltrato sotto falso nome fingendoti un agente di polizia e per favoreggiamento nelle attività criminose di James Moriarty! >> dichiara e lo ammanetta alla struttura del letto.
Il ragazzo intercetta la sua mano e la stringe nella propria.
<< E’ stato un onore conoscerti, Gregory >> dice sorridendo commosso.
Greg ha la sensazione di sprofondare in quegli occhi umidi di lacrime che non cadranno mai. Scioglie in fretta quella stretta di mano e si avvia veloce alla porta, seguito da Donovan.
<< Tre di voi dentro, gli altri tre qua fuori. Non perdetelo di vista per nessun motivo. Vi riterrò responsabili in prima persona qualunque cosa dovesse accadergli. È chiaro? >> i suoi uomini accolgono l’ordine e persino la minaccia senza batter ciglio e si dividono come richiesto, mentre lui si avvia a gran passi verso l’uscita dell’ospedale.
<< Greg dove stai andando? >> lo insegue Donovan, lui, però, non le da retta. << Fermati! >> intima lei, ma non ha alcuna intenzione di farlo. << Ho detto fermati! >> insite, afferrandolo per un braccio. Gli impone di voltarsi verso di lei e la scopre turbata e spaventata. In tutti questi anni di lavoro gomito a gomito è la prima volta che la vede così. << Cosa sta succedendo? Cosa… cos’erano tutte quelle cose che vi siete detti? >> gli chiede.
Greg sospira e passa la mano sul viso. Ormai non ha più senso chiedersi se di lei si possa fidare o meno. Ormai gli sembra che nulla abbia più un senso, che il mondo sia impazzito e che lui stia per seguirlo a ruota. Si guarda attorno, le afferra la mano con la quale gli stringe il braccio e la tira dentro la stanza vuota davanti alla quale si sono fermati. Chiude la porta e cerca di capire da che parte iniziare a spiegarle la situazione.
<< Perché ti ostini a fare tutto da solo e in segreto? >> gli chiede lei, con un filo di voce. Greg alza gli occhi a incontrare il suo sguardo infinitamente triste. << Ti ha messo nei guai, non è così? Alla fine quel freak è riuscito a metterti in pericolo >> scuote il capo e una lacrima le rotola sulla guancia scura.
<< Sono un detective e ispettore a capo di una squadra di agenti della sessione omicidi, Sally. Basta solo questo a mettermi costantemente in pericolo >> le dice cercando di darsi un tono. << Le indagini che Sherlock sta conducendo è molto importante e ciò che è saltato fuori in laboratorio è la prova di quanto le sue deduzioni siano fondate. Il caso dei Jackson è stato solo un pretesto per scoprirle. La situazione è molto delicata e pericolosa e io preferirei per la tua incolumità che ne stessi fuori, Sally >>.
Donovan lo guarda sorpresa per poi mettere su quell’espressione di giudizio che è solita indossare quando sta per trarre una conclusione, come sempre troppo affrettate.
<< Ora ti sta a cuore la mia incolumità >> ribatte ironica. << Io sto capendo solo perché ero così preoccupata per te. Dio solo sa da quanto tempo te lo dico di lasciarlo perdere! >>.
<< Quello che dici non ha alcun senso >> ribatte lui che non sopporta il modo in cui stia riportando tutto quanto a Sherlock.
<< A no? >> gli domanda, stringendo le braccia al petto. << Nelle ultime settimane ti ho visto nervoso, scostante, sospettoso. Avevo capito che c’era qualcosa che non andava e pensavo fosse per quanto ti sta accadendo a casa. Invece c’è di nuovo quello dietro tutto questo casino. Non mi stupirei se mi dicessi che quel killer si è infiltrato a causa sua nella nostra squadra >> ride, senza rendersi conto di quanto abbia toccato la realtà dei fatti. << Puoi fidarti di me, lo sai >> gli dice facendosi più vicina.
Greg vorrebbe risponderle che non può, che le persone fin troppo facilmente tradiscono la fiducia che gli concede. Non riesce, però, a trovare le parole. Scoprire di aver lavorato gomito a gomito per mesi con il killer assoldato per ucciderlo e, ancora prima, essere messo a conoscenza di come tutta questa storia sia iniziata a causa della decisione di Mycroft di salvare il fratello liberandosi del padre, lo ha stordito, come avesse lui stesso preso i pugni che hanno steso il killer
Copre con un mezzo passo la distanza che lo separa da Sally e posa la fronte contro quella di lei, cogliendola di sorpresa. La cinge con le braccia e lentamente la stringe in un abbraccio, affondando il viso nell’incavo tra il collo e la spalla.
Dopo un primo istante di smarrimento la donna accetta la richiesta di affetto e lo abbraccia a sua volta. La mano di lei scivola tra i suoi capelli, il volto si sposta a incontrare la sua fronte e un bacio leggero le sente posarvi sopra. Greg si rende conto di quanto bisogno avesse di queste semplici, dolci dimostrazioni di affetto. Sally non gli è mai piaciuta, troppo aggressiva, troppo testarda, pronta al facile tagliente giudizio, eppure ora tra le sue braccia ci passerebbe il resto della giornata.
“Non sto bene. Cristo, sono proprio messo male” riconosce, stringendola ancora di più. Gli sfugge un singhiozzo che cerca di soffocare contro la spalla di lei. Dai baci che continua a posare sulla sua fronte, però, capisce che non deve essere passato inosservato alla donna.
“Devo allontanarmi” pensa, cercando di vincere la piacevolezza della sua mano che lenta gli accarezza la testa. Si scosta lentamente, sentendo il corpo pesante e riluttante dal reagire. Sally continua a posare baci leggeri sulla sua fronte, per poi scendere lungo la tempia sinistra, lo zigomo, la guancia. I loro sguardi si incontrano e restano sospesi nell’attimo carico di tensione che precede il bacio.
<< Secondo me ha una cotta per te >>.
                         <<  Donovan, ti dona la fragranza del deodorante di Anderson >>.
                                         << Sì, ma ora sei single, papà >>.
                                                               << Sei un bell’uomo col quale vale la pena fare un tentativo >>.
 
Le voci di George, Sherlock e Molly invadono la mente di Greg. Il bisogno di affetto e vicinanza fisica rischia di metterlo nei guai molto più che essere preda di Moriarty.
Sally si avvicina sempre più alle sue labbra e sarebbe tanto bello concedersi questo attimo di estraniamento. Gli mancano i baci, quelle piccole effusioni che spesso vengono tralasciate per spingersi subito oltre. È passato tanto tempo dall’ultima volta che si è ritrovato così vicino ad una donna. Dall’ultima volta che ha sentito sulla pelle il calore di un altro corpo. Che si è sentito desiderato e amato.
“Lei non ti ama” gli dice la voce di Sherlock.
“L’amore non esiste. È solo un’illusione. Una cosa che finisce e ti sfinisce” ribatte, il respiro di lei caldo contro il suo viso.
“Meriti comunque di meglio, Lestrade. Cadresti solo dalla padella alla brace, portando i guai che hai a casa anche sul posto di lavoro. Vuoi davvero renderti Scotland Yard un luogo invivibile per te?”.
Greg si allontana, come scottato dal fuoco. Scioglie l’abbraccio e Sally fa un passo indietro prima che lo compia lui. Distoglie lo sguardo, riavviando i capelli ricci e folti dietro l’orecchio.
<< Torna in centrale e fai in modo che il caso resti nelle nostre mani >> le dice. << Io vi raggiungo più tardi >> aggiunge avviandosi alla porta.
<< Greg >> lo chiama lei un istante prima che la apra. << Tu non hai da dimostrare niente a nessuno >> gli dice.
Si volta verso di lei stupito dalla sue parole. Non sa a cosa si riferisca esattamente. Se gli stia dicendo che non ha da dimostrare a Sherlock il suo essere un ottimo detective. Se si riferisca alla sua capacità di tenere testa ai superiori e ai colleghi. Alla capacità di portare avanti la sua vita al di là delle accuse della sua ex moglie. Al suo essere un buon padre.
Sa solo che non ha parole da restituire a questa osservazione. La lascia lì, sola in quella stanza vuota e si prepara ad affrontare quello che molti dicono essere l’uomo più importante d’Inghilterra.
 
 
 
 
[1] Polvere di alluminio e additivi che si deposita sulle linee papillari
   
 
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