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Autore: Wolfgirl93    13/02/2019    1 recensioni
JayTim Deaf!Tim
La vita di Tim è cambiata da quando il suo mondo è diventato silenzioso, la vita è difficile e farsi degli amici lo è ancora di più, un giorno però un ragazzo di nome Jason entra nella sua vita e come un'uragano la cambia drasticamente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jason Todd, Tim Drake
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Era successo tutto quando era iniziata la prima media, aveva ritrovato gli amici di sempre e poi ne aveva conosciuti di nuovi; era sempre stato il ragazzo popolare, quello che le ragazze agognavano e quello che gli altri ragazzi invidiavano, aveva avuto un’infanzia fantastica e la scuola per lui non era mai stata un problema.

Tutto sembrava procedere bene finché in classe non era arrivato un nuovo ragazzo, non aveva nulla di strano all’apparenza ma dopo vari giorni Jason aveva scoperto il suo ‘segreto’, ogni volta che parlava le parole sembravano uscire e singhiozzi e questo succedeva sempre scatenando l’ilarità della classe.
“Non è carino prendere in giro un ragazzino balbuziente.” Gli aveva detto la professoressa dopo averlo preso da parte perché aveva riso all’ennesimo discorso del ragazzo, il moro si era limitato ad alzare gli occhi al cielo, sorridere gentilmente e annuire, quel ragazzetto lo aveva messo nei guai solo perché aveva riso e ora l’avrebbe pagata.

Fu con quello che tutto era iniziato, bastò quel rimproverò per scatenare la rabbia di Jason; prendeva in giro Oliver senza remore, anzi si divertiva un mondo a farlo e i suoi amici non erano da meno; in un primo momento erano solo parole dette durante l’uscita dalle lezioni “Hey Tartaglia anche oggi va t-t-t-tutto b-b-b-bene?” “Sai se continui a parlare così ci metterai due ore a fare un discorso sensato, sempre se quello che pensi è sensato.” “Non ti sembra ridicolo venire a scuola? Se io fossi in te mi nasconderei per sempre e imparerei a parlare!”

 

I giorni passavano e ormai quelle angherie erano diventate quasi normali per gli altri componenti della classe, Oliver era emarginato e nessuno voleva essere suo amico – soprattutto perché se qualcuno lo avesse avvicinato avrebbe dovuto fare i conti con Jason – il primo anno era passato e nonostante lo stress e l’ansia della scuola il ragazzo aveva continuato a presentarsi.

Il secondo anno fu ancora più tremendo, Jason era ormai diventato un bulletto a tutti gli effetti e non era solo Oliver a finire sotto la sua mira ma anche altri studenti che avevano qualche problema: c’era chi era troppo timido e non parlava davanti agli altri, chi aveva dei capelli arancio carota – cosa molto particolare nella loro scuola –, persino chi aveva qualche difetto fisico non veniva risparmiato.

I professori avevano provato più e più volte a farlo ragionare, avevano provato a spiegargli che il bullismo era una cosa che poteva essere punita con l’espulsione ma nessuno aveva mai visto il suddetto ragazzo fare qualche azione spiacevole e le voci di corridoio non sarebbero bastate a espellerlo.

Fu però durante il terzo anno che Jason capì cosa significava essere un bullo, da quando il terzo anno era iniziato si era ritrovato temuto in ogni angolo della scuola, nessuno osava andargli contro e lui adorava sentire quella paura negli altri; Oliver aveva cambiato classe ma questo non era riuscito a fermare il moro, ad ogni pausa si divertiva a torturarlo e questa volta non lo faceva solo con le parole: spinte, minacce e a volte persino qualche pugno arrivava contro il povero malcapitato che non seguiva le direttive di Jason. Per Oliver fu davvero un inferno, la sua ansia diventava insostenibile ogni volta che entrava a scuola, sapeva che anche quella mattina avrebbe dovuto fare quello che Jason gli diceva ma alcune volte era davvero difficile: c’erano mattine in cui doveva consegnargli il suo pranzo e ogni volta lo vedeva finire nel bidone della spazzatura mentre lui rimaneva a stomaco vuoto per tutto il giorno, altre volte invece doveva consegnargli i pochi soldi che aveva, altri ancora veniva preso a pugni solo perché aveva osato parlare con un professore di queste angherie; la situazione era diventata insostenibile e Oliver aveva iniziato ad avere un po’ troppi problemi con l’ansia, aveva provato a parlare con i suoi genitori, a chiedergli di farlo andare in un’altra scuola o almeno di dargli i soldi per andare da uno psicologo ma ogni volta che affrontava quell’argomento veniva bollato con “Stai facendo questo solo per ottenere attenzioni, non voglio spendere soldi per i tuoi capricci.” e così ormai aveva capito che l’unica soluzione era aspettare e sperare che quell’anno finisse in fretta.

Fu durante la seconda settimana di marzo che successe tutto, Oliver era arrivato a scuola in anticipo come sempre, stava percorrendo il corridoio verso l’aula di ginnastica quando una stretta ferrea lo spinse contro la fila di armadietti facendolo sobbalzare per la paura e per il dolore.

Cerchi di scappare? Non ti sembra scortese andartene senza darmi il mio pranzo?” Jason lo stava tenendo contro il ferro degli armadietti mentre il suo sguardo divertito stava facendo agitare il povero Oliver.

O-o-o-oggi non ho a-a-a-a-avuto tempo di prepa-r-r-r-rarlo...” Provò a dire il ragazzo sentendo la paura attanagliarlo.

Jason si incupì, le sue labbra si incresparono in un broncio prima di sbattere il pugno a pochi centimetri dalla testa di Oliver “E io cosa dovrei fare allora? Credi che io possa passare l’intera giornata senza mangiare? Sei davvero egoista, ma so che rimedierai dandomi i tuoi soldi.”

Oliver tremò, quella mattina si era dimenticato di chiedere i soldi del pranzo a sua madre e anche lui avrebbe dovuto passare l’intera giornata senza cibo “N-n-n-n-non li ho...”

Jason scattò, la sua mano si strinse contro il collo del povero malcapitato tanto da alzarlo di qualche cm da terra “Non sai davvero fare niente di utile! Dovresti crepare e basta!” Quelle parole uscirono aspre dalle sue labbra, lasciò andare il collo del ragazzo e poco prima di assestargli un pugno si fermò preso dal panico: Oliver era diventato pallido ed era scivolato a terra in preda a dei forti tremori, il suo respiro era raschiato e rumoroso e il suo petto si alzava e abbassava ad un ritmo innaturale; gli occhi blu del moro si fissarono prima sul corpo del ragazzo poi sul corridoio incerto su cosa fare, se lo avesse lasciato solo sarebbe morto? Cosa gli stava succedendo?

Che sta succedendo?” La voce squillante di una professoressa arrivò come una doccia fredda alle orecchie di Jason, il moro si voltò e schiuse le labbra per parlare ma la donna lo ignorò bellamente troppo impegnata a calmare Oliver.

Ci vollero quasi quindici minuti per far calmare il ragazzo, la professoressa chiamò la madre di Oliver e un’ambulanza, per sicurezza, quando si voltò verso Jason il suo sguardo era pieno di paura e di rabbia “Cosa gli hai fatto, eh? Questa è la volta buona che ti faccio espellere, ho la prova che non fai altro che torturare questo povero ragazzo e non mi importa se il corpo insegnanti non sarà con me, farò tutto il possibile per non farti finire quest’anno!”

Jason impallidì, il suo corpo era immobile dalla paura, non era certo se fosse per la visione di Oliver così o per le parole della professoressa, sapeva solo che aveva paura e che non voleva più assistere a una scena del genere, schiuse le labbra sperando di riuscire a dire qualcosa ma una voce tremante lo precedette.

M-m-mi ha aiutato… Non è co-o-o-o-lpa sua...” Oliver stava cercando di parlare e quando pronunciò quelle parole Jason lo fissò come se avesse appena parlando una lingua aliena, era lui la causa di tutto e ora l’altro lo difendeva? Forse lo aveva fatto per paura? Jason provò disgusto per se stesso, era arrivato al punto che chiunque aveva paura di lui e solo in quel momento capì che quello che aveva fatto era totalmente sbagliato.

Passarono i giorni e l’intera scuola seppe di quella storia, per tutti fu strano sentire che Jason aveva aiutato Oliver durante un attacco di panico ma il moro non diede spiegazioni, iniziò a non parlare più con nessuno e in pochi mesi tutti gli ‘amici’ che aveva sparirono lasciandolo completamente solo in una scuola che lo temeva e odiava.

Oliver non tornò più a scuola e Jason dopo vari mesi e vari ripensamenti decise di presentarsi a casa sua per scusarsi, sapeva che delle semplici parole non sarebbero bastate ma almeno voleva provarci; quando vide il ragazzo aprire la porta si sentì uno stupido, sul viso di Oliver c’era solo stupore e una lieve paura.

So che sono l’ultima persone che vuoi vedere ma volevo chiederti scusa per tutto, so che ormai non serve a nulla farlo ma mi sentivo in dovere di dirtelo...” Jason abbassò lo sguardo e si voltò pronto ad andarsene ma una voce più sicura di come la ricordava lo fermò.

Non posso dirti che ti pe-e-e-e-erdono, non credo di riuscirsi almeno non ora, però una cosa buona l’hai fatta, mi hai spronato ad andare avanti. Ora frequento una nuova scuola e ho iniziato un corso con una logo-p-p-p-pedista e ora riesco a parlare senza troppi problemi o quasi… Però sono contento che tu sia venuto a chiedermi scusa, vuol dire che forse hai capito di aver sbagliato.” Quelle parole sorpresero Jason, si limitò a guardare Oliver con le labbra appena schiuse, era lui ad aver sbagliato e l’altro faceva bene a non perdonarlo, non se lo meritava; si salutarono e tornarono alle loro vite, Jason finì le medie e iniziò le superiori da solo, nessuno dei suoi vecchi amici provò a riallacciare i rapporti con lui e lui non ci fece troppo caso.

 

“Questo è quanto, non sono fiero di quello che ho fatto, non so spiegarti il perché ma quando facevo quelle azioni mi sentivo forte, sentivo come se potessi spaccare il mondo e nessuno potesse fare nulla per impedirmelo… Ora che sai tutto non devi continuare a essere mio amico, non sono stato e probabilmente non sono tutt’ora una brava persona quindi se deciderai di avere qualche altro amico lo capirò.”

Timothy assimilò tutte quelle informazioni, ok Jason non era stato uno stinco di santo alle medie ma ora era lì, ora era pronto a difenderlo e aiutarlo e questo non bastava a dimostrare che era cambiato? La mente del moretto era divisa, una parte razionale lo stava mettendo in guarda sul ragazzo che aveva di fronte ‘Ti farà del male!’ ‘Stai attento!’ ‘Non puoi fidarti!’, eppure la parte dettata dal suo cuore sembrava fidarsi ciecamente di Jason, non provava paura come quando era davanti a Robert, anzi si sentiva al sicuro con lui.

“Io penso che ognuno ha i suoi scheletri nell’armadio, l'importante è migliorare, tu lo hai fatto quindi non smetterò di essere tuo amico solo perché in passato hai fatto qualche sbaglio.”

Jason sentì il cuore battergli all’impazzata, avrebbe abbracciato Tim se non avesse rischiato di fargli male per via del pugno che Robert gli aveva dato, si limitò però a sorridergli e a proporgli di andare a prendere il pranzo per entrambi e mangiare in camera del moretto e beh quest’ultimo non poté non accettare.

   
 
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