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Autore: EcateC    13/02/2019    4 recensioni
Anno 1926, sede centrale del M.A.C.U.S.A, New York.
Come è noto, Gellert Grindelwald ha rubato l'identità dell’Auror americano Percival Graves, fingendo di essere lui e ingannando tutti con impareggiabile destrezza. Ma se durante quei mesi fraudolenti avesse ricevuto una visita speciale, temuta e agognata al contempo?
Albus Silente avrà una bella sorpresa...
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Albus si materializzò nella stazione di Hogsmeade col cuore a mille, le guance calde e rosse. Non poteva capacitarsi di quello che era appena successo.
Si aggiustò il soprabito, si pettinò i capelli con le dita, cercò di ricomporsi come meglio poteva e di respirare, perché quello che era appena successo a New York aveva dell'inverosimile.
Percival Graves aveva completamente perso il senno, non c’era altra spiegazione.
Certo era un bell’uomo, senza alcun dubbio. Affascinante, educato e... sposato, con due figli. Non che questo fosse motivo di stupore per Silente, quanti uomini aveva conosciuto che, pur avendo una moglie e dei figli, celavano desideri squisitamente omosessuali? Non era una novità l’uso della famiglia tradizionale come barriera protettiva e strumento di repressione della propria sessualità.
Ma Percival non gli aveva mai dato quell’impressione, in quindici anni che lo conosceva. Né tanto meno gli aveva mai dato segno di provare nei suoi confronti una passione così travolgente e animalesca…
Si erano amati all’improvviso e con un trasporto quasi disperato, come se lui non avesse voluto fare altro da una vita.
Albus si toccò le labbra, ancora scosso.
Quei baci, quelle carezze… C’era un motivo del perchè Albus non era riuscito a fermarlo e a fermarsi.
Il modo in cui l’Auror Graves lo aveva baciato, toccato e guardato, gli aveva ricordato lui.
Sembrava quasi che Gellert fosse stato lì.
 
 


 
 
Una settimana prima
 
 
-Perdoni il disturbo signor Graves, ma è appena arrivato Albus Silente. Desidera parlare con lei-
La mano di Grindelwald cessò bruscamente di scrivere l’ordine del giorno, una macchia di inchiostro colò sulla carta e rovinò definitivamente il documento. Il mago oscuro celato dietro le sembianze di Percival Graves, il famoso Auror newyorkese, sollevò lo sguardo sulla segretaria del M.A.C.U.S.A, teso.
-È fuori in sala d’aspetto- continuò lei, ignara -Lo faccio accomodare?-
-No- rispose subito Grindelwald, secco e perentorio -Riferisci al professore che ho un impegno improrogabile e che non posso riceverlo-
-Ma, signor Graves, il professor Silente…-
-Ho detto di no, Wendy- la interruppe con tono che non ammetteva repliche.
-Va bene, signore- obbedì lei, stranita dalla sua immotivata scortesia.
Come la segretaria uscì dall’ufficio, Grindelwald/Graves si alzò subito in piedi e si precipitò alla porta, socchiudendola con estrema cautela. Dalla fessura osservò costei andare verso di lui, che era in piedi e preso a fissare attentamente un dipinto orrendo. Gellert sorrise, solo Albus poteva trovarlo interessante.
Lo osservò dalla testa ai piedi con avidità, stringendo forte lo stipite su cui era appoggiato. Lo guardò mentre sorrideva gentilmente alla segretaria, vide poi le sue sopracciglia contrarsi con serietà quando costei gli diceva che non poteva essere ricevuto, e poi lo vide annuire, serio, comprensivo, gentile. Sempre gentile, Albus, sempre con quel sorriso in superficie per nascondere i segni di ogni cicatrice, per celare i tormenti, ingannare gli altri…
“Ti manco, non è vero?” pensò Gellert, guardandolo andare via “Anche tu mi manchi, Liebling”
 
 
 

 
 
 
 
Albus Silente è sempre stato un uomo molto garbato e gentile.
Nessuno meglio di lui sapeva mettere a proprio agio le persone, dai più piccoli ai più grandi e potenti.
Ma oltre a questa facciata cordiale e auto ironica si nascondeva lo spirito di un mago potente, colto, gravato dal peso di una mente troppo avveduta e intelligente. Il fatto che le sue supposizioni fossero sempre corrette lo costringeva a vivere in uno stato di disillusione perenne, che lo portava a riflettere e ragionare anche di notte e nei pochi momenti in cui avrebbe dovuto essere, se non spensierato, almeno tranquillo.
Infatti, il fatto che il suo caro amico Percival Graves avesse accusato Newt Scamander e rifiutato di riceverlo nel suo studio, l’aveva subito insospettito. C’era chiaramente qualcosa che non andava.
Di una cosa però era certo: Newt era stato accusato e incarcerato ingiustamente. Non erano state le sue creature ad attaccare e uccidere il giovane senatore Shaw, assassinato in modo orribile durante una conferenza stampa e per giunta davanti agli occhi del padre.
Albus era certo dell'innocenza di Newt, e per questo era ritornato nella sede centrale del M.A.C.U.S.A, forte della sua convinzione e del permesso per motivi urgenti che gli aveva rilasciato il preside Dippet.
Sicuramente gli studenti stavano festeggiando all'idea di saltare almeno Trasfigurazione. Albus sorrise al pensiero di McLaggen e degli altri ragazzi che gioivano spensierati in cortile.
Ma poi scorse qualcosa che gli fece morire il sorriso sulle labbra: c’era un quotidiano sopra al tavolino di cortesia, piegato e riposto proprio davanti ai suoi occhi.
Albus lo guardò, incerto. Di solito evitava i giornali come la peste, perché sapeva perfettamente che gli articoli e le foto riguardavano quasi esclusivamente un’unica persona… Tuttavia quella volta fece un'eccezione. Colto dalla curiosità, Albus afferrò il giornale e lo sfogliò, ma gli arrivò subito una stilettata in pieno petto. In prima pagina c'era ovviamente una foto di Gellert, immortalato durante uno dei suoi comizi, accanto a una donna bellissima e dallo sguardo provocante.
E sotto il titolo: “Who is Vinda Rosier?”
Albus piegò subito il giornale e lo ripose in fretta sul tavolino di cortesia, come se scottasse.
“Complimenti, Gellert” pensò, amaro “Davvero molto bella”.
-Professor Silente?- lo chiamò Wendy, la segretaria -Il signor Graves è pronto a riceverla-
Albus sospirò e si sforzò di sorridere, come sempre.
-Molto bene, arrivo subito- e detto questo si incamminò, senza sapere di stare per incontrare proprio colui che ogni notte popolava i suoi sogni.
 
 
Grindelwald lo aveva spiato fino a un secondo prima.
Aveva visto Albus sedersi, aveva osservato avidamente il suo corpo asciutto e maturo e poi la sua reazione di fronte alla foto sua e di Vinda. Ovviamente era stato lui a mettere lì proprio quel giornale, dopo che aveva saputo che Albus era inesorabilmente in arrivo. Questa seconda volta non avrebbe potuto esimersi: doveva riceverlo. 
Appena vide che la segretaria lo raggiunse, Gellert/Graves si allontanò dalla porta e tornò a sedersi, rigido.
Si sentiva agitato, teso e in fibrillazione come se fosse sul punto di sostenere una sfida e non un incontro amichevole. Ma d’altronde, vedere e ingannare Albus Silente era la prova più dura e difficile che avesse mai affrontato.
Vide il pomello girare, fece un bel sospiro e si alzò in piedi, strinse i pugni e raddrizzò la schiena, preparandosi a recitare la parte più difficile della sua vita.
-Albus Silente nella chiassosa New York- lo accolse Gellert a braccia aperte, imitando perfettamente Graves -Quante altre stranezze dovrò vedere nella mia vita?-
-Percival, mio caro amico!- rispose Silente cordialmente, andandogli incontro -Come stai? Come vanno le cose?-
-Non male- soggiunse atono, cercando di non irrigidirsi dinanzi al suo abbraccio -A parte le solite brutte notizie-
Il suo abbraccio era inconfondibile, virile e confortante come lo ricordava.
-Oh, ma tu sei una roccia, Percival- lo incoraggiò Silente, con quella mite cordialità che lo contraddistingueva -Ho sentito che hai preso le redini del Dipartimento Applicazione. Le mie congratulazioni, Madama Picquery non poteva fare scelta migliore-
E Albus gli parve così alto, così irsuto e irrobustito… O forse era il corpo di Graves ad essere più basso ed esile del loro, forse.
-È stato un grande onore, oltre che un atto di estrema fiducia nei miei confronti- gli rispose Gellert/Graves, con un sorriso di circostanza.
-Sì, a maggior ragione in questo periodo- esclamò Albus, più serio.
-E tu, invece? Come stai?- gli domandò il mago oscuro, cercando una qualsiasi scusa per temporeggiare.
-Tiro avanti- minimizzò Albus, sempre con quel sorriso gentile in superficie -Gli studenti sono irrequieti e non mi fanno dormire, ma a parte questo non mi lamento-
-Hanno gli ormoni in subbuglio- suggerì Gellert, amichevolmente -Pensa che io li ho ancora adesso-
Albus ridacchiò -È un male comune, io riverso tutto sui dolci!-
Il finto Auror gli lanciò un’occhiata intensa, complice, tanto che Albus se ne accorse e aggrottò impercettibilmente le sopracciglia.
-Posso offrirti qualcosa a tal proposito?- gli domandò Gellert, imponendosi di tornare neutrale, di tornare Graves.
-No, grazie, sono venuto qui giusto per dirti due parole su Newt Scamander- iniziò Albus, serio -Ho sentito cosa è successo al povero senatore Shaw, la sua morte è stata davvero una terribile disgrazia. Tuttavia sono certo, anzi più che certo, che le creature del signor Scamander non c’entrino nulla colla sua dipartita. E ne sono così convinto che sono venuto qui a posta da Londra per dirtelo personalmente-
-Perché ne sei così sicuro?- domandò Gellert/Graves, irritato. Albus come sempre si ergeva a paladino dei più deboli, era più forte di lui.
-Perché di solito le mie supposizioni sono corrette- gli rispose semi serio -Conosco bene Newton, è stato un mio allievo e ti posso assicurare che non farebbe del male a una mosca, men che meno le creature che alleva-
-Dimentichi che è stato trovato un Obscurus nella sua valigia-
-Ma nella sua valigia- osservò Albus, sicuro -Non per le strade di New York. Sono certo che ci sia un’altra spiegazione-
-E quindi a chi attribuisci la colpa di tutti gli incidenti che si sono susseguiti di recente?- lo interrogò Gellert/Graves, guardandolo di sottecchi -A Grindelwald, per caso?-
Dinanzi a quel nome, Albus abbassò lo sguardo e si irrigidì impercettibilmente, piccole reazioni eloquenti che però non sfuggirono al mago oscuro.
-Non lo so- sussurrò, contrito -Ma non a Scamander-
-Sai, Albus, dicono che tu sia l’unico in grado di fermare quel pericoloso sovversivo- continuò Gellert/Graves riferendosi a se stesso, avanzando cautamente di un passo -Dicono che nessuno tranne te abbia le capacità necessarie a sconfiggerlo. Cosa ne pensi?-
-Non ci penso, Percival- rispose stancamente Albus, desideroso di cambiare discorso -Possiamo tornare a Newt?-
-Grindelwald mi pare più importante di Newt- osservò l’illusionista, acidamente -Non puoi continuare a rimandare. Dovrai pensarci, prima o poi. Devi decidere da che parte…-
-No, che non devo!- lo interruppe Silente, vistosamente alterato -Non sono un Auror, non devo!-
-Ma…-
-Nessun ma!- concluse Silente, perentorio.
“Ma come siamo nervosetti…”
Le sue belle spalle erano rigide, notò Gellert, ricordando tutte le volte in cui gliele aveva massaggiate. Le dita iniziarono a formicolargli, un sorriso fuori luogo gli solleticava gli angoli delle labbra.
-Va bene, professore, allora non insisto- esclamò, cercando di rimanere serio.
-Perdonami- gli sussurrò quest’ultimo, stanco, provato e teso -Ma non sei il primo che me lo chiede e questo mi crea del disagio-
-Come mai?- gli domandò morbidamente Gellert, guardandolo negli occhi.
-Perché non posso combattere contro Grindelwald, né ora né mai- gli rivelò mestamente, senza sapere di avergli dato la notizia migliore del mondo -Mi dispiace-
Mai recita fu per Gellert più difficile come in quel momento. Doveva assumere un’espressione di puro turbamento quando invece avrebbe voluto solo trionfare. Ma d’altronde era un ingannatore provetto, e infatti continuò a recitare la parte di Graves senza destare sospetti.
-Non devi scusarti, immagino cosa provi- lo confortò dolcemente, tanto che Silente sollevò lo sguardo, stupito -Deve essere dura vivere con questo fardello, ti sentirai schiacciato, oppresso dalle aspettative che la gente ti ripone così ingiustamente. Ma la verità è che noi tutti ci appelliamo alla scusa del tuo talento perché ci fa comodo, per scaricare su di te ogni responsabilità. Ma tu non devi lasciarti ingannare, Albus, il diritto di decidere spetta solo a te. La bacchetta è tua, tu decidi se combattere contro Grindelwald, non gli altri-
-Ma io ho già deciso, Percival. Non posso combattere contro Grindelwald- ripeté Albus in un sussurro affranto.
-E allora non farlo!- esclamò Gellert/Graves con fervore, prendendogli il viso tra le mani -La scelta spetta a te, solo a te! Non permettere agli altri di decidere al posto tuo, perché solo tu sai dentro di te cosa è giusto, solo tu sai chi merita davvero di essere ascoltato, chi si merita il tuo affetto e chi ti ama, davvero. Solo tu lo sai-
Gellert/Graves gli accarezzò la barba corta e Albus quasi si commosse ascoltando quelle parole, per la prima volta dopo anni si sentiva veramente capito da qualcuno. Ma quelle mani calde…
-Grazie, Percival- sussurrò, arrossendo leggermente -Davvero, ti ringrazio-
-Scegliersi bene i propri alleati è il primo passo verso la vittoria ed è anche la cosa più difficile- continuò Grindelwald/Graves, con voce suadente -Troppo spesso consideriamo amici chi non lo sono affatto. Ti prego di pensarci-
Albus annuì, cercando di allontanarsi da lui e dal suo flusso ipnotico. C’era qualcosa di magnetico nell’Auror Graves, qualcosa che lo teneva inchiodato sul posto e che aveva una sfumatura famigliare, troppo famigliare.
-Ora devo andare- gli disse Albus, inquieto, tirandosi indietro. Gli era venuta una improvvisa e bruciante fretta di andarsene.
-Ma sei appena arrivato...-
-Hogwarts mi aspetta- insistette, mettendosi in testa il cappello di feltro. Ma Gellert con un abile cenno delle dita lo sollevò magicamente dalla sua testa e lo fece volteggiare direttamente sopra alla propria.
-Come sto?- gli ammiccò, malizioso e dispettoso.
Albus sorrise, pazientemente -Meglio di me sicuramente-
-Impossibile- gli rispose Gellert/Graves, per dargli prova del suo interesse -Non sono bello quanto te-
Albus gli sorrise -Non capisco se la tua è gentilezza o se mi stai semplicemente prendendo in giro-
-Nessuna delle due- gli rispose lui, chiarendo ogni dubbio -Non sono mai stato più sincero di così-
Albus lo guardò avvicinarsi, Percival era molto bello ma ciò che lo rendeva attraente era l’incredibile somiglianza con Gellert: lo ricordava in modo lampante e intellegibile al contempo. Fisicamente non gli assomigliava affatto, e poi era un Auror, Gellert odiava gli Auror… Ma sta di fatto che gli assomigliava, trasudava una famigliarità e un certo erotismo che conosceva fin troppo bene. Per la prima volta dopo molto tempo, ad Albus tornò la voglia di baciare qualcuno.
Gellert/Graves intanto si tolse con eleganza il cappello e glielo posò sopra la testa, poi gli sistemo il bavero e gli lisciò le pieghe del cappotto.
-Ecco. Perfetto-
-Grazie- borbottò, fissandolo con le sopracciglia aggrottate “Avanti, bacialo” si intimò, mentre si guardavano intensamente negli occhi “Su, fallo, ora o mai più…”
-Fai buon viaggio, mio prezioso amico-
-Grazie. Conto… Conto su di te per Newt- gli rispose Albus, concludendo timidamente l’incontro.
-Ti scriverò- gli rispose il finto Auror, accarezzandolo con lo sguardo mentre si chiudeva la porta alle spalle.
Come questa si chiuse, il sorriso di Gellert sfumò. Egli si voltò verso la finestra, scosso da emozioni contraddittorie. Si sentiva felice per essere riuscito a mantenere segreta la sua identità, ma allo stesso tempo provava una forte sensazione di amarezza e rammarico. Non aveva più voglia di recitare, desiderava ardentemente parlargli, chiarire, convincerlo che loro erano più forti della crudeltà del destino che li aveva separati, più scaltri della società, che li voleva l’uno contro l’altro per il timore che dessero vita a una inarrestabile e assoluta sovversione.
Insieme avrebbero potuto raggiungere anche la Luna, Gellert ne era certo.
Poi sentì bussare nuovamente, inaspettatamente.
Sorseggiò un’altra bella dose di pozione Polisucco dalla fiaschetta di metallo e pregò che non fosse l’ex moglie di Graves o un'altra donna con cui quest’ultimo andava a letto… Non era mai stato senza uomini e con così tante donne come in quel momento.
Ma non era una donna colui che era entrato bruscamente per andargli incontro e baciarlo.
 
 
La mano di Percival, che gli stringeva i bicipiti, si mosse e scivolò lentamente verso il basso, una carezza lieve ma non innocente che passò sul suo addome, coperto da vari strati di vestiti.
Gellert/Graves rispose a quel baciò e ciò fu qualcosa di inquietante e straordinario insieme. Albus spalancò gli occhi, angosciato per la somiglianza con Grindelwad, quest’ultimo invece li chiuse, ebbro per la vittoria di avere lui, proprio il suo Liebling.
Lo baciò con ansia e trasporto, cercando di sciogliere la sua rigidità con delle carezze mirate, sapeva che corde toccare con lui, cosa gli piaceva e cosa no.
Albus dal canto suo chiuse gli occhi, ma non per questo smise di vedere, anzi. Vide ciò che il suo istinto gli suggeriva, smascherò l’illusione senza neanche rendersene conto e senza crederci davvero.
Perché chissà dov’era Gellert, in quel momento.
Chissà con chi si divertiva, con chi si confidava, con chi faceva l’amore… Magari con quella Vinda Rosier, certo non con lui.
Si sentiva così emotivamente fragile che non riteneva credibili le sue stesse sensazioni. Perché non era possibile che continuasse a vedere Gellert ovunque, nel sorriso di chiunque.
Era un’ossessione.
Gellert/Graves si staccò da lui e gli sorrise, malizioso.
-Dimmi la verità- lo provocò, molesto -Ci tieni tanto a Scamander perché te lo scopi?-
-Certo che me lo scopo- scherzò sfacciato, ricambiandolo con la stessa moneta. Ma l’ammogliato ed eterosessuale Percival Graves non gradì quello scherzo. Lo spinse contro il suo ampio banco pieno di documenti e scartoffie, baciandolo con rabbia e stando ben attento a non sfiorarlo tra le gambe né con le mani né con il proprio corpo per portarlo all’esasperazione.
Ma Albus era già arrivato da un pezzo al limite dell’esasperazione. Perché la somiglianza con Gellert era inspiegabile, immotivata, così come il magnetismo che l’Auror Graves emanava. C’era qualcosa di strano in lui e nel suo corpo, qualcosa di invisibile e palese allo stesso tempo. Qualcosa che aveva l’odore, la forma e lo spirito di Gellert.
-Se entra qualcuno? Di questo passo non ci potremo più fermare- gli chiese Albus, col cervello su di giri.
-Non entra nessuno-
-Siamo al M.A.C.U.S.A. Sei in servizio, non possiamo…-
-Possiamo- lo zittì Gellert/Graves -Noi due possiamo fare tutto quello che vogliamo-
E gli dimostrò che aveva ragione. Iniziò a stimolarlo tra le gambe, senza staccare la bocca dalla sua, con gli occhi aperti per non perdersi neanche un dettaglio delle sue espressioni. Aveva gli occhi chiusi, Albus, e Gellert sorrise perché chissà a chi stava pensando, in quel momento. Gli si avventò al collo e lo baciò, proprio come faceva quando erano ragazzi, avvertendo i suoi fremiti eccitati, i suoi sospiri spezzati.
Poco importava se lo avesse fatto insospettire, perché tanto non avrebbe avuto comunque il coraggio di credere che fosse lui. E infatti Albus non ci credeva, era come uscito da se stesso, inghiottito nel tumulto e nella meraviglia di star rivivendo emozioni che ormai credeva perdute per sempre.
Perché quell’uomo, poco importava di chi fosse, era uguale a lui. Le sue carezze, il modo in cui muoveva la lingua e il bacino gli rammentavano le mani, la bocca, il corpo di Gellert.
Era strano, ma forse era solo la sua immaginazione. Il desiderio covato e represso per troppo tempo aveva finito per dargli alla testa e ingannarlo che colui con cui stava per fare l’amore fosse il suo Gellert e non un Auror di New York, sposato e innegabilmente eterosessuale.
Si lasciò voltare e appoggiare colla pancia sulla scrivania, in una posizione di inequivocabile sottomissione, pensando che Gellert lo avrebbe quanto meno interpellato prima di imporgli una simile posa… E infatti la domanda non tardò ad arrivare.
-Va bene per te così?- gli ansimò all’orecchio, neanche gli avesse letto nel pensiero.
Albus annuì, senza aggiungere altro. I suoi occhi azzurri ora erano aperti, ma fissi verso la porta per assecondare l’inganno. Chissà se Percival era conscio di avergli fatto un favore, voltandolo di schiena e impedendogli di vederlo.
Sentì entrambe le sue mani sulla schiena, percorrergli ogni vertebra fino al fondoschiena e poi scivolare dall’altra parte del suo corpo, sul basso ventre e poi sulla cintura.
-Fermami se non vuoi- gli sussurrò, sbottonandogli i pantaloni -Fermami in qualsiasi momento-
Albus non rispose, con lo sguardo fisso verso la porta. Chiuse gli occhi e sorrise.
-Fermarti ora sarebbe un torto troppo grande-
-Preferirei fermarmi che importi qualcosa di sgradito-
-Non mi stai imponendo niente di sgradito. Ma sappi che il mio cuore e la mia mente non sono qui con te- gli rivelò Albus con cruda schiettezza, per non illuderlo.
-Invece sono proprio qui- gli rispose dolcemente, ben consapevole di avere ragione -Sono qui, dietro di te-
Albus non replicò, il suo cuore era sfiduciato ma il suo corpo era reattivo, riconosceva i gesti, l’odore, i baci e la realtà dei fatti meglio della sua mente razionale. Rimase inerte quando Percival pronunciò un incantesimo in direzione del suo corpo, lo stesso che pronunciava Gellert ogni volta che, da ragazzi, si erano apprestati a fare l’amore.
Rimase inerte ma i suoi occhi ormai lacrimavano, era lui, sembrava lui, tutto gli ricordava lui. Serrò forte le palpebre quando lo sentì spingere, forzare le sue pareti in modo doloroso ma anche dolce, bello e perfino in quello glielo ricordava.
Ma forse era la sua fantasia, il bisogno talmente vitale di averlo che la sua mente aveva deformato la realtà.
Ma mai inganno fu più splendido.
E a ogni colpo che il falso Percival gli infieriva, nel dolore e nell’estasi gli parve di vedere delle ciocche bionde, che dondolavano all’apice del suo campo visivo.
Ma forse, si ripeté Albus, era solo la sua immaginazione.
 
 

 
 
 
Oggi, Hogwarts.
 
 
-Buongiorno, prof!-
-Salve, prof!-
-Prof, oggi forse arriverò un po' in ritardo a lezione perché… Ecco, non mi sento molto bene...”
-Prof, Sebastian è scappato di nuovo! Posso andare a controllare nelle cucine?-
-Prof, non sono riuscito a fare il tema che c’era per oggi…Cioè, l’ho iniziato però…C’era il quidditch ieri e…-
-Sì, sì, ho capito McLaggen- gli rispose Albus sbrigativo, dirigendosi insieme a lui in Sala Grande per la colazione -Ti concedo un giorno in più, ma devi consegnarmi un tema svolto a regola d’arte, intesi?-
-Certo, prof, senza dubbio!- gli rispose tutto contento il ragazzino del terzo anno, iniziando a correre a perdifiato verso i suoi amici.
-E non si corre!- lo richiamò, scuotendo la testa. Si andò a sedere al tavolo dei professori, vicino al Professor Ruf, che a quei tempi era ancora vivo e vegeto.
Notò subito che c’era qualcosa che non andava. I suoi colleghi parlottavano fra loro, con un’espressione contrita e preoccupata.
-Oh, Albus, eccoti finalmente- esclamò Ruf con tono apprensivo, facendogli posto.
-Buongiorno- lo salutò, cogliendo la sua preoccupazione -Va tutto bene?-
-Va tutto bene? Non hai sentito cosa è successo ieri a New York?- gli domandò la professoressa Gaiamens, preoccupata.
-No, cosa è successo!?- chiese, accendendosi di preoccupazione.
-Riguarda Grindelwald- rispose Ruf, facendolo impallidire -È stato catturato questa notte-
Albus sgranò gli occhi, il suo cuore cominciò a battere all’impazzata.
-Ma non è tutto. La cosa più incredibile è che l’hanno smascherato mentre fingeva di essere Percival Graves, l’Auror che Madama Picquery aveva nominato a capo del Dipartimento Applicazione-
-Che cosa?-
-Si è spacciato per lui utilizzando la pozione polisucco rinforzata con la magia oscura- gli spiegò la professoressa Gaiamens, preoccupata, passandogli il Profeta -Ti rendi conto? Grindelwald ha diretto per chissà quanti mesi il Dipartimento Applicazione del M.A.C.U.S.A e nessuno se ne è accorto! Un dramma, davvero un dramma. E il povero Graves? Rapito e ridotto in prigionia!-
Albus non la stava più ascoltando veramente. Fissava sul giornale la fotografia di Graves, che lentamente si trasformava in Gellert e viceversa.
-Albus, ma ti senti bene?- gli chiese la collega, senza ricevere risposta. Anche il professor Ruf si voltò verso di lui e lo guardò, preoccupato.
-Tutto bene? Vuoi un po' d’acqua?-
-No, io…- la testa gli girava, tutto gli era diventato estraneo, ovattato, confuso -Perdonatemi- esclamò, alzandosi dalla sedia e correndo verso il suo ufficio.
Scrisse subito una lettera ad Elphias, preda di un terribile sospetto. E la risposta, che pervenne puntuale, andò solo a confermare ciò che già sapeva.
 
Se ci siamo visti due mesi fa a casa mia?
Ma, Albus, ero in Sud Africa due mesi fa…
Perché me lo chiedi? Devo preoccuparmi?
Tuo Elphias.
 
Albus rimase con la lettera in mano, basito.
Poi nel giro di un minuto arrivò un altro gufo, anzi un falco, uno di quei falchi domestici che andavano così in voga in America… Il rapace picchiettò sul vetro col becco adunco, Albus gli aprì la finestra e notò con grande ansia che aveva la pettorina del Dipartimento Applicazione del M.A.C.U.S.A…
Gli sfilò la lettera dalla zampa e lesse tutto d’un fiato.
La calligrafia era inconfondibile:
 
 
Neanche io voglio combattere contro di te.
 

P.S.  Moriremo, ancora una volta?
 
 
 
 





 
 
 
Note
Ho adorato scrivere questa storia, spero di essere riuscita a trasmettere un briciolo del mio entusiasmo anche a voi :)
Per convincervi della credibilità di quello che ho scritto (so che Albus sembra un po’ rincitrullito…), posso dirvi che quest’ultimo nel quarto libro non si è accorto che Malocchio Moody fosse in realtà Barty Crouch jr., e se riesce a ingannarlo Barty Crouch per un anno accademico intero, allora ci riesce pure un super mago oscuro come Gellert per 40 minuti… Ha senso, vero?
Passando alle note più tecniche, non si sa né per quanto tempo Gellert sia stato Percival Graves, né come, io ho azzardato qualche mese con la pozione polisucco. Direi di avere detto tutto, a presto
Ecate :)
   
 
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