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Autore: pattydcm    15/02/2019    1 recensioni
! ATTENZIONE !! DA SAPERE PRIMA DI INIZIARE LA LETTURA !
Questa ff è la continuazione della mia OS ‘Fenix’. Vi consiglio, quindi, di leggerla, prima di affrontare quella che sarà una piccola long dal punto di vista di Greg. Dalla serie sappiamo che il suo matrimonio è in crisi e qui si approfondisce questo aspetto. Mi sono focalizzata sulla confusione che domina l’ispettore e che si estende a tutti i campi della sua vita. Non è una mystrade, in realtà non c’è una vera coppia qui. C’è la confusione di quest’uomo che si scontra con figure diverse: Sherlock, Mycroft, la ex moglie, Donovan, Molly e Moriarty. Come sappiamo dalla serie, la vita di Greg è stata messa in pericolo dalle mire di James su Sherlock. Se sappiamo come si è evoluta questa minaccia in John, nulla si sa di come l’abbia presa Greg. Ho voluto qui porre l’accento anche su questo. Ci trovarci al termine della prima stagione: Moriarty si è palesato con il suo macabro gioco e ha detto a Sherlock che gli brucerà il cuore. Non ci sarà l’incontro con la Adler, né la gita a Baskerville e il salto dal Bart's. Spero che questo esperimento vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sally Donovan
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Buonasera a tutti!
Oggi ce l’ho fatta! Postare questi ultimi capitoli sta diventando un’impresa. Scusatemi davvero, non mi piace lasciare cose e persone in sospeso.
Eccovi questo nuovo capitolo, che avrei visto bene pubblicato ieri, in occasione di San Valentino, perché è di amore che si parla.
Spero possa essere di vostro gradimento.
Questo weekend sarà carico di impegni e non garantisco di riuscire a postare. Conto su lunedì
A presto
Patty
 
Capitolo 12
 
Greg entra nella stanza anonime dell’hotel Serendipity ai Docks. Era solito incontrarsi lì dieci anni fa’ col suo informatore, un allibratore di corse clandestine che alla fine ci ha rimesso la vita per i suoi loschi affari. È ancora un posto sicuro, privo di possibili cimici, se non quelle naturali dotate di zampe e ali, e di telecamere a circuito chiuso sia dentro la struttura che lungo la strada. Per questo ha deciso di mandare ad Anthea un messaggio con su scritto l’indirizzo, il nome dell’hotel, l’ora che proponeva per l’incontro e la frase ‘Ti voglio, non farmi aspettare’ scritta tutta in maiuscole.
Il semplice ‘Ci sarò’ è arrivato come risposta ancora prima che Greg giungesse qui. L’albergatore lo conosce e sa bene perché di tanto in tanto venga a chiedergli una stanza.
<< Lasciate pulito e non rompete nulla >> gli ha detto annoiato. Frase che è solito ripetere alle prostitute che portano lì i loro clienti, agli amanti alla ricerca di un covo, alle tante anime disperate che giungono al bancone tarlato della reception.
Mancano venti minuti alle 10, orario proposto per questa riunione informale durante la quale vuole far valere le sue ragioni. Spera di riuscire a gestire la furia che ha dentro e che sente prossima all’esplosione. Non gli piace molto l’idea di prendere a pugni il fratello di Sherlock, perché spera che sia lui ad arrivare e che non si limiti a mandare la sua segretaria.
“Non saprei che farmene di lei!” pensa, sedendosi sulla sedia sgangherata che scosta dalla scrivania. Ad accomodarsi sul letto neppure ci pensa. Non vuole neppure sapere cosa sono soliti farci su quei copriletto, che sicuramente non vengono lavati alla temperatura adeguata per poter essere considerati igienizzati.
Greg si sente soffocare. È possibile avere così tanta confusione dentro di sé da provare un senso di claustrofobia, lo stesso che è possibile vivere in un ambiente piccolo pieno di oggetti, mobilito e tanto disordine. Toglie il fiato. Da la nausea. Fa girare la testa. Si perde il senso dell’orientamento e anche quello dell’equilibrio. Non solo quello fisico, ma anche quello mentale.
Chiude gli occhi, appoggia i gomiti alle ginocchia e preme le mani contro le orecchie. Cerca il silenzio per mettere ordine. È tempo di vestirsi di un grembiule, armarsi di uno straccio e iniziare a dare una bella sistemata. Come faceva sua madre ogni primavera. La sentiva cantare con la sua bella voce melodiosa mentre passava l’aspirapolvere, spostava mobili, rifaceva letti, puliva in angoli della casa talmente nascosti da chiedersi se davvero ne valesse la pena.
“Allora, Gregory, da dove iniziamo?” gli chiede adesso e la vede talmente nitida davanti agli occhi da sembrare così reale.
“Mi sento un condannato a morte che non sa quando la sentenza sarà eseguita ed è stato lasciato a impazzire d’ansia in una cella” le risponde e un singhiozzo gli sfugge dalle labbra screpolate.
‘Morti che camminano’, così Jadescu ha definito se stesso e lui. La sua vita è nelle mani dei capricci di un pazzo e questa è la cosa che più di tutte gli genera disperazione. Da bambino trovava conforto alle sue paure tra le braccia di sua madre. Braccia abituate al lavoro, che sapevano essere delicate attorno al suo corpo esile. Ora è il volto di Margaret quello che gli compare davanti agli occhi della mente. Le sue braccia che lo stringevano dandogli conforto quando i casi erano complessi, i colleghi stronzi e la situazione disperata.
“Non puoi andare da lei, Gregory” gli dice sua madre perentoria. Sapeva essere categorica quando si metteva in testa qualcosa e a lui bastava trovarle sul viso quella ruga che le increspava la fronte per capire che non c’era storia.
“Mi ha accusato di non aver più condiviso con lei le mie indagini, di non aver più considerato importate il suo parere. Se andassi da lei e le raccontassi ogni cosa, forse…”.
“Ti darebbe addosso e userebbe questa storia come motivazione in più per toglierti i ragazzi, Gregory”. La ruga diventa più profonda, così come la verità della sua osservazione. Un altro singhiozzo sfugge dalle labbra del detective.
<< Mi stanno… bruciando >> sussurra e non trova altro modo per poter descrivere ciò che prova. Per tutto questo tempo l’immagine che ha associato al comportamento di Margaret è stata quella del suo cuore fatto a pezzi lentamente. Non è, però, una distruzione quella che avverte. Riesce a muoversi, a stare in piedi, a lavorare… no, non c’è nulla che si stia rompendo. La disperazione che prova non lo sta distruggendo, lo sta consumando come un pezzo di carta al quale è stato dato fuoco. Piano piano si annerisce, si arriccia, vinto dalle fiamme, fino ad essere consumato del tutto. Ciò che ne resta è solo cenere. Cenere che si sfalda al minimo alito di vento.
Da un anno sta lentamente bruciando. Costantemente. In alcuni periodi la sensazione è meno forte, in altri la fiamma aumenta, distruggendo porzioni più ampie di lui. La parte ormai disidratata si stacca formando un cumulo di cenere grigia per terra. Non c’è alcun vento, però, a far disperdere questo mucchietto che rappresenta ciò che era. Come se il destino volesse lasciargli vedere cosa ha perso. Chi è stato. Come ha lasciato che lo riducessero.
Si chiede perché sia giunto a tanto. Per amore? Per vigliaccheria? Per paura? Non sa dare una risposta a questa domanda. È successo e lui non ha fatto nulla per impedirlo, forse perché non se ne è reso conto. O meglio sarebbe dire che non sapeva come far fronte a ciò che stava succedendo.
Suo padre ha sempre lavorato. Il suo compito era quello di portare a casa i soldi con i quali mandare avanti la baracca e Greg si chiedeva già da bambino che senso avesse mettere su famiglia se poi per mantenerla ci si deve rompere la schiena tutto il giorno senza godersela. Quando suo padre tornava dal lavoro lui era già a letto. Quando lui si alzava al mattino per andare a scuola il padre era già uscito. Si vedevano solo la domenica, il giorno in cui riuscivano a fare due pasti insieme tutti quanti. Non si sono, però, mai parlati.
Quando era bambino suo padre parlava e lui lo ascoltava, incuriosito dalla sua voce e dal modo in cui pronunciava le parole, piuttosto che di cosa dicesse. La sentiva così poco quella voce.
Da adolescente suo padre parlava e lui pensava ai compiti da fare, alle partite di rugby, agli amici, alle ragazze.
Poi improvvisamente suo padre ha smesso di parlare e Greg si è reso conto di non sapere neppure cosa avesse detto in tutti questi anni. Gli è solo mancata la sua voce. Sulla presenza poco può dire, perché presente suo padre non lo è mai stato. Per lui è sempre è stato la voce della domenica. Poi c’è stato solo il silenzio.
Si è detto, quindi, che se proprio avesse trovato qualcuna con la quale mettere su famiglia, avrebbe fatto di tutto per non essere solo una voce. Evidentemente, però, non era quella la sua strada. Forse avrebbe dovuto più semplicemente continuare a chiedersi che senso avesse la famiglia e se volesse davvero costruirne una. Avrebbe anche lui dovuto, forse, dichiararsi sposato al suo lavoro, come Sherlock.
Ricorda di aver riso quando John gli ha raccontato questa cosa. Allo stesso tempo, però, ha pensato che fosse una soluzione geniale. Il lavoro non tradisce, per prima cosa. Può avere degli alti e dei bassi, periodi più difficili e altri più semplici, ma resta fedele sempre. Quando ha firmato il contratto di assunzione era consapevole di quali fossero i rischi e i pericoli che, divenendo poliziotto in carico alla squadra omicidi, avrebbe potuto correre. Quando ha firmato, invece, il contratto di matrimonio queste cose non le sapeva. Non era uno sprovveduto da pensare che lui e Margaret sarebbero stati insieme per sempre, perché che le storie potessero finire lo sapeva bene. Non sapeva, però, che avrebbe vissuto quell’inferno. Che la donna che diceva di amarlo lo avrebbe trattato come il suo peggior nemico, decisa a sterminarlo. Che avrebbe perso tutto ciò che avevano costruito insieme e si sarebbe dovuto ritrovare a raccattare i cocci di una vita, gettarli nell’immondizia e ricominciare tutto da capo. Che lo avrebbe minacciato di togliergli i figli, le creature che avevano giurato di amare e proteggere insieme.
<< Non posso semplicemente buttare via tutto >> sussurra e l’immagine di uno scatolone carico di oggetti che rappresentano questa parte della sua vita gli compare dinanzi agli occhi.
“Bene, Gregory. Cosa mettiamo nel prossimo?” gli chiede sua madre, pulendosi le mani sul grembiule.
Se non avesse incontrato Sherlock sul suo cammino, quello scatolone non ci sarebbe né dovrebbe preparare il secondo, nel quale riporre questi ultimi sei anni.
“E’ dunque tutta colpa di quel ragazzo?” gli chiede sua madre e Greg scopre di stare annuendo. Un altro singhiozzo sfugge alle sue labbra.
<< Sono uno stronzo! >> sussurra, la gola strozzata dal magone. Nonostante abbia detto a se stesso, a Mycroft, a suo figlio e a Donovan che il consulente non ha colpe, scopre di pensarla diversamente.
“Se lo avessi qui lo prenderei a sberle, a pugni, a calci… lo ridurrei peggio di come è stato ridotto…”.
Lascia sospeso il pensiero e apre gli occhi folgorato da un’illuminazione. Se Moriraty ha preso di mira Sherlock è per usarlo contro Mycroft, garantendosi il burattino attraverso il quale poter governare. Se l’uomo più importante d’Inghilterra, però, non avesse commesso il delitto grazie al quale il criminale lo ricatta, Sherlock non avrebbe mai avuto la possibilità di creare la figura ancora unica del consulente investigativo. Greg non lo avrebbe mai conosciuto e forse il suo matrimonio non sarebbe fallito.
“E’ quindi tutta colpa di questo altro uomo?” gli domanda la madre e lui non sa cosa rispondere, perché la sua incolumità sarebbe dipesa dalla morte di Sherlock. Non sa se vuole dare voce a questo pensiero. Questo ragazzo lo ha aiutato in molte occasioni. Certo, ora si trova preso in mezzo a questo casino, però, lo considera amico e grazie a lui ha conosciuto John col quale ha davvero creato un bellissimo rapporto.
“Quindi, Greg, cosa facciamo?” gli domanda spazientita sua madre.
Due colpi secchi alla porta annunciano l’arrivo del suo ospite. Si alza in piedi e senza rendersene conto sistema giacca e capelli prima di andare ad aprire la porta. È Mycroft Holmes quello che si ritrova davanti. Lui e nessun altro.
Greg non gli dice nulla, limitandosi a spalancare la porta e ad invitarlo ad entrare con un gesto del braccio. Anche Mycroft non dice nulla. Entra con passi lenti, guardandosi attorno inorridito.
<< Davvero un gran bel posto per una riunione >> puntualizza, dando l’idea di stare persino respirando il meno possibile per non contaminarsi con l’aria infetta di questo posto.
<< E’ sicuro e ho pensato gradissi maggiormente la sicurezza piuttosto che la forma >>. L’uomo si limita a una smorfia seguita da un borbottio.
Restano in piedi a un paio di metri circa di distanza. Si osservano, come giocassero al primo che crolla.
<< Conti di restare lì a guardarmi ancora a lungo? >> gli chiede Mycroft, infastidito dal suo silenzio. << Ho spostato una riunione per correre qui >>.
<< Quale onore >> ironizza Greg, facendo un mezzo inchino. << Mi avevi detto di non sapere chi fossero gli infiltrati di Moriarty a Scotland Yard >> dice tra i denti all’uomo del governo, che sostiene il suo sguardo. << Dopo un’inutile serata trascorsa al pub ricevo una telefonata nel cuore della notte, nella quale mi viene detto che uno dei miei uomini è stato vittima di un’aggressione a pochi metri da casa mia e che lo hanno portato al Bart’s in fin di vita. Casualmente è proprio quell’uomo che speravo di incontrare. Lo stesso che scopro essere un killer, miracolosamente salvato per il rotto della cuffia dagli ottimi medici dell’ospedale >> sottolinea e Mycroft fa una smorfia di dissenso.
<< E la cui identità hai visto bene di sbandierare ai quattro venti >> ribatte, scoccandogli un’occhiataccia.
<< Perché mi hai mentito, Mycroft? >> chiede, cercando di tenere a bada la rabbia.
<< Per proteggerti da te stesso, Gregory >> ribatte lui risoluto.
<< Io non sono una principessa da difendere >> grida, perdendo il controllo. << Sono un ispettore della squadra omicidi. Non avrò l’intelligenza degli Holmes, ma sono in grado di svolgere il mio lavoro e non sopporto che mi si tratti da idiota! >>.
<< Jadescu aveva ricevuto l’ordine di ucciderti >> dice calmo Mycroft. << Non potevo lasciare che tu ti servissi a lui su di un piatto d’argento in quel pub. Tentare di salvarti la vita è trattarti da idiota? >>.
<< Mentirmi pensando che io non sia in grado di gestire la situazione lo è! >> dice avvicinandosi a lui di un passo.
<< Ma tu non puoi gestire la situazione! >> ribatte Mycroft, abbozzando un sorriso. << Se non ti fossi messo in mezzo rendendo pubblica l’identità di quell’uomo, avrei potuto farla passare come un’aggressione avvenuta per gli altri mille traffici loschi che gestiva e non per proteggere te >>.
<< Jadescu mi ha detto che lui non era l’unico a starmi addosso >> grida Greg avvicinandosi di un altro passo. << Moriarty affida a più persone la stessa preda >>.
<< Le avevo tutte sotto controllo, avrei potuto eliminarne una per volta >>.
<< Quindi sapevi anche questo? >> domanda Greg inorridito.
<< Certo che lo sapevo, solo che ora lui ha rimescolato le carte ed è dannatamente difficile venire a conoscenza dei suoi piani! >>.
Greg passa la mano sul viso sconvolto. Il modo in cui quest’uomo sta affrontando la conversazione gli chiude lo stomaco. I suoi metodi sono raccapriccianti, come i suoi ragionamenti freddi, che riconducono le persone a problemi da eliminare o da gestire, decidendo delle loro vite come fossero le pedine di una scacchiera. Questo stesso uomo gli sta dicendo di volerlo proteggere uccidendo per lui, ma questa cosa non riesce a farlo sentire grato, né tanto meno al sicuro. È Sherlock quello che ha perso la testa per un uomo disposto a uccidere per salvarlo, non lui. Una simile persona lo spaventerebbe, perché come ha avuto la freddezza di sparare al suo potenziale assassino potrebbe averla anche per rivolgere l’arma contro di lui. E se anche così non fosse, non vuole sentirsi in un simile debito di riconoscenza. Sua madre era solita dire che chi salva una vita ne diviene padrone. Lei intendeva questa frase come divenire responsabili della vita salvata. Lui, di fronte a Mycroft Holmes, non può che leggerla, invece, come divenirne schiavo, legato a lui da quel debito di eterna riconoscenza.
<< Perché non mi hai detto nulla di tutto questo? >> chiede, sentendosi infinitamente stanco.
<< E a cosa sarebbe servito se non a metterti ancora più in ansia? >> ribatte lui, riuscendo a trovare argomenti persino validi per la sua tesi.
<< L’ansia mi viene all’idea di doverti essere riconoscente >> gli dice, sostenendo il suo sguardo. << Ora capisco perché Sherlock non vuole avere nulla a che fare con te >> aggiunge e le palpebre di Mycroft si assottigliano, colpito dalle sue parole. << Tu pur di salvare la situazione sei disposto ad uccidere, ma poi vincoli chi salvi al tuo controllo morboso. Io non ci sto, Mycroft >> dice, facendo un altro passo verso di lui.
<< Greg, io posso immaginare cosa tu stia provando… >>.
<< Tu cosa? >> lo interrompe ridacchiando. << Tu non puoi immaginare niente, perché non sei in grado di provare niente! >> grida, coprendo la distanza che li separa con un passo. Si trova faccia a faccia con lui, che, inespressivo, sostiene le sue accuse. Greg resta in silenzio, affannato dalle sue stesse parole. << La soluzione non può essere quella di uccidere. Non è mai quella di uccidere. Anche se si tratta di persone pericolose, Mycroft. E non è neppure controllare il prossimo per proteggerlo da tutti i mali del mondo, senza rendersi conto, così facendo, di impedirgli di vivere, di essere libero, di commettere anche i suoi sbagli, cadere e imparare a rialzarsi, cazzo! >> dice talmente veloce da restare senza fiato dinanzi a lui che sempre impassibile lo guarda. << Io mi chiedo come tu possa dormire la notte >>.
<< Chi ti dice che io riesca a farlo? >> ribatte lui, serio. << Se ho un problema io lo elimino, Greg. Non mi pesa il fatto di averlo eliminato, quanto che si sia sollevato e che lo abbia dovuto gestire. Questo è per me fonte di fastidio >>.
<< Mi dispiace, allora, di essere stato un fastidio per te, non era nei miei piani >> ribatte e per la prima volta Mycroft distoglie lo sguardo.
<< Tu non sei un fastidio per me, Greg. Come ti ho già detto, mi spiace che a causa nostra tu ti stia trovando in questa spiacevole situazione >>.
<< Non è una ‘spiacevole situazione’, Myc. È una situazione dannatamente di merda, questa! >> specifica Greg, colpendolo alla spalla con la mano. La porta, poi, al viso a schermare gli occhi. << Io… ero qui seduto su quella sedia, prima che tu arrivassi, e mi chiedevo fino a che punto devo avercela con te per aver salvato tuo fratello decidendo di eliminare vostro padre >> sussurra.
<< Beh, visto il punto in cui si è arrivati, ne avresti tutte le ragioni >> sussurra a sua volta Mycroft.
<< Certo che le avrei >> annuisce Greg. << Se tu avessi lasciato che tuo padre lo facesse uccidere, forse il mio matrimonio sarebbe ancora in piedi e sicuramente non mi ritroverei ad essere usato come pedina per un ricatto da Moriarty. Vedi, è questo che, però, non mi piace, Mycroft >> dice tornando a guardarlo negli occhi. << Iniziare a pensare che la mia vita sarebbe stata meglio se tuo fratello fosse morto non mi rende poi molto diverso da persone simili a Jadescu, a Moriarty o anche a te >> dice e nuovamente Mycroft distoglie lo sguardo da lui. << Io, invece, a tuo fratello ci tengo, benchè a causa sua abbia perso quanto di più caro pensavo di avere e rischio, inoltre, di perdere la mia stessa vita. Non voglio che il modo di agire tuo e di quel criminale possano portarmi ad odiarlo, perchè Sherlock non se lo merita. Tuo fratello merita solo di essere amato, perché, nonostante si comporti da perfetto stronzo, da tutto se stesso per le persone alle quali tiene e sono fiero di essere tra queste >>.
Mycroft lo studia a lungo e lui sostiene il suo sguardo, sicuro della sua verità. Lo vede poi aprirsi in un sorriso che osa definire commosso.
<< E’ proprio vero che sei un fratello maggiore migliore di me >> sussurra. << La tua ex moglie ha  scambiato l’ammirazione per amore >>.
Greg arrossisce e non si chiede neppure come faccia Mycroft a sapere di una conversazione avvenuta tra le mura domestiche di quella che una volta era anche casa sua.
<< Si è fatta delle fantasie prive di alcun fondamento >> ci tiene a sottolineare. << Io… ho le mie responsabilità. Avrei dovuto mettere dei limiti all’irruenza di Sherlock e anche al mio bisogno del suo aiuto. Da che lo conosco non sono riuscito a fare a meno di rivolgermi subito a lui, anziché indagare per conto mio >>.
<< Oh, ti prego, togliti dalla testa l’idea di non saper fare il tuo lavoro >> gli dice, anticipando il suo stesso pensiero autogiudicante e svalutante. << Come me anche Sherlock pensa che tu sia il miglior detective che Scotland Yard abbia in carico al momento e tu ben sai quale sia l’idea che lui ha degli Yardes >> sorride e Greg annuisce sorridendo a sua volta. << Per quanto riguarda Sherlock, mettergli dei limiti è come voler prendere l’acqua in mano, Greg >>.
<< John ci riesce >>.
<< John Watson è uno dei misteri di dio >> sospira Mycroft.
Greg lo guarda con tanto d’occhi e poi lascia che la risata esploda fragorosa. Il fatto che Mycroft Holmes abbia fatto una battuta è ancora più divertente della battuta stessa. Con suo stupore, lo sente unirsi a lui nella risata e vanno avanti per un bel pezzo, rompendo quella tensione pesante e opprimente che si era creata tra di loro.
<< Oddio, questa me la segno e gliela riporto appena lo vedo >> dice asciugandosi gli occhi umidi. Torna poi serio e anche Mycroft toglie il sorriso dalle labbra. << Jadescu ha detto che non elimineremo mai Moriarty. Ha ragione, non è così? >> gli chiede, ponendogli la domanda che più di tutte lo turba.
<< Sì >> annuisce Mycroft senza girarci troppo attorno.
<< Avrei dovuto immaginarlo. Tu lo temi e se lo avessi ritenuto un problema risolvibile non ti saresti sprecato nel temerlo >> dice e Holmes sembra apprezzare il suo ragionamento e stupirsene allo stesso tempo. << Non possiamo fare nulla, quindi? >>.
<< Sherlock è convinto che riuscirà a trovare il modo di smantellare la sua rete schiacciando direttamente il ragno e quegli spagnoli gli danno corda >> risponde scettico.
<< Tu, invece, sei più pessimista >>.
<< Io sono realista, Greg e la realtà dei fatti mi porta a vedere una situazione che ha bisogno di essere risolta, indubbiamente, ma che non è per nulla facile risolvere. Ogni mia mossa è controllata, ogni mio tentativo anticipato, ogni possibile via di fuga bloccata >>.
<< Allora come hai fatto a ridurre a quel modo Jadescu? Come hai fatto a venire qui? >> .
<< Jadescu si stava già scavando la fossa con le sue mani, Greg >> gli rivela, con uno sguardo che la dice lunga. Il detective coglie al volo il sottotesto. Gli aveva detto, il ragazzo, di aver in qualche modo lui stesso voluto evitare che portasse avanti le sue indagini. Cercando di proteggerlo per l’infatuazione che provava per lui, il killer ha firmato la sua condanna a morte.
<< Quindi Moriarty ti ha permesso di agire perché aveva già deciso di eliminarlo >>.
<< Proprio così. E, per quanto riguarda il mio essere qui oggi, mi è possibile avere dei piccoli spazi di manovra, che puntualmente mi sbatte in faccia con quel suo brutto vizio di giocare a ‘ti ho beccato’. Ha capito, comunque, che siamo in contatto e che tu ora sai di essere in pericolo. Sa anche di come tra John e Sherlock stia accadendo ciò che lui avrebbe voluto impedire e questo sconvolgimento dei suoi piani originari lo ha innervosito. Io non riesco a gestire più nulla perché vi state muovendo troppo. Prima di questa maledetta inchiesta sul portale Felix riuscivo, nel mio piccolo, ancora a proteggervi e tenere la situazione sotto controllo. Ora, invece >> passa la mano sul viso stanco lasciando la frase in sospeso.
Greg lo osserva provando una strana sensazione di compassione. In un certo senso si rivede in quest’uomo che cerca di tenere tutto insieme, nonostante attorno a lui tutto stia crollando. Il potere comporta responsabilità e non deve essere facile permettere a un pazzo di gestire la propria vita sapendo di essere obbligati a prendere decisioni mettendoci la faccia e la firma. Anche Mycroft sta bruciando, infondo. La prima persona la cui testa salterebbe, se qualcosa andasse storto o venisse a galla, nel bene o nel male, sarebbe la sua.
<< Qualche ora fa’ mi è stato chiesto perché mi ostini a fare tutto da solo e in segreto. Mi rendo conto che mi viene da porti la stessa domanda, adesso >>.
<< Alla quale io darei la tua stessa risposta >> ribatte lui con un sorriso.
L’unica risposta che Greg potrebbe dare a quella domanda è il voler proteggere gli altri e la consapevolezza di non potersi fidare di nessuno al di fuori di se stesso. Sì, da quel che sta imparando a conoscere di quest’uomo può dire che, in effetti, anche lui risponderebbe così.
<< Penso che quella donna volesse da te la stessa cosa che tu mi hai chiesto: essere coinvolto in questa storia per poter dare il tuo contributo alla causa. Credo che lei sia mossa, però, anche da un sentimento più… romantico >> dice Mycroft pronunciando l’ultima parola quasi con disgusto.
<< Un sentimento che io non condivido >> sbotta Greg, infastidito dallo scoprire di come Mycroft sia a conoscenza anche di questa cosa. << Ammetto di aver avuto bisogno di un abbraccio. Non sto vivendo il più idilliaco dei momenti, come ben sai >> dice passando la mano sul viso. << Ho voluto, però, evitare di cadere dalla padella nella brace. Non è la donna giusta per me. Oddio, non so neppure se esista >> ridacchia sconsolato. << Pensavo di averla trovata e, invece, lei mi ha lasciato, pensando che mi fossi innamorato di un uomo. E se i dubbi che ho su George dovesse iniziare ad averli anche lei, mi ritroverò anche accusato di aver plagiato mio figlio con i miei comportamenti immorali >> ride fino alle lacrime, che asciuga continuando a ridere.
Greg ha sentito il bisogno di chiarire la sua posizione in merito a quanto accaduto con Donovan e gli sembra di risentire la voce di lei che non deve dimostrare niente a nessuno. Lui, però, non sente di dover dimostrare nulla. Ha solo bisogno di parlare, condividere, sfogarsi e in questo momento quest’uomo glaciale gli sembra un ottimo ascoltatore. La conversazione, poi, è virata sulla sue ex moglie e sui suoi figli, che sono costantemente al centro dei suoi pensieri. Altro che Moriarty, l’origine dei suo problemi e delle sue preoccupazioni è la sua famiglia ormai sfasciata.
Mycroft lo osserva con una strana espressione sul viso, qualcosa di simile alla compassione. Greg non poteva neppure immaginare che quest’uomo fosse capace di un simile sentimento.
<< Come è stato per te scoprire che tuo fratello… >> gli chiede lasciando la frase a metà. Si rende conto che la strada che ha deciso di percorrere si allontana del tutto da quella li ha portati lì, ma scopre che non gliene importa nulla. A conti fatti, sente che Mycroft può essere l’unico che può aiutarlo a capire come comportarsi con il figlio, per il semplice fatto che c’è già passato con il fratello.
<< Ammetto che non lo capivo. Oddio, non lo capisco neppure adesso >> ammette, abbozzando un sorriso. << Ho solo avuto paura per lui >> dice e questa volta è proprio tenerezza quella che gli vede in viso. << Questo mondo è terribile per chi è considerato ‘diverso’ >> dice ponendo enfasi su questa parola. << Che sia per via di una menomazione fisica, per un eccesso o carenza di intelligenza o per un orientamento sessuale diverso da quello ritenuto ‘normale’, tutto diventa più difficile. Noi abbiamo giù la croce dell’intelligenza >> dice e Greg non si sarebbe mai aspettato di sentirla definire così, questa loro dote. << Ho avuto paura che potessero ucciderlo o spingerlo ad uccidersi. Non parlo solo di nostro padre, ma di tutti gli altri, questa società assurda nella quale viviamo. È ho avuto paura che si approfittassero di lui, della sua ingenuità, del suo spropositato bisogno di amore. Tutte cose che sono successe, purtroppo >> sospira affranto. << Posso capire il tuo timore, Greg >> dice, volgendo a lui lo sguardo. << Lui è mio fratello e io vivo costantemente nel timore che possa accadergli qualcosa, ed è terribile pensare che ciò che è possa portarlo a ritrovarsi in pericolo. Non dovrebbe essere così per nessuno. Posso immaginare quanto tu tema per l’incolumità di tuo figlio. George, però, è ancora un ragazzino >>.
Greg sente lo stomaco liberato dalla stretta che lo costringeva ad una tensione costante. Nelle sue parole Mycroft ha espresso le sue stesse paure e sapere di non essere il solo a provarle già di per sé lo rincuora. Sospira sentendosi più leggero sebbene ancora preda della confusione.
<< Sì, ho pensato anche io che possa essere solo una fase di scoperta. Non ci sarebbe nulla di male, infondo. Non c’è nulla di male neppure se poi… ma è come dici tu, Myc. Ho paura. Ed egoisticamente ho paura anche per me, per le accuse prive di alcuna logica che potrebbe farmi sua madre. Non puoi immaginare quanto sia… oddio, non so neppure dire cosa >> dice scuotendo il capo, nel disperato tentativo di mettere ordine. << Quella donna… la mia donna, la madre dei miei figli si è fatta un’idea del tutto sbagliata di me e questo mi ha… mi sta facendo impazzire >> dice affondando le mani nei capelli. << Sapere che lei possa avermi lasciato per questo… oddio, non hai idea della quantità di dubbi che mi ha messo in testa. Ho iniziato a chiedermi fino a che punto non le abbia io stesso dato modo di pensare a questa cosa >>.
<< E hai permesso che un episodio goliardico avvenuto anni fa’ con un tuo collega ti mandasse in confusione >> dice Mycroft, e un brivido percorre la schiena di Greg.
<< E tu che ne sai di Jo? Non puoi aver dedotto anche questo! >>.
<< In realtà sì, ma a seguito delle ricerche accurate che condussi sul tuo conto quando ci incontrammo la prima volta >>.
Si chiede di che tipo siano queste ricerche e come abbia ottenuto i risultati, ma poi decide di non voler nemmeno più pensare a queste cose.
<< Non mi piace per nulla sapere che sai su di me più di quanto io stesso sappia >> dice spazientito e ora sa cosa prova Sherlock e perché ce l’abbia così tanto col fratello. << Cristo, l’ho recuperato solo pochi giorni fa quel ricordo >>.
<< Allora lascialo lì dov’è e non ti preoccupare >> ribatte Mycroft come nulla fosse. << Mi scuso per questa intromissione nella tua vita >> aggiunge prima che lui possa esplodere dicendogliene di tutti i colori. << Mi rendo conto che sono stato indelicato a tirarla fuori così. Non ci so fare con le persone, Gregory. In questo Sherlock è decisamente molto più avanti di me e… beh, sai bene come si comporta >>.
<< Sì, lo so >> ribatte. Quell’ammissione di colpa riesce a calmare la sua furia. << Mi hai già detto quanto difficile per te sia il concetto di amicizia, figuriamoci quello di amore >>.
<< Io non comprendo la necessità di un coinvolgimento con l’altro, uomo o donna che sia. Non capisco come si possa ricercare qualcosa che porta solo guai >> dice facendo una smorfia di disprezzo. << Voglio dire, guardati >>, dice, indicandolo con entrambe le mani, << tu, un uomo forte, intelligente e capace, ridotto in queste condizioni a causa di una relazione finita male e di una donna stupida al punto da intraprendere una vera e propria guerra contro l’uomo che diceva di amare, per una questione di orgoglio, gelosia e principio. Io mi preoccupo per mio fratello, ma, appunto, è mio fratello, non un estraneo che fino a ieri non era nessuno e che ho deciso di amare alla follia, sobbarcandomi di tutte le conseguenze. Sbaglio così tanto se dico che trovo tutto questo assurdo? >>.
<< No. In effetti no, non sbagli >> annuisce serio Greg. << Tu, quindi… non ti sei mai innamorato? >>.
Mycroft si irrigidisce a quella domanda. Torna a vestire i panni di mister governo e Greg sente di aver posto la domanda sbagliata.
<< Scusami, questa volta è stato il mio turno di indiscrezione >> dice, soddisfatto di essersi tolgo, però, un sassolino dalla scarpa.
<< Sono abituato alla curiosità altrui circa la mia persona e le mie abitudini, Gregory, la vedo costantemente nei volti di chi mi circonda >> risponde Mycroft, che sembra essersi nuovamente ammorbidito. << Io penso che questa cosa che voi vi ostinate a chiamare ‘amore’ non sia altro che la ricerca nell’altro di un soddisfacimento di un proprio bisogno >>.
<< La morte del romanticismo >> ridacchia Greg. << Quindi secondo te, se io incontro una donna e mi innamoro di lei lo faccio perché questa soddisfa un mio bisogno. E immagino che tu non ti riferisca a bisogni sessuali >>.
<< No, mi riferisco ad altri bisogni meno carnali. Come quel che è successo tra te e Donovan. L’hai abbracciata non tanto perché provi amore per lei, ma perché avevi bisogno di un momento di affetto. Da quel che ho potuto analizzare, molte relazioni nascono così >> dice assumendo il tono di un professore che spiega la lezione all’allievo. << Si chiama ‘amore’ qualcosa che amore non è. Pensa se, paradossalmente, ora tu iniziassi una relazione con quella donna. Non proveresti nulla per lei, se non il desiderio di stare tra le sue braccia e ricevere calore e affetto. Pur di non perdere questo, potresti accettare lati del suo carattere che non ti piacciono e compromessi che ti mettono alle strette. Tutto pur di non perdere quell’abbraccio e quell’affetto. Cose che col tempo potrebbero trasformarsi in un ricatto emotivo da parte sua oppure iniziare ad affievolirsi da parte tua. Potresti trovare un'altra donna disposta a darti molto più affetto, ed è noto che si va là dove il nostro bisogno è maggiormente e meglio soddisfatto >>.
Greg riflette un istante sulle parole di Mycroft, che hanno l’effetto di aprire veri e propri mondi nella sua testa e nella sua pancia.
<< Maggie mi ha accusato di non aver più condiviso con lei i dubbi sui miei casi, da quando ho conosciuto Sherlock. Si è sentita messa da parte, non considerata. È possibile che il bisogno che soddisfacevo per lei fosse il sentirsi importante e lei, invece, dava soddisfazione al mio bisogno di essere ascoltato e rassicurato. Tuo fratello con la sua perspicacia ha soddisfatto maggiormente questo bisogno nel lavoro. Oddio… detta così sembra che io abbia vissuto solo e sempre in funzione del mio lavoro >>.
<< E cosa ci sarebbe di male? >> gli chiede Mycroft, facendo spallucce.
<< Beh… avevo una famiglia. Ho due figli. Il lavoro è importante ma… >>.
<< Dove ti senti davvero te stesso, Greg? >>.
Il detective si rende conto di aver pensato subito al suo ufficio, al suo lavoro, alle sue indagini. Abbassa lo sguardo, sentendosi profondamente in colpa .
<< Questo non fa di te un cattivo padre >> gli dice Mycroft, cogliendo i suoi pensieri. << Conoscere te mi ha fatto capire quanto sia possibile avere una passione, un interesse, e portarlo avanti pur continuando ad essere presente per i propri figli e a prendersi cura di loro. Anche se a volte li lasci per scappare dietro un caso tu sai esserci per loro e, credimi, cosa sia un genitore assente io lo so bene >>.
<< Anche io lo so, Myc. Mio padre era sempre via per lavoro e io… non voglio che succeda la stessa cosa. Più Maggie mi diceva di essere assente e di vivere solo per il mio lavoro, più io mi tormentavo, preda dell’idea di stare diventando come lui >>.
<< Invece non lo sei, Greg. Un figlio che si sente abbandonato non si comporta come i tuoi figli fanno con te >>.
Anche il cuore sembra essersi alleggerito di molti pesi, grazie alle parole di Mycroft. Greg si rende conto di come avesse torto nel pensarlo freddo, distaccato, calcolatore. Ciò che gli ha detto è stato tutto fuorchè freddo. Con modi formali, certo, e senza troppi fronzoli e carinerie, fatti salvi i sorrisi sinceri che ogni tanto si è lasciato sfuggire. Pensa di averlo giudicato troppo in fretta dalla copertina e dai suoi modi ipercontrollanti e soffocanti e si rende conto di quanto gli farebbe piacere incontrarlo più spesso.
<< Sai, Myc, devo dire che è interessante parlare con te. Sono arrivato qui con la voglia di farti a pezzi e adesso, invece, ne esco più leggero e persino, sotto certi aspetti, rassicurato. Sono rimasto vittima della tua potente capacità di manipolare il prossimo, di la verità? >>.
Il cellulare di Mycroft suona e lui si scusa, lo prende e controlla il messaggio ricevuto. Il suo volto si tende e chiude gli occhi, dando l’idea che non siano propriamente buone notizie quelle che ha ricevuto.
Greg non fa a tempo a chiedergli nulla che anche il suo telefono suona. Lo prende e vede il nome di Donovan lampeggiare sul display. Scambia un’occhiata con Mycroft e questi, annuendo, lo invita a rispondere.
<< Che succede, Sally? >> le chiede tenendo lo sguardo fisso su Holmes.
<< Jordan… voledo dire Jadescu >>.
<< Cosa gli è successo? >>.
<< Lo abbiamo tenuto d’occhio e sono entrati solo medici e infermieri qualificati. Nessun altro gli si è avvicinato, ne sono più che certa, quindi non può che essere stato un evento naturale… >>.
<< Cosa gli è successo, Sally! >> insiste conoscendo già la risposta.
<< E’ morto >> dice la donna ed è chiaro il suo sconforto nel dargli questa notizia. << Il medico dice che può essere stato un arresto cardiaco. Le sue condizioni erano pessime. Dopo quello che vi siete detti, però… controllerò tutti i medici e gli infermieri e mi accerterò che non sia stato nessuno di loro a… >>.
<< Lascia stare, Sally >> la interrompe, passando la mano sul viso.
<< Ma… come? >> ribatte lei evidentemente stupita.
<< Fallo portare in obitorio. Passerò lì a vedere cosa verrà fuori dall’autopsia >> dice, sapendo già che non verrà fuori nulla che possa dare loro modo di denunciarne l’omicidio.
<< Tu stai bene? >> gli chiede Sally con voce incerta.
<< Per niente >> risponde infastidito a quella domanda ovvia e chiude la chiamata senza aggiungere altro.
<< Sarò il prossimo. Non è così, Mycroft? >> gli chiede incapace di guardarlo negli occhi.
<< Non è detto, Greg >> risponde lui, posandogli la mano sulla spalla.
<< Non posso fare altro che andare avanti, immagino >> sospira abbozzando un sorriso.
<< Proprio così >>.
La mano di lui lo stringe appena e sembrano tristi i suoi occhi. Greg pensa a quanto debba essere frustrante per un uomo abituato a gestire ogni cosa non poter dare risposte certe.
<< Ti ringrazio per la chiacchierata, Myc. Spero di potere al più presto non dover cercare luoghi sicuri per poterne avere altre con te >>
<< Lo spero anche io, Gregory >> gli dice. Scosta la mano dalla sua spalla e gliela tende. Greg la osserva a lungo e poi decide di ignorarla.
<< Sembri sapere tutto di me, persino cose che sono oscure a me stesso >> gli dice, cogliendolo di sorpresa. << Voglio tu sappia anche questo >> aggiunge e gli getta le braccia al collo, stringendolo in un abbraccio. << Quanto può essere piacevole ricevere un abbraccio. Io lo sto rivalutando solo adesso, dopo averne ignorati tanti ed essermi trovato a non averne più nessuno. A ricercarli, anche dalle persone sbagliate, elemosinando attenzioni. Non mi piace, ma per ora è questo il mio bisogno e sento che da qualche parte è anche il tuo >>.
Le braccia di Mycroft, lunghe e rigide lungo i fianchi, si muovono appena. Greg non si aspetta che risponda all’abbraccio. Non si aspetta nulla, in realtà, neppure che capisca il suo intento. Lo stringe solo con tutte le sue forze per poi allentare la stretta e restare lì, la guancia sinistra appoggiata alla sua spalla sinistra e quel senso di leggerezza che le sue parole gli hanno donato.
Accade lentamente e quasi si spaventa. Le mani di lui si posano leggere sulla sue spalle. Percepisce quella rigidità inamidata della quale sembra sempre preda ammorbidirsi appena e un sospiro gli sfugge dalle labbra.
<< Grazie, Gregory >> sussurra contro la sua spalla e Greg prova un’inaspettata sensazione di euforia. Sente che è persino troppo e per questo decide di sciogliere l’abbraccio lentamente. Evita il suo sguardo. Senza dire nulla afferra la giacca e si avvia alla porta. La apre ed esce, lasciando l’uomo più potente d’Inghilterra da solo in quella squallida stanza.
 
   
 
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