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Autore: Il cactus infelice    16/02/2019    1 recensioni
La guerra è finita, Harry Potter ha sconfitto il Signore Oscuro e ora tutti si apprestano a tornare alla normalità. Kingsley Shacklebolt è diventato il nuovo Ministro della magia, Hogwarts ha riaperto i battenti apprestandosi ad accogliere nuovamente gli studenti, linfa vitale del futuro della società magica. I morti per la giusta causa vengono ricordati con onore, i Mangiamorte che sono fuggiti vengono arrestati e chi ce l'ha fatta cerca di riprendersi la vita leccandosi le ferite e ricordando i cari persi.
Ci vuole tempo per guarire, per superare i traumi, c'è chi ci mette di più e chi un po' meno. Ma, in mezzo al dolore, tutto il Mondo Magico è felice per la sconfitta di Lord Voldemort. Tutti, eccetto Harry.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, I Malandrini, Il trio protagonista, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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NORMALITÀ

 

Quando il giorno dopo Harry si risvegliò al San Mungo fu quasi sorpreso di ritrovarsi sua madre accanto al letto. Nella confusione dell’altra sera e nel dormiveglia che lo aveva visto rincoglionito dagli antidolorifici aveva creduto si fosse trattato di un sogno - un bel sogno, certo - ma pur sempre un sogno e si era quasi rassegnato a tornare allo stato apatico e distruttivo che lo aveva contraddistinto in quegli ultimi mesi.
Perciò, quando si svegliò, rimase imbambolato a guardare i lunghi capelli rossi di Lily che le incorniciavano il volto perfetto su cui spiccavano due occhi verdi identici ai suoi. Sua madre era persino più bella di come appariva nelle foto o di come lui era riuscito a immaginarla.
La donna stava sistemando dei fiori in un vaso quando si accorse di lui.
“Ehi, sei sveglio!” lo salutò con un sorriso radioso. “Come ti senti?”
“Uno straccio. Ma sono stato peggio”, le rispose cercando di mettersi seduto, ma un dolore lancinante lo fece quasi stramazzare di nuovo e faticò a trattenere un gemito.
Lily gli corse subito in aiuto.
“So che probabilmente somigli a tuo padre, ma cerca di stare un attimo tranquillo”.
“A proposito, dov-“. 
Come se fosse stato richiamato con qualche forza mistica, James comparve proprio in quel momento sulla soglia della porta reggendo due tazze di caffè. 
“Ecco! Parli del diavolo e spuntano le corna”, commentò Lily sorridendo al figlio. 
“Stavate parlando di me?” 
“Stavo dicendo a tuo figlio di non agitarsi come facevi tu quando Madame Chips ti costringeva in infermeria”, lo prese in giro la moglie andandogli incontro. 
“Lo sai che non puoi costringere un Potter a letto”. 
Harry assistette a quel siparietto sorridendo tra sé e sé sentendosi il cuore più leggero. A dire il vero, non era ancora del tutto sicuro che non si trattasse di un sogno. Ma in ogni caso gli bastava solo non svegliarsi. 
“Tesoro, purtroppo la cannella non l’avevano. Va bene lo stesso?” chiese James passando una delle tazze a Lily. 
“Non ti preoccupare, tesoro”. 
“Sirius non è ancora tornato?” 
“A quanto pare Shacklebolt lo sta ancora strapazzando”. 
“Shaclkebolt?” fece Harry confuso. 
James si girò verso il figlio e gli andò subito incontro sedendosi accanto a lui sulla sedia. “Il Ministro vuole farci altri controlli. Nessuno capisce come siamo potuti tornare, perciò si vuole accertare che… Non siamo demoni, mostri o cose del genere”. 
Harry inarcò un sopracciglio. 
“Ma tranquillo. Gli abbiamo detto che non vogliamo perdere troppo tempo con questa storia, non finché non ti sarai ripreso completamente”, aggiunse Lily finendo il caffè. 
“Ma voi… Avete dormito stanotte?” chiese il ragazzo. 
“Abbiamo dormito per diciassette anni. Credo che fare le ore piccole sia il minore dei nostri problemi”. 
Effettivamente i suoi genitori sembravano così sereni, tranquilli e riposati. Come se non fossero mai morti e si comportavano con lui come se lo avessero visto tutti i giorni e lo conoscessero alla perfezione. Lui invece era quello confuso, sbigottito e spaventato. Soprattutto spaventato. Aveva paura di vederli dissolversi davanti a lui, scomparire, andarsene così come erano apparsi. 
Ma un bussare alla porta lo distrasse dalle sue elucubrazioni. 
“Ehi, disturbo?” 
“Kiki!” 
“Entra pure, cara”, la fece accomodare Lily. 
“Sono solo venuta a vedere come stavi”. 
“La McGranitt ti ha dato il permesso per uscire?” 
“Quale permesso? Ho usato il passaggio della strega orba per arrivare a Hogsmeade e poi mi sono Smaterializzata qui”. 
Harry ridacchiò cercando di mettersi comodo sul letto. 
“Mi stai già simpatica”, le disse James. 
“Dai, Jamie, non darle corda. Non dovrebbero uscire dal castello”. 
Karen lanciò un’occhiata ai genitori di Harry e poi guardò l’amico con un ghigno scettico ma divertito e il ragazzo le rispose con una scrollata di spalle. I due si capirono con quei semplici gesti.
Improvvisamente però il moro si rabbuiò. 
“Oh merda!” 
“Che succede? Ti fa male qualcosa?” esclamò sua madre spaventata.
“Felpato!” 
“Sirius? Che c’entra lui?”
“No, non Sirius. Il mio cane. Felpato! L’ho lasciato nella Stanza delle necessità. Sarà spaventato. Forse è morto di fame!” 
Kiki gli strinse un braccio per tranquillizzarlo. “Non ti preoccupare. Vedrai che starà bene. Andrò a recuperarlo io”. 
“Puoi farlo?” 
“Certo. Basta che mi dici dove cercarlo”. 
Harry spiegò all’amica come fare per trovare Felpato nella stanza delle necessità e la ragazza corse subito via promettendo che sarebbe ritornata presto. 
“Perché tieni un cane ad Hogwarts?” gli chiese Lily guardando il figlio perplessa. 
“Perché era solo e abbandonato. Non potevo lasciarlo per strada”. 
La donna sospirò e decise di lasciar perdere. Non importava se fino a poche ore prima fosse defunta, sarebbe sempre rimasta ligia alle regole.  

 

Alla fine anche James e Lily si erano dovuti allontanare, “ma solo per un po’" avevano promesso. Sirius era rimasto in stanza con Harry e stava sfogliando la Gazzetta del Profeta di quel giorno, troppo distratto per capire qualcosa di quello che leggeva. Continuava a lanciare occhiate al figlioccio che sonnecchiava nel letto del San Mungo e già in un paio di occasioni aveva dovuto allontanare dei giornalisti che erano venuti a curiosare. Come fossero venuti a sapere che Harry era in ospedale era… Be’, in realtà non era un mistero, sicuramente qualcuno dello staff se lo era lasciato sfuggire.
In ogni caso, ora che era tornato, non avrebbe più permesso che ad Harry succedesse qualcosa. Già il fatto che fosse rimasto ferito in quel modo lo lasciava basito, ma aveva già guardato storto Shacklebolt a sufficienza per tutto il tempo che lo aveva trattenuto al Ministero per fare i controlli.
Rimase a osservare il ragazzo un po’ di più; forse per la stanchezza, forse per la preoccupazione, ma gli sembrava quasi che qualcosa lo tormentasse, un incubo o…
“Ehi, disturbo?” una ragazza ferma sulla soglia della porta lo distrasse dai suoi pensieri.
Anche Harry parve svegliarsi di colpo - o forse non stava dormendo affatto - e si voltò subito verso Karen che gli sorrideva.
“Ti ho portato una cosa…”, disse la ragazza un po’ titubante. “Sentiva la tua mancanza”.
Il piccolo Felpato saltò da sotto la giacca della ragazza sulle coperte del letto e lasciò un paio di leccate vivaci e vigorose sulla guancia di Harry.
“Felpato! Per fortuna stai bene”.
“Hai chiamato quel cane come me?” chiese Sirius leggermente sbigottito.
“Be’ sì, è tutto nero”.
Karen non stava capendo molto di quel dialogo, ma lasciò stare. 
“Comunque, non ci siamo ancora presentati. Io sono Sir…”. 
“Lo so!” Lo interruppe la ragazza. “Qualche anno fa le tue foto erano un po’ ovunque”. 
Sirius ridacchiò ma le porse la mano lo stesso. “Io sono Karen”. 
Poi la ragazza tornò a rivolgersi all’amico: “Harry, se vuoi te lo tengo io finché sei qua”. 
“Possiamo farlo noi”. 
James e Lily entrarono nella stanza piuttosto allegri. La signora Potter si era legata i capelli in una morbida treccia, e stranamente i capelli del marito erano più pettinati del solito. 
“Shacklebolt ci ha dato il permesso di tornare alle nostre vite”. 
“Come?” 
“Be’, non può tenerci tutto il tempo sotto sorveglianza. Siamo noi, siamo normali… Se ora siamo qui possiamo tornare alle nostre vite. Intanto, cercherà di capire come abbiamo fatto a tornare in vita. E visto che i giornali ne parleranno, dirà che ci siamo finti morti per nasconderci da Voldemort”. 
“E Remus e Tonks? E Fred?” chiese Harry. 
“Be’, loro… Non credo che la gente ricordi tutti quelli che sono morti nella battaglia finale”. 
Il ragazzo nel letto annuì lentamente, senza sapere esattamente che pensare. Era contento, certo, ma… Perché dovevano sempre esserci dei ma nella sua testa?
“Pensavamo di ricostruire la nostra vecchia casa a Godric’s Hallow”, concluse James. “Quindi, Harry… se ti va… sì, insomma… Stare con noi, quando ti avranno dimesso da qui”. 
Harry guardò i genitori come se vedesse due alieni davanti a sé. 
“Ma se non vuoi capiamo. Sei già grande e…”. 
“Sì, okay!” esclamò il ragazzo quasi troppo in fretta. “Va bene”. Il cane si lasciava coccolare tra le sue braccia. 
“D’accordo!” sbottò a quel punto Kiki allontanandosi verso la porta. “Io intanto me ne vado. Ho delle cose da studiare. Ci vediamo, Harry”. 
“Salutami gli altri, Kiki”. 
“Sarà fatto”. 
Harry coccolò il cane in silenzio per un po’ cercando di assimilare quelle ultime informazioni. Godric’s Hollow. Con i suoi genitori. A casa. 
Temeva ancora che tutto quello fosse soltanto un bel sogno e che presto si sarebbe svegliato. 

 

Harry era in ospedale da qualche giorno ormai e ne aveva le scatole piene. Voleva tornare alla sua vita normale - anche se era evidente che non sarebbe stata la stessa vita di prima - voleva tornare ad Hogwarts dai suoi amici e mangiare al banchetto della Sala Grande. Il cibo del San Mungo faceva davvero schifo.
Si tirò su dal water con un po’ di fatica, i punti al fianco gli tiravano e gli sembrava di avere ancora le budella sconquassate, e gettò la sigaretta dentro tirando lo sciacquone. Purtroppo i suoi incubi non gli avevano ancora dato tregua e nemmeno quel senso di malessere.
Continuava a chiedersi… Perché i suoi genitori? C’erano tante altre persone che erano morte durante la guerra, genitori che avevano perso i figli, eppure… Era stato scelto lui, erano state scelte le persone alle quali lui voleva bene.  Amos Diggory aveva tutto il diritto di riavere indietro suo figlio Cedric, anche le famiglie di Colin Canon e Lavanda Brown sarebbero state felici di riabbracciare i loro figli. 
Voleva sbattere la testa contro il muro per non pensarci più, per non sentire più queste assillanti voci che lo tormentavano e lo facevano sentire in colpa. 
Si asciugò in tutta fretta una lacrima e uscì dal bagno, proprio nel momento in cui Remus e Tonks facevano il loro ingresso con il piccolo Teddy. 
Harry sorrise alla coppia e la Metamorfomagus corse subito ad abbracciarlo. 
“Perdonaci, volevamo venire a trovarti prima ma mia madre ci ha praticamente tenuti in ostaggio”. 
“Non c’è problema”.
“Una cosa pazzesca. Volevo quasi morire di nuovo per non doverla più sopportare”. Fu una semplice battuta ma per Harry ebbe l’effetto di una doccia gelata. Cercò di non darlo a vedere. 
“Tu come stai, Harry?” gli chiese Remus premuroso come al solito. 
Il ragazzo scrollò le spalle e si sedette sul letto. “Meglio. Stanco. Ho fame. Il cibo qui fa schifo”. 
“Oh, certo che lo è. Credo che gli ospedali abbiano una regola specifica sul servirti cibo schifoso”,   scherzò Tonks. 
“Voi come state? Teddy?” 
“Teddy è il bambino più tranquillo che abbia mai visto. Non piange quasi mai se non quando ha fame”. 
“Avrà preso da te, tesoro”. 
“Lo vuoi prendere in braccio?”
Harry annuì e Remus gli passò subito il neonato in braccio. Immediatamente i capelli del piccolo si tinsero di rosso. Il ragazzo sorrise nel guardare quella minuscola creatura dormire profondamente tra le sue braccia, indisturbato e ignaro delle brutture del mondo. E forse ora, con i suoi genitori lì con lui, la maggior parte di quelle brutture gli sarebbero state risparmiate.  
Forse era arrivato il momento di godersi, per una buona volta, la vita.  

 

*** 

 

Finalmente arrivo con un capitolo un po’ più leggero e tenerino.
Ce la farà il nostro Harry a ritornare sulla retta via o continuerà sulla perdizione dell’alcol e dell’autolesionismo??
Lo scopriremo nella prossima puntata!!

Saluti!
Cactus. 

 

   
 
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