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Autore: Altair13Sirio    16/02/2019    1 recensioni
Non è mai stato facile vivere la vita dell'eroe per Robin, così come per Cyborg, Stella, Corvina e BB. Nonostante tutto, i Teen Titans sono riusciti a superare quel senso di "strano" che li circondava ovunque andassero e hanno deciso di andare avanti; sono diventati una famiglia, le loro amicizie e i loro amori si sono intrecciati e dopo tanto tempo finalmente i cinque eroi hanno capito cosa dovevano fare.
Tutto questo può sembrare normale agli occhi di un adulto, capace di comprendere quali siano i doveri di un supereroe e le difficoltà che porta questo tipo di vita, ma agli occhi di una bambina? Una piccola bambina eccentrica e piena di vitalità, incapace di vedere il male nella gente, come può vivere una situazione simile e in che modo potrà mai crescere se non riesce a distinguere il bene dal male?
Luna è una bambina cresciuta sotto una campana di vetro e che è sempre stata a contatto con questo mondo, vivendolo in prima persona; il suo amore per la sua famiglia è eguagliato solo dal suo desiderio di vivere la vita liberamente, incontrando tante persone e amici nuovi. Ma sarà difficile attuare questo sogno, essendo lei la figlia di un supereroe.
Genere: Azione, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Titans Legacy'
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Luna non si aspettava di passarla liscia per quello che aveva fatto, e infatti le fu chiarito lungo la strada di casa che i suoi genitori avrebbero preso delle misure cautelari per farla riflettere su ciò che aveva fatto.
<< E’ per farti capire che a volte non puoi semplicemente fare le cose di testa tua, Luna. Ci sono delle regole che vanno rispettate per un motivo ben preciso. >> Le disse suo padre prima di farla salire sulla T-Mobile con Cyborg, BB, Corvina e Stella. Lui li seguì con la moto, ma non si perse niente di quello che accadde nell’auto. Luna era rimasta in silenzio per tutto il tempo dopo aver salutato Jella e per tutto il tragitto di casa rimase seduta in mezzo alla madre e alla K’Norfka a fissarsi le mani.
Quando tornarono a casa le fu detto di andare in camera mentre gli adulti discutevano sul da farsi. Corvina andò con lei dopo aver detto agli altri di non andarci troppo pesante.
Luna era cupa, forse infastidita da come erano andate le cose. Non voleva quell’epilogo, non voleva fare nulla di male e i Titans lo sapevano… Quindi perché le sembrava di essere stata appena condotta in carcere?
Corvina la aiutò a togliersi il costume fatto a mano e mentre la spogliava le chiese osservando i vari pezzi che lo componevano:<< Hai davvero fatto tutto questo da sola? >>
Luna si voltò dopo aver infilato la testa dentro un maglione verde e annuì, poi andò a cercare dei pantaloni.
<< Sai cucire? >> Le chiese perplessa la donna osservandola mentre rovistava dentro a un cassetto.
<< Ho imparato proprio perché volevo fare questo. >> Rispose la bambina senza un tono di voce chiaro. Corvina si sentì in colpa per quel suo stato d’animo. Non capiva se Luna fosse arrabbiata o meno.
Corvina rimase in silenzio e osservò la ragazzina che ripiegava il suo costume da supereroina e andava a riporlo con cura in un cassetto dell’armadio. Poi Luna andò verso il letto e ci si sedette sopra con pesantezza. Rimasero in silenzio per un po’, con Corvina che non riusciva a capire che cosa le passasse per la testa.
<< Sai, Luna… >> Cominciò la K’Norfka nel tentativo di far ragionare la sua protetta. << A volte compiamo delle azioni che sembrano essere quelle giuste, ma poi ci rendiamo conto che i nostri piani sono pieni di imperfezioni. Non devi prendertela per questo, a tutti capita di… >>
<< Lo so, K’Norfka. >> La precedette Luna sbuffando. << So bene che mi volete tutti bene e questo non cambierà le cose tra noi… So che ci sono regole che vanno rispettate e che io le ho infrante in modo eclatante. Però… Ogni volta che faccio qualcosa di buono, finisco solo per fare danni. >>
Luna abbassò lo sguardo di colpo. Passò dall’avere un tono infastidito ad apparire sconsolata e senza speranze. Era la prima volta che Corvina la sentiva parlare in quel modo così pessimista, non riusciva a credere che quella fosse la sua Luna. E in quali situazioni avrebbe causato danni?
<< Non esagerare ora… Sei solo delusa che il tuo piano non sia andato come speravi. Da una parte è una fortuna che tu non abbia incontrato nessun malintenzionato. >> Disse la maga cercando di far calmare la bambina, ma non sembrò avere effetto.
<< Ah no? Non faccio che causare guai! Vi faccio preoccupare in continuazione! Che razza di figlia farebbe questo alla sua famiglia? >> Luna cominciò a dondolare le gambe sempre più velocemente, rendendo evidente quanto fosse frustrata.
Corvina esitò a rispondere. Non sapeva come trattare con Luna in quelle condizioni, non le era mai capitato che diventasse così testarda e pessimista. << Robin ha detto che è contento che tu faccia così. >> Disse. << E’ una cosa normale fare le proprie esperienze e questo ci porta delle volte ad andare contro tutto e tutti… >>
<< Non è normale! >> Esclamò Luna a testa bassa. Corvina rimase in silenzio, perplessa. << Non sono normale io! Io sono… Sono qualcosa di diverso. I bambini normali non fanno queste cose… Io… >>
La bambina si interruppe come se non riuscisse più a trovare le parole. Era evidente che fosse più triste di quanto volesse dimostrare, c’era qualcosa di diverso in lei come se l’essere scoperta l’avesse profondamente delusa. Poi la donna si ricordò delle parole che le aveva sentito pronunciare giocando alcuni giorni prima.
Perché tu sei un mostro.

Corvina sentì una profonda malinconia scendere su di lei mentre guardava il volto della bambina spegnersi gradualmente. Per un attimo le era sembrato che Luna avrebbe usato quelle stesse parole su sé stessa, ma alla fine si era trattenuta. Sembrava che stessero pensando alla stessa cosa contemporaneamente perché Luna Bianca si mise a evitare lo sguardo della K’Norfka.
Corvina non sapeva bene come fare per tirare su di morale Luna, ma sapeva che non poteva lasciare che credesse cose simili di sé. Doveva aiutarla a riprendere fiducia di sé, e forse aveva in mente l’idea giusta per farlo.
Senza dire nulla, la maga andò a sedersi accanto alla bambina che si fece ancora più piccola e fece finta di non vederla. Lentamente, Corvina prese il viso di Luna tra le mani e lo adagiò lentamente al proprio petto, abbracciando amorevolmente la bambina. Luna rimase colpita da quell’improvviso gesto di affetto, specialmente dal fatto che fosse Corvina ad elargirlo.
<< Non c’è niente di strano in te, Luna. Sei una bambina dolcissima e sei molto altruista. Se c’è qualcosa che ti fa pensare di non andare bene per questo mondo, è un problema degli altri! >> Esclamò decisa la maga. Sapeva che non poteva convincere Luna solamente con le parole, ma sperava che offrendole tutto il suo affetto la bambina potesse capire che il motivo per cui pensava a tutte quelle cose negative era perché era solo infastidita, forse addirittura delusa. Ma tutte quelle cattiverie che veleggiavano nella sua mente su di sé non erano assolutamente vere.
Luna inizialmente non sembrò recepire il messaggio, ma poi iniziò lentamente a sospirare e alzò le braccia per abbracciare la K'Norfka.
<< Va bene, K'Norfka… >> Mormorò tra i singhiozzi. << Ti credo. E' solo che… Sono confusa. >>
Corvina sentì il cuore spezzarsi quando Luna pronunciò quelle parole. Sentiva che avrebbe pianto, ma non poteva cedere proprio ora che era riuscita a far capire alla bambina quanto importante lei fosse veramente.
La maga sospirò e riuscì a recuperare la compostezza, poi raddrizzò la schiena e sorrise a Luna. << Che ne dici se facciamo una lezione speciale di meditazione? Penso che potrebbe aiutarti a rilassarti… >> La bambina la guardò con gli occhi lucidi e sembrò sul punto di scoppiare dalla gioia.
All’improvviso Luna saltò giù dal letto e alzò le braccia al cielo urlando estatica:<< Evvai! >> Sembrava aver completamente dimenticato ciò che era successo negli ultimi minuti. Sembrava essere tornata la solita, vecchia Luna Bianca.
<< D’accordo, allora facciamo un po’ di spazio prima… >> Disse Corvina agitando un dito, facendo sollevare da terra i giocattoli sparsi che impedivano di prendere posto comodamente e mettendo in ordine i peluche e cuscini che di norma stavano sul letto. Luna rimase a osservare con meraviglia come gli oggetti volavano attraverso la stanza al semplice gesto della K’Norfka. Le sarebbe piaciuto molto riuscire a fare quelle cose, ma non sembrava esserne ancora in grado; però era sulla buona strada per imparare, e le loro lezioni speciali non potevano che aiutare.
Corvina si alzò dal letto e andò al centro della stanza. << Adesso siediti eseguendo la posizione di meditazione… >> Disse sedendosi a terra e incrociando le gambe.
Corvina prese un respiro profondo e chiuse gli occhi. Luna osservò il suo petto ingrandirsi e poi restringersi, prima che la maga si sollevasse da terra e incominciasse a fluttuare nella stanza. Impaziente di cominciare, Luna si sedette a terra allo stesso modo e prese dei bei respiri, ma non successe nulla.
<< Sei troppo tesa. Devi svuotare la mente! >> La ammonì Corvina quando si accorse che la bambina stava avendo difficoltà a concentrarsi.
Luna annuì d’accordo con lei e cercò di calmarsi. Si diede un paio di colpetti sulle guance e chiuse gli occhi con forza, cercando di dimenticare tutto quanto. Riprese a respirare con calma. Due respiri, belli profondi.
La ragazzina adesso era calma. Sentiva il proprio corpo leggero, fluttuava nel buio della sua mente svuotata. Era svuotata? Le sembrava di esserci riuscita, ma perché si sentiva ancora così sveglia allora? Luna riusciva a sentire tutte e due le sue braccia, le sue gambe, persino le punte delle dita dei piedi erano ben vive. Non era sicura che il suo tentativo di svuotare la mente stesse funzionando. La K’Norfka le aveva detto che era troppo tesa, ma pensava di essersi rilassata dopo del suo consiglio. Forse no. Forse sì invece, ma il problema era un altro: la sua mente era ancora attiva.
Quello non era solo per via dell’eccitazione di poter fare una nuova lezione con Corvina; Luna aveva visto così tante cose durante la giornata che le veniva impossibile dimenticarle tutte all’improvviso. Per un giorno si era sentita come la protagonista di una avventura come quelle che c’erano sui fumetti dello zio BB; era stata un’eroina, poi una damigella in pericolo, la spettatrice di un duello mozzafiato e infine una fuggitiva! Erano successe così tante cose che Luna aveva paura di non riuscire a prendere sonno quella notte per l’eccitazione.
<< Luna, sei distratta. >> Le disse Corvina interrompendo il filo dei suoi pensieri.
<< Scusa K’Norfka… >> Si affrettò a dire lei aprendo gli occhi e abbassando la testa.
Corvina agitò le mani mentre il suo corpo cominciava a scendere verso terra. << No, non c’è bisogno di scusarti. E’ stata una giornata movimentata, è normale che tu sia ancora emozionata. >> Disse posandosi a terra. << Immagino che tu ti sia divertita. >>
<< Oh sì! >> Esclamò Luna con un sorriso radioso stampato sul volto. << Ho visto un sacco di cose! >>
Corvina sorrise. << E sei riuscita a raggiungere il tuo obiettivo di “fare l’eroina”? >>
Luna stava per rispondere, ma poi si interruppe. Quella era la prima volta che le chiedevano dettagli sulla sua giornata da eroina in città, ma non era sicura di volerne parlare nei particolari. Anche Rosso-X le aveva detto di non dire niente ai suoi genitori, e poi aveva paura di far preoccupare ancora di più la sua famiglia con il racconto della sua avventura. Avrebbe tanto voluto parlare di come aveva affrontato a testa alta i banditi che volevano scassinare quella porta, o raccontare lo scontro tra Rosso-X e l’altro cattivo mascherato che si era avvicinato a lei, ma alla fine preferì tacere.
<< No… >> Mormorò con una punta di risentimento.
Corvina non sembrò triste di quello, nemmeno sollevata. Con un sorriso comprensivo le disse che avrebbe potuto provare quelle emozioni un’altra volta, un giorno in futuro, se avrà voluto.
<< Per farti concentrare meglio… >> Disse poi la maga avvicinandosi goffamente a Luna. << Questa volta faremo lezione così. >>
Senza dire altro, Corvina si girò e si posizionò al fianco della bambina. Con un braccio le cinse un fianco e la portò più vicina a sé, poi le mandò un sorriso rassicurante. Per concentrarsi doveva sentirsi prima al sicuro, protetta. In compagnia della sua K’Norfka avrebbe potuto immergersi nella vastità della sua mente.
<< Adesso prendi un bel respiro e chiudi gli occhi. Cerca di rilassarti. >> Disse Corvina raddrizzando la schiena e stringendo Luna a sé.
La bambina sembrò perplessa. << Ma K’Norfka, abbiamo detto che non riesco a concentrarmi così… >>
<< Tranquilla. Tu segui le mie istruzioni e il resto verrà da sé. >> La rassicurò la maga.
Luna, ancora un po’ titubante, annuì decidendo di fidarsi della sua K’Norfka e chiuse gli occhi come le era stato indicato. Poi prese a respirare profondamente, seguendo il ritmo dettato dal respiro della maga. Adesso riusciva a identificare chiaramente sé stessa e Corvina in quello strano abbraccio, ma i pensieri non se ne andavano; anzi, ce n’erano altri per via dell’insolita situazione in cui erano finite.
Corvina cominciò a parlare quando le sembrò che la bambina si fosse rilassata abbastanza. << Riesci a sentire il mio corpo accanto a te? Siamo in contatto, un’unica cosa. >>
<< Sì… >> Mormorò la bambina tenendo gli occhi chiusi. Il contatto con la sua K’Norfka in quel momento era la cosa più forte che riusciva ad avvertire.
<< Concentrati sui nostri corpi. Siamo un’unica cosa, un ammasso di energia compatto. >> Continuò Corvina.
Luna cercò di seguire le indicazioni della maga. Si sforzò di immaginarsi al buio con lei e di rappresentare unicamente la loro unione, non importava come. Erano energia, come aveva detto Corvina, quindi anche un punto di luce sarebbe bastato.
Corvina strinse Luna a sé con più forza. << Concentrati solo su questo. Voglio che continui a figurare questa immagine nella tua mente finché non è rimasto nient’altro. >> Le disse con voce chiara.
Luna annuì decisa e decise di concentrarsi al massimo. L’immagine di lei e la sua K’Norfka sedute l’una accanto all’altra, il vuoto che le circondava, l’energia pura che la loro unione emanava. Ogni cosa la portava sempre più vicino all’obiettivo.
<< Ora, appena sei pronta, preparati a spingerti più lontano che puoi. Voglio che ti lasci andare! Lascia alle spalle sia te che me e tuffati nel vuoto! >> Corvina diede a Luna il tempo di prepararsi a quel salto e poi le diede il via.
Fu Luna a decidere quando andare. Fu lei a capire quando sarebbe arrivato il momento giusto per lasciarsi andare al buio. Quella sensazione di essere in mani unicamente sue era la stessa che aveva provato nel suo giro di pattuglia in città, quel pomeriggio.
Stava precipitando nel vuoto, sentiva la sua coscienza svanire a mano a mano che sprofondava, eppure non aveva paura. Era tutto una sua scelta, era tutto sotto controllo. Qualunque cosa sarebbe successa, l’avrebbe affrontata.
 
*
 
Luna aprì gli occhi e sbatté le palpebre con fastidio ritrovandosi i raggi del sole colpirle dritto sulle iridi. Sollevò istintivamente una mano per farsi un po’ d’ombra e cercò di guardarsi intorno.
Era sdraiata su una spiaggia che circondava un piccolo lago su cui torreggiava una cascata altissima. Lo scroscio dell’acqua che scendeva giù non cessava mai, eppure era rilassante. Dopo che fu riuscita a mettere a fuoco meglio i dintorni, Luna riconobbe quel luogo.
Ci era riuscita! Era riuscita a tornare laggiù con l’aiuto della K’Norfka. Era tutto come lo ricordava: i fiori, l’acqua, la luce… Quel posto era rimasto in attesa che lei tornasse per esplorarlo ancora. Anche i fiori che aveva portato con sé erano ancora lì.
Si alzò in piedi ad ammirare meglio quella meraviglia e subito sentì i suoi piedi sprofondare nella sabbia. Abbassò lo sguardo e si osservò mentre si sgranchiva le dita dei piedi, facendo scivolare via i granelli di sabbia che vi si erano incastrati in mezzo. Sorrise quando avvertì una sorta di solletico, poi fece qualche passo e osservò come i suoi piedi venivano inglobati dalla sabbia asciutta.
Luna avanzò fino alla riva a passi ampi e goffi, guardando sempre le proprie impronte che venivano coperte da altra sabbia. Quando fu arrivata sulla sabbia bagnata cominciò a lasciare segni sempre più vividi e simili ai propri piedi. Si fermò prima che le piccole onde potessero bagnarla.
Arrivata a quel punto non sapeva veramente cosa sarebbe stato meglio fare. Poteva bagnarsi in quel lago e rimanere là per tutto il tempo necessario a ritrovare la calma, oppure continuare a camminare alla ricerca di qualcosa in quel vasto mondo ancora tutto da scoprire… Però lasciare quel luogo avrebbe significato rischiare di non farci più ritorno, e c’erano ancora tante cose che voleva scoprire di quella montagna prima di andare avanti.
I suoi occhi si alzarono fino alla punta del monte davanti a sé, dove le nuvole si addensavano quasi come se fossero attirate da esso. Era così invitante e misterioso… Le altre montagne in lontananza erano troppo distanti per essere raggiunte presto e in più sembravano essere addirittura più alte di quello. Se si ritirava ora non sarebbe riuscita a scalare le prossime.
Così Luna si decise ad avanzare e con calma mise un piede nell’acqua. Era fredda, ma non le dava fastidio. Era come se fosse immersa in una nuvola di torpore che le rendeva impossibile avvertire gli effetti negativi del freddo o del caldo, nonostante fosse capace di gioirne. I suoi sensi erano acuti e sensibili, però allo stesso tempo il suo corpo sembrava intorpidito.
La bambina continuò ad avanzare verso il centro del lago. L’acqua la circondava e saliva sempre di più a mano a mano che andava avanti. Il suo vestito bianco si allargava e sembrava quasi lasciare una scia dove passava la bambina; le sue pieghe si gonfiavano, poi si appiattivano a ogni movimento del corpo di Luna. Si ritrovò infine con l’acqua alle spalle e a quel punto Luna decise che sarebbe stato più facile continuare a nuoto, piuttosto che cercare di mantenere asciutta la testa; quindi prese un bel respiro e si tuffò in avanti dandosi una bella spinta sott’acqua.
Luna avanzò tenendo gli occhi aperti, scoprendo che l’acqua non le dava alcun fastidio. Le sfuggì una risatina emozionata quando ammirò il fondale sabbioso e immacolato di quel lago e dovette risalire in superficie per prendere aria. In realtà era sicura che avrebbe potuto anche fare a meno di respirare in quel mondo immaginario, ma perché sforzarsi per qualcosa di futile quando poteva vivere quell’esperienza nel modo più genuino possibile?
Una volta fuori dall’acqua, Luna scosse vigorosamente la testa per spostarsi i capelli davanti alla faccia e riprese fiato. Rimase qualche istante a galleggiare serenamente lì in mezzo, mentre intanto i suoi occhi si posavano sulla cascata che continuava con il suo rombo rilassante, adesso fattosi più vicino. Con un grosso sorriso stampato in faccia, la bambina riprese a nuotare in avanti e cercò di avvicinarsi il più possibile alla riva rocciosa.
Non voleva finire direttamente sotto la cascata perché poteva essere pericoloso, ma aveva intenzione di salire più in alto possibile sulla montagna, e una volta in cima avrebbe ammirato quel mondo dall’alto con soddisfazione.
Girò attorno alla cascata alla ricerca di un punto dove poter uscire dall’acqua e lo trovò in un ammasso di scogli. La roccia era asciutta e non c’era pericolo di scivolare, quindi Luna si aggrappò a una sporgenza e si issò sopra a uno scoglio per sedersi e asciugarsi. Mentre si raccoglieva i capelli zuppi e pesanti dietro la testa per strizzarli, osservò con curiosità il lago da cui era appena emersa: l’acqua non sembrava così profonda vista da lontano, ma una volta entrataci si era resa conto di non poter toccare fino in fondo.
Gli occhi di Luna si posarono sulla riva da dove era partita e avvistò il mazzo di fiori raccolti durante la sua ultima visita a quel luogo. Purtroppo non poteva portarli ancora con sé, sarebbe stato difficile arrampicarsi sulla montagna con quel mazzo al seguito; però riusciva a vedere da lì che erano ancora tutti bianchi, come anche il suo vestito. Non sapeva se la sua idea fosse corretta oppure no, però doveva significare che ancora non aveva raggiunto il suo obiettivo. Avrebbe notato un cambiamento, quando lo avrebbe raggiunto.
Luna rabbrividì e cercò di asciugarsi un po’ anche il vestito. Avrebbe voluto avere un elastico per potersi legare i capelli, invece che lasciarli bagnati sulle proprie spalle. Non la preoccupava il fatto che fossero bagnati, in fondo quello era un mondo immaginario, ma aveva paura che potessero appesantirla durante la sua scalata…
Il suo sguardo si posò per qualche motivo alla propria sinistra: era come se qualcosa l’avesse attirata lì, e quando lo aveva fatto si era accorta di avere accanto proprio un elastico per i capelli. Bianco, sottile, sembrava essere lì proprio per lei.
Luna si guardò intorno confusa, chiedendosi se ci fosse qualcuno nei paraggi che avrebbe potuto mandarglielo, ma si rese conto che era impossibile una cosa del genere. Si limitò a raccoglierlo in fretta senza farsi altre domande e poté così legarsi i capelli in una coda alta.
Luna poi guardò in alto verso la montagna. Vista da lì incuteva molto timore, sembrava essere ancora più alta di prima e le nuvole che vi si addensavano di sopra le conferivano un’ombra minacciosa. Eppure non poteva essere così male: da lassù scendeva una meravigliosa cascata, e l’acqua era vita. Un luogo che generava la vita non poteva essere così spaventoso. Così Luna si alzò in piedi e si preparò a scalare la montagna.
Prima doveva arrampicarsi sugli scogli fino ad arrivare alla base del monte. Cominciò cercando un appiglio sicuro sullo scoglio direttamente sopra a lei: non voleva rischiare di scivolare e cadere di nuovo in acqua dopo essersi cominciata ad asciugare. Fece attenzione a non perdere la presa e rimase aggrappata alla roccia finché non fu sicura di poter lasciare la presa e mettersi in piedi.
Saltando da un masso all’altro, la bambina arrivò fino alla parete rocciosa compatta e scura della montagna. A prima vista non sembravano essersi appigli da sfruttare per salire verso la cima, ma Luna si spostò girandovi attorno e scoprì che sul lato nascosto dalla cascata c’era quello che sembrava tanto un percorso fatto apposta per la scalata: nella roccia era presente una fenditura che si estendeva fino alla cima, larga abbastanza per passarci in mezzo e piena di spazi dove appoggiarsi per scalare in sicurezza la montagna. Era da là che sarebbe partita!
Con molta cautela, Luna Bianca mise un piede in una fessura all’interno della fenditura e controllò che fosse abbastanza resistente per reggere il suo peso. Anche se si trattava di un sogno, non avrebbe voluto rischiare di precipitare durante la sua scalata, avrebbe rischiato di perdere la concentrazione. Dopo alzò lo sguardo e cercò un appiglio per le mani e ne trovò uno proprio poco sopra la sua testa. Sembrava che quel percorso fosse stato fatto apposta per lei.
Luna prese un bel respiro per calmarsi, poi contò fino a tre e si spinse in alto facendo leva sui punti di appoggio. Rimase in equilibrio per un paio di secondi prima di trovare un’altra sporgenza dove aggrapparsi e procedere ancora. Continuò così mantenendo un’andatura lenta, prendendosi il tempo di ragionare per trovare la strada migliore per salire. Era contenta di aver potuto legare i capelli con quell’elastico, così avrebbe avuto molta più libertà di movimento invece che doversi preoccupare dei capelli bagnati e pesanti sulle spalle per tutto il tempo.
La cascata alle sue spalle continuava il suo corso inarrestabile. Adesso che vi era così vicina il fragore dell’acqua non era più tanto rilassante… Anzi le metteva una certa apprensione, facendole pensare di poter sbagliare in qualsiasi momento.
Dopo aver continuato ad avanzare come se fosse su una scaletta, Luna raggiunse una sporgenza dove c’era abbastanza spazio per riposare. Poggiato l’avambraccio destro si issò con tuta la sua forza e rotolò su un fianco per sistemarsi su quel piano che, in quel momento, si rendeva veramente opportuno. Rimase qualche minuto sdraiata a riprendere fiato.
Luna pensava che non avrebbe più respirato: aveva trattenuto il respiro per tutto il tempo, e anche se quello era come un sogno e non aveva necessariamente bisogno di respirare, ne aveva realmente sentito gli effetti!
Era stato fantastico arrampicarsi sulla sporgenza rocciosa fino a là, un vero spasso. Luna era ancora estatica. Però era stato anche molto spaventoso; Luna aveva fatto qualcosa che prima mai aveva tentato di fare. Era stata un’esperienza nuova, completamente alla cieca; e aveva funzionato. Era stato tutto molto emozionante, però ora aveva bisogno di riprendere fiato.
Mentre boccheggiava con lo sguardo puntato verso la cima, un bagliore attirò la sua attenzione. Luna si tirò su e spostò le gambe per sedersi sulla sporgenza e osservare meglio quello strano fenomeno che l’aveva attirata: a fianco della cascata si era formata una nube multicolore, come un’onda. Era precisa ed eterea.
Luna sapeva cosa fosse l’arcobaleno, sapeva anche come si formava; tuttavia assistere a un evento così peculiare la riempiva sempre di emozione, e in più da così vicino! Riusciva anche a vedere le goccioline d’acqua che formavano quell’arcobaleno muoversi nell’aria, cadere verso il basso e dividersi. Una miriade di minuscoli specchi che brillavano davanti ai suoi occhi. Tutto quello era così magnifico!
Bene! Si disse decisa. E’ ora di raggiungere la cima!
Luna si rialzò e si voltò ad osservare la parete che le rimaneva da scalare. Non era rimasta molta strada da fare, per qualche motivo una volta iniziata la salita le era sembrata molto meno lunga di quanto sembrasse da terra.
La bambina si stiracchiò un poco per prepararsi a salire e si avvicinò al muro, dove la attendeva una fenditura simile a quella che aveva sfruttato per arrivare fino a là che si estendeva fino al suo obiettivo. Iniziò a scalare la parete e continuò con calma come prima, abbassando lo sguardo di tanto in tanto per controllare che stesse mettendo i piedi nei posti giusti. Dopo aver fatto quella pausa e aver ammirato la cascata e il paesaggio da là sopra, Luna aveva cominciato a scalare la montagna con molta più calma. Si sentiva in pace con il mondo intero mentre metteva alla prova sé stessa in quella sfida.
Mancava poco alla vetta. Ancora uno sforzo per coprire i pochi metri rimasti fra sé e l'obiettivo e poi tutta la fatica e l'attesa sarebbero state finalmente ripagate. Le sembrava quasi di sentire un'energia misteriosa spingerla verso l'alto, incitandola a non mollare. Sì, lì sopra doveva esserci qualcosa che la stava chiamando, riusciva a sentirlo.
Luna allungò la mano fino al bordo della cima e strinse con decisione le dita per assicurarsi una presa salda. Con forza ritrovata dopo quella scalata estenuante, si issò verso l'alto per un ultimo sforzo e usò l'altro braccio per ancorarsi più in dentro nel sul punto di arrivo. Ci volle un minuto perché la bambina potesse considerarsi arrivata e potesse quindi sdraiarsi a terra con gli occhi al cielo per riprendere fiato, ma quando si ritrovò solo le nuvole davanti Luna si sentì veramente soddisfatta.
Sentiva l'erba accarezzarle la pelle. Si abbandonò a un sospirò che mandò via ogni segno di stanchezza. Era arrivata più lontano di quanto potesse mai immaginare, aveva fatto un viaggio incredibile grazie all'aiuto della sua K'Norfka e non vedeva l'ora di raccontarle tutto quello che aveva visto… Ma prima c'era qualcos'altro da fare.
In cima a quella montagna c'era qualcosa che attendeva solo di essere scoperto da lei. Luna aveva cominciato a sentirsi come se la montagna la stesse chiamando a mano a mano che si era avvicinata ad essa, e ora che vi era in cima riusciva quasi a sentirla gridare.
Ancora stordita per la fatica, ruotò la testa verso l'interno della radura dove si trovava per cercare qualcosa che potesse giustificare quella sensazione. C'era una intensa luce partire dal centro; era di un tenue verde acquamarina e sembrava avvolgere qualcosa dentro di esso. La luce, come una fiamma, saliva verso l'alto e vorticava in un senso innaturale ma molto rilassante.
Luna si girò e tentò di rialzarsi per andare a vedere che cosa ci fosse lì, ma proprio dopo essersi rimessa in piedi sentì una grande confusione e tutto attorno a lei cominciò a ruotare furiosamente finché il paesaggio non divenne come la tavolozza sporca di un pittore: un ammasso indefinibile di colori che andavano a perdere le proprie unicità in mezzo a tutto quanto. Luna si sentì leggerissima e cominciò a cadere.
Perse i sensi, ma solo per riprenderli in sé – la vera sé – nella propria camera da letto, accanto alla K'Norfka che cercava di farla tornare da lei, con i suoi genitori alla porta che la guardavano con aria di rimprovero.
<< Luna? Sei di nuovo con noi? >> Chiese la maga sorridendole benevola, facendole intendere di essere tornata nel mondo materiale.
Luna prima sembrò non capire che cosa stesse succedendo, ma poi capì di essere stata forzata ad uscire dalla sua meditazione e sbuffò visibilmente. Corvina assunse un'espressione come per voler dire che non potevano farci niente e la aiutò a rialzarsi. Per qualche modo era finita tra le braccia della sua K'Norfka, come se si fosse addormentata su di lei, ma Luna era sicura che non fosse quello il motivo.
<< Luna, abbiamo finalmente deciso come comportarci a fronte della tua insubordinazione di oggi. >> Cominciò Robin tenendo le braccia incrociate mentre la bambina si metteva in piedi di fronte a lui. Stella lo guardava con aria quasi spaesata, come se non sapesse che cosa avrebbe detto. << E' stata una decisione sofferta, ma crediamo che questa lezione ti aiuterà a capire quanto sia importante seguire le regole d'ora in avanti. >>
<< Ma hai detto che eri contento che avessi… >>
<< So quello che ho detto. >> La interruppe Robin non volendo che cominciassero a discutere ancora prima di aver comunicato la punizione. << Ma ciò non significa che il tuo atteggiamento possa restare impunito. >>
Luna sospirò e abbassò lo sguardo con rassegnazione, sapendo di non essere nella posizione per controbattere. In fondo i suoi genitori avevano ragione: il suo comportamento, anche se non aveva avuto conseguenze gravi, aveva fatto preoccupare molto tutti quanti e per questo meritava una strigliata.
<< Detto questo, abbiamo deciso che per un po' sarà revocato il tuo permesso di tornare a casa da sola, dopo la scuola. >> Sentenziò Robin deciso. Luna alzò lo sguardo di nuovo di scatto e assunse un'espressione sconvolta. Dimenticandosi di quello che aveva appena pensato, cercò di protestare.
<< No! >> Esclamò la bambina. << Per favore! >>
<< E' una punizione, Luna. Dispiace anche a noi, ma è importante. >> Rispose gelido il padre, senza mostrare alcun interesse a trattare quelle condizioni. << Si tratta comunque di una punizione momentanea. Prima ancora che tu possa accorgertene, sarà finita. >> E detto questo uscì dalla stanza lasciando dietro di sé Stella Rubia, Luna Bianca e Corvina.
La bambina sembrava essere tornata alla dura realtà nel peggiore dei modi; con mille pensieri che tornavano frettolosamente a versarsi nella sua mente, rimase immobile incapace di processare ciò che le era stato appena detto. Sembrava che tutto quello che si fosse guadagnata nel tempo stesse cominciando a crollare pezzo per pezzo, e l'unica che poteva incolpare era sé stessa.
   
 
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