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Autore: Nao Yoshikawa    17/02/2019    7 recensioni
Momenti di ordinaria follia...
#1 - “Sei un idiota! Almeno dividiamolo!”.
“Ma non ci penso proprio”.
#2 - "Voglio un cane".
"Cosa me ne faccio di un cane se ho già te?".
#3 - “Nnoitra, sei un bullo”.
“E tu una rompipalle certificata".
#4 - “Ma seriamente vuoi dormire sul pavimento?!”.
“Sicuramente mi darà più sollievo che continuare a dormire su quel materasso infernale”.
#5 - "Ora non mi verrai a dire che hai paura di un piccolo ago, eh?".
"Chiariamo una cosa, Nel. Io non ho paura di niente".
#6 - “D’accordo, visto che hai deciso così, mangerò gli spaghetti di soia da solo. Se vuoi puoi dividere i croccantini con Aries”.
“Smettila di prendermi in giro!”
#7 - “E tu che vuoi? È me che vuole baciare, di certo non te”.
“Credo che Aries sia geloso”.
#8 - “Dimmi che mi ami”.
“Lo sai già”.
#9 - "Sbaglio o quella era una scenata di gelosia?".
"Non è assolutamente questo, che sciocchezza".
#10 - "Perché non puoi amarmi tanto quanto ti amo io?".
Il capitolo 54 partecipa alla “Parole intraducibili Challenge” indetta sul gruppo facebook “Il Giardino di efp”
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Neliel Tu Oderschvank, Nnoitra Jilga
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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18 - Lost a part of me
 
Era strano che non avesse trovato Nel ad accoglierlo come ogni giorno. La casa era stranamente silenziosa. L’unica fonte di rumore era causata da Aries, il quale si stava ritrovando a guaire davanti alla porta del bagno chiusa.
Quando Nnoitra aprì quest’ultima, si ritrovò Neliel seduta sul pavimento.
Piangeva. Piangeva disperata, nei suoi occhi un dolore che a parole sarebbe stato difficile da spiegare.
«Nnoitra», chiamò il suo nome in un sussurro, quasi spaventata.
Fu allora che lui si fece vicino, afferrandole il viso tra le mani.
«Nel, ehi, che cos’hai? Che succede?» domandò senza riuscire  a nascondere la preoccupazione. «Stai male? Parla, maledizione!»
Neliel scosse il capo, piangendo più forte.
Si aggrappò a lui, come se avesse avuto paura di cadere, sebbene fosse seduta.
“Nnoitra, perdonami”.
«Perdonarti? Perdonarti per cosa?»
Gli occhi di Neliel ora lo scrutavano. C’era amarezza, delusione e dolore nel suo sguardo. Ma non capiva.
Non capiva mai nulla.
«Io…» abbassò lo sguardo. «Nnoitra, aspettavo un bambino…»
Dapprima pensò ad uno scherzo ben congeniato. Poi però si disse che non poteva essere, quelli non erano scherzi che andavano fatti.
Gli ci vollero diversi minuti per metabolizzare ciò che Neliel gli aveva appena detto. E tremò, sentì la gola stringersi e l’aria mancare.
«Aspettavi…?» mormorò lentamente, non ancora certo di aver capito bene.
Neliel annuì.
«Ero incinta. L’ho scoperto qualche settimana fa. Perdonami se non te l’ho detto. Ho cercato a lungo il modo, sapevo che non vuoi figli, volevo aspettare di fare la prima ecografia ma… ma…»
Anche per lei respirare sembrava così difficile.
«Ma… l’ho perso», la voce divenne nuovamente niente più che un sussurro. “Non c’era nessun battito. I dottori mi hanno detto che  è normale. Che può capitare. M-ma io non capisco. Perché è successo a me? Volevo tanto un figlio e… Nnoitra, perdonami se non te l’ho detto, non essere arrabbiato…!»
L’abbracciò come mai aveva fatto. Se avesse dovuto trovare una parola per descrivere il suo stato d’animo sarebbe stata “svuotato”. Magari anche senso di colpa. La sua ragazza era incinta e non si era accorto di nulla? Aveva perso il bambino e aveva affrontato quel momento terribile da sola?
Non era arrabbiato, no. Era solo amareggiato, spiazzato.
Si sentiva come se la colpa fosse sua.
«Nel… sei tu che devi perdonare me. Non mi sono accorto di niente. Tu non devi…» richiamò a sé tutte le sue forze per non tremare, perché doveva essere forte. «Non devi affrontare tutto questo da sola. Non devi, riguarda entrambi.»
«Nnoitra, non ce la faccio…» pianse e pianse ancora, stretta a lui. Sentiva che una parte di lei le era stata portata via. Non era giusto. Perché concederle una gioia se poi dovevano strappargliela via?
Lui portò una mano tra i suoi capelli.
Adesso doveva metabolizzare l’idea di aver perso anche una parte di sé.
Era strano, surreale, ma era così. La vita che senza volerlo avevano creato si era spezzata.
“Allora sarò io abbastanza forte per entrambi.”
 
Nota dell’autrice
Chiedo scusa a me stessa, anzitutto. Io non parlo mai di certi argomenti perché mi fanno stare troppo male, ma ho deciso di avere un po’ di coraggio e affrontare questa tematica, a discapito dei personaggi, a discapito della mia amata Neliel che soffre, di Nnoitra che – nonostante sia quello che sia – ha dimostrato una grande sensibilità in questo caso.
E niente, piango. Non è che mi sia successo, ma il solo immaginarlo mi fa soffrire. Spero abbiate apprezzato T_T
   
 
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