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Autore: Fanny    19/07/2009    3 recensioni
Ed eccole, le uniche parti dormienti di Chuck Bass si erano risvegliate al suono della voce della loro padrona. Esserini svolazzanti che, con la loro presenza, mandavano in visibilio chi le possedeva, ma al tempo stesso portavano via sonno, fame, la ragione stessa. Farfalle.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Farfalle

Una miriade di colori diversi, mescolati insieme in un unico esserino, talmente impalpabile da sembrare fragile, talmente bello da sembrare irreale. Si spostava da un fiore all’altro, piano, delicatamente. Non c’era fretta nei suoi gesti, nessuna paura, perché è la sua bellezza la sua protezione.
Chuck si portò un bicchiere di scotch alle labbra, senza smettere di fissare la farfalla spostarsi da un fiore all’altro.  Sotto di sé New York si svegliava, per quanto fosse possibile nella città che non dorme mai. Lui non aveva bisogno di svegliarsi quella mattina. Effettivamente non era mai andato a dormire. Ripose il bicchiere ormai vuoto su un tavolino di paglia intrecciata e rientrò nella stanza. Una ragazza dormiva nel suo letto, i lunghi capelli sparsi disordinatamente sul cuscino. Si fermò un attimo a guardarla prima di avvicinarsi e accarezzarle una guancia. Al contatto la ragazza mugugnò, senza però svegliarsi. Un sorriso attraversò il volto di Chuck Bass, prima che il suo sguardo gli cadesse sui gigli risposti sul comodino. Cercando di non svegliare la ragazza, provò a prendere uno di quei fiori e, ottenutolo, con esso iniziò a solleticare il suo viso, mentre con l’altra mano le accarezzava i capelli. Infastidita, la ragazza si girò su di un fianco, scoprendosi. Il sorriso sul volto del ragazzo si allargò ancora di più mentre, con lo stesso fiore, percorreva la schiena fino a fermarsi su di un tatuaggio nascosto: una piccola farfalla. Delicata, come chi la indossava, ma allo stesso tempo capricciosa nei suoi mille colori che macchiavano la pelle altrimenti perfetta. Era assolutamente convinto di essere l’unica persona ad aver mai visto quel tatuaggio, così come la persona al quale era dedicato.
“Che stai facendo?” una voce impastata di sonno lo richiamava dai suoi sogni. Ed eccole, le uniche parti dormienti di Chuck Bass si erano risvegliate al suono della voce della loro padrona. Esserini svolazzanti che, con la loro presenza, mandavano in visibilio chi le possedeva, ma al tempo stesso portavano via sonno, fame, la ragione stessa. Farfalle.
“Sveglio la mia fidanzata, che credevi stessi facendo?”
“Vorrei essere svegliata così tutti i giorni, allora!” le ultime parole prima di attirarlo a sé e baciarlo. E mentre Chuck ricambiava quel bacio, non poteva che pensare a quanto amasse quella ragazza. Bellissima, con i suoi capelli scuri e gli occhi color cioccolato, così grandi ed espressivi; femminile, elegante, perfetta in ogni occasione. Tutta apparenza. Perché se Blair Waldorf poteva sembrare una donna tutta di un pezzo, incapace di lasciarsi sopraffare da nulla, lui sapeva la verità. La forza che traspariva dai suoi gesti era solo un pallido tentativo di mascherare la sua insicurezza; il suo atteggiarsi da regina del mondo segnalava la mancanza di attenzioni da parte di sua madre; la cattiveria dei suoi piani diabolici solo paura di perdere il controllo. Di sé stessa, del mondo che la circonda. Perché era questo ciò che Blair amava di più, avere il controllo di tutto. E proprio perché lui era l’unica persona al mondo a conoscerla così bene, doveva essere l’unica persona ad averla. E c’era solo un modo per farlo…
“Blair” un sospiro mentre la ragazza faceva scivolare via la sua camicia, decisamente inutile in quel momento “Blair, ti prego, fermati.”
Blair si fermò sorpresa: non era da Chuck Bass fermarsi sul più bello. Eppure c’era qualcosa che non andava, lo poteva notare dalla sua espressione vagamente stralunata, dal sudore che gli imperlava la fronte e dal modo di chiudere e riaprire i pugni. Che fosse… nervoso?  
“Che succede?” Chuck si rialzò a malincuore, ma c’era una cosa che doveva fare ed era necessario avere tutti i vestiti addosso per avere almeno un minimo di credibilità.
“Io e te dobbiamo parlare.”
Panico. Blair si strinse il lenzuolo bianco al seno mentre il terrore si impossessava di lei. La frase che presagiva tutte le catastrofi. Quante rotture erano iniziate così?
“Stiamo insieme da quanti anni ormai? Quattro? Cinque?”
- Cinque anni e tre mesi - pensò lei chiudendo gli occhi, pronta a ricevere il colpo. “Abbiamo condiviso momenti irripetibili, litigato almeno una volta a settimana, fatto pace nei modi più piacevoli, oserei dire, ma adesso è ora di finirla con i giochetti da bambini…”
Blair scese dal letto cercando a stento di trattenere le lacrime.
“Non dire altro” non voleva sentire, aveva capito il messaggio. Si chinò raccogliendo le sue cose che erano state sparse nella furia della sera prima. Dov’erano finite le mutandine?
“Ascoltami. È stata una delle prove più difficili della mia vita, ma…”
“BASTA!! Smettila, ho capito che vuoi chiuderla qui!” lasciò cadere il lenzuolo mentre si rivestiva “E’ vero, litighiamo spesso, non ci sopportiamo la metà delle volte e sappiamo farci odiare, ma pensavo che in fondo potessimo sopportare tutto. Pensavo che tu mi amassi!”
Chuck rimase sorpreso dalla reazione della ragazza: ma come aveva fatto ad arrivare a una conclusione del genere?
“Io non ho… non…” balbettò…
“Vattene, vattene…” prese gli orecchini dal comodino e se li rimise, ma sentiva che le mancava qualcosa. “No, aspetta, dov’è il mio anello? Ce l’avevo ieri sera, l’ho lasciato qui con gli orecchini!”
“E’ sul tavolo” sussurrò il ragazzo lasciandosi cadere su una sedia e continuando a chiedersi dove avesse sbagliato, perché quella pazza della sua ragazza fosse arrivata a quella conclusione.
Nel frattempo Blair aveva recuperato il suo anello e, quasi senza neanche guardalo, se l’era messo al dito. Quasi! Un brillio sospetto attrasse la sua attenzione. Da quando un rubino emetteva tutta quella luce? E poi lo vide: al suo dito non c’era il suo vecchio anello con rubino, ma un solitario, un enorme diamante.
“Ma… che vuol dire?”
Forse non era tutto perduto, pensò Chuck: forse una dichiarazione normale non era possibile, perché loro erano Chuck e Blair, Blair e Chuck e tutto dove essere fatto a modo loro, anche la più classica delle richieste.
“Io non ho mai pensato di lasciarti” le sussurrò avvicinandosi e inginocchiandosi di fronte a lei “Blair Waldorf, mi vuoi sposare?”
E questa volta, le lacrime di Blair furono unicamente di gioia…



N.d.A. Io amo Chuck Bass! *_* E Chuck non sarebbe lo stesso se non avesse al suo fianco Blair. Anche se in questa storiella lui è un tantino OOC, mi piaceva l’idea della proposta di matrimonio! ** A parte questo, ammetto io stessa di non essere convinta del finale e di conseguenza di tutta la storia… per questo spero in un vostro giudizio!! ^_^  
Grazie per aver anche solo sbirciato questa storia!!
Fanny
  
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