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Autore: Damarwen    17/02/2019    3 recensioni
“Ed io cammino tra una folla immobile.
Che mi guarda senza più riconoscermi.
E non mi importa.
Anche quando avverto un giudizio bigotto attraversare i loro occhi colmi di stupore.
Per me.
Per la mia scelta.
E anche per te, Severus.
Che cammini al mio fianco.
Avvolto dal tuo mantello nero.
Dall’ombra che ti porti dietro da sempre.
Anche se a denti stretti sono costretti a chiamarti eroe.
Se sono costretti a concederti un’attenuante.
A concederci un’attenuante.
A noi.
E a questo amore assurdo che non vuole essere capito.”
Storia di chiusura, cominciata con la piccola long “cinque giorni”, seguita da tre one-show, compresa questa
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Eccoci giunti alla fine di un cerchio.
Quello che chiude una delle infinite storie che mi ronzano nella testa.
Una a cui sono particolarmente affezionata a dire il vero.
Siccome scrivo di getto ho diviso la storia in tante one-shot.
Vi scrivo quindi di seguito l’ordine di lettura, così che non dobbiate impazzire a starmi dietro.
-CINQUE GIORNI
-ADDIO
-FORSE UN GIORNO TI ACCORGERAI…
-LIBERI
E infine questa, TUTTO CIÒ CHE DESIDERI, che vi posto di seguito.
Devo dire che un po’ mi dispiace di aver concluso questa storia, dovrò farmi venire in mento qualcos’altro da raccontare per non sentire troppo la loro mancanza.

Come sempre Grazie a chiunque vorrà regalarmi parte del suo tempo e a chi avrà voglia di lasciarmi scritto il proprio parere.


TUTTO CIÒ CHE DESIDERI

Sento i loro sguardi sulla schiena.
Li vedo indugiare sul mio viso.
Prima di nascondersi nel riflesso di una vetrina appannata.
Sento le loro voci sciogliersi nel vento.
Bisbigliare il mio nome.
Ed io cammino tra una folla immobile.
Che mi guarda senza più riconoscermi.
E non mi importa.
Anche quando avverto un giudizio bigotto attraversare i loro occhi colmi di stupore.
Per me.
Per la mia scelta.
E anche per te, Severus.
Che cammini al mio fianco.
Avvolto dal tuo mantello nero.
Dall’ombra che ti porti dietro da sempre.
Anche se a denti stretti sono costretti a chiamarti eroe.
Se sono costretti a concederti un’attenuante.
A concederci un’attenuante.
A noi.
E a questo amore assurdo che non vuole essere capito.
Malgrado siano passati anni.
Restano nascosti nei loro giudizi di comodo.
Nelle loro false verità.
Nel loro buon gusto scadente.

Diagon Alley è di una bellezza accecante.
Adornata dalle prime luci colorate di un Natale imminente.
Si riflettono sui vetri aggrediti dal tempo.
Si moltiplicano.
Si intrufolano nei pensieri, lenendo le tristezze degli uomini.
E noi siamo qui.
Mano nella mano.
A testa alta.
A passeggiare tra le vetrine addobbate a festa di negozi straripanti di inutilità.
A viverci, guardandoci negli occhi.
E continua a dare fastidio, Severus.
Anche se ci ostiniamo a non farcene una ragione.
Almeno io.
Perché tu, una ragione, te la sei fatta molto tempo fa.
E non conta chi sei stato.
Cosa hai dato a questo mondo.
Per loro resterai sempre il professore arcigno, nascosto in un sotterraneo gelato.
A dispensare sguardi carichi di disgusto.
Resterai la spia.
Il mangiamorte pentito.
L’assassino di Silente.
E io, io resterò sempre la ragazzina stupida.
Quella che si è fatta soggiogare dal fascino della tua tenebra eterna.
Perché loro non sanno Severus.
Non hanno mai saputo nulla.
Si sono lasciati abbagliare dalla tua maschera.
Quella che hai costruito così bene, a cui hai saputo dare una forma dannatamente reale.
In tutte le tue notti senza sonno.
In tutte le tue albe senza lacrime.
In tutti i tuoi giorni senza luce.
Non possono sapere, Severus, di un’anima che hai ricucito pezzo a pezzo, giorno dopo giorno.
Non possono sapere di quello strazio che ti coglie alle prime luci della sera.
Quando i tuoi fantasmi ti si affacciano impietosi agli angoli degli occhi.
Non possono sapere niente.
Ma io si.
E cammino con lo sguardo fiero.
In una strada piena di gente che continua a non volere ammettere l’esistenza di questo “noi” così scomodo.
Mentre il mangiamorte e la ragazzina camminano per mano.
Si scambiano sguardi carichi di una complicità resa possibile dal tempo.
Si sfiorano l’anima in silenzio.
Sotto gli occhi attoniti di un mondo sordo.
Che forse non è ancora pronto.
Forse non riesce ad immaginare che un amore cosi possa esistere.
Un amore che ha ribaltato vite, che ha distrutto convenzioni stupide, che si è beffato del buon senso.
E se n’è fottuto della ragione.
Il nostro amore Severus.
Quello che sento scorrere tra le tue dita.
Sulla mia pelle.

Superiamo le vetrine.
Ispezioniamo una ad una le insegne.
Sappiamo quello che stiamo cercando.
E facciamo quasi fatica a crederci.
Oltrepassiamo in silenzio negozi di caramelle.
Empori stracolmi di ingredienti, banchetti carichi di gabbie e di animali che ci osservano curiosi.
Raggiungiamo Olivander, dove per molti di noi tutto è cominciato.
Sfiliamo davanti alla sua porta.
Lanciamo al suo interno uno sguardo che porta in se ricordi lontani.
Continuiamo a camminare.
Dobbiamo raggiungere la piazza.
Quel negozietto nascosto.
Dal quale esce odore di speranza.
Che profuma di vita.
Di colpo mi fermo.
Un mare di teste rosse si e radunato a ridosso di una piccola fontana.
Sbattendomi in faccia il passato.
Con una violenza che mi ero concessa il lusso di dimenticare.
E adesso che tutto è diverso, capisco che è arrivato il momento.
Di chiudere vecchi conflitti inutili.
Di seppellire vecchi rancori.

Li osservo da lontano.
La famiglia Weasley si accalca davanti ad una vetrina in lontananza.
Sono proprio lì.
A pochi passi da me.
Tutti quanti.
Almeno tutti quelli sopravvissuti ad una guerra che ha da poco smesso di fare paura.
Ridono. 
Si scambino battute.
Mentre osservano l’ennesima invenzione per marinare la scuola, architettata da un tuo ex alunno che non ha mai fatto mistero della sua poca attitudine allo studio.

Affretto il passo.
So che devo raggiungerli.
Che devo affrontarli.
Perché è proprio lì che devo andare.
Nel piccolo negozio che renderà tangibile l’esistenza di un sogno prossimo a vedere la luce.
Tu mi stringi la mano.
Mi segui in silenzio.
Hai sempre capito ogni cosa, senza il bisogno di parole inutili.

Ci avviciniamo.
Loro si voltano.
Mi vedono.
Ci vedono.
Restano imprigionati nel loro stupore per qualche istante.
Ron fa saettare lo sguardo dal mio viso al tuo.
Dal tuo al mio.
Incredulo nel vederci sorridere.
Ancora.
Insieme.
Dopo anni.
Lascia gli occhi ad indugiare sul mio volto per un istante.
Poi li fa scivolare sul mio corpo.
E capisce.
La pancia pronunciata che sbuca dal cappotto di lana nera tradisce il nostro segreto.
Spalanca la bocca.
In quell’espressione di meraviglia che lo caratterizza da tutta la vita.
Vedo Harry apparire alle sue spalle.
Tiene la mano a Ginny.
Mi osservano anche loro.
In meno di un attimo mi osservano tutti.
Con gli occhi gonfi di incredulità.
Un’incredulità che, lentamente, sta trasformando i loro sguardi.
Li sta liberando da una condanna che dura da troppo tempo.

Con quale irruenza la vita si insinua nel cuore degli uomini, Severus!
Quale infinita meraviglia riesce a generare con la sua semplice presenza.
Una meraviglia capace di sciogliere vecchi rancori.
Di lenire i torti.
Di cancellare le incomprensioni.
Questa vita che cresce nel mio ventre, ad un ritmo che sa togliermi il respiro.

Sento un tuo braccio scivolare attorno alle mie spalle.
Mi stringi.
Lo sguardo fiero.
Puntato negli occhi di chi non si è mai astenuto dal giudicarti.
Intuisco le tue iridi nere cercare le mie.
Mi volto.
Ti sorrido.
-    “Vuoi andare via?”
Sussurri.
Il tuo fiato caldo mi spettina i capelli sulla tempia.
Riuscendo ad eccitarmi ancora, dopo tanto tempo.
No, non voglio andare via.
Voglio affrontare tutto.
Con te al mio fianco.
Voglio raggiungere quel negozietto pieno di tutine e di orsetti di peluche.
Quello che ho trovato, passeggiando per queste strade quando ancora il mio pancione era solo un timido accenno di speranza.
Perché voglio essere pronta, con un regalo tra le mani.
Nel probabile caso in cui nostro figlio decida di rispettare le scadenze e di venire al mondo in tempo per vedere il suo primo albero di Natale.

Faccio un passo.
Tu sempre al mio fianco.
In lontananza vedo Harry muoversi nella nostra direzione.
Intuisco i suoi passi farsi più veloci.
Ci raggiunge.
Mi guarda negli occhi.
Poi sposta lo sguardo nel tuo.
Ti rivolge un sorriso.
Allunga una mano sul mio ventre.
Lo accarezza incerto per un attimo.
Continuando a guardare le mie forme prorompenti, che sfidano il freddo dell’inverno.
Incapaci di rimanere imprigionate in un cappotto troppo piccolo.
Le sue iridi verdi raggiungono il mio volto.
Quelle stesse iridi che hanno tormentato la tua vita per così tanto tempo, Severus.
E che adesso sono sbiadite nelle pieghe dei ricordi, rendendoti libero.
Mi sorride.
-    “Congratulazioni Hermione…”
Lo dice senza ombra di rancore.
Prima di spostare ancora una volta lo sguardo nel tuo.
Così nero e tagliente.
Così maledettamente magnifico.
-    “Congratulazioni professore.”

Osservo le tue labbra incresparsi all’ombra di un sorriso.
Quel sorriso che io ho imparato a conoscere.
Ma che il mondo ancora si sorprende di vederti solcare il volto.

Sento le braccia di Ginny stringere il mio corpo.
Improvvisamente.
Sento il calore dell’abbraccio di un’amica che ha superato il passato.
Che ha affrontato la realtà.
Senza giudizi inutili.
-    “Sono così felice per te! Era da così tanto tempo che volevo vederti.”
Lo dice tutto d’un fiato.
Come se avesse aspettato anni, cercando la forza di lasciarlo uscire.
E io sorrido.
Perché sono felice.
Mentre restiamo qui.
Davanti ai miei amici di sempre.
Quelli che ho visto sparire all’ombra di un amore scomodo.
Un amore che sembrava non poter essere accettato.
E che invece ora si ritrova in piedi, in mezzo alla gente, a testa alta.
L’assassino e la puttana sono spariti.
Come per magia.
Si sono dissolti nel vento sotto il potere dirompente di un ventre arrotondato.
E adesso ci sono solo Hermione e Severus.
Con il loro amore più forte di tutto.
Quello che è stato così difficile da ammettere, persino a noi stessi.
Così difficile da raccontare.
Ci siamo solo io e te.
E il mondo che, forse, è pronto per capirci.

*** 

È così bello guardarti sorridere, Hermione.
Ed e così bello concederlo anche a me stesso, questo sorriso.
Io che non l’ho mai fatto.
Che ho sempre mostrato al mondo la mia maschera di ghiaccio.
Lasciando che lo soffocasse.
Che lo confondesse.

Mi abbracci con tutta la forza che ti concedono le braccia.
Prima di salutare i tuoi vecchi amici, con gli occhi finalmente liberi.
Mi prendi la mano.
E mi trascini verso il negozio di cui mi parli da giorni.
Con l’entusiasmo mal celato nella voce.
Ed io adesso lo so.
Finalmente né sono sicuro.
Si, forse un giorno ti accorgerai che sono un vecchio mago dal passato inconfessabile.
Che continuo ad osservare i sonaglietti a forma di coniglio con un velo di disgusto nello sguardo.
Che sono assolutamente incapace di afferrare le mille differenze che mi fai notare nei biberon, indicandomi eccitata le pagine di un catalogo adornato di nauseanti orsetti colorati.
Ti accorgerai del mio pessimo carattere.
E delle mie giornate imprigionato nei silenzi.
Forse un giorno ti accorgerai che consumo le mie notti rinchiuso in uno studio.
A distillare pozioni.
Che anelo la nostra solitudine e che rifuggo il mondo.
Ti accorgerai che avrò una storia difficile da raccontare a nostro figlio.
Che dovrò spiegargli la differenza tra il bene e il male, con parole di una verità massacrante.
Perché suo padre è Severus Piton, quello che ha valicato più di una volta la linea sottile che separa il giusto dallo sbagliato.
L’orrore dalla speranza.
Ti accorgerai che probabilmente non mi perdonerò mai.
Continuando a farmi mozzare il respiro da tutti quei fantasmi innocenti a cui ho dovuto strappare la vita.
Si, forse un giorno te ne accorgerai.
Ma adesso so che tutti i miei difetti, tutta le mie stranezze, i miei sguardi di ghiaccio, infondo, sono tutto ciò che desideri.











   
 
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