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Autore: Prettybene9816    18/02/2019    0 recensioni
I protagonisti sono diversi, ma è consigliato leggere prima i sequel per capire meglio i protagonisti.
All'interno del libro ci saranno vari protagonisti, altre storie che vi illustrerò mano a mano. Iniziamo con la prima coppia:
Flora non ha scampo, Khalil, il suo stalker dall'età di 14 anni, ha un obiettivo...vuole umiliarla, distruggerla, farle passare l'inferno, vuole che strisci per terra come un animale, vuole denudarla di emozioni, anima e vita.
Lei si sveglia in una stanza buia ed estranea, non sa cosa possa succedergli, e chi o perchè le stanno facendo ciò, ma lei è forte, furba e caparba...sa che quello è il suo inferno, ma meglio regnare all'inferno che servire in cielo.
Seconda coppia:
Jamal è testardo, Swarna è volubile, Jamal è burbero, Swarna è affabile, Jamal è arrogante, Swarna è timida, Jamal non prova più emozioni, Swarna dà il cuore alle persone, Jamal ama il potere, Swarna ama la semplicità, Jamal vuole tutto, Swarna non vuole nulla...cosa hanno in comune?
Jamal ha perso il suo migliore amico Farid, Swarna ha perso sua sorella Bekka...ogni responsabilità sulla bambina appena nata dall'unione di Farid e Bekka ricade su di loro, sono di colpo genitori e non si sopportano a
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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La malvagità può arrivare ad essere una perfezione umana - Fernando Menendez. FLORA'S POV: Passato. "Patata oggi ritardo, riscalda la zuppa di ieri sera per pranzo e mi raccomando i compiti. La pagella si costruisce già dal primo giorno di scuola." Leggo il messaggio di mio zio e sorrido...sono al secondo anno di liceo e questo è stato il primo giorno. L'estate è finita ed è arrivato il momento di rimboccarmi le maniche e studiare per le materie. L'anno scorso sono stata promossa a pieni voti e ho anche vinto la pagella d'oro, zio era così felice che ricordo i suoi occhi lucidi. Vederlo così emozionato mi ha colpito così tanto, che mi sono promessa di vincere ogni anno la pagella d'oro e riempirlo d'orgoglio. Sono tutto quello che ha e lui è tutto quello che ho io...papà è morto due anni fa e mamma...be' mamma è da qualche parte. Ci ha abbandonati quando avevo solo 7 anni, portandosi con sè tutti i soldi che papà aveva faticosamente guadagnato e lasciandoci in un mare di debiti...era una tossicodipendente e anno dopo anno è sempre più peggiorata. Papà l'amava con tutta la sua anima, la perdonava sempre e lo stesso facevo anch'io, ma quando mamma ha deciso di lasciarci per scappare con un cantante e con tutti i nostri soldi, papà ha dovuto scegliere tra me e lei. Tra l'inseguire sua moglie come ha sempre fatto o occuparsi di me...ha scelto me. Gli strozzini ci hanno fatto visita pochi giorni dopo e papà è stato costretto a pagare i debiti, cedendo la nostra proprietà. Avevano proposto di vendermi, ma papà li ha fulminati con lo sguardo, fatto i bagagli buttando il necessario e abbandonato la casa insieme a me. Non ricordo bene cosa succedette dopo, ma ricordo lo stato di povertà in cui vivemmo...non avevamo una casa, mangiavamo solo a pranzo e a mezzanotte qualche frutto, non sapevamo cosa fare, cosa ci sarebbe successo ma papà non ha mai mollato. Ha incominciato a rubare, mi coinvolgeva...ero piccola e credibile dalla gente. Rubavamo, scappavamo come volpi e ridevamo insieme. Riuscivamo a mangiare qualcosa, procurarci un posto dove dormire ogni notte, viaggiavamo un sacco e stavamo bene. Il tempo passò e papà strinse un accordo con un boss mafioso, che ci fece guadagnare molti soldi in cambio di una vita abbastanza agiata , finchè commettemmo un errore madornale. Costò la vita a papà. Cercammo di fregare un poliziotto, ma lui non era un poliziotto qualsiasi...era mio zio, il fratellastro di mio padre. Ricordo lo sguardo perso di mio padre, quando fui strappata dalle sue braccia e depositata in quelle di mio zio...mi sentivo un pacco. Urlai...urlai di lasciare andare mio padre, avrei restituito tutto quello che avevamo rubato...quello fu un altro errore madornale. La verità...raccontai tutta la verità impaurita e convinta di poter liberare papà, ma feci solo più danno. Non l'ho più visto da quella volta...perse la potestà genitoriale insieme a mia madre e fu condannato per furto e cooperazione con la mafia. Mio zio prese la mia tutela e disse che non mi sarebbe successo più nulla...io aspettavo mio padre intanto. Poco dopo mio padre si suicidò in carcere...all'inizio non capì il significato di quelle parole, poi andai al funerale e capì tutto, realizzai tutto. Mia madre non c'era al funerale, l'avrei riconosciuta ma non c'era traccia...zio mi ha più volte detto di dimenticarla. Io non ci riesco, prima di bere era una brava mamma...mi aiutava a lavare i denti, mi preparava la colazione, mi faceva le treccine e mi portava a scuola, a casa ci divertivamo insieme a papà e ricordo come si amavano...fin da piccola desideravo nel mio futuro un uomo, che mi amasse con la stessa intensità con cui amava mio padre mia madre... Si sono incontrati in un bar...mia madre era la cameriera dalla carnagione scura della Liberia, uno stato dell'Africa Occidentale ed era bellissima...mio padre era un pianista italiano che si esibiva quella sera...entrambi cresciuti a Bari per poi trasferirsi a Palermo dopo il matrimonio. Nacqui io poco dopo il matrimonio e dopo tre anni nacque mio fratello Pedro...i prossimi quattro anni furono i più belli della mia vita, finchè un giorno andammo tutti a fare una grigliata in amare aperto nel nostro piccolo yatch e Pedro impaziente si buttò in mare senza giubbotto di sicurezza. Mio padre e mia madre si buttarono immediatamente per recuperarlo, ma fu inutile...dopo quella tragedia nulla fu più lo stesso. Dopo una settimana trovarono il cadavere di Pedro in fondo al mare...non si riconosceva in volto ,ma dal dna risultò che fosse lui. Mia madre incominciò a bere, fumare, drogarsi, fu fuori controllo...mio padre si occupava di noi ma anche lui era distrutto. Non ha mai chiesto aiuto a nessuno...in famiglia non fu visto di buon occhio che avesse scelto di fare conservatorio e scappò di casa, incontrò mia madre e il resto è storia. Mio zio ha ripetutamente cercato di riallacciare i rapporti con lui ma non fu possibile...papà pensava che fosse un modo per incastrarci, non si fidava molto della gente... Ricordo il giorno in cui lo cacciò da casa nostra e gli urlò che saremmo stati bene anche senza i suoi soldi. Non ho mai giudicato mia madre per ciò che ha fatto, delle volte ho anche cercato di capirla, ma il modo in cui ci ha scaricati per strada, è stato imperdonabile. Non ce lo meritavamo, anche noi stavamo male per la perdita di Pedro. Delle volte davo la colpa a Pedro per la mia situazione, se non fosse stato per lui, io adesso sarei fra le braccia di mia madre a sentire qualche pezzo al piano di mio padre. E' stato tutto così ingiusto per una bambina solo di 7 anni e un uomo che ha amato più di se stesso. Vado spesso a far visita sia a Pedro che a mio padre...mio zio odia papà ma segretamente gli manca. Una volta erano molto uniti, la scelta di prendere la mia tutela e togliere la potestà a lui è stata due ma necessaria per entrambi. La pena di mio padre era di 6 anni ,ma zio è riuscito a trovare un ottimo avvocato che ha patteggiato e ridotto la pena di 3 anni...aveva fatto molto ma fu inutile. Papà dentro la cella sarà uscito fuori di testa...avrà ripensato a tutto quello che aveva perduto e avrà deciso di fare l'unica cosa che lo avrebbe sollevato...uccidersi. Sapeva che ero in mani sicure con zio...ha anche lasciato una lettera. "Vi porterò sempre nel mio cuore, anime mie. " Nient'altro...breve e coinciso. E adesso siamo qui...a Palermo, la mia città natale, con mio zio e la mia vita che va avanti nonostante tutto. Zio mi ha insegnato che, come diceva Churchill, il successo non è definitivo e l'insuccesso non è fatale. L'unica cosa che conta davvero è il coraggio di continuare. Diceva anche che le strade dritte non hanno mai prodotto piloti esperti...penso che sia il suo modo di dirmi che dal mio passato devo solo imparare e rafforzarmi. Scendo dall'autobus e mi dirigo verso casa...non abito in centro ma è una bella villetta in periferia...è a due piani e abbiamo anche un giardinetto, la domenica ci divertiamo spesso a grigliare e a giocare a pallone. Apro i cancelli ma li trovo stranamente socchiusi...strano, forse zio si sarà scordato di chiuderli a chiave. Supero i cancelli e prendendo le chiavi , apro il portone. Sono sfinita e voglio solo mangiare e farmi una bella doccia...i professori ci hanno già lasciato dei compiti e devo essere pronta per domani. I miei compagni non sono dei tipi particolarmente svegli e sono sempre la persona a cui chiedono domande, quando altri non sanno rispondere...è snervante la cosa. Camilla, la mia compagna di banco, mi manda un messaggio con un indirizzo e capisco che vuole andare a fondo con Flavio. È il rappresentante di scuola ed abitiamo anche vicino. Andiamo spesso insieme in autobus e parliamo di cose futili...Abbiamo alcune professoresse in comune e ci confrontiamo sui compiti che danno. Entrambi andiamo allo stesso anno, solo che lui è di una sezione diversa dalla mia. Cami ha capito che parlavo un po' troppo spesso di lui e ora vuole obbligarmi ad andare alla festa di inizio anno in discoteca, dove lui ovviamente sarà presente. Tutto ciò è così imbarazzante che ho rifiutato di andarci, ma Cami è agguerrita. Ultimamente non parliamo più come prima, perché lei è sempre impegnata con Elio, il suo fidanzato, e praticamente ci vediamo solo a scuola. Delle volte la copro mentre sta con lui, perché ovviamente i suoi genitori non approverebbero la relazione...Sono molto severi e non vogliono che Cami si distragga dallo studio. Ad ogni modo, credo che Cami insista nel farmi mettere con Flavio, proprio perché si sente in colpa del fatto che mi abbia trascurata e vuole rimediare. È molto carino da parte sua, ma non so fino a che punto. "Non ci voglio andare!" Scrivo con una faccina che ha gli occhi sollevati. Entro in casa e levando il cappotto, passo dal salone buttando su un divano lo zaino. Una chiamata mi fa frenare e dallo schermo che si illumina, si legge "Cami" Oh no... "Pronto? "Chiedo fingendomi indifferente. "Perché diavolo non ci vuoi andare! "Sbotta lei all'improvviso. Sorrido e dico levandomi anche il cardigan...A Palermo il mattino fa freddissimo e il pomeriggio si suda dal caldo. "Perché ci sarà Flavio" borbotto, gettando il cardigan sopra lo zaino rosso. È uno dei miei colori preferiti, il rosso. "Appunto perché ci sarà, ci devi andare!" Esclama Cami. "Non credo di piacergli...Sono solo una secchiona che..." "Oh ma piantala! Hai ancora una settimana per convincerti o altrimenti ti ci trascino io" minaccia lei. "Peso tanto, lo sai no?" "Mi porterò a presso un caro " mi dà filo da torcere lei. "Ci penserò" faccio cadere il discorso esausta. "Fai in fretta che, in caso, dovremmo andare a comprare un nuovo vestito" "Si si, promesso" dico, andando in cucina. Sto morendo di fame e ora come ora farei fuori tutto il frigo. Un bigliettino sull'isola della cucina attira la mia attenzione e curiosa, prendo in mano il bigliettino rosso. "Guarda in frigo patata, c'è una sorpresa per te per pranzo" Zio! Mi avrà sicuramente lasciato una teglia di cannelloni al ragù! Sa che ne vado matta. Lascio il bigliettino sul tavolo, chiedendomi da quando zio abbia perfezionato la sua scrittura e dico, aprendo il frigo "Ci sentiamo dopo?" Il frigo è stranamente vuoto e chinandomi per capire questa stranezza, vedo una cosa infondo al primo piano. Allungo il braccio e afferro una cosa molliccia...ma che diavolo...? Lo trascino per il piano e una volta che realizzo cosa sia, urlo facendo cadere il cervello insanguinato per terra. "Flor! Mi hai fatto prendere un colpo, che succede?" chiede preoccupata Cami. Un conato di vomito minaccia di uscire e farfugliando "Ti richiamo" scappo in bagno. Arrivo a stento al water e china su questo, vomito anche l'anima. Le mie guance bruciano di calore e ansimando per la fatica, chiudo gli occhi esausta. L'immagine del cervello che srotola tra le mie braccia, mi fa riaprire gli occhi e vomitare nel water una seconda volta. Mi circondo la pancia e prego che tutto questo finisca subito...i battiti del cuore sono sempre più veloci e mi sento la testa girare. Gemo di dolore e decidendo di andare a prendermi subito un'aspirina, mi rialzo e tiro lo sciacquone. Dopo aver preso qualcosa devo immediatamente chiamare a zio e dare l'allarme...è successo diverse volte di incontrare sguardi di persone che mi odiavano, perchè ero la nipote del comandante di polizia, ma nessuno è mai arrivato a questi livelli, nessuno. Barcollo fino al lavandino incosciente e aprendo subito il rubinetto, mi chino per sciacquarmi la bocca e il viso. L'immagine del cervello mi perseguiterà per sempre...non dormirò più. Riapro gli occhi per prendere l'asciugamano, ma ciò che vedo davanti ai miei occhi mi fa urlare ancora più forte di prima e cadere all'indietro. Tremo guardando la testa di una capra che pende dal lampadario e nello specchio la scritta "Ciao pulce" col sangue di questa...del sangue della testa della capra cola ancora al centro del bagno. E' di un rosso vivido, come quello che avevo nelle mani quando ho toccato il cervello. Indietreggio terrorizzata, finchè sento il suono di un messaggio e afferrando subito il cellulare, decido di chiamare zio e farlo venire immediatamente. Faccio per chiamarlo, ma un messaggio da un numero privato attira la mia attenzione e lo apro subito. "Pulisci tutto e non dire nulla a nessuno o lo uccido e tu farai la stessa fine subito dopo." Mi porto una mano sul cuore e faccio una smorfia di orrore...non sta accadendo veramente. Un altro messaggio mi fa sussultare e visualizzandolo, leggo "Il cervello è un alimento particolarmente ricco di fosforo e potassio. Mi hai offeso col gesto di buttarlo per terra :( Potresti accompagnarlo con delle zucchine grigliate, te ne ho lasciate un paio sul piano di lavoro. Obbediscimi e nessuno si farà male, buon pranzo." Mi sta controllando in questo momento quindi...il campanello della porta mi fa schizzare dal posto e col cuore in gola, prendo subito un panno, lo bagno e cancello la scritta sullo specchio. Il cuore batte all'impazzata e le braccia si muovo in maniera confusionaria ma il più frenetico possibile. Pulisco anche per terra e salendo sul water, taglio la corda con cui è legata la testa della capra...un conato di vomito minaccia ancora di uscire. Mi trattengo stavolta e chiudendo gli occhi, la butto nel cestino insieme al panno sporco di sangue. Prendo il sacchetto e correndo fuori dal bagno, raggiungo la cucina. Pulisco velocemente il frigo sporco sempre di sangue e per terra sfrego bene...butto le zucchine che stavano sul piano di lavoro come scritto nel messaggio, do un calcio al cervello, mettendolo dentro il sacchetto e chiudendolo, grido "Chi è?" "Tesoro sono io! Ti ho sentita urlare!" grida da dietro la porta Domiziana, la mia vicina di casa in pensione. Sospiro di sollievo e inserendo il sacchetto dentro un altro sacchetto, vado ad aprire. "Ehi, tutto bene?" chiede subito Domiziana preoccupata. Le faccio un sorriso tirato e dico "Scusami per il trambusto, ma ho visto un ragno e ho dato il meglio di me stessa" Domiziana si afferra la pancia e si mette a ridere con le lacrime...vorrei tanto ridere anch'io e pensare che sia tutto uno stupido scherzo. "E chi ha vinto tra i due?" chiede ancora lei divertita. Alzo il sacchetto nero e dico sorridendo spavalda "Ovviamente io" "Una vera guerriera" dice lei, scendendo le scale. Le scendo insieme a lei e butto il sacchetto nell'indifferenziata. "Chiamami se vedi altro" dice lei, raggiungendo la casa adiacente. "Certo, grazie per la disponibilità!"grido deglutendo. Lei mi sorride e si chiude la porta alle spalle, faccio lo stesso anch'io mentre sento di nuovo il suono di un messaggio. "Ottimo lavoro pulce" Mi controlla, mi controlla!! Tolgo immediatamente la batteria, la sim e buttando il cellulare, salgo in camera mia. Mi chiudo a chiave e sedendomi con le ginocchia al petto ai piedi del letto, tremo sperando che tutto questo sia solo un orribile e inverosimile incubo. Presente. Mi sveglio di soprassalto boccheggiando. Spalanco gli occhi e subito mi metto a tossire per l'aria che manca, il petto che brucia e il naso inondato di acqua. Mi appoggio con entrambe le mani al parquet e tossisco alla ricerca di aria, sto soffocando. Sputo dell'acqua e altra acqua esce sia dal naso che dalle orecchie...da dove viene tutta quest'acqua? Faccio per rialzarmi in difficoltà ma le braccia non reggono, il petto è ancora dolente e ricado per terra. Sotto di me è tutto bagnato e sento il rumore come di un secchio sbattere sul parquet. Realizzo solo adesso il vestito appiccicato al mio corpo, i capelli sulle mie guance e il respiro ancora alla ricerca di aria dopo l'invasione dell'acqua. Sbatto leggermente gli occhi e volgendo la testa alla mia destra, vedo un secchio di media grandezza poco più lontano da me...ci sono anche delle scarpe lucide marroni e dei pantaloni di alta sartoria neri. I miei occhi non ce la fanno a risalire quella figura e richiudendosi, continuo a tossire per buttare altra acqua fuori. "Alzati" sento dire da una voce maschile...è anche arrogante e insensibile...non lascia a repliche. Mi porto una mano sul petto ancora dolente e girandomi su un fianco, tossisco ancora ancora ed ancora...ho bisogno che qualcuno mi batta sulla schiena, ho bisogno di aiuto. Riprovo ad alzarmi, ma il petto si gonfia e io tossisco per liberare il respiro...mi sento la testa girare, voglio vomitare. Tremo mentre continuo a tossire e i polmoni sono sfiniti...ho bisogno dell'acqua. "Acqua" gemo tra i singhiozzi...non so a chi mi stia riferendo ma ho disperatamente bisogno di acqua. "Acqua...acqua.." sussurro ancora fra le lacrime che neanche mi ero accorta. Faccio per risupplicare, ma un secondo dopo dell'altra acqua mi viene buttata addosso e chiudendo gli occhi, vengo travolta. Tossisco senza controllo e cerco di riprendere fiato, sto per svenire...non riesco a respirare. Striscio sul parquet in cerca di aria, ma una forte presa sui capelli mi fa strillare dal dolore e i miei occhi si spalancano di orrore. "Alzati ti ho detto" ringhia la stessa voce. Cerco di scostarmi dalla sua presa dolorosa, ma questa si fa più forte e mi ritrovo a gemere di dolore mentre mi metto sulle ginocchia. "Quando ti do un comando, tu lo esegui. Ti chiaro?" sibila la voce maligna...sembra la voce di un mostro. Ecco cos'è...un mostro. "Ahhhh!" grido quando tira di nuovo i capelli e il collo quasi si spezza. "Rispondimi!" grida la voce del mostro. "Aiuto!!" grido agitando le mani, supplicando persino gli squali di salvarmi. La presa sui capelli è troppo dolorosa, mi sta scoppiando la testa. Il secondo dopo mi ritrovo scaraventata all'angolo dello yacht e la testa che pulsa per la botta all'asse di legno. Mi porto subito le mani su quella ferita e faccio una smorfia di disgusto. Io lo ammazzo, giuro che lo ammazzo. "Devi fare una chiamata" dice la voce avvicinandosi a me. Indietreggio d'istinto ma non c'è nulla dietro di me....sono all'angolo, come in trappola. "Hai capito"?" richiede la voce. Finalmente mi decido ad alzare lo sguardo e mi ritrovo a boccheggiare di nuovo. Quindi non è tutto uno scherzo...Khalil mi ha veramente rapita, mi ha veramente soffocato con l'acqua, mi ha veramente afferrata per i capelli come un animale, mi ha veramente scaraventata dall'altra parte della nave. "Io ti uccido" ringhio con la voce più minacciosa che io abbia mai sentito. Lo voglio morto, dissanguato...voglio vederlo stecchito. Fargli il più male possibile, vederlo strisciante per terra chiedendomi pietà per la sua anima putrida, putrefatta, marcia... Rialzo lo sguardo quando lo vedo inaspettatamente ridere...lo fa gettando all'indietro la testa, è proprio divertito dalla mia minaccia. Pensa che stia bluffando. "Ti pentirai di essere nato, sei un mostro!" ringhio a bassissima voce...sto ancora cercando di recuperare fiato. Lui smette di colpa di ridere e si piega a 90° gradi su di me, poggia le mani sulle ginocchia e mi guarda in modo maniacale...come se volesse scavarmi dentro, sviscerare ogni mia speranza, distruggermi... Sarò morta il giorno in cui glielo permetterò. Non stacco neanche io gli occhi dai suoi e solo ora noto il colore terra degli occhi di Khalil...hanno venature e riflessi affascinanti, intense e misteriose...non esprimono nulla, sono solo molto vigili e attenti a non farsi scappare nulla, sono occhi furbi, gelidi e inquietanti. Anche i miei occhi sono scuri, essendo di carnagione scura ma non sono così freddi, affamati di malvagità, cupi...pur essendo neri come i miei capelli corti, sono sereni, vivaci, speranzosi...hanno colore nonostante siano del colore dell'oscurità. "Ti perseguiterei anche da fantasma...non hai scampo, non avrai più una vita, sei la mia preda e io sono molto affamato" dice lentamente, scandendo ogni parola...vuole che me lo imprima in testa. Devo scappare, devo riuscire a mettermi in contatto con qualcuno, devo uscire da qui, devo allontanarmi dal mostro prima che sia tardi, prima che mi consumi, prima che prenda tutto, prima che mi uccida. "Non ci credo ai fantasmi" dico alzando il mento. Sono ancora per terra rannicchiata all'angolo e lui che incombe su di me...mi sembra un incubo. Vorrei tanto svegliarmi e scoprire che è tutto finto...un incubo orribile che non succederà mai, che non mi porti da lui. "Ti farò ricredere" dice lui rimettendosi eretto. Butto un sospiro di sollievo...la sua acqua di colonia mi stava facendo soffocare...è così buona che l'idea che mi possa piacere, mi fa asfissiare dal vomito. Abbasso lo sguardo alle mie gambe nude e subito allungo il vestito per coprirmi il più possibile, i suoi occhi non sono degni di me, lui non è degno di me. "Alzati" sibila di nuovo lui. Non ci penso nemmeno ad alzarmi. Mi accovaccio su me stessa e cerco di proteggermi...se solo potessi procurarmi un'arma, un legnetto, un chiodo, una corda...qualsiasi cosa. "Non amo ripetermi Flora" mi avverte con una calma spaventosa. Valuto che fare...potrei rimanere qui, per terra e starmene al riparo o alzarmi e affrontarlo...magari potrei anche saltargli addosso e morderlo...i denti mi sembrano l''unica arma che possieda in questo momento. Indecisa alzo lo sguardo a lui e devo piegare parecchio la testa all'indietro per la sua altezza...è un colosso alto almeno 1,90m, con spalle troppo imponenti, il busto grande e magro per sorreggere le spalle muscolose...fin troppo grande per quel gilet beige di tweed e la camicia bianca sotto il gilet insieme alla cravatta nera...dà un'aria di retaggio dei gentiluomini del passato....solo e sempre apparenza. Le braccia sono coperte dalla camicia che sembra su misura, evidenziando ogni muscoloso...penso lo faccia apposta di metterli in evidenza, per mostrarsi potete, vincente, temibile, dominante, vigoroso, intenso... I pantaloni neri cadono perfetti sulle gambe chilometriche e fanno intravedere un po' tonicità di queste...si vede che si tiene in forma, fin troppo perchè, adesso sopra di me, sembra solo un orco. Nulla di attraente...al contrario mi fa paura, non mi sono mai piaciuti gli uomini così pompati...ho sempre pensato che lo fossero anche di cervello, non mi sbagliavo su Khalil infatti. Sento improvvisamente una risatina saccente e sensuale...nulla a che fare con una risata genuina, questa è una risata sprezzate, dà un senso arrogante di superiorità, è la risata di una persona troppo sicura di sè...faccio una smorfia. "Continua pure" dice lui beccandomi a osservarlo...alzo lo sguardo a lui e lo guardo con odio. Lui continua ad avere quel sogghigno stupido sulla bocca e riempiendomi d'orgoglio, mi rimetto in piedi e alzo il mento a lui. E' parecchio più alto di me nonostante io sia 1,77m, la bocca rosa quasi fucsia per l'intensità del colore, un velo di barba curata, il naso grande e dritto, i capelli lunghi poco più sopra della spalla castani, gli occhi sono un misto tra il divertiti e sorpresi per questa mia presa di posizione e la faccia da prendere a schiaffi per l'arroganza e la presunzione che sprizza da ogni poro. "Ero solo seduta" sibilo alla sua faccia con fierezza. "Mi piace averti all'altezza del mio pacco" dice lui non tradendo nessuna emozione...è immobile, rilassato, non sembra minimamente avere il peso di aver rapito una persona e averla maltrattata...la tranquillità sovrana sul suo stramaledetto viso. La rabbia prende il sopravvento in me e con tutta la forza che possiedo, alzo il ginocchio e gli sferro un colpo sulle palle...il risultato è quello che mi aspettavo...lui crolla in ginocchio con le mani sopra il membro e serra la mascella forte per il dolore. Sorrido vincente, chiedendo "Quel pacco?" Lui alza lo sguardo e spaventata per l'intensità dei suoi occhi che mi fulminano letteralmente, ribatto presa da un improvviso coraggio "Bene, bene, le posizioni si sono ribaltate. Mi piace averti ai miei pie..." Manco il tempo di finire la frase che Khalil mi tira dalla caviglia, facendomi cadere per terra di sedere e afferra subito i miei capelli forte. "Ahhhh!" grido per il dolore alla cute...brucia tantissimo. "Non dovevi proprio farlo." ringhia lui per poi alzarsi e prendermi la caviglia. "No, no, no!!" grido, graffiando il parquet sperando di attaccarmi a qualcosa. Lui mi trascina dalla caviglia senza neanche un minimo di delicatezza, mentre io urlo e mi guardo disperatamente attorno per afferrare qualcosa. Il parquet scotta per il sole cocente e urlando anche per le bruciature, cerco di liberare la caviglia dalla sua presa...con orrore però noto che il mio vestito rosso è salito fino alla vita e scopre le mie mutandine. Dannazione!! Mi copro, ma è inutile perchè ad ogni suo passo, il vestito risale di nuovo scoprendomi ancora di più. "Scotta!" urlo chiudendo gli occhi per il dolore...è insopportabile. "Tranquilla, risolviamo" chiede lui, mentre mi tira su e mettendomi in ginocchio davanti ad un grande secchio d'acqua e senza lasciarmi il tempo di respirare, riafferra i miei capelli e immerge la mia testa dentro il secchio. Chiudo di scatto gli occhi ma l'acqua è gelida e spalanco la bocca per urlare...pessima mossa, tutta l'acqua mi entra dentro e tossisco per il groppo alla gola. Risento il dolore alla cute della testa e riemergo dall'acqua...spalanco gli occhi ansimante mentre lui ringhia "Non ti azzardare più a sfidarmi. Mai più." "Muori pezzo di mer..." la testa viene rispinta nel secchio e gemo per il dolore agli occhi che sono aperti per il poco preavviso...i polmoni chiedono pietà...non ce la fanno più. Agito la testa, ma lui me la rispinge più a fondo e mi ritrovo a soffocare con l'acqua...cerco di agitare le mani, ma sono intrappolate nella morsa di Khalil e l'unica cosa che posso fare è pregare di non fare una fine così brutta e poco dignitosa...soffocata in un secchio d'acqua gelida, in mezzo al nulla, con l'uomo che mi ha perseguitata da dodici anni. La testa risale sopra e mentre io cerco di riprendere con grande difficoltà fiato, lui ringhia "Ti è chiaro Flora?" "Basta, mi sento male!" gemo tremando...avrò le labbra blu e il viso bianco per il sangue in circolazione ghiacciato. "Non abbastanza se hai ancora fiato" dice lui rimettendomi la testa dentro l'acqua. Richiudo gli occhi e cerco di non respirare, anche se i polmoni bruciano per la sofferenza inflitta... sarò stata in apnea almeno per 10 secondi, ogni secondo sembra il doppio...non finisce più. Riemergo dall'acqua e tossendo con forza, mi accascio sopra il secchio....sono sfinita. "Posso farti anche peggio" mi sfida lui. "Non mi fai paura" ringhio determinata. Se devo morire, lo farò con onore e non come una codarda. "Mia cara..purtroppo per te, so che di cosa hai realmente paura" "Tu non sai nulla." sibilo riprendendomi ancora col fiatone. Lui fa un giro attorno a me, come per tracciare il suo territorio e dimostrarmi che sono solo un impiccio indesiderato e mettendosi dietro di me, mormora "So che non hai paura di nessuno...ma per qualcuno. Sei empatica, ne hai fatto un lavoro, ami il tuo lavoro, ami il centro e cosa succederebbe se facessi esploderlo..." Si avvicina viscidamente al mio orecchio e soffia sui miei capelli umidi "Con tutti i pazienti dentro...tutti i collaboratori...non ne uscirebbe nessuno vivo" Se prima ero gelata, adesso sono paralizzata dal disgusto e con un sussurro incredula, dico "Non lo faresti veramente..." "Ho fatto cose così abominevoli che tu non hai idea Flora, ho le mani intinte di sangue" dice lui sempre dietro di me, con una voce calda ma estremamente minacciosa...non sta affatto scherzando. Ingoio il nodo alla gola e dico "E' impossibile, tu sei qui. Non puoi avere il controllo lì" "Ho il controllo ovunque, mi basta uno schiocco di dita per far esplodere quel dannato centro" si fa sempre più vicino, allungando da dietro una mano e davanti a miei occhi schiocca il pollice e il medio, mormorando "Uno schiocco." "Fuoco, fumo, cenere...sarà tutta colpa tua" continua a dire pianissimo minacciosamente. Stringo le mani in due pugni e sibilo "Non ti credo" Lo sento ridere per poi afferrare i miei polsi e trascinarmi sulle scale. "No, no, lasciami!" grido correndo all'indietro. Lui capisce di passare alle maniere brusche e riafferrandomi i capelli forte, mi trascina velocemente, mentre io urlo e urlo a pieni polmoni per il dolore alla cute...sembra si stia per staccare dalla testa. Afferro il braccio di lui per fargli mollare la presa, ma lui apre una porticina e mi scaraventa subito dopo dentro come se fossi uno stupido oggetto. Atterro per terra di sedere di nuovo e penso ai lividi che segneranno il mio sedere...mi porto subito una mano lì per lenire il dolore, ma vengo riafferrata per il braccio e messa seduta su una sedia. Non ho neanche il tempo di capire, che della corda gira attorno a me e finalmente realizzo cosa stia succedendo. "Non puoi legarmi, non puoi!" dico agitandomi sulla sedia invano. "L' ho appena fatto" dice lui secco per poi uscire il mio cellulare dalla sua tasca e dire "Quella troia della tua amica continua a chiamarti...rispondile" Cosa? Melisa mi sta chiamando? Oddio grazie al cielo! "Ok" mi limito a dire con un primo piano che si crea nel mo cervellino. "Una sola parola sbagliata e del centro ci sarà solo tanta polvere..."mi avverte lui. "Io ti passo il cellulare, ma devi sapere che ho io nelle mani la vita anche di Kemal. Ricordi quando ti ho detto che mi serve uno schiocco. Vale anche per adesso." Il mio panico si trasforma in qualcosa di peggiore e chiedo "Kemal si è salvato?" "Questi non sono affari che ti riguardano, sappi solo che mi basta una chiamata per mandare qualcuno nella stanza dell'ospedale di Kemal e ficcargli finalmente un proiettile in testa" dice, digitando un numero senza neanche guardarmi, con una mano nella tasca dei pantaloni...continua ad essere perfettamente rilassato. Quindi Kemal non è morto...butto un sospiro di sollievo. "Prima slegami" pretendo. Ora che so che Kemal è vivo e Melisa mi sta cercando, voglio solo poter buttare in acqua Khalil e chiamare qualcuno in aiuto. Mi basta ridare un calcio alle palle di Khalil, sollevarlo e buttarlo in acqua...non ho la patente nautica, ma potrei comunque trovare una radio e dire alla guardia costiera la mia situazione e posizione. Sarebbero qui in pochi minuti, arresterebbero Khalil e io sarei libera. Deve solo slegarmi. "Detto io i comandi e tu esegui, è l'ultima volta che te lo ricordo. Sei pronta?" chiede lui allungandomi il cellulare all'orecchio. "Voglio essere slegata, mi sentirei meglio" insisto. Lui si abbassa al mio livello e socchiudendo gli occhi, sibila "Non me ne frega un cazzo del tuo bene, ora ascolta quello che devi dire." Si rimette eretto e prima che io possa replicare, borbotta "Dirai che devi prenderti del tempo per pensare e ti vuoi allontanare per farlo. Dille di non cercarti più e..." "Non lo farò mai, mai." sbotto senza fargli finire la frase. Lui si gira verso di me e inclinando la testa, dice "Non te l'ho chiesto Flora e..." agita il cellulare e dice "Vuoi davvero uccidere Kemal e tutti i pazienti del centro che hai tanto faticato a curare? Sarebbe un tale spreco solo per una telefonata..." Si lecca le labbra e mormora compiaciuto "Ora che ci siamo ti dico, che sono a conoscenza del fatto che farai la qualsiasi per tagliarmi fuori ed è per questo che sono felice di dirti che ho una garanzia" "Garanzia?" chiedo corrugando la fronte. "Ogni giorno un mio uomo mi chiamerà e io dovrò dare il comando di non far esplodere il centro...appena non rispondo, ha l'obbligo di far saltare tutto. Tutto" Avrei dovuto prevederlo, avrei dovuto dannatamente prevederlo! Non è stupido Khalil...è abbastanza ingegnoso ed è difficile da raggirarlo, quasi impossibile. Prevede la tua mossa ancora prima di farla e ne prepara altre due di riserva per difesa...ha ben capito come procede il mondo...con corruzione ed astuzia e in quello ne è un maestro. Nulla è mai lasciato al caso, ha ogni cosa un suo perchè, è tutto controllato, pianificato nei minimi dettagli, non puoi scappare da uno come Khalil...ti trae in trappola e ti tiene in pugno come un moscerino...ti priva di aria, luce, vita.. per poi attrarti nella sua oscurità, dove tutto è insidioso, ingannevole, sleale, subdolo...diventi prigioniera del suo impero tenebroso senza neanche volerlo. Ho appena rischiato di morire per la mia avventatezza...pensavo che il coraggio mi avrebbe salvata, mi sono ritrovata a supplicare dio di non fare una fine così poco dignitosa, della mia testa immersa nell'acqua per mano della persona che più ripugno al mondo. I miei pazienti sono la cosa più importante al mondo, sono la mia speranza di un mondo migliore, cercare di guarirli, vederli ritornare a casa col sorriso e a mente lucida, amo il mio lavoro e quel centro è la mia famiglia....Khalil lo sa bene, sa che non ho più nessuno, sa che non posso creare nuovi legami con amiche o amanti, perchè lui stesso minaccia di ucciderli in caso li avessi, vuole farmi impazzire sola, farmi capire che resterò per tutta la vita sola, morirò probabilmente anche sola...esattamente come lui. Vuole farmi provare quello che ha passato dopo che mio zio ha arrestato suo padre per atti terroristici, la madre è stata uccisa nella sua libreria dalla mafia per la sua famosa raccolta di Guinizelli e lui è rimasto completamente solo. Aveva già 18 anni e non ha più avuto nessuno...perchè so quanti anni aveva? Perchè poco prima che mio zio morisse, lui ha incominciato a perseguitarmi...avevo solo 14 anni e ricordo molto bene il primo giorno dell'inferno. "Sono pazienti che hai curato pure tu" gli ricordo, sperando che un briciolo di umanità esca da quell'anima marcia. "Il termine esatto sarebbe ' indottrinare ' " dice lui pensandoci. "Indottrinare? Non capisco "chiedo perplessa. "Dai troppa aria a quella bocca...usala per qualcosa di più utile" Il mio sguardo cade al suo ventre davanti ai miei occhi e rifaccio una smorfia. "Scordatelo" Lui con un dito alza il mio mento al suo viso in alto e dice sghembo "Io parlavo della telefonata" Deglutisco... mi sono affrettata a rispondere. Dovrei dare un contegno alle parole che usciranno dalla mia bocca, non posso permettermi di svelare troppo al mio nemico. "Anch'io parlavo di quella" dico serrando la mascella. "Mi pare di averti beccata distratta ad osservarmi" dice lui consapevole di tutto ma divertito dalla situazione. "Mi stai davanti, sai?"chiedo acida. "Ma il mio viso è qua sopra." "Abbassati se vuoi che ti guardi in faccia" dico senza evitare di essere me stessa...cioè una bomba ad orologeria. "Non ne sei all'altezza" dice lui, accostandomi il cellulare che sta vibrando per poi avvertirmi "Sgarra mezza volta e Kemal e il centro spariranno" Serro la mascella...è stato molto chiaro al riguardo, bastardo. "Pronto?"dico deglutendo. "Flora! Dove sei??" grida sospirando di sollievo Melisa. Il mio cuore ricomincia a battere velocemente...mi servirebbe dire una parola...mi servirebbe dire "Aiuto." e lei accorrerebbe subito in mio aiuto, capirebbe tutto e mi salverebbe, come una fantastica amica. L'unica amica che ho potuto avere. Non posso rischiare che ammazzino Kemal, non se lo merita lei, non se lo merita lui, non se lo meritano loro...hanno superato così tanti ostacoli che un mio sacrificio mi sembra la cosa più giusta da fare...per loro, per il centro, per tutti. Io me la caverò, come ho sempre fatto...da sola. Credo molto in me stessa, so di essere capace di affrontare tutto ciò...sono cresciuta con mio padre che mi faceva rapinare botteghe, scassinare auto e scappare per non farci beccare...sono una sopravvissuta anch'io...sono anch'io una criminale. "Ehi Meli...volevo chiamarti prima ma ho avuto dei proble..." improvvisamente sento delle dita stringere il mio collo delicato e sussultando mi fermo. Alzo lo sguardo e lo vedo che mi fulmina con gli occhi...sa cosa ho in mente, ma non vuole evitare che io lo faccia, si diverte a vedermi fallire così da avere un pretesto per punirmi. Sadico è la parola giusta per la sua personalità. "Tutto bene? Sei ancora al centro? Vengo a prenderti?" chiede Melisa. ma l'immagine di lei per terra, sanguinante come Kemal, solo per colpa mia che ho disobbedito, mi porta quasi a gridare "No no!" "Ti sta succedendo qualcosa Flora? Non ti sento bene" dice lei preoccupata. La voglia di gridare tutto d'un fiato quello che mi sta succedendo è tanta, ma non posso...non adesso...devo pazientare, il momento giusto arriverà presto. "Non mi succede nulla" mugolo, abbassando lo sguardo alle corde che mi tengono legata alla sedia. "Sono in ospedale io...vuoi che ti mandi l'indirizzo?" chiede lei mentre sento altre voci di sottofondo. La sua voce è molto tormentata e capisco che il quel momento un abbraccio le servirebbe più di ogni altra cosa...ma io non sono lì, sono intrappolata quì e devo proteggere coi denti ciò che mi è caro. "Meli...ho deciso di andarmene" dico tutto d'un fiato per finire il tormento di sentire la sua voce triste. Non le lascio neanche il tempo di controbattere che dico "Cioè ho bisogno di fare un viaggio per pensare...mi sono successe tante cose e ho bisogno di tempo per digerire tutto" Spero tanto che non mi creda. "Ma...adesso? Sei già in aeroporto?" chiede lei sempre più preoccupata. Il cuore perde un battito...nessuno si preoccupava del mio bene da così tanto tempo che neanche ricordo. Ho sempre ricevuto dolore e sventure nella vita...nessuno che si preoccupasse di chiedermi come stessi, nessuno che mi sorridesse, nessuno che mi rivolgesse la parola...non avevo nessuno e tutto per colpa di Khalil. Minacciava di morte chiunque mi avvicinassi, delle volte me l'ha anche dimostrato...nei peggiori dei modi, ma mi è bastato per richiudermi in me stessa e cacciare chiunque si volesse avvicinare a me....pensavano che fossi asociale, in realtà stavo salvando a tutti la vita. "Si, sono già qui e si adesso. Mi disp...." un singhiozzo mi ferma bruscamente, mentre Khalil mi avverte stringendo più forte il collo e Melisa chiede "Stai piangendo?" Mi mordo il labbro tremante e mormoro mortificata "Mi dispiace Meli di non essere lì" Non avrei voluto cessare in questa maniera la nostra amicizia...lei mi voleva sinceramente bene e non aveva paura di niente e nessuno, avrebbe corso ogni rischio per me e io la ripago standole lontana. "Kemal sta bene e sto bene anch'io...sei sicura di volertene andare?" chiede lei. Allora Khalil non mi ha mentito...E' veramente vivo e in una stanza d'ospedale...sorrido appena e dico, approfittandomi del momento "Si, posso chiederti di occupartene tu del centro? Per me è molto importante che i miei pazienti continuino ad essere seguiti da persone qualificate e con cuore" Penso di essermi esposta troppo agli occhi di Kemal, ma lui già lo sa e sa come sfruttare al meglio la cosa. "Certo che lo farò, sai dov'è quel farabutto invece?" Alzo lo sguardo...è proprio davanti a me. Lui mi guarda alzando un sopracciglio e io dico subito "No" "Lo caccerò fuori dal centro a calci in culo e ripuliremo il centro dalla merda Flor, te lo prometto" dice decisa lei. Sorrido...non avrei potuto avere un'amica migliore di lei. "Grazie Meli, sei una vera amica. Ti voglio un sacco di bene, ricordalo" mormoro fra i singhiozzi. Khalil capisce di farla finita e mimandomi ' Fine', mi ordina di chiudere la chiamata. "Lo so già Flor...senti una cosa, e se io..." Non le lascio finire la frase e dico con estrema difficoltà "Devo andare Meli...addio" "Addio?" chiede subito lei. Si, amica mia è un addio...non so come uscirò da qui, ma sarò in pace con me stessa perchè ti avrò almeno detto addio. Non mi arrenderò, combatterò con ogni forza che mi rimarrà in corpo e in mente, sarò una degna e valida rivale, ma la morte capita e quando capita, bisogna essere già pronti. Khalil interrompe la chiamata e io abbasso lo sguardo sconsolata...il sentire la voce di Melisa mi ha scombussolata più di quanto credessi. "Ora sei solo un fantasma" dice lui, staccando la custodia dal mio cellulare e prendendo la sim insieme alla batteria. "Sono ancora qui in carne ed ossa" dico stizzita. "Oh credimi, lo vedo bene" dice lui, abbassando lo sguardo alle mie gambe nude fino alla coscia che fortunatamente copre il vestito. "Non te la darei neanche da morta" dico digrignando i denti. "Bugia bugia" dice lui divertito. La sua affermazione mi fa spalancare gli occhi...vuole che io ricordi. "Sei solo un porco bastardo" sputo con disprezzo. "Solo?" chiede lui quasi deluso. "Spero tu possa marcire all'inferno mentre urli per le fiamme che squaglieranno la tua pelle, i demoni che ti graffieranno con i loro artigli ad uncino, le urla di altri dannati che ti faranno sanguinare le orecchie e sapere che tutto questo non avrà una fine e te lo sei meritato per tutto il male che hai inflitto a me e ad altri solo per tuo piacere! Spero tu possa soffrire come un dannato e il ciclo dell'inferno si ripeta in eterno!" Ho il fiatone quando finisco di gridare e sento le guance andarmi a fuoco...non ho mai scoperto chi fosse colui che mi ha perseguitata per anni, ma averlo di fronte e avergli urlato tutto quello che speravo gli accadesse, mi fa sospirare di sollievo. E' come se mi fossi tolta un peso...sputargli tutto il mio odio, è solo l'inizio. "Flor Flor...sono felice di averti trasmesso così tante emozioni...non pensavo di essere entrato così a fondo dentro di te" Ogni sua allusione vuole farmi tornare a quella notte, alle mie urla, al mio dolore, alle mie suppliche invane...non c'è stato nulla da fare, è successo e nel peggiore dei modi. Mi ha completamente privata di tutto...gli resta solo far passare una lama nel mio petto, anche perchè non ho più una vita da così tanto tempo che l'assicurarmi di dare vita ai miei pazienti è l'unico modo di riempirmi il cuore. Lui prende in mano un altro cellulare e mentre digita un numero, io chiedo perplessa , come se avessi avuto un bruttissimo presentimento "Cosa stai facendo?" "Non mi piace come mi hai parlato e..." strappa furiosamente la gonna del mio vestito e ringhia "Neanche il modo in cui sei vestita. L'hai fatto apposta di comprarti un nuovo vestito, scarpe e del nuovo intimo. Volevi uscire dal mio controllo" Getta per terra il pezzo di stoffa mentre io dico "Era il minimo che facessi dopo che ho scoperto che sei uno psicopatico che teneva foto del mio abbigliamento e stanze piene di mie foto! Il minimo!" Ricordo ancora il giorno in cui sono entrata con Melisa in quel stanzino e una lampadina illuminava i muri ricoperti da foto mie nel quotidiano...il televisore che trasmetteva video di me che dormivo mentre lui si divertiva ad accarezzare il mio volto con la lama, fogli stampati delle mie routine, abbigliamenti, intimo, certificati, documenti, estratti conto, cartelle di ogni persona con cui avessi dialogato, persino fascicoli dove annotava ciò che facevo quotidianamente, orari, abitudini, registrazioni.... aveva tutto. Tutto. "Ti tenevo d'occhio, ti proteggevo" dice lui. Io alzo entrambe le sopracciglia e chiedo incredula "Mi stavi proteggendo? Ti prego dimmi che sei ubriaco e non connetti cervello con bocca. Proteggermi da cosa esattamente brutto porco?" Lui afferra subito le mie guancia nella sua mano e stringendole fortissimo, fino a farmi male, sibila "Portami rispetto ragazzina. Se non sei morta, è ancora grazie a me. Ho il potere di fare qualsiasi cosa di te, qualsiasi" Si abbassa alla mia altezza e sibila "Ti proteggevo per poi averti tutta per me...non sarebbe bello distruggere qualcosa già distrutto, non credi? Ti volevo intatta, pura, senza un graffio...in pasto solo per i miei denti, pregustare la vittoria...piano piano" Stringe ulteriormente le guance e ringhia "Portami rispetto, non te lo ripeterò più. Sono la ragione per cui sei ancora in vita...dopo tutto quello che hai fatto per sabotarmi con la tua amica, avrei dovuto sgozzarti a mani nude" Rilascia subito dopo le mie guance e io gemo piano di dolore...mi ha intrappolato le guance come in una morsa. "E' arrivato il momento di riscattare il favore" sento dire. Alzo immediatamente lo sguardo, ma la stanza poco illuminata non mi permette di vedere molto, riesco a vedere solo la sagoma di Khalil e respirare la sua arroganza, autorevolezza, il mio terrore... "Ti so mandando l'indirizzo" Corrugo la fronte...l'indirizzo di cosa? Ho un terribile presentimento...le parole che sto per sentire lo confermano. "Devi uccidere la persona che si trova dentro questa stanza" "No!!" grido capendo improvvisamente tutto. Khalil si gira infastidito verso di me e allungando la mano, mi tappa la bocca forte insieme al naso. "Alla svelta" dice lui mentre io mugolo come impazzita su suo palmo. L'idea di avere le sue mani addosso mi fa vomitare. Scuoto la testa per poter scappare dalla sua presa, ma ricordo di poter fare meglio e uscendo fuori i miei denti, gli mordo la carne del palmo con tutte le mie forze. "Ajaaa cazzo! Troia!" grida Khalil sottraendo la mano dalla mia bocca. Mi lecco le labbra e sento un sapore metallico sulla mia lingua, capisco cos'è abbassando lo sguardo al suo palmo. Mi compiaccio del gesto e leccandomi il labbro inferiore, assaporo il suo sangue...non è amaro come pensavo, è un sapore intenso, sapere di essere stata la prima ad averlo fatto sanguinare, mi dà così tanta adrenalina che lecco anche i denti e non stacco gli occhi da lui. "Si si....non t'importa sapere il perchè, uccidi quella persona e basta" ringhia lui per poi chiudere la chiamata e aprire la mano ferita. Coglie la mia provocazione e io dico con odio "Avevamo un accordo" "Non faccio affari con le donne" "Non fai tante cose con le donne" dico, ricordandomi della volta che eravamo usciti io e Meli alla fiera e lui infilandosi all'ultimo, non aveva accettato i miei soldi della pizza, perchè diceva di non accettare soldi dalle donne. "Le fotte le donne" dice rimarcando due volte sul pronome personale, vuole rafforzare la frase, il valore delle parole peccaminose appena pronunciate... "O sono loro a fottere te" dico riferendomi ad adesso...lui pensava di avermi zittita, l'ho ferito in realtà. "Ha sempre la battuta pronta signorina Vignoli..."mormora lui avanzando verso di me. Deglutisco temendo cosa mi voglia fare stavolta e dico "E' difficile zittirmi" "Lo vedremo" dice lui mentre allunga la mano ferita con rivoli di sangue che scorrono e sibila "Lecca" Merda...ha visto come mi leccavo compiaciuta le labbra prima, gli ho solo dato uno spunto alla punizione, stupida. Faccio per parlare, ma lui mette un ginocchio fra le mie gambe e dice "Lecca prima che posi la mano sul tuo piccolo collo e lo stringa così forte da non sentirti più parlare per giorni" Non vuole uccidermi...vuole torturarmi, giorno dopo giorno...giocare con me come se fossi la sua bambola di pezza, piegarmi, sottomettermi...mi ucciderà solo dopo aver ottenuto tutto questo. Decido di giocare di difesa, ho sempre attaccato, ma non posso attaccare con mani e busto legate...devo giocare di strategia qui...dargli tutto per poi togliergli tutto. Tiro fuori la lingua e seguo un rivolo di sangue...non vedo l'ora di vedere quel sangue scorrere dalla sua gola un giorno per mano mia. Un altro rivolo di sangue minaccia di uscire dalla ferita, ma lo fermo e succhio la ferita per fare in modo che smetta di sanguinare. Rilascio la bocca e alzo lo sguardo a lui...è come ipnotizzato dai miei movimenti, respira con affanno, non si aspettava che eseguissi senza battere ciglio...l'ho sorpreso. Lui deglutisce visibilmente provato e sbattendo piano gli occhi, toglie la mano e chiede "Sai cos'è successo?" "Cosa?" chiedo con ancora il sapore di lui sulla lingua...non è un sapore brutto,è il sapore della mia imminente vittoria. "Ti sei nutrita di me Flora" Si allontana e dice "Troppa sicurezza nel gesto...tu mi vuoi fregare" Abbassa la mano su un interruttore, che accende una lampadina appesa al soffitto che illumina la stanza piccola in cui siamo. I peli mi si rizzano e sento subito dopo il panico mancarmi il respiro...è la stessa parete che ho visto a casa sua...le mie foto riempiono i muri e la mia testa comincia a girare. "Spero che questi giorni in mia assenza ti portino consiglio" dice lui aprendo la porta. Non farà sul serio...non mi lascerà veramente qui legata circondata da foto che mi ritraggono tutti giorni...spero che... "Buon proseguimento di giornata pulce" La porta si richiude ma non prima che io urli a pieni polmoni "NON CHIAMARMI PULCE!"
   
 
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