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Autore: cin75    20/02/2019    7 recensioni
John non ha paura di ritornare al suo tempo. Ha chiesto perdono a Sam, ha rivisto la sua amata Mary. Ma ha anche capito che qualcosa in Dean non va. E prima di andare via, deve sapere.
WARNING SPOILER!! 14X13
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, John Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Ho capito! E’ tra me e la mamma!...Non c’è scelta! Va bene così!” ironizzò John , dopo che Dean gli spiegò tutto quello che stava accadendo al di fuori del Bunker. Angeli compresi.

“Papà non è come….” provò a giustificarsi.

 

Cazzo! Se voleva tenere con sé suo padre, il suo idolo, il suo mentore. Cavolo!, se voleva la sua stramaledetta famiglia di nuovo tutta intera. Ma ora che , stupidamente, stava iniziando a credere al destino, come aveva detto a Sam, alla baita di Donna, cominciò anche a credere che il destino mai e poi mai avrebbe permesso loro di essere uniti e felici.

Erano i Winchester e non la famiglia Brady!!

 

“No, Dean. Tranquillo!” lo rassicurò, John, notando il disagio e l’imbarazzo del figlio. “Io , tu e Sammy, a modo nostro, nel nostro tempo o nel mio tempo, abbiamo avuto il nostro….”

“..tempo?!” finì per lui, Dean.

“Già!!” ammise sorridendo appena e poi tornò a fissare Dean. “Ma ho bisogno di sapere una cosa Dean!”

“Certo!”

“Mi avete detto di quello che avete fatto per il mondo, di Dio, dell’Oscurità e tutto il resto. Inferno, Paradiso e Purgatorio, angeli , Dèi vari….”

“Papà…... che hai bisogno di sapere!?” lo bloccò, il maggiore.

“Che cosa ti sta succedendo?”

La domanda arrivò a Dean dritta come un pugno nello stomaco.

Sapeva , aveva capito a che cosa il padre si riferisse. Di certo non ne sapeva i particolari. Quella storia , lui e Sam, in cucina , si erano ben guardati di tirarla fuori.

Ma John Winchester, era John Winchester e se riusciva a sgamarlo ogni volta che sbirciava giornaletti porno quando era piccolo, figurarsi se non intuiva quello che gli passava per la mente. O chi, letteralmente, aveva in mente.

“Cosa mi sta…..non capisco!” provò a svicolare, facendo appena spallucce.

“Dean..sul viso di tuo fratello vedo la stanchezza, i segni di questa vita e di questo lavoro. Ma sul tuo viso, nei tuoi occhi, ragazzo, non vedo i segni lasciati da una vita da cacciatore. Sul tuo viso vedo frustrazione, forse rassegnazione, forse...forse terrore. E non dirmi che è per quello che succederà dopo cena perché…”

“Senti, papà non è il momento per...” cercò ancora di evitare il discorso. Quel discorso.

“No! senti tu!” e la sua voce si fece improvvisamente autoritaria , come Dean ricordava e la mano che John gli aveva messo sulla spalla per costringerlo a non fare un altro passo lontano da lui, sembrò essere un macigno che lo bloccava sul posto, quando tempo addietro, il padre pretendeva di sapere la verità. “Sarà anche vero che vengo da un altro tempo, ma mio figlio lo conosco ancora.”

“Papà, io...” deglutì, sentendosi ormai alle strette.

“Sii sincero. Ho chiesto a Sammy di esserlo. Ora lo chiedo anche te. Che cosa ti sta succedendo, ragazzo mio!”

E a quell’appellativo così inaspettato in quel momento e detto con una dolcezza che a stento ricordava, o che forse non aveva mai provato da parte di suo padre, non dopo la morte di Mary, Dean cedette.

Si guardò un attimo intorno, assicurandosi che Sam e la madre fossero ancora in cucina e poi raccontò tutto.

 

Racconto di quel Si’ detto a Micheal, del doppio inganno dell’arcangelo – prima nel sottometterlo dopo aver sconfitto Lucifer e poi usandolo come una sorta di spia ignara - , del modo in cui Sam e Castiel lo avevano raggiunto nella sua stessa mente salvandolo, di come aveva rinchiuso Micheal in quel magazzino mentale , tenendolo prigioniero con la sola forza di un cacciavite incastrato nella serratura.

E poi raccontò di Billie, del libro, della Ma’lak e della sua disperata, ma dovuta, scelta.

 

John ascoltò incredulo e preoccupato quel racconto, allarmandosene e, segretamente, sentendosi inorgoglito della forza e dell’eroico coraggio del figlio maggiore.

Quando tra loro ritornò il silenzio e gli occhi paterni erano fissi e lucidi in quelli del figlio, John sospirò frustrato. In quel momento c’era confusione nella sua mente.

Sapeva di non poter far niente per Dean.

Poche ore e sarebbe ritornato al suo tempo.

Sapeva che se anche avesse costretto verbalmente il maggiore a promettergli di non farlo, magari ordinandoglielo , come faceva negli anni in cui cacciavano insieme, il “Sissignore!” che avrebbe ottenuto sarebbe stato solo una risposta palliativa.

Allora capì che doveva provare con qualcosa di più concreto.

Qualcosa che sarebbe rimasta in quel bunker anche dopo di lui.

 

“Sam non te lo permetterà mai, Dean. Non ti lascerà fare una cosa del genere!”

“Micheal non può vincere, papà. E se riesce a fuggire dalla mia testa, tutto quello che rimarrà di questo mondo , non sarà altro che un cumulo di cenere. E dopo quello che ho passato, che ha passato Sam. Delle persone che abbiamo perso….io...io non posso permetterlo. E Sam dovrà accettarlo. Me lo ha promesso!”

“Già e voi siete proprio quel tipo di fratelli che mantengono le promesse che si fanno l’un l’altro, vero?!”, facendo riferimento e ricordo ai racconti che i due figli appena ritrovati , gli avevano fatto, solo qualche ora prima.

“Questa volta dovrà farlo. Non si tratta solo di me e di lui. Si tratta di tutto lo stramaledetto mondo e poi….”

“E poi…?”

“E poi Micheal ha fatto una promessa.” ammise e forse, John, in quelle parole, trovò uno dei motivi più fondati per cui Dean voleva sacrificarsi in quel modo assurdo.

“Che promessa?!” azzardò.

“Che l’ultima cosa che Sammy vedrà prima di morire sarà il mio volto sorridente mentre lo fa a pezzi. E lo farà papà. Ucciderà Sammy e lascerà che io mi renda conto di tutto. E io non...non...”

“Non hai mai sopportato la sofferenza di tuo fratello. Ho perso il conto di quante volte ti prendevi la colpa per i casini che faceva lui. Preferivi che io punissi te, al posto suo.” evidenziando con orgoglio il legame che aveva sempre unito i suoi due figli.

“Papà….lui è sempre...è sempre….”

“E’ sempre stata una tua responsabilità!” ricordò il patriarca, incolpandosi segretamente di quel la sorta di mantra che egli stesso aveva inculcato nella mente di Dean.

“ “Proteggi Sam”. Me lo hai insegnato tu!” confermò il maggiore, ma senza mostrare alcun risentimento per quell’insegnamento ricevuto.

“Questa volta è diverso. Lui lo sa e tu lo sai. E farà di tutto per proteggerti.”

“Vuol dire che ci sarà bisogno di vedere chi la spunterà tra i due.”

“Già!”, fece remissivo. Sospirò frustrato, forse sentendosi inutile, quasi in colpa ammise e confessò quale era il suo sogno: “Mi sarebbe piaciuto che dopo aver sconfitto il Demone dagli occhi gialli, voi avreste avuto una vita normale, una vita felice. Una famiglia , magari.”

“Io ce l’ho una famiglia!”

“Ok! Qual’è il prossimo passo?!”

“Mangiamo!”

   
 
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