Guardare le stelle
Quella
stessa sera, puntuale, Lena suonò al suo campanello. Kara aprì la porta e non
poté fare a meno di sorridere nel vedere la ragazza.
“Buonasera.”
Le disse lei appoggiandosi allo stipite e guardandola con occhi vivaci. “Sei
pronta per la nostra serata?” Chiese.
Kara
si morse il labbro. Lena era, se possibile, ancora più bella del giorno prima,
aveva abbondonato lo stile sofisticato ed elegante per un paio di pantaloni e
una camicia. I capelli questa volta erano raccolti più morbidamente e il trucco
era più delicato.
“Sei
molto bella.” Disse e poi arrossì nel vedere gli occhi di Lena brillare di
consapevolezza.
“Ti
ringrazio, anche tu sei bellissima.” Affermò. Sembrava così tranquilla e sicura
di sé, la mano in tasca, il sorriso sulle labbra, gli occhi che cercavano i
suoi.
“Oh…
ehm… grazie.”
Lena
sorrise un po’ di più nel vederla immobile a fissarla.
“Io
non sono contro il rimanere qua a parlare… ma…”
“Cena!
Sì, certo.” Ricordò con imbarazzo Kara, afferrò la borsa e raggiunse la donna
che ridacchiando aveva fatto un passo indietro. “Oh!” Ricordò il taccuino con i
suoi appunti e tornò nel suo appartamento per prenderlo.
“Giusto,
non si sa mai.” La prese un po’ in giro Lena.
Scesero
le scale in silenzio.
“Niente
ascensore… peccato.” Commentò però la donna, quando furono all’esterno e Kara
rise arrossendo.
Quando
furono nella macchina blu scuro che questa volta guidava Lena, l’imbarazzo tra
loro due si sciolse e presero a parlare con la stessa facilità del giorno prima.
Forse perché Lena le aveva chiesto del suo lavoro, forse perché l’argomento era
presto scivolato su tematiche che sembravano piacere a entrambe, ma quando
giunsero al ristorante si sentiva decisamente più rilassata e a suo agio.
La
cena non cambiò questa buona sensazione, anzi.
Kara
aveva studiato tutto il giorno una serie di argomenti, ma li dimenticò
completamente, parlando di tutto meno che di alta finanza, investimenti, tecnologia,
informatica, chimica e cibernetica. I soggetti che, dopo lungo studio, le erano
sembrati i migliori da affrontare con la donna.
“Quindi…”
Stavano passeggiando lungo una strada pedonale, affollata di persone,
chiacchierando tranquillamente, un gelato tra le mani.
“Sì?”
Chiese Kara, rilassata e soddisfatta.
“Domani
non potrò mandarti dei fiori se oggi non mi baci.”
A
quelle parole Kara quasi si strozzò con il gelato e Lena rise.
“Sto
scherzando, è stata un bella serata, non c’è bisogno di…” Si bloccò, perché
Kara aveva abbassato la mano e intrecciato le loro dita. Un rossore sospetto
sulle guance. “Va bene.” Accettò Lena un sorriso sulle labbra. Ripresero a
camminare.
Dopo
un po’ Kara alzò gli occhi verso il cielo.
“Lo
sai cosa mi manca di più di quando non abitavo in città?” Chiese, Lena scosse
la testa e lei si spiegò. “Le stelle. Non si vedono mai le stelle in città,
troppe luci.”
La
donna al suo fianco rimase in silenzio a lungo, forse per la prima volta da
quando si erano conosciute. Alla fine Kara ruotò la testa per guardarla. La
giovane Luthor era persa nei suoi pensieri.
“Lena?”
Chiamò e lei si riscosse, guardandola e sorridendole.
“Scusa.
Le stelle sono un soggetto… delicato per me.”
“Oh…”
Kara si pentì subito di aver detto quella sciocchezza. “Mi dispiace, non
volevo…” Accidenti a lei, non aveva letto nulla su Lena e le stelle nelle sue
ricerche! Certo, vi era quella compagnia, la FlyStar,
ma era solo in parte della Luthor Corporation. Non
immaginava che ci fosse qualcosa che…
“No,
no, non scusarti, è solo che io e mio fratello potevamo passare ore a parlare
delle stelle, ad osservarle nel cielo.”
Kara
strinse un poco la mano della giovane.
“Avevo
un telescopio a casa…” Ricordò a sua volta. “Passavo ore a cercare, sicura che
un giorno avrei visto qualcosa nel cielo…” Mormorò.
“Qualcuno…”
Aggiunse Lena e Kara si voltò sorpresa. “Sì, credo che da qualche parte, lassù,
ci siano forme di vita.” Fece ruotare gli occhi, come se fosse conscia che era
qualcosa di sciocco da dire, ma non smise di parlare. “Quando sono stata
accolta tra i Luthor mi sentivo sola… l’universo mi
sembrava così vuoto e freddo. Lex mi ha dato
speranza, non eravamo soli, c’era un intero universo pieno di meraviglie che ci
aspettava.” Sorrise al ricordo. “Pensieri sciocchi di bambini, ma è qualcosa
che non mi ha mai lasciato.”
“Non
sono pensieri sciocchi.” La contraddisse lei. “Ed è bello che tu sappia
ricordare qualcosa di tuo fratello che non sia…” Fece una smorfia, sicura di
aver fatto un altro passo falso, ma Lena non la stroncò, invece annuì.
“Sì,
per il mondo è un pazzo assassino, ma io ricordo anche il ragazzo che era e amo
ancora quel Lex.”
Continuarono
in silenzio, le mani intrecciate, finendo i gelati che per un poco avevano
dimenticato.
Giunsero
alla fine della via pedonale e tornarono indietro, Kara si chiese se la serata
sarebbe finita, una parte di lei pensava che sarebbe stato meglio andare a
casa, un’altra parte desiderava ancora parlare con Lena, starle accanto, anche
così, in silenzio, stringendole la mano.
“Vuoi
andare a casa?” Le chiese la donna, gli occhi che cercavano i suoi.
“No…”
Ammise, Kara. “Tu? Perché se è tardi e domani devi lavorare…” Iniziò, ma la
donna scosse la testa.
“No,
ma mi è venuta un’idea, ti va di rischiare una seconda volta di seguirmi?”
“Oh,
beh, ieri non è finita così male, quindi…” Arrossì nel vedere gli occhi di Lena
brillare di nuovo di divertimento. “Non volevo dire… ok, un po’ volevo dire…
ma…” Arrossì e Lena rise. La tensione sembrava averla abbandonata.
“Vieni.”
Disse e Kara la seguì. Era bella quando rideva, molto bella.
Questa
volta Kara comprese velocemente cosa Lena volesse fare, infatti la donna guidò
fuori dalla città verso il deserto. Non ci volle molto, le strade erano libere
a quell’ora della notte e la macchina di Lena era veloce.
Quando
si fermarono la città era lontana. Uscirono nel freddo della notte, ma Kara
ignorò i brividi, il naso puntato verso il cielo, la bocca aperta davanti allo
splendore del cielo notturno.
“Wow.”
Mormorò dopo un po’ abbassando di nuovo lo sguardo su Lena. La donna stava
guardando le stelle con occhi lucidi, Kara non ebbe difficoltà a notarlo, si
avvicinò a lei e la abbracciò da dietro, appoggiando il mento sulla sua spalla
e intrecciando le mani sul suo ventre.
Era
un abbraccio dolce, spontaneo, che non nascondeva nulla se non il desiderio di
consolare o, semplicemente, di mostrare di esserci. Kara non ci aveva davvero
riflettuto, aveva agito, ma nel sentire il corpo di Lena appoggiarsi al suo e
rilassarsi seppe che aveva fatto la cosa giusta.
Rimasero
un lungo momento a guardare le stelle, poi Lena ruotò nel suo abbraccio e
delicatamente posò le labbra sulle sue.
Erano
fredde, ma dolci e morbide. Kara chiuse gli occhi e la baciò a sua volta.
A
vincerle fu il freddo. Lena rise quando si rese conto che tremavano entrambe.
“Torniamo
in città?” Chiese e Kara annuì, osservando per un’ultima volta il cielo
stellato, un sorriso sulle labbra.
Questa
volta Lena non le chiese di andare a casa sua e neppure chiese di salire da
lei, invece la baciò con dolcezza e la ringraziò per la serata.
Kara
risalì gli scalini di casa con un sorriso sognante sul viso, entrò in casa e,
ignorando l’alba ormai prossima, si mise a scrivere tutto ciò che era successo
ed aveva provato. Quando fu soddisfatta fece una doccia e si buttò sul letto.
Era quasi addormentata quando ricordò di non aver letto il terzo punto. Si
strinse nelle spalle e lasciò che il sonno la vincesse, avrebbe pensato a
quello domani.
A
svegliarla fu il suono insistente del campanello di casa. Guardò l’orologio
notando con disperazione che erano le sei, aveva dormito pochissimo!
Il
campanello suonò di nuovo. Si rotolò giù dal letto e arrivò alla porta
aprendola.
“Ce
ne hai messo di tempo!” Alex le lanciò uno sguardo perplesso. “Perché sembra
che tu non abbia dormito?” La ragazza entrò nell’appartamento decisa, posando
un caffè sul ripiano della cucina e guardandosi attorno, notando gli abiti
abbandonati per terra e il taccuino aperto.
“Su
cosa stai lavorando?” Chiese allungando il collo. Kara afferrò il prezioso
quadernetto e lo richiuse.
“Ad
un articolo…” Disse, senza precisare. “Cosa ci fai qui?” Aggiunse poi, sperando
che Alex si lasciasse distrarre.
“È
martedì.” Le ricordò. “Facciamo sempre colazione insieme martedì.”
“Oh…”
Kara fece un sorriso imbarazzato. “Giusto! Ehm… martedì, bene.”
“Bene?
Ora mi dici cos’hai, o piazzo una cimice in casa tua e faccio hackerare il tuo telefono.”
“No!
Non lo faresti mai…” Il sopracciglio di Alex, alzato e deciso, la fece
titubare. “Te l’ho detto, sto lavorando ad un articolo.”
“Quindi
Cat Grant ti ha dato un posto da giornalista?” Chiese
lei, speranzosa.
“Non
ancora…” Ammise. “Ma me lo darà se farò un buon lavoro!” Assicurò.
“Bene!
Ora capisco perché fai le ore piccole.”
Kara
si rilassò nel vedere che Alex si sedeva sullo sgabello della cucina
sorseggiando un po’ di caffè.
“Ora
dimmi di Lena Luthor.” Per fortuna Kara non aveva
ancora preso un sorso del suo caffè altrimenti lo avrebbe sputato. Arrossì
violentemente e scosse la testa.
“Chi?
Cosa? Ehm… non so di cosa parli.” Negò in maniera così plateale che non avrebbe
convinto neppure Eve, figurarsi sua sorella.
“Lo
sai che non puoi nascondermi nulla.” Affermò la giovane con aria divertita.
“Su, sputa il rospo.”
E
così Kara le raccontò tutto.
“Tanto
sono sicura che lei avrà tante donne, io sarò solo una tra le mille… e…” Il
pensiero le fece storcere il naso, ma evitò di soffermarsi su quel sentimento e
continuò a giustificarsi. “Si dimenticherà di questa storia in un baleno se
non, magari, per raccontarlo alle amiche come aneddoto divertente.”
“Tu
credi?” Chiese Alex, dubbiosa.
“Ma
sì, certo! Non è che diventeremo intime… insomma…” Arrossì di nuovo. “Non si
può quasi definire una relazione… ehm…” Tacque perché continuare avrebbe solo
peggiorato la sua situazione.
Alex
rimase in silenzio pensierosa.
“Dunque
niente sentimenti. Vi fate un po’ la corte, ma niente di serio?”
“Esatto.”
Assicurò Kara, ripensando agli occhi di Lena che si riempivano di lacrime
nell’osservare il cielo notturno e al suo corpo caldo stretto al suo. “Niente
sentimenti.” Ripeté. Perché era così! Quelli erano solo stati momenti rubati…
momenti che accadevano anche tra amiche… i baci erano solo… un di più.
“Ok…”
Alex non sembrava molto convinta.
“Devo
andare.” Corse ai ripari lei. “Lavoro ancora come segretaria di Cat, dopo tutto.”
“Va
bene…” Alex la inseguì mentre lei usciva di casa, infilando la giacca di corsa.
“E fai attenzione a quello che fai!”
***
“Kara,
devi seriamente dirmi come fai!” Eve posò sulla sua
scrivania un altro mazzo di fiori e Kara si ritrovò a sorridere pensando ai
baci che quei girasoli festeggiavano.
Ignorò
la ragazza che la guardava interrogativa e prese il bigliettino tra i fiori.
Girasoli per il tuoi sorrisi…
e i nostri baci.
Ho due biglietti per l’opera.
Sei libera questa sera?
Lena
“Così romantico!” Commentò Eve che aveva sbirciato da sopra la sua spalla. Kara si
portò il bigliettino al petto nascondendolo alla vista della collega.
“Ehi!” La ripresa.
“Andiamo, non è come se fosse…”
Iniziò la donna divertita.
“Keira!”
Chiamò Cat e Kara scattò in piedi, mentre Eve si allontanava tornando al suo lavoro. Solo allora notò
che li girasoli formavano una stella. Si morse il labbro e poi scosse la testa
entrando in fretta nell’ufficio della sua capa.
Note: Le cose vanno a gonfie vele! Kara e Lena sembrano avviate verso… aspettate, cos’è che Kara ha spiegato ad Alex? Per una volta che dobbiamo ascoltare l’intera conversazione questa non c’è? Ma vi sembra normale?? Va beh… di sicuro non dobbiamo preoccuparci.
Voi cosa dite? Ci godiamo il momento romantico sotto le stelle? I fiori e i bigliettini? Ma sì, godiamoceli. ;-)