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Autore: Sinden    21/02/2019    1 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"C'era una volta un Re." esordì Goneril, mentre Éowyn l'aiutava nella vestizione.

La giovane aveva insistito perché la sua nuova amica, e presunta cugina, indossasse un suo abito da cerimonia per i festeggiamenti a Edoras.

Éowyn era curiosa. In quelle ore spese in camera sua, non aveva fatto che sommergerla di domande sulla sua vita e sulle sue avventure, bevendosi i suoi racconti come un assetato nel deserto. A un certo punto, le aveva chiesto quale fosse l'origine del nome Goneril.

"É insolito. Non sembra un nome di donna." aveva detto.

La guerriera aveva dovuto tornare con la memoria ai ricordi della sua infanzia, e ripescare nei meandri della mente quel momento in cui aveva rivolto la medesima domanda alla sua matrigna, che le aveva raccontato una storia. La donna che l'aveva allevata aveva una vera passione per le leggende del passato su reami e principesse.

Goneril raccontava. "...questo Re di un regno lontano, oltre i confini di Arda, aveva tre figlie: Regan, Goneril e Cordelia. Un bel giorno, scelse di abdicare e di ripartire il reame in tre territori distinti, sui quali ognuna delle sue figlie avrebbe avuto il pieno controllo. Decise di indire una stupida gara: la figlia che gli avrebbe dimostrato più amore, avrebbe ricevuto il territorio più esteso. Goneril e Regan accettarono, mentre Cordelia, la più giovane e l'unica non ancora sposata, si rifiutò. Arrabbiato, il Re la cacciò dal reame." spiegó.

Con fatica respirava in quell'abito cosí stretto per lei. Era di velluto color bosco, e si intonava magnificamente con la sua pelle chiara e i capelli neri. "...mi manca il respiro, allenta il corpetto." disse a Éowyn.

"No. Deve stare cosí. Ti scivolerà sulle spalle se sciolgo i lacci." rispose la bionda principessa.
Goneril distese le labbra in un sorriso. "Non é che speri di uccidermi in questo modo? Magari bloccandomi la circolazione e il respiro?"

"Questa é una cosa che faresti tu." rispose la giovane. "Per caso vuoi presentarti davanti a tutti in armatura?"

"Non sarebbe un problema. La vanità non mi appartiene." disse lei. "Ascolta, adesso: devi stare appresso ad Aragorn, questa sera. Devi farlo parlare."

Dall'improvviso rossore sul volto di Éowyn, la donna capí che la prospettiva non le dispiaceva per niente. "Fallo bere, fallo ubriacare. E poi, chiedigli di quell'Anello. Fatti raccontare che genere di missione stanno portando avanti lui e gli altri. Cerca di arrivare alla verità."

"Non ho intenzione di prendermi gioco di lui. Non voglio tendergli tranelli." rispose Éowyn. "Arriveremo alle risposte in un altro modo."

"Quale altro modo? Ho già tentato di parlare ai due Hobbit: sono determinati a difendere il segreto. Gandalf non direbbe una parola sull'argomento, credo ci sia lui a capo della faccenda. Non mi fido neanche di quel Gimli: perfino da ubriachi i Nani sono furbi, mi racconterebbe qualche sciocchezza per confondermi... e in quanto a Legolas...preferirebbe farsi tagliare un braccio, piuttosto che confidarsi con me. È Aragorn la via verso la verità. Ed é con Aragorn che dobbiamo parlare."

"Non posso." mormorò Éowyn. Poi la guardò negli occhi. "Non voglio."

Goneril le prese il viso fra le mani. "Sei innamorata di quel tizio, vero?"
Éowyn fece un passo indietro e si allontanò bruscamente. "No." mentì.

"Sí, invece. E lo ha capito anche lui." sorrise la donna.

La giovane spalancò gli occhi. "Cosa...cosa ha capito?!" chiese.

Goneril sospirò. "Mia cara, non esiste niente al mondo di piú irresistibile per un uomo di una donna innamorata di lui. Sono vanesi, molto più di noi."

"Io non ho mai fatto....non ho mai fatto niente per fargli pensare questo!" provò a replicare Éowyn, livida d'imbarazzo.

"Ma non é necessario. I tuoi occhi parlano per te. Di cosa ti vergogni, si puó sapere?" la provocò Goneril, a cui in realtà non importava niente delle fregole amorose della ragazza. Ma la sua infatuazione per Aragorn poteva farle gran comodo. "Vedi, lui é in una fase di cambiamento. Sta decidendo se preparasi a un futuro da Re o tornare a fare il ramingo. Ha bisogno di qualcuno che lo capisca e che lo conforti. Magari potresti essere tu, quel qualcuno, che dici?"

"Lui ama un'altra donna. Lo sai bene." sussurrò Éowyn, guardandosi al grande specchio della sua stanza. "I tuoi sono discorsi privi di senso."

"Chi, la figlia di Elrond? Sí, avranno anche avuto una storia d'amore...ma non c'é futuro per loro. Lei é un Elfo femmina, non é una donna. É immortale, lui no. E credo...che si siano detti già addio. Gli Elfi stanno lentamente lasciando la Terra di Mezzo, e non mi stupirei se Elrond avesse convinto sua figlia ad imbarcarsi su quei velieri. Le navi che li conducono a Valinor. Con lei fuori dai giochi, il campo é libero per te." disse Goneril. "Sarebbe un'unione perfetta. Immagina se Aragorn diventasse sul serio Re di Gondor. Se ti unissi a lui in matrimonio, i due Regni degli Uomini diventerebbero un unico grande reame. Pensa al potere che avresti, una volta Regina di questo sterminato territorio."

Éowyn si perse in queste fantasie. Il suo sguardo era lontano e sognante e per un attimo, per un brevissimo istante, Goneril intravide sul suo viso un'esaltazione cosí forte da trasfigurarla, quasi. Poi tornò in sé. "Ma non eri tu quella che odiava i Re e l'aristocrazia?" chiese a Goneril.
"Proprio cosí, e non cambio idea. Quello che ti ho descritto potrebbe essere il tuo futuro, non il mio. Io sarò lontanissima da Rohan e Gondor fra qualche anno. Ma tu, dovresti rifletterci." ribatté Goneril. Poi si appoggiò la chioma corvina sulla spalla destra, lasciando scoperta l'altra spalla. "Allora, vogliamo andare a questa festa? Tuo zio ti starà aspettando per fare gli onori di casa."

"Come finisce quella storia?" chiese Éowyn. "Il Re con le sue tre figlie...che cosa succede a Cordelia, la giovane ribelle?"

"Beh, per farla breve: lascia il reame, sposa il Re di un altro Regno, e pensa, a capo dell'esercito di quel Regno muove guerra contro le sue due sorelle, che nel frattempo si sono rivoltate contro il padre. Lo fa mossa dall'amore per lui, capisci, nonostante questi l'abbia diseredata. Alla fine Cordelia e il vecchio Re si riappacificano...ma per sventura muoiono entrambi."

"È bellissima." commentò Éowyn. "La tua matrigna avrebbe dovuto chiamarti Cordelia. Mi sembra più adatto alla tua personalità. E vedo attinenza con la tua vicenda."

"Ti sbagli. Goneril, la principessa da cui ho preso il nome, a un certo punto avvelena sua sorella Regan, per vendetta e invidia. E sai una cosa? É esattamente quello che avrei fatto io." sorrise la donna. "La mia matrigna ha fatto l'unica cosa giusta della sua vita, dandomi quel nome."

Éowyn rabbrividí. Nonostante stesse provando a stringere un legame con quella donna misteriosa, la sua strisciante perfidia, che di tanto in tanto ricompariva, ancora la spaventava. Udì il suono dei liuti.
"Andiamo. I festeggiamenti sono iniziati." disse la giovane principessa.

⚜️⚜️⚜️

C'era una tal confusione neanche il Palazzo di Théoden fosse stato una taverna di quart'ordine. Il Re aveva pronunciato un discorso solenne prima dell'inizio delle gozzoviglie, con Éomer al suo fianco che per tutto il tempo non aveva fatto altro che guardarla di traverso. Il giovane nipote aveva trattenuto un'imprecazione, quando il Re aveva alzato il calice in onore della vittoria e degli "affetti ritrovati", girandosi verso la guerriera.

Goneril era in prima fila, in rappresentanza della sua legione. I suoi quattrocentosessantotto uomini, con i soldati di Rohan, riempivano il grande salone principale. Subito nell'aria si era diffuso odore di vino, birra, cibo cotto alla brace misto al profumo dei fiori che Éowyn aveva dato ordine di portare dentro.

La donna dell'Est aveva fatto il suo ingresso godendosi le occhiate dei cavalieri di Rohan, colpiti dalla sua bellezza svelata d'improvviso e da quel trionfo di curve tenute faticosamente contenute dall'abito.
I suoi mercenari, invece, erano rimasti al solito impassibili. Sapevano fin troppo bene cosa si nascondeva, sotto a quel corpo attraente.

"Sei davvero uguale a Margery. Questa sera più che mai." aveva mormorato il Re, una volta dato inizio al banchetto. Si era avvicinato a lei e le aveva preso la mano. "Ti ringrazio per aver scelto di restare."

"Non dimenticate l'affare che abbiamo in sospeso, Maestà." aveva replicato la soldatessa. "Qui ci sono ancora in ballo due casse d'oro."

"Sí, dopo...dopo, parleremo di tutto." aveva detto Théoden. "Ora, ti prego, goditi la serata. Cerca di sorridere. Fa' come fossi..."

"...a casa mia?" terminò lei. "Insistete con le vostre fantasie."

Un piccolo spasmo attraversò il viso del Re. "Ti auguro di divertirti, cara. Éowyn, ti chiedo di presentarla alla nostra gente. E... cerca di rilassarti anche tu questa sera. Te lo meriti. Ho saputo che sei stata coraggiosa al Fosso di Helm."

Éowyn annuí, rispettosa. "Sí, zio."

Il Re si allontanò per salutare gli altri ospiti e stare un po' con i suoi soldati.

Éomer si avvicinò alle due donne. L'espressione che aveva sul viso sembrava l'annuncio di un temporale.

"Conosci già mio fratello." disse Éowyn.

Goneril sorrise. "Se non sbaglio, questo giovane minacciò di decapitarmi, al nostro primo incontro."

"Sta' attenta." disse Éomer. "Sono ancora in tempo a farlo."

"Éomer!" sbottò sua sorella.

"Calma, Éowyn. Il nostro Maresciallo, qui, é un tantino nervosetto. C'é da capirlo." sospiró Goneril. Si avvicinó a lui di un passo. "La corona ti é scivolata dalla testa, vero?"

"Attenta, ho detto." ringhió di nuovo Éomer.

Éowyn intervenne. "Molte cose stanno cambiando, fratello. Credo che dovreste parlarvi, conoscervi. Nostro zio vuole questo. Vi lascio soli, perciò." detto questo, prese un recipiente pieno di vino e fece per allontanarsi.

"Hey!" disse Goneril. La ragazza si voltò. La guerriera indicò con lo sguardo Aragorn. Ricorda cosa ho detto. Fallo parlare, dicevano i suoi occhi. Senza replicare, Éowyn sparí in quella moltitudine di uomini festanti.

Quando si girò di nuovo verso Éomer, notò che lui la stava osservando dalla testa ai piedi, e aveva soffermato lo sguardo qualche secondo di troppo sul suo décolleté. "Questo abito é di Éowyn. Su di te, non lascia spazio all'immaginazione." disse lui.

"Tu non devi immaginare proprio niente, Éomer. Ti ricordo che secondo tuo zio, io e te saremmo cugini." replicò lei.

"Eru mi fulmini, se fosse vero." sbottò il giovane.

"Si può sapere cos'hai contro di me? Per quale ragione ho attirato il tuo disprezzo? Cosa ho mai fatto contro te o la tua famiglia?" chiese lei fingendo ingenuità.

"Non é quello che hai fatto. É quello che farai, a preoccuparmi. É quella luce furba che hai nello sguardo a non piacermi. E ti conviene stare alla larga da mia sorella." disse lui. "Non scherzo."

"Tua sorella ha grande carattere. É un peccato che tu e tuo zio non immaginiate altro per lei che una vita monotona come moglie e madre di qualche marmocchio urlante. Merita di meglio, credimi." replicò Goneril. "Magari avete già scelto un marito per lei, eh?"

"Tu pensa per te. Ho sentito che tua madre non era esattamente un esempio di virtù." la provocò Éomer.

"Come non lo é tuo zio. Dico bene?" rispose lei, per nulla mortificata. Poi alzó il suo calice di vino. "Facciamolo contento, avanti. Fingiamo di andare d'accordo e non temere...non intendo rubarti la corona, né tua sorella. Presto io non saró che un pallido ricordo per tutti quanti voi."

Éomer non rispose. Sentì un improvviso berciare alle sue spalle. I due Hobbit erano saliti su un tavolo e stavano intonando canzoni della loro gente, per il divertimento di tutti. Erano probabilmente già ubriachi.

"Vedi? Questa sera é per i giovani, come dice tuo zio. Sta' un po' con i tuoi uomini, hanno l'aria di annoiarsi." disse lei.

"E tu? Perché non stai con i tuoi soldati? Forse perché...non ti sono più tanto leali? Ho parlato con quel tuo capitano, a quanto pare cova un risentimento nei tuoi confronti. Mi guarderei le spalle, fossi in te." le disse Éomer. Poi si allontanó a sua volta, verso un gruppo di uomini decisi a ubriacarsi di birra. Si unì a loro, che lo acclamarono.

Legolas e Gimli erano in quel gruppetto, e Goneril sorrise vedendo il delicato Elfo di Boscoverde del tutto disorientato in quel baccano e in quella confusione. Pensa se ti vedesse tuo padre. Le sfuggì una risata.

"Hai parlato con Merry e Pipino." disse una voce dietro di lei. La voce di un anziano. Si voltó. Era Gandalf. Appoggiato a una colonna di legno, osservava i festeggiamenti con strano distacco. Sembrava triste.

"No. Ho tentato di far loro domande, ma sono più chiusi di una porta chiusa." replicó lei.

"Sì. Non vogliono tradire il loro amico Frodo." commentó Gandalf. "Ti hanno parlato di lui, credo."

Goneril si avvicinó. "So solo che qui é in corso una missione segreta, e che un misterioso Anello c'entra qualcosa. Avete tutti quanti allestito un bel teatrino e ho idea che tu sia il burattinaio."

"Cosa vuoi fare con Théoden?" chiese Gandalf. "Vuoi fermarti qui? Accettare il posto che vuole darti nel suo cuore e nel suo regno?"

"No. Non voglio, e il Re lo sa. Ne ho abbastanza. Sono dieci anni che conto i giorni, le ore, i minuti che mi separano dal mio progetto. Da quel posto lontano che diventerà casa...casa mia. Io non ho mai avuto una casa. Théoden dovrà rassegnarsi: il suo potere verrà preso da Éomer. Io non ne voglio sapere più niente di questa maledetta Terra." disse.

Gandalf scrutó il suo viso per qualche secondo. "É davvero ció che vuoi?" le chiese di nuovo.

"Certo." rispose lei, secca.

"Allora seguimi. Devo...raccontarti una storia." disse lo Stregone.



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In questo capitolo ci sono riferimenti all'opera "King Lear" di W. Shakespeare
   
 
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