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Autore: _WriterGirl_    22/02/2019    0 recensioni
Avreste mai pensato che, per trovare l'amore, avreste dovuto rinunciare alla vostra vita?
Akuma Yumeso-ka, una ragazza di sedici anni, un giorno viene portata dalle amiche da un indovina...
Genere: Fantasy, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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«Tutto bene?» le venne chiesto. Alzò lo sguardo per vedere meglio chi fosse, ma il viso non era ben dettagliato. L'unica cosa che vide fu una figura sfocata, illuminata, che le tendeva la mano. Notò che indossava un bracciale. Era molto particolare. Tutto bianco, con due piccole piume di un grigio chiaro. Guardò attentamente la mano, prima di allungare la propria verso essa... Una voce femminile portò la giovane a svegliarsi, facendola tornare al mondo reale. «Signorina, è ora di andare a scuola!» Girandosi nel letto, mantenne gli occhi chiusi. «Signorina!» la voce della donna si fece sentire più forte e si mise a scuotere la ragazza. A quel punto, ella si alzò dal letto mettendosi seduta. «Sono sveglia, sono sveglia!» «Farà tardi. Su, vada a vestirsi!» «E tu vai a prepararmi la colazione!» «É già in tavola!» La ragazza si alzò dal letto, irritata di prima mattina. Non sopportava di essere svegliata mentre faceva un bel sogno. Si mise l'uniforme scolastica e andò in cucina. «Giorno sorellina.» Stavolta la voce di un ragazzo. Si sedette davanti a lei. «Anche oggi non volevi alzarti dal letto, eh?» «Giorno, Doyool... E si. Ho fatto di nuovo quel sogno..» Disse, riempiendo un bicchiere di acqua. «Di nuovo? Di solito i sogni non si ripetono...» «Stavolta, però, ho visto qualcosa in più di quel ragazzo! Indossava un bracciale... Però non l'ho mai visto nei negozi un bracciale simile...» Continuò. Dimenticandosi della colazione sul tavolo, si mise a riflettere. «Non pensarci troppo. Ricorda che oggi abbiamo un ospite, quindi non fare tardi.» «Si si...» sbuffò. Mangiò qualcosa ed uscì di casa, dove dinanzi l'ingresso, l'aspettava un auto. Vi entrò e venne portata direttamente a scuola. Uscì dall'auto, dopo che l'autista le aprì lo sportello. Si diresse verso l'interno dell'edificio e venne raggiunta da una ragazza. «Hey, Akumaa!» le poggiò un gomito sulla spalla. «Annyeong, Aiko.» Tolse il gomito, per poi accennarle un sorriso. «Mi-cha?» Chiese l'amica. «Probabilmente é già in classe.» La sua supposizione si rivelò esatta. Ad attenderle, in aula, c'era Kim Mi-cha. Akuma la conobbe prima di finire in classe insieme, mentre Aiko la conoscevano da un anno ormai. Si era trasferita quell'esatto anno nella loro stessa scuola e lì si conobbero. Tornando alla storia... Mi-cha gli fece cenno di sedersi ai propri posti, dal momento che l'insegnante sarebbe arrivata a momenti. «Signor si!» rispose Aiko in modo scherzoso. Le lezioni continuavano ad essere noiose per Akuma, che per tutto il tempo ebbe gli occhi voltati a guardare fuori la finestra. «Va tutto bene?» Allarmata spalancò gli occhi per poi guardarsi intorno. «Ora sogno pure ad occhi aperti?» si chiese tra sé e sé. Finite le lezioni, si alzò senza proferire parola. In silenzio, come sempre. Una delle due amiche, Aiko, avvolse un braccio intorno al collo di Mi-cha. «Dai, ragazze. Facciamoci un giro!» «Io non posso. Devo arrivare presto a casa.» «Oh, dai! Non credo succeda qualcosa se tardi di poco!» Akuma abbassò leggermente lo sguardo. Rifletté qualche secondo, prima di rispondere. «Forse hai ragione...» Sorridente, Aiko portò le due amiche fuori l'edificio. Akuma si avvicinò all'autista un secondo. «Tornerò da sola a casa. Puoi andare.» Senza fare domande, obbedì alle sue parole. «Bene, andiamooo!» Avvolgendo un braccio intorno ad Akuma, e l'altro intorno a Mi-cha, cominciò a camminare. Girarono per i negozi e guardarono anche solo le vetrine, senza entrarvi. Aiko si fermò davanti un bar. Lesse un insegna, per poi rivolgersi alle due. «Hey, ragazze! Perché non ci facciamo leggere le carte? Magari ci dirà dove trovare il nostro vero amore!» «Non dirmi che ci credi seriamente? Guarda che ti prendono solo in giro. Ti dicono cose che ti facciano piacere solo per avere soldi.» «Secondo me é vero..» rispose, leggermente seccata dalle parole dell'amica. «Se vuoi entrare entra.» le disse Mi-cha. «Eh, no. Voi venite con me!» Le tirò dentro con sé, dove vennero accolte dal barista. «Dove si trova l'indovina?» chiese. Le indicarono una stanza, dove al posto della porta vi era una tenda. Ci entrò senza esitazione, a differenza di Akuma, che stette immobile all'ingresso per qualche secondo, prima di venir tirata dentro dall'amica. «Chi di voi desidera sapere?» Chiese la signora. L'amica si sedette immediatamente al tavolino, su un soffice cuscino. «Vediamo...» Prese delle carte e le mescolò, poi le chiese di prenderne tre. Sciocchezze... Pensò Akuma, nel sentire la risposta di lei sul significato delle carte che aveva scelto Aiko. «Lei, signorina? Vorrebbe vedere cosa l'attende?» Guardò la signora confusa. Non capiva perché le avesse rivolto la parola. Perché a lei. Avrebbe potuto rivolgersi all'amica accanto, e invece no. Parlava con lei. Il suo sguardo fisso su di lei, portandola a sentirsi a disagio. «Dai, prova!» la incoraggiò l'amica, dandogli il posto a sedere. Sentendo la sua esitazione, Mi-cha la portò a sedersi spingendola di poco in avanti. Non avendo altra scelta, si sedette, subendosi gli sguardi di tutti e tre i presenti su di lei. Sguardo basso verso il tavolino, dava ogni tanto una veloce occhiata alla signora davanti a lei, intenta a mischiare le carte. «Prendi tre carte.» le venne detto da ella, tenendo il mazzo tra le mani. Akuma fece come chiesto, sempre esitando. L'indovina girò le tre carte scelte. La prima mostrava due innamorati. «Incontrerai molto presto il tuo destinato amore...» Poi fu la volta della seconda, che rappresentava due figure alate: una bianca, l'altra nera. «Due lati diversi della stessa faccia... Non sarà una bella fine per te, ragazza. Se riesci a evitarlo, sarà meglio per te... O non sarai in grado di superare i diciassette anni.» Fu l'ultima carta che la portò a deglutire. Il mietitore. «Come sarebbe..? Eppure ha detto che é il mio vero amore! Oh... Ho capito. Ce l'ha con me, vero? Mi sta dicendo queste cose perché ha qualcosa contro di me, giusto?» «Quando lo incontrerai, vedrai la luna proprio davanti a te, in mezzo a due edifici. Se riesci, evita di trovarti lì. La scelta è tua, io ti ho avvertita.» Uscirono da lì, dopo aver preso qualcosa da bere. Akuma rimase pensierosa per tutto il tempo. Mi-cha la guardava ogni tanto con la coda dell'occhio. «Su, non pensarci troppo!» cercò di convincerla lei. «Non dicevi di non credere a certe cose? Cambiato idea?» le fu chiesto da Aiko. Camminava davanti alle due. Quando si mise a parlare, si fermò, voltandosi verso di loro. «B-beh... I-infatti non ci credo! Stavo solo pensando.. Cosa le abbia potuto fare per farmi predire un futuro simile!» In realtà era preoccupata. Confusa dalle parole della signora, ma anche curiosa. Su una cosa era sicura: non aveva intenzione di ignorare questo suo cosi detto vero amore. Le sue amiche decisero di accompagnarla fino a casa, dal momento che non era molto pratica nell'utilizzare i mezzi. La maggior parte delle volte le bastava stare tranquillamente in macchina, e l'autista l'avrebbe portata ovunque lei volesse. Poche volte le capitava di andare per conto suo. Uscite dal bus, si imbatterono in una strada piena di gente. Akuma teneva lo sguardo basso, come se stesse attenta ai propri piedi. Aiko faceva da guida, mentre Mi-cha parlava dei propri gruppi kpop preferiti. «Yah, non trovate anche voi che sia bello quel ragazzo?» disse a un tratto Aiko, guardando davanti a se. «Chi?» chiese subito dopo Akuma, per poi alzare il viso. Poco lontano da loro c'era un ragazzo che si distingueva perfettamente dalle altre persone. La prima cosa che la ragazza guardò di lui, furono i suoi vestiti. Tutto bianco, dalla testa ai piedi. Non appena lo vide le sembrava come se un dio fosse sceso in terra. Il sole rifletteva su di lui i propri raggi, illuminando la sua sagoma. Akuma non tolse lo sguardo da lui. "Sembra un angelo..." furono le sue parole. Mi-cha sventolò una mano di fronte a lei, cercando di guadagnare la sua attenzione, per poi rivolgersi ad Aiko. «L'abbiamo persa.» Nonostante ciò, la sua attenzione si volse a qualcos'altro. «Quel bracciale...» «Eh?» rispose, confusa, Mi-cha. «Potete tornare a casa, da qui la so la strada.. A domani!» disse frettolosamente, correndo verso la direzione opposta a casa sua. Si mise a seguire quel ragazzo. Lo fece senza neanche pensarci, riflettere. Fu più forte di lei. Il suo cuore le diceva di andare, nonostante la sua testa le diceva il contrario. Ascoltò il cuore. Corse incontro allo sconosciuto. Durante l'inseguimento le si presentarono molte occasioni per parlarci, ma non ci riuscì. Ogni volta si nascose, osservando ogni movimento del ragazzo. "Sembra un bambino. Qualsiasi cosa vede è come se la vedesse per la prima volta..." Pensò lei. Continuò a seguirlo con lo sguardo. Il ragazzo stava fermo nello stesso punto. Guardava il mare. Akuma non riuscì a distogliere lo sguardo da lui. Fissava la sua sagoma, ferma in piedi a guardare le onde. Da dove si trovava, riusciva a vedere solamente la sua schiena, ma non aveva importanza. Non avrebbe mai provato ad avvicinarsi di più. Non ne aveva il coraggio. Di colpo il ragazzo ricominciò a camminare, facendola risvegliare dal sonno ad occhi aperti. Velocemente si mosse anche lei, cercando di stare ad una giusta distanza di sicurezza. Lo seguì per qualche altro minuto. A un certo punto sbatté contro una persona, troppo occupata a guardare il ragazzo per prestare attenzione intorno a lei. «Mi scusi!» disse immediatamente, chinandosi leggermente con la schiena. «Pensi che delle scuse mi bastino?» "Accidenti, così lo perdo!" «E cos'altro vorrebbe che facessi? Ci siamo solo scontrati per sbaglio!» L'uomo la squadrò. «Hai sporcato la mia giacca. Sai quanto costa?» «No, ma se me lo dice potrei pagarle la tintoria.» «Lascia perdere, non arriveresti al prezzo. Piuttosto... Potresti ripagarmi in altro modo.» «Che intende?» Non c'era bisogno di aggiungere altro, poiché glielo fece capire squadrandola una seconda volta. «Se lo scordi» «Qual'é il problema, ragazzina?» «Se vuole gli do i soldi, ma si scordi quel che ha in mente.» «Non sta a te decidere.» «Si è solo sporcato la giacca.» «Ma la vittima sono io!» «A me pare che la vittima stia cambiando...» borbottò lei. «Cos'hai detto?» le chiese con voce severa. Lei non si degnò nemmeno di rispondere. Lo guardava con espressione seria. «Non ti conviene fare la dura.» «Quando vorrà i soldi per la tintoria faccia uno squillo» disse, dandogli il biglietto da visita di suo padre. "Questo tipo mi ha fatto perdere tempo. E ora dove sarà finito??" Si chiese, guardandosi intorno. «Tu non andrai da nessuna parte.» disse. Uno schiocco con le dita e un secondo dopo apparvero due uomini dietro di lui. «Mi prendi in giro?» Akuma guardò i due. «Prendetela.» Gli uomini si mossero verso di lei, che nel mentre indietreggiava. «Oh, ma dai...» Cominciò a correre al terzo passo dei due. Non aveva la più pallida idea di dove stesse andando, ma non aveva intenzione di fermarsi, né di guardarsi indietro. Svoltò in un vicolo tra un palazzo e un ristorante. Corse dritta fino ad andare a sbattere contro un muro. «Non è possibile!» Diede un pugno al muro e non si voltò, finché non sentì dei passi calmi e in sincronia tra loro. I due uomini stavano camminando verso di lei. Ci fu silenzio. Si potevano udire solo il rumore di macchine e i passi dei due. La ragazza riusciva persino a sentire il proprio respiro affannoso e tensione. "Ecco, é finita.." pensava. «Da qui in poi ci penso io. Voi state attenti se cerca di scappare.» L'uomo che aveva cominciato il tutto apparve da dietro le sue guardie del corpo. Passandogli al centro, raggiunse la ragazza. «Mi hai sporcato la giacca... Non vuoi finire il lavoro?» «Ma quali gravi problemi ti affliggono?» Rispose lei, sicura di se'. L'uomo ghignò. Portò una mano sulla gamba di lei, che lo allontanò immediatamente. «Sta ferma.» Detto ciò la bloccò. Polsi al muro, avvicinò il viso a lei. Fece come per odorarla e si ritrasse poco dopo. Con una mano a tenerla per i polsi, l'altra la portò nuovamente verso le gambe di lei e infilò la mano nei pantaloni, fino alle mutande. Akuma si dimenava, cercando di liberarsi invano. "Fatelo smettere.... Smettila... Basta..!" urlò dentro di sé. Poté solo pensarlo, non riuscendo a parlare per il dolore che sentiva. «Hey, che le state facendo?» Una voce maschile accorse dietro di loro. L'uomo lasciò la ragazza, che cadde a terra, in ginocchio. Fece un cenno con la mano e le due guardie del corpo si voltarono verso il ragazzo, a braccia conserte. «Cosa fai qui, ragazzino? Non è posto per te.» Disse uno dei due. «A me pare le stiate facendo male.» Volse lo sguardo verso la ragazza, che nel mentre teneva lo sguardo basso. «Di solito non vengo alle mani, ma...» I due si misero a ridere. «Pensi di avere qualche possibilità contro di noi?» Domando uno di loro, ridacchiando. Il giovane si limitò a guardarli, con un espressione seria. Dopo qualche secondo smisero di ridere e anche loro assunsero uno sguardo serio. «Come vuoi tu.» Avanzarono verso di lui, minacciosi. «Pensa a scappare!» Gli urlò la ragazza, ancora sul pavimento. «Era da un po' che non mi divertivo.» Il ragazzo sorrise. Uno dei due uomini si preparò ad attaccare, ma venne facilmente scaraventato al muro dal ragazzo, che nel frattempo aveva preso con una mano l'altro uomo e lo faceva roteare in aria. Il capo dei due guardò la scena esterrefatto. Cercando di non farsi notare, sgattaiolò alle spalle del ragazzo. Dopo aver lanciato anche l'altra guardia addosso al muro, si voltò verso l'uomo. «Dove vuole andare?» L'uomo sobbalzò. Com'era possibile avere una forza simile? Non lo capiva, ma ne era indubbiamente terrorizzato. Si girò tremante verso il ragazzo. «S...se m-mi risparmi ti do mille... Anzi, u-un milione di d-dollari..» Il ragazzo inclinò la testa. «Cosa sono?» Chiese, e l'uomo lo guardò confuso. Gli sembrava un alieno sbarcato da poco sulla terra. «Vattene prima che cambi idea.» Non se lo fece ripetere e se ne scappò a gambe levate. Il ragazzo tornò a guardare Akuma, che nel frattempo si era rifiutata di alzare lo sguardo a guardare quel che stava succedendo. Si avvicinò a lei, la guardò per qualche secondo, prima di porgerle la mano. «Tutto bene?» Le domandò gentilmente.
   
 
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