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Autore: fefi97    22/02/2019    7 recensioni
[sterek; sai tenere un segreto AU; altamente demenziale; tutti umani]
Derek ha dei segreti. Ma sono segreti piccoli, che non fanno male a nessuno. E se non dice al suo fidanzato che certi aspetti della loro relazione proprio non vanno, è solo perché non vuole ferirlo. Per questo ha dei segreti, per non ferire le persone, ed è più che legittimo.
Ma quando conosce Stiles Stilinski, improvvisamente non sembra esserci più spazio per i segreti.
Quando poi scopre che Stiles non è esattamente chi si aspettava che fosse, le cose non faranno altro che complicarsi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Deputy Parrish, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Secondo Capitolo

 

 

 

Quante probabilità c'erano che succedesse davvero una cosa del genere?

Una su un milione forse?

E, ovviamente, è capitata a me.

Sono io quello che è nella stessa stanza con il proprio capo che guarda caso è anche lo sconosciuto a cui ho rivelato ogni mio più piccolo e imbarazzante segreto.

E continua a guardarmi!

Deve smetterla di guardarmi.

Cosa gli ho detto poi con precisione sull'aereo? Dio, ho il vuoto totale.

-E questo è il nostro reparto marketing signor Stilinski, gestito dal nostro Chris Argent. - esclama Nancy, con voce stridula.

Mr. Broncio sbatte le palpebre, come se si stesse svegliando da un sogno, e lentamente distoglie lo sguardo da me, permettendomi di respirare.

-E' possibile rimanere un po' qui? - domanda con voce gentile e, oh mio Dio, sta scherzando.

Non può rimanere qui. Io ci muoio qui, se stiamo ancora un po' nella stessa stanza.

Il ragazzo in giacca e cravatta gli lancia un'occhiata tra il sorpreso e lo scocciato, mentre Nancy sta già annuendo con una veemenza inquietante.

-Ma certo signor Stilinski! Può rimanere tutto il tempo che vuole! - squittisce zuccherosa – Una poltrona per il signor Stilinski! - abbaia poi a Sam, che si affretta a obbedire.

Mr. Broncio la accetta ringraziandolo a bassa voce e la sistema proprio al centro della stanza. Rivolta alla mia scrivania.

Dio.

Voglio morire.

-Potete chiamarmi Stiles. - dice poi, sempre guardandomi.

Io distolgo in fretta lo sguardo e comincio ad aprire pagine a caso sul mio computer. Qualsiasi cosa pur di non doverlo guardare negli occhi. Insomma, ho raccontato a quest'uomo fatti molto intimi della mia vita privata.

Cerco di fare uno sforzo mentale e di ricordare con precisione cosa gli ho detto.

Gli ho raccontato della mia famiglia. Del mio fidanzato. Del mio perizoma.

Ma perché sono così deficiente?

Ho una brutta sensazione, come se dovessi preoccuparmi di qualcos'altro che ho detto su quell'aereo, ma in questo momento sono talmente nel panico che mi sembra di avere la mente bianca.

-Vi prego, continuante a lavorare come se non ci fossi. - continua e, fanculo, chi vuole prendere in giro?

E' ovvio che non posso continuare a lavorare se lui e lì che mi guarda.

Non sono mai stato più imbarazzato in vita mia.

Fortunatamente non è che debba avere una conversazione con quest'uomo.

-Mi scusi. -

Oh mio Dio.

Non ci posso credere. Sta parlando a me.

Okay. Niente panico, Derek. Puoi tranquillamente ignorarlo.

-Hale! - sibila Chris, avvicinandosi di un passo alla mia scrivania e guardandomi con un sorriso forzatissimo e gli occhi di chi vuole solo il mio sangue – Stiles ti sta parlando. -

Sospiro profondamente, sollevando il capo dallo schermo del computer con l'aria più naturale che mi riesca.

Mr. Broncio mi sta fissando, ma non ha il broncio. Cristo, ha il capo piegato di lato e un sorrisetto gli increspa le labbra.

-Sì, signore? - domando, pregando che la voce non mi stia tremando.

Sento tutti gli occhi fissi su di noi e vorrei solo nascondermi sotto la scrivania e chiamare Isaac e piangere al telefono su quanto sono stupido e su quanto l'universo faccia schifo, ma temo che non sia un comportamento professionale.

-Posso sapere il suo nome, signorino? -

Deglutisco, gettandomi occhiate tutto intorno. Ci stanno tutti fissando.

Il tipo elegante che era con lui ha un cipiglio che non mi piace, mentre mi squadra con le braccia incrociate sul completo gessato, in piedi accanto a Stiles Stilinski.

-Derek Hale. - mormoro infine, distogliendo subito lo sguardo. Mi sento la faccia scottare.

Mi sta ancora guardando, lo sento.

-E il suo nome, signorina? - lo sento poi chiedere a Erica e in breve tutti si stanno presentando al nostro fantomatico capo.

Eppure, mi sta ancora fissando.

-Di cosa si occupa, Derek?-

Oh mio Dio. Perché insiste nel parlarmi?

-Di... di cose. Varie cose. - mormoro brillantemente, arrossendo nell'avvertire le risatine intorno a me.

Stiles Stilinski continua a sorridere in quella maniera odiosamente morbida, come se mi stesse prendendo in giro e nello stesso tempo gli facessi tenerezza, e, caso strano, mi sta ancora fissando.

-Derek è assistente marketing. Da due anni. - interviene Chris in tono gentile, fulminandomi intanto con un'occhiata.

-Capisco – mormora Stilinski, spostando lo sguardo su Erica che sta ancora ridendo di me – Signorina, la sua pianta sembra a un passo dalla morte. - la informa, sollevando un angolo della bocca.

Oh. Mio. Dio.

Voglio morire.

“Ogni tanto annaffio con il toner della stampante la piantina della mia collega Erica. So che non si dovrebbe fare, ma Erica è così odiosa!”

Sono parole mie. Io glielo ho detto su quello stupido aereo.

Quest'uomo sa tutto di me ed è orribile.

Erica impallidisce, mentre guarda la piantina come se dal suo stato dipendesse tutta la sua carriera.

-Mi dispiace immensamente, Signore. Le do da bere tutti i giorni, non capisco come possa stare appassendo. - si giustifica infatti con voce stridula, guardando la piantina come se fosse tutta colpa sua. E invece è tutta colpa mia. E Stiles Stilinski lo sa.

-Forse ha ragione Derek e la piantina si sta suicidando. - ridacchia Sam dalla sua scrivania, scatenando le risate di tutti.

Io mi limito a coprirmi il viso con le mani, mentre sento lo sguardo caldo di Mr. Broncio di nuovo su di me.

-Crede che la piantina della signorina Erica si stia suicidando, Derek? -mi chiede in tono gentile, ma i suoi occhi brillano di divertimento e, oh mio Dio, odio quest'uomo.

-Ovviamente no, signore. Non credo che sia scientificamente esatto dire che una pianta possa suicidarsi. - replico con un sorriso fasullo, stringendo forte le mani ai bordi della sedia.

Stiles Stilinski non dice nulla, ma nei suoi occhi c'è un'altra piccola esplosione di luce ed è come se ridesse silenziosamente.

Se non fosse che odio trovarmi in questa situazione, sarei felice del fatto che sembra stare molto meglio dalla prima volta che l'ho visto.

-Ehi signore! - richiama la sua attenzione Sam in tono allegro e gli sono quasi grato finché non vedo con orrore che sta indicando la fotocopia del mio culo appesa al muro – Vuole partecipare anche lei alle scommesse su di chi siano queste chiappe? Tutti dicono che siano della Martin, ma secondo me questo sedere è troppo grosso per essere suo. -

Okay.

Innanzitutto, Sam è un idiota colossale.

Secondo, è totalmente non professionale chiedere al proprio capo di partecipare a una caccia alle chiappe.

Terzo, non esiste che io abbia il sedere più grosso di Lydia. E' una menzogna.

Posso vedere con la coda dell'occhio Chris cercare di svenire prendendo a testate lo stipite della porta, ma Stiles Stilinski sembra piuttosto divertito.

Certo, quell'infame sa benissimo la verità.

-Purtroppo non sono tra voi da abbastanza tempo per poter darle una risposta soddisfacente, Samuel, ma le prometto che in questi giorni valuterò i vostri... sederi. -

Tutti scoppiano a ridere, quindi presumo di doverlo fare anche io. Forse non avrei dovuto fare questa risata acuta e stridula perché mi stanno di nuovo guardando tutti.

Stiles compreso. E ha ancora quell'irritante sorriso.

Gesù.

Non ho mai desiderato la fine di una giornata lavorativa tanto intensamente.

E proprio quando penso che non potrebbe andare peggio, ecco che spunta Lydia.

La cosa all'inizio non mi allarma particolarmente. So perché è qui. Vuole andarsi a prendere un caffè con me usando il nostro speciale linguaggio in codice.

Ma poi noto lo sguardo incuriosito di Stiles Stilinski su Lydia che si avvicina alla mia scrivania e ho un flash orribile.

“Lydia è la mia collega preferita, anche se lavoriamo in reparti diversi! Quando vogliamo prenderci un caffè insieme finge di venire a chiedermi di aiutarla con l'archivio, e quello è il nostro segnale!”

Oh mio Dio. Non può ricordarsi anche questo, vero?

E' impossibile che si ricordi ogni cosa che ho detto.

Sudo freddo mentre Lydia avanza sempre di più. Sorride cordialmente a Stiles quando gli passa accanto.

-Buongiorno signor Stilinski. E' un onore averla qui. Sono Lydia Martin, del reparto telecomunicazioni. - si presenta in tono professionale e noto con orrore gli occhi di Stiles illuminarsi.

Si ricorda.

-La ringrazio molto, signorina Martin. - si limita a rispondere con garbo, con un accenno di sorriso beffardo sulle labbra.

Lydia poi si rivolge a me e vorrei tanto, ma davvero tanto, che potessimo comunicare telepaticamente, così le potrei urlare di non dire quello che sta per dire.

-Derek, mi potresti dare una mano con quel documento in archivio? - chiede Lydia in tono allegro, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Sento lo sguardo di Stiles saettare su di me. Lui sa che in realtà Lydia e io andiamo da Starbucks durante l'orario di lavoro. Potrebbe denunciarmi a Chris? Potrebbe decidere di licenziarmi per questo? Gli lancio una veloce occhiata. Non sembra arrabbiato, solo divertito. Che stronzo.

Mi passo velocemente la lingua sulle labbra, riportando lo sguardo su Lydia.

Non posso accettare. Non davanti al mio capo onnisciente. Questo lavoro mi serve e anche se Stiles Stilinski non sembra il tipo da licenziarmi per una pausa illecita, non ci tengo particolarmente a rischiare.

-Mi dispiace, sono pieno di lavoro da fare. - dico in tono compito e pieno di dignità, aprendo a caso la pagina “dimagrire in dieci giorni senza mangiare sano” sul mio computer.

Lydia mi fissa perplessa.

-Ma ho davvero bisogno del tuo aiuto. - insiste, aggrottando la fronte, consapevole che non ho mai detto di no a un cappuccino all'orzo decente.

Oh, se solo sapesse.

-Ho davvero un sacco di lavoro da fare. - ripeto con voce acuta.

-La solidarietà tra colleghi è molto importante, Derek. Penso che se la signorina Martin ha bisogno del suo aiuto, dovrebbe andare. - interviene Stiles in tono gentile, fissandomi con gli angoli della bocca arricciati.

Gli scocco un'occhiata di fuoco, l'antipatia che cresce ogni secondo sempre di più.

Perché mi sta facendo questo? Che razza di persona ritorce contro a un'altra i suoi piccoli e innocui segreti?

Ma soprattutto, che razza di persona racconta tutti i suoi maledetti segreti a un perfetto sconosciuto su un aereo?!

-La solidarietà tra colleghi è la prima cosa che insegniamo qui – conferma con sussiego Chris, l'uomo che solo il mese scorso ha messo un lassativo nella tazza di Billy Frane per poter essere sicuro di presiedere lui la riunione. Mi getta un'occhiata fulminante - Vai ad aiutare la signorina Martin, Derek. - sibila, sforzando un sorriso che promette la mia morte immediata nel caso non faccia subito quello che ha detto.

Mi alzo con stizza e mi incammino a passo di marcia fuori dall'ufficio, con Lydia che mi segue perplessa. Posso sentire lo sguardo di Stiles bucarmi la schiena, ma lo ignoro con decisione.

Dieci minuti dopo sono seduto da Starbucks con Lydia, il confortante calore del mio cappuccino all'orzo che mi scalda le mani.

Sto veramente cominciando a pensare che il cappuccino sia l'unico e vero amore della mia vita.

A parte la foresta Amazzonica.

E Jordan!

A parte Jordan.

Ovviamente.

-Hai vomitato sulle scarpe di Greg Walsh?! - quasi urla Lydia, e se possibile sembra anche peggio di quello che è in realtà.

-Non capisco come sia potuto succedere, probabilmente avrò mangiato qualcosa di strano in albergo. Vai a fidarti degli Europei. - sospiro con sufficienza, perché neanche sul letto di morte ammetterò che ho paura dell'aereo.

E' già abbastanza che lo sappia il mio capo, grazie tante.

Lydia mi lancia uno sguardo solidale, mentre prende un piccolo sorso del suo caffè al ginseng.

-Adesso capisco perché insistevi così tanto sul dover lavorare. Cercavi di riscattarti agli occhi di Chris. -

Emetto un vago suono di assenso, senza guardarla negli occhi.

Oh beh. Se lei crede così, chi sono io per negare?

-Cambiando argomento... - gli occhi di Lydia brillano in un modo che non promette niente di buono – Quanto cazzo è figo Stiles Stilinski?! -

Pur di non risponderle mi ritrovo a prendere un lungo sorso di cappuccino bollente, ustionandomi completamente la bocca e facendomi scappare dei gridolini assolutamente non imbarazzanti.

Lydia inarca un sopracciglio, giudicante, e a questo punto capisco che non posso esimermi dal risponderle.

-Non lo fo, fono fidansato. - dico intelligentemente, sventolandomi la lingua con la mano.

Immagino che sia passabile, comunque.

Sì insomma.

Ha dei begli occhi caldi e profondi. E penso che non sia male la curva dolce che prende la sua bocca quando sorride. Non sono male nemmeno le sue mani, grandi ed eleganti. Immagino che barba da naufrago a parte e vestiti da senzatetto, sia passabile, ecco.

Non che mi importi minimamente, per la cronaca.

Lydia emette un verso esasperato, alzando drammaticamente gli occhi al cielo.

-Dio Derek, che noia! Ami da impazzire Jordan, lo abbiamo capito! Ti ho solo fatto notare quanto oggettivamente Stiles sia un bell'uomo, non ti ho mica detto, che so, di tradire Jordan o di farti procurare un orgasmo prostatico da Stiles Stilinski o... Derek si può sapere quel è il tuo problema oggi?! -

Ho completamente rovesciato il mio cappuccino su tutto il tavolo, mancando di davvero poco la gonna immacolata di Lydia, che è prontamente balzata in piedi.

Mi alzo anche io, consapevole di essere spaventosamente pallido e di avere gli occhi spiritati.

-Devo proprio tornare a lavoro, Lydia. Ci vediamo dopo. -mormoro trafelato, lasciando una banconota sul tavolo e allontanandomi prima di permetterle di insultarmi.

Oh mio Dio.

Oh mio Dio.

Oh mio Dio.

Ho detto a Stiles Stilinski che Jordan non mi ha mai procurato un orgasmo prostatico. Lo avevo rimosso fino a questo esatto momento.

Non l'ha mai trovata. Neanche una volta. Credo di non avere una prostata.

Gli ho parlato della mia prostata.

Gli ho detto che non ce l'ho.

Gli ho detto di non avere una prostata.

Non è possibile, non si può essere così idioti.

Questo è solo un brutto incubo da cui mi risveglierò presto.

Ma quando ritorno al mio piano, mi imbatto proprio nel mio incubo in persona, Stiles Stilinski intento a scegliere una merendina alle macchinette.

Cerco di superarlo con la massima disinvoltura di cui sono in grado, ma ovviamente inciampo nel cestino della spazzatura, attirando immediatamente i suoi occhi su di me.

Il suo sguardo è caldo e intenso, in questo momento è quasi insopportabile da sostenere. La sua bocca ha quella curva dolce e insieme beffarda, piegata nel solito sorriso moderato e discreto a cui ho fatto l'abitudine sull'aereo.

Un sorriso, mi rendo conto, che gli ho visto sulle labbra solo quando parlava con me.

Non significa niente, comunque.

-Derek. Tu e la signorina Martin siete riusciti a trovare quell'importante documento in archivio? - chiede in tono innocente, ma i suoi occhi brillano in una risata silenziosa e improvvisamente sento tutta la frustrazione e l'ostilità risalire prepotenti in me.

E anche un certo panico.

Voglio dire, quanto si ricorda di quello che gli ho detto?

Non può ricordarsi tutto, no? Maledizione, avrò parlato per due ore di fila!

Alla fine mi rassegno a chiederglielo, tanto non penso che potrei umiliarmi più di così. Chiudo un istante gli occhi con un sospiro e quando li riapro sono specchiati in quelli ora seri di Stiles Stilinski.

-C'è una piccola, remota, minuscola possibilità, che lei non si ricordi tutto quello che ho detto? - domando, implorante.

Gli occhi di Stiles mandano una piccola scintilla, ma questa volta non sorride, è straordinariamente serio.

-Temo, signorino, di doverla deludere – si avvicina pericolosamente e non riesco a capire questa improvvisa agitazione che mi attraversa, quando me lo ritrovo tanto vicino da poter contare i nei parzialmente nascosti dalla sua barba, da poter osservare per la prima volta come il suo naso compi una piccola e graziosa curva all'insù.

Le sue labbra si piegano in un minuscolo sorriso e mi ritrovo a deglutire a vuoto, lo stomaco serrato e la consapevolezza che dovrei allontanarmi e al contempo la strana sensazione di non riuscire proprio a farlo.

Cosa mi sta succedendo?

-Mi ricordo ogni cosa che è uscita dalle sue labbra, Derek. -

 

 

 

Sono ridotto a un fascio di nervi quando finalmente arriva la mia pausa pranzo.

Sono fuggito dall'ufficio prima che qualcuno potesse fermarmi, ignorando categoricamente Stiles Stilinski in procinto di dirmi qualcosa.

E adesso sono qui, in cima ai gradini davanti all'ingresso, a sperare che Jordan si sbrighi ad arrivare. Non ho mai desiderato così tanto andarmene da un posto.

Se allontanarmi da Stiles Stilinski significa dovere pranzare alla “tana del tacchino” con Jordan e ascoltarlo parlare di pistole per ventidue minuti, allora sono disposto a pagare il prezzo.

E poi posso sempre pensare alla foresta amazzonica.

Sento le porto scorrevoli dietro di me aprirsi e chiudo gli occhi, perché posso avvertire la sua aurea negativa e il suo profumo da quattro soldi anche a due metri di distanza.

-Derek. - mormora Stiles Stilinski, affiancandomi con la faccia tutta seria.

Ah. Ora è serio. Non sembrava così serio mentre si prendeva gioco di me poco prima.

-Salve. - dico distaccato, continuando a perlustrare la strada con gli occhi.

Avanti Jordan. Dove siete tu e la tua stupida jeep.

-Salve? - ripete Stilinski in tono beffardo e io mi limito a un sorrisino affilato, senza guardarlo.

-Sto cercando di comportarmi professionalmente. Ho pensato che uno di noi dovesse farlo. -

-Oh sì – Dio, odio quel suo tono beffardo – In effetti la tazza con scritto “il miglior migliore amico del mondo” mi ha proprio impressionato per il suo alto concentrato di professionalità. -

Mi volto di scatto, guardandolo con la bocca spalancata.

-La tazza era girata! Come cavolo ha fatto a vederla?! -

Accenna un sorriso, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans.

-Me ne ha parlato sull'aereo. E ha detto che ogni volta che Chris si avvicina a lei gira la tazza per non fargliela vedere. Ho fatto due più due. -

Grugnisco esasperato, distogliendo nuovamente lo sguardo.

-Ovvio. C'è forse qualcosa che non le ho detto su quel maledetto aereo? -

-Il suo nome. - risponde immediatamente Stilinski, sorprendendomi.

Mi volto a guardarlo con un sopracciglio inarcato e lui si stringe nelle spalle. Sembra vagamente imbarazzato.

-Avrei dovuto chiederle come si chiamava. Ma lei parlava così tanto. - aggiunge con uno sbuffo leggero.

Lo fisso, oltraggiato.

-Non parlavo tanto! Mi dispiace se ero convinto stessimo per morire! -

Alza gli occhi al cielo, aumentando la mia antipatia ogni secondo di più.

-Abbiamo attraversato solo una leggera turbolenza. -

-Cosa? - esclamo, incredulo – C'era sangue, c'erano urla, c'era l'oceano sotto di noi. Eravamo in una fottuta scena di Titanic, signore. -

Solleva un angolo della bocca e i suoi occhi si riempiono di quella luce calda che è in grado di farmi dimenticare per qualche secondo quanto io lo trovi irritante.

-Giusto. La serata Titanic. Ieri era giovedì giusto? -

Assottiglio gli occhi, anche se ho una sorprendente voglia di ricambiare il suo sorriso beffardo. Non tanto, solo un po'.

-Non prenda in giro i miei gusti cinematografici, signore. -

Stilinski scoppia a ridere e, wow, non credevo fosse in grado di emettere un suono simile. Forse non ha il malumore incorporato, dopotutto.

-Mi dispiace. Non ho mai visto Titanic, ma presumo abbia il suo perché.-

Oh mio Dio. Cosa ho dovuto sentire?

-Lei non ha mai visto Titanic? - sussurro, sconvolto nel profondo.

Stiles Stilinski mi getta una lunga occhiata calcolatrice.

-Temo di no – fa una pausa, si gratta la nuca e sembra assolutamente e deliziosamente a disagio – Dovremmo rimediare. -

Lo fisso, colto di sorpresa.

E' quello che sembra? Mi ha appena proposto di vedere Titanic insieme? Mi ha chiesto di uscire o è solo una mia impressione? Una cosa è certa: sto ipervenilando.

-Amore! Scusa il ritardo! -

Non so come sentirmi riguardo a Jordan che fa gli scalini di corsa e mi avvolge la vita con un braccio, baciandomi i capelli, il tutto sotto lo sguardo impassibile del mio capo. Di certo non sono sollevato come pensavo sarei stato prima che Stiles si avvicinasse a me.

-Ehi – mormoro, ricambiando appena l'abbraccio prima di scivolare di lato – Jordan, lascia che ti presenti Stiles Stilinski, il mio capo. -

Jordan spalanca gli occhi e si affretta a porgergli la mano, con un grosso sorriso vagamente esaltato. Stiles gliela stringe, la sua espressione è cordiale ma fredda. Non c'è traccia del buonumore di poco prima, mentre mi prendeva in giro e buttava casualmente il fatto di poter vedere Titanic insieme.

-E' un piacere conoscerla, signore! Lei è una leggenda anche nel mio ambiente. -

-Ah sì? Qual è il suo ambiente? - domanda Stiles gentilmente, anche se quello stronzo conosce perfettamente la risposta. Gli lancio un'occhiataccia, ma mi ignora.

-Sono un poliziotto. Non in servizio, in questo momento. - spiega il mio ragazzo con un sorriso impacciato, indicandosi l'abbigliamento in borghese.

Stiles lo osserva, meditabondo, e io fremo. Vorrei trovarmi alla Tana del Tacchino in questo momento. Vorrei trovarmi ovunque tranne che qui, con il mio ragazzo e il mio capo onnisciente.

-Ha dei baffi stupendi, complimenti. - esclama d'un tratto e io vorrei morire.

Odio gli uomini con i baffi.

Maledizione, maledizione, maledizione.

Jordan ride, rivolgendomi uno sguardo tenero che io ricambio con un sorriso da psicopatico e un risolino acuto. Posso quasi vedere la stupida faccia di Stiles Stilinski ghignare e inarcare le sopracciglia.

-La ringrazio. Me li sono fatti crescere per Derek, in realtà. -

-Li adoro! - dichiaro, con un sorriso smielato e tutto occhi dolci.

-Beh – azzardo un'occhiata a Stiles e mi rendo conto che non sorride più in maniera sarcastica, è semplicemente freddo e un po' rigido – Siete proprio una bella coppia. Jordan, è stato un piacere conoscerla. Derek... -

Senza che possa evitarlo, i miei occhi vengono calamitati dai suoi.

Voglio andare alla Tana del Tacchino. Ora. Subito. Devo sottrarmi dal suo sguardo. Voglio soltanto mangiare il solito panino che Jordan pensa che ami e invece odio, voglio sentirlo parlare della sicura delle pistole e pensare alla foresta Amazzonica. Voglio che tutto sia normale. Non voglio sentirmi così. Non mi piace il modo in cui Stiles Stilinski mi fa sentire solo standomi accanto, senza nessun motivo logico.

Mi fa venire voglia di cambiare le cose, e questo mi terrorizza enormemente.

-Derek, possiamo scambiare due parole in privato? Ci vorrà solo qualche minuto. - dice Stiles e sento lo stomaco sprofondare.

-Veramente... stavamo andando a pranzo... - mormoro esitante, lanciando un'occhiata a Jordan, che mi sorride rassicurante. Jordan, no. Non farlo. Non essere gentile. Trascinami via di peso, maledizione!

-Non ti preoccupare. Ti aspetto in macchina. -

Certo. Ovvio.

Si congeda da Stiles con un'altra stretta di mano, poi mi bacia leggero su una guancia. Appena si allontana, mi volto di scatto verso Stiles.

-A che gioco sta giocando? Cos'era quella battuta sui baffi? - sibilo, odiando il ritorno di quel sorriso sghembo e sarcastico sul volto solitamente impassibile. Non lo capisco quest'uomo, i suoi cambiamenti d'umore mi fanno girare la testa. E vorrei che non mi importasse il fatto che le uniche volte in cui i suoi occhi non mi sembrano tristi sono quelle in cui sono fissi nei miei, ma invece mi importa, merda.

-Cercavo solo di capire se il suo fidanzato fosse un'eccezione alla regola, o i suoi gusti fossero cambiati dal nostro ultimo incontro. -

-Beh, io amo i baffi! - esclamo, allargando le braccia e spalancando gli occhi, irritandomi quando vedo il suo sorriso accentuarsi – E' così, sono un feticista dei baffi. Baffi, baffi, baffi. La mia passione. -

-Allora dovrei farmene crescere un paio. - mormora, sorridendo con un angolo della bocca. I suoi stupidi occhi strani e belli e stupidi e belli brillano.

-Non penso le starebbero bene come a Jordan. - ribatto, acido, ma il cuore mi batte forte. Ci stava provando con me o è stata solo una mia impressione?

Stiles ghigna, ma sembra vagamente infastidito.

-Devo dedurre, dall'entusiasmo con cui ne parla, che abbiate risolto i vostri problemi... anche quelli più...intimi. -

Sento le guance andare a fuoco a quell'insinuazione e stringo ossessivamente i pugni, mentre gli lancio uno sguardo oltraggiato.

-Come osa! Queste sono molestie sul posto di lavoro, signore! -

Mr Broncio non si scompone, continuando a sorridere sghembo mentre finge di guardarsi intorno.

-Mi sembra che noi non siamo sul lavoro, in questo momento – il suo sguardo per un attimo si fa serio, quasi dispiaciuto – Non volevo metterla a disagio. Quando abbiamo parlato non mi era parso molto soddisfatto. Volevo solo accertarmi che fosse felice. -

Il suo sguardo mi scruta e so che legge la verità nei miei occhi, e lo odio per questo.

Mi scosto appena, sulla difensiva.

-Mai stato più felice. Né soddisfatto. La mia vita sessuale va alla grande, grazie. E le sarei grato se non affrontassimo mai più l'argomento. - rispondo, in tono compito e distaccato, alzando appena il mento.

Stiles accenna un sorriso triste mentre annuisce, poi il suo sguardo si fa serio nel giro di mezzo secondo e ho voglia di urlare.

Quest'uomo mi confonde.

-Ascolti, volevo soltanto chiederle... un favore. -

Mi calmo, spiazzato e incuriosito.

-Un favore? -

Stiles annuisce, cauto.

-Sì. Sarebbe immensamente d'aiuto se lei non parlasse con nessuno del fatto che ci siamo incontrati sull'aereo per New York. Ci terrei che il mio viaggio in Scozia rimanesse riservato. -

-Ma certo – mormoro, osservandolo intensamente – Non lo dirò a nessuno. -

Stiles accenna un sorriso, gli occhi sono tristi, ma la curva della sua bocca è dolce.

-So che non lo farà. -

Siamo qui, a fissarci sugli scalini della Sciles Corporation, e desidero soltanto allontanarmi. E allo stesso tempo rimanere qui per sempre, o finché i suoi occhi non saranno più tristi.

-Dovrei andare. - mormoro, accennando un movimento.

Stiles sembra riscuotersi, sale di uno scalino, con il solo effetto di farmi sentire ancora più a disagio, con lui che mi squadra dall'alto.

-Ma certo. Io penso che rientrerò a dare un'occhiata in giro – fa una pausa, i suoi occhi scivolano alle mie spalle, dove so esserci Jordan ad aspettarmi in macchina, la jeep che, ovviamente, Stiles sa che detesto – Ci vediamo più tardi in ufficio? -

Annuisco, scendendo di un gradino.

-Certo. Arrivederci, signore. -

-Ciao, Derek. - mormora lui e il mio nome è morbido e delicato sulle sue labbra.

Mi allontano velocemente, quasi scendo di corsa i gradini. Mi precipito in macchina e per prima cosa mi getto su Jordan, baciandolo. Lui ride, assecondandomi di buon grado, allungandosi per toccarmi il sedere.

-Sei di turno oggi? - gli sussurro contro la bocca, stringendogli il collo con le braccia.

Jordan scuote la testa, fissandomi piacevolmente sorpreso.

-No, ho il turno di notte oggi. Ma tu non devi tornare al lavoro? -

-Prenderò un permesso. - soffio, perché in questo momento preferisco prendermi una strigliata da Chris che stare un intero pomeriggio con Stiles Stilinski che mi guarda e che mi agita. E che conosce ogni mio segreto.

Mi ricordo di ogni cosa uscita dalle sue labbra.

-Andiamo da te, su. - sussurro, leccandogli l'angolo della bocca.

Jordan normalmente non rinuncerebbe alla Tana del Tacchino, ma deve essere così piacevolmente stupito dallo trovarmi così voglioso, che annuisce senza obiettare.

Non so cosa mi stia prendendo. So solo che non sto agendo per i giusti motivi. Non ho voglia di fare l'amore con il mio ragazzo.

Ho voglia di dimostrare qualcosa.

Non volevo metterla a disagio. Quando abbiamo parlato non mi era parso molto soddisfatto. Volevo solo accertarmi che fosse felice.

Io sono soddisfatto.

Io sono felice.

Amo il mio ragazzo.

Stiamo andando a fare del sesso pazzesco.

Non c'è bisogno che cambi nulla.

Va tutto bene.

Jordan fa partire la macchina e io faccio l'errore di gettare uno sguardo allo specchietto.

Lo stomaco mi si contrae spiacevolmente.

Stiles Stilinski è rimasto tutto il tempo sugli scalini.

Ha visto tutto.

 

 

 

 

-Oh! Sì! Così! Non ti fermare! -

Oh mio Dio.

Che qualcuno lo fermi.

Sembra di avere un martello pneumatico nel corpo. Non riesco nemmeno a pensare alla Foresta Amazzonica con tutti i versi che fa. E il continuo rumore del suo bacino contro il mio sedere...

Jordan geme contro il mio orecchio e continua a spingersi, spingersi e spingersi.

Fisso il muro davanti a me, cercando di capire se è verde, azzurro, o verde acqua.

Un'altra spinta scoordinata, il mio nome quasi urlato.

E' decisamente verde acqua.

-Tutto bene, amore? - mi soffia con voce affaticata e mi rendo conto che mi sono dimenticato di gemere.

-Ah, sì! -

Mi afferra con più forza i fianchi, spingendo con più vigore. E' vagamente fastidioso, la mia erezione è tenuta viva solo dal continuo sfregare con il materasso.

I movimenti di Jordan si fanno più frenetici e capisco che sta per venire.

Oh dannazione, devo cominciare a toccarmi, allora.

Cerco di non farmi vedere, mentre faccio scivolare una mano sotto il mio corpo.

-Amore, sto per venire. Ci sei? L'ho trovata? -

No!

No che non l'hai trovata! Non l'hai neanche sfiorata!

Mi sto rassegnando all'evidenza di non essere dotato di prostata.

Non è tutta colpa di Jordan, comunque. Il sesso andava abbastanza bene tra noi, finché non gli ho confessato che avrei amato venire solo perché stimolato dalla prostata.

Jordan ha accolto la proposta con entusiasmo.

Non è andata proprio come speravo.

Non voglio dirlo a Jordan, lui è sempre carino con me, non voglio ferirlo.

Così cerco di toccarmi senza farmi vedere.

Non gli sto mentendo, anche se potrebbe sembrare! Cerco solo di non scoraggiarlo, le grandi imprese non si sono svolte tutte in un giorno solo, in fondo. Non penso che qualcuno abbia insultato Cristoforo Colombo quando non ha trovato l'India al primo colpo o Schliemann la città di Troia.

Gli avranno detto qualcosa di incoraggiante, come: “ehi, ritenta, la prossima volta sarai più fortunato”.

Io sto facendo lo stesso con Jordan. Lo sto motivando.

Sento Jordan boccheggiare contro la mia nuca e aumento i movimenti della mia mano, sfoderando anche qualche mugolio autentico.

Quando vengo, la voce di Stiles Stilinski mi esplode in testa.

Non volevo metterla a disagio. Quando abbiamo parlato non mi era parso molto soddisfatto. Volevo solo accertarmi che fosse felice.

Vaffanculo, sono super soddisfatto e super felice!

Okay, non è stata una delle nostre volte migliori, è vero, ma Jordan mi rende felice.

Jordan mi ama.

Jordan mi prende tra le braccia dopo il sesso, mi bacia tutto il volto, mi fa sentire prezioso.

E in colpa.

Non mi fa mancare niente.

Il minimo che posso fare è tenere un piccolo segreto per non ferirlo, giusto? Il sesso non è così importante.

Posso vivere senza una prostata, Stiles Stilinski non capisce assolutamente niente.

Jordan è tutto ciò che ho sempre desiderato, me lo ripeto come un mantra mentre siamo tra le lenzuola sfatte, abbracciati.

Jordan vive con altri due colleghi, ma fortunatamente siamo soli.

E' tutto perfetto.

-Hai pensato a quello che ti ho detto all'aeroporto? - mi sussurra tra i capelli, mentre mi coccola.

Struscio il naso contro il suo collo e mi stringo a lui, intrecciando le nostre gambe nude.

Accenno un sorriso.

-Sì. -

Mi accarezza il lato del viso e nei suoi occhi leggo l'amore più assoluto e disinteressato. Quest'uomo mi ama. Non sono abituato a sentirmi amato, non con Malia sempre in giro e Jackson che monopolizza quasi sempre l'attenzione e il tempo di Isaac.

L'amore di Jordan è tutto mio, invece.

Ed è bellissimo.

-E? -

Sospiro, puntandogli il mento su una spalla e fissandolo.

-E penso che andare a vivere insieme sia un passo bello grosso da fare. -

-Io voglio farlo, Derek. - dice subito lui, stringendomi dolcemente la mano -Io ti amo. -

-Anche io – mormoro, guardando le nostre dita intrecciate – E' solo che... -

-Non vuoi vivere con me? - domanda, in ansia.

-Certo che voglio – esclamo subito, desideroso di non ferirlo – Solo... oh Jordan, sai bene quanto sia incasinato. Faccio fatica a pagare un affitto che dividiamo in tre, come posso permettermi una casa nostra? -

Corruga la fronte, avvicinandomi di più a lui con il braccio che tiene intorno alla mia vita.

-Sai che non è necessario che dia subito la tua parte. I soldi posso metterli io inizialmente, non è un... -

-Problema? - domando, sorridendo appena – Perché per me lo sarebbe. Non voglio che paghi tutto tu. Non sarebbe giusto, non è quello che voglio. -

Jordan rimane un po' in silenzio.

-E la promozione sul lavoro? -

Mi irrigidisco appena, scostandomi un po'.

-Sfumata. - dico solo, cercando di tenere un tono abbastanza leggero.

-Oh piccolo – mormora Jordan dispiaciuto, accarezzandomi la guancia – Mi dispiace. So che ci tenevi a fare una sorpresa a tua mamma per il suo compleanno. -

-Fa lo stesso. - mento, appoggiando la testa sulla sua spalla e facendomi stringere.

Il compleanno di mia madre è tra un mese e ancora non sono pronto al Malia Sono Perfetta show.

Se solo non avessi vomitato su quelle dannate scarpe.

-Se vuoi possiamo aspettare. Per la casa. - sussurra sulle mie labbra, guardandomi dolcemente.

Oh, Jordan.

Lo bacio, stringendogli il collo con familiarità e permettendogli di portarmi sopra di lui.

-Possiamo cominciare a guardarci in giro, intanto. - sussurro, e il lampo di gioia nei suoi occhi mi fa sentire bene e male allo stesso tempo.

-Mhh – mormora soddisfatto, baciandomi la fronte. Mi guarda malizioso e io cerco di fare del mio meglio per non scoppiare in una risatina isterica. So che dovrei trovare sexy quando mi guarda in quel modo, ma mi viene sempre in mente quella volta che Laura aveva una lente a contatto difettosa che le faceva fare l'occhiolino a chiunque e... oh mio Dio, Derek. Il tuo fidanzato sta cercando di sedurti. Sii serio. Non pensare a tua sorella. E non ridere per l'amor del cielo!

-Quindi... ne è valsa la pena scappare dal lavoro così? Ti ho fatto stare bene?- mi sussurra all'orecchio, facendomi il solletico e rendendomi ancora più difficile rimanere serio.

Oh Gesù. Mi appello al diritto di rimanere in silenzio perché tutto quello che dirò potrà essere usato contro di me.

Sorrido nervosamente.

-Sicuro! Benissimo – esito – Un tripudio di sensi! -

Perché devo sempre esagerare, porca puzzola?

Non potevo dire che era stato bello? Oh no, per me doveva essere un tripudio di sensi, così farà di nuovo quella cosa strana con i fianchi ogni volta che lo facciamo!

Dovrò fingere di avere un mal di testa cronico o qualcosa del genere.

Jordan mi rivolge un ampio sorriso e ammetto che mi sento leggermente in colpa.

-Te lo avevo detto che era solo questione di pratica e avrei trovato la tua prostata. -

Oh mio caro.

Se solo sapessi.

-Lo so! - esclamo con una risata che spero suoni disinvolta e non fottutamente maniaca – Abbiamo avuto solo un po' di difficoltà iniziali, ma poi, Dio! Mi hai fatto fiorire come... come una dalia! -

Che cosa?

Che cosa?

Gli ho detto che mi ha fatto fiorire come una dalia? Ho paragonato la mia prostata a quel fiore con i petali strani, tipo bomboniera di nozze?

-Wow! - esclama Jordan, evidentemente soddisfatto di sé, mentre io cerco di sorridere e mi riappoggio a lui, appuntandomi mentalmente di cercare su wikipedia questo dannato fiore.

Spero che Jordan non lo prenda come un incoraggiamento per fare più sesso, perché potrei seriamente fingermi morto.

Non potevo dire “mi hai fatto fiorire come un fiorellino da campo, quelli piccoli e quasi moribondi?”

Ma no, io devo sempre strafare, devo avere la prostata che fiorisce come una dannatissima dalia!

Mi odio così tanto.

 

 

 

 

ANGOLINO

 

 

Ciao a tutti <3

Intanto ringrazio tutti per l'accoglienza a questa piccola trashata, mi avete scaldato il cuore <3

Avevo bisogno di distrarmi un po', quindi ho deciso di aggiornare con un giorno di anticipo, anche perché domani sono fuori casa e potrei avere qualche difficoltà in più. Spero non vi dispiaccia <3

Come al solito questo è per le mie cicce, con la speranza di strappare loro un sorriso <3

Grazie a tutti, davvero.

Ci vediamo venerdì/ sabato prossimo!

Un bacione,

Fede <3

  
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