Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: pattydcm    23/02/2019    2 recensioni
Una ragazza viene trovata morta con inciso sul braccio uno strano disegno. Sherlock viene chiamato ad indagare e scopre che la ragazza è rimasta intrappolata in una brutta rete. Non vuole però che John lo aiuti nelle indagini, questa volta. Sarebbe, infatti, per lui troppo pericoloso stargli accanto.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 4
 
Il turno in ambulatorio trascorre lento e noioso. Raffreddori, reumatismi, gastriti… devono essere il corrispettivo dei mariti gelosi e dei furtarelli dal punto di vista di Sherlock. John ha recuperato l’ora di ritardo e si appresta a uscire, attendendo alla bollatrice che scocchino le sei. Ha pensato più volte di mandare un messaggio a Sherlock, sia per scusarsi del gesto illogico che ha compiuto, sia per chiedere aggiornamenti sul caso. Ne ha abbozzati tanti tra un paziente e l’altro, ma alla fine li ha sempre cancellati, riponendo il cellulare con un sospiro affranto. Un’ennesima fitta dolorosa gli trafigge lo stomaco togliendogli il fiato. Vi posa la mano sopra e cerca di respirare profondamente per alleviare il dolore.
<< John, tutto bene? >>.
Sara lo guarda preoccupata e lui abbozza un sorriso. Tutto vuole tranne doversi intrattenere a parlare dei suoi problemi gastrici con una pseudo ex.
<< Solo un po’ di stress >> dice minimizzando la situazione.
<< Corri ancora dietro al tuo coinquilino? >>.
“E farteli un paio di fatti tuoi?” pensa mordendosi la lingua per non dare loro voce.
<< Lo aiuto quando posso >> risponde fissando quella dannata lancetta che ci sta mettendo anche troppo a spostarsi sul 12.
<< A me sembra più che altro che vieni ad aiutare noi quando puoi >>.
<< Se è un problema, Sara, possiamo parlarne >> ribatte acido. Troppo acido.
“Zitto, Johnny, che questo lavoro ti serve!” gli ricorda sua sorella e subito accende il migliore dei suo sorrisi.
<< Non voglio arrecare nessun danno all’ambulatorio >> aggiunge docile.
<< In verità ci fai pubblicità >> rivela la donna. << Da quando il nome del tuo amico ha iniziato a circolare grazie alle storie che su di lui pubblichi nel tuo blog, abbiamo incrementato il numero dei pazienti. Vengono in molti a farsi curare dal famoso dottor Watson >>.
<< Davvero? >>.
<< Certo. Solo che il dottore non c’è mai. ‘Sa com’è, è in missione con l’investigatore privato’ >>.
<< Consulente investigativo >> la corregge John, nuovamente troppo acido.
<< Oh. Sì, quello che è >>.
<< Beh, dovrei chiedervi una percentuale, a quanto pare >> ride e la donna si unisce alla sua risata.
<< Scordatelo! >> ribatte secca tornado subito seria. << La percentuale è la possibilità di entrare in ritardo, uscire in anticipo, lasciare i pazienti in coda e le rogne ai colleghi. Direi che può bastare, non credi? >>.
<< Direi di sì >> risponde sentendosi piccolo dinanzi al suo sguardo severo.
<< E comunque corrergli dietro ti fa bene. Ti trovo in splendida forma >> gli sorride maliziosa, ma John non ha alcuna voglia di riaprire capitoli ormai chiusi.
<< Ti ringrazio >> le sorride.
Timbra il cartellino e scompare al di là della porta. Si incammina alla metro con una mano sul fianco e il dubbio di dover iniziare a preoccuparsi per questi dolori improvvisi.
Si ferma di colpo all’ingresso della metro. Un paio di persone lo mandano a stendere per quell’improvviso arrestarsi, ma lui non ci bada. Scorge Sherlock fermo in un vicoletto poco lontano. Non è da solo. La persona con la quale sta parlando, però, è in ombra.
John si porta veloce dall’altra parte della strada. Rallenta il passo, si ferma in un angolo che spera possa essere riparato alla vista perspicace del detective e resta a guardarlo. Da quella prospettiva diversa e più ravvicinata, si rende conto che Sherlock sta parlando animatamente con un ragazzo. Capelli neri, abiti neri, stivali borchiati, ha tutta l’aria di essere un punk, o un dark o qualunque altra cosa sia diventato questo movimento nell’epoca moderna. Il ragazzo gli passa una sigaretta e lui ne prende un tiro prima di restituirgliela. John non è proprio sicuro sia semplice tabacco quello che stanno fumando e non gli piace per niente che si droghi durante un’indagine, soprattutto questa indagine.
Lo sente ridere, una risata libera e allegra che poche volte gli ha sentito e che si era illuso dedicasse solo a lui. Il punk ride a sua volta e gli porge nuovamente la sigaretta. No, decisamente non può essere semplice tabacco. Quando gliela rende il ragazzo gli afferra il polso, lo stesso che lui gli ha stretto. Sembra chiedergli qualcosa e quando Sherlock minimizza si accende. John tende le orecchie sperando che il vento gli sia favorevole e gli porti qualche stralcio di conversazione. Purtroppo, però, l’aria è ferma e deve accontentarsi di guardare e quel che vede poco gli piace. Sherlock sembra rattristarsi dinanzi alle parole concitate del ragazzo. Scuote il capo sconsolato e il punk lo rincuora carezzandogli il viso. Il consulente accetta di buon grado quella coccola, come anche il volto di lui che si avvicina al suo sempre di più. Benchè veda solo la nuca del ragazzo che impalla il viso del suo coinquilino ciò che sta facendo è eloquente.
“Non solo fuma durante le indagini, sempre ammesso che stia indagando, ma anche… anche questo!” sbotta alzandosi dal suo posto di osservazione, per nulla intenzionato a restare lì ad assistere alle loro effusioni. Gli è già bastato con il chitarrista.
Scende alla metro e non deve avere la più tranquilla delle espressioni in viso, dato il modo in cui lo guarda la gente. Non gliene frega nulla, lo credano pure un potenziale assassino. La rabbia che gli ribolle nei visceri, in effetti, grida il bisogno di menare le mani finchè ce n’è.
Non può essere una coincidenza. Non può essere incappato per caso in due momenti intimi del suo coinquilino con degli sconosciuti. Deve essere, come ha già ipotizzato, una situazione regolare.
“E cosa ci sarebbe di male?” gli chiede l’Harriet nella sua testa. Scuote il capo a scacciarla ancora una volta. Lei con le sue domande taglienti quasi quanto quelle di Sherlock. Lei con le sue verità nascoste che quando vengono a galla fanno danno, soprattutto danneggiano lui. Proprio come le verità nascoste di Sherlock. A quanto pare il consulente e sua sorella hanno molte più cose in comune di quanto non avesse mai pensato. Entrambi omosessuali, entrambi vittime di una dipendenza che non sanno gestire, entrambi egoisti ed entrambi al mondo, sembra, per fare impazzire lui.
<< Cristo, basta! Io sono fuori da questo caso >> dice tra i denti e la vecchina seduta al suo fianco si scosta leggermente da lui, allarmata.
Arriva al 221B con l’umore sotto i tacchi e quella fitta all’addome più insistente che mai. Dovrà prendere un protettore gastrico, altrimenti rischia un’ulcera, prospettiva per nulla gradita. Fa una doccia lunga sentendo il bisogno dell’acqua calda a rilassare il collo, le spalle contratte e a lavare via i pensieri. Quando esce trova il consulente seduto alla sua poltrona. Gli fa un cenno di saluto con il capo e mette su il bollitore.
<< Fai un the anche per me? Grazie >> gli chiede e il fatto che lo abbia ringraziato è una vera e propria novità.
<< In realtà sto mettendo su una camomilla >>.
<< Non sapevo neppure ne avessimo in casa >> ribatte lui. << Non ti senti bene >> constata e avere i suoi occhi puntati addosso non gli piace per nulla.
<< Non mi sento bene, sì >> ammette tra i denti. Non vuole però vanificare l’effetto benefico della doccia. Si volta per prendere la tazza dalla credenza e trasale al ritrovarselo così vicino.
<< Che cos’hai? >> gli chiede. Legge una nota di preoccupazione nei suoi occhi chiari e, dio, se sono ancora più belli visti così da vicino.
<< Lo stomaco sotto sopra >> dice distogliendo lo sguardo dal suo.
<< Ci credo, mangi schifezze >>.
<< Io almeno mangio, Sherlock >>.
<< Se questo è il risultato tanto varrebbe digiunassi anche tu, no? >>.
Trattiene il fiato e conta fino a dieci sempre nella speranza di non vanificare l’effetto della doccia. In un certo senso si sta preoccupando per lui, ne apprezza, quindi, almeno lo sforzo.
<< Hai fumato >> constata severo.
<< L’irregolare che ho messo dietro Lizzy mi ha offerto un tiro e io ho accettato per cortesia >>.
“Certo. E cos’altro hai accettato per cortesia?” ma questo è meglio lo tenga per sé. Ricorda: non vanificare gli effetti benefici della doccia!
<< Hai messo un vagabondo dietro una ragazzina? >>.
<< Il metodo più veloce per rintracciarla e non perderla di vista >> dice facendo spallucce. John sospira e decide di lasciar correre.
<< Come sta la ragazza? >>.
<< Scossa. Con quel che sta vivendo è comprensibile. Ho detto a Peter di convincerla a venire da me di sua volontà per raccontarmi ogni cosa >>.
Peter. Ha anche un nome sul quale inviare maledizioni adesso.
<< Ed è riuscito a parlarle? >>.
<< Sì, l’ha avvicinata. È molto bravo con le parole. Non l’ha ancora convinta, però, ma sono fiducioso. Gli do ancora un po’ di tempo >>.
<< Ti fidi molto di questo irregolare >> dice con una punta di acidità che non sfugge al consulente.
<< Di lui come di tutti gli altri, altrimenti non li terrei da conto >>.
<< Certo >> dice mantenendo la calma. << Allora aspettiamo e speriamo in bene. Pensi di mettere Greg al corrente di questa storia? >>.
<< Dovrò farlo comunque, dati i recenti sviluppi >> sospira portando la mano agli occhi. Appare stanco e visibilmente provato. Non lo ha mai visto così e prova l’assurdo desiderio di confortarlo. Lo vede portare la mano al polso che gli ha maltrattato quella mattina, sul quale ora spicca un braccialetto violaceo.
<< Fa vedere >> gli dice e il consulente ci mette un attimo a capire a cosa si riferisca. Gli porge il polso livido e John storce il naso dinanzi alla capacità di quella pelle così bianca di annerirsi al primo colpetto che subisce.
“In realtà glielo hai stritolato con forza, il polso, Johnny” ribatte Harriet facendolo sbuffare.
<< Resta qui >> gli intima andando in bagno. Torna con un tubetto di pomata in mano. Lo invita a sedere alla seggiola del tavolo della cucina, sempre ingombro della sua attrezzatura da chimico, e Sherlock esegue docile. Fin troppo docile.
Gli sbottona il polsino e arrotola la camicia blu notte fino al gomito. Posa una noce di pomata sul polso e inizia a massaggiarlo.
<< È gelida questa roba! >> esclama tentando di sottrarre il polso dalle mani di John.
<< E’ una pomata per le contusioni. Deve essere gelida, Sherlock >> spiega continuando imperterrito il suo lavoro.
Cade uno strano silenzio tra loro. John gli tiene la mano mentre con l’altra massaggia il polso. È pazzesco come tutte le volte in cui si trova a toccare il suo corpo sia per medicarlo.
“Sei il suo dottore, cosa dovresti fare altrimenti?”.
John sospira scuotendo piano il capo. Inaspettatamente Sherlock gli stringe la mano e lui alza gli occhi a incontrare i suoi.
<< Che ti prende stasera? >> gli chiede, le sopracciglia inarcate in una buffa espressione tra il preoccupato e il confuso.
<< Ho lo stomaco sottosopra, te l’ho detto >>.
<< E cos’è che non digerisci? >> gli chiede e gli bastano quelle parole a fargli capire da cosa derivi il suo malessere.
<< La situazione >> risponde tenendo lo sguardo basso sul massaggio che sta compiendo al polso.
<< E’ per questo che ho insistito affinchè tu ne stessi fuori, John >> sospira Sherlock stringendogli ancora una volta la mano. Il dottore risponde alla stretta e il suo massaggio si fa più lento e in punta di dita.
<< No, il caso non c’entra nulla >> ridacchia nervoso accarezzando quel polso sottile ma forte.
<< Allora cosa? >> sapeva che il suo coinquilino non si sarebbe fermato e avrebbe preteso di sapere. Non sarebbe il consulente investigativo infallibile e brillante che è se non andasse a fondo di ogni cosa.
<< Ti ho visto oggi >> ammette continuando a sfiorargli il polso. << E’ stata una coincidenza, non l’ho fatto apposta. Anzi avrei preferito non vederti proprio >>.
<< Cos’hai visto? >> gli chiede e lo stomaco gli manda un’altra fitta.
<< Non voglio che fumi durante un caso. Eravamo d’accordo, Sherlock: mai durante un caso >>.
<< Tu non… non digerisci che io fumi durante un caso? >> gli chiede stupito. John annuisce rendendosi conto di quanto stupida sia la cosa che gli ha appena detto. Sherlock sorride e scuote il capo.
<< Penso sia meglio tu vada a dormire, John. Devi essere molto stanco per uscirtene con simili idiozie >> gli dice posando anche l’altra mano sulla sua. Gli sorride dolcemente rendendo il suo sguardo ancora più attraente. John vorrebbe trascinarlo a sé, proprio come ha fatto il punk in quel vicolo, ed è sicuro che il dolore che prova all’addome svanirebbe all’istante.
“Se quei disperati possono averti… perché non posso averti anche io?” pensa fissando troppo insistentemente, se ne rende conto, quelle belle labbra che fin dal primo istante hanno colpito la sua attenzione.
<< Non vuoi che partecipi al caso e ho capito che lo fai per il mio bene. Ti chiedo, però, per favore, dal momento che ne sono coinvolti i figli di un nostro caro amico, di dirmi cos’hai scoperto riguardo al disegno. Non mi bastano le poche cose dette stamattina da te e George >>.
<< Sapevo che non ti saresti arreso >> ridacchia stringendogli la mano << Nulla di buono, purtroppo >> sospira apparendo ancora più stanco. << È una cosa talmente grande che non so nemmeno se si potrà davvero fermare >>.
<< Perché non si può fermarla? >>.
<< Perchè quando qualcosa circola sul web si espande velocemente e anche se la si debella crea degli emulatori con una rapidità impressionante >> dice richiamando a sé la mano. John la lascia andare con dispiacere e si alza subito dopo di lui seguendolo fino alla scrivania del salotto.
<< Questo >>, dice prendendo in mano la foto del disegno fatto da Daisy Cooper, << è il logo di un portale che si chiama Fenix, messo on line circa sei mesi fa’ >> gli dice accomodandosi davanti al pc. << Come vedi sembra un innocuo portale nel quale scambiare idee e riflessioni su varie tematiche riguardanti l’adolescenza. La fenice è simbolo di morte e rinascita e la mente dietro questo sito la paragona a questo periodo particolare della vita. Per poter postare commenti e porre domande ci si deve iscrivere e il form di iscrizione è molto dettagliato. Non lo puoi fregare, devi introdurre dati corretti e veritieri, nessun nickname. A quanto pare chi sta dall’altra parte controlla la veridicità dei dati e permette l’accesso solo se approva l’iscrizione >>.
<< Alla faccia della privacy >>.
<< Non è possibile fregarlo neppure inserendo nomi di ragazzini reali, perché il server riconosce che l’host dal quale si sta scrivendo non può corrispondere alla cella del domicilio reale del ragazzino e butta fuori l’intruso >>.
<< Cristo >>.
<< No, più il suo esatto contrario >> precisa Sherlock. << Per questo abbiamo bisogno che Lizzy collabori, in modo da poter usare il suo accesso, ammesso che non l’abbiano già sbattuta fuori del tutto, e entrare nel sistema per scoprire da chi è gestito per debellarlo. Almeno finchè qualcuno non cercherà di emularlo. Sono riuscito comunque a capire come è strutturato a grandi linee. Ho cercato notizie di suicidi in cui la vittima ha lasciato come biglietto un disegno e ho trovato questi dati >> dice aprendo un file sul desktop.
<< 54 casi di suicidio di giovani dai 13 ai 20 anni di entrambi i sessi collegati a questo sito in Spagna. Altri casi in Francia e Germania. È pazzesco >> sussurra John che inizia a vedere la portata esagerata dell’azione di questo portale.
 << Come ti ho detto è una cosa decisamente grossa. Quelli di Rosaline Jackson e Daisy Cooper sembrano essere i primi due casi in Inghilterra, ma potrebbero benissimo essercene altri. Non sempre vengono presi in considerazione tutti i dettagli quando si tratta di suicidio >>.
<< E la figlia di Greg è finita in questo giro >> sospira John posandogli la mano sulla spalla.
<< Un brutto giro >> conferma Sherlock. << Come dicevo stamattina, il sistema è composto da tre fasi ben distinte. All’inizio danno davvero solo informazioni e rispondono alle domande degli utenti. Assegnano loro un tutor che inizia a entrare in confidenza col ragazzo, raccogliendo informazioni sempre più confidenziali, forti della fiducia di questi disperati. A quel punto fanno una scrematura e puntano sui più fragili invitandoli ad assistere a delle conferenze pubbliche e gratuite. Conferenze condotte da esperti reali tra i quali, però, si aggirano personaggi poco      raccomandabili >>.
<< Oddio, non starai parlando di pedofili >>.
<< C’è di tutto qua dentro, John. Pedofili, sfruttatori, ricattatori, spacciatori. Adescano questi ragazzi promettendo loro una vita più felice sotto il segno della fenice >>.
<< Una setta >>.
<< In un certo senso anche. La terza fase è la peggiore e ci si arriva dopo una selezione molto accurata. Preparati dalle promesse infarcite nella seconda fase, i ragazzini sono desiderosi di essere invitati ai seminari privati, condotti da persone dalla dubbia professionalità che si fanno chiamare Master. Arrivano a litigare tra loro commettendo vere e propri atti di cyberbullismo. I tutor e i Master istigano al cyber bullismo, portando i ragazzini a vere e proprie risse mediatiche con svalutazione e pubblico ludibrio ai danni di coloro che vogliono lasciare il gruppo o che ne hanno parlato a persone pericolose per l’incolumità del portale o che non sottostanno alle richieste dei Master. È una sorta di selezione naturale. Quelli che sopravvivono passano alla terza fase, quelli che non reggono si suicidano. Il suicidio è incentivato non solo dai pari in lizza per entrare nell’ambita terza fase, ma anche da chi dirige il portale >>.
<< E questa terza fase in cosa consiste >>.
<< Nell’ottenere l’autorizzazione ad adescare altri ragazzini in cambio di un riconoscimento fittizio valido solo all’interno del portale. Ci sono ragazzini super noti, famosi al pari di star di Hollywood con molto potere in mano. Letteralmente il potere di vita o di morte sui loro coetanei. L’ultima parola, ovviamente, spetta al gestore del portale, ma pare che sia molto facile    convincerlo >>.
<< E come? >>.
<< Con invio di immagini… particolari, che vengono subito immesse nel mercato pedopornografico, nel più semplice dei casi. Con il mettersi a disposizione per incontri intimi con persone scelte dai Master, nel peggiore >>.
<< Incitamento alla prostituzione, al suicidio e al cyberbullismo. E tutto questo per un posto in prima linea in un luogo che a tutti gli effetti… non esiste >> John è shoccato. << E Lizzy…a che punto di questa storia è? >>.
<< L’essere stata scoperta figlia di un investigatore di Scotland Yard l’ha fatta bandire dal portale. Ora sta subendo cyberbullismo. George oggi mi ha inviato delle foto dei messaggi che ha trovato sul pc della sorella. Pare abbiano messo in giro voci false e foto che lei dice essere state ritoccate con Photoshop che la ritraggono in atteggiamenti equivochi e molto poco vestita >> gli dice passandogli il cellulare. John legge quell’ondata di cattiverie gratuite ai danni di una ragazzina già provata da una situazione stressante e scuote il capo sconsolato.
<< Dio mio. Come si può arrivare a tanto >>.
<< I ragazzi sanno essere cattivi, John. Non so se tu hai avuto la sfortuna di essere mira dei bulli a scuola. Ti assicuro che non è una bella esperienza >> sussurra riprendendo il cellulare, sfiorando appena le mani del dottore, desiderose di trattenerle a sé.
Vorrebbe fargli tante domande su questo accenno di passato che gli ha concesso. Lui che forse può dire, con imbarazzo, di essere stato più dalla parte dei bulli che dei bullizzati. Non ha mai partecipato a pestaggi o umiliazioni contro coloro che erano presi di mira, ma non ha neppure mai fatto nulla per aiutarli. Almeno prima che queste cose non si riversassero su sua sorella.
Era sempre pronto a menare le mani davanti a qualcuno che osava dire qualcosa di spiacevole sulle scelte di vita di Harriet. Ne ha date e ne ha prese tante per difenderla. Sia da azioni dirette che da semplici insulti in sua assenza. Può dire, forse, di aver vissuto il bullismo per conto terzi, se mai questo esiste. Sua sorella in apparenza teneva botta agli insulti, alle minacce, alle prese in giro e anche ai tentativi di violenza da parte del macho di turno pronto a convertire la maledetta lesbica. Sono stati anni duri per lui e può solo immaginare cosa non abbia vissuto uno con il carattere e i modi di Sherlock a scuola. Si dimentica forse troppo spesso che anche il brillante consulente investigativo è stato bambino e adolescente.
<< Mi dispiace >> riesce solo a sussurrare. Sherlock lo guarda stupito e abbozza appena un sorriso amaro.
<< E’ tardi, John, vai a dormire. Domani sei di turno presto >> dice sorprendendolo ancora una volta col suo ricordarsi dei suoi impegni.
<< Tu cosa farai? >> gli chiede conoscendo già la risposta.
<< Voglio battere un’altra pista sul web per cercare di aggirare il sistema ed entrare in quel dannato blog >> dice volgendo gli occhi al cielo. John ridacchia alzandosi in piedi.
<< Non mandare in tilt questa bella testa, mi raccomando >> dice posandogli un bacio sulla fronte. Prende la tazza con la camomilla ed esce dall’appartamento. Solo quando si chiude la porta di camera sua alle spalle si rende conto di ciò che ha fatto.
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: pattydcm