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Autore: pattydcm    23/02/2019    2 recensioni
Una ragazza viene trovata morta con inciso sul braccio uno strano disegno. Sherlock viene chiamato ad indagare e scopre che la ragazza è rimasta intrappolata in una brutta rete. Non vuole però che John lo aiuti nelle indagini, questa volta. Sarebbe, infatti, per lui troppo pericoloso stargli accanto.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 7
 
Margaret tiene strette le braccia al petto. Scocca occhiate cariche di rabbia all’ex marito a intervalli regolari. Presta ben poca attenzione all’uomo in giacca e cravatta che le sta parlando. La sua attenzione è tutta convogliata nel ragazzo rosso, che, insieme al consulente investigativo tanto decantato dal suo ex, hanno preso possesso della camera di sua figlia.
John la vede gonfiarsi sempre più di rabbia e trattenerla con forza crescente. Esploderà, ne è sicuro, e sarà terribile. Sul volto teso di Greg, fermo a un metro da lei nella stessa identica posizione, legge il suo stesso timore. John li guarda e si chiede come possano due persone che si sono amate e promesse ‘amore eterno’ e che hanno messo al mondo ben due figli essere arrivate a non poter stare nella stessa stanza senza rischiare di fare scintille.
“Evidentemente perchè l’amore non è poi la cosa eterna che si dice sia, Johnny” risponde l’Harriet nella sua testa.
<< Già >> sussurra dandole apertamente ragione per la prima volta.
Lo sguardo vola a Sherlock fermo vicino a Fox, seduto davanti al laptop di Lizzy. Il volto teso, lo sguardo attento, le mani giunte dietro la schiena in quella posa di apparente e tranquilla attesa.
I suoi occhi sono la cosa che per primo lo hanno colpito. Non tanto per il colore particolare e la forma felina, quanto per la sensazione che sono capaci di dare di essere scandagliati anima e corpo. Occhi che passano ai raggi x, si potrebbe definirli.
Subito dopo ha notato le sue labbra, immobili nel viso inespressivo, ma capaci di muoversi veloci al frenetico ritmo che usa quando illustra le sue deduzioni. Una sequela di frasi l’una dietro l’altra, veloci, taglienti e precise così come devono essere i suoi pensieri. Labbra che lo hanno incantato la prima volta che si sono incurvate a formare un sorriso. Non quello cinico che gli ha dato i brividi, né quello ironico o sarcastico che avrebbe voluto togliergli a pugni. Un sorriso sereno, sincero e innocente come quello di un bambino. Un bambino capace di vedere e capire tutto tranne le emozioni e l’animo umano, a quanto pare.
Per ultimo lo hanno affascinato le sue mani. Grandi, sicure nell’afferrare prove, nel recuperare indizi, nel portare pugni se necessario. Mani che agiscono con la stessa precisione asettica dei suoi pensieri quando lavora ai suoi esperimenti, quando carca di ricavare risposte dalla prove che recupera. Le stesse mani che hanno stretto le sue lasciandogli il brivido freddo del loro essere gelide. Quella prima forte stretta dinanzi al portone di quella che sarebbe diventata la loro casa. L’ultima stretta morbida e tiepida, perfino, mentre si prendeva cura del polso che lui stesso gli ha ferito.
Il resto di lui è qualcosa di troppo grande da poter essere sostenuto nella sua totalità. La sensualità che traspare da ogni suo movimento quando si lascia trasportare dalla musica che suona e che compone. I movimenti rapidi che lo rendono così simile a un segugio quando segue la pista durante le indagini. La rigidità nei momenti di imbarazzo o incertezza e il lassismo degli interminabili giorni di noia. Impazzirebbe se prendesse tutte insieme queste cose. Per questo la sua attenzione si porta sempre su questi tre elementi: occhi, labbra e mani.
Il pensiero che quegli occhi possano guardare con desiderio qualcun altro, che quelle labbra possano sorridere dolcemente a qualcun altro e quelle mani sfiorare e toccare il corpo di un altro lo infastidisce. Sì non riesce a tollerarlo
“Sei cotto, Johnny caro!” ridacchia l’Harriet nella sua testa e ridacchia a sua volta, distogliendo appena lo sguardo dal consulente per poi riportarlo. Scopre che lo sta guardando a sua volta. John gli sorride senza rendersene conto, mosso dalla spontaneità che a sua volta è solito reprimere, soprattutto con Sherlock. Lo vede tentennare, gli occhi dilatarsi appena un po’ di più, prima di rispondere al suo sorriso. Tutto quanto lo circonda potrebbe anche scoppiare in questo momento e John non se ne renderebbe minimamente conto.
Il cuore inizia a battergli all’impazzata quando vede Sherlock camminare verso di lui. John sposta il peso del corpo più volte dall’uno all’altro piede sentendosi stranamente a disagio. E’ la prima volta, questa che si ritroverà a parlare con lui faccia a faccia dopo quel bacio distratto che gli ha posato sulla fronte la sera prima. Una cosa da niente, che potrebbe anche essere considerata normale tra due amici. Che male c’è, infondo, in un gesto di affetto? Non è però il loro caso, questo. La tensione tra loro è talmente alta da portarlo, a volte, a uscire di casa solo per poter respirare. Anche adesso vorrebbe poter uscire da quella casa, allontanarsi da lui.
<< Come se la sta cavando Mycroft? >> gli chiede Sherlock, scoccando appena un’occhiata in direzione del fratello.
<< Le do ancora pochi minuti prima di esplodere >> risponde John abbozzando un sorriso.
<< Io scommetto due >>.
<< Con te non scommetto, lo sai >> ridacchia e Sherlock lo segue. Eccoli lì, come sempre a ridere nei posti e nei momenti meno adatti. Cercano di ridarsi un contegno, toccati dallo sguardo torvo di Greg che dappertutto vorrebbe essere tranne che lì.
<< Lì, invece, come procede? >> gli chiede John indicando con un cenno del mento Fox, concentrato sullo schermo del laptop.
<< Benone >> risponde. << Sky sta distruggendo la struttura del portale un pezzo per volta. Un inseguimento virtualmente avvincente >>.
<< Come mai non sei lì, allora? >> gli domanda e Sherlock distoglie lo sguardo.
<< Perché ho colto nell’aria le avvisaglie dell’esplosione imminente >> sussurra facendosi a lui più vicino. John dovrebbe darsi un contegno e smetterla di fissarlo facendo viaggiare incessantemente lo sguardo dai suoi occhi alle sue labbra. Labbra che si curvano in un sorriso ancora più grande ed è così forte la tentazione di afferrarlo per il bavero della giacca e farle sue.
<< Sempre tutta colpa del tuo maledettissimo lavoro! >>.
Ecco che è esploso l’uragano Margaret. John vede Mycroft chiudere lento gli occhi, sospirando prima di volgere a lui e al fratello uno sguardo di disperata rassegnazione nei confronti del genere umano.
<< Ti rendi conto di come il tuo egoistico bisogno di soddisfare il tuo ego accumulando promozioni abbia portato tua figlia tra le braccia di simili malviventi? >> urla Margaret inveendo contro Greg. << Sei in assoluto il peggior padre che ci sia sulla faccia della terra, Gregory! >>.
<< Sta zitta! >> grida Lizzy raggiungendo come una furia sua madre a passi grandi. << Non ti permetto di usare me per coprire di miserie mio padre! >> le punta contro il dito e Margaret la guarda stupita e sconcertata per quella reazione accesa e inaspettata.
<< Lizzy, calmati >> le chiede Greg portandosi a difesa della ex moglie, nonostante tutto.
<< No, papà, io non mi calmo più! >> esclama la ragazza fuori di sé. << Io non sopporto quello che ti ha fatto! Non sopporto di non poter stare con te, anche se per poco tempo. Non la accetto questa decisione e non mi do pace del fatto che anche solo per un attimo ho pensato che lei avesse ragione e che a te andasse bene, che davvero non ci volessi e non ci amassi più, come continua a dire  lei >>.
<< Tu non puoi capire, sei ancora troppo giovane, Lizzy! >> ribatte la madre, la voce spezzata dal pianto per le accuse subite << Tuo padre non c’era mai, sempre a rincorrere chissà chi insieme a quello lì >> dice scoccando un’occhiataccia a Sherlock, imperturbabile. << Io mi sono sentita abbandonata e non potevo sopportare che voi cresceste senza un padre >>.
<< Così hai pensato bene di tentare di metterci contro di lui sputando veleno nei suoi confronti e non perdendo occasione per metterlo in cattiva luce. Ma brava! Questo fa di te un’ottima madre, complimenti >> ridacchia Lizzy nervosa.
<< Io ho fatto ciò che ho ritenuto essere la cosa migliore per voi! >>.
<< Ti ho già detto di smetterla di usarmi per giustificare le tue miserie! >> grida Lizzy obbligando Greg a tenerla ferma per non dare addosso alla madre. << Non è vero che non è un bravo padre e secondo me non è stato neppure un cattivo marito >>.
<< Lizzy, smettila >> tenta di arginarla Greg.
<< E’ sempre stato molto dolce con te. Certo c’era poco, ma quando lo hai sposato sapevi che era un detective e che voleva fare carriera. Io e George non abbiamo potuto scegliere, siamo arrivati dopo e ci siamo trovati la situazione così com’è. Tu, invece, avresti potuto e hai scelto di sposarlo. Che ora te ne esca accusandolo di non esserci mai la trovo una cosa assurda >> dice mettendo su la stessa espressione di disprezzo che John ha visto tante volte in faccia a Greg.
<< Tu sei così ingiusta >> le dice Margaret tra i singhiozzi. Mycroft la guarda nauseato muovendo qualche passo indietro. << Non hai idea di cosa abbia passato io in questo ultimo anno! >>.
<< E questo lo vieni a dire a me! >> esplode Lizzy come una furia. << Tu hai passato le tue giornate in palestra a farti sbattere dal tuo istruttore >>.
<< Lizzy, adesso basta! >> tuona Greg con un tono talmente imponente da spaventare tutti i presenti. La figlia lo guarda stupita prima di sciogliersi nel pianto.
<< Ma è così, papà >> dice aggrappandosi alle sue braccia. << Lei era con lui quando… non c’era quando… eravamo da soli io e George e se non ci fosse stato lui… >> i singhiozzi hanno il sopravvento, mentre Greg la guarda terrorizzato da ciò che non gli ha detto.
John sente lo stomaco dolere trafitto da nuove stilettate. L’incredulità di Greg la conosce bene. Non si può che restare increduli e sgomenti dinanzi a simili manifestazioni di disperazione.
<< Lizzy… cosa è successo? >> sussurra appena. La ragazza scuote il capo con forza e Greg non ce la fa ad insistere. Volge lo sguardo al figlio, che assiste alla scena dal punto più lontano della stanza, ma anche da lui sa che non ricaverà alcuna risposta.
<< La decisione di farsi aiutare a volte arriva prima che il peggio sia compiuto, altre dopo averlo scampato >> dice Mycroft in tono greve placando per un istante il pianto incessante della ragazza. Questa lo guarda stupita e non trova alcun conforto nella sua espressione, né alcuna emozione. Si stringe al petto del padre distogliendo lo sguardo da quell’uomo di ghiaccio.
<< Sonniferi. Una boccetta intera >> continua Mycroft analitico. << Per fortuna si è spaventata e ha cercato aiuto trovando quello del fratello minore, altrettanto spaventato >> dice volgendo a lui lo sguardo. Come la sorella, anche George distoglie lo sguardo spaventato. << Due ragazzini lasciati a loro stessi, persi nella disperazione di un mondo che crolla attorno a loro, nell’assoluta indifferenza degli adulti presenti. Mi lasci dire, signora che lei è fortunata >> dice Mycroft volgendo lo sguardo gelido su Margaret, che, già devastata da quanto ha sentito, lo guarda basita. << Fortunata ad aver sposato un uomo onesto, equilibrato e con una morale salda e un’etica forte. Un uomo che non l’ha uccisa appena scoperto di essere stato tradito. È un detective in gamba e se solo avesse voluto avrebbe potuto far sparire il suo cadavere o tramutarlo in un incidente ed essere credibile al punto da uscirne pulito. Solo uno come mio fratello si sarebbe accorto della sua colpevolezza, ma non credo avrebbe alzato un dito in sua difesa >>.
<< Per una volta siamo d’accordo, Mycroft >> risponde Sherlock con la stessa freddezza.
<< Per qeusto le dico che è stata fortunata. E a questa fortuna ha deciso di voltare le spalle. Patetico >> dice disgustato. << I suoi figli sono fortunati perché hanno un buon padre accanto. Uno di quei padri che continua ad amarli, che non si fa venire dubbi, né demorde e che continua a lottare nonostante non abbia colpe. Questi figli, per i quali lei dice di stare lottando e che, invece, ha messo in pericolo lasciandoli in balia di loro stessi, sono fortunati perché supereranno questo brutto momento sapendo di poter contare sul padre, benchè ci sia poco. Perché per quel poco che ci sarà non si risparmierà >> dice sorridendo a Greg che arrossisce imbarazzato da queste parole accorate, che da tutti poteva pensare potessero giungere tranne che da uno come Mycroft.
<< Ed è fortuanta, signora, perché ha un figlio coraggioso >> continua volgendo nuovamente lo sguardo a George che, chiamato in causa, alza appena lo sguardo verso di lui. << Un figlio che ha dato fondo alle conoscenze acquisite dalla visione dei film per salvare sua sorella e che ha deciso di rivolgersi al consulente investigativo delle cui doti straordinarie suo padre parla tanto, spaventato all’idea che questa potesse essere finita in un brutto guaio. Questa sua curiosità per le indagini che tanto le fanno temere che decida di seguire le orme di suo padre >> dice sorridendo al ragazzo che abbozza un sorriso a sua volta. << A mio avviso, sbaglierebbe se non lo facesse >> gli dice facendolo arrossire di imbarazzo.
John prende un grosso respiro rendendosi conto di essere stato per tutto il lungo monologo di Mycroft in apnea. E’ tornato a quella sera di freddo inverno nella quale ha salvato la sua prima vita. La vita di sua sorella. Aveva la stessa età di George e come lui era spaventato a morte. Nonostante il terrore, però, aveva dato fondo alle lezioni di primo soccorso imparate a scuola e aveva indotto sua sorella a vomitare le innumerevoli pastiglie che si era calata insieme a un quantitativo esagerato di alcool. Harriet, appena 18, stremata dalle accuse di sua madre, dalle malelingue della gente, dal bullismo di cui era vittima a scuola. Lei così apparentemente forte era crollata rivelando l’animo fragile che ancora oggi la caratterizza. Quell’animo che le ha reso difficile separarsi dalla bottiglia per tanto tempo. Forse solo adesso, finalmente, la forza di un tempo è tornata in lei permettendole di rimettersi in piedi. Ora che non ci sono più i loro genitori a darle addosso, ora che non ci sono più i compagni di scuola ad additarla e accusarla di essere indecente e mostruosa, ora che forse il mondo inizia ad essere più aperto ad ogni forma di amore.
Concorda con Mycroft nel pensare che solo grazie alla presenza amorevole di Greg i suoi figli usciranno un po’ ammaccati ma sostanzialmente illesi da questa brutta esperienza. Non avrebbe mai immaginato di trovare tanto conforto anche per se stesso nelle parole di Mycroft. Parole che, sebbene non siano state direttamente rivolte a lui, attendeva da anni. Lo stomaco ha smesso di far male e si è rilassato. Finalmente, dopo così tanti giorni gli sta concedendo un attimo di respiro.
Vede Greg ringraziare in silenzio Mycroft che inchina appena il capo in risposta. Margaret tiene lo sguardo basso del tutto priva della forza di ribattere a quelle parole così taglienti e vere.
<< Tuo fratello ha appena acquistato punti ai miei occhi >> sussurra John a Sherlock avvicinandosi discretamente al suo orecchio.
I due fratelli restano a lungo agganciati l’uno nello sguardo dell’altro. John immagina che stiano comunicando col pensiero, ed è sicuro che due come loro sarebbero in grado di farlo.
Qualcosa distoglie l’attenzione del consulente. Porta la mano all’orecchio destro e volge lo sguardo a Fox. Questi con espressione tesa lo guarda, mentre si dirige deciso verso di lui. John resta al suo posto e assiste a un'altra comunicazione priva di parole. Vede Sherlock impallidire e portare la mano alla bocca. Deve avergli dato una brutta, anzi, bruttissima notizia.
<< Allora, signor Fox, come procede l’operazione? >> domanda Mycroft, al quale non è sfuggito l’atteggiamento del fratello e del giornalista.
<< Magnificamente, signor Holmes! > risponde questi con un grande e falso sorriso. << Il mio collega ha letteralmente fatto a pezzi il portale. Attualmente, le forze dell’ordine polacche stanno andando a recuperare tale Dimitrj Vadlila, 26 anni, il genio del male che ha messo su tutto quanto questo casino! Sarà per me un vero piacere chiedergli il perchè del suo folle piano e ovviamente vi terrò aggiornati >> dice alzandosi dalla sedia.
<< Aspetta, vuoi dire che è davvero finita? >> gli chiede John incredulo.
<< Finita è una parola un po’ grossa, dottor Watson >> risponde Fox. << Diciamo che abbiamo raggiunto un’ottima svolta nelle indagini. Trovato il cervello dell’organizzazione, spegnerne i neuroni uno ad uno sarà più facile, ma comunque estenuante. Abbiamo già bloccato le cellule che si erano create in Spagna, Germania, Francia e qui in Inghilterra. Grey, il mio capo, sta ancora controllando l’eventuale presenza di suicidi simili in altre nazioni e ora che abbiamo messo le mani sull’ideatore anche questo processo sarà più veloce. Sempre ammesso che questi voglia    collaborare >>.
<< Nel caso servisse, il nostro governo sarà felice di rendersi utile mettendo a disposizione i suoi… mezzi di persuasione >> dice Mycroft ed è davvero strano vederlo così disponibile ad aiutare il prossimo.
<< La ringrazio, signor Holmes. Anche i nostri mezzi di persuasione sono molto efficienti, ma non desisteremo dall’accettare il vostro aiuto in caso il soggetto si dimostrasse essere un osso     duro >>.
<< Io temo che lo sia >> ribatte Mycroft. Tiene a lungo sotto il suo sguardo gelido il fratello e il giornalista, i quali, imperscrutabili, sostengono la sua analisi. << Direi che è meglio parlarne nel mio ufficio >> aggiunge rimarcando con la voce quanto quella non sia una proposta ma piuttosto un ordine. << Si unisce a noi, Lestrade? >> domanda al detective, stupito per essere stato tirato in mezzo.
<< Direi di sì, le indagini sono sotto la mia responsabilità e il commissario capo mi ucciderebbe se non le portassi avanti fino in fondo >> risponde questi. << Datemi solo il tempo di mettere a posto alcune cose >> chiede volgendo lo sguardo ai suoi figli e a Margaret fermi ad una distanza l’uno dagli altri molto più grande di quella fisica. Mycroft acconsente con un gesto del capo.
<< Vi raggiungerò al Diogenes >> dice il detective avvicinandosi alla sua famiglia distrutta.
<< Vogliamo andare? >> domanda Mycroft ai tre uomini con lo stesso tono di falsa cortesia. Lo seguono sulla strada dove ad attenderli c’è la nota auto scura. Anthea li attende diligente alla portiera e John si ritrova, suo malgrado, a sedere tra il consulente e il giornalista. Il viaggio breve procede in un silenzio fatto di sguardi e mute conversazioni che tagliano del tutto fuori John, che si sente a disagio e fuori luogo.
Arrivano al club e raggiungono l’ufficio di Mycroft, nel quale si chiudono lasciando il mondo fuori.
<< Pensavo, signor Fox, che lei e i suoi colleghi vi batteste per portare a galla la verità >> esordisce Mycroft, prendendo posto con fare teatrale alla sua poltrona.
<< Infatti è ciò che facciamo, signor Holmes >> ribatte il ragazzo tranquillo.
<< Eppure è una verità parziale quella alla quale ho assistito pocanzi >>.
<< Non ho ritenuto opportuno mettere Lestrande a parte di quella totale >>.
<< E perché mai? >> domanda John accigliato. Il ragazzo scambia uno sguardo con Sherlock e a John non serve l’acume degli Holmes per capire di chi è stata la decisione di compiere quell’omissione.
<< Per non deteriorare i rapporti tra Sherlock e il suo pusher di casi >> risponde Fox abbozzando un sorriso.
<< Scelta di parole decisamente interessante, Fox >> sottolinea Mycroft.
<< Del tutto sbagliate >> ribatte John. << Greg non è un pusher di casi per Sherlock, ma un   amico >>.
<< Quindi lei, dottore, si arrischia a connotare emotivamente mio fratello? >> ridacchia Mycroft e la rabbia monta nella pancia di John.
<< Non ho connotato, ma semplicemente osservato. Sì, stupitevi pure! >> ridacchia a sua volta.    << Non capisco il perché di questo strano gioco che state facendo, dove sembra vogliate ridurre un amico a un semplice oggetto utile >>.
<< Gregory Lestrade è in pericolo, dottor Watson >> rivela Fox ricevendone un’occhiataccia dai fratelli Holmes. << Come lo è stato anche lei e come lo è tutt’ora >>. John raddrizza la schiena e un brivido di consapevolezza la percorre.
<< Chi c’è realmente dietro il portale Fenix? >> domanda e il giornalista sorride soddisfatto della sua intuizione.
<< Un personaggio molto, molto pericoloso che lei e Sherlock avete avuto occasione di conoscere poco tempo fa’ >> risponde il ragazzo scandendo bene le parole.
<< Moriarty! >> esclama John. Sente addosso il peso di quella giacca carica di esplosivo. Nella pancia la paura che il cecchino faccia fuoco facendolo saltare in aria. Paura che poi ha lasciato il posto alla determinazione quando con quello scambio di sguardi si è detto pronto a morire pur di fermare il folle consulente criminale.
<< Il portale Fenix, un sistema complesso e così ben organizzato in funzione da mesi in buona parte d’Europa e impossibile da debellare >> sussurra Sherlock, lo sguardo perso davanti a sé. << Ho temuto fin dai primi istanti che ci fosse lui dietro a quel girone infernale. I continui fallimenti di Sky me ne davano sempre conferma >>.
<< La certezza è arrivata quando abbiamo confrontato i messaggi inviati ai ragazzini che hanno commesso suicidio con quelli ricevuti da Daisy Cooper, Rosaline Jackson ed Elisabeth Lestrade >> dice Fox.
<< Cosa c’era di diverso? >> domanda John che fatica a sostenere la tensione generata dall’aver solo fatto il nome di Moriarty.
<< Il tono delle minacce >> dice Sherlock. << Sadico e crudele. Le foto messe on line di Lizzy, scattate troppo in là nel tempo rispetto a quando la ragazza si è iscritta al portale e provenienti da una fonte esterna e non dall’hard disk della ragazza o dalle immagini postate nei suoi social >>.
<< Vuoi dire che qualcuno la stava tenendo d’occhio già da prima? >> gli chiede e lui lentamente annuisce.
<< Quelle minacce, così come il tutor che le è stato assegnato scrivevano tutti da una cella dislocata ai caraibi, segno palese della presenza di un hacker che vuole mantenere nascosta al sua vera posizione >> continua Fox. << Daisy e Rosaline si sono ritrovate immischiate in qualcosa di ancora più grande nel già grande casino nel quale erano entrate. Con la loro mania di protagonismo hanno reso noto ai Master chi fosse il padre della ragazza, spingendo questo ad escluderla. L’obiettivo, invece, era portarla avanti >>.
<< Ma perché? >>.
<< Perché questo avrebbe distrutto Greg, la sua reputazione, mandato in fumo quel che resta della sua famiglia in un modo ancora più pesante che un suicidio, John >> .
<< E’ assurdo, Sherlock >> ridacchia il dottore. << Questo ci fa capire quanto poco ne sappia Moriarty della natura umana! Una figlia che si uccide distrugge il padre molto di più di scoprirla incastrata in un giro di pedoprostituzione e del vedere sue foto compromettenti on line. Non è certo piacevole, ma almeno non si piange su un corpo senza vita >>.
<< Concordo pienamente con lei, John >> annuisce Fox, mentre i due Holmes lo guardano con la stessa espressione scettica.
<< Hai detto di aver omesso la verità per impedire il deteriorarsi dei rapporti tra Greg e    Sherlock >>.
<< Non è stata una mia idea >> dice il ragazzo volgendo lo sguardo accusatore al consulente.      << Ma lei lo ha già capito, dottor Watson. Sono dell’idea che dinanzi a situazioni disperate, agire nell’ombra, nascondendo a persone amiche quanto si sta vivendo, sia più deleterio che vantaggioso. I rapporti li deteriora la menzogna, miei cari Holmes, non la verità e voi dovreste saperlo >> rimprovera i due fratelli che si chiudono in un insolito mutismo.
<< Pensi che sia il proseguimento del gioco folle in cui lo ha coinvolto il mese scorso? >>.
<< No, John >> risponde il giornalista. << Penso che abbia voluto dimostrargli come possa essere in grado di attuare la sua minaccia >>.
 << Non vedo come potrebbe bruciarmi il cuore con questa storia >> sbotta Sherlock infastidito.
<< Davvero? >> ridacchia Fox. << Il coinvolgimento di Lizzy e Greg ti ha sconvolto, così come renderti conto di come possa agire per compiere il suo scopo >>.
<< Non sono sconvolto >> ribatte acido il consulente.
Due colpi secchi alla porta li interrompono. Un trafelato Greg si unisce a loro accomodandosi sulla poltrona lasciata apposta per lui.
<< C’è un’atmosfera tutt’altro che piacevole qui >> dice abbozzando un sorriso. << Le vostre facce non dicono nulla di buono. Cosa sta succedendo? >>.
<< Dietro il portale Fenix c’è lo zampino di Moriarty >> risponde John senza girarci attorno più di tanto.
<< Moriarty? Il pazzo dinamitardo che ha inscenato quel gioco apposta per te il mese scorso? >> domanda a Sherlock che annuisce piano. << Aveva fatto perdere le sue tracce dopo averti fatto quasi saltare in aria in piscina >> dice rivolgendosi a John. << E ora ce lo ritroviamo dietro un sito per adescare ragazzini. Dio mio… i tuoi fans fanno paura, Sherlock >> ridacchia nervoso. << Come contate di muovervi? >>.
<< Nel momento in cui si è palesato ha disattivato tutti i suoi account e abbiamo perso il contatto. Sarebbe già stato difficile risalire all’host reale da quello fittizio dei caraibi, ma almeno avremmo avuto una possibilità. Ora neppure più questa >> sbuffa Fox. << Come dicevo, continueremo le ricerche di altre cellule sparse per il mondo, in modo da debellarle. Il portale ora non esiste più e molte persone a esso legato sono state arrestate. Non ci resta che sperare non nascano degli emuli e che i ragazzini in crisi possano essere aiutati davvero da chi è in grado di farlo.
<< Conta pure su di me per il proseguimento delle indagini >>.
<< In realtà ci speravo, Sherlock >> gli dice prendendogli la mano. << Occhi come i tuoi tornano sempre utili >> aggiunge sorridendogli e a John torna a dolere lo stomaco.
<< Devo aspettarmi di vederti stare via per un altro anno? >> domanda Mycroft.
<< Non credo potrei sopportarlo per così tanto tempo >> ride di gusto Fox.
<< Posso sempre rimangiarmi la proposta >> ribatte Sherlock stizzito. << E comunque no, se mi offro in aiuto è per abbreviare i tempi. Starò via al massimo un paio di settimane >>.
<< Bene, allora direi che attendo aggiornamenti da parte vostra >> dice Mycroft alzandosi in piedi, dando a intendere che la seduta è tolta.
<< Anche io >> gli fa eco Greg alzandosi a sua volta. << Quei bastardi che avete catturato hanno una lista di precedenti da far paura! Il fermo è stato convalidato e penso proprio che saranno ospiti delle patrie galere per molto tempo. Dovete passare in commissariato per la deposizione, tutti quanti voi >> dice guardandoli negli occhi uno per uno.
<< Allora sarà meglio che mi tolga subito questa impellenza, potrei non essere più tanto disponibile. Ho una riunione diplomatica a breve >> dice Mycroft guardando l’orologio. << Vuole un passaggio, detective? >> domanda a Greg, che tentenna sul da farsi per qualche istante prima di accettare.
<< E’ stato un piacere rivederti Fox e ti ringrazio per ciò che hai fatto per mia figlia >> dice Greg al giornalista porgendogli la mano che lui stringe con vigore.
Il detective si avvicina poi al consulente e lo stringe forte a sé in un abbraccio, cogliendolo del tutto alla sprovvista.
<< Hai salvato la vita della mia bambina, Sherlock. Te ne sarò eternamente grato >>.
<< Io non ho fatto nulla di eccezionale >> borbotta imbarazzato, immobile tra le braccia forti che lo stringono.
<< Smettila con queste cazzate! Si sarebbe buttata dal balcone della biblioteca se non fosse stato per il tuo intervento >> insiste Greg tenendolo stretto.
<< E’ stato Fox a convincerla a desistere dal suo intento, non io >>.
<< Ma sei stato tu a metterlo su di lei >> continua scostandosi da lui, pur mantenendo ancora le mani sulle sue spalle. << Non so cosa avrei fatto se avesse compiuto quel folle gesto. Ora è distrutta e ci vorrà tempo affinchè si riprenda, affinchè tutti quanti si trovi un briciolo di equilibrio. Però è viva ed è questo che conta >> dice sorridendo mentre gli occhi gli si inumidiscono.
<< Tu hai salvato me, direi che era il minimo che potessi fare per te >> ribatte Sherlock abbozzando un sorriso.
<< Non mi aspettavo nulla in cambio. Sono felice di saperti pulito. Per molto tempo mi sono chiesto cosa potesse spingere un uomo dall’intelligenza brillante come la tua a buttarsi via a quel modo. Dopo quanto è successo a Lizzy penso che anche tu, come lei, abbia avuto dei pessimi genitori >>.
<< Non sei un pessimo padre. Credimi, so bene un pessimo padre come sia >> dice Sherlock volgendo appena lo sguardo verso il fratello, fermo accanto alla porta del suo studio. Cogliendo di sorpresa Greg, il consulente gli prende dalla tasca della giacca il pacchetto di sigarette. << Hai smesso con questa roba, ricordi? >> gli dice strizzandogli l’occhio.
<< Hai ragione >> ribatte lui dandogli una pacca sulla spalla. << Ci sentiamo >> dice a John strizzandogli l’occhio, prima di seguire il maggiore degli Holmes fuori dal suo studio.
<< Io devo aggiustare un po’ di cose, prima che Grey me ne dica di tutti i colori >> dice Fox mentre escono dal silenzioso club. << Partirò per Madrid domani mattina. Fammi sapere se ti unisci a me o se mi raggiungerai in un secondo momento. E ricordati di quel che ti ho detto, Billy >> gli dice, puntandogli il dito contro. Il consulente annuisce imbarazzato e il giornalista ridacchia scuotendo il capo. Porta la mano ad accarezzargli la guancia pallida e, con un gesto collaudato e che deve essere normale tra loro, lo avvicina a sé posandogli un bacio sulla fronte.
<< Cuìdate, hermano[1] >> sussurra posando la fronte contro la sua. Si scambiano un sorriso prima di separarsi. << Dottor Watson, sinceramente non so ancora se dire sia stato un piacere o meno. Lo scoprirò in caso avessimo la possibilità di rivederci. Intanto la saluto e la invito a fare qualcosa per la sua rabbia esplosiva >> gli dice accennando un saluto militare. Si allontana a grandi passi lasciandoli sul marciapiede davanti al Diogenes Club. Sherlock si accende una delle sigarette di Greg prendendone una lunga boccata.
<< Mi pareva che anche tu avessi smesso con quella roba >> gli dice John guardandolo storto. Sherlock gli porge la sigaretta.
<< Non fumo, lo sai >>.
<< Che tu non abbia mai fatto un tiro non ci credo >> insiste. John prende con dita incerte la sigaretta e ne tira una lunga boccata sputandone fuori il fumo con un colpo di tosse. Gliela rende disgustato e infastidito dal suo sorriso.
<< A cosa sarebbe servito? >>.
<< A dimostrarti che non c’è nulla di male nello smezzarsi una sigaretta >> risponde prendendone una boccata per poi soffiare via il fumo. John deve ammettere che è una scena alquanto erotica, ma scuote subito via quel pensiero del tutto fuori luogo. Sherlock spegne la sigaretta appena iniziata e la getta via insieme a tutto il pacchetto. Ferma un taxi col suo solito gesto collaudato e si fanno portare a Baker Street.
 
 
[1] Abbi cura di te, fratello
   
 
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