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Autore: pattydcm    23/02/2019    2 recensioni
Una ragazza viene trovata morta con inciso sul braccio uno strano disegno. Sherlock viene chiamato ad indagare e scopre che la ragazza è rimasta intrappolata in una brutta rete. Non vuole però che John lo aiuti nelle indagini, questa volta. Sarebbe, infatti, per lui troppo pericoloso stargli accanto.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 8
 
Giungono al 221B dopo un viaggio in taxi trascorso nel silenzio, ognuno perso nelle proprie riflessioni. John lascia che come sempre sia Sherlock a fare strada, camminando a passi grandi davanti a lui. Raggiunge per primo l’appartamento e quando John si chiude la porta alle spalle lo trova intento a mettere a posto le sedie sulle quali si sono seduti i tre Lestrade.
Resta fermo, le mani dietro la schiena, a guardarlo compiere quell’insolito lavoro di riordino prima di accomodarsi alla sua poltrona. Solo allora John prende posto alla propria. Lo vede fissare un punto imprecisato del camino e decide che ci vuole un the per affrontare quest’ultima parte della storia. Mette su il bollitore e prepara le tazze, scoccando di quando in quando un’occhiata al suo coinquilino, sempre perso nella contemplazione del caminetto. Torna a sedere con le due tazze in mano e, contrariamente a quanto pensava, Sherlock si ridesta per prendergli dalle mani la propria.
<< Quella storia lunga >> dice John dopo aver preso un sorso ristoratore. << Direi che è arrivato il momento di raccontarmela >>.
Sherlock abbozza un sorriso mandando giù un sorso di the e prende tempo. John lo lascia fare, non è certo la pazienza quella che gli manca, checché ne dica il giornalista riguardo alla gestione della rabbia.
<< Come avrai capito, Fox è uno dei giornalisti investigativi che compongono il team della redazione di ‘El mundo’. Abbiamo lavorato insieme anni fa’ a parecchi casi e siamo rimasti in contatto via e-mail, aggiornandoci vicendevolmente sulle nostre vite>> dice alzando appena lo sguardo su di lui prima di riportarlo alla tazza. << Mi ha contattato con un messaggio quando siamo usciti dalla casa dei Jackson per comunicarmi di essere a Londra. Usando il codice musicale mi ha detto di essere in missione sotto copertura per l’inchiesta sul cyber bullismo alla quale stanno lavorando e che li ha portati ad incappare in questo portale >>.
<< Il codice musicale? >> domanda John curioso.
<< Il medley che tanto ti ha fatto innervosire lo ascoltassi con attenzione >>.
<< Quell’accozzaglia di canzoni senza senso logico era un messaggio? >>.
<< I madrileni hanno dei metodi alquanto curiosi ma molto efficaci >> risponde Sherlock ridendo del suo stupore. << Quel pomeriggio abbiamo scandagliato la vita social e i disegni della ragazza. Successivamente, mi è bastato che Fox mi fornisse pochi dati tra quelli da loro recuperati per capire che Rosaline Jackson aveva avuto a che fare con il Fenix. Fox mi ha chiesto di collaborare, ma di mantenere il segreto circa il loro coinvolgimento nell’indagine e io ho dato la mia parola. Finchè la situazione non è degenerata >>.
<< Allora hai dovuto non solo farlo uscire allo scoperto, ma anche tirare in ballo tuo fratello >>.
<< Cosa che mi sarei sinceramente risparmiato >> dice prendendo un altro sorso di the.
<< Quindi io ti lascio solo per due giorni su un caso e tu lo trasformi nella trama di un film di James Bond, con tanto di giornalista investigativo, scafato, avvezzo a stare in prima linea e con un’abilità nei travestimenti da fare invidia a Diabolik[1] >>.
<< A chi? >>.
<< Lascia perdere >> ridacchia scuotendo il capo. Sherlock dapprima lo guarda stupito, poi si unisce alla sua risata ed eccoli lì, nuovamente a ridere come due adolescenti.
<< Mycroft ha detto che sei il suo Holmes preferito >> dice John cercando di non dare a vedere quanto quell’informazione sia importante per lui.
<< Devo pensare, John, tu sia geloso? >> gli domanda Sherlock dopo una breve pausa.
<< Mi sono sentito sostituito, Sherlock. Da un professionista, per giunta, contro il quale non posso di certo competere >>.
<< E perché dovresti competere con lui? >> gli chiede posando la tazza ormai vuota sul bracciolo della poltrona.
<< Hai ragione. Non c’è assolutamente storia >> dice e una fitta gli trafigge lo stomaco.
<< Temo di non essermi spiegato bene >> dice Sherlock congiungendo le dita sotto il mento.      << Non c’è competizione perchè non c’è alcuna gara, John. Quella sera ci siamo presi in pieno l’acquazzone e ti garantisco che di acqua ne è venuta giù. Siamo arrivati quei zuppi fino alle ossa, per questo quando sei arrivato io ero in vestaglie e lui sotto la doccia. Tu, però, hai visto una parte della storia e l’hai montata a tuo uso e consumo, pensando addirittura che stessi trascurando il caso per concedermi una banalissima avventura, quando, invece, ho trascorso la notte a fare le pulci ai social di quella ragazza. Direi che se c’è qualcuno che dovrebbe sentirsi offeso e umiliato quello sono io. Hai davvero creduto che io potessi portarmi a letto dei perfetti sconosciuti. >> .
<< Non ci sarebbe nulla di male >> dice cercando di minimizzare il sollievo che sta provando.
<< Se non c’è nulla di male allora perché siamo arrivati a questo? >> gli chiede mostrandogli il polso dal livido ormai ingiallito.
<< Io… ti chiedo ancora scusa per quello >> dice distogliendo lo sguardo. << Immagino che a Fox non sia piaciuto e che si sia fatta di me l’idea di un uomo incline alla violenza >>.
<< Sì. E ti assicuro che non mi è stato facile spiegargli il contrario >>.
<< Infatti è stato abbastanza chiaro nel dirmi che non si fida di me >> .
<< Purtroppo è così. Ti rendi conto, John, che la tua gelosia è assurda dal momento che noi… >>
<< Siamo una coppia >> conclude il dottore per lui.
Sherlock lo guarda stupito e John prova un insolito piacere nell’essere riuscito a stupire il brillante consulente investigativo. Lo vede muoversi sulla poltrona improvvisamente scomoda, cambiare l’accavallamento delle gambe e rischiare di far cadere la tazza appollaiata sul bracciolo.
<< Non è vero >> ribatte guardandolo serio.
<< Sì che lo è >> .
<< E da quando lo saremmo? Perché, scusa, ma la cosa mi è sfuggita >>.
<< Direi dal momento in cui Mike Stenford ci ha presentati al Bart’s >>.
<< Non ti sembra di esagerare? >>.
<< No >> risponde incrociando le braccia al petto. Sherlock lo osserva a lungo in silenzio e John lascia che faccia, per nulla intimorito dalla sua imperscrutabile faccia da poker.
<< Questa… cosa >> dice sospirando. << Non è fattibile, John >>.
<< E perché? >>.
<< Perché saresti ancora più in pericolo di quanto tu già non sia se davvero noi decidessimo     di… >>.
<< Stare insieme >> conclude John, ormai deciso ad andare fino in fondo. << E’ per Moriarty? >> gli chiede e Sherlock annuisce.
<< Hai visto cosa è rischiato di accadere a Greg e lui è solo… il mio pusher di casi >>.
<< Greg non è solo quello. Mi pare di aver capito che ti ha… salvato la vita >>.
<< Sì >> annuisce distogliendo lo sguardo. << Mi ha detto che mi dava la possibilità di sperimentare il mio metodo, ma solo se avessi smesso con le droghe >>.
<< E tu lo hai fatto >>.
<< Non potevo perdere un’opportunità come questa! >> .
John ride dapprima piano poi sempre più forte. Gli scocca un’occhiata divertita coinvolgendolo nella sua risata. Si abbandonano entrambi stanchi di risate contro gli schienali delle rispettive poltrone. Le teste mollemente appoggiate indietro e il respiro concitato.
<< Non mi importa del pericolo, Sherlock >> dice John serio tirando su la testa.
<< Ti prego, smettila! >> esclama il consulente spossato. << Non ti rendi conto che è così che agisce? >>.
<< Sì, me ne rendo conto, ma questo non è un buon motivo per non dire le cose come stanno. Hai salvato la vita della figlia di un tuo amico. Hai compiuto un gesto bellissimo e tu stai facendo di tutto per minimizzarlo, per non coinvolgerti emotivamente. Non puoi diventare una fredda macchina solo per impedire a Moriarty di agire i suoi intenti, Sherlock. Non ti rendi conto che così facendo fai comunque il suo gioco? >>.
<< Io… io non voglio che nessun altro sia coinvolto in questo sfida che lui mi ha lanciato >>.
<< E quindi cosa conti di fare? Isolarti, smetterla col tuo lavoro e ritirarti su un isola deserta dove non potrai… nuocere a nessuno? >>.
<< Potrei agire indisturbato contro di lui, almeno >>.
<< No. Non pensarlo nemmeno, Sherlock, non te lo permetto! >> dice scattando in piedi, il dito puntato contro di lui. << Non lo capisci che è questo che vuole quel pazzo? Allontanarti da tutto ciò che ti rende umano, farti pensare di essere fonte di sofferenza per le persone a cui tieni >>.
<< E non è così, John? >> sbotta lui alzandosi a sua volta. << Pensi mi abbia fatto piacere vederti vestito di esplosivo? Usato come una pedina in un gioco? E’ stato uno dei momenti più brutti della mia vita! >> grida serrando i pugni e John li afferra tenendoli stretti nelle sue mani piccole ma determinate.
<< Ero pronto a saltare in aria con te >>.
<< Non saresti dovuto essere lì! >>.
<< Lui lì, però, mi ci ha messo >>.
<< Ed è questo che non va bene, non lo capisci? La cosa più logica che dovresti fare sarebbe quella di andartene, John. Chiunque lo farebbe dinanzi al rischio di divenire una continua esca e non capisco perché non lo abbia fatto tu >>.
<< Perché non mi piego ai giochi di un pazzo, Sherlock >> ringhia stringendogli ancor di più i polsi. << Lui vuole questo, non te ne rendi conto? Vuole dividerci >>.
<< Lo so >>.
<< Se lo sai perché vuoi dargliela vinta? >>.
<< Perché non voglio perderti! >> grida esasperato.
Il silenzio cala come una coperta calda su di loro. Distolgono e riportano lo sguardo l’uno in quello dell’altro più volte, incapaci di dire altro. John allenta la pressione sui polsi di Sherlock e scende a prendergli le mani. Le stringe forte sentendole gelide.
<< Ho anche io paura di perderti, Sherlock >> sussurra guardando quelle mani grandi. << L’ho avuta quando ti ho visto qui con quel ragazzo, quando ti ho visto per caso in quel vicolo con quello che credo essere Peter e ora… ho paura che per il timore che mi accada qualcosa a causa di Moriarty tu possa decidere di andare via da me >> dice alzando gli occhi a incontrare quelli di lui colmi di emozione. << Non hai salvato solo Lizzy dal suicidio, sai? >>.
<< John, non… >>.
<< Ascoltami! >> gli chiede stringendogli le mani. << Prima di incontrarti al Bart’s, quel pomeriggio di ormai sei mesi fa’, tutte le sere mi sedevo con la pistola in mano sul misero letto dell’appartamento squallido della pensione nella quale abitavo. La guardavo, ne sentivo il peso, il ferro freddo che non si scalda mai del tutto a contatto con la pelle e cercavo di impartire l’ordine alla mia mano sinistra di portarla alla tempia e fare fuoco. Avevo perso tutto, Sherlock. tutto ciò per cui avevo lottato. La brillante carriera che mi si apriva davanti, un lavoro soddisfacente, la grande famiglia di commilitoni e superiori della quale ormai mi sentivo parte. Tutto perso, a causa di un colpo di fucile sparato da non so neppure chi durante una guerra che non mi apparteneva. È bastato questo. Non ero più abile al servizio, così mi hanno scartato con una medaglia, tante belle parole e una misera pensione. Io non potevo sopportarlo. Non per la fatica del riabituarmi alla vita civile, come dice Ella, ma perché mi sono sentito rifiutato, abbandonato, gettato via come un pezzo rotto che non si può più utilizzare. Tu mi hai raccolto Sherlock. Mi hai dato un posto dove stare, la possibilità di sentirmi ancora utile e di continuare a combattere una guerra che sento più mia, questa volta. Per te non sono un pezzo rotto. Hai pure guarito la mia zoppia psicosomatica nel giro di una serata semplicemente dandomi fiducia. Sei andato oltre lo zoppo pietoso che tutti vedevano, il reduce di guerra che, poveretto, deve reinserirsi nella società, neppure fossi un criminale uscito dopo anni di galera. Io ti devo la vita, Sherlock, perché se non ti avessi incontrato, una di quelle sere la mia mano sinistra avrebbe obbedito all’ordine e io… ora non sarei qui >>.
Sherlock deglutisce e gli stringe forte le mani. Più volte prova a guardarlo negli occhi ma non ci riesce.
<< E’ stato merito di Mike… >>.
<< Oh, smettila! >> sbuffa strattonandogli le mani. << Merito di Mike, merito del caso, chi se ne frega, la sostanza non cambia, Sherlock! Permettimi di lottare al tuo fianco contro quel pazzo e di stare… con te, se lo vuoi >>.
<< Se lo voglio? Oh, cristo, non immagini neppure quanto >> dice commosso trattenendo a stento le lacrime. John lascia andare una risata, una di quelle cariche di soddisfazione e gioia pura. Una risata che ha l’effetto di scaldargli il ventre ora più leggero. Porta la mano ad accarezzare la guancia pallida e appena velata da un filo di barba del suo consulente investigativo. Con lo stesso gesto fluido di Fox avvicina il volto stupido di Sherlock al suo, ma non è sulla sua fronte che vuole posare un bacio. Gli sfiora le labbra schiuse dalla sorpresa. Le accarezza con le sue sentendolo poco per volta rispondere al bacio.
Scopre, John, mentre bacia l’uomo che ama quanto sia curativa la verità. Tolto il peso delle paure, del senso del dovere, dei ricordi, vive con serenità questo bellissimo momento, sfiorando il corpo longilineo e sottile di Sherlock con le mani, stringendolo in un abbraccio forse troppo possessivo, ma del quale adesso ha bisogno.
<< L’indagine non è conclusa. Partirai con me? >> gli chiede separandosi appena dalle sue labbra.
<< Non ti lascerei da solo con quel Fox neppure se me lo ordinassero >> ribatte John, fecendolo ridere di gusto. Gli morde il labbro inferiore stringendolo ancora di più tra le braccia. << Sono ufficialmente reintegrato ne caso? >> gli chiede premendo il bacino contro il suo.
<< Ufficialmente al mio fianco >> risponde Sherlock, prendendogli il volto tra le mani. << Sarei perduto senza il mio blogger >> sussurra affondando le mani nei suoi capelli, coinvolgendolo in un bacio carico di passione, che spegne la ragione lasciando che siano i loro corpi a parlare silenziosamente.
 
 
[1] Lo so, è un fumetto italiano che non so neppure se sia conosciuto in Inghilterra, ma lo adoro e gli regalo un cameo in questa storia
   
 
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