Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: pattydcm    23/02/2019    2 recensioni
Nel corso in un’indagine, Sherlock viene ferito al viso e i suoi occhi sono messi fuori combattimento. Continuerà, però, a lavorare sul caso, facendo fronte allo sconforto per il suo handicap.
John lo aiuterà a portare avanti le indagini per poter fermare il pericoloso dinamitardo che sta terrorizzando Londra. Gli farà una proposta che cambierà le loro vite e risulterà fondamentale per la risoluzione del caso: gli chiederà di lasciare che sia lui i suoi occhi
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sally Donovan, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 7
 
Scariche di fastidiosi lampi si alternano all’oblio con una frequenza ormai regolare che si è stabilizzata a una ogni trenta minuti circa. Sherlock si è abituato a loro, nonostante il primo lampo sia sempre capace di togliergli il fiato dalla sorpresa.
<< E’ sicuro di stare bene? >> gli chiede sorella Domiziana, la suora domenicana che si occupa dell’accoglienza degli indigenti presso l’ospedale ‘Opera Pia’ delle suore domenicane.
<< Sì, sto bene >> le risponde Sherlock, infastidito dall’odore pungente di disinfettante e da quello forte dei fiori di gelsomino che sente provenire dalla suora.
<< Pregherò affinchè Gesù la aiuti a recuperare la vista >> dice questa e la gomitata che John gli assesta tra le costole gli impedisce di dire alla donna cosa pensi del suo fantomatico figlio di dio.
<< Ci diceva che l’ultima volta che ha visto frate O’Malley è stata la sera in cui è morto >> le chiede John riportando la conversazioni su basi più interessanti.
<< Sì, esatto. Mi aveva chiesto di pregare affinchè riuscisse nel suo intento di redimere un giovane peccatore >>.
<< Lei sa di che peccatore stesse parlando? >> le domanda John e il respiro della donna si ferma un istante prima di riprendere più concitato.
<< No, mi spiace >> dice in fretta.
<< Credevo che il vostro culto aborrisse la menzogna, sorella >> le dice Sherlock e questa volta il respiro della donna si ferma per qualche istante in più. << Io sono già stato qui, abbiamo già parlato di quest’uomo e sicuramente le ho anche già detto questa frase, sorella Domiziana. Non mi sembra carino lei tenti di prendere in giro un handicappato approfittandosi della sua amnesia post traumatica >> dice severo e la donna scoppia in lacrime.
<< Hai fatto piangere una suora, Sherlock >> gli sussurra John esasperato.
<< Non credo che andrò all’inferno per questo >> sbuffa lui.
<< … mi perdoni, non volevo mentirle è solo che… quel povero, povero ragazzo… >>.
<< E’ il suo amante >> dice infastidito dalla pantomima messa su dalla donna.
<< Che cosa? >> esclama inorridito il dottore.
<< Sei davvero un’anima così candida da credere che suore e preti siano immuni dal sesso, John >> dice, divertito dal suo respiro concitato. Lo immagina guardare con la sua migliore espressione di incredulità, disagio e imbarazzo la donna, che distoglierà subito lo sguardo convinta così di sembrare innocente e ingenua. << Siamo di fronte ad una donna che è solita portare in tasca fiori secchi di gelsomino per profumarsi. Certo, lei ci direbbe che le servono per contrastare l’odore dei malati che vertono in condizioni economiche e igieniche molto scarse e per dare loro sollievo dal puzzo del disinfettante. Non è, però, una pratica in uso tra le sue consorelle, né tanto meno prevista dal regolamento. È il vezzo di una donna alla quale piace apparire piacente, nonostante il velo che indossa >>. Dinanzi alla sua deduzione tagliente i singhiozzi della suora si intensificano.
<< Ok, Sherlock, penso che tu possa anche darci un taglio >> sussurra John pinzandogli il braccio attraverso la manica della giacca.
<< No, che non posso, John, fa parte della spiegazione >> insiste lui carico. << Questa stessa donna vezzosa accetta di buon grado i complimenti degli ammalati, tra i quali è quasi sempre presente il confratello O’Malley. Questi, però, non parteggia solo per la sua squadra, diciamo così. Più volte si è trovata costretta a doverlo rimproverare per il suo modo sfacciato di flirtare con gli infermieri, soprattutto quando aveva qualche bicchiere di vino di troppo in corpo, non è vero? >>.
<< Oh, dio mi aiuti, sì che l’ho fatto! Era sfacciato e gettava fango sull’abito che indossava >> ribatte questa in tono disgustato.
<< Non mi pare che lei, con i suoi gelsomini e il sesso clandestino, facesse qualcosa di diverso, sorella >> ribatte a tono mettendo enfasi nell’ultima parola. La donna fa un verso stizzito e John tossicchia, tentando ancora disperatamente di metterlo a tacere. << Qualche mese fa’, O’Malley è arrivato qui con un suo concittadino, uno che parteggia, e come, per la sua squadra, e che l’ha invitata molto volentieri a giocare con lui >>. La suora deglutisce rumorosamente e, sebbene da lei si propaghi l’afrore di gelsomini, Sherlock percepisce l’odore inconfondibile della paura. << Dal momento che anche suore e preti sono esseri umani, io non ci vedo nulla di male se indulgono in attività sessuali. Le ricordo, però, che proteggere un assassino e omettere di avere informazioni utili all’indagine è reato, sorella. Anche le suore possono finire in carcere. Ma lei tutto questo lo sa, dal momento che sicuramente un discorso simile me lo ha già sentito fare. Deve aver tirato un sospiro di sollievo quando ha saputo da O’Malley di quanto mi era successo e della mia perdita di memoria. Direi che essersene approfittata aggravi ulteriormente la sua posizione >>.
Il suo monologo fa effetto, dal momento che ne segue un lungo silenzio durante il quale la donna si prende il tempo di soffiare il naso due volte. Sospira quattro volte, durante la quali Sherlock è sicuro cerchi con lo sguardo da povera vittima il supporto di John, e poi, constatato il mancato aiuto da parte del dottore, prende un grosso respiro.
<< Io non so come faccia, davvero. Mi ha già stupita la prima volta che l’ho incontrata, ma ora che è cieco… >> dice disgustata gettando del tutto la maschera. << E’ vero, io e Nathan siamo amanti. Non mi è stato possibile resistergli, dio sa quanto ci ho provato >> dice e Sherlock sbuffa dinanzi a quel siparietto di inviolabile virtù. << O’Malley, però, si sbagliava! Non è stato lui a far esplodere quegli ordigni >>.
<< Bene, se ne è così sicura perché non mi dice dove posso trovarlo per poter fare due chiacchiere con lui? >> le chiede Sherlock e la donna si alza stizzita.
<< Non so dove si trovi. È un senzatetto: la città è la sua casa. Ora, se volete scusarmi, gli ammalati mi attendono >>.
<< Benissimo, vada pure dai suoi ammalati. Noi intanto chiameremo l’ispettore Lestrade. Vedremo se anche in commissariato continuerà a barricarsi nel suo silenzio >>. Fa cenno a John di comporre il numero e il dottore esegue.
<< Aspettate, vi prego! >> la suora torna a sedersi e la sente sporgersi verso di lui e afferrargli le mani. Sono sudate in modo disgustoso, piccole e piene di calli. << So che viveva in una baracca sul Tamigi >>.
<< Quella nella quale ha ucciso il frate, lo sappiamo. Peccato che ora non sia più lì >>.
<< Io non l’ho più visto, non so dove sia! >>.
<< Ma sa il suo nome, sorella >> dice mettendo nuovamente enfasi sull’ultima parola. La donna sospira e gli stringe forte le mani.
<< Nathan O’Neel >> sussurra e Sherlock si alza in piedi in fretta.
<< La ringrazio infinitamente >> dice porgendo poi la mano a John che vi posa sopra il telefono. << Lestrade, ho del lavoro per te >>.
<< Hai risolto il caso? >> gli chiede il detective. Il tono teso e concitato denotano una pressione alquanto opprimente sulle povere spalle provate del detective.
<< Sono a buon punto >> risponde sentendolo sospirare. << Vieni all’ospedale ‘Opera Pia’ delle suore domenicane e mi troverai qui in compagnia di una sorella molto ben disposta a raccontarti un po’ di cose su Nathan O’Neel >>.
<< E chi sarebbe? >>.
<< Il nostro dinamitardo >> dice. Lo sente imprecare e ride sotto i baffi, mentre mette giù la chiamata e appoggia la schiena allo schienale della sedia.
 
   
 
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