Serie TV > Sherlock (BBC)
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Autore: pattydcm    23/02/2019    2 recensioni
Nel corso in un’indagine, Sherlock viene ferito al viso e i suoi occhi sono messi fuori combattimento. Continuerà, però, a lavorare sul caso, facendo fronte allo sconforto per il suo handicap.
John lo aiuterà a portare avanti le indagini per poter fermare il pericoloso dinamitardo che sta terrorizzando Londra. Gli farà una proposta che cambierà le loro vite e risulterà fondamentale per la risoluzione del caso: gli chiederà di lasciare che sia lui i suoi occhi
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sally Donovan, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Capitolo 13
 
John si stiracchia sbadigliando in modo sgraziato. Stropiccia il viso e volentieri tornerebbe a dormire. Peccato che, per quanto sia comoda, la poltrona sulla quale è crollato ha già compromesso il benessere della sua schiena.
Si alza in piedi ed esce dalla sala d’attesa. Sono appena le nove del mattino e il reparto è avvolto in un silenzio sornione rotto appena dai passi leggeri di qualche infermiera. Un saporito profumo di caffè giunge dalla saletta privata del medico di guardia e John pensa che un po’ di caffeina potrebbe solo giovare.
Bussa alla porta e questa viene aperta da Oliver.
<< Buongiorno John. Sei tornato tra noi? >> gli sorride l’oculista invitandolo a entrare. Gli porge una tazza di caffè senza neppure chiedergli se lo voglia. Deve avere davvero una brutta cera. << Ho sentito delle prodezze notturne tue e del tuo coinquilino all’Opera Pia. Ti faccio i miei complimenti: tu meriti la medaglia che ti hanno dato in Afganistan e lui la nomea di genio che tu stesso contribuisci a divulgare in rete >>.
John si limita a sorridere sorseggiando il suo caffè. Ha un fastidioso mal di testa che spera lo abbandoni nel giro di poco.
<< Mi aggiorni sulle sue condizioni >> chiede al collega accettando di buon grado un altro po’ di caffè.
<< Le infermiere mi hanno detto che il fratello è andato via alle otto lasciando il posto al detective. Questi ha detto loro che Holmes si è svegliato e gli ha detto di aver visto delle ombre prima di svenire >>.
<< Questa è un’ottima notizia! >> esclama John al settimo cielo.
<< Sì >> annuisce l’oculista serio. << Lo devo ammettere, John, da come era ridotto non pensavo proprio potesse tornare a vedere >>.
<< Si era capito, Oliver >> ridacchia il dottore, incapace di trattenere la gioia. << Howard ha avuto più fiducia nelle sue capacità di recupero >>.
<< Howie è un inguaribile ottimista! >> sbotta l’oculista infastidito. << Sto per andare in studio, recupera il tuo amico e portalo da me così vediamo in che condizione sono i suoi occhi >>,
Lo liquida con un gesto della mano e John si trascina fuori desideroso di andare da Sherlock e sincerarsi delle sue condizioni.
Bussa alla porta e senza attendere risposta la apre e vi fa capolino. Sherlock sembra essersi nuovamente addormentato. Entra piano con un sorriso beota stampato il faccia e si accomoda alla sedia. Non la ricordava così scomoda. Scuote il capo stupito all’idea che Mycroft ci abbia trascorso su l’intera nottata. Lui così avvezzo al lusso e alle comodità.
Quando lo ha visto entrare dall’ingresso secondario dell’Opera Pia ha temuto che in qualche modo gli avrebbe messo i bastoni tra le ruote coordinando al posto suo i soccorsi. Invece è rimasto al suo posto. Gli ha detto solo ‘Tiralo fuori da lì, John’ e lui così ha fatto. Sì è stupito quando, una volta giunti in ospedale, lo ha invitato a concedersi qualche ora di sonno.
<< Starò io con lui, John. Vai a riposare. Dovrai essere più che in forma quando si sveglierà >>.
In forma, a dirla tutta, non lo è per nulla, ma sicuramente queste ore di sonno sono servite.
Sherlock respira tranquillo. Il volto è meno gonfio del giorno precedente . Gli prende la mano e la stringe piano per non svegliarlo. Ha ancora davanti agli occhi la sua espressione di stupore, quella che aveva quando i pompieri lo hanno portato su a braccia dalle scale del pian terreno. Gli occhi spalancati che si muovevano svelti e ora sa che non erano più ciechi, ma capaci di scorgere ombre. Fenomeno che sicuramente stava esaminando.
Il peso del suo corpo incosciente gli ha causato un forte dolore alla spalla ferita. Ha temuto di averlo nuovamente perso. Quel sospiro nel quale ha pronunciato il suo nome lo sente ancora ronzargli nelle orecchie.
<< John >>
Si scuote immediatamente al sentirsi chiamare.
<< Sono qui, Sherlock >> gli dice avvicinandosi a lui. Il consulente si libera dalla stretta della sua mano e si avventura alla ricerca del suo viso. John lo aiuta andando incontro alla mano che delicata lo sfiora.
<< Come stai? >> gli chiede.
<< Bene >> sorride e un brivido lo percorre nel sentire le sue dita sfiorare la curvatura delle sue labbra. << Ho saputo che i tuoi occhi vedono ombre >>.
<< Sì >> sorride soddisfatto. << E’ successo quando sei venuto a salvarmi >>.
<< Veramente non ero io >> ammette imbarazzato. << Il capo dei pompieri non ha voluto sentire ragioni. Devo ammettere, però, che è già stato fin troppo collaborativo lasciandomi il coordinamento delle operazioni. Non davo ordini da anni >>.
<< Ti è piaciuto? >>.
<< Oh, sì! >>.
Ridono entrambi e le dita sottili di Sherlock tornano a sfiorare le labbra, le guance, a pettinare la sua barba incolta.
<< Grazie per essere tornato a prendermi, capitano >>.
<< Nessuno resta indietro, soldato >> gli risponde e nuovamente ridono.
John afferra la sua mano e la preme contro le labbra baciando queste dita curiose che tanti piacevoli brividi gli stanno causando. L’espressione di stupore di Sherlock gli strappa un sorriso, ma questa volta non si lascia intimorire dall’idea di stare esagerando. È davvero felice di essere lì con lui.
<< Sei stato bravo a non farti scappare l’occasione di mettere gli irregolari sulle tracce di O’Neel >>.
<< A quanto pare ho imparando da te più di quanto pensassi. Sono stati eccezionali. Hai dei collaboratori fidati che ci tengono tanto alla tua incolumità. Lo hanno ridotto davvero male >>.
<< Vedrò di fare loro un bel regalo, se lo meritano >> ride divertito.
<< I giornali parlano di te >> gli dice accomodando la guancia nel palmo della sua mano grande e fresca.
<< Sì, Mycroft me lo ha detto. A quanto pare sono l’eroe del giorno: cieco, ma in grado di trarre in salvo un agente rimasto intrappolato sotto un cumulo di macerie >> dice storcendo il naso. John sorride e scuote la testa.
<< E non un agente qualsiasi. Donovan >> dice alzando gli occhi al cielo. << Perché quella donna ce l’ha così tanto con te? >>.
<< Le donne sono il tuo settore, John, non il mio. Io non le capisco e non ci spreco neppure tempo nel farlo >>.
<< Ok, ma come puoi non chiederti il perché di così tanto astio? Non perde occasione per aggredirti >>.
<< John, penso ti sarai accorto che la maggior parte della gente con la quale ho a che fare finisce per prendermi a parole o tentare di darmele di santa ragione >>.
<< Sì, lo so, è per il tuo adorabile carattere e il modo dolce col quale esprimi il tuo parere personale. Lei, però, si accanisce più di tutti gli altri. Persino più di Anderson, e con lui ci vai giù pesante >>.
<< Posso supporre che non sia facile per una donna farsi strada in un mondo di uomini. E in un posto come Scotland Yard, dove questi uomini non perdono occasione per mostrare virilità e baldanza, penso sia ancora più difficile. Sally si è sudata le sue conquiste ed essere il braccio destro dell’ispettore capo è stata una di queste. Immagino che vedere arrivare me, che non sono un agente e provengo pure da una famiglia ricca, al contrario della sua, che con due parole risolvo i casi facendo fare loro la figura degli idioti, la irriti. Deve difendere con le unghie e con i denti il suo giardino e non tollera che il suo capo mi accetti permettendomi di calpestarlo >>.
<< Quindi ti tratterebbe male anche se tu fossi gentile con lei? >>.
<< Presumo di si. Tratta male anche te per il semplice fatto che stai con me e tu non le hai mai dato dell’idiota >>.
In effetti Sally ha per lui solo sguardi di sufficienza, giudizi poco lusinghieri sulla sua salute mentale legati alla scelta di seguire il ‘freak’e non perde occasione per ridere di lui. E’ possibile che sia stata proprio lei a mettere in giro quelle voci di corridoio.
<< E nonostante questo, tu l’hai salvata >>.
<< Cosa avrei dovuto fare, abbandonarla tra le macerie? >>.
<< Una come lei se lo sarebbe aspettato. Sei un sociopatico, infondo, no? >>.
Sherlock sospira e un sorriso malinconico nasce sulle sue labbra. John si è chiesto più volte se la diagnosi che così tanto declama appartenergli fosse vera o meno. Ci sono stati momenti in cui ha davvero pensato lo fosse, come durante quel folle gioco inscenato per lui da Moriarty solo un paio di mesi prima. Altri in cui, invece, lo ha trovato molto più umano di qualunque altra persona. Quel che ha fatto per Sally rientra tra questi momenti. E benchè John non lo ammetterebbe mai ad alta voce, quella donna se lo sarebbe meritato di essere lasciata a morire soffocata dalla polvere.
<< Sociopatico iperattivo >> borbotta Sherlock. Più che per correggerlo, però, questa volta sembra quasi ripeterlo a sé stesso per ricordarsene.
<< Io penso tu sia solo iperattivo >>.
<< Pensi di conoscermi così bene? >> lo sfida.
<< Sì >> ribatte determinato. << Molto più di tutti gli altri, penso persino molto più di tuo fratello. È possibile che non ti capisca, ma conoscerti, sì. Ti conosco bene, Sherlock Holmes >>.
Il consulente arrossisce. Sì, questa volta John le vede bene le sue guance farsi rosse. Deglutisce e si volta appena dall’altra parte. Le dita, però, si muovono piano ad accarezzare ancora una volta il suo sorriso. Un muto ringraziamento che riempie il cuore del dottore di commozione.
<< Oliver ti sta aspettando per visitare i tuoi occhi >> gli dice per sollevarlo dall’imbarazzo.
<< Bene, che aspettiamo? >> esclama mettendosi a sedere. John ridacchia del suo entusiasmo. << Questa volta vedo con piacere che non sono stato lasciato nudo come un verme >> dice posando la mano sulla sua spalla.
<< I tuoi vestiti sono ripiegati in una busta. Temo che dovrai gettarli >>.
<< O tenerli a memore ricordo di questa folle avventura >>.
John gli fa strada fino allo studio di Oliver che lo accoglie con una pacca sulla spalla più calorosa del solito.
<< Le avevo detto che ci saremmo rivisti la prossima settimana, signor Holmes >> ride l’oculista. << Invece, a quanto pare, lei ha voluto ridurre i tempi >>.
<< Più che ad essere io sono state le circostanze, dottore >> ribatte Sherlock abbozzando un sorriso.
<< Ho saputo che prima di perdere i sensi si è accorto di riuscire a vedere delle ombre >>.
<< Sì, ho visto una luce forte e le sagome delle persone attorno a me >>.
<< Immagino sia inutile dirle che è una splendida notizia. Vediamo subito che sta succede ai suoi occhi. Si accomodi >>.
Oliver abbassa le tapparelle in modo da creare un ambiente in penombra. Lentamente scioglie le bende e pulisce le palpebre con della soluzione glucosata.
<< Quando vuole, signor Holmes >> gli dice, invitandolo ad aprire gli occhi.
John si rende conto di essere teso. Tiene le braccia strette al petto, i pugni chiusi e sta mordendo il labbro inferiore. L’esito di quel primo sguardo evidentemente è davvero importante per lui. Con una lentezza snervante e che non gli si confà per nulla, Sherlock apre gli occhi. Lo stupore che gli legge sul volto emoziona John. Il consulente si guarda attorno, alza lo sguardo verso Oliver e poi lo rivolge verso di lui. Gli sorride e il dottore si ritrova a soffocare un singhiozzo.
<< E’ bello vedere una macchia scura a forma di te, John >> gli dice e la risata nervosa che si lascia sfuggire è accompagnata da qualche lacrima di gioia.
<< Nessuno mi aveva mai dato della macchia scura. È un bellissimo complimento >> ribatte commosso. Oliver tossicchia e certo riesce a richiamare la sua attenzione, ma non quella di Sherlock che continua imperterrito a guardarlo con un sorriso così bello e contagioso.
<< Spostiamoci al macchinario >> propone l’oculista. Sherlock si alza in piedi, osserva attentamente quanto lo circonda e poi si muove autonomamente verso il macchinario. John e Oliver si scambiano uno sguardo stupito. L’oculista impiega qualche secondo di troppo per sedersi allo strumento e portare avanti la sua visita. Scocca a John occhiate stupite di tanto in tanto, che fanno molto bene all’umore del dottore.
<< Davvero sorprendente >> sussurra Oliver. << La tac che le hanno fatto questa notte evidenzia la diminuzione dell’embolia che ha causato l’amaurosi. Le sue cornee, da quel che posso vedere, sono quasi guarite, come dimostrano le ombre che riesce a vedere. Mi congratulo con lei, è riuscito a stupirmi. Devo ammettere che non avrei scommesso sulla possibilità che tornasse a vedere >>.
<< Me ne ero accorto dottore >> sbuffa Sherlock passando delicatamente le dita sugli occhi. John gli si avvicina per rifare il bendaggio.
<< Continua la cura con la pomata di nifedipina e rifai il bendaggio ogni otto ore fino alla fine della settimana >> gli dice Oliver, aggiornando la cartella clinica. << Nel frattempo cercate un paio di occhiali dalle lenti scure che coprano interamente l’occhio. Quelli temo dovrà portarli a lungo, signor Holmes. Ci vediamo la prossima settimana. E questa volta facciamo che sia davvero così, intesi? >>.
Sherlock ridacchia della battuta del dottore e gli stringe la mano quando questi la avvicina alla sua.
<< Mi raccomando, John, se ti è possibile tienilo a riposo. Non è stata una mossa furba farlo stare in piedi per tutte quelle ore, ieri. Non mi sembra di doverti ricordare che ha avuto un trauma cranico >>
<< Stavamo seguendo un caso >> ribatte Sherlock. << Se mi avesse impedito di continuare a lavorare sarei caduto in depressione e forse sarei ancora al buio >>.
John passa la mano tra i ricci di Sherlock. Una libertà che in altre circostanze non si sarebbe preso, ma in questo momento ben poco gli importa di cosa possa pensare il suo collega.
<< Non per tutti il riposo è la migliore medicina, Oliver >> dice pettinando i ricci del consulente. << Però, ora che il caso è chiuso e che gli occhi stanno migliorando, cercherò di fargli seguire il tuo consiglio >>.
Oliver annuisce soddisfatto e li congeda dando a Sherlock una pacca anche troppo energica sulla spalla.
<< Torniamo a casa, John? >>.
<< Direi di sì, Sherlock >> dice facendogli strada verso la stanza. << Tuo fratello ti ha procurato un completo nuovo >>.
<< Oddio, no! Ha un gusto pessimo >> ribatte esibendosi in una spassosa espressione di disgusto.
<< A me non sembra >> dice tenendo aperta la porta della camera per permettergli di entrare.
John resta sulla soglia e lo osserva aiutarsi con l’odorato a trovare i nuovi vestiti. Ne saggia il tessuto e tenta di capirne la forma.
<< Non ne sono convinto >> sentenzia tenendo per il colletto la camicia tra indice e pollice.
<< Fila a fare la doccia, dai, che non mi fido di come ti hanno lavato e sporcare quel completo sarebbe un peccato >>.
Gli mette in mano asciugamano, sapone e boxer e lo segue attendo con lo sguardo, stupito dalla semplicità con la quale trova il bagno. Vorrebbe dirgli di non esitare a chiamarlo in caso avesse bisogno di aiuto, ma non ce la fa. È stato abbastanza complicato non lasciare intendere l’effetto che gli ha fatto vederlo nudo quando lo ha trovato seduto sul tappetino dal loro bagno. Ora che è più stanco e che già troppe libertà si è preso sarebbe ancora più difficile.
Sherlock trascorre così tanto tempo sotto la doccia da farlo appisolare sulla sedia scomoda. Lo vede uscire con indosso i boxer e i capelli bagnati e avvicinarsi silenzioso al letto dove ha lasciato il completo. John lo osserva mentre si veste e, a causa di qualche strano meccanismo un po’ perverso, assistere alla copertura graduale del suo corpo magro e pallido lo eccita.
<< Tutto bene, John? >> gli chiede voltandosi appena verso di lui, mentre prende la camicia e la sbottona per indossarla. Ridacchia pensando che questa esperienza gli renderà la vita ancor più difficile. Se prima gli bastava un’occhiata per dedurre ogni cosa, ora ha affinato al tecnica al punto che gli basta il minimo suono.
<< Toglimi una curiosità, ma sei in grado di sentire il rumore dei muscoli? >>.
<< Oddio, non oso così tanto >> ridacchia vestendosi. << E’ il respiro >>.
<< Il respiro? >>.
<< Sì. Si possono capire tante cose dalle variazioni del ritmo e del suono del respiro. Il tuo, ad esempio, ora varia da momenti di apnea ad altri più sincopati >>.
<< E cosa ne puoi dedurre? >>.
<< Che sei eccitato >> si volta verso di lui e, benchè ci sia uno spesso bendaggio a coprire gli occhi del consulente, John distoglie lo sguardo imbarazzato. Sherlock ridacchia e si posiziona davanti a lui. Lentamente inizia ad abbottonare la camicia partendo dall’ultimo bottone.
<< Non pensavo ci fossero persone capaci di eccitarsi dinanzi ad un… come chiamarlo? Spogliarello al contrario? >> dice con un tono di voce più basso, lento che trova a dir poco sensuale.
<< Nemmeno io >> ridacchia lui sincero.
<< Dimmi, sto facendo un buon lavoro >> gli chiede con quello stesso tono e John non sa se si riferisca alla lentezza snervante con la quale sta abbottonando la camicia o al fatto che stia facendo entrare correttamente i bottoni nelle asole corrispondenti.
<< Direi di sì >> risponde e la perdita di controllo sempre più imminente la evince dal tono di voce divenuto a sua volta basso e vibrante. Sherlock ride e vedere le sue guance che si colorano di rosso lo manda del tutto fuori.
<< Permettimi di aiutarti >> gli propone, alzandosi in piedi. Scosta le sue dita dai bottoni e continua il lavoro al posto suo. Lento, come lui lo stava facendo. Prova a sua volta a concentrarsi sul respiro di Sherlock e si accorge che tutte le volte in cui sospira questi resta senza fiato.
<< Impari in fretta, capitano >> sussurra. Il suo fiato fresco della menta del dentifricio appena usato manda John in estasi. È giunto al penultimo bottone e vorrebbe strappare tutto con un gesto secco facendo schizzare quei cerchiolini di perla ovunque nella stanza.
<< Ora devo rincalzarla nei pantaloni >> sussurra percorrendo con le dita prima il torace, poi l’addome del consulente, fermandosi ai fianchi.
<< Sì, credo proprio tu debba farlo. È da sciatti andare in giro con la camicia fuori dai pantaloni >> dice questi posando le mani sui suoi avambracci, invitandolo a proseguire.
<< Sì, assolutamente da sciatti >> sussurra John, spostando il bordo dei pantaloni per farsi spazio. Posa le mani sulla schiena di Sherlock e le fa scendere stirando la camicia per poi rincalzarla sulla parte posteriore. Indugia sui glutei sodi, giusto per assicurarsi di stare sistemando per bene l’indumento.
<< Altrimenti scappa fuori >> si giustifica.
<< Non sarebbe per nulla una bella cosa >> sussurra Sherlock al suo orecchio, in questo abbraccio che li porta così vicini. Sente il suo respiro accelerare e la guancia coperta appena da una sottile barba premere contro la sua. Sposta le mani sui fianchi e prima di rincalzare la camicia sul davanti sfiora col naso la sua guancia. Piano Sherlock si volta verso di lui. Dio, come sa essere lento adesso, quando, invece, per ogni altra cosa i suoi movimenti sono così frenetici.
<< Prima, durante la visita, non ho avuto modo di dirtelo >> sussurra fissando lo spesso bendaggio che lo separa dai suoi occhi.
<< Cosa? >> gli chiede Sherlock allarmato.
<< La tua bellissima eterocromia è tornata a colorare le tue iridi >> gli dice sfiorandogli il naso col proprio. Sherlock sorride sollevato.
<< L’unica cosa etero che io possieda >> sussurra malizioso. Con le sue dita lunghe e sottili gli accarezza il viso, ne disegna il contorno. Raggiunge le sue labbra e le percorre di nuovo, creando un brivido ora così forte da scuotere John dalla testa ai piedi. Sherlock sorride della sua reazione.
<< E’ decisamente eccitato, capitano Watson >> sussurra così vicino alle sue labbra da sfiorarle con le proprie. John ridacchia imbarazzato e con un movimento forse un po’ troppo brusco rincalza anche l’ultima parte della camicia nei pantaloni. Sherlock ansima mordendo il labbra inferiore.
<< Anche lei, signor Holmes >> sussurra a sua volta, indugiando nel sistemare la camicia.
<< Una situazione davvero imbarazzante >> sospira Sherlock sfiorando col suo naso quello di lui.
<< Già. Come ne usciremo?>> dice rispondendo alla carezza mentre con la stessa lentezza avvicina i lembi della cerniera, badando bene di premere le dita contro la sua erezione prima di tirarla su. Chiude il bottone e spinge i fianchi di Sherlock contro i suoi. Il consulente lascia sfuggire un gemito.
<< Dobbiamo proprio uscirne? >> gli chiede questi sfiorandogli la guancia con le labbra.
<< Siamo nella stanza di un ospedale. Qualcuno potrebbe entrare da un momento all’altro e non prenderla propriamente bene >>.
<< Perché siamo due uomini? >> gli chiede sfiorando con le dita la sua schiena dalla quale si propagano brividi piacevoli che aumentano la tensione al basso ventre.
<< No, perché sono atti osceni in luogo pubblico, Sherlock >> ridacchia John mordendogli la guancia.
<< Noiosi! >> sbuffa il consulente posando le labbra finalmente sulle sue. John perde il lume della ragione. Lo spinge a indietreggiare fino a toccare la parete e, contrariamente a quanto ha lui stesso detto poco prima, lo coinvolte e si lascia coinvolgere in un bacio appassionato e travolgente.
<< Com’è volubile, capitano >> sussurra Sherlock ridendo, mentre si allontana da lui per riprendere fiato.
<< Sta succedendo tutto un po’ troppo in fretta, non credi? >> dice John, passando le mani sul viso infuocato.
<< Per me sarebbe potuto succedere già tempo fa’ >>.
<< E quando? >>.
<< La sera in cui concludemmo il caso del taxista serial killer. È stato molto eccitante sapere che hai ucciso un uomo per salvarmi >>.
<< Mi avevi detto di essere sposato col tuo lavoro! >> esclama John stupito e anche un po’ infastidito all’idea del tempo che hanno perso.
<< John, durante la cena da Angelo ci hai provato spudoratamente e io non sapevo ancora se potermi fidare di te o no. Non volevo essere solo l’ennesima tacca sulla tua cintura. Non sono tipo da andare a letto con il primo che capita, mentre di te non si può dire lo stesso >>.
John vorrebbe ribattere, ma si rende conto di non avere argomentazioni in suo favore. In effetti ha sempre macinato un flirt dietro l’altro. Alcuni di questi sono diventate pseudo relazioni che comunque, anche prima che arrivasse Sherlock a fargliele capitolare, non duravano mai più di un mese o due al massimo.
<< Quando, invece, ho visto come ti sei preoccupato per me e ho capito che eri addirittura arrivato al punto di uccidere, sebbene mi conoscessi da un paio di giorni… beh, allora ho cambiato idea >>.
<< E perchè non ti sei fatto avanti? >>.
<< All’inizio ho voluto metterti alla prova. Sì, ammetto di essere stato stupido, ma dovevo avere la certezza che potesse essere qualcosa di bello e duraturo >>.
<< Lasciami dire che non ho percepito il minimo tentativo di essere messo alla prova. Pensavo solo fossi uno stronzo privo di alcun rispetto per il prossimo, né capacità empatica >>.
<< Eppure sei rimasto >>.
<< Sì, te lo concedo. Non posso farci nulla se sei affascinante al punto da creare dipendenza >> ammette facendolo ridere. << Non ci hai provato, allora, perché non ho superato il test. Oppure siamo ancora nel pieno della ricerca? >>.
<< No. Il test si è concluso da un bel po’. Solo che, in contemporanea, è arrivato Moriarty >> dice uscendo dal suo abbraccio.
<< E cosa c’entra quel pazzo con noi? >>.
<< Oh, John, tu guardi… >>.
<< … ma non osservi. Sì, il concetto mi è chiaro ormai. Cosa non osserverei, illuminami? >>.
<< Stare con me ti mette in pericolo >>.
<< Direi che una fetta abbondante del motivo per il quale sono rimasto con te nasce proprio da questo >>.
<< Sì, lo so. Tu e la tua dipendenza da adrenalina mista a istinto suicida >> sbuffa scuotendo il capo. << Moriarty vuole bruciarmi il cuore, lo hai sentito, no? L’unico modo in cui potrebbe farlo è facendoti del male >>.
<< E tu vuoi proteggermi tenendomi a distanza >> annuisce John e ora gli è tutto più chiaro. << Sherlock… io sarò quello che ‘guarda ma non osserva’, ma lasciami dire che anche tu alcune cose non le prendi proprio in considerazione >>.
<< Quali cose? >>.
<< Non ti rendi conto che già portandoti a tenermi a distanza sta ottenendo il suo intento? >>.
<< Sì, lo so, ma almeno non ci vai di mezzo tu. Sono il solo a soffrire >>.
<< Su questo avrei giusto due cose da dire. Hai deciso per entrambi e questo non mi va giù. Avresti potuto parlarmene e chiedermi cosa ne pensavo >>.
<< Sapevo già che mi avresti detto che non ti importava delle sue minacce, non potevo rischiare ti impuntassi come stai facendo adesso >>.
<< Certo, perché tu deduci già ogni cosa e, dato che la deduci, parti dal presupposto di sapere già quali saranno le mosse successive dell’altro e le sue decisioni e quindi in base a quelle ti muovi di conseguenza, senza dare all’altro la possibilità di capire cosa stia succedendo. Non funziona così una relazione, Sherlock. Cosa pretendi che dovremmo fare adesso, ad esempio? >>.
<< Dopo questo scambio di effusioni, intendi? >> .
<< Dopo questi baci appassionati e queste carezze molto intime, sì >> dice John, infastidito dal modo in cui ha minimizzato quanto appena accaduto tra loro. << Dovremmo fare finta di nulla? Oppure agire nell’ombra come fossimo due amanti clandestini? >>.
<< No, non mi piacciono le cose nascoste e mascherate, John >> dice deciso. << Per questo ho fatto di tutto per evitare che accadesse >>.
<< Ma intanto è accaduto ed è stato bello >>.
<< Oddio, sì >>.
Sherlock si lancia in un bacio che stona decisamente con quanto ha finora detto. John non ci vede alcuna intenzione di proteggerlo evitando di lasciare libero sfogo ai loro sensi, in questo momento.
<< Abbiamo solo una possibilità, allora >> dice Sherlock rompendo il bacio.
<< Quale? >> chiede John catturando nuovamente le sue labbra, mentre lo stringe a sé per il piacere di farlo gemere.
<< Trovare Moriarty ed eliminarlo >>.
<< Un gioco da ragazzi >> ridacchia John.
<< Ho giusto un paio di idee su come fare >>.
<< Non ne avevo dubbi. Che ne dici se andiamo a casa, in modo che tu possa illustrarmele con dovizia di particolari? >>.
<< Vedo che è molto interessato alla faccenda, capitano >>.
<< Direi che ne va della mia vita… affettiva e sessuale, signor Holmes. E anche della sua >>.
<< E’ così gentile allora da offrimi la spalla per uscire da qui? >>.
John gli prende la mano e si allontana da lui. Sherlock sorride e scuote il capo lasciandosi portare per mano fuori dall’ospedale.
 
   
 
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