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Autore: Natsu_Fire    24/02/2019    3 recensioni
Due fratelli divisi per ben 21 anni. Non si conoscono, ma il loro legame è forte.
Sam non ha avuto vita facile, ma non vuole far conoscere a nessuno i suoi segreti. Eppure, quando incontra Dean, capisce che - forse - di qualcuno si può fidare. Gli viene naturale, e non ne conosce il motivo.
Dean ha sempre vissuto con i suoi amati genitori, ma in ogni istante della sua vita non ha mai smesso pensare al suo fratellino, scomparso misteriosamente nel nulla.
Due giovani divisi e ritrovati dal destino. Ma il destino..cos'ha ancora in serbo per loro?
|AU|Bromance|Accenni ad altre coppie|
Income and read!
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione, Contesto generale/vago
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BACK AGAIN - the return
truth


Venerdì 3 novembre, ore 15:47

“Un biglietto per Lincoln, per favore” 

“Due!” 

“Smettila, ti ho già detto di no!” 

“Non sei mia madre!” 

“Idiota” 

“Puttana” 

 

 

24 ore prima 

Silenzio.  

A Sam tremavano le gambe dopo aver detto quella fatidica frase e quello che riceveva era silenzio. Silenzio assoluto. 

“Dean?”  

Il più piccolo provava a riportarlo sulla terra e immediatamente sembrava che i ruoli si fossero invertiti. 

“Dean, stai bene?” quello sembrò scuotersi e nei suoi occhi lo smarrimento si trasformò presto in rabbia. Prese Sam per il colletto della camicia e lo sbattè al muro del bagno, incurante se avesse sbattuto contro il lavandino. Sam represse un gemito di dolore, troppo sorpreso della svolta che aveva preso la situazione. Prese un respiro profondo ricordandosi di essere al sicuro, dopotutto. È solo Dean.. è solo Dean. Ma che gli prende? 

 

“Lo trovi divertente?” gli chiese il più grande con tono distaccato. Sam deglutì guardandolo negli occhi, cercando di ignorare che quello sguardo era ben lontano dalla fiducia che aveva mostrato fino a quel momento. 

“T-Trovo divertente cosa?”  

Dean lo guardò sbigottito di tanta sfacciataggine. Lo mollò di colpo ed emise una risata strozzata. 

“Sai” inizió “non avevo mai incontrato nessuno che si prendesse gioco di me in questo modo” si passò una mano sul viso “usare mio fratello come scusa per.. per cosa? Per cosa?!” gridò inziando a camminare nervosamente verso il bancone “Stavo cercando di metterti a tuo agio e… e tu…tu.. te ne esci con..questo!” 

Si strinse i capelli in un pugno e Sam quasi temette che gli potessero restare in mano.  

Sam si massaggiò il collo con fare nervoso cercando di venire a capo della sfuriata di Dean. Non dovevo dire niente, maledizione. 

Prese un bel respiro e tentò di farsi scivolare addosso le parole che gli aveva rivolto l’altro. Pensa che lo stia prendendo in giro, anzi peggio: che mi stia approfittando di lui. 

“Ascolta, ti prego” provò “se pensi davvero questo di me stai sbagliando, te l’ho detto solo perché…beh, credo sia possibile” 

“Chi ti ha mandato stavolta?! Quel giornalista da quattro soldi?!” 

“Ma di cosa stai parlando?” fece l’altro confuso. 

“Ti sembra di essere il primo a presentarsi qui come ‘Sam’ e dichiararsi mio fratello?” Dean si stava di nuovo scaldando e Sam ci stava capendo sempre meno. 

“Se vuoi diventare lo scoop del secolo sloggia bello” sembrava pronto ad una rissa e non sembrava l’unico ad essere alterato dalla situazione creatasi. 

“Quindi tu..pensi che..che io sia venuto qui, che abbia architettato tutto questo..solo per fare soldi?”  

“Non ti conosco, ok? Non so chi sei e per quanto ne so quello che mi hai detto potrebbe essere tutta un’enorme cazzata!” 

Sam si ammutolí sentendo gli occhi farsi lucidi. Non aveva mai raccontato niente di sé e adesso stava accadendo quello che temeva: non essere creduto.  

“Non pensare nemmeno di dirlo a qualcuno, tanto non ti crederà nessuno, piccolo Samuel” Deglutì scuotendo la testa per non pensare a quel ricordo e cercò, nonostante tutto, di essere ragionevole: Dean doveva fidarsi di lui. 

“Sono Samuel Damon” iniziò con un tono di voce basso ma deciso “sono nato il 2 maggio 1983 a Lawrence, in Kansas. Conosco il mio luogo di nascita solo perché ho origliato una conversazione di Azazel, mio ‘padre’, anni fa.” Prese un respiro sotto gli occhi attoniti di Dean. 

“Sono cresciuto a Lincoln, in Nebraska. A-Azazel non è mio padre e non ho mai avuto una madre. Io…non ho mai trovato documenti di adozione o affidamento o altro…il mio unico documento era un braccialetto con scritto sopra nome e data di nascita. Lui non è un uomo buono, e quando ho chiesto spiegazioni non mi ha risposto, mi ha solo picchiato a-a sangue intimandomi di non fare mai più domande del genere e..” fece un respiro tremante “..e avevo solo 7 anni! Ho passato la mia intera vita ad essere cresciuto come un fottuto soldatino, mi veniva sempre detto che faccio parte di un grande progetto! Io volevo solo crescere come gli altri bambini, ma invece mi toccava allenarmi con delle persone schifose per imparare a combattere o a tenere una pistola! Lui fa parte di un’organizzazione più grande in cui sono tutti criminali che tengono in pugno il mercato della droga” stava sudando nel confessare queste cose e Dean nel frattempo si era avvicinato cautamente. 

“Credo che il ‘progetto’ di cui mi ha sempre parlato c’entri qualcosa con questo. Non hanno preso solo me, ma una decina di bambini che già da piccoli sono stati addestrati a questo mondo.” 

“Se è come dici” iniziò Dean incerto, col cuore a mille “come fai ad essere qui? Come hai fatto a rifiutare quella vita a cui ti hanno educato già da piccolo?” 

“Volevo solo essere normale, Dean! Io…ho provato tante volte a scappare. E tutte si sono concluse allo stesso modo e ne porto ancora le cicatrici! Una-una volta..mi sono fidato di una collega di Azazel, Ruby. Lei mi ha convinto di potercela fare, di poter scappare da quella vita se non mi piaceva, di andare finalmente a trovare la mia famiglia, la mia vera famiglia. La sera della fuga mi ritrovai a scendere silenziosamente in cucina, uscire di casa con zaino in spalla e..nemmeno dieci metri e mi ritrovai di fronte a..loro..che iniziarono a ridere e..mi fecero ricordare di non dovermi fidare di persone che stavano dalla loro stessa parte, persone come Ruby… Mi aveva teso una trappola per ricordarmi che ero in gabbia! E avevo 14 anni. Azazel quella volta mi guardò deluso, furente..mi legò ad una sedia e mi usò come un sacco da box e…cazzo…non ho provato a fuggire di nuovo fino a quasi tre anni fa.” 

Dean sentiva il cuore a mille. Era passato dal pensare questo ragazzo ha bisogno del mio aiutoa questo ragazzo potrebbe essere mio fratello e io lo devo aiutare’. 

Fratello. Una parola che fino a quel momento gli faceva un male cane. Una parola che aveva condizionato la sua intera vita. Si sentiva egoista: aveva sempre pensato a come la propria vita fosse cambiata dopo quel giorno, a come la vita di mamma e papà fosse cambiata. Ma mai avrebbe pensato che il suo fratellino stesse passando le pene dell’inferno. 

“Ho desiderato così tante volte di morire che ne ho perso il conto” sussurrò Sam. E a Dean vennero i brividi, perché deve aver sofferto un casino per essere arrivato a pensare di volere la morte.  

“Ma poi pensavo…speravo che da qualche parte nel mondo ci fosse qualcuno a cui mancavo e…alla fine è stato questo a spingermi a continuare a vivere” 

Sam alzò lo sguardo - che non si era reso conto di aver distolto - su Dean. Quest’ultimo gli strinse la spalla e subito si irrigidì pensando di aver sbagliato a parlare. Ma poi Dean sorrise incoraggiante e quasi represse le lacrime.  

“Quando sei fuggito…sei andato a Stanford?” chiese dolcemente. 

“S-Sì..mh..io volevo solo essere normale, come ti ho detto. Volevo studiare. Mi aveva sempre affascinato il mondo della legge, quella stessa legge che ho visto infrangere per tutta la vita. L’ho infranta io stesso più volte di quante ne possa contare” finì flebilmente.  

“Che intendi?”  

“Io…beh, faceva parte del mio ‘addestramento’ e..ho dovuto condurre degli…affaria volte” 

“Spacciavi?!” chiese l’altro sbalordito. 

“Non proprio..fornivo quello che c’era da vendere..ma non sempre..e mai da solo. Ero costantemente sotto tiro dagli scagnozzi di mio padre. N-Non potevo fare altrimenti. Mi avrebbero di nuovo fatto a pezzi e..non ce la facevo più” si giustificò respirando pesantemente.  

Dean si pentì quasi di avergli fatto quella domanda. Sam sembrava un pozzo di sofferenza. Era certo che stesse omettendo cose terribili tentando di dare solo un quadro generale di sè: il modo in cui si irrigidiva quando lo toccava, il sissignore, il non voler far sapere dove abitava, l’essere restio a cercare aiuto. Si spiegavano molte cose. Eppure non riusciva ancora a raggiungere la consapevolezza che tutto stava tornando a posto.  

“Quando sono scappato” continuó Sam, nella voglia di far capire che quello che diceva era la verità “è stato un colpo di fortuna. Erano tutti a sbrigare un grande affare e finalmente ero solo. La casa era davvero piccola e..vecchia e, non so, credo che non ci fossero telecamere oltre quella all’ingresso, perché erano sicuri che non avrei provato più a scappare e io..sono uscito dalla finestra e allora ce l’ho fatta. Sono scappato. Sapevo di essere entrato a Stanford. Non lo avevo detto a nessuno. Quindi ho preso un autobus e ho attraversato non so quanti Stati prima di arrivare in California. Lì ho passato gli anni più belli della mia vita, ho conosciuto Jess e..cazzo, ero finalmente normale! Solo che…” si bloccò. 

“Solo..cosa?” lo incitó Dean. 

“Sono iniziate ad accadere cose strane. Incidenti stupidi ma mirati a persone che conoscevo. Jess si è rotta un braccio perché qualcuno l’ha investita! E..io ho intravisto Ruby e..ho capito che mi avevano trovato. Sono scappato di nuovo. Ho rubato una macchina e poi, beh poi ho deciso di venire finalmente a Lawrence. So che loro controllavano Lawrence molto spesso, sicuramente per depistare la polizia sul rapimento, non lo so. Io volevo solo..non lo so, non lo so” scuoteva la testa andando in iperventilazione “non so perché sono venuto proprio qui”  

“Ehi ehi, calmo tigre” fece Dean accarezzandogli la schiena. Quel ragazzo, quel fottuto ragazzo, poteva essere quel bambino che tante volte aveva sognato di tenere tra le braccia. Ed era così spezzato, così rotto. Ma forte. Nonostante tutto cercava di tenere insieme i pezzi, di non crollare. Voleva farsi vedere come una roccia, impossibile da scalfire in alcun modo. Lo guardó negli occhi e rivide lo stesso smarrimento che aveva visto la prima volta che entrò al bar. Lui non sembrava un cucciolo, lui era un cucciolo. E meritava tutto l’affetto di questo mondo.  

“Ehi Sammy” lo chiamó dolcemente, ma l’altro non rispose neanche per rimproverarlo su come lo aveva chiamato. Allora lo abbracció forte e lo sentì rompersi proprio fra le sue braccia. Era più alto di lui ma in quel momento sembrava davvero piccolo e indifeso. Lo strinse a sé mentre l’altro tentava senza successo di non singhiozzare. Anche Dean sembrava essere sul punto di rottura, ma cercò di mostrarsi forte. 

“N-Non so n-nemmeno perché proprio io!!” Gridò Sam.  

Dean ci provò, davvero. Provó a non pensare quello che molte volte lo aveva sfiorato. Non ci riuscì. 

“Forse io lo so” 

Sam si staccó dall’abbraccio come rianimato di energia. 

“Cosa?” 

“Beh” iniziò dubbioso Dean “non ne sono sicuro ma..” sospiró “mio..o nostro padre..una volta era un poliziotto. Lavorava spesso fuori, era impegnatissimo. Ma poco dopo la tua scomparsa lui molló il lavoro. Pensavo fosse per stare vicino a noi, a me e alla mamma. E sicuramente è anche per questo, ne sono certo. Ma ho scoperto che ha lavorato per anni ad un caso abbastanza..corposo. È riuscito a mettere dentro un certo Lucifer, ti dice niente?”  

“Cazzo, so solo che era il capo prima di Azazel” 

“Beh, questo probabilmente non è piaciuto ai suoi amichetti perché poco più tardi la mamma partorì te e tu sparisti”  

Sam era esterrefatto. Non credeva che sarebbe arrivato il giorno in cui tutti i pezzi del puzzle sarebbero tornati a posto. Poi notò una cosa in particolare e si lasciò sfuggire un sorriso. 

La mamma mi partorì? Significa che mi credi?”  

“Sai essere convincente” lo sfottò l’altro. 

Sam si liberó in una risata sincera. 

“Idiota” 

“Puttana” 

@#@#@# 

 

“Sicuro che non ti interessa chiudere il bar?”  

“Scherzi vero? Non ho ancora realizzato di essere insieme al mio fratellino, credimi, ma so che non avrei la testa giusta per stare dietro il banco!”  

Stavano facendo un giro in macchina. Dean stava mostrando al più piccolo i posti in cui era cresciuto e l’altro guardava affascinato ogni particolare della cittadina.  

“Cosa intendi fare adesso?” 

“Io..non lo so, credo che sia ora di tornare a..Lincoln. Sai, mettere le cose a posto, devo fare qualcosa.” 

“D’accordo, quando hai intenzione di partire?” 

“Non lo so, domani?” 

“Ok, partiremo domani” 

“Come scusa?! Ti non ci vieni!”  

“Sei pazzo forse? Non ti lascio solo! Non adesso che ti ho trovato!” 

Sam non sapeva come dissuaderlo. 

“Ti uccideranno! Non si scherza con loro Dean!” 

“Uccideranno anche te, se sono come mi hai descritto!” 

“Io..troverò un modo! L’ho sempre fatto” 

Dean si sentì male a quella frase. Cosa ti hanno fatto passare quei bastardi, Sammy? 

Eppure a quel pensiero si rese conto di essere davvero accanto a Sam. Quello stesso Sam che aveva guardato con gli occhi pieni gioia quando aveva solo quattro anni. Lo stesso Sammy che aveva aspettato per nove mesi, assillando la mamma con domande su domande per sapere come essere un buon fratello maggiore. Adesso poteva farlo. Era insieme a lui. Non ci credo ancora. Sentiva le lacrime farsi strada nei suoi occhi e stavolta non fece niente per fermarle. Inchiodó la macchina e vide il più piccolo guardarlo preoccupato mentre lui si sfregava la faccia per togliere quelle gocce salate dalle guance. Fu sollevato di non vedere paura negli occhi del suo fratellino, perché significava che finalmente si fidava davvero di lui. 

“Dean..stai bene?”  

“Sì Sammy, sì” 

“È Sam” rispose l’altro con un sorriso. Anche Dean sorrise, sprizzando gioia da tutti i pori. 

“Sammy ti sta meglio, principessa” 

L’altro rise scuotendo la testa. 

 

@#@#@# 

 

“Sicuro di non voler passare la notte da me?” 

“Me lo stai davvero chiedendo, Dean?”  

L’altro sorrise. Gli piaceva il fatto che riuscissero a scherzare così nonostante non si conoscessero da molto. 

“Sai che intendo, puttana” 

“Idiota..comunque sono sicuro.” rispose a disagio. 

“Non ti mangio, sai. Ma non ti forzeró, tranquillo” in fondo capiva la voglia di stare da solo a pensare dopo tutto quello che si erano detti. 

“Grazie” 

Sam stava per scendere dalla macchina quando sentì Dean mormorare “Se raccontassi tutto questo a Bobby non ci crederebbe” 

Improvvisamente si ricordò una cosa. 

“Dean, il tuo padrino, Bobby. Ha detto qualcosa sui suoi compagni di caccia?” 

Dean lo guardò sorpreso per la sua domanda. Ma si rese conto che doveva essere importante, vista la precedente reazione che aveva avuto il pomeriggio stesso. 

“Beh, che sono delle zone della tua città e..beh che uno di loro si ferma qui per un po’. Perché ti interessa tanto?” 

“Ricordi quando ti ho detto che tenevano Lawrence sotto controllo?” 

Dean sembró capire. 

“Tu…tu pensi che abbiano usato Bobby come ‘informatore’ su ciò che accadeva qui?” 

“E anche per quanto riguarda voi. Un collega di Azazel, A-Alastair” rabbridì quando mormorò quel nome “parlava spesso di un Robert di Lawrence con cui andava a caccia e faceva sempre rapporto su ciò che si dicevano” 

“Cazzo..cazzo! Alastair è lo stesso che in questo momento sta dormendo da Bobby!” fece Dean sconvolto.  

“Devo andare da lui!” 

“No fermo! Se lo fai allora salterà tutto all’aria! Avranno la conferma che sono qui e..e mi riporteranno da loro e non voglio sapere nemmeno cosa mi faranno! Se lasci stare sarà innocuo!” disse Sam spaventato. 

“Ti prego” tremava leggermente e si era armato di quello stupido sguardo, quindi Dean si convinse che in effetti non era una delle sue migliori idee.  

“D’accordo. Non lo farò.” 

“Grazie, Dean.” sospirò sollevato “Sai, sei un bravo fratello” gli regalò un sorriso e scese dall’auto entrando nel B&B. 

Dean era rimasto così sorpreso da non rendersi conto di essere rimasto solo in macchina. Sentì uno strano calore irradiarsi per tutto il petto e le lacrime tornarono a farsi vive.  

Nella strada verso casa si ritrovò a pensare quanto quel giorno gli avesse cambiato la vita. 

Senza parlare del fatto che non vedo l’ora di vedere la faccia di Cas quando gli racconterò tutto! 

 

@#@#@# 

 

“Piccolo te lo giuro, ti spiegherò tutto tra un paio di giorni” 

Ormai era da un quarto d’ora che Dean cercava di chiudere quella chiamata. Non poteva dire tutto a Cas per telefono, Sam aveva detto che non era sicuro. Fremeva dalla voglia di raccontare a qualcuno quello che era successo, ma adesso non era proprio il momento. Aveva preparato uno zaino con le cose necessarie per partire con Sam, quel pomeriggio.  

“Sì sì, lo prometto, ti racconterò tutto!” 

Parcheggiò davanti al B&B e Sam stava uscendo in quell‘ istante. Il suo sguardo sorpreso lo divertí: non si aspettava che andasse davvero. Pff, pivello. Non sai di cosa è capace Dean Winchester. 

“Non-non sto sorridendo! E poi come facevi…beh si sì, ma è inquietante Cas! Ahah va bene, a dopo. Ti amo anch’io” posò il telefono e Sam entro in macchina. Non riusciva a togliersi dalla faccia quel sorriso orgoglioso: il suo fratellino era lì con lui, nella sua Baby. Non ci avrebbe mai sperato.  

Anche Sam sembrava più rilassato. La notte precedente aveva dormito poco e non per il terrore o per gli incubi. Era così felice di aver trovato Dean e ancora non ci credeva che fosse suo fratello, il suo fratellone. Era davvero pazzesco. 

“Allora? Che ci fai qui?” 

“Te l’ho detto, vengo con te” 

“Non penso proprio” 

“Sì come no, dove ti porto?” 

“A fare il biglietto” 

 

@#@#@#
 

 “Un biglietto per Lincoln, per favore” 

“Due!” 

“Smettila, ti ho già detto di no!” 

“Non sei mia madre!” 

“Idiota” 

“Puttana” 

“Signori, ecco i biglietti. Il primo autobus parte tra mezz’ora.” Li interruppe la cassiera. 

“Autobus? Non ci andiamo in aereo?” chiese Dean. Sam lo guardò come se fosse pazzo. 

“Oltre al fatto che non so se ti sei reso conto che non siamo in aeroporto, ma se prendessi un aereo potrebbero rintracciarmi più facilmente e non voglio rischiare”  

“Mh, hai ragione..sai che ti dico allora? Signora, può riprendersi i biglietti” e si avviò alla macchina. 

“Cos- Dean!” Sam si voltò verso la cassiera “mi scusi, mio fratello è un tipo stravagante” e seguí Dean. Che strano, l’ho chiamato ‘mio fratello’. Ma è bello averlo con me. 

“Non andremo in autobus! E fortunatamente neanche in aereo! Gli aerei mi terrorizzano!” 

“È per questo che non sei andato a New York con Castiel?” 

“Esatto saputello, ora sali. Abbiamo un viaggio da affrontare!” 

Sam scosse la testa divertito ed entrò nell’Impala. 

Già, è proprio bello avere un fratello. 

 

 

•note autrice• 

Cosa cosa cosaaa? Un altro capitolo in meno di una settimana? Cos’è successo?! 

Ebbene sì, sono davvero io! E ho deciso di approfittare di questo slancio di iniziativa e fantasia.  

Allora, come vi sembra il capitolo? Gradirei i vostri pareri 💋 

So che è da troppo tempo che questa storia manca dal fandom, ma spero possa ritornare in pista come un tempo!  

Baci 

Natsu_Fire  

  
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