Fanfic su artisti musicali > Mika
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Autore: ValeriaLupin    24/02/2019    2 recensioni
Raccolta di one-shot ispirate da canzoni, interviste, sguardi, riflessioni, fantasie.
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1. Love you (even) when I am drunk
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«Le due e quaranta» gli rispose. Mika lo guardò confuso poi riportò l'attenzione sul suo cellulare e notò che in effetti l'orario era scritto anche lì, come sempre.
Perché Andy lo chiamava a quell'ora? Sentì una morsa allo stomaco che, questa volta, poco riguardava tutto l'alcol che aveva ingurgitato.
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2. Over my shoulder
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«Ragazzi» lo sentì dire poi ai suoi amici «mai toccare la ragazza del frocio». Il tremolio d'astio nella voce di quel ragazzo suonava come un presagio. Gli fece entrare un gelo nelle ossa che aveva assaggiato già tante volte.
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3. Ocean eyes
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Quale magia possedevano quegli occhi per poter leggere così a fondo nello sguardo di un altro uomo? Come poteva somigliare all'atto di dipingere quel suo modo di esprimersi?
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4. Invisible
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Dopo anni, scopriva che nulla era cambiato: giocava ancora a nascondino, questa volta con i sentimenti, e pareva fosse destinato a vincere.
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5. Make you happy
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S’imbatté, fra mille di quelle memorie delicate, in una più fragile delle altre: un segreto.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Andy Dermanis
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Miss you

 
Il sole veniva pian piano inghiottito dall’orizzonte irregolare di Londra, inondando la città di una luce soffice. Le tende chiare erano state tirate perché potesse entrare quel piccolo assaggio dolce di giorno morente capace di cullarli in un sogno nitido.
Mika era tornato da Milano solo quella mattina e ad aspettarlo aveva trovato la sua famiglia, per una volta al completo. Erano state ore molto dolci e anche molto movimentate, spossanti, colme di pensieri sottili, sguardi candidi e sorrisi di miele.
Aveva passato così tanto tempo a sorridere che sentiva i muscoli indolenziti, di un dolore lieve e piacevole. Quando giunse il momento di coricarsi, quel sorriso gli rimase artigliato al volto come a non volerlo più abbandonare e, in mezzo a quel silenzio improvviso, si sentì così leggero e libero che non volle neanche intrappolare lo sguardo sotto le palpebre.
Se ne stava a fissare l’oscurità come fosse una luce accecante dinnanzi alla quale gli occhi s’inumidivano. Avvertiva qualcosa scalciargli il petto, una creatura di pura gioia che voleva liberarsi: alla fine si lasciò andare a una risata solitaria e fanciullesca. Colto da un pensiero improvviso, volse lo sguardo accanto a sé, preoccupato di aver infastidito il sonno del compagno, ma non appena si accorse del gesto si lasciò andare a una seconda risata, questa volta divertita. Nonostante non fosse in grado di squarciare quel nero lenzuolo che l’avvolgeva, sapeva con certezza che quel lato fosse vuoto.
Si morse un labbro e pensò a Andy, ancora impegnato in Grecia per lavoro. Non poteva esprimere quanto avrebbe voluto che fosse già lì a condividere tutto con lui. Si sentì mancare un poco l’aria, così discostò le coperte e afferrò il cellulare con foga.
Aprì la galleria e osservò le foto che aveva scattato quel pomeriggio, ne aveva almeno una decina solo del nipotino e Amira. Le osservò a lungo in cerca di quel segreto dettaglio che era stato in grado di inondarlo di quella felicità immensa, così da poterlo cercare sempre e in ogni cosa. Si trovò a credere che da un momento all’altro gli sarebbe esploso il cuore nel petto.

 
Tenere per sé tutto quell’amore l’avrebbe fatto sentire un folle che getta via qualcosa dal valore inestimabile.
Voleva donarlo.
 

 
Fu per questo motivo che, senza neanche averlo pensato, si trovò a chiamare il compagno. Il cellulare squillò per diverso tempo prima che qualcuno rispondesse.
«Pronto?» la voce di Andy era impastata di sonno e Mika si diede dell’idiota per aver dimenticato il fuso orario.
«Sono io» rispose con un filo di voce.
«Mika… È successo qualcosa?» si allarmò l’altro.
«Ehm… No, tranquillo, volevo solo sentire la tua voce» non appena finì di pronunciare la frase si accorse di come suonasse stupida; non tanto se la pronunci all’una di notte, ma piuttosto se l’ascolti alle tre del mattino.
Il silenzio si prolungò un poco e Andy sbuffò. Gli sembrò di averlo sentito mormorare qualcosa come “Certe volte proprio non-”.
«Lo so che non ha senso» continuò Mika, incupendosi e ripetendosi mentalmente quanto fosse stato stupido «Ti lascio dormire, allora» terminò con voce sottile e tono leggermente amaro.
Chiuse la chiamata prima di poter sentire una risposta e gettò il cellulare sul letto, accanto a lui. Si sentiva in colpa per averlo svegliato ad un’ora così tarda e ora tutto il suo entusiasmo si era spento in un secondo.

 
Quanto era facile cadere dalla felicità più assoluta alla malinconia, il vento di un respiro era sufficiente a spegnere anche la fiamma più alta.
 

Ignorò lo squillare ripetitivo della suoneria fin quando questo non si spense e al suo posto sentì il rumore delle notifiche. Incuriosito prese il telefono e si accorse di qualche messaggio in cui Andy lo minacciava di continuare a chiamarlo finché non avesse risposto. Mika sorrise alla testardaggine di quell’uomo e quando il cellulare riprese a suonare rispose quasi immediatamente.
«Scusa» esordì subito il greco.
«Per cosa? Non hai detto niente» sorrise Mika in risposta e avrebbe giurato che Andy era riuscito a percepirlo. Il biondo a chilometri di distanza riuscì a vedere anche le sue fossette.
«Lo so, ma l’ho pensato» rise l’altro «e tu mi conosci così bene che riesci a capire cosa penso da un sospiro».
«Mi dispiace di averti svegliato a quest’ora» rispose dopo qualche secondo.
«Non fa niente» lo rassicurò «Ho solo avuto una giornata un po’ pesante, non dovevo sfogarmi con te. Che volevi dirmi?».
D’improvviso aveva una dolcezza nella voce che gli fece rinascere quella sensazione di esplosione nel petto. Si sentì come solleticato da mille piume, si mosse sul letto quasi a cercare di sfuggirvi.
«Niente di che, è vero quello che ti ho detto prima… mi manchi, vorrei che fossi qui ora, anzi vorrei che fossi stato qui oggi»
«Anche tu mi manchi molto, ma sarò lì fra qualche giorno, lo sai» Mika lo avvertì sorridere e gli si scaldò il cuore ad immaginarlo «comunque è incredibile: sei la persona meno sdolcinata di questo mondo, per una volta che vuoi fare il romantico ti sbuffo in faccia».
Mika ascoltò la risata di Andy solleticargli l’orecchio e si unì a lui. Era la cosa più naturale che potesse fare.
«Per questo funzioniamo» ribatté poi, facendo allungare di poco la risata del compagno poiché avido di quel suono come di poco altro.
Erano risate tiepide, assonnate, di quelle che si condividono come si condividono i respiri, in un’intimità autentica. Erano fatte della sostanza del buio e delle memorie custodite negli odori.
«Perché una giornata pesante?» gli chiese, un po’ apprensivo.
«Non preoccuparti, c’è stato brutto tempo e il programma è andato a rotoli» Andy prese un lungo respiro e poi continuò «Domani dovremo fare più del previsto: non ho intenzione di tornare più tardi né restare indietro sulla tabella di marcia… ma ce la faremo»
«Se proprio il lavoro si dovesse prolungare, verrei io per qualche giorno» propose, serio.
«Non ce ne sarà bisogno» affermò con determinazione e cambiò argomento «Com’è andata oggi?»
«Benissimo, è stata una giornata bellissima, sono stanco ma è stato davvero bello» rispose di slancio.
«C’è un altro motivo per cui mi hai chiamato» insinuò Andy, sicuro della sua intuizione «Forza, racconta»
«Non lo so, non riuscivo a dormire perché volevo condividere questa gioia con te, ma tu ora non ci sei e…» Mika sospirò pesantemente e riprese con voce strozzata «…mi manchi così tanto».
«Anche tu, come l’aria» ribatté l’altro, senza esitazione ma con voce sottile.
«Poi c’era anche Bobo ed è stato bello vederlo giocare con Amira e Mel… tre esseri così puri, era come assistere a… non lo so». Avrebbe detto la nascita di un fiore dai petali ruvidi e dai profumi intensi, ma Andy non avrebbe potuto capire, così si tenne per sé quel pensiero disegnato dall’emozione e lo catturò in un ricordo così vivido che ne sentì l’odore.
«Immagino» e lo faceva davvero, cercava di figurare la scena del piccolo e paffuto nipotino che giocava a tirare la coda di Mel o le orecchie di Amira. Rise appena.
Mika si limitò ad ascoltare quel suono roco, chiudendo gli occhi e immaginandolo vicino solo per un secondo. Poi quella domanda che chissà in che modo o perché si era infiltrata nella sua mente ore prima, gli sfiorò le labbra e abbandonò la bocca. Aspettò una risposta di Andy che tardò ad arrivare, poi il greco si schiarì la voce.
«Se preferirei che il nostro ipotetico figlio fosse vittima o carnefice?» domandò incerto, una nota di incomprensione nella voce.
Mika annuì e solo dopo un paio di secondi ricordò di aggiungervi un suono corrispondente.

Andy prese un lungo respiro e a Mika parve di sentire il rumore dei suoi ragionamenti. «Io non credo che sia così sempl-»
«Sì, lo so bene che il mondo non si divide in buoni e cattivi, vittime e carnefici, ma tu pensa a una situazione specifica… cosa preferiresti?»
«Io- non so, è davvero difficile, credo… sarei troppo egoista se dicessi vittima?» chiese, assonnato «Mika, perché me lo chiedi?»
«Non lo so» lasciò che il silenzio conversasse un po’ con entrambi e dicesse le cose più importanti.
«Avremo dei bambini, quando ci sarà più tempo» ancora una volta il biondo aveva colto il motivo dei suoi pensieri «Sarà bello, difficile, saremo stanchi – accennò una risata – ma sarà bello»
«Come questa giornata»
«Come questa giornata» confermò «Ce ne saranno altre mille».

Mika sentì gli occhi pizzicati dalla felicità e il sorriso gli si allargò talmente tanto da fargli male alle labbra. Non emise alcun suono. Si figurò Andy disteso sul suo letto nell’appartamento in Grecia, immaginò la luce lunare specchiarsi come una goccia di latte perlaceo nei suoi occhi d’oceano e d’improvviso lo colse una voglia irrefrenabile di stringerlo. Avvicinò un cuscino e lo cinse a sé.

«Ti sto abbracciando» mormorò all’altro
«Anch’io» rispose lui.

L’indomani entrambi si sarebbero sentiti stupidi per quelle parole, troppo orgogliosi per ammettere che quel momento sarebbe stato custodito come uno dei più bei ricordi che avessero. In quel momento però tutto parve perfetto, non c’era paura in quella loro dimensione, esisteva solo amore, protezione, vita.

«Mika» Andy spezzò un lungo silenzio con quel sussurro, consapevole che il compagno si era ormai abbandonato al sonno «Fai bei sogni».







Note: Ciao a tutti!
Scusate l'assenza, ma la sessione chiama e io ovviamente sono stata sommersa dallo studio. Mi dispiace dovermi ripresentare con un capitolo corto e poco interessante, ma le cose dolci forse sono meglio così, no? :')
Non so davvero come mi sia venuto in mente quello che ho scritto, o meglio sono stata ispirata da una foto risalente tipo al 2014 pubblicata su instagram, ma ecco... in realtà non sono esattamente il tipo da cose super romantiche (probabilmente si vede) comunque fatemi sapere cosa ne pensate, tornerò presto con altri capitoli, tempo permettendo.
Bacioni e grazie di commentare e leggere questi piccoli racconti!

 
   
 
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