Twenty-fourth
La ricostruzione del villaggio iniziò immediatamente e tutti
quelli che erano in grado diedero una mano, civili e non.
Tsunade si era risvegliata, ma era ancora piuttosto debole e,
infatti, non le era possibile ancora usare il suo jutsu per mantenere le
apparenze fisiche di una ragazza: le uniche che potevano vederla erano Shizune
e Sakura, le quali la aiutavano a recuperare le forze passandole del chakra.
Sasuke controllava come un falco la sua compagna di Team
affinché non si stancasse troppo e per questo era vittima delle prese in giro
di Shirai, la quale aveva recuperato il gatto, e Naruto, il quale veniva a sua
volta preso in giro per il rapporto che aveva con Hinata.
Infatti li si poteva vedere spesso vicini mentre aiutavano
nella ricostruzione di Konoha ed entrambi avevano sempre il viso rosso
d’imbarazzo.
Shirai ed Itachi si parlavano poco, poiché il ragazzo era
perennemente impegnato nella ricostruzione del quartiere dove risiedeva il suo
Clan: la ragazza era convinta che Fugaku e Hideki lo tenessero lontano da lei
di proposito, poiché Sasuke, sebbene fosse uno del clan, poteva fare quello che
voleva.
Si era anche riunita con Ayane, la quale le aveva dato un
pugno in testa proprio come Naruto, e Shisui, che invece le aveva sorriso e
ringraziata per aver protetto il suo stupido cuginetto.
Quando li aveva visti insieme, tenendosi per mano, Shirai
aveva quasi avuto un infarto: l’attacco di Pain non aveva quindi portato solo
dolore, ma anche piacevoli novità.
Infatti i due ora stavano insieme ufficialmente, con grande
sconforto per gli spasimanti di entrambi.
Grazie alle tecniche del mokuton di Yamato, alcune famiglie
avevano già delle case: si era data la precedenza a quelle con bambini piccoli
ed anziani, poiché meno resistenti al freddo di quei giorni.
Shirai, in compagnia di Sasuke, Hinata, Naruto e Ino, stava
aiutando nella ricostruzione del palazzo degli Hokage: riportare Konoha agli
antichi splendori sarebbe stato un lungo lavoro, ma ce l’avrebbero fatta.
*
Alcuni giorni dopo l’inizio dei lavori, Shirai ed Itachi
vennero convocati da Tsunade, la quale aveva recuperato il suo aspetto giovane,
anche se si notava comunque che era ancora stanca per la battaglia nella quale
aveva salvato parecchie vite con le sue lumache curative.
Entrando nella tenda si accorsero che vi erano anche Naruto
ed Hinata a rapporto: la ragazza del Clan Hyūga salutò i due con un garbato
inchino, mentre Naruto con il suo caratteristico ghigno.
Tsunade li fece sedere a terra, su dei cuscini e iniziò a
parlare: «Vi ho convocati qui perché ho ricevuto una richiesta da parte del
Raikage. Come sapete Killer Bee è in grado di controllare il suo Bijū ed è
convinzione sia mia sia del Raikage che potrebbe essere utile che Naruto impari
da lui come fare. Perciò manderò voi tre a Kumogakure, per i primi tempi,
appena la ricostruzione di Konoha sarà ad un punto accettabile».
«Tsunade-sama, perché noi tre?» chiese Shirai, esprimendo il
dubbio di tutti i presenti.
«Tu perché conosci bene il villaggio e hai già la fiducia
della popolazione, mentre Hinata ed Itachi verranno perché sono i futuri capi
dei loro Clan e mandarli in un villaggio straniero è indice di quanta fiducia
io riponga in Kumo» rispose la Godaime «Bene, ora sparite. Devo riposare ancora
prima di tornare a splendere come prima».
I quattro vennero congedati e fu Hinata la prima ad
esprimere i suoi dubbi sulla scelta della Godaime.
«Mio padre non la prenderà bene… Gli Hyūga sono molto restii
a lasciare un loro esponente in un villaggio straniero» disse la ragazza.
«Non credo potrà opporsi al volere della Godaime… E tu
Itachi, come la prenderà tuo padre?» rispose Shirai.
«Sarà una missione come un’altra per lui. Si fida di me e
delle mie capacità».
«E anche tu neh? Sei così poco modesto, Itachi! Dovresti
fare qualcosa per quel tuo ego, sai? Diventi insopportabile quando ti credi il
più forte di tutti» lo prese in giro Shirai, ricevendo uno sguardo annoiato dal
moro.
«Non pecco in modestia, Shirai. Mi limito a constatare
l’ovvio».
«Posso vomitare? Sei troppo altezzoso, davvero. Non eri così
quando ti ho lasciato… Sai, dovresti scontrarti con il Raikage e vedere chi
vince... Magari ti aiuterebbe ad abbassare quel tuo ego smisurato» disse
Shirai, scuotendo il capo di fronte all’incredibile orgoglio e sicurezza di sé
che Itachi – così come la maggior parte degli Uchiha- dimostrava in ogni
occasione.
«Proverò a chiedere se sarà disposto a battersi con me
quando arriveremo a Kumo» rispose lui.
«Speriamo che non ti distrugga l’autostima, Itachi» concluse
Shirai, prima di salutare ed andarsene.
Naruto ed Hinata erano rimasti a vedere tutta la scena e
capivano quanto Itachi fosse alterato dalle risposte di Shirai, la quale
sembrava essere l’unica a trattare normalmente il genio degli Uchiha e a questi
non sembrava fare molto piacere.
*
La ricostruzione del villaggio portò via molto tempo agli
shinobi di Konoha, nonostante gli aiuti mandati anche da altri villaggi tra cui
Suna e Kumo.
Shirai si era trovata molto bene con gli shinobi di Suna, trovando
Kankuro, fratello maggiore del Kazekage, uno spasso: era stato facile farci
amicizia, soprattutto grazie a Naruto, e da allora erano iniziate le prese in
giro per il suo strano trucco facciale.
Ovviamente Itachi osservava il loro continuo battibeccare da
lontano e non lo trovava per nulla divertente, tanto che suo fratello lo aveva
canzonato dicendo che se continuava a tenere quel cipiglio cupo nessuno avrebbe
avuto il coraggio di avvicinarsi a lui.
«Perché non lo ammetti di essere geloso, eh Nii-san? Sei
noioso sai?» gli disse Sasuke per l’ennesima volta.
«Non lo ammetto perché non lo sono, Sasuke».
L’Uchiha minore, ogni qual volta suo fratello rispondeva
così, alzava gli occhi al cielo: era convinto che ormai per Itachi non ci fosse
più speranza e che il morbo dell’idiozia di Shisui lo avesse colpito troppo
profondamente.
Anche se doveva ammettere che forse Shisui non era così idiota: dopo tutto era l’unico tra loro
tre ad avere una fidanzata e per giunta carina.
Sasuke non aveva ancora trovato la forza di ammettere
nemmeno a se stesso che si fosse preso una sbandata per quella noiosa di
Sakura, mentre Itachi era più che altro spaventato dalla prospettiva di perdere
l’amicizia di Shirai se si fosse confessato.
Tsunade aveva informato i quattro shinobi prossimi alla
partenza, che questa sarebbe avvenuta nella prima metà del mese di Aprile:
Shirai era entusiasta di tornare nel villaggio di Kumo, poiché lo considerava
la sua seconda casa.
All’uscita dal colloquio con Tsunade parlava allegra con
Naruto delle bellezze di Kumo e di quante cose diverse avrebbero mangiato:
Itachi la ascoltava con un cipiglio scuro sul volto, mentre Hinata sorrideva
all’allegria dei due.
Voltando i suoi occhi chiari verso l’Uchiha, di cui aveva
timore, lo vide particolarmente arrabbiato e si sforzò di chiedere cosa avesse.
«Non capisco tutto questo entusiasmo verso un villaggio
straniero» rispose l’Uchiha.
«Beh per lei non è un semplice villaggio straniero, ma il
luogo dove è nata sua madre e dove l’hanno accolta come una di loro» replicò
Hinata «Penso che anche io sarei contenta di rivedere coloro che mi hanno
accolta nonostante fossi una straniera, non credi anche tu Itachi-san?»
Itachi sbuffò, capendo di comportarsi come un moccioso, ma
non riuscendo a fare altro, non quando c’entrava Shirai.
« Credo che Naruto abbia un buon occhio per le ragazze. Sei
molto saggia, Hinata-san» le disse, facendola avvampare.
«Oh, ma Naruto-kun è innamorato di Sakura-chan da sempre…».
«Crescendo si cambia e si vedono le persone sotto altre
prospettive» replicò Itachi, guardando verso Shirai, che lui non vedeva più
come amica da qualche mese ormai.
*
La partenza dei quattro shinobi per Kumo era ormai alle
porte: Saori era stata dimessa da una settimana e quando aveva saputo che
Itachi sarebbe partito per tre settimane con Shirai, aveva dato di matto.
Alcuni dei vicini si erano spaventati sentendola urlare e
suo padre non sapeva più come prenderla: non poteva di certo andare contro il
volere dell’Hokage e nemmeno Fugaku.
Inoltre quest’ultimo aveva ricevuto anche alcune minacce,
nemmeno troppo velate, da sua moglie e il grande amore che questi provava per
Mikoto lo aveva fermato tanto e più che la paura per la Godaime.
Sasuke, invece, era piuttosto soddisfatto per la piega che
stavano prendendo gli eventi e con lui Shisui, il quale gongolava come non mai
e si divertiva parecchio a fare perdere la pazienza a Saori appena ce ne fosse
occasione.
La ragazza negli ultimi giorni era diventata l’ombra di
Itachi e lo seguiva ovunque, lasciandolo in pace solo quando era a casa: Sasuke
iniziava a temere che Shisui e Ayane avessero ragione e che, a breve, l’avrebbe
mandata al diavolo.
Per fortuna la partenza era prossima e Itachi era preso per
i preparativi, così come Shirai e gli altri del gruppo: i due amici si vedevano
poco, solo per gli allenamenti nei quali partecipava anche Kuro, il quale era
ormai prossimo ad acquisire la parola come suo fratello Shun.
Shirai non lo avrebbe portato con sé a Kumo, poiché aveva
timore che Killer Bee tentasse di eliminarlo: il Jinchūriki non aveva un
particolare affetto verso i felini, anche se non aveva mai rivelato il motivo.
Il giorno dodici aprile il gruppo scelto dalla Godaime per
la missione a Kumo era davanti ai portoni di Konoha: Sakura e gli altri erano
lì per salutarli, mentre Neji era lì per minacciare Naruto di una morte lenta e
dolorosa se solo avesse osato toccare in qualche strano modo sua cugina.
Saori era rimasta appiccicata ad Itachi tutto il tempo e non
voleva lasciarlo andare: Sasuke stava quasi per avvicinarsi e staccarla con la
forza, quando suo fratello si liberò da solo.
La ragazza lo guardò rattristata e, accortasi che Shirai li
guardava da lontano, afferrò il ragazzo dalla maglia e gli diede un bacio
davanti a tutti: Naruto ed Hinata divennero color pomodoro maturo per
l’imbarazzo, Sasuke si tratteneva dal vomitare ed uccidere Saori, mentre gli
altri si limitavano a guardarli con tanto d’occhi.
Shirai invece lanciava fulmini dal corpo, letteralmente.
Quella piccola vipera.
Lo ha fatto di proposito!
«Se avete finito il vostro spettacolino, è ora di andare»
disse con voce dura e rabbiosa, voltando le spalle, salutando tutti e scattando
fuori dal villaggio seguita da Naruto e Hinata, che mantennero le distanze da
lei per evitare di essere fulminati. Itachi salutò e scattò verso il gruppo,
affiancando immediatamente Shirai, con il rischio di essere colpito: le lanciò
uno sguardo di sbieco e capì che era furiosa. Decise così di tirare un po’ la
corda, facendole perdere ancora un po’ la pazienza. Dopotutto era divertente
farla arrabbiare, poiché diventava particolarmente adorabile quando lo era.
«Dovresti tenere le tue emozioni sotto controllo Shirai. La
tua gelosia ti annebbia il giudizio» le stuzzicò.
«Tch. Avvicinati e ti annebbio qualcos’altro e con quello
anche la possibilità di dare a Mikoto-san dei nipoti» rispose l’altra, mentre
una scossa minacciava di friggere Itachi.
Lui la guardò particolarmente divertito da tutta quella
rabbia e le disse sottovoce, affinché lo sentisse solo lei: «Se sei invidiosa
di Saori, la prossima volta lo lascerò fare anche a te, Shirai».
Poi scattò in avanti, seguito dalle urla di protesta di
Shirai, che lo etichettava come pervertito ai livelli di Jiraiya.
*
Il viaggio verso Kumo durò in totale quattro giorni
abbondanti e gli shinobi di Konoha giunsero alle porte del villaggio nella
tarda sera del sedici aprile.
Kumo era costruito seguendo il paesaggio del luogo, composto
da alti pinnacoli di roccia intorno ai quali erano costruite le abitazioni
civili e i luoghi di comando: il palazzo del Raikage sorgeva sulla montagna più
alta e aveva la forma di un’enorme palla di vetro, sulla cui parte alta vi era
quella che sembrava essere una foresta. Il villaggio era completamente nascosto
dalle soffici nuvole bianche dalle quali prendeva il nome.
Gli shinobi di Konoha vennero scortati a palazzo: una volta
vicini si accorsero che la struttura, nonostante fosse di vetro, era molto
solida.
Shirai spiegò loro che era studiata per resistere ai fulmini
e alle crisi del Raikage, che spaccava quello che trovava a tiro quando si
arrabbiava, con sommo dispiacere della sua assistente Mabui. L’intero edificio
era di colore blu e il kanji rappresentate il fulmine si erigeva ben visibile
davanti all’ingresso.
Si ritrovarono poi al cospetto del Raikage, il cui ufficio
era più grande di quello di Tsunade, con un’enorme vetrata dalla quale si
vedeva tutto il villaggio e il canyon nel quale era costruito: la scrivania era
molto grande e il pavimento ricoperto da una moquette di colore blu.
Sparsi per l’ufficio vi erano dei sacchi da boxe e altri
attrezzi usati dal Raikage per mantenere la forma fisica.
«Benvenuti a Kumogakure» disse l’assistente del Raikage,
mantenendo l’espressione seria: era una ragazza nei tardi venti, con capelli
albini, occhi azzurri e colorito abbronzato, ma in misura minore rispetto a
quello del Raikage, il quale era intento a fissare gli ospiti.
«Sono soddisfatto che la Godaime abbia accettato il mio
invito. E vedo che ha mandato shinobi di una certa levatura per accompagnare
Uzumaki Naruto. Mi è giunta voce del tuo scontro con Pain. Ne sono
impressionato» disse il Raikage, mentre Naruto cercava di contenere l’imbarazzo
« E poi abbiamo il genio del Clan Uchiha. Sarà un piacere averti al villaggio,
soprattutto se vorrai scontrarti con qualche shinobi di qui. E infine abbiamo
la futura erede del Clan Hyūga. Un’ottima squadra non c’è che dire».
Aveva ignorato Shirai di proposito, la quale aveva una vena
pulsante sulla tempia destra per il nervoso, ma gli allenamenti con Itachi non
ne avevano solo temprato il fisico, ma anche la mente: respirò profondamente e
sorrise al Raikage, che rimase stupito dalla sua reazione.
Ghignò e disse: «Vedo che qualcuno ha domato in parte il tuo
caratteraccio».
«Mi chiedo quando nascerà qualcuno in grado di domare il
tuo, Raikage» rispose Shirai, mentre Mabui annuiva vigorosamente.
Il Raikage decise di far finta di nulla e ordinò alla sua
assistente di accompagnare gli shinobi nell’appartamento che gli era stato
riservato al villaggio. Avrebbero abitato sotto lo stesso tetto, così da
ridurre il rischio in caso di attacco: se si fossero trovati tutti nello stesso
luogo sarebbe stato difficile attaccarli ed inoltre le autorità di Kumo
potevano tenerli d’occhio con un numero minore di guardie.
*
Gli shinobi di Konoha vennero accompagnati per il villaggio
da Shirai che in quattro anni aveva conosciuto ogni antro e via dello stesso:
molti civili e shinobi di passaggio si fermavano a salutarla, lanciando sguardi
curiosi ai suoi compagni.
Anche in questo villaggio Itachi aveva iniziato a riscuotere
il solito successo che aveva con le ragazze, ma anche Naruto non scherzava:
molte di loro lo conoscevano come “Salvatore di Konoha” o “Eroe che ha
sconfitto Pain” e lui si godeva le attenzione del gentil sesso, che a Konoha
erano poche poiché la maggior parte lì lo conosceva come dobe.
Shirai vide da lontano la chioma bionda di Shi e lo
raggiunse salutandolo con un abbraccio e un sorriso: lo shinobi era in
compagnia di Samui e Omoi, i quali informarono la kunoichi che Karui era in
missione con Darui.
«Per una volta non dovrà impazzire per i tuoi sproloqui, neh
Omoi-san?».
«I miei non sono sproloqui. Sono lo studio delle possibilità
che potrebbero accadere se ci fossero le giuste cause. Per esempio: se io ci provassi
con te, Shi-san e Uchiha-san mi attaccherebbero, se mi attaccassero reagirei e
se li ferissi il patto di pace con Konoha sarebbe rotto» disse Omoi, mentre
Shirai scuoteva il capo, sconfitta: non sarebbe mai cambiato.
«Dov’è Bee-san?».
«È ad allenarsi» rispose Shi, sapendo che Shirai conosceva
il luogo dove l’Hachibi si migliorasse.
«Andiamo, vi mostro il luogo dove Bee-san si sta allenando»
disse ai suoi compagni di squadra, mentre Shi si propose di accompagnarli con
grande scorno da parte di Itachi, che da quando era giunto a Kumo non aveva
aperto bocca.
In poco tempo raggiunsero una delle montagne più nascoste,
all’interno della quale era costruito un tempio, situato alla fine di una lunga
scalinata alla base della quale vi era un grande spiazzo circolare di terra
battuta.
Killer Bee, avendo già percepito il chakra degli stranieri
in avvicinamento, li stava aspettando: quando se li trovò davanti, iniziò con
il suo stupido rap.
«Vedo che sei tornata, razza di imbranata, yo!» disse il
jinchūriki, rivolgendosi a Shirai « E hai portato degli amici! Lascia che te lo
dica, che tette ha la tua amica!» aggiunse, rivolgendosi ad Hinata, che divenne
color pomodoro e rischiò di svenire, mentre Naruto era in imbarazzo, così come
gli altri.
«Bee-san, per favore basta con queste rime orrende! Ho
passato quattro anni ad ascoltarle e le mie orecchie ancora sanguinano quando
le ricordo» protestò Shirai.
«Ora voi andatevene, lasciatemi solo con Naruto. Vediamo se
il Kyūbi mi darà il benvenuto!» disse Killer Bee e gli shinobi ubbidirono,
scattando verso il villaggio.
«Andrà bene lasciarlo solo con lui?» chiese Hinata.
«Sì, non ti preoccupare. Bee-san è un uomo d’onore e degno
di fiducia. È l’unico jinchūriki in grado di controllare e collaborare con il
proprio Bijū e sono sicura che riuscirà a dare una mano a Naruto, anche se il
Kyūbi non è un campione di simpatia» disse Shirai, mentre atterravano con
agilità sul balcone dell’appartamento assegnato loro.
Non era molto grande: due stanze, due bagni, una cucina
unita al soggiorno,una dispensa e due balconi.
Le due stanze erano molto spartane: avevano due letti
singoli in ognuna, con coperte di colore tenue, pareti bianche, una finestra
per arieggiare e una scrivania di legno chiaro.
I bagni avevano la doccia, i sanitari necessari, un grande
specchio ed erano tinteggiati con colori tendenti al giallo.
La cucina non era grande, ma fornita di un frigorifero
capiente, di un lavandino in acciaio lucido, il fornello a quattro fuochi e un
ripiano dove preparare da mangiare.
I primi che andarono a farsi la doccia furono Itachi e
Hinata, mentre Shirai si preoccupava di preparare qualcosa da mettere sotto i
denti: Shi se n’era andato, nonostante l’invito a restare a cena, poiché doveva
portare il rapporto della sua ultima missione al Raikage.
Shirai si mise a preparare il ramen, così da far felice il dobe, e stava tagliando proprio il naruto, quando Itachi uscì dalla doccia:
la ragazza si voltò per dirgli di apparecchiare la tavola, ma trovarselo
davanti con i capelli sciolti e bagnati le bloccò la parola.
Si voltò di scatto, sperando che l’Uchiha non avesse visto
né il rossore né la bava che le cadeva dal labbro – era sicura che ci fosse!-,
e lo sentì avvicinarsi: era talmente tesa che si tagliò il polpastrello.
«Itai!» esclamò, tenendosi il dito ferito.
Itachi si avvicinò e, afferrando un fazzoletto le tamponò il
dito: «Sei sempre maldestra» le disse, guardandola con i suoi occhi scuri.
Ohi, Shirai! Che
diavolo ti prende? Non hai mai avuto problemi con la vicinanza di Itachi!
Lo so, coscienza del
cavolo, ma non ci posso fare nulla se mi mette in agitazione? Da quanto ha gli
occhi così scuri?
Li ha sempre avuti,
baka. Solo che ora te ne sei resa conto, perché non lo vedi più come amico.
Non è vero!
Il conflitto interiore che Shirai stava avendo era visibile
all’esterno dall’aggrottarsi delle sopracciglia, che fece incuriosire Itachi:
«Cosa sta succedendo in quella testa bacata che ti ritrovi?»
le chiese, facendola sobbalzare.
«Assolutamente nulla!» rispose prontamente la ragazza,
sfilando il dito ferito dalle mani di Itachi, il quale aveva applicato un
cerotto recuperato dalla cassetta di pronto soccorso in bagno.
Itachi la guardò divertito: lo vedeva l’imbarazzo che la sua
vicinanza le procurava ed era uno spasso portarla al limite.
Così appena lei si volse per continuare a tagliare le
verdure e la carne per il ramen, le si mise alle spalle, poggiandosi lievemente
alla sua schiena con il petto e sentendola tendersi immediatamente: era proprio
incapace di nascondere le sue sensazioni, povera anima.
«Cosa prepari?» le chiese, facendo ben attenzione a dirlo
direttamente all’orecchio di Shirai, la quale rabbrividì da capo a piedi
aumentando il divertimento di Itachi.
«Il ramen» rispose Shirai con voce forzatamente ferma «Devi
per forza starmi così appiccicato? Non riesco a tagliare la carne».
«Voglio vedere come cucini, ti crea problemi?» le chiese.
«No, ma dammi spazio» rispose, dandogli una leggera
gomitata, che però non ebbe l’effetto sperato: infatti Itachi non si spostò di
un millimetro, iniziando a seguirla in ogni movimento che faceva in cucina.
Shirai era ormai al limite della sopportazione, quando una
vocina flebile attirò le attenzioni dei due: non era mai stata più felice di
vedere Hinata.
«Etto…
Shirai-chan, il bagno è libero. Vai pure, finisco io di cucinare» disse la
Hyūga, con un notevole imbarazzo: cosa stava facendo Itachi così appiccicato a
Shirai?
«Arigatō, Hinata-chan. Vado!» disse Shirai, felice di poter
sgusciare via dalla presa di Itachi, il quale ghignava divertito dalle reazioni
esageratamente imbarazzate che l’ amica aveva nei suoi confronti.
Rivolse poi le sue attenzioni ad Hinata, che sembrava sul
punto di dire qualcosa, ma non ne trovava il coraggio. Così decise di darle una
mano ad esprimersi:
«Hinata-san, hai qualcosa da dirmi? Non ti preoccupare:
l’unica che riesce a farmi perdere la pazienza è Shirai» le disse, vedendo che
sorrideva leggermente, segno che anche lei –come tutta Konoha- se n’era accorta.
«Volevo solo chiederti di non giocare con lei, Itachi-san.
Shirai ha perso una persona molto cara qui a Kumo e non voglio che soffra
ancora per il tuo divertimento» disse convinta e senza giri di parole la Hyūga
guardando il suo interlocutore con sicurezza.
«Non ti preoccupare. Non sto affatto giocando» la rassicurò
con un sorriso, facendola stupire.
Aveva forse Uchiha Itachi appena ammesso che Shirai Nakamura
era più che un’amica per lui?
Shirai intanto era rinchiusa in bagno e aveva aperto l’acqua
solo per dare l’impressione che si stesse già lavando, quando invece era
impegnata a riprendere la normale respirazione: Itachi così vicino non era un
toccasana per la sua salute.
Non quando aveva ancora addosso il forte profumo del bagno
schiuma al muschio bianco, che l’aveva portata ad immaginarselo sotto la doccia
nell’atto di insaponarsi.