Soluzione estrema
“Alex!”
Kara era nascosta in bagno il cellulare premuto contro l’orecchio.
“Cosa succede?”
Domandò la sorella. “Sono leggermente
occupata.”
“Credo
che tu abbia ragione… credo che non sia più solo un gioco… credo che Lena possa
essere un tantino… ehm… presa da me.”
“In che senso?”
Chiese Alex, sullo sfondo a Kara sembrò di sentire dei colpi d’arma da fuoco.
“Nel
senso che ho fatto la pazza e lei non ha neanche protestato! Anzi, voleva
baciarmi!”
“Baciarti?”
Chiese Alex. “Avevi detto che stavate
flirtando! Non che eravate già ai baci!”
“Flirtare
significa baciarsi, no?” Chiese, poi agitò la mano. “Non importa, dimmi cosa
devo fare.”
“Chiedi a me cosa fare? Sei tu che
ti sei messa in questo casino.”
“Ti
prego, Alex!” La supplicò disperata. Non voleva fare dal male a Lena, era una
persona meravigliosa!
“Oh, e va bene! Cosa dice la tua
lista?”
“Nulla!”
Kara aprì il blocco bloccando il cellulare tra la spalla e l’orecchio. Con gli
occhi guardò i suoi punti, senza trovarvi nessun aiuto.
“Ok… senti, c’è un’ultima cosa che
puoi fare.”
“Sì?”
Chiese Kara, dubbiosa.
“Portala a casa.”
“Cosa?”
Domandò, anche se aveva capito benissimo.
“La conosci da cinque giorni,
portala a casa, funzionerà. È estrema come soluzione ma...”
“A
casa… da Eliza?”
“Sì.”
“Verrai
anche tu?”
“Kara io…”
“Per
favore! Non posso farlo da sola!”
“Va bene, ma solo perché non ho
tempo di discutere. Ora, vai da lei e dille che vuoi portarla via per il
weekend, senza dirle dove e poi la porti a Midvale.”
“Ok…
grazie Alex.”
Con
un mugugno la chiamata si chiuse. Kara si osservò allo specchio e si chiese
cosa diavolo stesse facendo.
Kara
tornò mentre lei stava cercando di sistemare le foto sulla scrivania di modo da
essere l’unica a vederne il contenuto. Si fermò sorridendo alla ragazza.
“Va
tutto bene?” Le chiese, cercando di interpretare l’espressione del suo viso.
“Sì.”
Le disse soltanto la giovane.
“Sei
sicura? Perché se è successo qualcosa, qualsiasi cosa che ti ha infastidito o…
non lo so, puoi dirmelo.” Le indicò il divano e si sedette, sorridendo nel
vedere la giovane imitarla.
“Tu
sei perfetta e… mi piaci, ma…”
“Anche
tu mi piaci, molto.” Lena sentì il cuore accelerare, l’avrebbe lasciata? Non
era molto brava con le relazioni ed era facile che avesse fatto qualcosa che aveva
spaventato la ragazza. Si era mostrata troppo vulnerabile? Troppo poco?
“Oh…”
Kara arrossì, sorridendo un pochino, i suoi occhi si alzarono ad incontrare
quelli di Lena che sorrise.
“Credevo
di averlo reso chiaro.” Allungò la mano, appoggiandola sul ginocchio di Kara,
fino a trovare le sue mani, intrecciate. Si tese in avanti, questa volta Kara
non si sottrasse, ma incontrò le sue labbra e rabbrividì.
Lena
sorrise, no, non l’avrebbe lasciata.
“Stavo
pensando… ti piacerebbe andare da qualche parte questo weekend? Potrei avere
un’idea…”
“Questo
weekend?” Lena pensò ai numerosi incontri, conferenze e appuntamenti che aveva,
ma annuì. “Certo, posso liberarmi. L’importante è che siamo qua per il party dei donatori del National City’s Museum.”
“Devo esserci anche io a quel party,
torneremo in tempo.” Assicurò Kara.
“E, ovunque tu voglia andare ci
andremo in automobile, vero?” Chiese con un brillio di paura negli occhi.
Questa volta Kara rise.
“Promesso.”
Quando
il suo appuntamento delle undici, un ingegnere che l’avrebbe affiancata al
progetto che stava ideando per la FlyStar, si
presentò Kara la salutò, i suoi occhi erano timidi, ma brillavano.
Ce
la stava facendo. Per un attimo si torse le mani, osservando la città sotto di
lei. Poi annuì, poteva far funzionare una cosa nella sua vita, sì, poteva.
***
“Starai via tutto il weekend?” Chiese
Cat, seduta sulla sua scrivania, mentre sfogliava i
suoi appunti.
“Sì.”
“Con lei? A casa tua?”
“Sì.” Confermò e gli occhi di miss
Grant si alzarono a fissare i suoi.
“Bene.” Disse soltanto. “Ci vediamo
al party del National City’s Museum.”
***
Venerdì nel tardo pomeriggio chiese
in prestito la macchina del capo di Alex, un amico di vecchia data della sua
famiglia, e andò a prendere Lena.
“Una Chevrolet Deluxe del 1952! Kara,
sei piena di sorprese!” La accolse Lena che per l’occasione indossava un paio
di semplici jeans, una camicia verde e aveva i capelli sciolti sono trattenuti
da un paio di occhiali da sole.
“Io… non sapevo fosse… come hai detto
che si chiama?”
Lena rise.
“Lex aveva
una vera e propria passione per le auto, qualcosa l’ho imparato e la tua
Chevrolet è un piccolo gioiello.”
“L’ho presa in prestito da un amico.”
Ammise, mentre apriva il bagagliaio e Lena vi sistemava la sua valigia.
“Un amico generoso.” Commentò la
giovane passando la mano sulla carrozzeria.
“Devi sapere una cosa, prima che
partiamo.”
Lena alzò lo sguardo, stupita dal
tono serio assunto dalla giovane.
“Sì?” Chiese.
“Chi guida sceglie la musica.”
Un ampio sorriso illuminò lo sguardo
di Lena.
“E così sia.” Accettò. “Ma dovrai
lasciarmela provare, almeno per qualche chilometro.”
“Va bene…” Acconsentì Kara e Lena
ridacchiò nel vedere la fatica con cui aveva accettato.
“Ti lascerò la delega per la musica.”
Concesse e allora Kara annuì con più decisione.
“Andiamo?” Chiese poi la donna e si
misero in viaggio.
Dopo un paio d’ore Lena indicò a Kara
di fermarsi e insieme ammirarono il sole tramontare sul mare.
“Non è magnifico?” Chiese Lena,
mentre gli ultimi raggi del sole brillavano sull’acqua.
Kara che osservava la ragazza fissare
il tramonto annuì piano. Era meravigliosa.
Lena si voltò e intercettò il suo
sguardo. Sorrise. Si baciarono mentre il cielo da rosa e arancio diventava
scuro.
“Dobbiamo andare…” Disse dopo un po’
Kara.
“Giusto… ancora lontano?” Le chiese
la giovane Luthor, non aveva mai chiesto la loro
destinazione, come se non fosse importante il dove, ma con chi viaggiava.
“Una mezz’ora.”
Ripartirono e Kara rilassata,
canticchiò le sue canzoni preferite, arrossendo appena nel sentire il sorriso
di Lena brillare per lei.
Era ormai buio quando Kara svoltò in
un piccolo vialetto e parcheggiò davanti ad una bella casa. Lena si era
aspettata un albergo, una pensione, persino un bed and breakfast sulla costa,
di certo non una casa privata in un paesino chiamato Midvale…
Una donna aprì la porta e uscì dalla
casa, aveva un ampio sorriso dolce sulle labbra e Lena si sentì raggelare.
“Kara!” Disse la sconosciuta e
strinse tra le braccia la giovane appena scesa dall’auto. Lena prese un
profondo respiro e scese a sua volta, la donna si separò da Kara per guardarla.
“Benvenuta, Lena! Mi fa molto piacere che Kara ti abbia portato qua, non porta
mai nessuno!” Kara arrossì, mentre la donna rideva.
“Lena.” Disse poi la giovane. “Ti
presento mia madre: Eliza.”
Non era possibile…
Lena sorrise, tese la mano e si
ritrovò in un abbraccio.
“Spero non ti dispiaccia.” Le mormorò
la donna stringendola qualche secondo in più.
Kara la guardava con evidente
tensione, malgrado il sorriso, e Lena scosse la testa e poi sorrise di nuovo
cercando di dare un po’ più di sincerità alla sua espressione.
“Non me lo aspettavo, ma sono
contenta di conoscerla.” Riuscì a dire.
“Oh, per favore, dammi del tu. Forza,
entrate, la cena è pronta.” Guardò la figlia che apriva il baule e ne estraeva
le valige. “Ho preparato la torta di mele.” Fece presente.
“Sì!” Kara esultò come se la sua
squadra avesse segnato e Lena scosse la testa divertita, malgrado tutto.
Entrarono in casa ed Eliza fermò subito Kara che si stava dirigendo verso le
scale.
“Non vorrai dormire nella tua vecchia
stanza! Ti ho preparato la camera degli ospiti nella dependance.”
Kara arrossì e Lena si ritrovò a
sorridere, comprendendo perfettamente i pensieri che passavano nella mente
della giovane.
“Grazie mille, è un pensiero gentile.”
Disse alla donna che annuì.
“Mettete tutto di là, lavatevi le
mani e venite a tavola.” Ordinò.
Kara, la testa bassa e le orecchie
rosse la guidò verso un corridoio, attraversò una veranda coperta e poi la fece
entrare nelle stanze che avrebbero occupato durante quel weekend.
Il letto, come aveva immaginato Lena,
era uno solo ed era matrimoniale.
“Non dobbiamo per forza dormire
assieme… sai, non ho detto a mamma che ci conosciamo solo da una settimana,
quindi…” Scosse la testa, alzando le spalle, fingendo una certa indifferenza,
mentre aveva il viso rosso.
Lena posò la sua valigia e si guardò
attorno.
“Quindi questa è la casa in cui sei
cresciuta?” Chiese.
“Sì.”
“Non mi aspettavo di vederla tanto
presto…” Commentò e Kara alzò lo sguardo su di lei, attenta.
“Pensavo che fosse giusto farti
conoscere la mia famiglia…”
“Tua mamma sembra molto diversa dalla
mia.”
Kara impallidì, guardandola per un
lungo istante, sembrava essersi resa conto solo in quel momento di quanto
l’argomento famiglia fosse problematico per lei.
“Oh…” Disse soltanto. “Non avevo
pensato… non volevo ferirti…”
“Non lo hai fatto.” Assicurò.
Sedendosi sul letto e passando la mano sul morbido copriletto.
Era terrorizzata all’idea di
conoscere la famiglia di Kara. Se avesse saputo di certo non sarebbe andata lì
con lei, ma ormai non poteva tirarsi indietro, non senza ferire Kara e
allontanarla.
“Avevi detto che ti sarebbe piaciuto
conoscere mia sorella.” Affermò allora Kara e Lena si voltò sorpresa, mentre la
ragazza arrossiva.
“Alex?” Chiese ricordando i numerosi
racconti.
“Sì, arriverà domani per cena.”
“Va bene.” Calmò un’altra ondata di
panico, passando una seconda volta la mano sul letto, questa volta però
incontrò le dita di Kara. Alzò lo sguardo e si specchiò nei suoi occhi.
Non le disse nulla, così come lei non
disse niente, rimase solo lì a guardarla, poi le accarezzò il viso.
“Andiamo?” Disse alla fine.
“Sì.” Annuì.
Poteva farcela.
Neanche sull’aereo l’aveva vista così
tesa. No, non era tesa, era… lontana. Come se aspettasse di essere criticata,
giudicata, ferita.
Non voleva farle del male, pensò per
l’ennesima volta.
Allungò la mano e la posò sulla
coscia della giovane. Lena spostò la mano e intrecciò le loro dita.
Eliza tornò dalla cucina e posò un fumante
arrosto al centro del tavolo.
Poi si bloccò.
“Non sei vegetariana, vero? Non ho
pensato di chiederlo a Kara…”
“No, non lo sono. Sembra un arrosto
delizioso.” Assicurò Lena e strinse un poco la mano di Kara.
La donna le sorrise e poi iniziò a
distribuire le pietanze. Kara divorò ogni cosa con famelica gioia, mentre Lena,
accanto a lei, mangiò decisamente più del solito, evidentemente cercando di
mostrare il proprio apprezzamento. Al dolce però dovette dire di no e Kara fu
più che felice di mangiarsi anche la sua parte.
Man mano che la serata andava avanti
Lena sembrò rilassarsi e quando fu abbordato il soggetto scienze lei e Eliza si persero in complicati e, per lei, incomprensibili,
dibattiti.
La serata stava andando bene. Kara
sorrise mentre prendeva i piatti e iniziava a sparecchiare.
Oh…
Si bloccò. Forse, ‘bene’, nella sua
situazione non era quello che serviva.
Kara si alzò e Eliza
le sorrise.
Lena che si era sorprendentemente
rilassata sentì di nuovo la tensione salire.
“Mi aspettavo una ragazza da Alex,
non da Kara.” Le disse.
Lena cercò qualcosa da rispondere, ma
la donna rise.
“Vi conoscete da poco, non è vero?
Kara sembra estremamente attenta ad ogni tua piccola espressione.”
“Da una settimana…” Ammise.
“Oh, beh, deve essere importante se
ti ha portato qua.” Sorrise. “Sono felice che l’abbia fatto.”
Lena si trovò ad annuire.
“Ne sono felice anche io.”
“Di cosa state parlando?” Domandò
Kara tornando dalla cucina. “Ancora di ricostruzione cellulare accelerata?”
“Stavo dicendo a Lena che vado a
prendere i vecchi album delle foto.”
“Mamma, no!” Esclamò lei e la donna
rise, mentre si alzava e andava a cercare i famosi album tra le suppliche di
Kara.
“Stai bene?” Le chiese però Kara
guardandola, quando Eliza fu lontana.
“Sì.” Mormorò Lena e la giovane,
lanciato uno sguardo verso la porta dov’era sparita Eliza,
le diede un bacio sulle labbra. Al quale Lena non poté fare a meno di
sorridere.
Forse avrebbe dovuto smettere di
farlo…
Note: Che dire? Sono giunte le risposte che aspettavate? Vi si è accesa qualche lampadina?
Vediamo: di cosa siamo certe? Kara e Lena sono assieme a Midvale e dovranno condividere il letto… ce lo facciamo bastare? ;-)
Siete state rapidissime nel commentare, quindi mi è sembrato giusto darvi subito un nuovo capitolo. Per il prossimo però, potrei essere di nuovo incasinata tra gli impegni, quindi chiedo scusa in anticipo per un eventuale ritardo.