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Autore: AkashaTheKitty    20/07/2009    11 recensioni
A volte si è una megera in un corpo di ninfa. Ed a volte si è solo una strega che tenta di nascondere la ninfa che è in sé.
Fanfiction vincitrice dei Dramione Awards nella categoria Best Short Story e runner up nella categoria Best Draco.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buon lunedì :p

Ed ecco qui anche il quarto capitolo di questa fic ^^

Grazie a poppi (e già, Hermione non si può certo lamentare XD), a semplicementeme (Sveglia, Hermione, ma mica troppo XD Io sostengo sempre che lei è scema e lui cretino, quindi sono perfetti l'uno per l'altra *O* :p), alla Moglia (tuuuuuuuuuuuuuuuuutto per te, quello stalker *O* XD Non sono sempre più idioti, questi due? *O* Credo che riconoscerei i "Draco" e le "Hermione" di Akasha dappertutto solo vedendo a quanto siano idioti *annuisce* XD :p) e a Manu (*riprova a sputacchiare *O* * Draco sa sempre come descrivere Ron con parole precise e puntuali *O* Per questo lo amiamo tutte tanto *O* XD *saluta Elena!*) per i loro commenti ^^

Buona lettura :)

Kit 05


Titolo: The Nymph Hunt
Titolo del capitolo: Capitolo 4
Autore: AkashaTheKitty
Link alla versione originale: Link
Rating: PG13
Personaggi: Draco, Hermione
Genere: Romantico, Commedia
Note: EWE!


“Quindi… hai detto che l’ha consegnata un gufo marrone?”

Hermione annuì. “Sì.”

“Che specie?”

“Adesso dovrei sapere le specie a cui può appartenere un ‘gufo marrone’?” Hermione guardò di sfuggita Malfoy, facendo in modo che la sua espressione comunicasse una certa dose di fastidio.

Lui sospirò con irritazione. “E’ il tuo lavoro saperlo!”

“I gufi non sono così magici, ma se dovessi mai avere l’incarico di catalogare i gufi marroni indigeni della Gran Bretagna, te lo farò sapere.”

“Va bene. Quanto grande era?”

Hermione si massaggiò stancamente le tempie. Creare un falso messaggio da parte di ‘Lethe’ non era probabilmente stata la sua idea migliore. “Direi che fosse… grande come un gufo.”

“Grande come un gufo?” Appoggiò le mani sulla scrivania e si chinò in avanti, una postura alquanto intimidatoria, in effetti. Di certo non era divertito. “Ti stai prendendo gioco di me, Granger?” La sua voce aveva quel tono di calma serica che avvisava di come fosse giunto il momento di scappare.

“Cosa vuoi che ti dica?” chiese lei.

“Voglio che tu mi dica di quel maledetto gufo, ecco cosa voglio!”

Era veramente infuriato. Hermione era ancora piuttosto scioccata dalla sua reazione. Non perché ci fosse rimasto male, ma per la pura intensità delle sue emozioni. A quanto pareva, ‘Lethe’ era riuscita davvero a entrargli sotto pelle.

E ora ‘lei’ gli aveva spedito un messaggio in cui dichiarava di sapere benissimo chi lui fosse e di come avessero passato una serata piacevole insieme, ma non era davvero interessata ad andare oltre, e gli chiedeva quindi di non cercarla ulteriormente.

Era palese che Malfoy avesse deciso di ignorare l’ultima parte.

“Ti ho detto quello che so!”

“Aveva delle macchie?”

“Macchie?”

“Sì, macchie, striature, qualunque cosa che possa aiutarmi a identificarlo!”

Hermione lo fissò, incredula. “Era un gufo. Vai in guferia e probabilmente troverai duecento gufi marroni, ma non riuscirei a distinguerne uno dall’altro!”

“Maledettamente inutile,” grugnì. “Come hai potuto non osservare un semplice gufo?”

“Magari perché non sono così ossessionata come te!”

Hermione aveva sperato di sentirsi meglio dopo aver spedito quel messaggio, ma così non era. La porta dell’ufficio di Malfoy era stata aperta quando lui aveva letto la nota, e lei aveva visto l’espressione sul suo volto. Per un lungo istante era rimasto immobile, a fissare quel rifiuto – che ora Hermione rimpiangeva di non aver scritto con un tono più gentile, ma il suo unico obiettivo era stato quello di farlo desistere – e poi quell’orribile espressione di abbattimento si era nuovamente impressa sul suo viso.

Naturalmente, il passo successivo era stato la rabbia. Hermione suppose di doversi ritenere fortunata che avesse trascorso le fasi peggiori vandalizzando il suo ufficio, prima di marciarne fuori e pretendere delle risposte da lei.

“Io potrei essere ossessionato, ma tu sei un inutile spreco di spazio!” le urlò di rimando. “Va’, torna a preoccuparti dei documenti per i tuoi folletti e per i tuoi gnomi da giardino! A chi importa delle persone, giusto?”

Hermione fissò la porta a lungo, dopo che lui l’aveva sbattuta dietro di sé, con gli occhi sbarrati per lo shock e una sensazione che sembrava sospettosamente simile al dolore.

*****


Le cose non migliorarono molto nei giorni successivi. Hermione scoprì che un Malfoy lunatico era definitivamente peggio di un Malfoy deridente. Fortunatamente, non sfogò più la sua furia su di lei, ma l'atteggiamento nei suoi confronti rimase indubbiamente glaciale.

Quell’ufficio era diventato un posto davvero freddo e solitario in cui lavorare.

Capiva il suo bisogno di incolpare qualcuno per quel messaggio e, in quel momento, lei era il bersaglio più facile – il fatto che fosse anche il bersaglio giusto era pura ironia.

Ogni giorno era peggiore del precedente. Non perché fosse effettivamente peggiore di per sé, ma perché non cambiava nulla, e la situazione la stava divorando. Non le piaceva quell’ambiente improvvisamente ostile. Non che in passato fosse stato amichevole, ma era indubbiamente diverso, ora. Era molto più freddo. Perché Malfoy non riusciva a lasciarsi alle spalle quella storia e tornare al normale? Lei avrebbe dato di tutto pur di vederlo tornare a sbuffare sullo stato dei suoi capelli.

Poteva solo immaginare la sua reazione se gli avesse rivelato la propria identità. Se riusciva a odiarla così appassionatamente solo per non aver notato dei segni peculiari su di un gufo, l’avrebbe assassinata se avesse scoperto che era stata lei a imbrogliarlo, fin dall’inizio. A chi importava che lei non avesse avuto intenzione di imbrogliare nessuno?

Non credeva che sarebbe stata in grado di gestire la forza di un odio del genere.

Sentendosi miserabile, si preparò per un altro pranzo solitario alla propria scrivania. Di norma, quando si sentiva così, cercava Harry, ma era da un paio di settimane che non si faceva vedere al Ministero. Era sicuramente via, in una qualche missione, a raggiungere la sua quota mensile di avventure. Inoltre, lei avrebbe dovuto mantenere il muso nei suoi confronti, per aver assegnato Malfoy al suo dipartimento, in primo luogo.

Che disastro.

Il fatto che Malfoy fosse lì presente rendeva le cose ancora peggiori. Non era semplice ignorare il silenzio come quando era da sola.

Non poteva fare assolutamente bene alla sua digestione.

“Perché non esci mai?”

Hermione quasi si strozzò sul panino quando Malfoy le parlò. Era un’esperienza così nuova e scioccante dopo giorni di silenzio prolungato. “Alcuni di noi lavorano, qui,” riuscì a dire, prima di ingoiare il boccone che aveva in bocca.

“Voglio dire, per pranzo. C’è un bar, sai. Con delle persone. Che pranzano.”

Lei lo guardò torva a quel sottolineare l’ovvio, ignorando quell’inspiegabile sollievo eccitato per il fatto che lui le stesse parlando. “Non ho mai visto te andare lì.”

Lui si limitò a inarcare le sopracciglia. “Dubito, sinceramente, che stessi aspettando che ci andassi io, il che significa che stai evitando di rispondere.”

Hermione scrollò le spalle, troppo mentalmente esausta per preoccuparsi di quello che lui sapesse. “Non conosco nessuno, lì, comunque. Qui, almeno, posso portarmi avanti con il lavoro, mentre mangio.”

Lui la guardò scuotendo il capo. “Non tutto gira attorno al lavoro, Granger. Perché non riesci a capirlo?”

Si voltò per andarsene, ma lei lo fermò. “Perché non ci vai mai tu, a quel bar, allora?”

Un’esitazione, e per un momento lei pensò che non avrebbe risposto.

“Non mi vogliono, lì.”

Hermione sbatté le palpebre e aggrottò la fronte. “Chi? Cosa?”

Malfoy si voltò, parzialmente, con un ghigno sardonico. “Non fare la sorpresa, Granger. Nemmeno tu mi vuoi qui. Tutti sanno che sono stato costretto a lavorare in questo posto, e tutti sanno perché. È un affare di pubblico dominio. Chiunque può andare a guardare ogni singolo dettaglio, e immagino che la maggior parte della gente l’abbia fatto mesi fa.”

“Quindi?” chiese lei, sempre più perplessa. “Non sei l’unico che era schierato dall’altra parte, durante la guerra. Non sei nemmeno l’unico che ha cambiato parte. Non sei neanche l’unico che lavora temporaneamente al Ministero, in un posto di basso profilo, come punizione.”

“No,” mormorò lui. “Ma io sono l’unico Malfoy. ‘I Malfoy non hanno cambiato le proprie alleanze per ambizione o guadagno. Anzi, hanno rinunciato all’ambizione personale per aiutare il lato della luce. La logica avrebbe dovuto suggerire a Narcissa Malfoy néé Black di tradire Harry James Potter nel momento del bisogno a fronte di una promessa per una posizione di gloria, e il fatto che non l’abbia fatto mostra chiaramente come abbia riconosciuto lo sbaglio delle proprie posizioni e abbia cercato di porvi rimedio. E non dimentichiamo: se non avesse coraggiosamente mentito di fronte a Tom Marvolo Riddle, a.k.a. Lord Volemort -” sussultò a quelle parole “- allora la conclusione della guerra sarebbe stata, in tutta probabilità, del tutto indesiderabile.”

Hermione si limitò a fissarlo.

Malfoy alzò gli occhi al cielo. “Credevo fossi stata una delle prima a guardare la documentazione del processo. È parte dell’arringa difensiva che ha scagionato la mia famiglia da gran parte delle accuse. Un’accozzaglia di assurdità, naturalmente. Non c’è mai stata una ‘posizione di gloria’ per noi, ma è stato abbastanza per convincere i nostri vecchi ‘amici’ che, oltre che essere stati determinanti per la conclusione delle ostilità, siamo anche degli imprevedibili voltagabbana – molto meno desiderabili dei voltagabbana prevedibili, te lo assicuro – e l’altra parte non è poi così pronta al perdono quanto ci si potrebbe aspettare dai cosiddetti bravi ragazzi. Non si fidano ancora di noi.”

“I peccati della madre?”

“Oh credimi, anche i peccati del padre e del figlio hanno giocato una parte. A quanto pare, avrei dovuto assistere all’assassinio della mia famiglia, invece che seguire gli ordini.” Non tentò nemmeno di nascondere l’amarezza per quel giudizio.

“Ma ti ho visto andare d’accordo con gli altri,” insisté debolmente Hermione.

“Posso sempre rendere la loro vita tutt’altro che piacevole se non fanno i bravi. Non significa che vogliano farlo davvero. Inoltre… i miei motivi per non pranzare al bar battono senza dubbio i tuoi.”

Hermione non poteva controbattere a quella affermazione. Se le sue parole erano vere, allora probabilmente aveva detto la verità a ‘Lethe’ su quanto si sentisse solo. La disturbava in un modo che non avrebbe saputo spiegare.

Ma ancor più inquietante – al punto da continuare a distrarla – era l’euforia che sentiva per il fatto che le avesse parlato di nuovo.

******


Hermione alzò lo sguardo su Malfoy, incappottato di fronte a lei. “Te ne stai andando via presto. Di nuovo. Che sorpresa. Sai, il giorno in cui rimarrai qui un giorno lavorativo intero, il Ministero indirà una festa.” Fu alquanto orgogliosa del tono asciutto della propria voce. Non troppo fugace, non troppo evidente. La pratica rendeva davvero perfetti.

“Ho un appuntamento per il pranzo.”

“No, non è vero. Conosco la tua agenda, sai?”

Lui le scoccò un sorriso accondiscendente. “Ho un appuntamento per il pranzo.”

“Oh.” Hermione quasi cadde dalla sedia. “Oh.” Aggrottò la fronte, sgomenta. “Ti arrendi per quell’altra donna elusiva, allora? Hai perso la sua scarpetta di cristallo?”

“Huh?”

“Lascia perdere, una fiaba Babbana,” mormorò lei. “Hai smesso di cercare quella strega?”

Malfoy scrollò le spalle con noncuranza. “Non vuole essere trovata e me l’ha detto chiaramente. Avrebbe potuto venire qui, se l’avesse voluto, e farmi almeno vedere chi fosse, ma non l’ha fatto. Che cosa posso fare? Non so chi sia, non so dove sia, e di certo non so perché preferisca comportarsi da stronza frigida che venire a dirmelo in prima persona. Quindi, ho pensato che invece che aspettare senza avere nulla in cambio, potevo anche procacciarmi un appuntamento.”

“Capisco,” mormorò Hermione, un po’ a disagio. Lei non era una stronza frigida! Solo… non aveva visto altra via d’uscita.

Malfoy la guardò a sopracciglio alzato. “Come? Tutto qui? Nessuno appassionata difesa della strega? Niente dichiarazione su come possa sbagliarmi? È una prima volta. Solitamente salti in difesa di chiunque i cui motivi non siano perfettamente conosciuti.”

Hermione scosse la testa, sentendosi a disagio. “E’ la tua vita.”

“Davvero, Granger, mi deludi,” commentò lui, sistemandosi un polsino. “Potresti almeno aver ribattuto su come sia possibile che sia malata o trattenuta contro la sua volontà dal vedermi.”

“Non spiegherebbe il biglietto, no?” Suppose, con una sensazione avvilente che affondò nel suo stomaco, che probabilmente quello era potuto sembrare un comportamento glaciale.

“No, non lo spiegherebbe. E ho controllato.”

“Cosa?” Hermione dovette concentrarsi per non fissarlo con sguardo vacuo.

Malfoy scrollò nuovamente le spalle. “Dovevo considerare tutte le possibilità. Ma non ci sono stati seri incidenti che hanno coinvolto qualche impiegato del Ministero, né nessuno dei loro familiari – sebbene Eric del Dipartimento degli Sport e Giochi Magici, o meglio sua moglie, abbia avuto un bambino – quindi ho dovuto dedurre che non fosse quello il caso. Certo, il messaggio ha confermato i risultati delle mie indagini.”

“Beh, buon per te,” replicò vagamente lei, portando l’attenzione sul foglio che aveva davanti e tentando di non mostrare il proprio disagio. “Significa che sarai di ritorno dopo pranzo, o no?”

Lui si limitò a un sogghigno. “Non aspettarmi in piedi.”

Non ci pensava proprio. Malfoy non tornava praticamente mai, una volta uscito. Andare a degli appuntamenti galanti durante le ore di lavoro, però, era una novità. Che sperasse che ‘Lethe’ lo scoprisse e reagisse? Ma non aveva senso. Gli aveva detto che non lo voleva vedere e di smettere di cercarla, perché mai avrebbe dovuto interessarle se lui usciva con altre?

Trascorse il resto del pomeriggio alternando il farsi domande su quanto fosse carina la donna con cui era uscito Malfoy e il ricordarsi che non le interessava affatto saperlo.

******


Hermione osservò Malfoy prepararsi per il terzo appuntamento di fila. Naturalmente, nemmeno quella volta aveva programmato un colloquio di lavoro. Non che solitamente ne avesse mai molti, di quelli. Più che altro, quando usciva, era solo per svicolare il lavoro senza altro scopo che il bighellonare.

Ma lei aveva notato la cura extra con cui curava il suo aspetto, in quei giorni.

Quindi era un altro appuntamento.

“Deve piacerti davvero, allora,” osservò con tono più neutro possibile.

“Piacermi, chi?” chiese con fare assente lui, attento a non spiegazzare il suo mantello. Perché mai, Hermione non ne aveva idea. Onestamente, non pensava che lui credesse nei vantaggi di indossare lo stesso vestito per due volte.

“La strega che stai vedendo, ovviamente.”

Malfoy la guardò con un’espressione perplessa. “Quale strega?”

“Okay, qualcosa non sta funzionando in questa conversazione,” borbottò Hermione. “Stai andando ad un appuntamento, giusto?”

“Beh, sì.”

“Quindi perché non capisci quello che sto dicendo?”

Finalmente il barlume della comprensione si fece largo nella sua espressione. “Ah, stai assumendo che si tratti della stessa persona.”

A Hermione cadde la mascella. “Sei uscito con tre streghe diverse in tre giorni?”

“No, in realtà,” la corresse lui, finalmente pronto per andarsene, “sono sei. Avevo pensato di farne tre al giorno, ma al meglio delle mie possibilità, posso gestirne sole due.”

Hermione scosse la testa, non riusciva a comprendere le parole che provenivano dalle labbra di quel ragazzo. “Tre… sei… due… perché?”

Malfoy strinse le labbra, all’apparenza piuttosto divertito. “Beh, visto che sto cercando, tanto vale che cerchi con impegno, no?”

Prima che lei potesse pensare a una risposta idonea, se ne andò.

Che cosa stava succedendo?

*****


Un paio di giorni più tardi, Hermione era quasi completamente certa di sapere cosa stesse succedendo.

Malfoy non si era arreso.

Stava facendosi strada attraverso tutte le donne disponibili – e alcune che tecnicamente non erano poi così disponibili – che lavoravano al Ministero il più velocemente possibile. Un numero sorprendente di streghe sembrava non dare peso al pazzo susseguirsi dei suoi appuntamenti, perché con lui uscivano comunque.

Hermione suppose che dargli corda fosse più facile che non discutere con lui. Di solito era così. Inoltre, si era sparso il pettegolezzo che stesse cercando una partner per una posizione molto più lucrativa di quanto il Ministero non avrebbe mai potuto offrire. Non si potevano certo incolpare quelle donne se volevano almeno provare a vedere se avessero potuto andare d’accordo con lui, visto come il premio poteva essere così sensazionale.

Ma Hermione sapeva che lui stava solo cercando ‘Lethe’. Non l’aveva detto esplicitamente, ma stava diventando sempre più ovvio da come la sua frustrazione crescesse a ogni appuntamento. E lei aveva il sospetto che, in realtà, lui fosse più interessato a scoprire chi avesse rifiutato il suo appuntamento, piuttosto che chi l’avesse accettato.

Naturalmente, Malfoy non si sarebbe mai sognato di chiedere a lei di uscire, quindi era al sicuro. Per quanto lo riguardava, lei era felicemente fidanzata con Ron, e quindi non una candidata probabile. Senza contare che la vedeva tutti i giorni. Un pranzo con lei non gli avrebbe certo rivelato nulla sul suo conto.

No, lui stava assumendo che non conoscesse già ‘Lethe’ e che avrebbe capito chi fosse anche dopo una sola ora passata in sua presenza. Naturalmente non era possibile – perché ‘Lethe’ era una fantasia. Quanto desiderava che anche lui lo capisse.

All’accorciarsi sempre più dell’elenco, anche la pazienza di Malfoy divenne più corta. Era diventato irragionevole e maleducato a un punto tale che raramente Hermione aveva visto in precedenza. Iniziò a temere i momenti in cui si presentava in ufficio, perché le sue parole la ferivano come non credeva avrebbero mai potuto, ma si sentiva così in colpa che accettò ogni sfogo senza opporre resistenza. Gli coprì persino le spalle, un paio di volte, quando il capo venne a cercarlo. Non che Malfoy sarebbe finito davvero nei guai, ma… Prima dell’inizio di quel suo piano scellerato, faceva sempre in modo di farsi vedere un paio di pomeriggi a settimana, e se l’Ufficio per l’Applicazione della Legge Magica avesse avuto sentore di quanto lassismo ci fosse da quelle parti, avrebbe potuto diversificare la sua punizione.

Dovette chiedersi perché mai non volesse più che ciò accadesse, ma finì con il concludere che fosse ancora per il senso di colpa. Era l’unica possibile ragione logica a cui riusciva a pensare sul perché non volesse che lui affrontasse le conseguenze delle sue stesse azioni.

Un giorno, settimane più tardi, Malfoy si lasciò cadere nella sedia all’altro lato della sua scrivania, lo sguardo perso nel vuoto. Hermione sussultò al suo sedersi, ma quando rimase zitto, decise di dar lei il via alla conversazione e farla finita alla svelta.

“Fammi indovinare: vai fuori a pranzo?” chiese, notando con esasperazione quanto il suo sarcasmo fosse scaduto rispetto a un tempo. Suonava piatto e atono.

“No,” mormorò lui.

“Hai finalmente concluso l’elenco, allora?” domandò.

Lui volse lo sguardo incolore su di lei. “Non c’è davvero speranza, no? Sono tutte sbagliate. E sono stufo marcio di andare avanti con questa cosa.”

“E se la tua ragazza misteriosa fosse una di quelle che hai saltato?” non poté fare a meno di chiedere. Quando lui la guardò con un’espressione tagliente, lei alzò gli occhi al soffitto, in una pallida imitazione del gesto che un tempo tanto bene aveva padroneggiato. “Sì, sei stato così ovvio. Perché mai avresti dovuto ‘cercare’ con così tanto impegno?”

“Non ti sfugge nulla,” borbottò lui tra sé, poi si accigliò. “Credo di aver bisogno del tuo aiuto.”

“Non è stata una deduzione così brillante,” mormorò lei.

“No, dico sul serio. Sei una delle persone più intelligenti che io conosca. Probabilmente la più intelligente. Tu potresti trovarla.”

“Io non credo che -”

“Se mi aiuti, potrai scrivere tu la tua valutazione.”

Lei lo fissò, più che scioccata. “C-Cosa? No, non potrei davvero -”

“Tu e Weasley state mettendo da parte i soldi per una casa, vero? Ve ne comprerò io una. Naturalmente, se vuoi puoi non dirgli da dove arriva il denaro. Inventati qualcosa, lui non lo saprà mai.”

Hermione continuò a fissarlo.

“Trovala, e io ti darò tutto quello che vuoi, se è in mio potere – e ho ancora un potere considerevole.”

Hermione non sapeva come rispondere.

“Non ho intenzione di perseguitarla, o di costringerla a fare alcunché. Non devi preoccuparti della morale e dell’etica. Ho bisogno solo di vederla una volta e tentare di persuaderla che non sono poi così orribile come lei pare credere che io sia. Lo giuro, se mi chiedesse di andarmene, lo farei.”

Hermione perlustrò la propria mente, alla disperata ricerca di una valida scusa per rifiutare l’incarico di scovare ‘Lethe’ per conto suo, ma trovò una gran vagonata di nulla.

“Lo so di essere stato… difficile, ultimamente. Lo so di non saper gestire bene la frustrazione e che sono un bastardo la maggior parte del tempo. Ma mi odi davvero così tanto da dirmi comunque di no quando hai tutto da guadagnare e nulla da perdere?”

Hermione era nei guai fino al collo.

*****


Hermione gli aveva chiesto del tempo per pensarci su. Tempo per considerare se l’avrebbe aiutato a trovare ‘Lethe’. Hah. Stava usando quel tempo per cercare furiosamente di pensare a una ragione – una qualsiasi ragione – che potesse dargli sul perché non poteva aiutarlo.

Non riusciva a pensare a nulla che lui non avrebbe immediatamente disdegnato.

Quindi, poteva o continuare a mentire, e a fingere, e a lasciargli credere che stesse cercando ‘Lethe’, o… poteva dirgli la verità e farla finita.

Da così tanto Malfoy stava cercando una ragazza inesistente che meritava davvero di sapere la verità.

Lo sapeva. Da qualche parte dentro di sé, lo sapeva perfettamente. Adesso aveva solo bisogno di racimolare il suo coraggio e dirglielo.

Non avrebbe mai dovuto lasciare che le cose andassero avanti così a lungo. Avrebbe dovuto dirglielo al negozio, o al cafè, o, almeno, non appena si era resa conto che la stava ancora seriamente cercando.

Ma lei non gliel’aveva detto. Invece, aveva permesso che le cose sfuggissero di mano. Aveva visto Malfoy soffrire per questa elusiva ragazza, settimana dopo settimana, e non aveva mai considerato la possibilità di parlargli. Lo aveva visto cambiare durante quella ricerca, incurante di come apparisse alle persone che aveva intorno, concentrato solo nel cercare una persona con cui credeva potesse costruire qualcosa di speciale.

Le aveva promesso di comprare a lei e a Ron – di certo non due delle persone che più preferiva al mondo – una maledetta casa, se lei fosse solo riuscita a fargli incontrare quella ragazza. Aveva giurato che non intendeva costringere quella strega a più di un incontro. Aveva solo voluto una possibilità.

E ora lei doveva dirgli che la ragazza dei suoi sogni non esisteva. Che era stata semplicemente lei, con indosso un travestimento. Che lo sapeva ormai da tanto tempo e aveva scelto di non dirglielo.

Non avrebbe voluto dirglielo nemmeno ora, ma Malfoy non si meritava di cercare ancora qualcuno che non esisteva. Non meritava di soffrire perché pensava che una perfetta ragazza di fantasia l’aveva rigettato, l’aveva buttato da parte senza un secondo pensiero, per nessun altro motivo che la sua identità. Non era poi una persona così cattiva, e non si meritava di pensare di esserlo. Sicuro, era indisponente, manipolatore, e a volte maleducato, ma… non aveva mai fatto veramente del male a nessuno. Sospettava, persino, che non volesse nemmeno davvero che i suoi commenti ferissero.

Con sconcerto, si trovò a desiderare di poter essere la ragazza dei sogni che lui stava cercando. Desiderava poter essere ‘Lethe’. Desiderava poter essere qualcuno che non fosse Hermione Granger e che, se fosse entrato lì, l’avrebbe visto reagire alla rivelazione con gioia e sollievo, e non con rabbia e disgusto.

Chiuse gli occhi, desiderando di non sentire le lacrime rivelatrici sulle sue guance. Quei pensieri non avrebbero dovuto farle male.

*continua*



Grazie a chi ha letto e a chi vorrà lasciare un commento, e al prossimo (e ultimo) capitolo ^^

Kit 05
  
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