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Autore: StellaViva95    25/02/2019    1 recensioni
Alessia ha 24 anni, studia Ingegneria Gestionale, ed è fan dei Queen da sempre. Stefania, la sua migliore amica, lavora in biblioteca e scopre un modo per viaggiare nel tempo. Così decidono di tornare negli anni 70 e cercare di salvare Freddie Mercury dal suo destino. Ci riusciranno?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freddie Mercury, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente è arrivato il giorno tanto atteso: Sabato 24 Maggio 1975. La settimana è stata abbastanza impegnativa, tra lavoro e ricerca disperata di vestiti adatti all’occasione. Abbiamo girato la città in lungo e in largo, cercando qualcosa di carino che però non costasse troppo, dato che le nostre disponibilità economiche sono quello che sono. Siamo riuscite a convincere Antonio, almeno per la prima settimana, a pagarci di giorno in giorno, altrimenti avremmo dovuto continuare a vestirci “moderne” per troppo tempo (e vi assicuro che la gente ci guardava in modo strano). Alla fine io ho optato per un vestitino arancione con dei fiori bianchi e un paio di stivali bordeaux altri quasi fino al ginocchio, mentre Stefania indossa un vestito rosso e giallo a rombi con un paio di stivali gialli un po’ più corti dei miei. Adesso ci possiamo confondere in mezzo alla folla.
Alle 20.30 siamo a Hyde Park. Tutto è transennato, ma capiamo qual è l’entrata quando vediamo una fila abbastanza lunga di persone (vorrei dire chilometrica, ma si sa che i Queen a quei tempi non erano ancora così famosi). Saltiamo la fila con nonchalance e, tra le urla di disprezzo della gente accalcata fuori, io mi rivolgo ad una guardia: “Buonasera, non so con chi devo parlare, ma sarei un’amica di Brian, Brian May… mi ha detto che mi avrebbe riservato due biglietti per stasera… mi può aiutare?”
“Certo signorina… i vostri nomi?”
“Alessia e Stefania”
“Vado a chiamarvi il signor May”
Poco dopo in lontananza vedo chiaramente i riccioloni di Brian, che si avvicinano sempre di più.
“Buonasera dolcezze!”, la guardia di prima sposta le transenne per permetterci di entrare e ci dà due pass da appendere al collo.
Entriamo e andiamo ad abbracciare Brian.
“Ciao Brian, grazie mille per i biglietti”, dico tutta contenta
“E di che? Sono felice che siate qua”, sorride, ma noto con piacere che osserva estasiato Stefania
Si lanciano ancora qualche occhiata e poi lui si allontana per andare a prepararsi.
“Il concerto inizia tra poco più di 20 minuti! Andate a prendere posto! Ci vediamo dopo”, ci fa l’occhiolino e scompare dietro il tendone.
“Dai muoviamoci!”, mi esorta Stefania
“Si si, noi ci muoviamo… tu però dopo mi spieghi le occhiatacce con Brian!”
“A te Hitchcock fa un baffo, eh?”
Ridiamo. Direi che per essere negli anni 70 da 4 giorni abbiamo già ottenuto buonissimi risultati: un concerto dei Queen e uno dei membri “interessato” ad una di noi due.
Alle 21 in punto inizia il concerto. Le luci si abbassano progressivamente fino a diventare buio e un’ondata di fumo avvolge tutti quanti. Poco dopo le prime inconfondibili note di Keep Yourself Alive. Io e Stefania ci scateniamo. Ancora non ci credo di essere ad un concerto dei Queen. I ragazzi sono fantastici, soprattutto Freddie, che già si muove come una star. Cantano molte delle canzoni dei loro primi tre album e io rimango piacevolmente stupita dalla carica di adrenalina che sale quando chiudono il concerto con la mitica Killer Queen. Cantiamo a squarciagola, forse anche troppo per un gruppo che, in fin dei conti, ha un discreto successo soltanto in Inghilterra. Ma sinceramente poco mi importa. Per me sono una grande band e so che il tempo mi darà ragione. Quando la musica finisce Freddie si presenta e poi fa lo stesso con gli altri membri. Roger, con il suo fare da latin lover, manda un bacio a tutte le fan e si pavoneggia; Brian, notoriamente un po’ più riservato, saluta tutti con un sorriso a trentadue denti; infine John, timidissimo, fa un leggero inchino e niente di più. Poi escono di scena e la gente inizia ad alzarsi per andarsene.
“Noi che facciamo?”, mi chiede Stefania
“Boh, in teoria con questi pass possiamo anche andare nel backstage, o no?”
“Non lo so… proviamo!”
“In caso non ci facciano entrare possiamo aspettarli fuori… sicuramente Brian ci cercherà… anzi, ti cercherà”, le faccio l’occhiolino
Ridendo a crepapelle, ci dirigiamo verso il retro del palco. Nessuno si preoccupa di noi e non so se sia effettivamente perché abbiamo addosso il pass o perché semplicemente ai tempi non c’erano tutti questi controlli, soprattutto nel caso di band minori. Camminiamo fino ai camerini e in quell’istante da uno di essi esce Freddie Mercury. Io quasi svengo, tanto che non sento nemmeno ciò che mi dice. Sento solo il pizzicotto che mi fa Stefania e che mi fa ritornare alla realtà.
“Ehi, tutto bene?”, mi chiede Freddie preoccupato
“Si si, scusami ma ero soprappensiero”, rispondo impacciata
“Cercavate qualcuno?”
“Si, noi saremmo amiche di Brian… Siamo italiane e, dato che siamo due vostre fan, ci ha regalato i biglietti per stasera e ci ha chiesto di venire a bere una birra con voi dopo…”
“Ah ok, ora mi ricordo… Brian mi ha parlato di voi! Molto piacere, io sono Freddie”, stringe la mano a me e poi a Stefania, che ci presentiamo entrambe visibilmente emozionate. Sembra così… normale. Me lo immaginavo molto più sopra le righe. In quel momento arriva anche Brian, seguito da John e Roger. “Fred! Vedo che non perdi tempo… Hai già rotto le scatole a sufficienza a queste due fanciulle?”, chiede Brian sarcastico Io scoppio in una risata fragorosa, ma poi d’improvviso mi fermo e abbasso lo sguardo. Freddie mi ha lanciato un’occhiata piena di dolcezza, che mi ha fatto arrossire.
“Io non ho rotto le scatole proprio a nessuno, Bri!”, gli da un piccolo pugno sulla spalla e sorride
“Beh, comunque credo che dopo stasera ne avranno abbastanza di noi e della nostra musica… se non hai rotto tu, lo farà sicuramente Roger!”
“Sei uno stronzo, Bri! Pensa per te! Comunque ragazze io sono Roger, ma potete chiamarmi Rog”
“Io invece sono John”, dice una vocina flebile dietro di lui
Dopo tutte queste presentazioni cala uno strano silenzio, che viene rotto da Freddie. “Beh, adesso direi che è ora di andare a bere questa birra! Che dite?”
“Sono d’accordo Fred… Mary Austin viene con noi?”, chiede Roger
“Non che io sappia… non si era messa d’accordo con Christine (la ragazza di Brian) e Veronica (la moglie di John) per una sorta di pigiama party dopo il concerto?”
“Ah già, ora ricordo”, dice John
“Io non ne sapevo nulla… ma non mi stupisco… ultimamente io e Christine siamo due sconosciuti”, sospira Brian con un velo di sarcasmo
“Io non mi pronuncio”, finisce l’opera Freddie
“Io ragazzi non ho proprio un cazzo da dire! Ma siete così sicuri che avere la ragazza fissa sia meglio che averne una diversa ogni sera?”, li prende in giro Roger “Roger”, lo ammoniscono gli altri tre
“Sei imperdonabile… scusatelo ragazze! Solitamente è anche peggio di così… non gli hanno insegnato la galanteria!”, dichiara Brian sconsolato
Mezz’ora dopo siamo in una birreria. Io sono seduta tra Freddie e Roger, mentre Stefania è dall’altra parte del tavolo tra Brian e John. Ordiniamo sei birre e cominciamo a parlare del più e del meno.
“Allora ragazze! Diteci un po’… cosa studiate? Mi avete detto che siete qui per ragioni di studio, no?”, ci chiede Brian
“Io sono laureata in Ingegneria Meccanica (non credo che gestionale esistesse negli anni ’70) e sto frequentando un master di aggiornamento”, rispondo subito stupendomi della mia prontezza del raccontare bugie
“Io sono laureata in storia dell’arte e vorrei approfondire la storia dell’arte in Gran Bretagna… Non è un vero e proprio corso di studi… diciamo più un arricchimento personale”, risponde Stefania, anche lei molto convincente
“Bello! Che strano una ragazza che studia ingegneria… ti piaceranno le auto Alessia! Io le adoro…”, mi dice Roger. Io trattengo una risata, pensando che tra qualche mese uscirà l’album che li farà sfondare e che conterrà anche la famosa canzone di Roger I’m in love with my car.
“Si, mi piacciono molto…”, rispondo educata. Non sorrido troppo perché non vorrei far notare a Freddie di apprezzare le attenzioni di Roger. Lo sguardo dolce di prima mi ha fatto sperare di aver provocato interesse in lui e non vorrei che si tirasse indietro per il suo amico. Roger poi si volta verso Stefania e tutti sembrano concentrati su di lei. Tutti tranne Freddie, che, ora che nessuno lo calcola, non fa altro che osservarmi. Faccio un respiro profondo e poi cerco qualcosa da dirgli. “Canti molto bene, Fred… e poi mi piace come ti muovi sul palco… li hai tutti in pugno quando sei là sopra!”
“Io sono il migliore tesoro…”, risponde con il suo solito ego spropositato, ma poi aggiunge:”Ma ti ringrazio… mi fa bene sentirmelo dire”
I suoi occhi sono due pozze marroni così profonde che sembra che mi stiano attraversando tutta. Non riesco a sostenere il suo sguardo e infatti poco dopo lo abbasso verso la mia birra. La serata prosegue tranquilla, con qualche frecciatina di troppo da parte di Brian nei confronti di Stefania e con Freddie che continua ad osservarmi come se fossi un’aliena. Sono quasi le due quando ce ne andiamo e Freddie si offre per riaccompagnarci in convitto. Salutiamo gli altri e saliamo in auto con lui. Arrivati a destinazione Stefania, che ha già capito l’andazzo, scende veloce inventandosi di dover fare immediatamente pipì. Io e Freddie rimaniamo immobili. Lui continua a guardarmi, mentre io continuo a guardare i miei piedi. Non so cosa dire, né cosa fare. Sono emozionata perché sono accanto al mio mito, ma ho anche addosso il peso di quello che prima o poi dovrò dirgli su ciò che lo aspetta.
“Mi ha fatto molto piacere passare del tempo con te… io, insomma… se ti va potrei farti vedere la città nei prossimi giorni…”, mi dice impacciato
“E la tua ragazza non se la prende?”, chiedo preoccupata
“Non va molto bene tra noi ultimamente… Anzi, sono io che non so cosa ho… sono molto confuso”
“Confuso in che senso?”, glielo chiedo ma so perfettamente che si riferisce alla sua bisessualità
“Non lo so…”, sbuffa
“Comunque ne sarei felice… di scoprire la città con te…”, stavolta lo guardo e lo rassicuro con il mio sorriso
“Ok…”, si rilassa, “Allora ci sentiamo… Lasciami il numero del convitto, così quando non ho le prove con i ragazzi ti chiamo”
“Non ho niente su cui scrivere…”, gli rispondo io
“Aspetta”, fruga nel portaoggetti davanti a me e trova un pennarello, “scrivilo sul braccio”
Io prendo il pennarello e scrivo il numero. Per fortuna che ho una buona memoria e già me lo ricordo.
“Grazie Ale”, mi scruta ancora con i suoi occhioni
“Grazie a te, Fred… Buonanotte”
“Buonanotte a te”
Gli stampo un bacio sulla guancia e scendo dall’auto.
  
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