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Autore: Wolfgirl93    26/02/2019    1 recensioni
JayTim Deaf!Tim
La vita di Tim è cambiata da quando il suo mondo è diventato silenzioso, la vita è difficile e farsi degli amici lo è ancora di più, un giorno però un ragazzo di nome Jason entra nella sua vita e come un'uragano la cambia drasticamente.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jason Todd, Tim Drake
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Erano passati almeno venti giorni, venti giorni in cui l’unica cosa che poteva vedere era l’infermeria – l’infermiera aveva chiesto più volte la causa di quei lividi ma Timothy continuava a dirle che era scivolato dalle scale e lei faceva finta di credergli –, la sua stanza e il bar della scuola dove sgattaiolava senza farsi notare per prendere qualcosa da mangiare, almeno quando il suo stomaco non era troppo dolorante.

Quando i lividi sparirono Tim decise di uscire tornando alla sua normale routine: questa volta però non c’erano amici ad attenderlo e sopratutto non c’era Jason.
Il moretto era tornato al suo isolamento forzato, non aveva badato troppo agli amici che Jason gli aveva presentato e che in quei giorni cercavano di parlargli, aveva ignorato ogni approccio di Lauren e ben presto tutti tornarono a evitarlo; due occhi blu scuro però osservavano quel ragazzino gracile e fin troppo solo mentre camminava nei corridoi, lo osservarono mentre sgattaiolava al bar e velocemente tornava nella sua stanza come un topolino spaventato, Jason sentiva il cuore stringersi ogni volta che posava gli occhi su Tim, nonostante le parole di quest’ultimo lo avessero ferito, lui era sicuro che fossero veritiere e che tutti quei sentimenti che aveva sentito crescere fossero solo frutto della sua immaginazione o del suo senso di colpa.

 

Le lezioni era continuate anche durante la sua assenza e rimettersi in pari fu davvero difficile visto che nessuno osava parlargli, durante quei giorni si accorse anche che il suo udito sembrava essere calato e la sua paura più grande tornò a farsi strada nella sua mente e nel suo cuore; resistette altri dieci giorni in quel nuovo inferno poi decise che era ormai arrivata l’ora di prendere una decisione.

 

Jason era passato più volte di fronte alle aule dove Tim doveva essere, ogni volta però notava un banco vuoto e il suo cuore sembrava incrinarsi sempre di più; provò persino a chiedere informazioni a Lauren o ad altri ragazzi che seguivano i corsi del moretto ma tutti gli dettero la solita identica risposta: ‘E’ da almeno due giorni che non viene più a lezione.’
Il moro si stava preoccupando, era persino arrivato a sostare di fronte alla stanza del ragazzo nella speranza di sapere se stesse bene ma quando, dopo un intero giorno, non lo aveva visto uscire aveva capito che Tim non era più nella scuola.

Nella mente del ragazzo passarono le peggiori ipotesi, forse il moretto aveva deciso di mollare? Forse Robert lo aveva picchiato nuovamente questa volta facendogli molto più male? Forse aveva deciso di andarsene solo per stare lontano da lui? La mente di Jason era così piena di domande ma decise che l’unica riposta l’avrebbe trovata solamente andando a indagare alla fonte.

Quando entrò in segreteria lo fece con il suo sorriso migliore mentre il suo cuore batteva all’impazzata.
“Salve, è da un po’ che non ci vediamo, tutto bene?” Chiese rivolto verso la segretaria che gli aveva consegnato i vari fogli al suo arrivo in quell’università.

“Benissimo caro, tu? Spero tu ti trovi bene.” La donna gli sorrise bonariamente sistemandosi gli occhiali sul naso prima di tornare a guardare una pila di documenti.

“Bene, grazie… Ehm le volevo chiedere un favore, un mio caro amico è assente da qualche giorno e vorrei portargli gli appunti visto che me li ha chiesti, solo mi sono dimenticato di chiedergli l’indirizzo quindi volevo sapere se lei poteva fare uno strappo alla regola e magari dirmelo… So che per la privacy non si potrebbe fare ma vede è un caro amico e mi dispiacerebbe farlo rimanere indietro solo per un mio errore...” Jason sperò che la donna non lo cacciasse via malamente, sapeva che quella scusa non reggeva molto visto che beh poteva mandare un messaggio al suo ‘amico’ e chiedergli l’indirizzo, però sperò che la segretaria provasse pietà per lui e gli concedesse quel favore.

La donna si tolse gli occhiali, li posò sulla pila di fogli e si pizzicò il ponte del naso sospirando. “Puoi anche smetterla di guardarmi con quegli occhioni, farò un’eccezione ma che sia la prima e ultima volta anche perché se qualcuno lo scopre posso dire addio al mio posto.” Borbottò guardando il ragazzo di fronte a lei.

Jason non si era neppure accorto di aver fatto un’espressione quasi implorante e accennò un sorriso annuendo velocemente. “Sarò muto come un pesce! La ringrazio infinitamente, il mio amico si chiama Timothy Drake.” Il moro ringraziò mentalmente la sua memoria perché se si fosse dimenticato il cognome di Tim sarebbe stato in guai seri.

 

Quando Jason arrivò di fronte alla grande villetta si ritrovò quasi senza fiato, i suoi erano di umili origini ma Timothy sembrava essere di un altro livello; suonò con un po’ di ansia al campanello e aspettò che qualcuno gli aprisse.

Una donna dai capelli corti neri fece capolino dalla porta e guardò il ragazzo con aria interrogativa. “Sì desidera?”
“Salve signora, mi chiamo Jason sono un amico di Timothy… Mi chiedevo se era in casa...” Mormorò il ragazzo sperando di non venir malamente mandato via.

La donna si aprì in un sorriso dolce e si fece da parte facendo cenno a Jason di entrare “Oh certo, Tim non porta molto spesso gli amici a casa ma sono sempre felice di fare la loro conoscenza, io sono Janet, è una piacere conoscerti.” Janet chiuse la porta dietro di loro appena il ragazzo mise piede in casa poi gli indicò le scale dicendo che Timothy era nella sua stanza al piano di sopra.

 

Jason bussò alla porta in mogano e dopo qualche secondo decise di aprirla sperando di non indispettire Tim, quando riuscì a vedere l’interno della stanza rimase senza fiato: la stanza era enorme, più grande persino del salotto di casa sua, ma la cosa che lo fece restare di sasso fu Timothy: aveva i capelli tirati dietro le orecchie e ora riusciva a vedere bene due piccoli apparecchi marroncini che gli spuntavano dal padiglione auricolare.

Quando Tim si accorse di lui rimase immobile, passarono almeno due minuti a fissarsi prima che uno dei due riuscisse a dire qualcosa.

“Non pensavo di rivederti...” Ammise il moretto stringendosi nelle spalle.

“Tim io non lo sapevo… Non ci ero arrivato… Sono stato così stupido a non capirlo, i segnali erano chiari ma io ero troppo… Stupido...” Jason si avvicinò piano all’amico guardandolo come se fosse una bambola di porcellana troppo fragile da rompersi al minimo soffio di vento.

Il moretto ci mise qualche secondo per decifrare quelle parole, ormai si limitava a leggere il labiale e quando il significato gli arrivò forte e chiaro si lasciò sfuggire una lieve risatina, non c’era nulla di divertente era solo una risata nervosa, ma almeno un po’ dello stress accumulato sembrava essere sparito con quel gesto. “Beh non volevo che nessuno lo sapesse, quindi sono contento che tu non te ne sia accorto...”

Jason scosse il capo dandosi nuovamente dello stupido “Non voglio che pensi che sono qui perché voglio farmi bello agli occhi degli altri, non mi importa cosa pensano gli altri di me, mi importa solo sapere come stai tu.” Quelle parole erano uscite senza freni lasciando il moro senza fiato dopo averle dette.

Il padrone di casa non riuscì a non sorridere appena “Mi dispiace per quello che ti ho detto in bagno, ero spaventato e ferito, volevo dare la colpa a qualcuno e l’ho data a te che non hai fatto nulla di male… Mi dispiace davvero...” Mormorò piano abbassando lo sguardo “Però volevo ringraziarti, mi hai dato la forza di farmi degli amici anche se li ho persi nuovamente e soprattutto mi hai dato la forza di fare un passo importante.” Timothy sorrise mostrando quasi con orgoglio i suoi apparecchi acustici “Ho deciso di sottopormi all’intervento per un impianto cocleare.”

Gli occhi di Jason si spalancarono a quelle parole, non sapeva cosa dire o fare, assimilò parola per parola sorridendo contagiato dal sorriso dell’amico. “Quello che hai detto, l’impianto è una cosa pericolosa?” Perché l’unica cosa che riusciva a chiedere era quello? Perché l’unico pensiero ora era la paura di perdere quel ragazzino?

Timothy si grattò nervosamente la nuca abbassando lo sguardo verso le sue scarpe “Beh è un intervento, c’è la possibilità di un’emorragia ma il medico che mi opererà è esperto e io mi fi...”

“Non farlo! Se il tuo udito peggiorerà io sarò le tue orecchie! Ti prego non rischiare!” Quelle parole erano uscite impetuose interrompendo persino il discorso di Tim.

Il moretto sorrise dolcemente alzando lo sguardo verso l’amico “Non vogliono più essere un peso per nessuno, quando avrò quell’impianto potrò sentire nuovamente senza problemi. Sai mi mancava sentire la sua voce e voglio sentirla bene la prossima volta.” Le guance di Tim si scaldarono dopo aver detto quelle parole e anche le guance di Jason fecero lo stesso.
Continuarono a parlare come se quella litigata non ci fosse mai stata, come se Robert non fosse mai esistito e come se quegli istanti potessero essere gli ultimi che avrebbero trascorso assieme; mancava un mese all’intervento di Timothy e Jason quando uscì dalla sua casa si diresse verso il centro con una sola idea in testa: poter comunicare con Tim anche senza usare parole, se c’era anche una minima possibilità che quell’intervento non andasse per il verso giusto lui voleva essere preparato e voleva far sì che l’amico lo capisse anche il suo udito.

   
 
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