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Autore: Redferne    27/02/2019    7 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 57

 

 

 

 

HELL'S FANGS (SESTA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Aspettarsi di tutto. Ed essere pronti a tutto. E ad ogni evenienza.

E' così che funziona, con i pazzi. Ed é proprio così che bisogna comportarsi, quando si ha a che fare con loro o se ne incoccia uno, per una ragione o per l'altra.

A conti fatti...é un po' come con il buon vecchio FINN.

Una volta tanto, essere stato a fianco di UNA CALAMITA' NATURALE FORMATO TASCABILE come quella aveva avuto i suoi indubbi vantaggi. E la cosa non riguardava soltanto quello che aveva appreso, direttamente sul campo e per indubbio merito del sanguigno piccoletto, tutto quello che vi é da sapere riguardo a truffe, raggiri ed affini. E che occorre a un buon malandrino che si rispetti e che si ritiene degno di questo nome per fare bene il proprio infame mestiere. E successivamente per distinguersi, fare la differenza ed avviare quindi un'onorata e meritoria carriera nel settore, diventando una figura rispettabile ma per prima cosa RICERCATA, per le sue specifiche competenze.

Comunque la si giri...al momento il mondo non ha bisogno di manovali generici o di laureati, gente. Quelli, ormai, li si vende un tanto all'oncia e li si tira dietro a pacchi.

Al mondo occorre MANODOPERA SPECIALIZZATA. LA MIGLIORE CHE SI POSSA TROVARE.

E se ti ritrovi a braccetto con IL MIGLIORE per una buona fetta della tua vita, beh...allora SEI A CAVALLO. E senza voler continuare a scomodare a sproposito gli equini.

Il più é sicuramente fatto. E a quel punto, non ti resta altro che una cosa da compiere, anzi due. Tre, ad essere precisi.

APPICCICATICI, SEGUILO ED IMPARA.

Tutto qui, verrebbe da dire? Esatto. Tutto qui. Nient'altro.

E' semplice. Fin troppo semplice, bisogna ammetterlo. Ma funziona e ha sempre funzionato alla grande. Alla GRANDISSIMA.

Perché stupirsene, del resto? Come detto anche in precedenza...le cose più semplici sono sempre LE MIGLIORI, poche storie.

Ed il fennec, nella sua grettezza e rozzezza di BARBARO IN MINIATURA, trapiantato a forza nella civiltà odierna magari mediante un viaggio nel tempo ottenuto ingollando qualche pozione o intruglio magico realizzato dal druido del suo villaggio, ed a stento integrato ed assimilato all'interno di essa....era IL MIGLIORE. Senza alcuna ombra di SE o di MA che tengano.

Chissà se i suoi avi ed antenati, nei tempi del ferro e dell'acciaio in cui vigeva la legge della spada e del più forte, non fossero imparentati con I CIMMERI. Chissà che non vivessero o non venissero davvero da AQUILONIA.

Forse al momento della sua nascita chi ce lo aveva di fronte, fossero stati i suoi legittimi genitori o meno...avrebbero fatto meglio a chiamarlo CONAN.

Certe volte aveva come l'impressione che fosse nato nell'epoca sbagliata. Che si sarebbe ritrovato di più a suo agio in UN' ARENA o in un ANFITEATRO a festeggiare con la daga o il tridente stretti bene in pugno e puntati verso il cielo. Mentre festeggiava la propria vittoria e brindava alla propria vita con una delle zampine posteriori piantate sul petto o sul dorso dell'avversario esanime, al termine di un duello all'ultimo sangue. Oppure nelle vesti e nelle pellicce di predone, a scorrazzare per la prateria o per la steppa alla ricerca di ricchi, pasciuti, pacifici e mansueti villaggi da assaltare e depredare.

Un nome così gli avrebbe dovuto letteralmente calzare a pennello.

Si. CONAN. Oppure...MAUI, magari.

Il semi – Dio mutaforma, l'equivalente del mitico ERACLE per il vasto popolo del mare e dell'oceano, che si dice trascorresse metà anno sulle isole che loro chiamavano casa a fare provviste e l'altra metà nell'immenso regno verde e azzurro liquido che si estendeva oltre la barriera naturale del REEF, vivendo su enormi zattere galleggianti. Città immense a pelo dell'acqua.

Coltivavano la terra per creare il cibo con cui si sarebbero poi sostenuti e rifocillati durante quelle traversate infinite.

Tutto era finalizzato al viaggio. Si rompevano la schiena dissodando, arando e seminando i campi, mentre andavano con la mente al momento in cui sarebbero partiti. E non ne vedevano l'ora.

L'attesa non faceva che aumentare la lena e l'impegno, da parte loro. Perché...la verità era che l'attesa del desiderio realizzato era ANCORA PIU' POTENTE DELLA REALIZZAZIONE DEL DESIDERIO STESSO.

Doveva essere...INEBRIANTE. Più inebriante di un bicchiere di buon vino o succo. Non stavi più nella pelliccia.

Era proprio come il viaggio che da lì a poco avrebbero intrapreso. Non contava la meta. Non contava dove dove sarebbero finiti, o cosa avrebbero scoperto.

CONTAVA IL VIAGGIO, SANTO CIELO.

MAUI. Che con il vecchio Finn condivideva molto probabilmente il fatto di essere stato ripudiato e gettato in mare da chi lo aveva messo al mondo, perché troppo grosso e sgraziato. Al punto di sembrare più UN ORCO, che un mammifero. Ma che poi dal mare stesso venne tratto in salvo e condotto dagli dei che gli fornirono immortalità, eterna giovinezza, una forza spropositata e un'arma magica dotata di mistici poteri, a forma di AMO.

Le origini di quel tipo leggendario e del suo ex- compare nonché mentore dovevano avere parecchi tratti in comune. Anche a Finn lo doveva avere abbandonato la famiglia, con la sola differenza che dovevano aver preferito il primo BIDONE DELL' IMMONDIZIA a portata di zampa. Ma solo perché non doveva esserci lì vicino una qualche LATRINA dove buttarcelo dentro per poi tirare con decisione la catenella dello SCIACQUONE.

La conosceva fin troppo bene, quella storia. Era una delle tante che sue madre gli raccontava quando era cucciolo, la sera prima di andare a dormire, dopo essersi seduta a fianco del suo lettino ed alle fioca luce di una piccola lampada.

A Nick venne da sorridere. Per la nostalgia del ricordo, certo. Ma anche per altro.

Ma, contrariamente a quanto si potesse pensare...non ridacchiò per quell'ironica quanto fulminea antologia pensata poco prima. La cosa divertente era la constatazione che le circostanze della nascita del suo ex – compare dovessero risultare pressoché identiche a quelle che che avevano decretato le origini di quella mitologica figura. Ma, a parte quello...le analogie finivano lì. Perché...

Perché la verità era che ERA LUI, ad assomigliargli. Era lui, ad avere più punti in comune con quel leggendario avventuriero, che non il piccoletto dal collerico e sanguigno temperamento.

Tanto per cominciare, erano partiti entrambi come LADRI, all'inizio della loro fulgida carriera. Però, in effetti...anche CONAN lo era. Prima di decidere di riprendere in mano il proprio destino, per rendersi conto di essere RE. Ultimo sovrano di regno perduto ed estinto, e quindi tutto da rifondare e da far risorgere.

Lui aveva sempre rubato principalmente per sé stesso. O su commissione. Per conto della gente a cui doveva un favore, ad esempio. E che lo sapeva benissimo, tra l'altro. E che in virtù di tale certezza riteneva di poterlo afferrare per gli attributi e di STRATTONARE FORTE. Tutte le volte che lo avessero ritenuto opportuno. Tipo quelli che gli concedevano un angolo di strada dove poter vendere i ghiaccioli, e che in cambio si presentavano a riscuotere corpose tangenti.

Gli scopi di Maui erano un filo più nobili. Rubava le cose create dagli dei per poi farne dono ai mortali. Per ottenere la loro devozione ed approvazione. Ma anche perché voleva DAVVERO AIUTARLI visto che, in fondo in fondo, gli stavano simpatici. Dopotutto...RESTAVA UNO DI LORO.

NON ERA NATO DIO. LO ERA DIVENTATO. Anzi...CE LO AVEVANO FATTO DIVENTARE.

Ma era e restava nato dall'amore di MASCHIO e di FEMMINA MAMMIFERI.

Riteneva che i suoi simili ALMENO PER META' fossero diversi dai pesci ce nuotavano nell'acqua e dagli insetti che scorrazzavano in cielo. E dai vermi e dai lombrichi che strisciavano sopra e sotto la terra. E da cui sembravano venir fuori per via diretta, quasi che li generasse la terra stessa. E così...agiva per loro conto, in modo da farli avvicinare, giorno dopo giorno, un poco di più a quegli esseri eterei ed eterni che avevano dato origine al tutto. E che avrebbero voluto tanto che quelle cose rimanessero a loro esclusivo uso e possesso. Nonché consumo.

Anche la volpe disponeva di una mente sopraffina. Aveva sempre inventato mille raggiri di ogni genere e sorta. Ed era in grado persino di immaginarseli e di improvvisarseli al momento. Come se li avesse tirati fuori dal nulla, come per magia. Creare le cose DAL NIENTE, in barba ad ogni legge fisica e naturale.

Lui e Maui si somigliavano anche in questo. Per ovvia forza di cose il semi – Dio operava ad un livello totalmente diverso. Adatto al suo rango. SUPERIORE. Non aveva limiti. Speva mutare e riplasmare la terra a proprio piacimento. Col suo amo magico aveva agganciato e fatto innalzare isole dal fondo dell'oceano, per dare terraferma e sostentamento. Aveva avvicinato il sole, per scaldare il pianeta e renderlo confortevole per chiunque vi ci abitasse. E poi aveva tirato su dall'erba le palme da cocco. Per fornire cibo con la polpa del suo frutto, e placare la sete col suo dolce succo. Ma perché si potesse anche utilizzare la sua scorza per creare comodi utensili, e fibre e vesti con le sue foglie.

Ed infine...aveva fatto IL COLPO GROSSO. Ma gli era andata male.

Aveva rubato un bellissimo quanto prezioso smeraldo. IL CUORE DI TEH – FITI, direttamente dal petto della gigantesca divinità di cui faceva parte. La grande isola – madre, verde e rigogliosa, che giaceva addormentata al centro dell'oceano, del mondo e dell'intero universo. Ma perché lo aveva fatto?

Poteva avere tutto. Avrebbe potuto avere qualunque cosa. Perché aveva fatto una cosa simile?

Diceva di voler dare i mortali il potere supremo. Quello che ancora mancava loro. Quello che li avrebbe resi identici agli Dei, senza più differenza alcuna. La capacità di CREARE LA VITA.

O forse lo aveva fatto spinto dalla pura e semplice vanità. Perché ormai se la suonava e se la cantava praticamente da solo. E riteneva ormai di poter fare TUTTO. Tutto quello che gli pareva, o che gli passasse per l'anticamera di quel suo enorme testone. Credendo di non avere più nessuno a cui dover rendere conto delle sue azioni. E delle sue malefatte.

Lo fece senza pensare alle possibili conseguenze. Lo aveva fatto senza sapere che, togliendo quella pietra preziosa dalla sua sede naturale, avrebbe rotto l'equilibrio. Portando morte, oscurità e carestia su tutte le isole emerse. E che avrebbe dato vita ad un enorme quanto orribile mostro. Un mostro furente e rabbioso fatto di lava e magma bollenti e pulsanti, che lo aveva attaccato e quasi ucciso. E che gli aveva fatto perdere la sua arma.

TEH – KA.

Ma poi...mentre si trovava prigioniero di un mucchio di sassi e scogli intervallato da qualche buia caverna...aveva ricevuto visite. Gli si era presentata al suo cospetto UNA MORTALE. Una ragazza, a bordo di una piccola quanto leggera e veloce imbarcazione a vela.

UNA PRINCIPESSA.

Una piccola gattina selvatica. Coraggiosa. Indomita. Ma anche testarda, risoluta ed ostinata. Che gli aveva prima di tutto mostrato qualcosa. Uno SMERALDO. Uno smeraldo che bene conosceva. E che poi lo aveva preso per un orecchio e gli aveva URLATO DENTRO. Le seguenti parole, con tono di chi non ammette repliche od obiezioni di sorta. Era UN ORDINE.

 

“IO LO SOOO, SI LO SOOOO, COME IL SOLE TRAMONTEROOOUUOOOO'...PERCHE POOI, PERCHE' POO – OOOIII, ALL' ALBA SORGEROOOOOO'...”

 

Whoops. Ehm...no.

STOP. REWIND. Rumore di nastro che si riavvolge, eeee...PLAY. Di nuovo.

Come non detto. Le più sincere scuse. Si prega la giuria di non tener conto dell'ultima dichiarazione.

Quella...quella era UN' ALTRA PRINCIPESSA. Anche se dotata della medesima predilezione per il canto. Come TUTTE LE PRINCIPESSE, del resto. Basta che ti giri per un solo dannato, dannatissimo attimo e ti parte LA CANZONCINA A TRADIMENTO.

Son cose che non si fanno. E comunque, sul TALENTO se ne può sempre discutere...

Dunque, si stava dicendo...lo prese per un orecchio e vi grido dentro le seguenti parole:

“MAUI!! TU, MUTAFORMA!! SEMI – DIO DEL VENTO E DEL MARE!! IO SONO MEOWANA DI MEWTUNUI!! LA MIA ISOLA STA MORENDO. ED ORA...TU VERRAI CON ME SULLA MIA BARCA, ATRAVERSERAI L' INTERO OCEANO AL MIO FIANCO E RIMETTERAI IL CUORE DI TEH – FITI AL SUO POSTO!!”

E che altro si poteva dire, ad una che si presentava così.

AGLI ORDINI, MIA SIGNORA.

E così fece.

Più o meno quello che era capitato a lui. Era lì, a farsi i fatti suoi e a turlupinare la gente bello pacioso, quando aveva visto sopraggiungere, a bordo di un insulso e ridicolo trabiccolo su tre ruote, UNA PRINCIPESSA.

UNA CONIGLIETTA, nella fattispecie. Vestita con un uniforme da recluta al primo giorno in polizia, con tanto di gomitiere e ginocchiere protettive, e di un giubbottino arancione fosforescente e catarinfrangente da parcheggiatrice. Che lo aveva afferrato per la cravatta a righe rosse e blu dopo essergli salito con entrambe le zampette posteriori sopra le ginocchia e, dopo avergli piantato il bel musino contro al suo, gli aveva urlato contro le seguenti parole, e sempre col tono di chi non ammette repliche od obiezioni di sorta. E nemmeno ripensamenti.

“NICHOLAS WILDE!! ARTISTA E GENIO DELLA TRUFFA!! IO SONO JUDY HOPPS DI BUNNYBURROW!! QUESTA CITTA' E' IN SERIO PERICOLO, ED ALCUNI DEI SUOI ABITANTI SONO SCOMPARSI SENZA LASCIARE LA MINIMA TRACCIA. ED ORA...TU VERRAI CON ME E MI AIUTERAI A TROVARLI!! E POI TI ARRUOLERAI E STARAI PER SEMPRE AL MIO FIANCO, A COMBATTERE IL CRIMINE E RENDERE QUESTO MONDO UN POSTO MIGLIORE. IN CASO CONTRARIO...TI DICHIARERO' IN ARRESTO!!”

Già. PER SEMPRE. O almeno é così che avrebbe dovuto essere, prima che...

Tipico delle principesse, comunque. Arrivano senza preavviso, trovano un maschione grande e grosso, almeno secondo il loro punto di vista, gli stravolgono l'esistenza e lo portano via con loro. Tutte belle convinte che basti quello a risolvere ogni problema. E che, da quel momento in poi...TUTTO ANDRA' BENE.

La solita, trita e ritrita storia. Con una piccola ma sostanziale differenza, però.

Lui non aveva NESSUN CUORE DA RESTITUIRE. Il suo se ne stava ben saldo e al suo posto, al calduccio. Se mai...ERA STATA LEI, A RUBARGLIELO. Dal primo momento in cui l'aveva notata. Anche se magari non se ne era proprio accorto subitissimo. E comunque...

NON AVEVA MAI AVUTO LA BENCHE' MINIMA INTENZIONE DI RICHIEDERGLIELO INDIETRO.

Ormai...LE APPARTENEVA DI DIRITTO. ERA SUO.

ERA SEMPRE STATO SUO. E SOLO SUO.

Tornando al buon vecchio Finn...era senza alcun dubbio IL MIGLIORE, in quello che faceva. Anche se quel che faceva non sempre era piacevole. E non sempre vi era da esserne fieri.

Era il migliore ad INGANNARE. Il migliore a RUBARE. Il migliore a DANNEGGIARE E A ROMPERE. E non solo gli oggetti. Il migliore a PESTARE. E a SPACCARE. Sia LE TESTE quanto LE VETRATE. Ed infine...era il migliore anche quando c'era DA METTRESI A FARE IL PAZZO.

E quando si ha a che fare col PIU' PAZZO DI TUTTI, beh...col resto degli altri pazzi diventa UNA PASSEGGIATA DI SALUTE.

Ma, sfortunatamente...non aveva da occuparsi solo di QUEI PAZZI. Di quelli che gli si erano appiccicati alle costole e le tallonavano senza sosta, nel tentativo di riuscire ad ADDENTARLE

Aveva anche degli ALTRI PAZZI, di cui doversi occupare. E cioé dei due che COMPONEVANO LA SUA SQUADRA, e che adesso si trovavano IN SERIO PERICOLO. ALMENO QUANTO SI TROVAVA LUI.

Di UNA, in particolare. Visto che l'altro era ben in grado di poter badare a sé stesso.

Poggiò il gomito destro sulla parte superiore del sedile, da dove partivano le due stanghe di ferro su cui vi era incastonato il poggiatesta, e si girò leggermente all'indietro. A guardare Maggie, con la coda dell'occhio.

In realtà non l'aveva persa di vista un solo attimo. Almeno nella misura consentita dal fatto di dovere prestare attenzione ora a lei, ora ai tizi che stavano piantonati fissi alle loro calcagna. Buttando in alternanza lo sguardo sia alla vice sia allo sporchissimo specchietto retrovisore, per assicurarsi che la distanza tra loro e quelli rimanesse invariata. E che questi ultimi si trovassero ancora lì tutti e cinque, al loro posto. Anche se, a giudicare dall'andatura che stavano tenendo...sembrava proprio che non avessero NESSUNISSIMA fretta, di volerli raggiungere.

Un comportamento che aveva riconosciuto al volo. Perché lo conosceva fin troppo bene, in quanto faceva parte del suo bagaglio biologico. Della sua natura intrinseca.

Si stavano comportando da PREDATORI. PREDATORI AUTENTICI. E loro...loro ricoprivano il ruolo delle PREDE, in questo caso.

Si stavano prendendo il loro tempo, le carogne. Tutto il tempo del mondo. Aspettavano, senza dare lo scatto decisivo che avrebbe dato il via all'inseguimento vero e proprio. Quello che di solito accadeva una volta in natura, durante i tempi antichi. Quando tra i due contendenti dell'ennesimo, ulteriore atto della battaglia quotidiana per la vita che si metteva in scena veniva oltrepassata la DISTANZA LIMITE che li separava.

Sapevano della propria, reciproca presenza. Sia di uno che dell'altro. Ma finché se ne rimanevano entrambi sufficientemente ALLA LARGA...NON ACCADEVA NULLA.

Una strategia che si sarebbe potuta definire ARCAICA. RUDIMENTALE. Ma non per questo NON O MENO EFFICACE. E MICIDIALE.

Ma non era questo a preoccuparlo, ora. Ad impensierirlo maggiormente era l'atteggiamento della sua partner.

Maggie se ne stava lì, col viso incollato al vetro di sinistra ed entrambi le mani poggiate ai lati di esso, con le palme. Era immobile, irrigidita. Pareva che nemmeno respirasse. In realtà...stava facendo la stessa cosa che stava facendo lui. Era di sicuro impegnata a non perdere di vista quel branco di manigoldi. Nemmeno per un solo attimo.

Comprensibile, per carità. Ci stava benissimo. Ma non era il caso di essere così tesi. Tra non molto sarebbe finita in pezzi PER CONTO PROPRIO, di quel passo. Senza che nessuno di quei delinquenti si dovesse prendere la briga di sfiorarla con una sola zampa. O artiglio. Era talmente concentrata su sé stessa e su quel che aveva attorno che di lì a poco avrebbe finito col mettersi a FUMARE. DALLE ORECCHIE. Fino a giungere ALL' AUTOCOMBUSTIONE.

Nick si mise a riflettere tra sé, mentre la guardava. Come se cercasse di rimembrare qualcosa di occulto, di sepolto nei più profondi recessi della sua mente.

 

Dunque, vediamo...pensò.

Com'é che diceva Carotina a riguardo, sul suo MANUALE DI CORSO ACCELERATO PER ASPIRANTI COMBATTENTI AL CRIMINE? Ah,si. Trovato.

 

C'é SEMPRE una via di uscita, Nick.

Ad ogni istante puoi MORIRE come puoi SALVARTI.

MENTE FREDDA, mi raccomando. Ma OCCHI FIN DIETRO LE SPALLE.

Proprio come facciamo noi CONIGLI.

Stà CALMO. E RILASSATO.

E stà pronto a riconoscere ogni attimo, ogni occasione FAVOREVOLE.

E poi COGLILA.

COGLI L' ATTIMO. QUELLO GIUSTO.

 

Ecco, appunto.

Quando sei con le spalle al muro...perché mai doversi mettere a FACILITARE LE COSE AL TANGHERO CHE TI CI HA MESSO?

Tanto vale rendergli LA VITA DIFFICILE.

Se proprio deve ammazzarti...fai in modo che NON SIA MAI UN PIACERE. NEMMENO PER LUI.

DEVE MALEDIRE OGNI ATTIMO, PROPRIO COME TE.

Beh, gente...anche questa E' EMPATIA, dopotutto. Un minimo di sofferenza la deve provare anche L' AGUZZINO DI TURNO. Se per lui é poco più che UNA PASSEGGIATA DI SALUTE...mi spiegate dove sta IL PIACERE DI OTTENERE QUALCOSA DOPO UN' IMMENSA FATICA?

Le cose, nella vita...BISOGNA GUADAGNARSELE COL SUDORE DELLA FRONTE.

Vuoi la mia pelliccia? Sappi che TUTTO HA UN PREZZO.

E la mia...COSTA CARA. COSTA QUANTO LA TUA.

Concetto chiarissimo. Solo...solo che non gli riusciva mai di farsi entrare in testa quell'accidente di storia degli OCCHI FIN DIETRO ALLE ORECCHIE. Allo stesso modo in cui non riusciva a farlo intendere a Carotina.

La cara coniglietta non riusciva proprio a capire che LO SGUARDO PANORAMICO era una prerogativa tipica di quelli della sua specie, assolutamente NON REPLICABILE da chiunque.

Passi per l'agilità...FATTO.

E passi pure per la velocità...FATTO.

E si passi anche sui balzi, e sulla forza dei loro arti inferiori...FATTO PURE QUESTO.

E pienamente d'accordo sul fatto che OGNUNO PUO' ESSERE CIO' CHE VUOLE, ma...A TUTTO VI E' UN LIMITE.

Una volpe, per quanto si sforzi...non può ottenere la VISTA ULTRA - PERIFERICA. O IL SUPER – UDITO. Così come un coniglio non può avere IL FIUTO SOPRAFFINO O LA VISTA NOTTURNA.

E' NATURA, ragazzi. Ma vaglielo a far entrare una buona volta, in quella sua testolina.

Tsk. CONIGLIETTA OTTUSA.

Adorabile, ma ottusa.

Ma, a parte quello...su tutto il resto, come darle torto?

Fino ad ora...darle retta gli aveva sempre salvato la vita.

Ed era il momento che anche la balda agente MAGDALENE MAY THOMPSON detta altresì MAGGIE iniziasse finalmente a darle retta, anche se per interposta persona nonché mammifero. E ad interiorizzare quei precetti.

Ci avrebbe pensato lui. E da subito, anche.

Ma, ad onor del vero...non é che la daina non avesse le sue ragioni, per comportarsi così.

Capiva come si sentiva. E perché.

Comprendeva fin troppo bene entrambi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non le riusciva, per quanto si sforzasse.

Proprio non le riusciva di distogliere lo sguardo da quel quintetto di macchine dietro di loro, lanciate all'assalto. E dal bianco accecante con riflessi azzurrognoli dei loro fari abbaglianti, che gli puntavano addosso come tanti occhi minacciosi e famelici. Sembravano formare un blocco unico, una sorta di mostruoso MOLOCH meccanico e meccanizzato. Versione fantascientifica di quei mostri mitologici dalle mille bocche o dalle mille appendici visive ed uditive.

Come un certo ARGO, ucciso da ERMES. Oppure SCILLA. Peggio ancora, visto quel che faceva agli sventurati naviganti che avevano l'incauta e malaugurata pensata di passare nel mezzo dell'angusto stretto di cui ne rappresentava sia il pericolo che il terrore, in compagnia del suo vicino di scoglio e di grotta CARIDDI. Un tipino tutto sommato tranquillo, che aveva solo quel problemuccio di REFLUSSO ESOFAGEO con l'acqua di mare, che gli doveva risultare alquanto indigesta. Visto che la inghiottiva e la rivomitava tre volte al giorno, in regolare alternanza.

Quei tizi erano A CACCIA. A caccia di loro. A caccia DI LEI.

Era fin troppo chiaro. Lo si vedeva. E lo si sentiva.

Avrebbe potuto giurare di sentire il loro fiato sul suo lungo e snello collo. Caldo, accecante e rovente. Che fuoriusciva dalle loro fauci, con i denti scoperti e pronti ad azzannarla in prossimità delle arterie pulsanti e delle vene più ricche di sangue.

No. Proprio non le riusciva. Così come non le riusciva di scacciare certi pensieri. E non soltanto relativi a quello che gli avrebbero fatto, una volta che li avrebbero agguantati. E a quello che LE avrebbero fatto, soprattutto.

Le sue riflessioni non coprivano solamente l'immediato futuro, ma pure il passato appena trascorso.

Le tornarono alla mente le immagini della stazione di polizia. In fiamme prima, trasformata in una mortale trappola di fuoco. E ridotta ad un cumulo di macerie e detriti completamente anneriti e fumanti poi. Subito dopo il crollo.

Concluse che vi era mancato davvero poco. Pochissimo.

Se, a forza di perdere solo un altro po' di tempo con tutte quelle assurde chiacchiere...

Se se ne fossero rimasti lì dentro ancora un altro istante a sparasi addosso e a vicenda tutto quel nugolo di idiozie senza il benché minimo costrutto...

Avrebbero finto col RIMANERCI IN MEZZO, mentre tutto veniva giù.

Avrebbero finito col RIMANERCI SOTTO PURE LORO, a quelle macerie.

POTEVANO RIMANERCI SOTTO PURE LORO.

POTEVANO RIMANERCI.

Certo...a conti fatti, sarebbe potuta andare peggio. MOLTO PEGGIO.

Però...questa volta se l'erano davvero CAVATA PER IL ROTTO DELLA CUFFIA.

PER UN PELO.

Non era più un gioco. Ma forse non lo era mai stato, sin dall'inizio. Anche se i suoi due pards avevano sia l'abitudine che il malcelato vizio di buttare ogni cosa in burla. Sempre.

Ma...solo adesso se ne stava accorgendo, di come stavano realmente le cose. Solo adesso che stava, che stavano per...

Avrebbero potuto MORIRE.

POTEVA MORIRE.

Era spaventata. Completamente atterrita. Non le riusciva in alcun modo di smuovere le zampe posteriori e schiodarsi una buona volta da lì.

Aveva...aveva bisogno di LUI. DELLA SUA VOCE. E DEI SUOI CONSIGLI.

Aveva bisogno di sentirsi chiamare per nome. Aveva bisogno di SUO...

“Maggie.”

CHIEDETE E VI SARA' DATO, sostiene un adagio vecchio quanto il mondo.

“Ulp!!”

Trasalì, a quella parola.

Voleva che qualcuno la chiamasse. E le disse cosa dovesse fare. Che qualcuno mettesse fuori la testa al posto suo e le dicesse quel che vi era da fare, visto che lei era momentaneamente persa.

E quel qualcuno era arrivato, e ci aveva pensato per lei. Anche se non era il qualcuno che si era immaginata giusto un attimo prima.

Si voltò all'indietro, con gli occhioni nocciola sbarrati ed il fiato grosso in gola.

Proprio come aveva pensato. Ad aprire bocca non era stato colui che aveva cercato inconsciamente ed istintivamente. Con l'ansia ed il patema d'animo che contraddistingue un piccolo di mammifero in difficoltà. Ma era stata la figura che in un certo senso l'aveva sostituita, rimpiazzata. Almeno nelle sue fantasie dettate da una sorta di insoddisfatto quanto irrisolto desiderio di supporto e di sostegno. Quello che nel corso della sua giovane ma non tanto più spensierata esistenza le era venuto a mancare, e per giunta in quella delicata e complessa fase in cui se ne avrebbe maggiormente bisogno. Ma per cause che esulavano dalla volontà di entrambe le parti in causa. Dalla volontà di chiunque. O, meglio...non proprio di chiunque. Ma non era il caso di pensarci adesso.

A nominarla era stata la persona che considerava il suo maggior punto di riferimento, allo stato attuale. Perché le ricordava la persona che, tempo addietro, aveva costituito il suo PIU' GRANDE punto di riferimento.

La sua GIGANTESCA COLONNA.

Grande, grosso, forte. Invincibile. Almeno era così che lo aveva sempre visto. Ed é così che continuava a vederlo, anche se non lo vedeva più.

Forse era proprio per quel motivo che il suo attuale punto di riferimento...forse era quello il motivo per cui LE PIACEVA.

Per cui LE PIACEVA COSI' TANTO.

Mise a fuoco in direzione del cruscotto, e dei sedili. Quello del passeggero, per la precisione.

Nick la stava guardando. Con un'espressione ferma, ma comprensiva. E rassicurante.

“Maggie” le ripeté, dolcemente. “Vieni via da lì, per favore. Subito.”

“I – io...” disse lei, imbambolata.

“Dai, vieni qui.” la sollecitò ancora la volpe.

E per farsi meglio capire, diede due botte gentili con la mano aperta sulla parte superiore del sedile su cui si trovava, invitandola a prendere posto.

“S – si.” rispose la daina. “A – arrivo.”

Lo raggiunse, finalmente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mentre Maggie prendeva posto nelle file posteriori, Nick ritenne opportuno che fosse giunto il fatidico momento di fornirle qualche ragguaglio sulla condotta da tenere da lì in poi, insieme ad alcune direttive – chiave.

“Hai perso fin troppo tempo a stare a rimirarti allo specchio, PRINCIPESSA” le buttò lì, con tono ironico. “Dovevi forse RIFARTI IL TRUCCO, per caso? O che altro?”

“Io...” tentennò Maggie, sedendosi proprio dietro di lui. “Io stavo solo...”

“Non importa cosa stessi facendo, agente Thompson” la redarguì lui, interrompendola con voce bonaria ma ferma. “Avresti dovuto seguirmi subito, non appena mi sono mosso. E stata una mossa IMPRUDENTE E STUPIDA!”

“Certe decisioni, prese nel posto e nel momento sbagliato, possono risultare oltremodo deleterie” Le spiegò. “Avrebbero potuto riuscire a vederti. E avrebbero potuto urtare il furgone. I portelloni si sarebbero potuti spalancare di botto in seguito all'urto e, a quel punto...a quel punto tu saresti scivolata di sotto. A finire schiacciata sotto ai loro pneumatici!”

La vice non aggiunse verbo. Proprio come avrebbe fatto la più diligente delle alunne in procinto di prendersi una rara ma severa strigliata da parte del suo insegnante. Magari non era proprio meritata, ma...l'autorità di un maestro, DEL PROPRIO MAESTRO, non va mai messa in discussione.

“Sia ben chiara una cosa, e te là dirò una volta sola” la ammonì la volpe. “Se decidi di separarti da me e da Finn, anche se per un solo istante...SEI BELL' E CHE MORTA, tesoro. MORTA E STECCHITA. Dobbiamo rimanere tutti quanti uniti, mi hai capito? Ora più che mai, in un simile momento. E lo sai benissimo!!”

“I – io...”

“Stammi bene a sentire, Maggie. Questo...NON E' UN GIOCO, mi sono spiegato?! NON E' PIU' UN GIOCO! NON LO E' MAI STATO!! E adesso che non ti venga in mete di saltare a dirmi che non ti avevo avvertita, al riguardo. Ne eri a conoscenza anche tu, quando hai deciso di darmi una mano. Me lo avevi detto TU STESSA, mi ricordo. E quindi sappi...che ora é TROPPO TARDI, per avere ripensamenti o per tornare indietro. Allora...SEI ANCORA CON ME?! SEI ANCORA CON NOI?!”

“Nick, io...”

“Te lo richiedo ancora una volta, agente Thompson. SEI CON ME?!”

“Si...rispose la daina. “Io...SI. SONO CON TE. FINO ALLA FINE. LO SAI. TE L' HO PROMESSO.”

“Good. Bene.”

Una volta conclusosi il sermone Nick rimase ad osservarla, anch'egli in silenzio. Decise di concedersi qualche istante, nonostante la situazione di estrema emergenza.

“Non te la prendere, per quello che ti ho detto poco fa” le confidò, dopo qualche istante. “In verità...sappi che ti capisco. Io LO SO COME TI SENTI. DAVVERO. E sappi che é ASSOLUTAMENTE NORMALE.”

“C – cosa?!” fece lei. Incredula. “C – che cosa vorresti d...”

“Andiamo...credi che io non lo sappia?” La bloccò nuovamente lui. “Là dentro...”

Alzò un braccio e puntò l'indice oltre le sue spalle, ad indicare un punto oltre le porte gemelle del furgone.

“Là dentro...” proseguì, “...in quel posto che é appena andato distrutto, c'era LA TUA INTERA VITA. E adesso...NON VI E' RIMASTO PIU' NULLA. E poteva non rimanere più nulla NEMMENO DI NOI TRE. Ma...siamo vivi. Ed é questo, CIO' CHE PIU' CONTA. Come mi disse una certa personcina di mia conoscenza...”

“Mph. Scommetto che stai parlando di QUELLA...”

Si corresse all'istante. Mordendosi quella sua linguaccia lunga e velenosa.

“No, scusa. Volevo...volevo dire...di quel tuo A DIR POCO LEGGENDARIO COLLEGA, giusto? Il MIGLIOR AGENTE DI POLIZIA DI TUTTA QUANTA ZOOTROPOLIS, dico bene?”

“Esatto, Maggie. PROPRIO LUI. Una volta mi disse...una volta mi disse che AD OGNI ISTANTE SI PUO' MORIRE COME CI SI PUO' SALVARE. L'importante...é tenere OCCHI ED ORECCHIE BENE APERTI. E restare CONCENTRATI.”

“In questo momento...” aggiunse, “...in questo momento HAI PAURA. E' comprensibile. Naturale che tu ce l'abbia. Ma lascia che ti dica una cosa. Non pensare...NON PENSARE A QUEL CHE E' APPENA SUCCESSO. E NON PENSARE A QUEL CHE POTREBBE SUCCEDERE. Contano...contano solamente il QUI. L' ORA. L' ADESSO.”

Maggie sgranò i suoi occhioni.

Non riusciva davvero a crederci. Non riusciva davvero a credere a quel che le aveva appena detto. Quel tipo...

Quel tipo LE AVEVA APPENA LETTO NEL PENSIERO.

Era...era davvero STUPEFACENTE.

QUELLA VOLPE ERA STUPEFACENTE.

LA SUA VOLPE.

Ci aveva azzeccato in pieno. Era LA PAURA, a far la differenza tra loro due.

La paura ed il modo in cui si rapportavano ad essa.

Lei si era lasciata TRASPORTARE VIA. Aveva PERSO IL CONTROLLO DELLA CORRENTE.

Lui, invece...LA CONTROLLAVA. La STAVA DOMANDO.

Rimaneva a galla, resistendo ai flutti e cavalcando la furia della tempesta.

E la differenza, come detto poc'anzi...stava tutta NELLA PAURA.

Lei aveva paura. Perché non poteva fare a meno di pensare a quello che gli era accaduto. E a quello che sarebbe potuto accadere da quel momento in poi.

Ma anche il suo comandante aveva paura. Solo...non le dava IL MINIMO PESO. O, almeno...non più di quello CHE FOSSE NECESSARIO.

C'é di tutto un po', nella paura. E' come un grosso ZIBALDONE. Un minestrone i cui ingredienti concorrono e fanno a gara nel tentativo di renderlo il più possibile aspro, fetido e stopposo sia al gusto che all'olfatto di chi si ritrova doverlo mangiare. Vi sono, e si agitano e ribollono al suo interno, sapori ed aromi di rimorsi, rimpianti e timori di malaugurio.

In Maggie vi ribollivano i rimpianti del passato ed i timori per il futuro. Ma in Nick...non vi era NIENTE. NIENTE DI TUTTO QUESTO.

Per il semplice fatto che era SALDAMENTE ANCORATO AL PRESENTE.

VIVEVA IN ESSO. Ed in esso VI ERA IMMERSO, FINO AL COLLO.

E nel presente non c'é il minimo spazio per il passato ed il futuro. Semplicemente, NON HANNO LA BENCHE' MINIMA RAGIONE DI ESISTERE. Così come qualunque cosa vi si possa trovare al suo interno.

Solo adesso lo aveva capito. Per la prima volta in vita sua.

Lei viveva, aveva sempre vissuto con l'ansia. Dovuta a quello che, nel remoto, non aveva avuto la forza o la volontà di poter evitare o risolvere. E da essa prendeva vita la nefasta aspettativa di ciò che l'avrebbe attesa più avanti.

D'altra parte...se l'inizio non é un granché, nulla fa pensare che il resto possa essere meglio. Specie se nessuno si prende la briga o la voglia di volerti dimostrare il contrario. Ma adesso...

Adesso ERA ARRIVATO LUI.

ERA ARRIVATO NICK.

E a Nick...a Nick NON IMPORTAVA NULLA, del passato. E in quanto al futuro...NESSUNO POTEVA SAPERE COSA SAREBBE SUCCESSO L' ATTIMO SUCCESSIVO. TANTO MENO LUI.

Nick viveva...VIVEVA L' ATTIMO.

Viveva NELL' ATTIMO. Davvero.

E aveva...AVEVA RAGIONE.

Aveva ragione PIENA. SACROSANTA.

E anche...anche lei avrebbe dovuto iniziare a fare UGUALE, se voleva avere una possibilità di cavarsela. Forse non se la sarebbe cavata lo stesso, ma...ERA ANCORA VIVA. E TUTTA INTERA.

E questo contava. SOLO QUESTO. NIENT' ALTRO.

“Hai ragione tu” gli disse con un sospiro, e passandosi una mano sul muso. “Seguirò il tuo consiglio, capo. Non preoccuparti, va...va tutto bene. E'...é ok.”

Nick la squadrò ancora.

“Sicura?” Le chiese.

“Si” rispose la daina. “Sto...sto bene. Dammi solo un attimo. Devo...devo solo riprendere il controllo. Non...non mi ci vorrà molto, te lo assicuro.”

“Mh. Vedi DI OTTIMIZZARLO, il tuo attimo” le rispose la volpe, facendo il verso ad una sua battuta di parecchio tempo addietro. Gliel'aveva detta ai tempi della prima rissa nel bar di Tobey, ed ancora se la ricordava. Gli era rimasta impressa.

“Mi raccomando, Maggie...” la esortò. “...VEDI DI AUMENTARE I GIRI.”

“...Eh?!” Esclamò lei, alquanto perplessa.

“Hai capito benissimo” le confermò prontamente lui, a scanso di possibili equivoci. “AUMENTA I GIRI AL MOTORE, E ALLA SVELTA. Mi servi A PIENO REGIME, come sempre.”

Poi aggiunse: “E visto che si sta parlando di GIRI DEL MOTORE...”

Si rivoltò sul davanti, allungandosi in direzione del guidatore.

“Di un po', mio buon Finn” disse poi, rivolgendosi al tappo. “Levami una curiosità...non può proprio andare più veloce di così, questo trabiccolo?”

“E quel che dico anch'io, accidenti a te!!” Gli fece eco la collega. Sembrava proprio che quella constatazione, insieme al pistolotto da poco terminato, avesse definitivamente contribuito a rincuorarla, nonostante fosse alquanto amara. Anzi, a voler ben guardare...era quanto di più lontano potesse esistere da un'osservazione speranzosa ed ottimistica.

E per far meglio intendere a cosa si stessero riferendo, puntarono entrambi e all'unisono le pupille e gli indici destri in direzione dello specchietto che si trovava sul loro lato, come a voler mostrare cosa stesse riflettendo in quel preciso momento.

Ovviamente non ce n'era bisogno. In quanto manovratore del trabiccolo, Finnick aveva sott'occhio sia lo specchietto montato sulla sinistra, sia quello retrovisore montato al centro e sulla parte superiore del parabrezza. Il primo era lercio marcio almeno quanto il suo gemello situato dalla parte opposta, mentre il secondo...era ancora più sporco. Comunque, si riusciva ancora ad intravedere qualcosa. Tipo i tizi che gli stavano alle calcagna. E che davano l'impressione di guadagnare sempre più terreno. Anche non pareva avessero l'intenzione di forzare la mano più di tanto.

Ancora non si era capito a che razza di gioco stessero giocando, quel branco di mammalucchi.

Meglio lasciar perdere, e non preoccuparsi più del necessario. Pur non sapendo ancora le loro reali intenzioni, oltre ovviamente a VOLERLI FAR FUORI (ma quello, ormai, lo avevano capito pure i sassi che stanno per strada)...fino a che se ne rimanevano comodi comodi a debita distanza, non costituivano un pericolo. Almeno per ora.

Una cosa e una preoccupazione alla volta, questo é il motto di un vero fennec. Di uno che potrebbe uscire indenne dal più immenso e ardente dei deserti. Dove i problemi piombano addosso tra capo e collo uno dietro l'altro, come e peggio delle ciliege. Se non tutti insieme, addirittura.

Beh...che preferissero i VIS – A – VIS oppure LE AMMUCCHIATE SENZA PUDORE NE' VERGOGNA...sempre uno alla volta si dovevano prendere. A partire dal più immediato. Nel senso di essere IL PIU' PROSSIMO A PORTATA DI ZAMPA.

Lo avevano interpellato, no? Meglio rispondere, allora. E tentare di provare a SDRAMMATIZZARLA UN PO', visto che c'era.

Dopotutto, e non per fare il verso ad una persona arci e stra – nota oltre misura, ma...ad ogni istante PUO' ESSERE L' ULTIMO, NO?

AD OGNI ISTANTE SI PUO' MORIRE COME CI SI PUO' SALVARE, RIGHT?

...Un momento. E questa...dov'é che l'aveva già sentita?

Ma soprattutto...chi é che l'aveva detta?

VOLTAIRE, senza dubbio. Oppure ROSSEAU. O magari TOULUSE – LAUTREC.

Uno dei tre, 'nosmma. E comunque...doveva essere lo stesso che aveva detto la famosa frase QUANDO IL GIOCO SI FA DURO...I DURI INIZIANO A GIOCARE!!

E anche...E' UNO SPORCO LAVORO, MA QUALCUNO LO DEVE PUR FARE!!

Perle di saggezza, davvero. Storia della letteratura, senza dubbio.

Sarebbe molto interessante sapere cosa pensa la gente di Toulouse – Lautrec.

Beh, stando ai suoi pronostici...AVREBBE VINTO IL LAUTREC. Erano in miglior condizione fisica, al momento. Il Toulouse aveva senz'altro una difesa ferrea, ma alla fine...avrebbero vinto gli ospiti. Magari con uno stiracchiato uno a zero su rigore, nei minuti di recupero...ma avrebbero vinto loro. C'era da poterci scommettere il testone. E anche un bel po' di testoni.

Forse era il caso di telefonare a BING, l'allibratore. Con la scusa di sapere se suo figlio era ancora a SING – SING.

BELLA, EH? BING, SING – SING...

Tzé. Non aveva proprio stoffa, il suo ragazzo.

Oook. Meglio mettere all'angolo le fesserie e tempo di rifarsi vivo col resto della truppa, che era meglio.

“No, muchacha” le rispose, scuotendo la testa. “Y me maravillo de ti, socio. Me meraviglio de te. Passi pure per lei que nun c'é mai salita, ma tu...dovresti saperlo mejo de el sottoscritto. Y pure mejo de chiunque altro todo el tiempo que ce avete passato SENTADI OPPURE ACOSTADI, seduti oppure esdraiati, aqui de sovra. Me riferisco a ti y le tu paras de CHIAPPE, obiouvsly. Nel corso de ESTOS ANOS, de questi anni ve siete fatti un mucchio de compagnia qua dientro belli belli sul morbido, me risulta...”

“Fi – inn...” intervenne Nick, con voce smiagolata ma raggiungendo comunque lo scopo, che doveva essere quello di zittirlo in maniera alquanto brusca. E rapida. “...Piantala di divagare, per favore. Può andare più veloce di così o no?!”

“E piantarla di tirarla tanto in lungo, almeno per una volta!!” Rincarò prontamente Maggie.

Finnick sorrise, rimettendosi ad ondeggiare il crapino a destra e a sinistra.

“Me desculpe” disse. “Ma...me devi llevare una curiosidad, Magda. Que yo soi venuto ad abidar into la VALLE DEI SUSSURRI, por caso? O forse tu tienes qualche petito problema de RIVERBERO SONORO?”

“I – io...cosa?” chiese la daina mentre Nick al suo fianco stava già riprendendo a sbuffare aspettandosi l'ennesima idiozia pronta e servita calda, appena uscita dal forno delle corbellerie monodose.

Non la capiva mai, quella benedetta ragazza. Si ostinava a non capire che con uno così l'ultima cosa da fare era METTERSI A DARGLI CORDA. E continuare a FORNIRGLI ASSIST SU ASSIST. Come invece stava proprio facendo.

“Mo senti che roba” esclamò il tappo. “Adesso te se mette a SALTAR PURO EL DISCO. Andiamo bene...”

Si mise quindi a balbettare a ritmo, muovendo la mano libera avanti e indietro come se si fosse messo a scratchare su di un piatto immaginario, con la punta delle ditine.

“Q -q – quel c -c- che v – vo – vo – volevo dire é p – po – po – por q – qu – qu – que t – tu – tu te m – me – me – metti a f – fa – fa – fare ECO AL MEU SOCIO!! Ptu – tum. A FARE ECO AL MEU SOCIO!!”

Da non credere. Stava pure improvvisando un RAP, quell'allucinato.

“Ma...perché hai ripetuto due volte le ultime parole, ne lo spighi?” Gli chiese lei.

“Oh, bella...POR QUE CE STA L' ECO, NO?” Le rispose lui, bello candido. “E si que te l'ho appena dito!! Ay, ay, ay...non stiamo attenti, aqui!!”

“Io...io non...” fece Maggie, colta di nuovo in contropiede.

“Aaah. NEVER MIND. No te preocupe. Ma tornando alla vostra QUESTION DE PRIMERO, alla vostra domanda de prima...no que no puede” puntualizzò il fennec. “No que non può. Ve assicuro que es già UN MIS MILAGRO, un miezzo miracolo que me es riuscito de farlo ripartire quasi subito, da là de dientro. JUST' IN TIEMPO por non fenire SCHISCIATI sotto alle macerire en dulse compagnia de todo el resto. Un viero colpo de forutna, considerata la botta che ha preso quando me ce soy scaravientato contro per tirarve fuori. Ha besogno de carburare, ahora. D'altra parte...L' IMPOSSIBILE SOY GIA' DE DRIO A FARLO, l'impossibile lo sto già facendo. Por quel que riguarda i MIRACOLI...ME STO ATTREZZANDO.Y depuìs, e poi...ENSOMMA, MA COSA CAPPERO VOLETE QUE CE COMBINO IO, CON QUEL MOTORE A SCOPPIO RITARDATO QUE SE RETROVA ESTO MACININO DE MIERD...”

“Capisco” fece la vice, interrompendolo proprio un attimo prima che iniziasse ad andare in escandescenze.

Aveva ragione Nick. Bisognava rimanere FREDDI. E LUCIDI. E forse, per mantenere tale stato...occorreva che qualcuno facesse un piccolo passo indietro. Almeno UNO.

E forse...toccava a lei.

Fece scivolare la sua mano sinistra lungo il bordo superiore del sedile che aveva di fronte, fino a raggiungere il braccino destro del fennec. E una volta lì, gliela posò nell'incavo del gomito, stringendo delicatamente.

Il piccoletto non nascose certo la propria sorpresa.

“M – ma que...que...” esclamò.

“Ti chiedo scusa, Finn” fece la daina, addolcendo di colpo la sua voce. “Non volevo colpirti così forte. Ma ero davvero infuriata. Perdonami. E...GRAZIE PER AVERCI SALVATO. Davvero. Non te lo avevo ancora detto.”

“Vale anche per te, Nick” disse subito dopo, girandosi verso il collega. “Coraggio, chiedi scusa.”

“Oh, ma dai...” fece quest'ultimo, incredulo.

“Forza” lo esortò ancora lei.

“Uff! E va bene. GRAZIE – PER - AVERCI – SALVATO, FI – INN...” proclamò la volpe, alzando gli occhi al cielo e con lo steso tono poco convinto di un alunno disobbediente che sta ripetendo a memoria la lezioncina di educazione civica impartita da un docente o da un genitore fin troppo zelanti. E pedanti.

“Bof. E vabbuò, scuse accettate” bofonchiò tagliando corto il minuscolo mammifero, e tradendo un visibile imbarazzo. “Ma potevate risparmiarvele per quando sarà tutto finito e noi ne saremo usciti vivi. Sempre ammesso y non concesso que ne usciremo vivi e in che modo, e...MALDICION!!”

L'ultima imprecazione gli era uscita non appena aveva rimesso gli occhietti sullo specchietto centrale.

Era stata questione di un attimo. Di un solo dannatissimo attimo. Si era distratto per un solo secondo e adesso...

“Ehi, Finn: ma che succede?” Gli domandò Nick.

“Guardate! Guardate lì! LI', MANNAGGIA ALLA MISERIACCIA LADRA!!” Replicò l'altro, indicando il vetrino.

Questa volta nessuno si era preso la briga di interromperlo. Ma per fortuna il suo commento fu meno colorito del consueto.

La volpe e Maggie si rivolsero allo specchietto presente sulla loro fiancata e...bastò. Capirono al volo cosa lo aveva messo in allarme.

Solo tre macchine. SOLO TRE.

Due erano sparite. Ma quando lo avevano fatto? E da quanto? Non se ne erano nemmeno accorti.
Ecco spiegato il motivo per cui se ne erano rimasti a debita distanza fino ad adesso. Non si era trattato altro che di un diversivo. Li avevano distratti facendoli concentrare totalmente su di loro, e in tal modo non gli avevano fatto vedere che due dei loro si erano distaccati dal gruppetto degli inseguitori. E adesso? Come la mettevano, adesso?

La mettevano...che erano NEI GUAI, ora. E nei guai GROSSI, pure. GROSSISSIMI.

“E adesso che facciamo, eh? Che facciamo?!” Si mise a strepitare il nanerottolo, sempre più agitato ed impaziente.

Ma Nick non gli stava prestando molta attenzione, continuava a guardare lungo i lati ed anche leggermente all'indietro di entrambi, in maniera sempre più concitata e frenetica. Maggie, vedendolo, decise di imitarlo per dare una zampa e si mise ad osservare Spingendosi ancor più sui fianchi e nelle retrovie, visto che dai sedili situati sul retro dove si trovava godeva di un punto di osservazione privilegiato, in quel senso.

Proseguirono così per circa duecento metri, finché...

“FINN!!” Urlò Nick. “DRITTO DAVANTI A TE!!”

“...Como?!” fece quest'ultimo facendo tutto l'esatto contrario che gli aveva detto di fare, visto che si era girato per guardare l'amico dritto dritto in faccia. Trovò invece le sue fauci spalancate in un ulteriore grido di avvertimento.

“LA', FINN!! GUARDA LA STRADA, NON ME!!” LA STRADA, PER LA MISERIA!!”

La volpe lo afferrò per entrambe le spalle e lo costrinse a rimettersi in posizione frontale.

Stavano per attraversare un incrocio. I cui estremi erano ciechi, visto che erano coperti da una villetta cadauno le cui pareti confinavano proprio con gli angoli della carreggiata. E da ambo le direzioni, a perpendicolo, stava per sopraggiungere qualcosa.

I DUE PICK – UP. Quelli che, poco fa, erano venuti a mancare misteriosamente all'appello. E...

E GLI STAVANO PER VENIRE ADDOSSO.

Fu allora che li notarono per la prima volta. Prima di allora non avevano potuto farlo perché avevano sempre i fasci dei fari di segnalazione sempre puntati sugli occhi. Erano potenti, e il contrasto con l'oscurità circostante di sicuro non aveva aiutato. Loro che erano predatori erano riusciti a scorgere al massimo le sagome o i contorni confusi. E c'era da giurare che per la loro compagna di viaggio la situazione non dovesse essere tanto differente. Ma adesso che li avevano visti di profilo, anche se solo per un brevissimo istante...li avevano visti

Dei BULL – BAR.

Sul davanti di quelle vetture avevano montato dei Bull – bar che dovevano essere qualcosa di assolutamente unico, almeno nella loro categoria.

Dire che erano SPAVENTOSI era poco.

Erano composti da una rete di tubolari intrecciati tra loro fino a formare una griglia formata da otto quadrati, e ciascuno di essi doveva avere un diametro di almeno venti centimetri. Qualche superlega a base di acciaio, probabilmente. O addirittura titanio. O tutte e due le cose, magari. O magari persino fibra di diamante grezzo, a giudicare dal colore scuro. Ma potevano anche averli verniciati. Vai a sapere.

Di sicuro l'anima di quei cosi era cava. Doveva esserlo, per forza. Altrimenti in un eventuale urto non avrebbe potuto sopravvivere nemmeno colui che lo provocava.

Massimo danno col minimo contraccolpo. Quello era il loro scopo. Era per quello, che venivano creati.

Nick se lo ricordava bene. Il buon vecchio Flash gliene aveva parlato di quel tipo di componenti aggiuntive, durante una delle sue periodiche visitine all'officina. Ed era stato categorico, a riguardo. E ovviamente, si era preso in precedenza la premura di compilare o addirittura di far compilare da uno dei suoi ragazzi una bella fila di fogli in ciclostile con tutte le argomentazioni che potessero riguardare il suo lavoro, con tanto di schede e documentazioni tecniche allegate ad ogni documento.

D'altra parte...le regole parlavano chiaro.

Ventiseiesima lezione del CORSO DI VELOCIZZAZIONE PER BRADIPI:

 

Se devi stare a ripetere le stesse cose tutte le sante volte con ogni interlocutore, a lungo andare diventerà una cosa insostenibile. Per te e per chi ti sta ad ascoltare.

Preparati tutte le risposte scritte.

Per ogni domanda, devi avere la risposta già pronta. E SCRITTA, naturalmente.

Ne guadagnerete entrambi.

 

Già. Proprio vero. Se se la fossero dovuta cavare a parole...non l'avrebbero più fatta finita.

MAI PIU'.

Ma anche se quei tubi non erano massicci, internamente dovevano essere spessi almeno cinque centimetri o giù di lì. Oltretutto non presentavano viti, bulloni, saldature o altre tracce di assemblaggio, stando almeno ad una prima valutazione.

No. Dovevano essere usciti così, direttamente dal crogiuolo della fonderia. Pezzi singoli. Compatti. E MICIDIALI.

Chissà se Flash ne sapeva qualcosa, a riguardo. Magari lo avevano commissionato proprio a lui, quel lavoro. Gli sembrava di riconoscerne lo stile. Dopotutto, il caro bradipo amante della velocità e dei tachimetri aveva sempre basato la sua vita su poche, fondamentali certezze, specie da quando si era lanciato nel tuning e nell'elaborazione fantasiosa dei veicoli. Tra cui quella di non badare molto a chi gli passava i soldi che puntualmente e lentissimamente si infilava nelle tasche ad opera finita. D'altra parte...Il lavoro é lavoro, gente.

Non avrebbe sicuramente mancato di chiederglielo, la prossima volta che lo avrebbe incontrato. Ma adesso non era proprio il momento. C'erano di sicuro cose più importanti a cui badare, adesso come adesso. Del tipo...

Del tipo USCIRNE VIVI, proprio come aveva detto il buon vecchio Finn poco fa.

Gli venne da sorridere, ripensando a quella scena. Si dannava tanto l'anima a mostrarsi sempre duro e tutto d'un pezzo ma se lo si prendeva nella giusta maniera, specie se si aveva la fortuna di giocare nella squadra della metà del cielo giusta...si scioglieva come il burro.

Era adorabilmente RIDICOLO, in quei frangenti. Ti faceva capire che un piccolo, pezzettino di cuore gli era rimasto, in mezzo a tutto quanto il deserto che teneva nel petto. Così simile a quello che doveva avergli dato i natali. Nato, generato ma soprattutto DEGENERATO spontaneamente dalla sabbia e dal vento durante una rara notte di pioggia torrenziale. Ma che alla fine, proprio tutto SOLO SOLETTO DEL TUTTO proprio non ci poteva o non ci riusciva a stare, nel corso della sua vita. E magari, a furia di frequentare altri mammiferi che un cuore ce lo avevano davvero, e sin dall'inizio, un pochino aveva iniziato a svilupparlo anche lui.

OSMOSI, la chiamano. Come quando si mette in giro la voce che si é fidanzati con qualcuno o qualcuna, anche se non é vero. Sperando che, una volta che la voce in questione finirà sulla bocca e sulle orecchie di tutti, essa diventi realtà. O, meglio, si TRAMUTI MAGICAMENTE IN REALTA'. Anche se l'altro o l'altra non ne vuole sapere. E, quando ne viene a conoscenza, decide di ripagare con sonoro schiaffone o un bel calcio in direzione dell'uretra.

Roba buona giusto per sbarbatelli in piena crisi da TEMPESTA ORMONALE. O per quegli idioti che credono che la vita sia un ancor più stupido CARTONE ANIMATO dove basta cantare una canzoncina melensa o un balletto insulso perché i desideri si realizzino all'istante.

E comunque...era la chiara dimostrazione che le FAKE NEWS esistevano da sempre, da ancor prima dell'avvento della rete. PETTEGOLEZZI, li si chiamava.

Ma non era tempo di pensare nemmeno a quello, ora.

I due veicoli corazzati stavano per schiacciarli, avanzando verso di loro come le due piastre di una pressa idraulica o meccanica. Se non si fossero tolti di lì e alla svelta, anche...di loro non sarebbe rimasto che un pezzo di lamiera schiacciata appena poco più grande di una latta contenente tonno, sgombro o sardine. Avrebbero fatto la stessa fine dell'automa assassino di quel famoso film di fantascienza. O di quella Plymouth indemoniata che stirava chiunque non andasse a genio a lei o al suo proprietario. Con l'unica differenza che loro non erano dotati del medesimo potere rigenerante ed auto – ricostruente. La qual cosa non gli garbava affatto.

No. A nessuno va di essere RUMINATOR o CHRISTINE.

“Finn!” Gli disse, avvicinandosi. “Accelera!”

“Ma que cosa tu credi que sto facendo, socio? Mh? TI ME LO DISE?!” Replicò stizzito l'altro. “TE L' AGGIO APPENA RITT' 'CCA PLUS DE ACCUSSI' ESTO GUSCIO DE NOCE ENCRUZADO CON UNA CAFFETTERA PIU' VELOCE NON VA, e...”

“Schiaccia, Finn” Lo esortò nuovamente Nick, senza nemmeno badare alle sue rimostranze. “SPINGI, DANNAZIONE! A TAVOLETTA!!”

Il fennec schiacciò la zampetta inferiore destra contro il lungo pedale, con una tale forza e foga che per un attimo diede l'impressione di sfondare la parte sotto adibita a poggiapiedi e di trapassarla da parte a parte, per far finire ingranaggi e meccanismi sull'asfalto. Serrò e strinse quindi le mani sulla fascia oraria tra le ventidue e le dieci della vetusta cloche, digrignando i denti per lo sforzo ed assumendo un'espressione a dir poco feroce.

“Nnnnhhhh....”

Sembrava quasi che pensasse che l'insieme di quei gesti, di quelle facce e di quei versi potesse in qualche modo contribuire ad aumentare la velocità del suo veicolo.

Tutto fa brodo, in certi frangenti.

“Dai, dai, dai, dai...”

Il Lobos Z – 1 si infilò come una scheggia tra i due bestioni neri e bardati, che lo mancarono di un soffio, ma non del tutto. Le barre rinforzate sfiorarono appena le fiancate laterali, sollevando scintille al solo contatto e regalandogli due bei sfregi orizzontali per tutta quanta la loro lunghezza. E deturpando in maniera irrimediabile le due immagini speculari realizzate ad aerografo.

Finn lo vide benissimo, quel che era accaduto. E se ne rese conto non appena li ebbe superati. Gli bastò notare i microscopici lapilli da attrito che risaltarono da entrambi i vetrini degli specchietti per comprendere ciò che era accaduto al suo furgone.

Anche Nick e Maggie lo notarono, ma preferirono far finta di nulla. Scelta che fu condivisa anche dal guidatore.

Era troppo concentrato sulla guida e a salvare sia il proprio fondoschiena che quello dei suoi due pards per lasciarsi andare alle emozioni. Concesse solo a due lacrime per occhio di scendere, inumidendogli ed offuscandogli la visuale giusto per quella frazione di secondo. Pensando al contempo all'enorme danno che gli avevano fatto, e ai soldi che non aveva e che avrebbe dovuto sganciare al carrozziere per risistemare il tutto.

Chissà se il vecchio Flash gli avrebbe fatto uno sconto...

Gratis, quello MAI. Non lo avrebbe fatto nemmeno per gli amici più intimi.

A tempo debito, comunque. Come tutto il resto. Intanto, il vecchio macinino andava ancora. E questo contava e bastava.

NON FERMARSI. Se si fermavano erano PERDUTI. E poi...

C' era qualcosa d'altro che aveva attirato la sua attenzione e preoccupazione, in quel preciso momento. Qualcosa di ben più grave ed urgente.

“LOOK, GUYS!!” Urlò agli altri due a bordo, indicando lo specchietto sul loro versante. “MIRA!!”

Nick eseguì prontamente. E si lasciò scappare l'ennesima imprecazione.

“MALEDIZIONE!!” Disse, con astio.

Le due vetture assalitrici avevano ripreso posto nel mucchio. Ma intanto...ne erano sparite LATRE DUE.

Una tattica davvero raffinata. Attacco e diversivo allo stesso tempo. Ti confondevano e non ti davano l'opportunità di riflettere.

“Occhio” suggerì la volpe. “Non é finita. Siamo ancora sotto attacco.”

“MO' GUARDA VE'...mai pensato el contrario, giuro.” replicò sarcastico il fennec, mettendosi una mano sul petto con fare solenne.

“Sentite” intervenne Maggie. “Mi sembrava di essere stata abbastanza chiara, in proposito. Ma, evidentemente...non lo sono stata affatto. LE BAMBANATE A DOPO, OK?”

“Piuttosto...” aggiunse poi, indicando l'ennesimo incrocio che gli si stava per presentare davanti. “Che si fa, ragazzi? Destra o sinistra?”

“Oh, SI ES POR ESTO, si nun é que por questo...” rispose il tappo, “...YO NO ME ENTIENDO DE POLITICA, chica. XE UGUALE. Anca por que a niguno glie has pasado por la cabeza de presientarse a le elecciòn con l'idea de LEGALIZZAR LAS DROGAS LEGG...”

“Finn...”

“No, yo vojo dire...ma ve immaginate un movimiento che presenta una simile legge EN TIESTA AL SU' PROGRAMMA ELETTORAL? FAREBBE EL BOTTO!! Lo voterebbero todos, y...”

“FINN!!”

“Ok, ok, Bellegambe. Yo ha entendido. Facciamo accussì. SCEGLI TU. Almeno sarà COLPA TUA, si sbagliamo.”

“Ecco, io...hmm...”

“Muy rapida, chica!! Buttate. Scegli quello que te suggierisce l'istinto!!”

“Ok. Facciamo a sinistra.”

“Oui, MON GENERAL.”

Sterzò a sinistra. Effettuò la manovra quasi ad angolo retto, senza nemmeno frenare, col van che quasi si inclinò su due ruote. Si spostò dalla parte opposta, tirando persino il volante con entrambe le zampe anteriori. E i suoi due compagni lo imitarono, pur sapendo in cuor loro, come lui del resto, che si trattava di una roba perfettamente inutile.

Il furgone tornò sulle quattro ruote. Giusto per accorgersi dove erano finite le due bigiate più recenti tra i loro inseguitori.

La prima gli stava per venire addosso frontalmente. La seconda invece, sbucata chissà dove ma con più probabilità da uno dei vicoli adiacenti dopo averli aggirati, stava sopraggiungendo di gran carriera alle loro terga.

Una replica della morsa precedente, nella graziosa variante DAVANTI – DIDIETRO. Ma non certo graziosa per loro che la stavano subendo, immaginando le possibili conseguenze.

“SIENT' AMME', OCCHIDOLCI...” fece Finnick con una strana calma che fece ancora più paura, vista la situazione. “...Recuerdame seulemenent, famme memoria de NON FARTE MAI COMPILARE UNA SCHEDINA, O COMPERAR UN BIGLIETTO DE LA LOTTERIA. Deciamo que a MERCANZIA te la cavi più che benino...ma el tu' istinto VALE MIENO DE UNA SCAMORZA DE TOFU, proprio.”

“LASCIA PERDERE ADESSO, FINN!!” Urlò Nick, coadiuvato dalla vice. “FA' QUALCOSA, PIUTTOSTO! PRESTO!!”

“Un attimo, attimo, que sto pensando...” replicò lui. “Dateme un attimo...un attimo soltanto...EUREKA!! TROVATO!!”

Adocchiò una stradina sulla sinistra. Un affluente d'asfalto che doveva essere in tutto e per tutto simile a quello usato dai due pick – up per prenderli di sorpresa e tentare di fregarli.

Poteva ripagarli con la stessa oneta, magari. Ma doveva essere veloce. E pregare che non si spaccasse tutto, con un'operazione così spericolata come quella che stava per accingersi a fare.

“Reggeteve” disse, rivolgendosi ai suoi due colleghi di sventura. “Y PREGATE. TODOS LOS SANTOS QUE VE VENGONO IN MIENTE. Y SE NUN VE VENGONO...INVENTATEVELI AL MOMIENTO. NE AVREMO BISOGNO.”

Tutto fa brodo, in certi momenti.

E Nick e Maggie decisero di seguire la raccomandazione, aggrappandosi e stringendosi ai sedili.

Finnick sterzò dapprima a destra, con un colpo secco di volante. Poi buttò tutto nella direzione opposta, mandando il proprio veicolo in testa coda.

Il mezzo proseguì con la derapata in perfetto senso antiorario.

La meravigliosa contraddizione del DRIFT, gente.

Grave infrazione al codice stradale che comporta il ritiro della patente ed il sequestro immediato del veicolo, per i PROFANI.

Per gli ESTIMATORI, invece...una manovra da applausi ed insieme un'opera d'arte composta da acciaio e pneumatici e realizzata su bitume raffinato, fuso e poi colato e solidificato piuttosto che su tela, marmo, bronzo o spartito musicale.

Flash gli aveva insegnato davvero bene, durante quelle lunghe notti passate nei parcheggi vuoti e gelati di Tundratown a fare PIEGHINI per recuperare e smaltire tra una sbronza di Rum distillato illegalmente e una ripassata a qualche pupattola su un materasso lercio buttato nel cassone posteriore, puntualmente adibito ad alcova.

Si dividevano tutto. QUEL CHE E' MIO E' TUO,E...VICEVERSA. Cose così.

Forse non disponeva della grana per farsi dare una messa a punto al macinino, o qualche miglioria...ma qualche trucchetto del mestiere da CHI NE SA era riuscito a rimediarlo. Non si poteva mai sapere che tornasse utile per salvare l'osso del collo.

Appunto. ASSORBI TUTTO QUEL CHE PENSI TI POSSA SERVIRE, quello era sempre stato il suo motto.

L'importante era che fosse lui il primo, a spupazzarsela. Perché quando arrivava il turno del bradipo...non la finiva più. Amante molto focoso e passionale, a detta del branco di smorfiosette che conosceva. Ma incredibilmente LENTO.

E mica sono tutti seguaci del TANTRA più ortodosso come STING, che quando comincia sta in ballo la bellezza di OTTO ORE per volta. Bella forza: lui era ricco sfondato. Gli bastava strimpellare quattro canzonette ed era bello che a posto. Se lo poteva pure permettere, di perderci mezza giornata dietro ad una roba simile.

Ma lui no. Lui non poteva aspettare. Primo, perché per lui il tempo era denaro. Ed inoltre...quando entrava in modalità FINTO – RIPRODUTTIVA nonché SVUOTA – AMENNICOLI...doveva provvedere a scaricarsi LE GONADI. Ed il prima possibile, anche. In caso contrario...il contenuto ribollente e pulsante delle sue due CARE SFERETTE...gli sarebbe RISALITO FINO AL CERVELLO. Ed avrebbe finito per prendersi, e prendersela, col primo BUCO NEL MURO CHE GLI SAREBBE RIUSCITO DI RIMEDIARE AD ALTEZZA LOMBI.

Comunque...aveva appena compiuto un numero da partecipante esperto e navigato di corse clandestine. E di lungo corso, pure. Il vecchio SLOTTHIE...ehm, cioé, Flash ne sarebbe stato più che fiero. Ed orgoglioso.

Ma il meglio, ed il più difficile, arrivava ora.

Si, si. Era adesso che veniva il bello.

Si prega di tenersi forte. Ed astenersi deboli di intestino e di vescica.

Non appena le quattro ruote si riallinearono, Finnick schiacciò a fondo il pedale della frizione ed inserì la retro, nonostante il furgone non fosse nemmeno fermo. Si sentì un verso a dir poco stridulo che fece fischiare le orecchie sia di Nick che di Maggie, al punto che furono costretti a tapparsele. Ed entrambi accompagnarono il gesto con una smorfia di dolore.

Il rumore di grippata era stato a dir poco inquietante. E lancinante per tutte quante le povere paia di timpani che disgraziatamente si trovavano all'ascolto. Poco dopo, una lieve fumata grigiasta e dall'odore acre e stomachevole salì dal cofano e dalla zona pedali, appestando mezzo abitacolo.

Ma il mezzo procedette comunque, senza fermarsi. C'era solo da ringraziare il cielo che i suoi marchingegni interni non si fossero fusi, dopo una simile strapazzata contro natura. E che si trovassero ancora completamente integri e al loro posto, invece di saltare in pezzi e schizzare per ogni dove perforando le lamiere che li contenevano.

Entrarono nel vicolo in senso contrario a quello naturale di marcia, giusto in tempo per vedere i due pick – up finire l'uno addosso all'altro. Ma riuscirono a rallentare in tempo, e se la cavarono con danni lievi. Dopotutto, con la blindatura ed il peso che si ritrovavano, ci voleva ben altro per fare la bua a simili bestioni. E i tizi che li conducevano diedero prova di posseder anche dei discreti riflessi.

Ma Finnick ci tenne comunque a dire la sua. E a festeggiare l'impresa appena portata a buon fine ALLA SUA MANIERA.

Mentre guidava alzò il ditino medio della mano destra e lo mostrò ben bene dal parabrezza, all'indirizzo dei due veicoli che avevano appena evitato di schiantarsi a vicenda, per un pelo.

“A BUZZICO'!!” Gridò. “CHE, HAI CAMBIATO?!”

“NO – OH” si rispose da solo, un istante dopo. “STO SEMPRE CON LE LURIDE BALDRACCHE DELLE VOSTRE MADRI, QUANDO I VOSTRI CARI PAPARINI SONO FUORI A ROMPERSE I LORO PORTA – CODA PER GUADAGNARSE LA MICCA!! CI AZZANNO E CI DO' L'ASSALTO AI LORO BEI PASTICCINI MORBIDI Y PELOSI CHE VOI NUN NE AVETE UN'IDEA!! AHR, AHR, AHR!!”

E sghignazzò felice.

Era in grado di tenere un discorso e di accapigliarsi per i fatti suoi, ormai. Una cosa impressionante.

Una volta fuoriusciti dalla parte opposta della stradina fece di nuovo una doppia manovra di sterzata seguita da un ancor più rapida contro – sterzata, e con un altro ed ancor più rapido testa – coda si rimise nella direzione giusta.

“YUU – UUH!!” Urlò di gioia Maggie. Sia per lo scampato pericolo che per ciò a cui aveva appena assistito. Neanche fosse stata lei a farlo. Ma si dice che nelle situazioni estreme i meriti finiscano per essere inevitabilmente condivisi. Allo stesso modo e con la stessa velocità con cui le colpe vengono arbitrariamente distribuite.

La solita storia, da sempre. Se ce la si fa...il merito é di tutti. Anche di chi non ha fatto nulla, a parte le CHIACCHIERE. Se invece non ce la si fa...la colpa é sempre e solo di QUALCUN ALTRO.

La daina picchiettò ripetutamente la mano sulla scapola destra del fennec, la più prossima, per congratularsi.

“Sei un grande, Finn!!” Esclamò lei, raggiante.

Era talmente contenta che non si era nemmeno scandalizzata a fronte dell'ennesima bestialità sparata a voce alta e fauci spalancate da colui che, a tutti gli effetti, costituiva un autentico INSULTO VIVENTE E PERMANENTE ALL' ETICHETTA ED A QUALSIASI BUON GUSTO.

NONCHE' SUO NEMICO GIURATO.

L' INSULTO VIVENTE in questione, sentendosi tirato in causa, questa volta si limitò a fare spallucce.

“Modestamente...” disse.

“E dai, socio!” Aggiunse l'istante successivo, cambiando improvvisamente tono. “Festeggia anche tu! E andiamo!!”

“E' ancora presto per cantare vittoria” rispose laconico Nick. “Continua a tenere d'occhio la tua parte di strada, mi raccomando. E non ti distrarre.”

“E lo stesso vale per te, Maggie” continuò poi, girandosi verso la collega.

“Eddai!!” Lo incalzò il piccoletto. “E llassate andare, almieno por un avolta!! Almieno por una fraziòn de segundo!! Chissà quando ce rrecapita!!”

“Si ce rrecapita...” puntualizzò. “Sai como se dise...BESOGNA PRENDERSE TUTTE LE SODDISFAZIONI CHE CE CAPETANO, OGNI VOLTA CHE SE PUEDE. ESTO ES EL TRUCCO, POR UNA VIDA LUNGA Y SANA!! AHR, AHR, AHR!! Y ahora...FUERZA!!”

“Uff...e va bene...” commentò la volpe, con fare svogliato. “YPPIEE YA YEAH...contenti, adesso?”

“Y como no!!” Replicò Finnick. “Esto es lo espirido giusto!! Diglielo anca ti, MAGDA!!”

Nick preferì ignorare entrambi, e tornò a guardare fuori dal vetro e nello specchietto.

Nessuna traccia dei tizi misteriosi. Almeno per per i prossimi istanti. E c'era da poter scommettere che di lì a poco si sarebbero rifatti vivi. Ed in men che non si dica, anche.

Aveva le sue ragioni per non condividere quello slancio di inaspettato ottimismo da parte dei suoi due compari, per quanto moderato che fosse.

Perché...non c'era proprio nessun motivo per cui valesse la pena esaltarsi. Proprio nessun motivo.

Non gli erano ancora sfuggiti. Non potevano sfuggirgli. E non erano ancor al sicuro.

L'avevano scampata un paio di volte, e in ambedue i casi a malapena. Era proprio il caso di dirlo.

Quanto poteva durare, a quel modo?

Quanto sarebbe durata, la loro fortuna?

Quanto avrebbero potuto resistere, ancora?

PER QUANTO?

Stava proprio lì, il dannato dilemma. Il dannatissimo nocciolo della questione.

PER QUANTO ANCORA?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Da come avrete potuto notare anche voi...sto riuscendo a tenere una media abbastanza stabile, di questo periodo.

In realtà avrei dovuto pubblicare con qualche giorno di anticipo, ma...diciamo che ho avuto un po' di grattacapi vari che mi hanno costretto a lasciar perdere per qualche giorno.

E adesso, direte? Beh...diciamo che ce li ho ancora, ma li ho risolti quel tanto che basta per avere la testa sgombra e finire questo capitolo.

Purtroppo, come tutti noi ben sappiamo...c'é anche una vita da vivere, ragazzi. Che reclama (giustamente, ci mancherebbe) sempre più spazio. E tempo.

Sapete com 'é...il giorno che non avrò più rotture sarà perché mi ritroverò SOTTOTERRA, come minimo. Alla fine...le preoccupazioni sono il sale della vita.

Ma il sottoscritto non demorde!! Ed eccoci qua con il nuovo episodio.

Quanto tempo é che non facevo più un bell'inseguimento in macchina? Da una vita, molto probabilmente. Dal quarto capitolo, mi pare. Dove Judy e Nick, al termine di un'operazione di polizia, quasi rischiavano di finire ammazzati. E poi la coniglietta tirava un sonoro schiaffone alla cara volpe...

Una vita, davvero. Beh...spero di non aver perso lo smalto. E di averlo reso al meglio. Ma questo dovrete giudicarlo voi.

L'angolo della colonna sonora: per tutta la durata del capitolo mettetevi su il brano TUNNEL CHASE di Brad Fiedel, dalla colonna sonora di TERMINATOR.

Si, il primo. Quello dove Schwarzenegger faceva il cattivo.

Oltre che un capolavoro della fantascienza, anche un fanta – splatter come ormai non ne fanno più. Ed é per l'appunto il pezzo musicale che viene usato per le scene in cui il cyborg assassino insegue i due protagonisti a bordo di vari veicoli.

Direi che calza a pennello.

E veniamo al consueto angolo dei ringraziamenti.

Un grazie di cuore a Plando, hera85, Sir Joseph Conrard, Devilange476 e zamy88 per le recensioni all'ultimo capitolo. Ad EnZo89 per le recensioni al capitolo 53 e 54, e alla nuova arrivata amy_lee91 (complimenti anche per la tua storia) per la recensione ad un mio vecchissimo racconto, ANCHE I CONIGLI PIANGONO.

Bene, credo di non aver tralasciato nessuno.

E come sempre...un grazie anticipato anche a chiunque vorrà leggere la mia storia e se la sentirà di lasciare un parere.

Ancora una cosa, prima di concludere.

Il prossimo 3 Aprile questa storia compirà TRE ANNI ESATTI. Proprio come questo film.

Se ci riesco, vorrei riuscire a pubblicare proprio in occasione di quel giorno.

Sarebbe anche una bella opportunità per ringraziare tutti e per tirare un po' le somme su quanto lavoro ho svolto fino ad ora. E su quanto ne rimane (ancora parecchio, ve lo assicuro. La strada é bella lunga).

Grazie ancora a tutti e alla prossima!!

 

 

 

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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