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Autore: Redferne    03/04/2019    9 recensioni
Tra Nick e Judy sta accadendo qualcosa di totalmente nuovo ed inaspettato.
E mentre Nick cerca di comprendere i suoi veri sentimenti nei confronti della sua collega ed amica, fa una promessa a lei e a sé stesso: proteggerla, a qualunque costo.
Ma fare il poliziotto a Zootropolis sta diventando sempre piu' pericoloso...
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Capitan Bogo, Judy Hopps, Nick Wilde, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 58

 

 

 

 

 

 

 

 

HELL'S FANGS (SETTIMA PARTE)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'inseguimento stava procedendo ad oltranza. E, a volerla dir tutta, stava iniziando a diventare oltremodo estenuante.

L'unico rumore che si percepiva, in quel momento, era il ruggito furente dei motori mischiato a quello dei loro pistoni al galoppo più sfrenato.

All'interno del Lobos Z – 1 o meglio, all'interno di ciò che ormai ne rimaneva regnava un silenzio a dir poco tombale. Un autentico paradosso, considerando tutto il marasma che stava accadendo al di fuori delle lamiere lacerate e contorte, e a pochi metri di distanza da esse. E nemmeno il loro sferragliare al vento contribuiva a variare l'atmosfera d'insieme.

Nessuno fiatava, tra i tre. Nessuno di loro osava farlo. Anche perché non é che ci fosse molto da dire, a riguardo.

Ai primi due assalti ne erano seguiti altri quattro. Senza sosta. Senza tregua.

Quei tizi agivano con un tempismo ed una sincronia a dir poco perfetti. La loro coordinazione era a dir poco stupefacente. Ci sarebbe stato quasi da fargli un elogio se non fosse che il fine di tali, mirabili manovre era quello di FARGLI LA PELLE. E LA PELLICCIA.

Agivano come una gigantesca tenaglia. Una tenaglia che, ogni volta che entrava in azione minacciava di inglobare in un solo colpo case, strade, auto. E alberi. E persone.

Interi pezzi di quartiere. Di cittadina.

I tre che formavano il corpo centrale stavano a ridosso del bersaglio, in modo da indirizzarlo proprio dove volessero. Mentre gli altri due, sbucando fuori all'improvviso ed al momento più opportuno, gli si stringevano intorno cercando di ghermirlo e di prenderlo ai lati.

Ed il bello era che i cinque componenti erano in grado, ad ogni diversa incursione, di alternarsi e sostituirsi di volta in volta nei due ruoli che avevano previsto per quella serata. Sia di inseguitore che di intercettatore, a propria volontà e a proprio piacimento.

I cinque elementi erano completamente intercambiabili. Così come la strategia. Potevano proseguire nel modo precedentemente descritto, oppure variare e decidere di fare l'esatto opposto. Fiaccarli ripetutamente con ripetute stoccate sui fianchi per poi piombargli a ridosso col corpo centrale non appena avessero finito col cedere o rallentare, concedendogli anche solo qualche manciata di millimetri. Quei pochi che gli sarebbero stati di sicuro FATALI.

Una tecnica a dir poco esemplare, considerando che la stavano mettendo in pratica con delle autovetture. Ma quei tizi sembravano essere davvero in SIMBIOSI, con le loro macchine.

Mai vista roba del genere, nella maniera più assoluta.

Prima di tale momento i tre sfortunati destinatari di tali manovre dovevano aver pensato con assoluta certezza che cose simili si sarebbero potute vedere sul piccolo schermo di una televisione, o sopra all'equivalente in formato gigante di un cinema.

Roba da FILM, insomma. Non certo attinente od appartenente alla realtà.

Ma se c'é una cosa che la vita insegna...é che non ci si dovrebbe MAI STUPIRE DI NULLA. Sempre ammesso che si riesca a vivere abbastanza a lungo per rendersene conto, di tale quanto fulminante considerazione.

Stavano agendo con una precisione, una freddezza ed una puntigliosità superiori a quelle di qualunque automa robot. O CYBORG, giusto per completare il quadretto delle possibili ipotesi o congetture a riguardo.

Si. CYBORG doveva essere il termine che più si doveva avvicinare, per inquadrare alla perfezione quei tizi. La cosa a cui più dovevano assomigliare.

Dovevano essere UNA COSA SOLA, con i mezzi che guidavano. Si poteva persino giurare e scommettere su di una pila composta da trecento e più bibbie e sull'anima di chiunque, fosse anche quella di chi si aveva più a cuore, perché tanto non si sarebbe potuto di certo perdere...che erano IN STRETTO CONTATTO TRA LORO, seppur rintanati e separati ognuno nel proprio abitacolo.

Riuscivano a COMUNICARE A VICENDA, scambiandosi informazioni e direttive. Non poteva che essere così. DOVEVA essere così, non c'era altra spiegazione.

Magari si tenevano in CONTATTO RADIO mediante qualche strana diavoleria, o qualcosa del genere.

O magari non era nemmeno il caso di mettersi a veleggiare o a volare così tanto con la fantasia. Con tutta probabilità stavano usando i loro smartphone o cellulari. Tutt'al più dei voluminosi CB, se erano patiti del VINTAGE.

Però, a giudicare dalla rapidità con cui riuscivano a mettersi d'accordo sulla decisione istantanea da prendere...veniva proprio da ipotizzare che il vecchio Flash ci avesse montato su uno dei ultimi ritrovati in fatto di MARCHINGEGNI ED ACCROCCHI ULTRA – TECNOLOGICI.

Tanto il caro bradipo non stava certo a guardare la faccia o la grinta di chi si presentava al cospetto suo, della sua CREW e della sua officina chiedendo dei LAVORETTI PARTICOLARI.E SPECIALIZZATI. Nonché PERSONALIZZATI AD HOC, pure.

Lui aveva sempre e soltanto guardato più in basso. Nelle tasche e nelle PENCES. Pensando a i soldi e ai mazzi fruscianti di banconote che vi dovevano ballonzolare allegramente dentro.

Pensava solo e soltanto al profitto. VIVEVA, per quello. E per L' ARTE. Perché ogni suo lavoro non era fatto finché non veniva BEN FATTO.

A REGOLA D' ARTE, giustappunto.

Non vi era dubbio. Doveva esserci senz'altro il suo marchio di fabbrica. La cosa SAPEVA, PUZZAVA TROPPO del suo zampino. E considerando che i due che aveva avuto la stessa pensata nel medesimo momento appartenevano alla famiglia delle VOLPI...c'era da scommettere che non fossero andati poi così lontano con la loro improvvisa deduzione. Ed in più, trattandosi di ODORE...non doveva nemmeno essergli venuto troppo difficile.

Per loro fortuna, anche l'elemento del terzetto braccato dai brutti ceffi che in quel momento si ritrovava impegnato alla guida era fatto della stessa pasta. Anche il buon Finn lo si poteva considerare TUTT'UNO col mezzo a cui, da tempo ormai immemore, aveva accollato l'onere di scarrozzarlo in giro. Dal punto di vista dell'abilità e dei riflessi...non aveva nulla da invidiare. Anzi...avrebbe potuto persino dar loro dei punti, sotto quell'aspetto. A maggior ragione se si contava la disparità tra i veicoli messi in campo ed impegnati nella tenzone. Ma era proprio su quello che dovevano contare i brutti ceffi che gli stavano appresso.

Non sembravano avere particolarmente fretta, al contrario. Se la stavano prendendo davvero comoda, mettendoci tutta la calma ed il tempo del mondo. Li stavano tenendo sotto scacco. Era come se avessero teso una gabbia enorme ed invisibile su tutto il perimetro di Haunted Creek, impedendo loro qualunque possibilità di fuga. Prima o poi i pesciolini avrebbero finito col cascarci dentro, in un punto qualunque di quell'enorme rete, e quelli li avrebbero imbrigliati ed issati a bordo in tutta tranquillità. Occorreva solo pazientare.

In quanto allo sceriffo, alla sua vice e all'aiutante aggiunto...non rimaneva che proseguire in sella ad un destriero ormai sfiancato, mezzo sciancato e vecchio come il cucco. La differenza tra quel ronzino e i purosangue dietro di lui era lampante. Per non dire IMBARAZZANTE. Ed in più, come se già non bastasse...erano in CINQUE CONTRO UNO.

E a nessuno dei presenti passava anche solo per l'anticamera dei loro cervelli di mettersi a fare BATTUTE IDIOTE E SCONCE, giusto per sdrammatizzare.

None era proprio il caso. Persino il fennec aveva deciso di astenersi, questa volta. Pur trattandosi della sua RINOMATA SPECIALITA'.

Fermarsi era fuori discussione. Così come riuscire ad allontanarsi quanto bastava per mettersi al sicuro. O almeno tirare il fiato per un istante. Ed oltre a ciò...si stava facendo largo sempre più nei tre la scomoda sensazione di stare GIRANDO IN TONDO.

Li stavano proprio facendo GIRARE IN TONDO, per poi acciuffarli definitivamente. Dopo averli INSTUPIDITI A PUNTINO, s'intende.

Fino ad ora l'avevano scampata. Erano riusciti a farla franca, anche se per un soffio. Ma era fin troppo chiaro che non potevano andare avanti a quel modo.

No. Non poteva proprio continuare così. Non avrebbero proseguito ancora per molto. E non avrebbero potuto resistere ancora a lungo. Non ad un simile assedio.

NON NE AVEVANO PIU', ecco tutto. Iniziavano a non averne, e a non poterne davvero più.

C'era troppa disparità, tra le due fazioni.

Forse era pur vero, come era solito dire un certo rinoceronte rugoso gestore di uno scalcinato boxing club...che ANCHE UN TOPOLINO POTEVA SCONFIGGERE UN ELEFANTE, di tanto in tanto.

MOLTO DIFFICLE, MA NON IMPOSSIBILE.

Lo ripeteva sempre. Soprattutto ad una certa volpe rossa, dopo una brutta batosta.

Ma un conto é mettersi contro ad un bestione che, per quanto enorme sia, il più delle volte tenta di schiacciarti infastidito. Se non quando lo si mette a fare per PURO CASO, addirittura. Tutto un altro paio di maniche ritrovarsi davanti ad il proprio NEMICO NATURALE. Tipo un ferocissimo GATTO SELVATICO o qualche altro esponente della categoria dei felini di piccola e media taglia. Che pur non disponendo della stazza del mammifero prima menzionato, si é però messo in testa di fare di te LA SUA CENA. E che ce la sta mettendo tutta per riuscire a DIVORARTI, perché non desidera né vuole altro che affondare LE PROPRIE ZANNE NELLA TUA CARNE. E che ti guarda pure diritto negli occhi mentre lo fa, per capire a cosa stai pensando in quel preciso momento.

NON C'E' PARTITA, contro un avversario così.

Si può solo darsela a gambe, e continuare a farlo. In attesa dell'inevitabile. E quando ci si trova con le spalle al muro, dopo aver cercato di ritardare tale circostanza il più a lungo possibile...gettare via la paura e lanciarsi in avanti, giocandosi il tutto per tutto. Ma l'esito resta sempre scontato. Perché...

Perché la preda che si mette in trappola con le proprie zampe...si merita in pieno la morte ATROCE a cui va incontro. Punto e basta.

Bisognava cambiare strategia.

Era giunta l'ora. L'ora di mettersi a tu per tu e guardare dritto dritto in faccia il problema che si seguitava ad ignorare. Che si seguitava a non voler vedere, né affrontare. Ma che era fin troppo evidente per potersi ancora concedere il lusso di tenere da parte,e in disparte.

Era giunta l'ora, prima di tutto e di ogni altra cosa...di occuparsi DELL' ELEFANTE NELLA STANZA.

Proprio come faceva un certo bufalo muschiato, comandante di lungo corso del primo distretto di polizia di una rinomata ed arcinota metropoli dove ognuno poteva essere ciò che vuole almeno in teoria, in occasione di una certa ricorrenza. Nelle fattispecie il compleanno di una femmina di pachiderma in divisa blu da poliziotto il cui nome, in totale contrasto con la spropositata mole, faceva FRANCINE.

L' AGENTE SEMPLICE FRANCINE PENNIGTON, per la precisione.

Visto che prima si parlava di ELEFANTI, giusto per rimanere a tema...e visto che per lo stesso motivo si era appena parlato di agenti...

L'ultima parola in proposito spettava a Nick. Tra i due agenti su tre presenti sulla scena, visto che il terzo non si sapeva bene cosa fosse, l'ufficiale di grado più alto era lui. Spettava a lui prendere una decisione. La DECISIONE GIUSTA. O almeno provarci. Oppure, in mancanza di meglio...dire qualcosa di INTELLIGENTE.

Finnick lo sapeva benissimo. Così come sapeva che non ci sarebbe voluto molto prima che il suo socio si decidesse ad aprire bocca. E calarsi perfettamente nel ruolo che doveva interpretare.

A fare CIO' CHE CI SI ASPETTAVA DA LUI, insomma.

Era un assoluto MAGO, nel farlo. Da sempre. Perché un bravo truffatore deve essere anche un bravo ATTORE. Saper interpretare DECINE, CENTINAIA, MIGLIAIA di personaggi diversi, alla bisogna.

Non mancava molto. Ma era meglio DARGLI LA SVEGLIA. Fargli capire che il suo momento era arrivato.

“Aaalloooraa...” buttò lì, con noncuranza. “...el qui presente sottoscritto ce tiene ad enformare LOS PASSENGERS, que se non l'avete capito sono i passeggeri, e que se non l'avete capito siete VOI, que LOS TRICKYS, que se non l'avete capito...”

“Taglia corto, Finn” lo ammonì Nick. “Non abbiamo tutta la notte.”

“Ensomma...” aggiunse il fennec con un sospiro, “...per farla muy breve, i trucchetti che avevo a disposizione stanno per finire, gente. Punto. Y por farla ancora PLUS BREVE...FINE DEI GIOCHI, me sa. Non so più cosa fare, per tenerli a bada.”

“Dunque...” aggiunse poi, “...que se fa, AMIGOS? CHE SI FA? Suggerimenti? Proposte? Scongiuri? Magari conoscete qualche altra DIVINITA' que non ho ancora pregato...ce SUICIDIAMO? Ce ammazziamo con le nostre zampe prima que lo facciano loro? Avanti, non siate timidi? Forza!! C' MAAAN!! TIRATE FUORI LE IDEE E BUTTATELE SUL TAVOLO!! Anche por que ho paura che de ESTO PASO, de codesto passo, tra non moltissimo ce avranno raggiunti. E por la precisiòn ce saranno addosso tra circaaa...hm, vediamo...considerata la velocità media ed il rapporto tra spazio e tempo, e moltiplicando EL TODO, e tutto por...”

“Ascolta, Finn. Ascoltami bene.”

Il tappo trasalì.

La voce del socio.

 

Uh – ho, pensò. Ohibò, ci siamo.

ILLUMINACI, O FRATELLO.

Nun me deludere, me raccomanno.

Vediamo como ce tiri de fòra da esto CASIN...

 

“E andiamo!!” Lo esortò, senza nemmeno concedersi la possibilità di terminare il pensiero che aveva appena formulato. “Dai, Nickybello!! Che son TUTT' ORECCHI!!”

E per meglio volerglielo dimostrare, staccò la mano destra dal volante e la poggiò a fianco del grosso padiglione corrispondente, a fare da rozzo amplificatore di capacità uditive.

“Allora?!” Insistette.

“Allora...” intervenne finalmente la volpe, “...per prima cosa ti suggerirei di TORNARTENE DA DOVE SEI VENUTO.”

Finnick, a quella proposta, si girò a guardarlo completamente dimentico della strada che aveva di fronte.

“C – COMO?!” Fece, stupefatto. E quell'ultimo termine era dir poco.

“Già, hai ragione” si corresse subito dopo il suo compare. “Avrei dovuto dire TORNIAMO da dove sei venuto. Mi scordavo che non ci sei più solo tu, qua sopr...”

“Nononononononono” lo bloccò il fennec scuotendo ripetutamente la testa ora a destra ora a sinistra, con fare apparentemente sconsolato. “Me sa que nun ce semo capiti. No es esta, la questiòn. Nun é questo, il problema. Il vero problema es QUELLO QUE TU AS APPENA DITO. Ho entedido bién? Ho capito bene? T – tu v – vorresti...”

“Precisamente. E te lo ripeto ancora, a scanso di possibili equivoci. FACCIAMO DIETRO – FRONT E TORNIAMO DA DOVE SEI VENUTO. Punto. Sono stato abbastanza ch...”

“Ma...ma che stai dicendo?” Disse anche Maggie, facendo spuntare il suo muso tra loro ed interrompendolo a sua volta. Nel frattempo aveva ascoltato tutta quanta la loro conversazione, ed in special modo LA DECISIONE FINALE. Ed era semplicemente ALLIBITA, al riguardo.

“Proprio così. Mi avete sentito” tagliò corto la volpe, con fare lapidario. “Avete sentito entrambi benissimo. Il locale di Tobey si trova proprio a qualche isolato da qui. Anzi...qui dietro l'angolo, ormai. Visto che tra non molto ci passeremo proprio di fianco. Ci fermiamo lì, scendiamo, lo raggiungiamo e corriamo dentro. Semplice direi, no?”

E fece spallucce, accompagnando il gesto con una smorfia.

“Mh.” fece Finn, piuttosto perplesso. “Y DEPUIS? E poi, socio?”

“Poi restiamo lì ed iniziamo ad organizzarci, intanto che aspettiamo che QUELLI arrivino.”

“Mmmh.” replicò l'altro, sempre più dubbioso. “Right. JAWOHL. E poi? Che si fa?”

“E poi...CI PENSO IO.” fu la replica da parte dello sceriffo.

Il folletto del deserto sgranò gli occhietti e drizzò entrambe le normi orecchie. Una volta tanto erano solamente quelle.

“No, fame capire” disse, incredulo e con voce beffarda. A giudicare dal tono che aveva usato poco ci mancò che scoppiasse a ridere. Per l'assurdità del piano proposto, c'era da giurarci.

“No, fame capire” saltò su poi. “Ma FAME CAPIRE MUY BIEN, te ne prego. Tu vuoi che andiamo lì da quel MEZZO...ook, togli pure il MEZZO. No, tu vuoi che adesso andiamo lì da quel REBAMBIDO Y CHE CE BARRICHIAMO LA' DE DENTRO?! Y UNA VOLTA QUE CE SIAMO RENTANATI DIENTRO A QUELLA LURIDA BETTOLA COSA VUOI QUE FACCIAMO, EH? CE NE REMANIAMO LI' SEDUTI, PER CASO? Y MAGARI CE METTIAMO LI' PURO A BRACCIA CONSERTE E INIZIAMO A RIGIRARCI TUTTI I QUANTI I POLLICI E GRATTARCI LE PANCIE, IN ATTESA QUE A QUELLI GLIE GIRI DE APPICCARE UN ALTRO BEL FALO' FUORI PROGRAMMA E DE RIDURRE EN CENERE E LAPILLI ANCA QUEL POSTO?! NO, SPIEGA!! EXPLAIN YOURSELF!!”

“Nick, ha ragione” intervenne nuovamente la daina. “Quei tizi saranno almeno una ventina. E questa volta non abbiamo a che fare col solito mucchio di gentaglia di sempre. Quella che abbiamo sempre sbattuto in gattabuia dopo aver dato loro una bella ripassata, come di consueto. Questi sono DIVERSI. Non sono il solito branco di ubriaconi rissosi, maneschi e molesti. Questi sono UNA BANDA ORGANIZZATA! Cosa mai potresti fare, da solo?”

“Maggie...”

“E non é tutto” proseguì lei, senza nemmeno dargli il tempo di ribattere. “I nostri nemici...CI CONOSCONO. Hanno dato prova di conoscerci molto bene. Sapevano come condurre l'assalto alla stazione di polizia. Ho come l'idea...”

Nick la osservò, in silenzio. Ma, dentro di sé, aveva i neuroni a pieno regime. Ma non aggiunse nulla. Voleva solo vedere il grado di acume della partner, e capire se anch'essa era giunta alle medesime conclusioni.

 

Ook, Maggie. Adesso vedremo se io e te restiamo sempre come NATALE E PASQUALE.

Vediamo se continuiamo a PENSARLA UGUALE.

Non mi deludere.

 

“...Ho come l'idea che abbiano...si, che abbiano STUDIATO LE PLANIMETRIE. Sia della centrale che del paese. Sapevano tutto, di quell'edificio. E sanno tutto di questo posto. QUELLI SANNO TUTTO, ragazzi. SANNO OGNI COSA. ANCHE DI NOI. Mentre noi...noi NON SAPPIAMO ANCORA NULLA DI LORO. E' come...stiamo tentando di SCALARE UNA MONTAGNA SENZA PRIMA AVER STUDIATO IL PERCORSO, a differenza di quanto hanno fatto loro. E lo sapete cosa significa, tutto ciò?”

Nessuno emise un solo respiro, lì dentro. Anche perché conoscevano già la risposta. E fin troppo bene. Ed ogni altra parola in merito era ormai superflua.

Lo avevano capito benissimo, dove volesse andare a parare.

“Non lo sapete?” Domandò lei, alterata. “Beh...allora ve lo dico io, nel caso non ve ne siate ancora accorti. Significa che VERREMO SCONFITTI, in questo modo. Significa che la nostra...SIGNIFICA CHE LA NOSTRA SCONFITTA E' SICURA ALMENO QUANTO LA NOSTRA MORTE!! MA NON LO CAPITE?! NON LO AVETE ANCORA CAPITO, DANNAZIONE?!”

 

Nick le rivolse un lieve accenno di sorriso, senza farsi notare.

 

Brava, ragazza.

Brava la MIA ragazza.

 

Ma, non appena ebbe formulato la seguente frase, per prima cosa ritenne opportuno correggersi ma soprattutto chiarire a sé stesso il, vero significato ed uso dell' AGGETTIVO POSSESSIVO che aveva appena scelto di impiegare.

“Ecco, appunto” commentò. “Hai centrato perfettamente la questione, Maggie. Quel che ci serve e di cui abbiamo un gran bisogno sono INFORMAZIONI. Siccome non sappiamo ancora nulla di loro...tanto vale SPRECARE QUALCHE MINUTO PER GUARDARLI BENE IN FACCIA. Almeno...almeno ci renderemo conto con CHI ABBIAMO A CHE FARE. E direi che é UN BUON PUNTO DI PARTENZA, se non altro.”

Gli altri due continuavano a guardarlo, perplessi. La daina in modo pressoché fisso e costante e Finn a sprazzi, quando non era impegnato a buttare un occhio alternativamente alla strada oppure allo specchietto retrovisore piazzato lungo il suo lato.

“Sentite” tagliò corto, “Si dà il caso che tra non molto supereremo l'incrocio dove poter girare. L'ultimo che abbiamo a disposizione per poter proseguire nella direzione che vi ho consigliato. E allora, giunti a quel punto...SARA' DAVVERO TROPPO TARDI. Possiamo stare qui a raccontarci altre fesserie, nel frattempo, oppure tirare dritto e darci ad un'inutile quanto improbabile fuga. Ma diamoci una mossa, per favore. Tra meno di duecento metri ci saranno addosso, di questo passo.”

“Oh, oh!!” Saltò su il fennec, mettendosi a sbracciare furiosamente col braccio rimasto libero e prendendo ad agitarsi in maniera scomposta sul sedile. “Visto che hai tirato in ballo l'argomento...por que NON CE NE IMMO? CE NE ANDIAMO DA QUI, punto.”

“Ma sarai mica matto?!” Gli gridò la vice. “Vorresti scappare e lasciare gli abitanti del paese alla mercé di quegli ASSASSINI? Noi dobbiamo DIFENDERE QUESTO POSTO! Ne siamo I CUSTODI E I TUTORI DELLA LEGGE, lo hai dimenticato? NON POSSIAMO ANDARCENE. E nemmeno abbandonare questa cittadina e i suoi abitanti. NON POSSIAMO ABBANDONARLI, mi hai capita? NON POSSIAMO!! SCORDATELO!!”

“Questione de POINTS OF VIEW, BABE” le spiegò prontamente il tappo. “Questiòn de punti de vista. OGNUNO POR SE', E DIOS POR TODOS. Mai sientita o escuchada esta frase, Occhidolci? Ognuno per sé, e Dio con t...”

“La conosco, la frase” lo zittì lei. “La conosco fin troppo bene. Beh...LEVATELO DALLA TESTA, amico. Tu VATTENE PURE, nessuno ti obbliga a stare qui, chiaro?!”

Gli indicò la placchetta in duralluminio a forma di distintivo appiccicata sul petto.

“Tanto lo sappiamo tutti che quella E' SOLTANTO UNA PATACCA. Una patacca da sacchetto delle patatine buona solo per tenersi buoni i cuccioli che strillano o per saziare i collezionisti a caccia di cimeli stravaganti. Non ha nessuna validità giuridica. Non rappresenta NULLA. Anche se ce l'hai indosso...TU SEI NIENTE, per il beneamato corpo di polizia.”

“Maggie...”disse Nick, semplicemente. Con quel semplice richiamo verbale avrebbe voluto soltanto farle capire di darsi una calmata, e che stava esagerando. Ma non servì. La daina proseguì, imperterrita.

“NON C'ENTRI NULLA CON NOI, chiaro?! Per quel che mi riguarda...puoi fermare questo macinino, lasciarmi giù e andartene all'inferno a farti benedire dove cavolo ti pare e piace!! Me la caverò benissimo anche senza di te, e...”

“WOOH – WOOH -WOOH!! Strepitò il fennec, sovrastandola con la sua vociaccia rauca e catarrosa, mirabile risultato di ani e anni di fumate e tirate no – stop, dove spesso il tabacco faceva da base o da coadiuvante ,ma quasi mai da padrone. “CALM DOWN, BABE!! AND GIMMEABREAK!! Tanto por eneziare...el MACININO de cui parli te ha appena tirato fuori le chiappe dai guai. E te le sta tenendo fuori tuttora, me resulta. Guarda que nun entendievo mica de scappare a gambe llevate, che hai capito. DO YOU TAKE ME FOR A COWARD? Che me hai preso por en CODARDO, per caso? No, por que con tutte le volte que ve ho salvato el PORTA – CODA, sia a ti que al mio compare...ormai ho pierso el conto. E me pare de aver demostrato a pieno titolo que YO AND THE FEAR, yo y la paura non solo nun stiamo nello stesso campo da gioco, ma nemmeno nello stesso SPORT!! ES CLARO, CHIQUITA?! Te rrepeto...hai già dementicato qui ve ha terato de fuori da quella GABBIA DE FUOCO, hm?! Que te lo sei già ESCORDATO?!”

“Si, certo...” puntualizzò lei, sarcastica. “Se non fosse che a momenti CI STAVI PER AMMAZZARE TU, AL POSTO DELL' INCENDIO...buone intenzioni a parte, per un pelo non lo SCAZZ...”

“LASCIA PERDERE EL FATTO CHE POTEVO MADARE TUTTO A RAMENGO O NO, BAMBI!! YO MANDO A RAMENGO QUASI SIEMPRE TODO!! OGNE COSA!!” Le urlò dietro lui. “SE INIZI A FARE LA PRECISINA E AD ATTACCARTI MANI Y PIEDI AD OGNE DANNATO DETTAGLIO...NON LA FINIRE PIU' DE SOPPESAR PRO Y CONTRO DE OGNI COSA, OK?! SI FINISCE QUE RREMANI FERMA, BLOCCATA, MENTRE EL RESTO DE LO MUNDO VA AVANTI. Y TE VIENE ADDOSSO, TU AS COMPRIS?! ERGO...HABLA DE MENO Y MUEVETE DEPPIU'. IMPARA A SBRIGARTI, INVECE DE PERDERE TIEMPO A BLATERARE. SI TU MUOVESSI LE PERTICHE CHE TE RRETROVI ATTACCATE A SOTTO EL TU SEDERE QUANTO SEI BRAVA A MUOVERE LA LENGUA...SARESTI GIA' A L'ALTRO CAPO DEL MUNDO, EN MEN QUE NUN SE DICA!!”

“Finn...”

Di nuovo la volpe. Questa volta con l'intento di calmare il suo mentore. Ed anche questa volta il suo appello finì ignorato. Poco male, visto che nel frattempo la piccola volpe del deserto aveva deciso di auto – ammutolirsi.

Proprio come la vice, del resto. Dopo quella sparata doveva aver deciso di seguire il brusco consiglio, e di non aprire più bocca.

Già. Non c'era proprio nulla che si potesse aggiungere, a riguardo. Il tappo aveva già avuto modo di dimostrare più e più volte di avere fegato. E anche di sapersi benissimo difendere da solo, sia dalle accuse che dalle critiche ingiustificate ed immeritate, proprio come in quest'ultima occasione. Ma anche da quelle che si meritava, all'occorrenza. Sempre come nell'occasione appena descritta.

Così come era fin troppo lampante che lei aveva deciso di sposare la medesima causa del piccoletto, anche se non l'avrebbe mai voluto ammettere. Dandosi anima e corpo alla scurrilità più completa, volgare e gratuita, e abbandonandosi del tutto alla sua travolgente ed impetuosa corrente.

La ragazza doveva essere partita in pieno per la tangente, almeno da quel punto di vista. E senza alcuna possibilità di ritorno.

Complimenti vivissimi al fennec per l'ottimo lavoro educativo svolto.

“Y poi, parlando de fuga...” spiegò quest'ultimo, “...me riferivo ad una fuga de tipo STRATEGICO.”

“Stra...strategico?” Gli chiese Maggie.

“Eeexactly, dear. Lasciamo EL PAIS, el paese. Accussì EL PUEBLO, la ggiente, se ne rremane al seguro. Ce li portiamo de drio y ce inerpichiamo su, su, y poi ancora più su por le muntagne. Lì ce sta un'unica via de accesso, senza viuzze laterali. En PUEBRE PALABRAS, detto en parole povere...NIENTE SORPRESE. Y rischi de agguati redotti al minimo sindacale, por non dire AZZERATI AL MASSIMO. Forse prociederemo più lenti de un bradipo, ma se ce piazziamo bene en mezzo alla CARRETTERA, alla strada, almeno li costrengeremo a starce todos quanti en coda, e...”

“Scordatelo” obiettò Nick, da subito. “Non pensarci neanche, a farlo. Non esiste, ok?”

“Tu dise, socio?” rispose Finn. “A mi me pareva un'idea muy bonita.”

“Pensaci bene, Nick” gli diede manforte la daina. “Non credo abbia tutti i torti. Forse potrebbe essere la soluzione giust...”

“Certo che hai imparato davvero bene,mia cara” si intromise la volpe. “Lo critichi tanto...eppure siete UGUALI, sotto un certo aspetto. Ed il bello é che nemmeno te ne rendi conto.”

“In quanto a te...” aggiunse poi, guardando il suo amico, “...dovresti avere davvero di che vantartene, vecchio mio. Bravo, davvero.”

Maggie lo guardò stranita, spalancando gli occhioni color della nocciola.

“Cosa...cosa vorresti insinuare, scusa?” Gli chiese, come allarmata.

“Oh, niente di particolare, tranne che...ormai vi siete ridotti a SPARARE LE STESSE FESSERIE. ED IN SIMULTANEA, PER GIUNTA.”

“C – cosa?!” Fece lei.

“No, dico...MA VOI DUE RAGIONATE, PRIMA DI APRIRE BOCCA?!” Sbraitò lui. “VI RENDETE CONTO DI QUEL CHE AVETE APPENA DETTO, PER LA MISERIA?! PER QUANTO CREDETE DI POTER PROSEGUIRE, CON QUESTO TRABICCOLO? Il tuo furgone sta cadendo in pezzi, Finn. Se solo proviamo a rallentare, ci lascia a spasso. Senza contare che per raggiungere le montagne dobbiamo prima uscire dal paese, dal punto in cui ci troviamo. Con la velocità che può raggiungere questo coso, non riusciremmo nemmeno ad arrivare alle pendici. Se ci provassimo ci agguanterebbero dopo nemmeno dieci minuti. Inoltre...credete davvero che possa affrontare una salita, nel modo in cui é messo? Anche se dovessimo davvero farcela, vi assicuro che non supereremmo nemmeno la prima sequenza di tornanti. Quelli ci verrebbero addosso praticamente ad ogni curva. I loro veicoli sono più grossi e pesanti dei nostri, nel caso non l'abbiate ancora notato. Prima o poi ci finirebbero con lo speronarci, facendoci sfondare il guard – rail e facendoci precipitare nella scarpata adiacente. Per poi venire giù a darci il colpo di grazia, nel caso non fossimo ancora morti. No...lasciate perdere, vi dico. Non vale neanche la pena. Non ha senso affannarci inutilmente. Precipitarsi sin laggiù equivarrebbe solo a SCAVARCI LA FOSSA CON LE NOSTRE STESSE ZAMPE.”

“Ve lo ripeto di nuovo” aggiunse, tentando di rassicurarli. “Lasciate fare a me.”

“Nick...” gli disse Maggie. “T – tu n -non...”

“Abbiate fiducia” insistette. “Vi chiedo solo questo.”

“Ook, socio” rispose Finnick, emettendo un sonoro ed alquanto rassegnato sbuffo. “Facciamoce pure del male. Del resto...BESOGNA PUR CREPARE DE QUALCOSA PRIMA O POI, NO? ES LA VIDA, é la vita. Es muy curioso que però lo se vada siempre a dire quando ad uno sta giusto por capitare de TIRARE LE CUOIA. E va bién, Nickybello. Te voglio dare retta fino in fondo anche por esta vuelta. Anche stavolta. Ma te avvierto: IS THE LAST TIME. Es l'ultima, de vuelta. Siento que esto posto emana VIBRAZIONI NEGATIVE dappertutto. Y soy più che convinto che ce sta PORTANDO MUY SFORTUNA. Facciamo solo en modo que non diventi la nuestra TOMBA, eh!!”

“Grazie, Finn. Il tuo innato quanto cauto ottimismo é da sempre fonte di ispirazione, per il sottoscritto.”

“Sai, socio...non por far el MENAGRAMO...ma FROM DUSK TILL DAWN...sia l'alba che il tramonto, oggi, me parevano ambedue UN PO' TROPPO ROSSI. Como se...como se stessero preannunciando UN IMMINENTE SPARGIMENTO DE SANGUE. Me auguro solo que non se tratti del nostro!! O almeno...NON DEL MIO!! AHR, AHR, AHR!!”

“Ancora con queste premonizioni da strapazzo, Finn? Giusto perché tu lo sappia...secondo il mio modesto quanto opinabile punto di vista, a te I NATIVI ti hanno proprio ROVINATO. Si, sto parlando proprio di quel branco di cenciosi vagabondi che svernano nel cuore delle CANYONLANDS, giù a Zootropolis, rintanati nelle loro sporche e polverose tende. A furia di fare PAPPA E CICCIA e di stare in mezzo a loro, il caldo infernale ed il clima secco di quei luoghi ha finito col FRIGGERTI COMPLETAMENTE IL CERVELLO. O almeno QUEL POCO CHE TI ERA RIMASTO. Eppure te lo avrò raccomandato mille e mille volte. Andiamo...quante volte ti avrò detto di stare alla larga di quella GHENGA DI SCOPPIATI, e dalla ROBA CHE USANO? QUANTE?!”

“In ogni caso” concluse buttando una fugace quanto rapida occhiata fuori dal suo finestrino, ed assumendo il tono di voce di un capostazione in procinto di far partire la vettura. “SIAMO AL CAPOLINEA, SIGNORI!! ULTIMA FERMATA UTILE PER RAGGIUNGERE IL SUNKEN HOPE SALOON DI TOBEY!! PRENDERE O LASCIARE!! IIIN CAARROOOZZAAAA!!”

E in effetti, tra una chiacchiera e l'altra, condita da qualche saltuario impropero...si era giunti all'ultimo bivio. L'ultimo incrocio da cui, svoltando, avrebbero potuto arrivare direttamente al locale del bonaccione quanto stralunato cavallo.

Era proprio come aveva predetto il loro comandante, poco prima. Era l'ultima possibilità. Superata quella...sarebbe stato davvero TROPPO TARDI.

Troppo tardi per QUALUNQUE COSA.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il van svoltò a tutta velocità. O almeno a tutta quella di cui poteva ancora disporre, che non era poi moltissima.

Dopo duecento metri avvistò il locale. Non appena ne fu in prossimità fece un quarto di giro attorno ad esso ed accostò sul retro, proprio di fianco all'entrata.

Finnick diede un'ultima sgasata con l'acceleratore, poi spense il motore ruotando la chiavetta di accensione verso di sé ed aprì la propria portiera. Nick lo imitò e fece lo stesso con la sua, compiendo un breve balzo verso il basso ed in direzione dell'asfalto. Maggie lo seguì a sua volta e nonostante fosse partita con un breve attimo di ritardo, essendosi piazzata dietro di lui e dovendo quindi ragionevolmente aspettare il suo turno, grazie alla sua maggiore lunghezza coprì la distanza in uno scarto di tempo più breve ed arrivò praticamente alla pari di lui.

I piedi di entrambi si piantarono sul manto stradale in contemporanea. A quel punto i due si voltarono per attendere l'arrivo imminente del loro compagno. Per rendersi conto, con un certo malcelato disappunto che quest'ultimo, dopo aver armeggiato con una mano sotto al sedile ed aver raccattato solo lui sapeva cosa, invece di seguire la via più rapida e logica aveva deciso di attraversare il proprio furgone da parte a parte per poi uscire dai portelloni posteriori ormai messi fuori squadra e resi semi – inservibili dai troppi urti subiti, dopo averli spalancati con una botta secca.

Una scelta discutibile. Avrebbero anche potuto non aprirsi, e tenerlo imprigionato dentro al suo stesso mezzo. Discutibile ed anche rischiosa. Nonché IDIOTA, come sempre. Ma non si poteva contemplare certo un caso contrario. Per il semplice fatto che non sarebbe stato DA LUI fare altrimenti. Doveva sempre farsi attendere, e mai scegliere la via più facile.

Spiccò un salto, planando anche lui con entrambe le zampine posteriori. E nella mano destra reggeva la cara, vecchia ed inseparabile Betsie. La fiera e fedele compagna di mille battaglie e di altrettanti pestaggi, più uno che doveva ancora venire. Quello che, presumibilmente, sarebbe arrivato da lì a poco. Per il momento si era limitata ad aiutarlo ad aprirsi un varco. Notandola, era stato fin troppo facile intuire chi avesse provocato il rumore sentito in precedenza. Così come si era capito cosa aveva estratto da sotto la poltrona del guidatore.

“Cosa ce fate ancora lì empalati?” Disse in modo brusco, girandosi verso gli altri due . “C' MON!! LET' S MOVE!!”

Corsero all'impazzata, coprendo il brevissimo tratto che i separava dalla porticina di servizio in un battito di ciglia. Alle loro spalle, in lontananza ma neanche più di tanto, il frastuono di mezzi degli inseguitori si faceva sempre più assordante, secondo dopo secondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Una volta giunti sull'uscio, Finnick alzò un pugno e diede due colpetti brevi e rapidissimi, seguiti a ruota e a distanza di qualche secondo da uno più forte. Pareva un segnale, e forse lo era pure.

Difatti, dopo alcuni istanti, si udì una voce dalla parte opposta. Riconoscibilissima, ad onor del vero.

“Eeh...ah -ehm!! C – chi é, amico? C – chi é che bussa?!”

“BABBO NATALE!!” Rispose il fennec, che già iniziava ad alterarsi.

“D – davvero?!” Chiese la voce, incredula. “Graande, amico...no, dico...per carità, amico...io sono contentissimo che mi sei venuto a trovare, eh...ma mi sa che SEI IN ANTICIPO, eh. Mi sa che manca ancora un po' di tempo, amico...”

Finn alzò gli occhi al cielo, assumendo una smorfia disperata in volto ed iniziando a ringhiare e ad imprecare sottovoce e a mezzabocca. Il tutto mentre l'altro continuava a ciarlare.

“...Ma dì un po', amico: l'hai ricevuta la mia letterina, quest'anno? E tutte le altre? Non per insistere, eh...ma io sto ancora aspettando IL CASTELLO DI GRAYFUR che ti avevo ORDINATO quando ero piccolo...tu pensa che non mi é ancora arrivata la RICEVUTA DI MANCATA CONSEGNA! Ma si può, dico io...eeh, queste poste...non lo pensi anche tu, amico? Aah, ho capito...forse non ti é arrivata la lettera dove ti avvisavo del CAMBIO DI RESIDENZA!! Tu che dici, amico? Sai...intanto mi HANNO SPOSATO, e ho avuto anche dei beeei cavallini...due beeelle femminucce. Più un terzo in arrivo, amico. Anche se a dirla tutta non sono mica affatto convinto, amico. Per me é solo la mia Martha che HA MANGIATO PESANTE, e niente ma assolutamente niente me lo toglie dalla test...”

“TOBEY!!” Urlò il piccoletto, ormai al colmo dell'ira e al limite della pazienza. “TI DECIDI UNA BUONA VOLTA A FARCI ENTARE O NO, MALADETTO TU E TUTTA LA TUA RAZZA MESSA INSIEME!! E PORC' IL MOND' CHE CI HO SOTT' AI PIEDI!!”

“Ehi, Finn...” gli fece l'equino. “Ma sei...sei proprio tu, amico?”

“NO!!” Gli rispose l'altro. “MIO NONNO!! TE VENISSE UN CRAMPO FULMINANTE PROPRIO DOVE TE DICO YO. E PROPRIO MENTRE LO STAI USANDO CON LA TU MUJER!! CON TUA MOGLIE!! ALMENO TE BLOCCHI DOVE SEI E LA SMETTI DE INQUINARE EL GENERE MAMMIFERO COI TUOI GENI AVARIATI Y SCADUTI!! MA LA VUOI CAPIRE QUE TE HANNO RITIRATO LA GARANZIA ANNI FA?! Y ADESSO DERVA ESTA PUERTA!! APRI QUESTA DANNATA PORTA O PRENDO A TESTIMONI IL CIELO E L' INFERNO QUE TE LA BUTTO GIU' A CALCI!! Y CON TE DIETRO, SANGRE DEL DIABLO!!”

E non appena ebbe finto di inveirgli contro, per fargli meglio afferrare il concetto tirò un altro paio di pugni ben assestati sulla superficie di legno.

Anche Nick, che nel frattempo si era piazzato proprio dietro lui, si era esibito in una leggera smorfia di disappunto. Ma per tutt'altri motivi. Esordio festivo a parte, quello a cui si era ritrovato giocoforza ad assistere non gli era sembrato altro che una fastidiosa ripetizione della squallida pantomima che lui ed il suo compare avevano messo in scena all'interno della ormai fu stazione di polizia. Giusto un istante prima che il nanerottolo color della sabbia facesse la sua spettacolare irruzione a bordo del suo Lobos Z – 1 allo scopo di tirarli fuori da lì e salvargli le chiappe. Con l'unica differenza che adesso era il suo compare ad essere costretto a subirla. E Finn ODIAVA essere preso per i fondelli. Almeno tanto quanto AMAVA prendersi gioco degli altri. Proprio come la sua accorata quanto eccessiva reazione stava dimostrando.

Ma mentre osservava la scena, la volpe aveva notato un altro particolare decisamente fuori posto. Rappresentato proprio dalla porticina in questione. Di solito le uscite di servizio o di sicurezza vengono costruite e progettate in modo da poter essere aperte unicamente FACENDOLE RUOTARE DALL' INTERNO VERSO L'ESTERNO. Per facilitare la fuga da parte degli avventori in caso di calamità o pericolo. O per impedire l'accesso da parte di estranei, malintenzionati o persone non gradite. Quella, invece...era stata MESSA ALL' ESATTO CONTRARIO. Per aprirla, la si doveva TIRARE VERSO DI SE', ALL' INDIETRO. E NON IN AVANTI, come sarebbe stato lecito e logico sia supporre che fare.

Davvero una bella pensata. In caso di ressa, calca o esodo di massa per qualsivoglia motivo, metà della gente sarebbe finita SCHIACCIATA CONTRO DI ESSA, spinta da quelli che avrebbero finito col sopraggiungere da dietro. Senza contrae che sarebbe occorso davvero un niente a SFONDARLA PER ENTRARE, messa com'era.

Chiunque fosse l'imbecille che l'avesse fatta...l'aveva fatta proprio contro ogni possibile buon senso. Ma in barba ed in spregio, proprio.

Una roba completamente STORTA E FUORI POSTO, come LA TESTA di chi risedeva nello stabile a cui l'avevano appiccicata. E visto che si era parlato sia di FUORI che di SFONDARE...il suo piccolo amico dalle grandi orecchie sembrava davvero arrivato ad oltrepassare la misura consentita dalla grazia di Dio. Saltellava come un forsennato e menava mazzate a due mani contemporaneamente facendole addirittura rimbombare fin sulla parete adiacente, a dispetto della stazza minuscola. Dopo aver rimesso la sua adorata mazza da baseball a tracolla reinfilandosela dentro la maglietta dalla parte della schiena, naturalmente. Con ogni evidenza non la voleva sprecare su di un materiale così GREZZO E VOLGARE, nemmeno per sbaglio e neanche una volta.

Molto, ma molto meglio impiegarla ed abbatterla su qualcosa di VIVO E PULSANTE, piuttosto che INANIMATO.

“MALDICION!! TOBEY!! APRI ESTA PORTA, RAPIDO!! APRILA SUBITO, SOTTOSPECIE DE RENCOJONID...”

Si stoppò. Non c'era stato bisogno di terminare l'insulto. Forse era bastata quell'ultima, accorata ma soprattutto URLATA supplica di accendere una lampadina nel cranio del barista. E di mettere in funzione quell'abbozzo di schema di quadro elettrico incompleto e mezzo corretto e cancellato che di ritrovava all'interno del suo ridicolo cervello. Permettendogli così di realizzare al volo la situazione, seppur saltando qualche passaggio d'obbligo e fondamentale. E fu senz'altro meglio per lui, c'era da poterci credere. Non si poteva mai sapere di cosa poteva diventare capace il buon vecchio Finn, se veniva messo alle strette. Ma soprattutto quando c'era da mettere in gioco LA PELLICCIA. SPECIE LA SUA.

Si udì un triplice scatto di chiavi. Liberatorio nella sua melodia se pur realizzato con quella che dovette apparire, agli occhi e ai timpani di tutti gli astanti, come un'esecuzione dalla lentezza a dir poco esasperante. STUDIATA, persino. Per aumentare l'angoscia ed il pathos. Come se ce ne fosse davvero il bisogno.

Comunque, al suono seguì una sensazione di sollievo generale. O QUASI. Perché vi era un'altra personcina nel mucchio che, a differenza delle due che si ritrovavano coinvolte in quell'alterco a dir poco assurdo, pur non dicendo nulla aveva già perso le staffe. QUANTO E PIU' DI LORO.

E decise che era giunta l'ora di far sentire il proprio parere in proposito.

“Spostati” annunciò, senza tanti preamboli e complimenti.

“U – un momentito, BAMBI” fece Finnick, avendone riconosciuto la voce ed intuito le intenzioni, a giudicare dal tono minaccioso e risentito.

Si girò e vide la daina che si avvicinava a passo spedito. E con fare bellicoso.

“E – escuchame, tesoro...”aggiunse lui, mettendo entrambe le manine avanti e tendendole verso di lei, come a volerla calmare. Con risultati alquanto scarsi, visto che la vice non arretrò e nemmeno si arrestò di un solo millimetro. “...Dame retta. Dà retta a PAPARITO TUO. Forse...forse no es el caso e andarci giù en modo accussì RUDE Y BRUTAL...”

Fece fuoriuscire il pollice dalla zampa anteriore destra e lo puntò oltre il suo capo e alle sue spalle, in direzione dell'uscio.

“Ecco, lo vedi?” Le spiegò. “Nun ce sta besogno de utilizar le maniere forti. Tobey sta già aprendo, como puoi bien notar...”

“LEVATI DALLE SCATOLE, HO DETTO!!” Glì intimò Maggie, facendosi sotto.

E in effetti la porta stava già iniziando pian piano ad aprirsi. Ma lei non volle ugualmente sentire ragioni. Tanto meno rinunciare ai suoi propositi.

Forse non l'aveva vista. Oppure, tutta presa com'era dall'impeto, non ci aveva fatto caso. O magari...NON AVEVA VOLUTO FARCI CASO E BASTA. Non gli importava, giunti a quel punto. Contava solo quello che aveva in mente di compiere.

Alzò la gamba destra e la piegò ad angolo acuto, facendo poggiare il ginocchio a metà tra il petto e la spalla corrispondente. Poi espirò, emettendo un urlo.

“KYAAAH – AH!!”

Sferrò un poderoso calcio frontale contro il legno, all'altezza della maniglia e a pochi centimetri di distanza, buttando fuori tutta l'aria dai polmoni durante l'esecuzione. E senza nemmeno badare al fatto che la minuscola volpe si trovasse ESATTAMENTE SULLA TRAIETTORIA D' ATTACCO.

Quest'ultima evito il tremendo colpo giusto per un soffio, scartando e buttandosi a lato.

La porta si aprì di schianto e completò il suo quarto di giro disponibile, andando a picchiare contro il muro dietro di essa e ritornando nella posizione originaria. E udendo il tonfo sordo che era avvenuto oltre la soglia, si poteva immaginare fin troppo facilmente che chiunque vi si trovasse in quel punto ed aveva provveduto ad aprirla era finito quasi certamente A GAMBE ALL' ARIA.

E così era stato, infatti.

Fu proprio l'agente Thompson a prendersi la briga di fare per prima gli onori di casa, questa volta.

Avanzò di qualche passo, giusto quanto le bastava per raggiungere il bordo. Poi poggiò il braccio sinistro sullo stipite più vicino e diede un'occhiata all'interno.

L'antro era scarsamente illuminato, ma si poteva scorgere benissimo il povero Tobey giacere a terra, piuttosto stordito. O PIU' DEL SOLITO, sarebbe venuto da dire. Ma non sembrava troppo malconcio, per fortuna. La parte bassa della schiena era la sola, ad essere a contatto col pavimento umido e lurido. Fatta eccezione per le piante dei piedi e per la mano sinistra, con cui si stava sorreggendo. Il torace era leggermente rialzato così come le gambe, leggermente piegate. In quanto all'altra mano...la stava impiegando per tenersi e massaggiarsi la testa. Che doveva risultargli PESANTE quanto VUOTA, ad occhio e croce.

“Eehi, amici...” disse, passando l'arto dalla vasta tempia fino alla nuca. “...Ma che razza di maniere! No, dico...che, c'era bisogno di fare cosi, dico? E me lo potevate dire che avevate tutta questa fretta, no? Vi aprivo subito, almeno. E comunque, amici...un attimino di pazienza e vi facevo entrare. E se volevate aprirvela da soli...bastava spingere SOLO UN PO' PIU' FORTINO che passavate! No, dico...”

“E così CI STAVI PER APRIRE, vero?” Rispose Maggie. “Beh...alla buon'ora, AMICO. Perché se ci tieni tanto a sapere se avevamo fretta, ebbene...SI. Si dà il caso che avevamo tutti quanti UNA GRAN FRETTA DEL DIAVOLO. Ed in quanto alla pazienza...L' HO ESAURITA GIUSTO UNA MEZZ'ORA FA, QUANDO AD UN BRANCO DI PUZZONI MOTORIZZATI GLI E' VENUTA LA MAGNIFICA IDEA DI DISTRUGGERMI LA CENTRALE E MANDARMELA IN CENERE. FACENDOMI VENIRE UNA GRAN VOGLIA DI RIFARE I CONNOTATI AL PRIMO CHE AVRA' LA SCALOGNA NERA DI CAPITARMI A TIRO. Perciò...se ti decidevi ad aprire subito questa bella ripassata da parte della sottoscritta te la saresti senz'altro risparmiata. GONZO!!”

“Andiamo” disse poi agli altri suoi due compagni rimasti nelle retrovie, mentre tirava dritto.

Il primo a seguirla fu proprio il fennec che, dopo aver compiuto appena qualche passo, si fermò al fianco di Tobey che nel frattempo si stava rimettendo in piedi.

“Fiuuuu...” esclamò dapprima, emettendo un sonoro e sincero fischio di ammirazione. “Più passano i giorni...e più la ragazzona supera qualunque mia aspettativa. TIENE PROPRIO QUELLE QUE NON HA. Y se non fossi più que certo, de quel che dico...potrei persino piensare que CE LE ABBIA SUL SERIO.”

“Woah, es INCAPPERATA DE BRUTTO” aggiunse, lanciando un'occhiata a Nick. La volpe, che nel frattempo ancora non si era decisa a metter piede dentro al piccolo quanto angusto vestibolo, si limitò ad annuire un paio di volte senza nemmeno degnarsi di ricambiare lo sguardo sorpreso del piccolo mammifero.

“Dime un poco” sentenziò poi quest'ultimo, guardando il suo attuale datore di lavoro.“Se puede saver, si può sapere per que cosa me li invento a fare i CODICI, e pierdo puro del tiempo a farteli emparare und memorizzare, se poi quando te vai A BUTTAR SOTTO LA DOCCIA TE DIMENTICHI TODO? Eh? Me lo spieghi? No, spiegamelo en DEUXMILES PALABRAS, o en mieno de DUMILA PAROLE. Due colpi consiecutivi y un en retardo, se era detto! DUE COLPI CONSIECUTIVI Y UNO RETARDO, CLARO?! BLOODY HELL!! Abbiamo fatto e rifatto le prove per DOS SEMANAS, por due dannatissime settimane Y GIA' NUN CE CAPISCI PIU' NIENTE?! NADA DE NADA?! BRUTTA TESA DE CAVOLO QUE NUN SEI ALTRO!!”

Il cavallo rimase a fissarlo immobile, con la bocca mezza spalancata quasi a voler formare una gigantesca O di stupore e lo sguardo leggermente assente. Mancavano giusto un bel filo di bauscina densa, semi – trasparente e ancora tiepida che gli pendesse a lato del labbro inferiore unita ad una bella camicia bianca, imbottita e coi lacci da tirare e legare dietro al dorso per completare degnamente la scena, trasformandolo nel perfetto archetipo di potenziale villeggiante di una clinica psichiatrica.

Di fronte a tale, desolante spettacolo Finn parve gettare definitivamente la spugna.

Fece un gesto disperato con entrambe le braccia nella sua direzione, agitandole per poi lasciarle ricadere totalmente prive di peso, come a voler dichiarare la propria resa incondizionata.

“Aah!!” Ammise. “Yo ce renuncio. Passo la zampa. Tiempo sprecato, ggente. TIEM – PO PIER – SO!! Es como tentare de conivincere I MUSSI, gli asini a tentare de VOLARE. Tu fai uno sfuerzo enutile, e il somaro se IRRITA.”

“Ma, piuttosto...” continuò, rivolgendosi al suo attuale SECONDO datore di lavoro, che nel frattempo era entrato pure lui. “Dime la VERDAD, socio. Dimmi la verità...secondo de ti, la PUPATTOLA avrebbe beccato pure me? O meglio...credi que VOLEVA COLPIRE PURO ME? Tu que dise, mh?”

“Vuoi sapere come la penso in proposito, vecchio mio?” Domandò Nick, che per tutta la durata della scena se ne era stato defilato, quasi a volersi godere lo show in santa pace.

“Por que no” osservò il piccoletto. “Un parere espierto sarebbe muy gradito. Y poi...CHIEDERE ES LECITO, Y RESPONDERE ES CORTESIA., NO?”

“Oh, si” replicò brevemente la volpe, mentre Tobey si affrettava a richiudere la porticina effettuando di nuovo un triplice giro in senso opposto al precedente. “ Sono più che convinto che ti avrebbe CENTRATO IN PIENO. AL CENTO PER CENTO.”

“Oh.”

“E adesso basta con le ciance” lo esortò l'amico. “Andiamo anche noi e vediamo a che punto é la situazione.”

“Right. Esta bién ,socio. Lasciamo perdere, che é meglio.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dopo aver percorso alla svelta e alla chetichella il breve tratto di corridoio, anche i due fecero il loro ingresso nel locale. Maggie si era già accovacciata ed appostata tra un tavolino ed il gruppo di sedie che vi erano sistemate attorno. Nick e Finn fecero altrettanto.

Anche Tobey si era unito alla combriccola, rimettendosi dietro al bancone e riprendendo a lucidare boccali e bicchieri mezzi segnati ed appannati come se niente fosse.

Come se non si fosse accorto di nulla. Come se non avesse la più pallida idea di quel che stesse succedendo.

Ma forse le cose stavano VERAMENTE così, almeno per lui.

NON SI ERA DAVVERO ACCORTO DI NULLA. E NON AVEVA DAVVERO LA MINIMA IDEA DI CIO' CHE STAVA ACCADENDO.

O magari...ce l'aveva. Fino a qualche minuto fa. E poi...SE N' ERA GIA' DIMENTICATO.

Fischiettava, persino. Come se niente fosse.

“Finalmente!!” disse spazientita la daina, vedendoli arrivare. “Ma quanto ci avete messo, accidenti?”

“Lascia stare” le rispose il fennec, invitandola chiaramente a non proseguire il discorso.

“Y ahora que se fa, socio?!” continuò, dando uno sguardo interrogativa allo sceriffo.

“Semplice” annunciò quest'ultimo. “Prendiamo posizione e diamo un'occhiata la fuori per vedere come si mette. Pare che siano arrivati anche i nostri amici, da quel che posso sentire.”

Indicò agli altri la doppia porta di ingresso. Al di fuori di essa si poterono udire i pick – up fermarsi e dare tutti quanti una bella sgasata all'unisono, prima di provvedere a spegnere i loro motori con altrettanta sincronia.

A quanto sembrava avevano deciso di trascurare di proposito l'accesso sulle retrovie, onde evitare possibili agguati od imboscate, e deciso di attaccare passando direttamente dall'entrata principale. Non con altre bottiglie incendiare, sperava la volpe. Riteneva che per quella serata sia lui che la sua partner avessero fatto adeguatamente il pieno, almeno per ciò che riguardava quelle.

In realtà vi poteva essere in ballo un'altra eventualità, per cui si stavano comportando così. E si auguro che si trattasse proprio di quella. Poiché era su quella che aveva scommesso, sin dal principio. Sin da quando erano riusciti ad uscire e a scappare dal commissariato in fiamme per poi trascinarsi dietro quel branco di manigoldi fin lì.

Comunque fosse, tra non molto avrebbe senz'altro potuto soddisfare quella sua curiosità.

Gesticolò di nuovo con l'indice della mano destra, questa volta unito e supportato dal dito medio che gli stava affiancato e teso quanto il vicino, dando da capire agli altri due che di lì a poco si sarebbe avvicinato alle porte che stavano proprio di fronte. E che subito dopo gli sarebbe toccato di seguirlo.

Bisognava continuare a restare uniti, per prima cosa.

“Ehm...scusa, amic...ehm, cioé, volevo dire SCERIFFO...” intervenne all'improvviso Tobey, da dietro il bancone. “Ma...mi sa che io non mica ancora capito una cosa. Ma...se l'amic...ehm, cioé, volevo dire lo sceriffo ha appena detto che quei tizi là fuori sono AMICI VOSTRI, ecco...ma allora PERCHE' VI NASCONDETE TUTTI QUANTI, eh? E perché VI STAVANO INSEGUENDO? PER CASO NON SIETE CONTENTI DI VEDERLI? AVETE LITIGATO, PER CASO?”

Maggie scosse la testa. Finn alzò gli occhi al cielo, mettendosi a salmodiare una nuova fila di imprecazioni che coinvolgevano nell'ordine angeli, santi a loro carissimi e una bella ridda di apostoli a loro devoti. In quanto a Nick...

Non fece una piega. Ma forse per il semplice fatto che non doveva nemmeno avere la forza o il coraggio di rispondergli. Perché era completamente assorto e concentrato sul da farsi. E su quello che, almeno nella sua testa, sarebbe potuto accadere da lì a poco.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Scelsero come avamposto l'ultimo tavolino nei pressi dell'entrata, quello che secondo la planimetria e la disposizione dell'arredamento era da considerarsi il più prossimo ad essa.

Maggie, prevedendo uno sforzo di galanteria da parte dei due colleghi, preferì anticiparli sistemandosi da sola in ultima linea, senza rimanere ad attendere ordini o direttive in proposito.

Finn, vedendo che l'ultimo posto era occupato, si piazzò automaticamente in seconda. E Nick, ovviamente, si mise in prima battuta.

Si avvicinò alla porta di destra, avanzando di lato e rasentando il muro con la schiena. Poi si accostò all'oblò ricavato al centro e sbirciò fuori.

Eccoli là. Disposti tutti e cinque in fila orizzontale, e perfettamente allineati. Erano tipi precisi, e dovevano essere abituati a spaccare il capello in quattro su tutto, se badavano persino a dei particolari così insignificanti come quelli.

Le vetture erano nere come la notte, con tre fenditure e normi ed oblique su ogni fiancata visibile. E anche su quelle che non lo erano. Ed in quanto ai tipi precisi di cui si parlava poc'anzi...

Finalmente gli occupanti erano scesi dai loro veicoli e stavano stazionando lungo la strada, immobili ed appresso alle macchine che fino ad un attimo prima avevano provveduto a scarrozzarli in giro per mezzo paese. E a stare appresso a loro nel tentativo di acciuffarli.

Finalmente poteva vedere con chi avevano a che fare. E poteva vederli in faccia, uno per uno.

Erano una ventina, proprio come aveva annunciato Maggie. E in prevalenza predatori. Orsi, tigri, leoni...ma c'era anche un ariete, un ippopotamo, un facocero e persino due donnole. Ma non faceva in alcun modo ridere, perché nonostante le apparenze non era affatto il preludio a qualche barzelletta stantia.

A una resa dei conti, piuttosto.

Vestivano tutti allo stesso modo, come una gang. O una banda organizzata, giusto per dare ancora ragione alla daina. Molto simile ad una di quelle bande di teppisti di cui parlava sempre Finnick. Ed in cui millantava sempre di aver militato, anni addietro. Prima che si conoscessero.

Il completo che portavano ne era un chiaro quanto lampante indice. Per il semplice fatto che era una DIVISA. Un TRATTO DI UNIONE, di RICONOSCIMENTO. Come quello di un movimento, o di una confraternita.

Giubbotto nero della medesima tonalità della scocca dei loro mezzi, maglia di un rosso talmente scarlatto da sembrare che l'avessero intinta in un secchio di emoglobina concentrata e allo stato liquido e pantaloni militari a chiazze bianche e doppia variante di grigio, sia chiara che scura. Tipica mimetica per le zone urbane, e piuttosto orribile a vedersi. Così come l'accostamento di colori.

Precisi, ma totalmente privi di qualsivoglia stile e ricercatezza. Con quella disgustosa e mal combinata accozzaglia di vestiario iniziavano a dare pugni negli occhi di chi li vedeva ancora prima di iniziare a sferrarli per davvero. Se volevano INTIMORIRE, messi a quel modo...avevano di sicuro fallito nell'intento.

Ma non c'era ugualmente da stare tranquilli. L'esperienza gli aveva insegnato che i delinquenti DAVVERO PERICOLOSI badano ai fatti, più che alla sostanza.

Perché in strada, se davvero vuoi incutere paura a qualcuno...PRIMA DI OGNI COSA AMMAZZI. E SOLO DOPO PUOI INIZIARE A PARLARE.

Tutti gli scagnozzi e i picciotti di Mr. Big come Kevin e Raymond, tanto per fare un esempio, vestivano sempre elegante e firmato. Ma perché appartenevano ad una delle famiglie mafiose più in voga ed antiche di tutta quanta Zootropolis. Nonché più temute e rispettate. Ed in quanto tali avevano un codice ed un'etichetta da rispettare e a cui rendere conto, persino per quel che concerneva l'abbigliamento. Ma questi...questi erano DIVERSI.

Non davano l'impressione di appartenere a qualche organizzazione su vasta scala. Dovevano essere autonomi. E totalmente indipendenti.

Delle autentiche BELVE SCIOLTE, E SENZA ALCUN CONTROLLO. Senza nessun capo o gruppo dirigente a cui dovere rispondere o tenere atto delle proprie azioni. O delle NEFANDEZZE COMPIUTE.

Non avevano obblighi particolari che li costringessero ad andare in giro conciati a quel modo, a parte...da da capire che facevano parte DELLA STESSA COMBRICCOLA. Della stessa manica di PAZZI SCATENATI.

E fu proprio allora che notò un altro particolare. Non se n'era accorto subito per via dei fari che erano tutti accesi e puntati nella loro direzione. Non appena aveva si era affacciato all'oblò il loro fascio concentrato lo aveva colpito in pieno accecandolo leggermente. Dopotutto...i predatori come lui erano abituati a vedere nelle tenebre, e di conseguenza soffrivano l'esposizione diretta alle luci molto forti.

Ecco l'unico motivo per cui la cosa gli era sfuggita. Ma aveva avuto modo di ripararsi,e poco a poco i suoi occhi ci avevano fatto l'abitudine.

Quei farabutti non erano venti. Erano VENTIDUE.

I due che erano sfuggiti al suo rapido conteggio erano ancora seduti all'interno del veicolo posizionato all'esatto centro del quintetto. Al posto di guida vi era un leopardo, mentre a fianco...

Che strano. Davvero strano.

Il tipo seduto a fianco del pilota era totalmente incappucciato. Il copricapo era dello stesso colore delle T – shirts degli altri componenti, e doveva costituire la parte superiore di una felpa, o qualcosa di simile.

L'incavo del cappuccio era completamente in ombra, ed il volto al suo interno totalmente celato.

Sembrava un monaco o un frate inquisitore, precipitato dritto dritto dal tardo medioevo all'epoca recente. Non si riusciva nemmeno a comprendere con chiarezza di quale specie fosse.

Quest'ultimo doveva essere il capo di quella marmaglia, ed il felino al volante il suo vice. Lo si intuiva dal fatto che non fossero ancora scesi, e dalle posizioni tenute dagli altri membri che invece lo avevano già fatto.

Stando al modo in cui erano disposti, ognuno vicino al proprio mezzo d'appartenenza e d'uso, c'era da poter scommettere che i restanti venti fossero egualmente ripartiti tra gli altri quattro pick – up, e che sia l'accesso che l'utilizzo di quello piazzato nel mezzo fosse esclusivamente riservato ai due che stava ospitando. Ma c'era ancora un'altra cosa, a rendere il tutto più inquietante.

La loro macchina si trovava PIU' IN BASSO.

Già. Era PIU' RIBASSATA DI QUALCHE SPANNA, rispetto alle altre.

Chiunque fossero...dovevano PESARE PARECCHIO.

Comunque fosse...non importava. Non importava più.

Quel che aveva visto, e le informazioni che ne aveva ricavato, era più che sufficiente.

Nick si rimise al riparo. Poi fece cenno a Finnick e a Maggie di avvicinarsi. Essi obbedirono all'istante.

“Scusa, amic...cioé, volevo dire sceriffo” domandò il barista con aria interrogativa da dietro il bancone, mentre seguitava a lucidare boccali e bicchieri. “Solo una cosa non mi é ancora chiara del tutto...ma secondo voi COSA CAVOLO SONO VENUTI A FARE QUI, QUEI TIZI?”

“TOBEY! PER FAVORE!!” Lo zittì la vice, mentre raggiungeva la parete adiacente alla porta.

Vista la situazione, a fronte di una simile richiesta non avrebbe saputo davvero dire se preferiva mettersi a ridere oppure a piangere. Ma fu la volpe, a rispondere per lei.

“Di sicuro non sono venuti qui per farsi un bicchiere” sentenziò. “Ti ci potresti giocare la testa, amico mio.”

“Anche se non sarebbe questo gran danno, in caso di perdita...” aggiunse sibillino poco dopo.

E subito dopo, quasi come se qualcuno tra quelli presenti là fuori lo avesse udito, arrivò puntuale una minaccia. Dichiarata con voce lugubre e cavernosa al loro indirizzo.

O meglio...ad uno, in particolare.

“SCERIFFO!! LO SO CHE MI STAI ASCOLTANDO!! SAPPI CHE SE NON VIENI QUI SUBITO INIZIEREMO AD APPICCARE IL FUCO A TUTTE LE SUDICIE BARCCHE QUA ATTORNO, PROPRIO COME ABBIAMO FATTO CON LA TUA!! ECONTINUEREMO, UNA DOPO L'ALTRA, FINO A TRASFORMARE QUESTO SCHIFOSO BUCO IN UN CRATERE FUMANTE!!”

Nonostante le intenzioni davvero poco raccomandabili, a Nick scappò un mezzo sorriso.

Stava accadendo davvero. Si stava verificando proprio l'eventualità che aveva calcolato.

 

Ottimo, pensò. L'idiota si sta davvero comportando come volevo io.

Meglio di così non poteva proprio andare.

 

A Maggie, che nel frattempo gli si era messa proprio al fianco, quel sorriso non era affatto scappato.

Seppur si trovasse quasi di spalle rispetto a lui, quel ghigno che gli si era stampato d'improvviso sul suo muso lo aveva scorto benissimo. E aveva capito.

E quel che aveva capito...non le era piaciuto per nulla. MA PROPRIO PER NULLA.

E ne ebbe conferma subito dopo, quando egli iniziò ad avanzare verso la doppia porta.

Lo afferrò per la manica di un braccio e lo bloccò, con uno strattone.

“Ma cosa...cosa avresti...COSA HAI INTENZIONE DI FARE, SCUSA?” Gli chiese, sbigottita.

“Beh...” fece lui, voltandosi nella sua direzione. “...Mi sembra scortese DECLINARE L'INVITO, non pare forse anche a te?”

“Io...io non credo alle mie orecchie!!” Esclamò lei. “Vorresti...VUOI DAVVERO USCIRE AD AFFRONTARLI? DA SOLO?!”

“Ascoltami bene, Maggie. E' CON ME, che ce l'hanno. E' IL MIO NOME, quello che hanno appena pronunciato. Lo hai sentito anche tu.”

“Se ce l'hanno con te, allora ce l'hanno anche CON NOI. CON TUTTI NOI. SIAMO UNA SQUADRA, lo hai forse dimenticato?”

“Maggie...”

“Lo hai detto tu stesso, Nick!!” Rincarò la vice. “DOBBIAMO RESTARE UNITI! SE CI SEPARIAMO, SIAMO MORTI!!”

“Questa volta non c'entra nulla quel discorso” le spiegò lui. “E' ME CHE VOGLIONO.E mi avranno. E se proprio ci tieni a saperlo...NON LE HO AFFATTO DIMENTICATE, le mie parole. Ma mi sembra ASSURDO, nonché INUTILE, rischiare la vita tutti quanti. Comunque VADA A FINIRE...mi vedo obbligato a prendere LE MIE PRECAUZIONI.”

“P – precauzioni, dici? M – ma c – cosa...”

“Proprio così. QUALCUNO DEVE RIMANERE, nel caso la faccenda potesse VOLGERE AL PEGG...”

“NON DIRLO!!” Gli urlò contro la daina. “N – NON DEVI DIRLO, CAPITO?! NON DEVI DIRLO NEANCHE PER SCHERZO!!”

“Ma io non sto scherzando” la corresse Nick. “Anzi, ti posso assicurare che non sono mai stato più serio in tutta quanta la mia vita. Quindi...i piani sono questi: io ora ESCO, e tu te ne RESTERAI QUI. Buona buona. Ricevuto il messaggio, cara la mia AGENTE THOMPSON?””

“UN CORNO!!” Lo Maggie, prendendo a strattonarlo ancora più forte. “E FINISCILA UNA BUONA VOLTA, CON QUESTA STORIA DEL COGNOME E DEL GRADO!! NON MI INCANTI PIU', CHIARO?! NON ME STARO' QUI, TE LO PUOI SCORDARE!! TE LO PUOI LEVARE DALLA TESTA, CHIARO?! NON RIMARRO' QUI AGUARDARE MENTRE QUELLI TI AMMAZZANO!!”

“Ed invece é proprio quello che farai, AGENTE. Hai I TUOI ORDINI. Visto che si parla di RICORDARE...tu te lo ricordi ancora, quel che ti dissi all'inizio? Di come avrebbero funzionato le cose, TRA ME E TE? Eppure é semplice. IO ORDINO, E TU ESEGUI. Ed io ti ordino DI RIMANERTENE CALMA E TRANQUILLA AL TUO POSTO. Mi hai capito, Maggie? Il tuo compito é di TENERE LA POSIZIONE. QUALUNQUE COSA SUCCEDA. E' il TUO COMANDANTE, a richiederlo. E tu DEVI OBBEDIRE. E SENZA FIATARE. E sappi che non ammetto REPLICHE, a tal riguardo. Tanto meno OBIEZIONI.”

“Ma...ma non sei obbligato a farlo!!”

“Oh si, invece. Perché sono LO SCERIFFO. E' mio compito proteggere questa cittadina. E' PER QUESTO, che mi hanno nominato. Sono stato eletto per questo specifico incarico. Ho dato la mia parola. Ed ho tutta l'intenzione di mantenere LA MIA PROMESSA.”

 

Almeno per questa volta.

Almeno PER UNA VOLTA.

PER UNA SOLA, DANNATISSIMA VOLTA.

 

“Per l'appunto” intervenne la vice. “Ci...ci possono essere altre soluzioni. Riflettiamoci. Pensiamoci su per un istante. Per un attimo soltanto!!”

Guardò verso il bancone.

“I – il telefono!!” Disse raggiante, come colta da improvvisa ispirazione. “A – adesso andiamo lì e ci INCOLLIAMO a quel cavolo di telefono. Possiamo...possiamo chiamare lo sceriffo di CRIMSONBEE, e anche...anche quello di WATERSHIP. Possiamo spiegargli per filo e per segno come stanno le cose, e chiedergli aiuto. Possono...”

“Maggie...”

“...Possono venire qui a darci una mano, no? In fin dei conti gli abbiamo sempre risolto un mucchio di grane, no? ABBIAMO SEMPRE FATTO TUTTO NOI, NICK!! SEMPRE TUTTO NOI, DANNAZIONE!! SENZA MAI CHIEDERE NIENTE A NESSUNO!! E'...ed é giusto...e quindi é giusto che in quest'occasione contraccambino il favore, e...”

“No” fu il commento secco ed aspro da parte della volpe, che smorzò e raggelò all'istante l'appena ritrovato entusiasmo da parte di lei. “Quel che dici non é possibile, e lo sai meglio di me.”

“Ma...”

“NESSUNO DEI DUE VERRA', Maggie. NESSUNO VERRA' AD AIUTARCI, non lo capisci? Abbiamo iniziato tutto questo DA SOLI. Senza contare su altro che non fossero LE NOSTRE FORZE. E SEMPRE DA SOLI LO FINIREMO. E poi...non tutto é perduto. Anche se andrò per conto mio ho sempre una possibilità, per quanto remota.”

“ABBATTERE IL GRANDE CAPO. C' EST VRAI?” Buttò lì Finnick semi – nascosto, da dietro le spalle dei due. “Ho forse 'NDUVENAT'? Mh?”

Maggie fece tanto d'occhi.

“Esatto” confermò invece Nick. “Hai indovinato, vecchio mio. Se affronto il loro LEADER e lo abbatto, gli altri forse perderanno fiducia e si disperderanno. Di solito funziona così, con le bande.”

“Mh. Se” disse il piccoletto, poco convinto. “Por que no. Potrebbe andare, a conti fatti. Oppure potrebbe FINANCO essere que...TE SALTERANNO ADDOSSO SUBETO DOPO Y TE FARANNO A PEZZI. Ce hai pensato, socio? Ce hai riflettuto bene?”

“I – io non riesco a crederci...” obiettò la sua partner. “Tutto...tutto questo é PAZZESC...”

“Può darsi” si limito a rispondere il suo amico fraterno. “Forse si, forse no. Ma fino a che non ci provo...non posso saperlo, di preciso. E direi che vale la pena provare, no?”

“I – io non riesco a crederci...” obiettò la sua partner, come frastornata da quelle parole. “Tutto questo...tutto questo é SEMPLICEMENTE PAZZESC...”

Ma il suo superiore non la sentiva già più. Non gli prestò la benché minima attenzione, preferendo rivolgersi al suo compare.

Era in attesa del suo, di giudizio. Era il suo, che aspettava con trepidazione. Non quello della sua sottoposta, che come si era già detto si trovava solo lì per PRENDERE E RICEVERE ORDINI.

Era il suo MAESTRO E PATRIGNO, a doversi esprimere in merito.

“Se es accussì que la pensi, Nickybello...” annunciò quest'ultimo, “y se tu piensi que ne valga davvero la pena, allora...DO IT. FALLO. Fallo, capito? Te do la mia BENEDEZIONE. VAYA CON DIOS, HERMANO.”

La povera daina, presa lì in mezzo e totalmente alla sprovvista, non sapeva più chi guardare tra i due. Volgeva gli occhi ora alla volpe, ora al fennec. Finché...

Finché non ce la fece più a stare zitta. E a tenersi tutto dentro.

“Santo cielo...” bofonchiò, ormai fuori di sé. “Voi...VOI SIETE DUE PAZZI! VOI SIETE COMPLETAMENTE PAZZI!! PAZZO TU A VOLER FARE UNA FOLLIA SIMILE E PAZZO ANCHE LUI A LASCIARTELO FARE!!”

“Pazzo o meno, é l'unica cosa che mi resta da fare, Maggie. E' l'unica cosa che CI RESTA DA FARE. Non mi é venuto in mente altro, purtroppo.”

“E ora lasciami, per favore” le raccomandò, tentando di tirare a sé il braccio bloccato. “Devo andare.”

“NO!!”

Questa volta la negazione arrivò per bocca della sua vice. Che ovviamente non aveva obbedito all'esortazione.

Non mollò la presa. O meglio la mollò, ma non nel modo che avrebbe voluto il suo comandante.

Lasciò il suo arto giusto il tempo necessario a raggiungere il colletto della divisa. E quando l'ebbe afferrato ci aggiunse anche l'altra mano, a supporto.

Stava tenendo letteralmente Nick per il collo, con entrambe le mani.

Lui la osservò con aria sorpresa. Persino Finnick aveva compiuto un sobbalzo, anche se aveva preferito rimanersene in silenzio a vedere che piega avrebbe preso l'andazzo.

“Maggie!” Esclamò la volpe. “M – ma cosa...cosa stai...”

Lei non gli diede il tempo di terminare la frase. Compì un rapidissimo giro su sé stessa in senso antiorario, come una trottola, e lo costrinse a seguirla.

Nick, con enorme stupore e quasi senza nemmeno accorgersene, si sentì mancare le zampe inferiori da terra e si ritrovò praticamente sollevato a mezz'aria.

Sfruttando lo slancio, la sua collega lo buttò con le spalle contro la parete. E poi gli spinse contro, tenendolo immobilizzato lì dov'era e pressandolo alla base della gola.

“TU NON CI VAI, LI'!!” Gli intimò, urlando. “MI HAI CAPITO, RAZZA DI IMBECILLE?! TU NON CI VAI!!”

“Maggie, ti prego” la suppicò, con tono calmo. “Ascoltami...”

“BASTA, NICK!! SONO STUFA DI QUESTO ATTEGGIAMENTO!! SONO STUFA MARCIA, E' CHIARO?! POSSIBILE CHE NON TI IMPORTI DI NOI? POSSIBILE CHE NON TI IMPORTI DI NULLA?!”

“Maggie...”

“NON TI IMPORTA NEANCHE DELLA TUA, DI VITA?! NON TI IMPORTA NEMMENO DI POTERLA PERDERE?!”

“Quel che hai detto non c'entra nulla, agente Thompson. La faccenda é molto più semplice di quello che pensi.”

“Ah, si? E quale sarebbe, di grazia?”

“Sarebbe che IO NON RINUNCIO. E NON FUGGO. E' il mio lavoro, e il mio destino. Non posso farci nulla.”

 

Lei non lo avrebbe mai fatto, rifletté subito dopo.

MAI.

A COSTO DELLA VITA.

Ed io...Io NON POSSO ESSERE DA MENO.

E' il modo che ho scelto per RIPAGARLA.

Per ripagarla della PROMESSA CHE LE HO FATTO.

E CHE NON HO MANTENUTO.

Ed é il SOLO, UNICO modo per ESPIARE LE MIE COLPE.

 

La daina lo fissò per qualche istante. Poi i suoi occhi si fecero di colpo lucidi.

“TU NON CI VAI, CAPITO? NON NE POSSO PIU' DI VEDERE GENTE CHE MI MUORE ATTORNO!! NON NE POSSO PIU' DI NON RIUSCIRE MAI A SALVARE NESSUNO!!”

Nick la guardò, con aria interrogativa.

“Cos...?” fece incredulo.

Cos'é che aveva appena detto?

Di qualunque cosa si trattasse o cosa davvero volesse intendere la sua collega, non ebbe modo di capirlo. Maggie ricominciò a sbatacchiarlo in malo modo, mentre riprendeva a parlare.

“Perché?!” Gli disse, fra i singhiozzi. “PERCHE' DEVI GETTARE LA TUA VITA AL VENTO IN QUESTO MODO, PERCHE'?! IO NON CAPISCO...NON CAPISCO...”

A quel punto lei alzò il proprio pugno destro ed iniziò a colpirlo alla spalla sinistra. Con il bordo inferiore, quello in prossimità dell'ultimo dito, alla spalla sinistra. Ripetutamente, con una traiettoria discendente, come se stesse usando un martello.

“TU NON CI VAI, CAPITO? NON CI VAI...NON CI VAI....NON CI VAI...non ci vai...non ci vai...”

“Maggie...”

“No...non ci vai...non ci vai...non ci vai...non ci vai...”

Ad ogni colpo sferrato mormorava meccanicamente quella frase come un vecchio disco di vinile scheggiato o rotto, con la puntina di metallo che saltellava sui graffi e sui solchi mandando il brano in loop sempre sulla stessa, dannata strofa.

Nick decise di sopportare stoicamente ancora per qualche attimo.

Non era il caso di prendersela, dopotutto. Nei modi con cui lei lo stava aggredendo vi era più disperazione che rabbia. Non gli stava facendo poi quel gran male, nonostante l'impeto. Ma i suoi zoccoli erano alqunato duri, e stava iniziando a provare un leggero fastidio.

Ne incassò ancora un paio senza reagire poi, con una mossa fulminea, intercettò l'attacco successivo e le bloccò la mano.

“Guardami” le disse.

“Non ci vai, capito? Non ci vai...non ci vai...tu non ci vai...”

“Guardami, ho detto. Guardami, MAGDALENE.”

Quelle parole. Le stesse del loro primo incontro, quando si era presentato alla stazione di polizia fresco fresco di ruolo.

Lei alzò gli occhi e lo fisso. Le lacrime le stavano ormai rigando i lati del muso.

Era davvero incredibile.

Nonostante la gravità del momento e della situazione le stava rivolgendo un sorriso. Il più ampio, candido ed innocente dei sorrisi.

Doveva andare a combattere una battaglia all'ultimo sangue, ed invece...pareva un cucciolo sul punto di uscire di casa per andare a giocare con i suoi amichetti del cuore, dopo aver salutato e abbracciato la mamma.

Ma c'era qualcosa di strano. Nonostante i suoi evidenti sforzi di voler sdrammatizzare vi restava comunque qualcosa di ENIGMATICO, nella sua espressione.

Una sorta di ombra. Una punta di velata tristezza, sempre a misura di cucciolo. Lo stesso che lei aveva intravisto prima, e che adesso stava rincasando dopo un intero pomeriggio di giochi, frizzi e lazzi. E che solo in quel momento, sulla via del ritorno, si era reso conto di aver smarrito il giocattolo a cui era affezionato, e a cui teneva più di ogni altra cosa al mondo.

Lui le prese anche l'altra mano e gliela staccò dal bavero della propria uniforme. Poi prese ad abbassarle entrambe, dolcemente. Non dovette fare molti sforzi, visto che Maggie non oppose la benché minima resistenza. Era troppo abbattuta.

Dopo averle portate all'altezza dei fianchi le lasciò andare, accompagnandole fino all'ultimo con la punta delle dita. Una volta libere, esse proseguirono fino a giungere alla vita della vice, per poi afflosciarsi lungo di esse come se fossero prive di vita. Come se avessero perso di botto ogni forza e vigore.

“ALLORA, SCERIFFO?! COS' HAI DECISO?!”

Di nuovo la voce cavernosa dall'esterno.

“SE CI TIENI DAVVERO A SALVARE QUESTO MUCCHIO DI PEZZENTI...ALLORA ESCI!!”

Non c'era davvero più tempo. Più tempo per nulla.

“Devo andare” le disse. “E' sgarbato farli attendere oltre.”

“Stà...stai attento” gli raccomandò lei, con tono di supplica. “Cerca solo...solo di...NON MORIRE, NICK. NON MORIRE, TI PREGO. TI SCONGIURO...NON MORIRE. A – ALMENO TU. Almeno tu non...”

“Guardami bene” ripeté lui, allargando ancora di più il suo sorriso. “Ti sembra che io stia ANDANDO A MORIRE? TI SEMBRA FORSE LA FACCIA DI UNO CHE STA ANDANDO A MORIRE, LA MIA? Salutami anche tu allo stesso modo, piuttosto. Mi sembra più carino, non pare anche a te?”

Aveva ignorato l'ennesima ANOMALIA. Costituita dalla QUINT' ULTIMA parola sillabata dalla sua partner, prima di bloccarsi. E dalla sua ripetizione successiva, tenuta a distanza da un solo pronome personale.

Detto e fatto tutto questo, si voltò verso il fennec.

“Abbi cura di lei, Finn” gli disse. “E sappi che se le accade qualcosa, la notte verrò a tirarti i piedi nel letto. O in qualunque altro posto deciderai di PIAZZARE LE TUE PAIA DI CHIAPPE OSSUTE PER DORMIRE, mi sono spiegato?”

“OKIE – DOKIE, socio” rispose lui. “Lascia fare a me. GHE PENSI MI. Anche se preferirei que tu me li venissi a tirare EN PIENO GIORNO. Y DA VIVO.”

“Mai affermato il contrario, sul fatto di farlo da vivo” chiarì la volpe. “Il fatto é che, da bravo predatore quale sono...IO PREFERISCO LA NOTTE. Tutto qui.”

“Ricevuto, socio” concluse il tappetto.

“Sta in campana, comunque” buttò lì un istante dopo. “DAS' VIDANYJA, ZORRITO.”

Nick fece una smorfia divertita, come a volerlo rassicurare. Poi si diresse vero la doppia porta.

Con l'intenzione DI USCIRE, questa volta.

Maggie rimase ferma a guardarlo, esitando giusto per un istante. Poi scatto in avanti, nel tentativo di fermarlo. Ma Finnick fu più rapido. Sia di intuizioni che di riflessi.

Scattò a sua volta e avvinghiò le proprie braccine tozze ma forzute attorno al polpaccio della gamba arretrata di lei. Poi piantò le proprie zampe inferiori sul pavimento, sfoderando gli artigli e facendo presa.

Era letteralmente inchiodato al terreno. E l'aveva imprigionata in un perfetto binomio tra la presa di un SUMOKA professionista ed il PLACCAGGIO eseguito da un DEFENSIVE LINEMAMMAL di FOOTBALL. Un mix eseguito a regola d'arte che avrebbe dato punti ed ottenuto cenni di approvazione e di ammirazione tra i migliori rappresentanti di entrambe le discipline. E che di fatto impediva all'agente qualunque possibilità di fuga o di movimento in avanti.

Maggie non riusciva più ad avanzare. Ma le rimanevano pur sempre le braccia libere. Ed anche qualcosa d'altro.

Quella non si poteva ingabbiare. In alcun modo.

Estese la mano destra, il più possibile. Ed urlò, chiamando a gran voce il suo nome.

“NICK! NICK!! NON ANDARTENE, TI SCONGIURO!! RITORNA QUI!! NON...”

Ma Nick era fuori dalla sua portata, ormai.

Ma si voltò comunque per un'ultima volta.

“Tornerò” disse, semplicemente.

“Ce conto” rispose il suo compare. “Ma non SEULEMENT EN REPLAY, me auguro.”

La volpe sogghignò nuovamente. E poi uscì.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Maggie non gli staccò gli occhi di dosso dalla sua schiena mentre lo vedeva allontanarsi in strada, verso il branco di teppisti.

Anche se lo poteva vedere solo tramite il vetro tondo e sporco del vecchio oblò.

E fu proprio attraverso di esso che lo vide fermarsi ancora una volta. E voltarsi.

Voltarsi VERSO DI LEI.

La stava guardando a sua volta. E poi lo vide alzare il dito indice e puntarglielo contro mentre le sue nere labbra avevano preso a muoversi, esibendosi in un labiale inconfondibile.

Le stava inviando un messaggio. Un messaggio fin troppo chiaro.

 

Ammirami.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E' proprio vero che le cose cambiano a seconda di come le si guarda.

O a seconda di come le si vuole guardare.

Alla fine é come vedere dentro o attraverso il riflesso di uno specchio. O di UN VETRO, come in questo caso.

Qualunque cosa si stia vedendo o CREDENDO DI VEDERE...in realtà non si vede altro che SE' STESSI.

Ma é facile ingannarsi. In particolar modo se sopra la sua superficie lucida e levigata ci si é depositata LA POLVERE, col passare del tempo.

Un pulviscolo composto di paure, dubbi, speranze, illusioni e delusioni.

E Maggie si era proprio ingannata, questa volta.

SI ERA SBAGLIATA.

Se soltanto fosse stata fuori con lui, come tanto desiderava...se ne sarebbe accorta.

Ma così non era stato. E aveva preso UN ABBAGLIO.

UN ABBAGLIO BELLO E BUONO.

Nick...NON STAVA GUARDANDO LEI.

Non la stava guardando, anche se così le era sembrato.

I suoi versi occhi erano rivolti si nella sua direzione, quando si era girato. Ma, se si contava la LINEA D' ARIA...erano puntati UN PO' PIU' IN ALTO, rispetto a quelli color della nocciola di lei.

Oltre il locale di Tobey. Verso un punto imprecisato oltre l'orizzonte. Anche se quest'ultimo da lì dove si trovava la volpe non era certo visibile, e proprio per via del locale in questione.

Ma lui lo vedeva lo stesso. SAPEVA CHE C' ERA.

Perché era il punto in cui LEI LO ASPETTAVA. OGNI VOLTA.

ALL' INIZIO E ALLA FINE DI OGNI GIORNATA. E NEI MOMENTI DIFFICILI.

E ce n'erano stati, da allora...

UN' INFINITA', davvero.

E mentre la sua bocca aveva pronunciato quella parola stava fissando un'immagine che gli stava proprio di fronte.

Un' immagine che nel mondo reale non c'era. Ma che Nick riusciva a scorgere benissimo.

Perché era vivida e impressa nella sua mente, e nei suoi pensieri.

SEMPRE.

 

Ammirami, JUDY.

 

Maggie si era confusa, attraverso il vetro sporco. Ma non lo sapeva. Non poteva saperlo.

Ma nemmeno le avrebbe importato più di tanto.

Perché anche se fosse venuta a conoscenza della vera destinataria di quell'accorato appello...

Non avrebbe fatto alcuna differenza.
Perché era convinta di essere LEI, la destinataria. La PRESCELTA.

E tanto le bastava.

E' così, e non ci si può fare assolutamente nulla.

VEDIAMO SOLO QUELLO CHE VOGLIAMO VEDERE. TUTTI QUANTI.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La daina abbassò il braccio, rassegnata.

Il suo comandante aveva ripreso a tirare dritto. DRITTO PER LA SUA STRADA.E ad IGNORARLA.

Avanti.

Sempre avanti.

Senza voltarsi MAI.

Senza voltarsi PIU'.

Era così che funzionava, no?

Quando si era voltato verso di lei, e le aveva rivolto quell'invocazione...per un attimo, un solo attimo aveva osato pensare che sarebbe tornato sui suoi passi. Che sarebbe tornato indietro,

Che sarebbe tornato DA LEI.

A chiederle di andare con lui. Per combattere al suo fianco. Oppure per rimanerle lì accanto, senza volerla abbandonare mai più.

E invece no. La sua speranza si era rivelata effimera.

L'illusione era già svanita.

Era tornato ad essere il Nick del primo giorno. Del loro Primo incontro.
Quello in cui l'aveva DESTATA DAL TORPORE.

Oppure quello che era piombato nella fabbrica di Carrington per compiere l'immediata RAPPRESAGLIA relativa al fallito attentato alla sua incolumità, eseguito qualche ora prima dai suoi scagnozzi. Con lei dietro che cercava in ogni modo e disperatamente di stargli appresso e di tenere il suo lesto e furioso passo.

Era tornato ad essere IRRAGGIUNGIBILE. INAVVICINABILE.

Di nuovo SOLO. Lungo un cammino che non si degnava di dividere col resto degli abitanti del pianeta, poiché doveva ritenere di essere L' UNICO A DOVERLO INTRAPRENDERE.

L' unico a conoscerne i tortuosi passaggi. L'unico a poterli affrontare. E l'unico a poterne SOSTENERE L' IMMENSO PESO.

E pensare che sembrava essere riuscita a farlo aprire un po', a furia di insistere. A farlo SCIOGLIERE.

Aveva l'impressione di essere riuscita a creare uno squarcio nella sua immensa CORTINA DI FERRO che lo isolava da tutto quanto il resto, nell'ultimo periodo. E a penetrare all'intero del suo mondo, anche se solo per un poco.

Si era persuasa di aver iniziato a comprenderlo, a capirlo.

Ma adesso...solo adesso si era resa conto, con estremo rammarico, che in verità NON ERA CAMBIATO NULLA.

I suoi sforzi erano stati del tutto INUTILI. Non era cambiato niente.

NIENTE.

Lei, da parte sua, aveva cercato di addentrarsi in quel territorio VERGINE ed INESPLORATO con ogni genere di cautela. Non voleva correre certo il rischio di FAR DANNI, avendone istintivamente riconosciuto L' ESTREMA FRAGILITA'.

Aveva effettuato l'approccio con la massima delicatezza di cui poteva disporre. E con la massima umiltà. Ma, alla fine...

Alla fine Nick si era accorto della sua intrusione e l'aveva mandata via dalla sua PROPRIETA' PRIVATA.

Scacciata. Allontanata. Di viva forza.

Dopo tanto lavoro...si era tornati DA CAPO.

AL PUNTO DI PARTENZA.

Emise un sospiro. Poi udì una voce nota provenire da dietro il bancone.

Era Tobey. Che nel frattempo continuava nella sua utopica impresa di far tornare i bicchieri del suo locale di nuovo splendenti. O almeno passabilmente sporchi. Un po' come i due vetri ad oblò che intarsiavano la doppia porta d'ingresso. Quella per cui aveva appena transitato Nick.

“Eehi, amici” disse, “state tranquilli, amici. Dopotutto...LUI E' IL PROTAGONISTA, NO? Aaalloraaa...vuol dire che NON PUO' MORIRE. Altrimenti...FINISCE LA STORIA, no? Di solito é cosi che succede, NEI FUMETTI...”

E infatti. Chi poteva essere, se non LUI?

Chi altri poteva uscirsene con simili ASSURDITA' in un TALE MOMENTO?

“Eeh già...” confermò prontamente Finnick. Che nel frattempo aveva mollato la presa sulla vice – sceriffo, non sentendo più alcun movimento o divincolamento sospetto provenire dal corpo di lei. E quindi, per logica quanto conseguente deduzione, non aspettandosi più nessun tentativo di scappare o di disobbedire alle precedenti disposizioni del suo socio. Magari per volersi ricongiungersi a lui.

“Me sa que tu tienes ragione, amigo mio” continuò, guardando all'indirizzo del cavallo.

“Ma nun se po' mai dire, cum certezza” buttò poi lì con fare sibillino, quasi a volerlo avvertire. “Besognerebbe vedere COSA FRULLA DIENTRO A LA CABEZA DELL' AUTORE...ME GUSTEREBBE MUCHO SAVERLO ANCA MI...”

Passò a fianco di Maggie. E vedendola affranta, cercò di rincuorarla mollandole una pacca dietro alla schiena. O almeno fin dove poteva arrivare, data la sua compromettente BASSEZZA. Vale a dire che il buffetto si abbatté nel punto in cui il gluteo destro della ragazza confluiva nella parte posteriore della coscia.

Ma lei neanche se ne accorse.

“Su, su” la esortò, agitando le braccia verso l'alto. “ANEMO, CHICA!! BESOGNA AVER FEDUCIA!! Y QUINDI...FIDATI DE NICK, ENTIENDE? FIDATE DE LUI!! EL MIO SOCIO SA QUELLO CHE FA, CAPITO? LO CONOSCO DA UNA VIDA, E SIE TE LODICO...PUOI STARNE MUY CERTA, MUCHACHA!!”

“Dici...dici sul serio?” Gli chiese lei, tirando su con il naso.

“SEGURO!!” Le disse il fennec. “LASCIA QUE TIE LO REPETA UN' AUTRE FOIS, UN'ALTRA VUELTA. UN OTRA VEZ. LUI SA QUELLO CHE FA, CLARO?”

“O – ok.” rispose lei, tirando su un'altra volta.

“Si si. Lui sa quel che fa” ricordò a sé stesso il tappo, mentre si allontava per raggiungere una delle finestre lungo le pareti ai lati dell'entrata. Probabilmente non voleva PERDERSI LO SPETTACOLO.

PER NULLA AL MONDO.

“Se. El mio socio sa quello che fa” ribadì ancora.

“O almieno lo spero...” mormorò infine quasi sottovoce, per non volersi far sentire.

In special modo da MAGGIE.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Salve a tutti, rieccomi qua!!

Prima di tutto, chiedo scusa per il ritardo.

In realtà il capitolo era già pronto da qualche giorno, ma...per questa volta ho voluto attendere esattamente il 3 DI APRILE.

Oggi, amici ed illustri lettori e colleghi...E' IL TERZO ANNIVERSARIO DI THE PROMISE YOU MADE.

Esatto. Sono passati esattamente TRE ANNI da quando ho iniziato a pubblicarla su EFP.

Ed in questo MAGNIFICO FANDOM, oserei aggiungere.

Non mi stancherò mai di ripeterlo, ragazzi. Più passa il tempo...e più mi rendo conto di aver fatto la scelta giusta. Anzi...GIUSTISSIMA.

Vien quasi da ringraziare il cielo (ed il caso) per avermi fatto scoprire questo posto. Davvero un'isola felice in un mare di gente che sbraita, alza i toni e si dà addosso per motivi futili e persino sciocchi, alle volte.

Le persone brave ed intelligenti ESISTONO, ragazzi miei. Solo...NON AMANO LA FOLLA. E LA RESSA. Ed allora succede che si trovano un posticino tranquillo, e si piazzano lì. Poi magari succede che un'altra brava persona alla ricerca di un posto tranquillo vede la brava persona di prima che se la spassa, allegro e beato...e decide di piazzarsi lì anche lei. E poi un'altra, e un'altra ancora...

In realtà il caso c'entra fino d un certo punto. Io credo che le persone simili si ATTRAGGANO, tra loro. E succede soprattutto con quelle attività che comprendono lo scambio di informazioni, di pareri, di conoscenze, di opinioni, di consigli...

Un esempio stupido. Vi é mai capitato, dialogando con un collega, di scoprire che HA AVUTO LA VOSTRA STESSA IDEA? E NELLO STESSO MOMENTO, MAGARI?

Curioso, vero?

A prima vista sembra che il mondo sembra strani ed imperscrutabili cicli. Come se il fato, o un Dio capriccioso si divertano a gettare i medesimi semi nella testa e nei pensieri di persone che abitano in posti e paesi diversi. In realtà...la spiegazione é molto più semplice.

SINERGIA, gente. Tutto qui.

E' quando si riesce a percepire l'impegno, la volontà, la passione di una persona nel progetto a cui essa sta lavorando. In ciò che scrive si intravedono le sue emozioni, le sue sensazioni, le sue aspirazioni...

Tutto ciò é sorprendente. Sembra quasi una sorta di TELEPATIA.

Comunque...lasciatemi dire che sono contentissimo. Anche se non vi conosco di persona, e magari nemmeno capiterà di incontrarsi, nella vita...da quando mi trovo qui mi sento come se mi trovassi in mezzo ad un gruppo di AMICI. CHE SI CONOSCONO DA SEMPRE. E DI CUI FACCIO PARTE.

Il merito del successo di questa storia non é solo mio. E' anche del vostro appoggio, del vostro sostegno, del vostro AFFETTO.

Sì. E' davvero così, ragazzi. Liberissimi anche di non crederci...ma é così.

THE PROMISE YOU MADE ESISTE PERCHE' VOI CI SIETE.

E penso che anche per gli altri sia la stessa cosa.

Questo fandom continua a crescere, giorno dopo giorno. Incredibile, se si pensa da quanto é uscito questo meraviglioso film, ormai.

ZOOTROPOLIS ha davvero qualcosa di MAGICO, per me.

Ma la cosa non é finita certo lì. Ognuno di noi ha raccolto un pezzo di quella magia, dopo averlo visto. Lo ha tenuto con sé, lo ha elaborato e sviluppato e...lo ha riversato su queste pagine.

Ed anche se il film é finito, e per ora di un seguito si vocifera e basta ( e chissà quando arriverà, SE ARRIVERA')...

JUDY E NICK CONTINUANO A VIVERE.

GRAZIE A ME. GRAZIE A VOI. GRAZIE A NOI TUTTI.

UN APPLAUSO.RAGAZZI. VE LO MERITATE. E CE LO MERITIAMO. TUTTO.

Tre anni, si diceva.

Un bel po' di tempo. Ma anche un bel traguardo, niente da dire.

E in occasioni come queste...é tempo di conti. E di bilanci.

In tre anni credo di esser maturato, almeno un pochino.

Forse l'entusiasmo non é più quello ARDENTE E VISCERALE degli esordi. Dove scrivevo e postavo tutto febbrilmente, di getto, come veniva veniva. E altrettanto febbrilmente passavo in rassegna la schermata del sito, in attesa di vedere se qualcuno recensiva...

Era una cosa INDESCRIVIBILE, e penso ci siano passati parecchi di noi. Ti sentivi LE FARFALLE NELLO STOMACO, E LE GAMBE DI GELATINA. E poi la gioia di vedere i primi commenti positivi, e scoprire che allora la tua storia piaceva PER DAVVERO a qualcuno...

Le prime sensazioni sono sempre LE MIGLIORI, c'é poco da fare. Sono le PIU' INCISIVE.

E passiamo il resto dell'esistenza a cercare di RIVIVERLE, di RITROVARLE, di REPLICARLE. TALI E QUALI.

Ma é inutile.

Non possono tornare. Possiamo solo ricordarcele, in attesa che ne arrivino DI NUOVE.

E va bene così. E' giusto. Quelle vecchie sono MORTE, anche se é piacevole ripensarci.

Ma noi esseri umani...per natura dobbiamo SPERIMENTARE.

Abbiamo FAME DI COSE NUOVE.

NON DOBBIAMO MAI SMETTERE DI CERCARE.

NON FERMIAMOCI MAI.

Allora...l'entusiasmo sarà un po' calato, ma la PASSIONE é rimasta IMMUTATA.

Detto in parole povere...CONTINUO A DIVERTIRMI UN SACCO.

E poi...quel che ho perso é NULLA, al confronto di quel che ho guadagnato.

Credo di esser migliorato almeno un poco, nel corso di questi tre anni.

Se andassi (ed ogni tanto lo faccio: per rendermi conto dei progressi che ho compiuto) a rileggere i brani che ho scritto all'inizio della mia “carriera”, probabilmente avrei come l'impressione di non averli scritti nemmeno io.

Sembrano scritti da qualcun altro, giuro.

Ho iniziato ad acquisire la parvenza di uno stile. Uno stile MIO. Ma cosa più importante, ho elaborato UN METODO. Sia di scrittura che di lavoro. Si, perché ormai lo considero UN LAVORO A PIENO TITOLO.

Un lavoro con ORARI, SCADENZE E TEBELLE DI MARCIA RIGOROSE.

Il metodo é una cosa FONDAMENTALE. Specie se si ha l'intenzione di dare vita ad opere che durino nel tempo, proprio come la mia. E se si vuole andare a vanti a scrivere ancora a lungo.

Certo, le idee hanno la loro importanza. Ma poi occorre un modo per vagliarle, analizzarle, convogliarle e farle convergere sulla carta. Le idee da sole non bastano, nonostante tutta la buona volontà di questo mondo.

Tutti possono avere l'idea per un buon romanzo. Ma riuscire a metterla su di un foglio fino a farne un racconto che sia leggibile ma soprattutto PIACEVOLE DA LEGGERE é tutto un altro paio di maniche.

All'inizio scrivevo un po' troppo STRINGATO, come sono solito dire io. Avevo uno stile asciutto, essenziale. Fin troppo.

Però I DIALOGHI c'erano già. Ed era una buona cosa. Niente come GLI SCAMBI DI BATTUTE rendono alla perfezione il delinearsi di un personaggio. La sua indole ed il modo in cui si approccia al resto del mondo. E poi LE SCENE DI AZIONE E DI COMBATTIMENTO, che sono il mio vero pallino.

Sono le cose che adoro, dei fumetti. Ma a disegnare non sono buono. Volevo trovare il modo di farle immaginare attraverso la parola scritta. E posso azzardarmi a poter dire che ci sto riuscendo.

Ora ho imparato anche a descrivere sensazioni, emozioni, stati d'animo. Infilo un sacco di particolari, accenni e sfumature.

Però mi chiedo se non stia diventando un po' troppo pedante. Non vorrei correre il rischio di annoiarvi. Diciamo che lo stile, al pari di tutte le altre capacità, é una cosa in continua EVOLUZIONE.

E' un processo IN DIVENIRE, costituito da una serie di FASI TRANSITORIE.

Ora probabilmente mi trovo in una fase di ARRICCHIMENTO. Ma arriverà il momento in cui comincerò a SCREMARE IL SUPERFLUO, e magari tornerò ad uno stile più semplice e pulito.

Per ora mi sta bene così. Spero solo di non farvi due scatole. In tal caso, vi chiedo scusa. Purtroppo non dipende da me.

Anche il mio approccio é rimasto immutato. Ogni tanto continuo a chiedermi MA CHI C...ME LO HA FATTO FARE?

Come ai primi tempi.

Alle volte mi domando se non era meglio farla finire al settimo capitolo, come avevo in mente di fare.

Il tempo é passato, sono sopraggiunti tanti impegni. Sul lavoro, in famiglia...la vita, QUELLA VERA, reclama sempre più spazio. SEMPRE DI PIU'. Col risultato che quello a disposizione per scrivere scarseggia.

Confesso che certe volte mi ritrovo davvero a fare I SALTI MORTALI, per garantire ai miei colleghi e ai lettori un episodio ogni trenta / quaranta giorni (la media di pubblicazione é questa, grossomodo).

Non fateci caso, ragazzi. VOLARE BASSO é il mio metodo per continuare a dare il massimo in quello che faccio. E' difficile che mi metta apertamente ad elogiare i miei lavori (in un'occasione l'ho fatto, con la One – Shot su Brisby. Ma quella MERITAVA, davvero).

A chiudere questa storia ai tempi mi sarei risparmiato un sacco di rogne, fatiche e casini.

Vero, verissimo. Ma mi sarei privato anche di un sacco di soddisfazioni.

Avevo ancora tante idee, e se non avessi proseguito sarebbero finite perdute (ritengo che le idee volino intorno a noi: se non le si sfrutta quando ci ronzano intorno, finiranno in mano a qualcun altro!). E sarebbe stato un peccato. UN VERO PECCATO.

Non volevo. Ci credevo davvero, nella mia storia.

E sono andato avanti. Ho fatto scelte clamorose, mi sono preso i miei rischi...ma, poco alla volta, ne sto venendo a capo.

Ma la strada é ancora lunga. Perché nel frattempo me ne sono venute fuori altre, di idee. E ce lo infilate TUTTE QUI DENTRO. E al momento giusto...FARO' IN MODO CHE SI INCASTRI TUTTO CON LA PRECISIONE DI UN OROLOGIO SVIZZERO.

Il quadro completo ce l'ho. Così come il finale. Se volessi, l'ultima puntata potrei dirvela anche adesso! Ma dovremo aspettare...

Portate pazienza.

Intanto, diamo un'occhiata al cammino già percorso.

Direi che non ci si può proprio lamentare, ragazzi.

Facciamo un po' due conti...

 

 

493 recensioni.

48 preferenze.

12 che l'hanno messa tra le ricordate.

63 che l'hanno aggiunta tra le preferite.

 

Peeerò.

Ed oltre a questo...risulta essere LA TERZA CLASSIFICATA tra le storie più popolari del fandom. Preceduta solamente dalle mitiche FARE UNA SCELTA di DeniseCecilia e RACCONTI DI UNA VOLPE ACUTA E DI UNA CONIGLIETTA OTTUSA di aoimotion.

Ora...non credo che riuscirò mai ad eguagliare quelle due storie, che considero IRRAGGIUNGIBILI. Nonché MIGLIORI DELLA MIA.

Già. Proprio così. Perché per la mia ho dovuto BARARE, almeno in piccola parte.

Ho voluto levare di mezzo Judy, per rendere Nick il protagonista assoluto. Le mie due colleghe, invece...ritengo che siano rimaste PIU' FEDELI ALLO SPIRITO DEL FILM, con le loro due opere. Hanno realizzato due autentici SPACCATI DI VITA dei nostri due due agenti di polizia preferiti.

Le considero più CANON (si dice così?). Più IN – CHARACTER, o come preferite voi.

Vero, il mio racconto é di stampo ben diverso. Qualcuno potrebbe dire che non si possono fare confronti. Ma penso che MERITINO PIENAMENTE di stare ai primi due posti.

Del resto...ai tempi lo avevo ben detto alla mia collega Denise (che se é in ascolto saluto,a proposito). Sarebbe stato DIFFICILE FAR MEGLIO DI COSI', le avevo con fidato in una recensione (l'ultima, ad essere precisi).

Prossimi obiettivi?

Beh...prima di tutto sarebbe carino arrivare a 500 recensioni, tanto per cominciare (ormai manca davvero poco!!).

Poi...ovviamente proseguirò con la mai long.

Verso Settembre vorrei pubblicare la mia miniserie su Ken, visto che in molti la aspettano con trepidazione (mi riferisco all'esimio collega Plando e a Devilangel476. Leggete le sue storie su FINAL FANTASY, mi raccomando!!).

La storia é praticamente finita. Sto facendo la stesura finale al pc, e ho già completato due capitoli su otto. Ma la posterò solo quando l'avrò terminata.

Ed infine...per il prossimo Natale vorrei fare una nuova One – Shot su Judy e Nick, INSIEME.

Ho troppa voglia di rivederli così. Ma confesso che ho qualche difficoltà a realizzare storie brevi, al momento.
Ci proverò, comunque. Magari quest'estate, quando sarò in relax.

Ed ora passiamo al capitolo.

Allora, che ve ne pare?

Dopo tanta azione, accompagnata dalle consuete risate (Finnick é impagabile. E, giusto per la cronaca...CONTINUA AD ESSERE DIO. Ma anche il nostro Tobey...se non ci fosse bisognerebbe inventarlo)...é arrivato UN BEL CAZZOTTONE ALLO STOMACO. DI QUELLI DA LASCIARE STESI A TERRA.

Non so voi, ma al sottoscritto é venuto un MAGONE DI QUELLI, a leggere l'ultimo pezzo...

Temo per Nick. Davvero. Ed ho UN BRUTTO, BRUTTISSIMO PRESENTIMENTO.

E Maggie? Ormai la vedevamo dura, sfrontata, sboccata all'inverosimile. E adesso...

D'improvviso é riaffiorato il suo lato più DELICATO E SENSIBILE.

Il suo LATO FEMMINILE.

Ha visto il suo AMATO in pericolo e ha perso la testa.

Hanno un rapporto MERAVIGLIOSO, quei due. E la nostra daina é un personaggio PAZZESCO, a dir poco.

Si é stravolto tutto nel giro di un attimo.

D'altra parte...me lo hanno insegnato gli sport da combattimento. La cosa che conta, la SOLA cosa che conta davvero...é di CONDURRE ED IMPORRE IL RITMO.

E' come una partita a SCACCHI. Dove le pedine sono I PUGNI, ed IL CORPO.

Sei tu che devi portare l'avversario dove desideri, e fargli fare il tuo gioco. Gli fai credere di muoverti, di combattere in un certo modo e poi, quando é convinto di aver capito tutto di te...PAM! Di colpo cambi.
Per STUPIRE. Per DISORIENTARE. Per SPIAZZARE.

Perché si dice che I COLPI CHE FANNO VERAMENTE MALE SONO QUELLI CHE NON VEDI ARRIVARE.

E a proposito di VEDERE...

Ci siamo, ragazzi.

Lo abbiamo atteso, sospirato, immaginato. Tanto. A lungo.

Nel prossimo episodio...ARRIVA ZED, finalmente.

Sono curioso, vi confesso. Molto curioso.

Passiamo all'angolo della colonna sonora.

Nel momento in cui Nick prende la decisione di uscire, pensavo di consigliarvi un brano musicale derivante da un vecchissimo anime ormai entrato nella leggenda.

Sto parlando di LADY OSCAR (Versailles no Bara). Ed il pezzo a cui mi riferisco viene suonato in molte scene. Ma quella che mi é rimasta impressa avviene nella penultima puntata. Quando Oscar si inginocchia di fronte al suo luogotenente Alain e piange la morte del suo adorato André, prima di gettarsi all'assalto della prigione della Bastiglia. Un assalto che le sarà FATALE, purtroppo.

Come purtroppo non mi ricordo più il nome del brano in questione. Ho fatto qualche ricerca, ma non ho trovato nulla. Non che abbia cercato poi a lungo, a volerla dir tutta. D'altra parte...non ho molto tempo, come ho già ribadito.

Vi ho messo comunque la scena di riferimento all'interno del cartone. E se qualcuno tra voi scopre come si chiama o se lo dovesse ricordare, me lo faccia pure sapere.

Un brano stupendo, ma davvero troppo triste. Ho quindi selezionato due alternative.

Anzi, tre.

Una é THE MIRACLE OF LOVE degli EURYTHMICS (Annie Lennox é semplicemente DIVINA).

L'altra é LISTEN TO YOUR HEART dei ROXETTE.

E l'ultima é CARRIE degli EUROPE. Anche se, visto il nome del mio personaggio femminile, sarebbe meglio far gridare al mitico Joey Tempest MAGGIE, durante il ritornello (MAAAA – AGGGIEE! MAAAAAAAA – AAAAAGGIEEEE!!).

E veniamo all'angolo dei ringraziamenti. Che questa volta sarà bello corposo.

Con l'occasione (e visto che é un bel pezzo che non lo faccio), voglio salutare e ringraziare tutti.

MA PROPRIO TUTTI.

Cominciamo con Sir Joseph Conrard, hera85, Devilangel476, zamy88 e Plando per le recensioni all'ultimo capitolo.

Gentilissimi e puntuali come sempre.

Poi, nell'ordine:

 

- alegenoaentella

- Ali000

- AliceLovelace

- Anais2000

- aricecks

- Asialive

- AstridxAndros

- Beautiful_traged11

- Blakie

- Bloody_Mary_25

- CammyPrime97

- Carol12

- celestith

- cipuddacipuddinah

- DANYDHALIA

- Devilangel476 (e due!)

- DjalyKiss94

- Djmathew

- EnZo89

- Flox93

- Giovix

- GuapaLocaa

- isako_chan

- ivan1308

- kayney

- kayrem232

- leetsetung

- Lord_Fener

- lovehug1998

- magicrystal

- Mel4nie

- MizukiZukishima28

- naketij

- Nakioto

- Narumi94

- neesama

- Newdark

- Plando (e due!!)

- Psiche_00

- Ray Nilson

- Rebecca_mecenero

- readael99

- Sadie_Trilly_Annie5

- SatoSerelover

- ShessomaruJunior

- Sir Joseph Conrard (e due!!)

- vale2096

- zamy88 (e due!!)

 

Per averla messa tra le preferite.

 

 

 

 

- Freez shad

- Giovix (e due!!)

- missiwolf03

- MizukiZukishima28 (e due!!)

- Ninox

- OmbraIndaco

- ombra_notturna

- Osage_No_Onna

- Plando (e tre!!)

- Psiche 00 (e due!!)

- Stella Cadente

- Mr Creepy 17

 

 

 

 

Per averla messa tra le ricordate.

 

 

 

 

 

 

 

Abyss

AbeautifulStory

Alessia334

AliceLovelace (e due!!)

anonima K Fowl

Babylady

Beatri

Berry Depp

chinama

claire_ari

DeniseCecilia

DisneyCreator

Djmathew (e due!!)

EdenAfterAll

elizadaemon

Emma Laurence

EnZo89 (e due!!)

Francesca 7

Freez shad (e due!!)

gallade01

GiAdA394

Giovix (e tre!!)

hola1994

icrywhen_ilaugh

isako_chan (e due!!)

ivan_occa

Joannanala

kayney (e due!!)

kukina

letitiamitchelle

Libiky

Littlecarrot

lovehug1998 (e due!!)

mimiki2000

MizukiZukishima28 (e tre!!)

Mr Creepy 17 (e due!!)

nagisa_chan

naketij (e due!!)

Nanna_chan

Neera369

Onice

OmbraIndaco (e due!!)

ombra_notturna (e due!!)

Plando (e quattro!!)

Psiche_00 (e tre!!)

Raanseur

Ray Nilson (e due!!)

RichardEucliffe

Rosefox

salamander92

SatoSereLover (e due!!)

severib

Sherry Lem

ShessomaruJunior (e due!!)

Steve_09

tittiepalicchio

Twidash19

tykisgirl

VictorTheItalianest

Way Out

Wex97

zamy88 (e tre!!)

_ifyoucandream

 

 

 

 

 

 

Per averla messa tra le seguite.

 

 

Bene, credo di aver messo davvero tutti.

E come sempre, un grazie a chiunque leggerà la mia storia e se la sentirà di esporre il proprio parere.

Prima di concludere...

DI NUOVO UN ENORME, IMMENSO GRAZIE A TUTTI VOI, AMICI.

E AUGURI DI NUOVO A TUTTI PER QUESTO TERZO ANNIVERSARIO.

 

IL VIAGGIO CONTINUA!!

 

 

 

 

Alla prossima.

E grazie di cuore ancora a tutti.

 

 

 

 

 

 

 

See ya!!

 

 

 

 

 

 

 

Roberto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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