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Autore: Scaramouch_e    27/02/2019    2 recensioni
[Maylor, Jim x Fred altre varie ed eventuali]
Dicembre 2014: quando in Inghilterra entra in vigore la legge per la quale le coppie gay si possono sposare, Freddie Mercury e Jim Hutton, tramite rito civile convolano a nozze.
Brian May e Roger Taylor partecipano al matrimonio anche se adesso, per ragioni sconosciute ai più, si odiano.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian May, Freddie Mercury, Jim Hutton, Roger Taylor
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer: Dichiaro che i Queen non mi appartengo, appartengono solo a loro stessi, e che le cose descritte all'interno della fanfic sono di pura fantasia. 
Ringraziamenti: Ringrazio la mia beta, evelyn80, grazie mille per l'aiuto cara amica.
Buona lettura.

Capitolo I.

Roger adorava il suo “BAR”. Sì, esatto, l'aveva chiamato così perché a quell'epoca non aveva troppa fantasia con i nomi. Ci andava sempre, quando poteva sfuggire a Sarina e alle altre donne con le quali stava.
Il “BAR” era al centro di Londra - a Portobello Road - e si raggiungeva facilmente dalla casa di Roger: una fermata di metro ed era arrivato. Non si notava poi molto: era il classico bar di Londra, con i tavoli da esterno e dentro un interno caldo, il bancone in bella vista non appena entravi e i tavolini in legno; la musica, sempre presente, era emanata da un vecchio impianto stereo che Roger aveva recuperato in un mercatino dell'usato.
Qualche volta, se si era fortunati, si poteva vederlo all'opera dietro la batteria, magari con amici, e allora la voglia di far festa era grande e ci si metteva a ballare.
Nonostante fosse un bar piuttosto anonimo era sempre pieno di gente. Roger questo lo adorava, gli piaceva stare fra la folla, essere circondato da quante più persone possibili, delle più svariate etnie, e per fortuna la zona di Portobello era sempre piena zeppa di turisti, e quindi non mancavano mai facce nuove. C'erano anche i soliti habitué, gli abitanti del quartiere, amici che venivano a trovare Roger, giornalisti che lo volevano intervistare per via del suo passato musicale ma a cui abilmente riusciva a fuggire.
Insomma, il “BAR” era la sua seconda casa, e con i dipendenti si era venuta a creare un'intesa speciale: erano quattro in cucina e due o tre - a seconda della stagione - a servire ai tavoli.
Anche quella mattina Roger era dietro al bancone. Dopo aver parlato con Freddie, infatti, era arrivato a casa, aveva borbottato qualcosa a Serina, aveva mollato le buste della spesa sul tavolo e poi era uscito nuovamente, aveva preso la metro e ora era a servire personalmente i clienti.

Lo scampanellio fece voltare l'uomo verso la porta da cui entrò l'aria gelida di Londra.
Una ragazzina sui 15 anni, alta e leggera come un fuso, dai tratti angelici e dai lunghi capelli rossi, si gettò su di lui. Roger sorrise e ricambiò l'abbraccio. Subito dietro la giovane entrò una donna che somigliava tantissimo al batterista.
“Ciao Rog, come stai?” domandò la donna, posando sulle guance di Roger un tenero bacio. Il barista sorrise. “Ora che vi vedo, meglio.”
La ragazzina si era accomodata sulle ginocchia dell'uomo, che aveva fatto appena in tempo a sedersi su uno sgabello. Erano un tutt'uno, e la donna sorrise fissandoli intenerita.
“Bene, Roger, come ti ho scritto nel messaggio non posso proprio restare: ho una riunione alla clinica. Mi raccomando, non farla andare in cucina che sennò si mangia tutto, e falle fare i compiti, non essere solo il fantastico zio Rog!”. La donna posò il pesante zaino a terra e sorrise ancora.
“Sì, mamma” sbuffò Roger prendendola in giro.
La donna scosse il capo alzando gli occhi al cielo; accarezzò i capelli rossi della figlia, che per tutta risposta le fece la linguaccia, e poi si voltò uscendo nuovamente.
Roger non si sciolse dall'abbraccio della nipote, mentre i clienti andavano e venivano. “Puoi pensarci tu a loro, Noah?” domandò a un ragazzo di colore, suo dipendente che annuì, sorridendo intenerito anche lui alla scena.
“Noi andiamo dall'altra parte del bancone, ai tavoli: facciamo i  clienti una volta tanto. Che ne pensi, pulce?” domandò alla ragazzina, che annuì felice.
Roger si alzò e scelse un tavolo nell'affollato bar, vicino alle grandi finestre che davano sulla strada gremita di persone. La giovane ragazza gli tenne dietro, mentre tutti gli avventori li fissavano incantati. Era normale per loro vedere insieme zio e nipote perché la sorella di Roger, che lavorava come infermiera vicino a Portobello, portava sempre la figlia dallo zio quando l'adolescente aveva il pomeriggio libero dalla scuola. Eppure, erano sempre uno spettacolo piacevole: quei due erano legatissimi da un affetto spontaneo ed era bello anche solo vederli insieme.
“Com'è andata a scuola, Alice? Hai fatto quello che ti ho detto?” domandò Roger, riprendendo un argomento che era stato frutto di una lunga discussione la volta precedente in cui Alice era andata da lui.
“Sì, zio, gli ho detto che dovevamo parlare, allora siamo andati in un posto che conoscevo solo io. Lì, l'ho preso per il bavero della camicia e l'ho buttato contro il muro, come mi hai insegnato tu. Gli detto, in poche parole, che è un omofobo e che non si doveva permettere di parlare male di quei due papà che si baciavano. Gli ho fatto notare che è un leggero reato prendersela con due persone solo perché diverse da noi, e che comunque non c'è nulla di male nell'essere gay.”
Il cuore di Roger fece una capriola di orgoglio, mentre gli occhi di Alice si illuminavano di contentezza al ricordo.
“E lui?” 
“Credo che abbia capito, perché mi ha guardata male ma se ne è andato borbottando:  femmine, siete idiote e sentimentali. Secondo me, in realtà avrebbe voluto essere al posto di uno dei due papà, zio. Erano molto belli insieme” completò il racconto Alice e Roger sorrise sempre di più.
“Sono orgoglioso di te, pulce. Non dirlo a tua mamma però. È un nostro segreto, anzi, segretissimo.”
“Sono la prima a non voler far infuriare la mamma, zio” precisò Alice, e l'uomo annuì seriamente dando il cinque alla nipote.
In quel momento il cellulare di Roger squillò e il biondo lo prese. Sorrise aprendo il messaggio: era Freddie, che gli aveva mandato il suo invito di nozze tramite un'app, un'idea piuttosto geniale e insolita.
L'invito veniva recapitato da uno stormo di uccellini blu, e si apriva tramite un tocco con il dito: con in sottofondo le note della loro hit di successo “We are champions” si leggeva il seguente messaggio scritto a caratteri eleganti oro e argento:

Finalmente, dopo tantissimo tempo, ci sposiamo. Vi va di venire?
Se sì, vi aspettiamo sabato 5 aprile al municipio, puntuali alle ore 15
(anche se noi non assicuriamo di esserlo).
A seguire, non mancherà un buffet coi fiocchi presso il nostro nido d'amore.
Con infinito affetto e amore,
 Freddie Mercury e Jim Hutton.

“Che c'è?” domandò Alice fissando lo zio, e lui le diede   il cellulare. “Che bello, zio, sono proprio contenta che si sposano!” aggiunse la ragazzina sorridendo felicissima, rendendogli il cellulare.
Roger lo prese e sospirò, chiedendosi se fosse il caso o meno di rivelarglielo. Sua nipote era matura per i suoi quindici anni ed aveva una mentalità aperta, amava proteggere tutti, ed aveva una bella testa, però non sapeva se fosse il caso di dirlo o meno anche perché, effettivamente, Alice era ancora una bambina.
Sospirò, poi finalmente si decise: con sua sorella ne aveva già parlato - facendosi promettere di non dire nulla a nessuno - ma poiché l'aveva vista molto fredda si era un po' pentito di averglielo detto. E poi... Aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno.
“Anche io sono felice per loro, ma c'è qualcun altro che mi fa soffrire.” Si umettò le labbra. “E non so se riuscirò o meno a non picchiarlo.”
“Sei sempre stato un pacifista, zio, quest'uomo deve averti  fatto veramente soffrire.”
“È stato la causa dello scioglimento  della band dove suonavo, i Queen.” Vide la nipotina annuire e comprendere anche di chi si trattava: ne avevano parlato in famiglia anche se non tantissimo perché Roger  evitava la discussione. “Insomma... Mi ha fatto male... E  io lo odio, e non mi fa piacere vederlo, per niente” sospirò, grattandosi i capelli biondi dietro la nuca.
“Perché lo odi tanto, zio, cosa ti ha fatto?” chiese Alice con la partecipazione di una nipote affettuosa e  prendendo la mano dello zio stringendola con quanta tenerezza possibile. Lei aveva già capito che c'entrava qualcosa di più che l'amicizia, tipo i due papà che aveva difeso tanto a scuola, e che probabilmente suo zio provava un affetto particolare per quest'uomo, Brian se aveva compreso bene di chi si trattava. Ma poi era finita male, e ora lui, al solo pensare di rivederlo, soffriva. Però doveva essere lui a dirglielo: lo voleva sentire dalle labbra di suo zio.
Ovviamente, se poi avesse voluto il suo aiuto lei avrebbe parteggiato per suo zio e quest'uomo, anche se non lo conosceva. Sarebbe stata la prima shipper di suo zio e di Brian, avrebbe fondato un club, qualsiasi cosa pur di vedere star bene suo zio e trionfare l'amore.
“In realtà l'abbiamo fatto insieme, pulce” sospirò Roger guardando fisso la nipote, ricordandosi per un momento di quanto fosse stato bene fra le braccia di Brian e lasciando perdere il rancore: il chitarrista l'aveva saputo toccare meglio, e più in profondità, di altre donne. “Ci siamo fatti bene e male a vicenda” precisò il biondino.
“E quindi rivederlo ti fa male. Lo posso capire, zio, ma tu cosa vorresti? Cosa senti nel tuo cuore? Vorresti, ad esempio, averlo nuovamente con te nella tua vita?”
Roger guardò colpito la nipote: sapeva che aveva una grande mente, ma da qui a capire tutto solo da poche frasi smozzicate... Gli faceva quasi paura. “Io... Credo di sì, ma non so se lui mi vuole. Continuo a seguirlo sui social, ad esempio... Ma lui non fa altrettanto. Ho paura che si sia dimenticato di me.”
In quel momento un tuono fece voltare l'uomo verso le finestre del locale: stava iniziando a piovere forte. Rabbrividì vedendo che pure il tempo si era incupito, anche se confidarsi con la nipote era stata una bella pensata.
“Senti, zio... Qui ci vuole un piano, se proprio lo rivuoi nella tua vita. Però mi devi raccontare bene tutto.”
Roger attaccò a parlare un po' incerto, sopratutto per via dell'età della nipote, infine si decise a raccontarle tutto, eliminando i particolari più scabrosi.

“Credo di averti raccontato tutto.” Roger tirò un sospiro di sollievo quando ebbe finito di narrare le sue peripezie con i Queen alla nipote: doveva ammettere che si sentiva proprio meglio.  
La ragazzina lo studiò, lo sguardo attento e concentrato; poi il suo viso si aprì in un caldo sorriso. “Zio, tu ci devi andare: non puoi mancare... Ti do tutto il mio supporto e appoggio! Anzi, se vuoi puoi invitarmi al posto di Sarina: sarò bravissima, un angelo, lo sai!”
Alice aveva capito che lo zio Roger non voleva invitare la sua attuale compagna, e come dargli torto? Se voleva chiarire, non era il caso di farlo davanti alla terza incomoda, anche perché Sarina era super gelosa di lui, al punto da risultarle antipatica.
Toccò a Roger fare una faccia sorpresa e lusingata allo stesso tempo per la proposta della nipote: non avrebbe mai accettato, perché pensava che il matrimonio di Freddie non fosse il posto adatto per una ragazzina minorenne, ma non poteva non dirsi soddisfatto dell'affetto appena mostrato dalla ragazza.
“Non credo che sia il caso, pulce. Penso che ormai tu abbia capito com'è Freddie, e non credo proprio che tua madre approverebbe la tua presenza alla festa. E nemmeno io, in fin dei conti.”
Le accarezzò il viso, sporgendosi un po' sul tavolo, in un gesto di scusa; dopo un attimo Alice annuì.
“Ci andrò da solo e affronterò Brian” sospirò Roger.
La ragazzina scosse il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli rossi.  “No zio, non sarai solo: ci sentiremmo tramite cellulare. Tanto il matrimonio è domenica e io non vado a scuola, la domenica” propose Alice.
“Te l'hanno mai detto che sei diabolica, pulce?”
“Me lo dicono in tanti” rispose la ragazzina divertita, senza perdere il suo buon umore.

Note.
Questo capitolo non era previsto. Nella storia come l'avevo pensata originariamente Roger e Brian dovevano incontrarsi direttamente il matriomiono (che salterà al prossimo capitolo.) La figura di Alice spero vi sia piaciuta; a me è risultata piuttosto simpatica e ci sono affezzionata;  il prestavolto ideale per lei è Luca Hollestelle.
   
 
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