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Autore: Glaceeonx    27/02/2019    1 recensioni
{I was searching
You were on a mission
Then our hearts combined like
A neutron star collision.}
~
Il perfetto, intelligente, pacato professore Kim Namjoon finirà per innamorarsi del ribelle, socievole, furbo studente Kim Seokjin.
~
[namjin]
[side!Yoonseok]
[school!AU]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin, Min Yoongi/ Suga
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quella mattina, Seokjin era arrivato a scuola piuttosto in orario, e si era diretto immediatamente agli armadietti per sistemare le sue cose. Per tutta la sera prima non aveva fatto altro che pensare alla situazione di Min Yoongi, arrivando persino al punto di odiarlo molto meno: quel ragazzo... che pene aveva dovuto inconsapevolmente subire? Se suo padre lo avesse tenuto a distanza dalla donna che lo aveva dato alla luce per tutta la sua vita, Jin non sapeva come avrebbe reagito. Ed in più, c’era la possibilità che la Lee avesse abbandonato completamente quel povero ragazzo. Era tremendo.
E le parole di quel bastardo del professore il giorno prima non avevano fatto altro che fargli girare ancora di più le palle. Non avrebbe mai pensato che fosse tanto ottuso.
«Ah, ma se ti incontro in giro. Se ti incontro, ti... ti...» ringhiò impercettibilmente, aprendo con violenza l’armadietto, provocando un rumore che costrinse due povere ragazze ad allontanarsi in modo piuttosto rapido, spaventate «Porca troia, ma dove ho messo il cazzo di libro? Che rabbia.»
«Guarda che quell’armadietto è di proprietà dell’istituto, se dovessi romperlo sarebbe la scuola a rimetterci. Tratta con cura ciò che non è tuo, grazie.» aveva incalzato una voce alle sue spalle. Una voce fin troppo familiare, che lo spinse a rimanersene fermo, senza la minima intenzione di voltarsi a guardare la persona dietro di lui «Ah, e la prossima volta, invece di uscirtene sparato dal mio ufficio in quel modo, controlla di aver preso tutto.»
Detto questo, Kim Namjoon aveva tirato fuori dalla sua borsa il libro che il suo alunno sembrava star disperatamente cercando, pronto a porgerglielo, ma non prima di averglielo sbattuto il più delicatamente possibile in testa, sorridendogli affettuosamente, sicuro del fatto che Seokjin, dandogli le spalle, non potesse vedere l’espressione da ebete che aveva in faccia.
Rimanendo nella sua posizione, Jin aveva allungato la mano, strappandogli il libro dalle mani, infilandolo nell’armadietto e chiudendolo, come aveva appena detto lui, con cautela.
Dopodiché, decise di voltarsi completamente nella sua direzione, guardandolo con occhi pieni di risentimento.
Forse non sarebbe dovuto apparire tanto deluso, ma il giorno prima lo aveva fatto arrabbiare, e Jin non era solito nascondere le proprie emozioni.
Non facilmente, almeno.
«Grazie.» disse, notando che, dopo avergli ridato il libro, non accennava a spostarsi. Anzi, gli stava anche fin troppo vicino, bloccandogli la strada per il corridoio «...Beh? Vuole dirmi altro o ha intenzione di farmi passare?»
«Oh? Sei ritornato a farmi del lei? Peccato, pensavo fossimo finalmente diventati più intimi.» rispose di rimando l’insegnante, fingendo un’espressione delusa.
Gli piaceva stuzzicare Kim Seokjin, presto sarebbe diventato il suo passatempo preferito, soprattutto grazie ai suoi modi nel rispondergli.
«Ah, se vuoi il tu te lo do lo stesso, ma poi non lamentarti se suono maleducato.» aveva portato entrambe le mani ai fianchi, alzando gli occhi per poterlo guardare meglio in faccia: era più alto di lui, forse di qualche centimetro, ma quando erano insieme, a Jin sembrava di diventare molto più grande, o molto più piccolo. Dipendeva dalle situazioni «Quindi? Che vuoi? Non credo tu sia venuto qui per ammirare la mia bellezza, anche se ti capirei. Insomma, a chi non piacerebbe starmi a guardare tutto il giorno.»
«Già, forse dovrei immortalarti, Kim Seokjin, così potrei guardare una tua foto, invece di immaginare il tuo bel visino.»
Se qualcuno li avesse sentiti o visti molto probabilmente avrebbe iniziato a far circolare in giro voci su un alunno che, senza pensarci su due volte, dava del tu ad un professore fin troppo provocante. Namjoon fece un passo indietro proprio per evitarsi altri problemi, anche se il problema più grande rimaneva il ragazzo che aveva di fronte. Quel ‘tu’ non gli dispiaceva affatto, anzi: lo trovava così strano e sensuale che non riuscì a non mordersi il labbro inferiore.
Male, quello sarebbe potuto diventare soltanto l’inizio di qualcosa di più grande. Si schiarì la voce, lasciandogli il passaggio libero e facendogli un debole cenno con la testa.
«Ah, Seokjin. Riguardo ieri... non quella cosa, quell’altra...»

Preso dalla curiosità, invece di andarsene, Jin si bloccò sul posto, girandosi di nuovo verso di lui. Cazzo, però lui le ragazzine che gli andavano appresso le capiva: Namjoon era veramente divino. Così tanto che quasi non si ritrovò ad abbassare lo sguardo, in quel momento.
Si stava spingendo un po’ troppo oltre con quella faccenda del ‘tu’, e a quel professore snaturato sembrava piacere parecchio.
Se avesse continuato così, sarebbe finito nei guai. Grossi guai. 
«Parla, ti ascolto.»
Ma in fin dei conti, a lui i guai piacevano un sacco, e non mancò dal rivolgergli un sorrisetto, in quel momento, mentre incrociava le braccia al petto e puntava nuovamente gli occhi nei suoi.
«No, non qui. Abbiamo già troppi occhi addosso, sento la schiena bruciare. Ci vediamo questo pomeriggio a lezione, mh?» gli rivolse un occhiolino, che soltanto lui aveva potuto vedere, e voltò i tacchi, pronto a dirigersi verso il suo ufficio.

Ora che quello stronzo figlio di puttana maledetto lo aveva lasciato finalmente solo, per Jin era arrivato il momento di mettere in atto la prima parte del piano.
A differenza di Hoseok, che si fidava persino delle mosche che gli volavano intorno, se queste ultime non si chiamavano Min Yoongi, lui, di quel Jeon Jungkook, non si fidava affatto. Le sue parole gli sembravano quelle di un falso ipocrita, ed era arrivato il momento di averne la conferma.
Così, senza pensarci su due volte, era corso immediatamente a cercarlo, e trovarlo non era stato poi così difficile: era con Yoongi e... Hoseok? La presenza di quest’ultimo lo sorprese alquanto, ma al momento decise di non farci troppo caso, e si avvicinò alla persona con la quale voleva avere il piacere-o il dispiacere- di parlare «Ciao, Jungkook, cercavo proprio te!»
Aveva cercato di mostrarsi il più tranquillo ed amichevole possibile, e dato che quel bamboccio aveva occhi solo per lui, non gli fu molto difficile.
«Ah, bene, è arrivato anche quell’altro.» commentò Yoongi, seccato «A questo punto, io me ne vado.»
Detto questo, era uscito di scena, seguito a ruota da Hoseok che, però, aveva preso una direzione totalmente opposta dalla sua. Tutto nella norma, nulla di drammatico o preoccupante.
«Ciao, Seokjin...» aveva salutato Jungkook, mettendo su un debole ed affranto sorriso «Scusa per lo spettacolino, ma non ho molta pazienza, purtroppo.»
«Spettacolino? Io non ho visto proprio niente. E comunque non era di questo che volevo parlarti.» gli sorrise, invitandolo a seguirlo in aula di musical «In realtà non è molto importante, prendila come semplice curiosità. Tu e Yoongi siete fratelli, eppure avete due cognomi diversi, quindi immagino siate figli della stessa madre. 
Sai, Yoongi è sempre stato con suo padre, quindi immagino che vostra madre abbia vissuto assieme a te. E sono sempre stato curioso di sapere come si chiama.»

Perché tutte quelle domande del cazzo? Che ficcanaso. Persone affascinanti come Kim Seokjin sono pericolose, Jungkook le conosceva bene: ti ammaliano e, senza neanche che tu te ne accorga, ti estrapolano informazioni su qualsiasi cosa loro vogliano. Ma lui non era uno stupido, non era uno di quei ragazzi con cui Seokjin aveva a che fare tutti i giorni.
«Nostra madre... è morta tanto tempo fa, dandomi alla luce. Penso sia per questo che Yoongi mi voglia morto. Gli ho portato via una persona preziosissima, è tutta colpa mia. Non conosciamo nemmeno la sua identità,  i nostri padri non vogliono dirci nulla.»

Quel ragazzino era più furbo di quanto Jin si aspettasse. Porca troia, avrebbe dovuto giocare tutte le sue carte.
Bene, Jeon voleva giocare sporco? E Seokjin avrebbe giocato sporco molto volentieri, ma prima aveva bisogno di un consiglio su come agire, e quello sbruffone di Namjoon, che lo volesse o no, glielo avrebbe dato. Solo perché era l’unico a sapere di tutta quella storia, non certo perché avesse intenzione di perdonarlo.
«Oh... capisco. Beh, mi dispiace tantissimo.» gli mise una mano sulla spalla, amichevolmente «Io non credo che tuo fratello ti odi, in ogni caso. Cerca di parlarci, fattelo amico, e vedrai che ti tratterà meglio. Non è una persona cattiva, secondo me. È solo... strano.»

......

Quel giorno i suoi, presi da non sapeva quale tipo di sentimento romantico, avevano deciso di prendersi la giornata libera ed andare a mangiare fuori città senza neanche avvertire né lui né sua sorella, e Seokjin non aveva avuto neanche il tempo di prepararsi il pranzo. Che rabbia. Come se non bastasse quel bastardo dal quale sarebbe dovuto andare nel pomeriggio, ci si metteva anche la sua famiglia a rendere ancora più merdosa quella giornataccia.
Senza mangiare, era uscito di casa qualche minuto prima dell’appuntamento e, come sempre, si era diretto in modo piuttosto rapido a scuola. Non prima di essersi appositamente infilato una canottiera forse un po’ troppo aderente sotto la felpa aperta. Se quello pensava di poterlo mettere in soggezione quando voleva, avrebbe fatto il suo gioco. 
Una volta a scuola, era entrato subito nel suo ufficio, trovandolo seduto alla scrivania, intento come sempre a firmare diverse carte.
«Buonasera.»
«Buonasera.» 
Namjoon non si era neanche degnato di alzare lo sguardo, salutandolo e continuando a tenere il capo chino sul mucchio di fogli che aveva da leggere e firmare entro il giorno dopo. Quando Lee Chaerin assegnava un lavoro, si assicurava sempre di appesantirlo il più possibile, soprattutto quando si trattava di Kim Namjoon. 
Dopo qualche secondo, dalle labbra del professore fuoriuscì una risatina divertita «Come mai così gelido? Che c’è? Hai freddo?»
Finalmente lasciò perdere le mille cartacce che continuava sbadatamente a firmare da qualche ora e porse tutta la sua attenzione sul ragazzo dall’altra parte della scrivania «Oh, no. Non hai freddo, probabilmente.»
Avvolto in quella leggerissima e troppo stretta canottierina, le spalle e le braccia coperte soltanto da una felpa nera, Seokjin sembrava completamente diverso dal solito. Namjoon, ormai, aveva fatto l’abitudine a quelle larghissime t-shirt recanti il logo di qualche vecchia band sconosciuta al suo gusto musicale. 
Quel ragazzino. Pensava davvero di poter mettere piede nel suo ufficio conciato in quel modo? Non che al giovane professore dispiacesse, anzi: se si hanno proporzioni del genere è bene metterle in mostra.
«Come mai questo cambio di look?»

Senza neanche degnarlo di uno sguardo, mostrando ancora di essere in collera con lui per il giorno precedente, Seokjin si sedette sulla sedia di fronte a lui, prendendo a guardarsi le unghie, fingendo menefreghismo. Aveva fatto centro: la prima cosa che era andato a guardare era proprio il modo in cui era vestito. Frocio del cazzo.
«Che cos’hai, Kim Namjoon, ti senti a disagio? Non posso vestirmi come mi pare e piace?» chiese provocativo, per poi alzare gli occhi nella sua direzione, sorridendogli appena «Sto aspettando che inizi a parlare. Abbiamo una conversazione in sospeso, e io non me ne andrò di qui finché non mi dirai quello che mi stavi per dire stamattina agli armadietti.»
Lo sguardo di Namjoon era insostenibile quel giorno, ma quello di Seokjin lo era ancora di più, ed il solo obbiettivo di quest’ultimo era soltanto quello di farlo sentire inferiore.
Niente di personale... o forse sì.
«E comunque no, non ho freddo. Fuori c’è un bel sole, si sta così bene.»
«Ancora continui a darmi del tu, non ti sembra di esagerare? Forse dovrei mandarti insieme a Min e Jung al corso di psicologia con la Park...»
«E tu ancora continui ad ignorarmi. Non ti sembra di esagerare?»
Senza pensarci, quasi seguendo il suo istinto, il minore aveva messo una mano sui fogli a cui l’insegnante stava dando tante attenzioni e li aveva tirati verso di sé, tenendoseli ben stretti e rivolgendogli uno sguardo carico di sfida «Se lo rivuoi, ti conviene parlare. Oppure...» indicò il tritadocumenti proprio al suo fianco «Si faranno un bel giro qui dentro. Scegli.»
«Sì. Poi tu ti fai un bel giro dalla preside Lee, che ne dici?» 
Kim Seokjin era fuori di testa. Sarebbe stato capace di buttare tutti quei documenti lì dentro, riducendoli a minuscoli brandelli di carta. Piccolo sadico. Piccolo, simpaticissimo sadico.
«Dai, va bene, posali qui. Parliamo di ciò che vuoi.»
«Di ciò che voglio io?» chiese Jin, alzandosi dalla sedia ed andando a sedersi accanto a lui, tenendo tuttavia ancora i fogli in mano «Che fai, tesoro? Prima lanci il sasso e poi ritiri la mano? Sei tu quello che voleva parlarmi, stamattina. Per quanto mi riguarda, in questo momento, potremmo anche tranquillamente tornarcene alle nostre lezioni, ed io potrei anche tornare ad essere quel dolce ragazzino a cui eri tanto affezionato.»
Detto questo, gli passò quasi bruscamente i fogli «Muoviti. Parla.»

«Tu sei un pazzo, Kim Seokjin. E ancora continui a darmi del tu.»
Kim Namjoon non sopportava non avere il controllo della situazione. Era lui ad intimorire gli altri, non viceversa. Cosa voleva fare un ragazzino di soli diciassette anni? Pensava davvero di potergli mettere i piedi in testa e minacciarlo con degli stupidi fogli? Illuso.
«Prima di tutto...» incalzò, alzandosi dal suo posto e finendogli davanti, bloccandolo tra il suo corpo e la sedia «Qua gli ordini li do io. Tu limitati a recitare la parte del dolce ragazzino imbarazzato, mh? Che dici? Cosa ti aspetti, che abbia qualcosa di così importante da dirti? Una romantica confessione?»
Si era avvicinato sempre di più al suo viso, fino a quando i loro respiri non si ritrovarono a scontrarsi. In quella posizione, nonostante fosse Namjoon a voler intimorire la persona di fronte a lui, forse ottenne proprio l’effetto contrario. Gli occhi color nocciola di Seokjin visti da così vicino erano ancora più attraenti, staccarsi era quasi impossibile.
«Stupido.» gli diede un debole colpetto sulla nuca, per poi prendere dal cassetto il certificato di nascita ritrovato il giorno prima «Min Yoongi, la roba che abbiamo scoperto ieri. Hai ragione, forse dovremmo pensare a qualcosa da fare. Ma sempre con cautela.»

Quella specie di playboy da strapazzo. Ma chi si credeva di essere? Dio, quanto avrebbe voluto prenderlo a sberle, in quel momento. Non che a Jin dispiacesse il suo modo di porsi, anzi, lo eccitava da morire. Se avesse continuato così, probabilmente sarebbe stato proprio lui il prossimo a saltargli addosso.
Mostrandosi per niente intimorito dai suoi comportamenti da perfettino superiore del cazzo, il minore si alzò dalla sedia e si sedette sulla scrivania, esattamente di fronte a lui.
«A che gioco stai giocando, Kim Namjoon? Lo so che ho ragione, lo sapevo fin dall’inizio. E tanto per la cronaca, sei tu che mi hai chiesto di darti del ‘tu’. Proprio stamattina. E se vuoi saperlo, mi diverto un sacco quando fai la parte di quello che vuole dare gli ordini.» prese il certificato di nascita e gli diede un’ultima letta, per poi appoggiarlo nuovamente sulla scrivania «Stamattina ho parlato con Jeon Jungkook, il ragazzino nuovo. Quello che si fa passare per il fratellino sfigato di Min Yoongi.
Secondo me è un falso, e non soltanto quello. Secondo me lui sa benissimo che la madre di Yoongi è viva, ed ho intenzione di estorcergli qualche informazione.» accavallò le gambe, rivolgendogli un sorriso complice «Quello là stravede per me. Mi basterà fargli un po’ di moine e il gioco è fatto.»
«Io non gioco, vivo.» ribatté Namjoon «Quindi, vuoi interpretare la parte dello spezzacuori in questa nuova vicenda? Non mi piace, non ti si addice, Kim Seokjin. O forse c’è un lato di te che ancora non ho avuto il piacere di conoscere?»
«Oh, tu vivi, certo.» 
Detto questo, il ragazzo scese dalla scrivania, appoggiandosi alla spalliera della poltrona del più grande ed avvicinandosi al suo viso, guardandolo dritto negli occhi. Voleva vivere? Bene, allora avrebbe vissuto con lui, e si sarebbe divertito da morire.
«Non ti piace che io reciti la parte dello spezzacuori con quel marmocchio insignificante, o non ti piace che io giri attorno a quel marmocchio insignificante? A volte non ti capisco proprio, sai?»
Si allontanò di scatto, tornando a dov’era prima, esattamente di fronte alla scrivania, esattamente di fronte all’uomo che si trovava dietro la scrivania, che continuava imperterrito a tenergli gli occhi addosso. Quanto avrebbe voluto mostrargli tutti quei lati di sé che non conosceva, in quel momento. Lui non aveva proprio la minima idea di quanto volesse farlo.
«Nel frattempo, tu pensa a nascondere per bene quel certificato. Se ti sgamano siamo fottuti, tu più di me. Lo sai, vero?»

«Non dubitare delle mie capacità, Kim Seokjin. Potresti pentirtene.
Ora, se abbiamo finito di parlare di questo tipo di cose, potremmo anche passare alla nostra solita lezione, non credi?»
Quel ragazzino. Quel ragazzino era ciò che di più insopportabile esistesse sulla faccia della terra. O almeno, questo era quello che avrebbe pensato Namjoon di una qualsiasi altra persona che non rispondesse al nome di Kim Seokjin.
La verità era che non riusciva a togliergli gli occhi di dosso, neanche un minuto, esattamente come non riusciva a non riservargli tutte le attenzioni che una persona come lui meritava. Seokjin era la tarantola, e Namjoon era il povero, piccolo insetto che cercava disperatamente di non cadere nella sua ragnatela.
«Dato che oggi sei così in vena di contatti fisici, che ne diresti se ti spiegassi la collisione tra due stelle di neutroni?»
E quel povero, piccolo insetto, era prontissimo a lasciarsi catturare dalla presa di quella perfida ed invitante tarantola.
Si era alzato dalla sedia, raggiungendo il suo alunno-per quanto di alunno si potesse ancora parlare-, ed iniziando a girargli attorno. Era ovvio che Seokjin non capisse per quale motivo lo stesse facendo, ma prima che il ragazzino potesse chiedergli qualcosa, Namjoon iniziò a spiegare: «Le stelle di neutroni sono le più piccole e dense stelle conosciute, e si formano quando stelle di più grandi dimensioni esplodono in supernove.»
«E?»
«E...» lo prese per il polso, iniziando a farlo girare, come se all’improvviso si fossero messi a ballare il tango «Mentre due stelle di neutroni spiraleggiano l’una intorno all’altra, iniziano ad emettere delle forti onde gravitazionali.»
Detto questo Namjoon, sicuro di star andando incontro ad un guaio decisamente più grande di lui, attrasse il minore verso di sé, fino a farlo sbattere con la testa contro il suo petto, stringendolo, come se fosse la cosa più naturale del mondo. E sentendosi esattamente come se fosse in procinto di cadere nella trappola che quel ragno troppo astuto aveva creato appositamente per lui.
«E poi si fondono tra di loro. Così.»
«Interessante, Kim Namjoon.» incalzò il più piccolo, portandogli entrambe le mani al petto ed aggrappandosi alla sua maglia «Se dovrò spiegartela così durante un’interrogazione, però, temo che daremmo uno spettacolino un po’ troppo provocante, di fronte al resto degli studenti. Non credi anche tu?»

‘Interessante’. Era questa la parola che meglio descriveva Kim Seokjin, almeno secondo il suo punto di vista. Interessante era il suo modo di porsi nei confronti di un superiore, con quel modo di fare un po’ da ‘sono io quello ad avere in mano le redini, qui’, ma che restava senza fiato a qualunque movimento che Namjoon compiesse; interessante era il suo modo di scherzare, nonostante sapesse benissimo che fossero un insegnante ed un alunno; interessante era il suo bellissimo viso, che chissà quante facce e quanti segreti celava; ed infine, interessante era Kim Seokjin stesso, un labirinto nel quale Namjoon si sarebbe perso volentieri, forse appositamente, con il solo scopo di rimanerci dentro il più a lungo possibile.
«Può darsi. Perché, sarebbe forse un problema?»
«Forse per te.» rispose il ragazzo, alzandosi leggermente sulle punte dei piedi per arrivare a sfiorare il naso del più grande con il suo, abbassando drasticamente la voce, come se anche le pareti avessero le orecchie «Smettila di giocare così, Kim Namjoon. Mi stai mettendo nei guai.»
Detto questo, si allontanò bruscamente, rivolgendogli un occhiolino ed appoggiandosi alla parete accanto alla porta «E ora, se abbiamo finito con questa interessantissima lezione, io andrei. Non ho pranzato e sto davvero morendo di fame, il mio stomaco chiede pietà.»
«Sei già in forma, perché salti i pasti? Non fa bene farlo, lo sai?» chiese Namjoon, raggiungendo l’appendiabiti e recuperando la sua giacca «Dai, prendi le tue cose, ti porto io a mettere qualcosa sotto i denti. Come tuo insegnante è mio dovere assicurarmi che tu non muoia di fame. Penso.»

Quel Kim Namjoon. Era come se avesse due facce: la prima era quella che, a primo acchito, conoscevano tutti, quella del professore perfetto, senza mai un capello fuori posto, sempre disponibile per tutti e sempre gentile con chiunque gli passasse di fianco; la seconda, era quel gran porco che ti lasciava senza parole ogni volta che parlava o ti si avvicinava, quella che nascondeva a tutti, ma che in certi momenti faceva vedere a Jin. E forse a qualche altro studente, chissà. Pensò che forse quella fosse l’occasione giusta per chiedergli se avesse qualche tresca all’interno della scuola, o se si comportasse come si comportava con lui anche con qualche altro studente.
Voleva conoscerlo. Voleva sapere cosa gli piaceva e, soprattutto, voleva sapere cosa celasse quella seconda faccia, e se magari ne avesse anche una terza.
«Ora sei tornato ad essere il mio insegnante? Questa parola non ti si addice proprio, in questo momento, lasciatelo dire.» si avvicinò alla porta, facendogli cenno di venirgli dietro «E va bene, accetto. Ma solo perché ho fame, non certo perché sei tu a chiedermelo.»
«Aspetta aspetta, fermo dove sei.» lo richiamò il giovane insegnante, affrettandosi a raggiungerlo. Una volta arrivatogli di fronte, lo fece voltare completamente verso di sé prendendolo per le spalle e, successivamente, si occupò di alzargli la zip di quella felpina nera, troppo leggera per un tempo freddo come quello di inizio novembre, che aveva avuto il coraggio di indossare «Ecco, così ti ripari dal freddo e da occhi affamati. Andiamo?»

Quel gesto quasi affettuoso aveva lasciato Seokjin letteralmente senza parole. Quindi esisteva una terza faccia, e cazzo se gli piaceva.
Gli piaceva da morire, e non vedeva l’ora di vederla all’opera un’altra volta.
Sorridendo, si morse istintivamente il labbro inferiore, correndogli dietro ed osservandolo dall’alto in basso, con le mani ben ferme nelle tasche dei pantaloni.
«Guarda che io non ho freddo. E poi, occhi affamati? Qua l’unico ad essere affamato sono io. Quei vecchi pedofili lì fuori non mi spaventano minimamente.» buttò un occhio sulla ventiquattrore che Namjoon teneva in mano, e gli scappò una risatina «E tu, in quanto a vecchiaia, con questa cosa in mano, vai niente male.»
«Non è brutta, dai.» quanto ingenuo il ragazzo, forse era veramente troppo piccolo per capire certe cose. Namjoon non era mica un vecchio pedofilo, anzi «È comoda, dentro ci sta tutto. Almeno mi vesto adeguatamente, rispetto a qualcun altro, qui.»
Ecco il rapporto che ogni insegnante avrebbe dovuto avere con i propri alunni: un rapporto genuino, fatto di complicità e supporto, senza oltrepassare quella sottile e pericolosa linea. Forse Namjoon e Seokjin ci erano troppo vicini: in questo caso, il professore sarebbe stato ben attento a tenersi nei confini.
«Ancora con questa storia? Non sento freddo. Lo sai che la mia famiglia è originaria del nord? Lo sai quanto fa freddo, lì? Da piccolo giocavo a calcio nella neve con i pantaloncini e le infradito.»
Detto questo, con nonchalance, il ragazzo si tirò su il cappuccio della felpa, avvicinandosi, leggermente più veloce del proprio insegnante, verso l’uscita.
«Dove andiamo?» chiese Namjoon «Non conosco i tuoi gusti.»
«Fai tu, a me piace tutto. Ciò che non strozza, ingrassa.»
Sicuro di sé stesso, Seokjin aprì la porta d’ingresso della scuola, uscendo finalmente in cortile.
Non lo avesse mai fatto: in un decimo di secondo diventò letteralmente un pinguino.
Ma faceva davvero così freddo, quella sera?
«Porca tr-»
«Cavolo, fa davvero caldo, non trovi?» chiese il più grande, canzonatorio «Ci vorrebbero proprio dei pantaloncini e un paio di infradito, perché non ci ho pensato prima? Su, muoviamoci ad andare in macchina, dovrei avere qualcosa che potrebbe farti comodo.»
Le temperature erano così basse che, mentre Namjoon parlava, poteva vedere il suo alito fuoriuscire dalla bocca.
Stupido Kim Seokjin.
«Dai, Andiamo.»

******

Hello, guys~
Sono tornata con questo lunghissimo capitolo, che mi sono divertita davvero un sacco a scrivere.
La storia di Jungkook e Yoongi è ancora confusa, ma keep calm, prima o poi si spiegherà tutto meglio, esattamente come la storia di Chaerin e Yoongi. Già, Yoongi sta sempre in mezzo.
Jin e Namjoon stanno nel frattempo imparando a conoscersi meglio, e devo dire che io amo alla follia il loro rapporto: hanno una complicità ed una chimica eccezionali, e nonostante siano come cane e gatto, c’è sempre e comunque qualcosa che li attira, proprio come la forza gravitazionale attira due stelle di neutroni che collidono.
Beh, che dire(Follettini e Follettine), ci vediamo alla prossima
Kissini

-Glaceeonx 
   
 
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