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Autore: Daistiny    28/02/2019    0 recensioni
Si racconta fin dai secoli bui del re dinasta Raithwall, il prescelto degli dei, grazie alla spada dei Re e alla magilite donatagli dagli dei unificò sotto un unico regno, i popoli di Ivalice...
Nessuno sapeva che una parte della sua storia era stata nascosta e dimentica... alle genti d'Ivalice.
La storia racconta dell'ultimo compito che gli dei affidarono al re dinasta e a tutti i sui discendenti... di proteggere il Bagliore Bianco, nei secoli avvenire.. fino alla sua nascita.
Note: I GENERI che verranno trattati SONO- Avventura, Azione, Drammatico,Generale, Malinconico, Romantico, Guerra, Sentimentale, Lemon/(Lime a seconda del caso), Erotico.
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ashe, Basch, Gabranth, Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre il vento e la sabbia..'
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CAPITOLO 16 

*Presente*
706 Alto Valendiano -Rabanastre aerodromo

Chantal aveva finito al momento tutte le commissioni per cui era andata a Rabanastre, e nel occuparsi di tali mansioni si era decisamente dimenticata di altre.
La sua capacità di concentrarsi su un obbiettivo e di portarlo a termine era impressionante, nonostante un mare di emozioni inespresse dentro di lei si stesse agitando. Per riuscire ad essere così, ringraziava gli insegnamenti che Gabranth le aveva dato.
Quel giorno a causa del suo stato d'animo non aveva mangiato nulla eppure sapeva che non poteva trascurare la sua salute, visto le sue condizioni del giorno precedente.
Volendo prevenire ricadute si diresse alla Taverna Mare di sabbia e prendere al volo qualcosa, che avrebbe poi provveduto a consumare sull'Amira.
Il pasto erano alcuni panini e del tè aromatizzato. La cucina dalmasca secondo Chantal era decisamente troppo per i sui gusti, mentre lei preferiva sapori più semplici e meno speziati.
Una delle poche cose che lei amava di Dalmasca erano le sue varie tipologie di tè.

Erano quasi le nove e mezza di sera, Chantal si trovava sull'Amira dopo aver finito di cenare prese alcuni oggetti curativi per attenuare il forte mal di testa causato dal suo potere.
Si domandò se non fosse troppo tardi per tornare ad Archades, per via della sua condizione fisica,
In verità lei non voleva passare la notte lì, a Rabanastre.
Ma visto le circostanze e non volendo straccare troppo il suo fisico, decise di rimanere.
Quella fu una lunghissima notte, nel quale difficilmente trovò sonno a causa degli incubi che aveva da due anni.

Nei suoi incubi ricorrenti, Chantal, si ritrovava a correre per i corridoi infiniti del palazzo reale dalmasco, mentre una forte sensazione di soffocamento e oppressione l'attanagliavano.
Delle catene dorate e infinite le avvolgevano le caviglie, il collo ed entrambi i polsi, più lei dimenava e più le catene si stringevano. 
Si ritrovava prigioniera in una gabbia, in una corsa senza fine tra fantasmi che lei conosceva molto bene.
Dietro di lei, in una versione gigante e pressoché infinita, svettava lo stemma della famiglia reale Dalmasca. I colori del bianco, dell'azzurro e dell'oro comparivano ovunque.
Una rabbia feroce ed un odio antico infuriavano in lei, mentre alle sue spalle un essere alato dalle sembianze caprine si materializzò per posizionarsi al suo fianco. La sua ira era la stessa che provava anche lei.
Entrambi volevano vendetta, disperatamente cercavano la libertà e la distruzione dei loro nemici.

Non chiuse occhio quella notte, dopo un incubo di quel genere.
Chantal si svegliò di colpo, le mancava l'aria non riuscendo più a stare nella cabina. 
Le sembrava di essere nella stessa situazione di tre anni prima.
Non aveva alcuna voglia di dormire, era stanca ed esausta... quello che desiderava quella notte era solo prendere aria. Levarsi di dosso tutte quelle spiacevoli sensazioni. 
Si rivestì e uscì dall'Amira, incamminandosi verso la porta di Rabanastre fuori vicino all'aerodromo.
L'aria della notte non l'aveva mai dimenticata, il profumo nostalgico di quella città  e dei suoi gelsomini notturni. Le ricordava tante cose che le sembravano così distanti.
Il deserto con le sue dune argentee illuminati da una pallida luna, quello scenario l'era mancato tanto. Era come una di quelle sere in cui sgattaiolava fuori dalla sua gabbia. Ore felici quelle. 

Le balenò in un secondo una strana idea quando il suo sguardo si posò su alcuni Chocobi che stavano dormendo. La Chocobiera non era presente, Chantal suppose che stava dormendo da qualche parte, perciò decise di svegliare uno dei grossi pennuti gialli.
Scelse il più bello dell'intero gruppo, fece molta attenzione a tenerlo buono e non svegliare gli altri. 
Aveva deciso di prenderlo in prestito per alcune ore , e per evitare che qualcuno potesse dare noie, dopo aver condotto il chocobo fuori dal recinto decise di posizionare una trappola magica invisibile.
Chiunque si sarebbe avvicinato al recinto dei chocobi avrebbe fatto scattare la trappola e di conseguenza sarebbe stato colpito da un incantesimo del sonno.

Non era la prima volta che Chantal posizionava trappole magiche di questo tipo, le ritornavano molto utili quando erano a caccia di ricercati.
Chantal non perse un attimo di tempo, saldando in groppa al pennuto giallo, guidandolo al galoppo al di la delle mura di Rabanastre. Quella sensazione di libertà che stava provando, erano anni che non la sentiva, si lanciò al galoppo sfrenata in una corsa pazza a perdifiato tra il deserto di notte.
Era felice, non si sentiva così da tempo. Poteva finalmente essere se stessa per qualche ora, il chocobo assecondava con assoluta obbedienza gli ordini della sua momentanea padrona.
La ragazza si lasciò andare ad urla di euforia, le piaceva enormemente cavalcare i chocobi, lo faceva sempre quando andava a caccia. Brace si era meravigliato con quanta grazia e maestria Chantal sapesse cavalcare quei pennuti.

Corse a perdifiato, selvaggiamente, incurante del percorso. Corse per più di un'ora finché stanca non si incamminò verso sud est, in una zona distante da Rabanastre diversi chilometri.
Chantal conosceva bene quel posto, trotto sul chocobo, finché non arrivò ad un'oasi nascosta nel bel mezzo del deserto. Poche persone conoscevano quel posto, a meno che non fossero nomadi.
Fu felice di vedere che quel posto non era cambiato come tutto il resto, un'enorme pozza d'acqua si trovava vicino ad alcun palme in una rientranza rocciosa.
La cacciatrice imperiale smontò dal chocobo e si avvicinò alla pozza d'acqua scura, dove il giovane chocobo si avvicinò per bere stremato dalla corsa. 

Chantal alzò gli occhi al cielo per ammirare la luce delle stelle e della luna la cui luce argentea ricopriva tutto.
Era passato così tanto tempo, per lei era parsa un'eternità. Si ricordava quando in gioventù qualche anno prima si recava lì, da sola, nel cuore della notte ad osservare le stelle.
Quel posto era soltanto suo e di nessun altro, la nostalgia stava prendendo il sopravvento. 
Faticava a ricordarsi della vecchia se stessa, era passato tanto tempo ed era cambiata dal giorno alla notte in un modo che era veramente difficile da credere.
Aveva fatto e vissuto tante cose che nemmeno lei si rendeva conto, e altre tante ne doveva ancora fare e la strada che aveva scelto era tutta in salita. Per riscaldarsi dal freddo della notte accese un piccolo fuoco.
Era come quella volta che era scappata di casa, la sua scomparsa improvvisa aveva destato parecchio clamore, nel ricordare quegli episodi Chantal rideva.
Si domandò se stava forse rimpiangendo il passato? Non si diede alcuna risposta.

Da quando era lì, Chantal si rese conto di non aver fatto nemmeno un salto alla tomba di suo padre o dei suoi fratelli. Non ne aveva il bisogno e ne lo avrebbe avuto mai, provava invece solo rabbia.
Non disse nulla, cercò di pensare ad altro concentrando i suoi pensieri nell'osservare le stelle. 
Le stelle la cui luce brillava in un oscurità sensa fine, Chantal amava le stelle e sapeva ogni cosa su di esse.
Nella quiete di quella notte, fece qualcosa che non faceva ormai da tempo, iniziò a cantare una canzone, dalle parole nostalgiche e dal significato profondo. Che fin da quando aveva avuto memoria, aveva sempre amato.

Se solo mi guardassi quando ti vedo passare
se solo lo volessi
ti potrei raccontare
ti donerei i miei occhi perché tu possa vedere
nel buio antico del mio cuore

La canzone si rivolgeva a qualcuno, chiedendogli di capire e di comprendere quello che lei vedeva, sentiva e raccontare. Gli avrebbe mostrato la luce al di là dell'oscurità che albergava nel cuore. Parole dolci e piene di speranza.

E a piedi nudi camminare sulla mia terra
madre di tutti figli ti mostrerei il suo corpo
ferito dagli artigli di gente venuta da lontano
ti prenderei ti prenderei per mano
io ti prenderei ti prenderei per mano

fermati non andare troppo lontano
guarda lì tutti i miei sogni stretti in una mano

Gli avrebbe mostrato camminando su quella terra ciò che gli huma avevano fatto, straziando e mancando di rispetto alle altre creature. Nabradia, Landis ed altre terre i cui nomi erano stati negli anni dimenticati.
L'avrebbe preso per mano e gli avrebbe mostrato ogni suo sogno e speranza, desiderandolo averlo vicino. Supplicando a costui di non andare troppo lontano da lei.

Dividerei il mio pane
ti mostrerei le danze
ti bagnerei con l'acqua più preziosa del diamante
nella casa dei padri di guerrieri antichi
di regni perduti e di re dimenticati
di misteri e segreti tramandati
di mano in mano dalla notte dei tempi
e della voce dei tamburi ad evocare i santi

Avrebbe condiviso con lui ogni cosa del creato, la più preziosa che potesse esistere, lo avrebbe portato nella casa dei suoi avi, dei guerrieri antichi. Gli avrebbe mostrato i regni perduti e raccontato dei re dimenticati, dei misteri e dei segreti che il suo popolo gli aveva tramandato.
Gli avrebbe mostrato l'alba dei tempi, la notte della creazione. Gli avrebbe parlato della voce dei tamburi di chi evocavo con preghiere il suo nome e quello dei santi.

E di regine di vento
di vento di tempesta
di quello che era
e di quello che oggi resta

Fermati non andare troppo lontano
guarda lì tutti i miei sogni stretti in una mano

Era una regina di vento, di vento di tempesta. Le sue emozioni erano pura forza ed essenza vitale in comunione col Mystes. Lei era quello che era, il passato; ed era anche quello che restava, il presente e il futuro. Lei inconsapevole regina di stelle.
Desiderava che lui non si allontanasse da lei, che non sopportava la distanza da chi aveva ceduto il cuore. Gli avrebbe mostrato tutto i suoi sogni chiusi nel palmo della sua mano. L'incredibile meraviglia dell'esistenza.

Se solo mi vedessi quando ti guardo passare
se solo lo volessi io ti potrei parlare
dell'ultimo tramonto degli occhi di un bambino
e di conchiglie padrone del destino
ti porterei con me per mostrarti tutto questo cammino

Se solo avesse potuto vedere quando lo guardava passare... Chantal ripensò ancora ed ancora al suo passato, a specifici ricordi. Custoditi preziosamente ad una se stessa dal quale si sentiva ormai estranea.
Se solo avesse potuto allora gli avrebbe parlato... ma erano altri tempi ed altre persone, con nomi diversi.
Attraverso la sua infanzia, dei tramonti che la sua terra offriva, e che aveva visto da quando era bambina. Gli avrebbe mostrato il suo destino, nella lettura delle conchiglie. Lei padrona del destino.

Lo avrebbe portato con se, per mostrargli tutto quel cammino. Gli avrebbe mostrato il fato e il destino ultimo di ogni cosa, quello che lei poteva vedere e che aveva sempre visto inspiegabilmente.
Ma al termine di quella canzone,  in verità Chantal non aveva più voce e parole per cantare. Le rimaneva una gran voglia di piangere e tanta di quella rabbia che non se ne meravigliava affatto.
La delusione e la rabbia erano tante, più di quanto lei potesse sopportare o lasciar andare.
Provare tutte quelle emozioni stancava molto Chantal, che a poco a poco si sentì sempre più stanca ed esausta, lentamente scivolò in un sonno profondo e senza sogni. 
Dormi a terra, senza qualcosa che potesse fungere da giaciglio, ma a Chantal poco importava di ciò, per una volta poteva pure andare. Si risvegliò l'indomani prima che il cielo iniziasse ad albeggiare, del fuoco della sera precedente non erano rimaste solo alcune braci e la cenere, vicino a lei notò che il chocobo stava dormendo beatamente accanto.
La scena le strappo un sorriso, mente accarezzò il giallo pennuto, si accorse poi che era ora di andare. Il corpo le doleva un po', noto che nel frattempo il suo vestito si era sporcato a causa della sabbia e della terra.
Ipotizzò per tanto che non doveva avere un bel aspetto, sicuramente qualcuno si sarebbe spaventato nel vederla conciata così. 
Chantal si recò alla pozza d'acqua per specchiarvi, e notò che non aveva un bel aspetto.
Si lavò la faccia con l'acqua della pozza, cercandosi poi di sistemare i capelli in una treccia che legò con uno dei suoi bracciali. Poi svegliò il chocobo, vi salì in sella e si diresse a gran velocità verso la città di Rabanastre.

Dopo essere arrivata alla porta sud smontò dal chocobo e lo rimise insieme agli altri dove l'aveva preso, provvide a rimuovere la trappola magia e si diresse verso l'aerodromo dove l'attendeva la sua nave.
Aveva ancora sono, una volta rientrata nella sua nave, la cacciatrice si diresse nulla sua stanza si buttò di peso sul letto e si lasciò andare ad un lungo sonno.
Diverse ore più tardi Chantal fu svegliata dalla sveglia del suo comunicatore, controllò meglio l'apparecchio e non vi era traccia di impegni, ne col giudice ne tanto meno con i laboratori.
Ma comunque notò l'ora erano le 10 del mattino, Chantal decise che prima di partire era meglio mettere qualcosa sotto i denti, si cambiò d'abito con un abito di ricambio che aveva spesso sulla sua nave e si diresse in città per fare colazione. Una blusa di lino ricamata e dei pantaloncini blu scuro molto corti e i soliti sandali in cuoio. 

Quella mattina decise nuovamente di indossare la scarpa per coprire il viso e capelli. Si diresse ancora  assonata alla taverna Mare di sabbia. Decise di mangiare fuori e non all'interno, ordinò del tè e della frutta e qualche panino.
Per un breve momento si tolse la sciarpa lasciando scoperto il proprio volto, si trovava in una zona all'esterno della taverna, abbastanza al riparo da occhi indiscreti. Non c'era nessuno che potesse vederla e disturbarla, mangiò con avidità tutto quello che il cameriere le portò.

Nel frattempo un uomo dai lunghi capelli biondi legati in una coda e una vistosa cicatrice sul voltò le si avvicinò a pochi metri, prendendo posto fuori dalla taverna.
Finita la colazione, Chantal ordinò al cameriere di portarle il conto, ma questo la fissò quasi imbambolato non era di certo la prima volta.
Lei  spazientita alzò gli occhi al cielo scuotendo la testa in dissenso quando il cameriere si imbarazzo quando Chantal lo riprese pubblicamente, con il suo solito atteggiamento brusco.

Lo guardò andare via dicendole che le avrebbe portato il conto di li a poco mentre rientrava nella taverna, a quel punto gli occhi di Chantal si posarono casualmente sull'uomo con la cicatrice.
Per un lungo attimo lo fissò, i suoi occhi incrociarono quelli di lui. Qualcosa in quel uomo non le piaceva, aveva un aspetto decisamente troppo trascurato per i suoi gusti eppure aveva un'aria estremamente famigliare.
Gli ricordava fortemente qualcuno, Chantal pensò a chi potesse assomigliare, un nome le venne in mente. Noel.
Quell'uomo assomigliava veramente a Noel, solo che quest'ultimo era decisamente più pulito e sistemato di quel tipo. Di sicuro non sarebbe andato vestito in maniera strana.
Lo sguardo di Chantal ritornò a posarsi altrove, sta volta mentre tirava fuori dalla borsa in cuoio, il suo comunicatore, vi controllò tra le foto che teneva conservate in archivio, l'immagine di Noel per confrontala meglio  con quella specie di barbone.
Dopo una breve ricerca trovò, e decisamente doveva ammettere che quel barbone assomigliava in qualche modo al suo amico.
 Salvo per cicatrice, vestiti sudici e alcuni lineamenti degli occhi e quella barba selvaggia.
Noel era un tipo decisamente più curato,portava i lunghi capelli biondi raccolti in una piccola coda, mentre qualche ciocca ribelle gli cadeva sul viso. Aveva due splendidi occhi azzurri da fare invidia e uno splendido sorriso che faceva innamorare qualunque donna.
Una leggera barbaglii incorniciava il volto conferendogli all'aria di uomo vissuto, nonostante avesse solo 27 anni. 
Era una persona il cui modo di fare lo rendeva amabile con chiunque, in contrasto al suo fisico prestante e robusto. 
Ogni qual volta che poteva Chantal non poteva far o meno di mangiarselo con gli occhi, Noel era dannatamente bello così come pure il suo gemello.
Chantal sospirò, non so cosa avrebbe dato per rivedere Noel o il suo gemello, sentire la sua voce bassa e ruvida, dal toni decisamente più caldi. Amava la sua voce, specialmente quando lui le sussurrava all' orecchio durante i loro incontri.

Ormai erano mesi che Chantal non lo sentiva, sapeva solo che era impegnato come suo fratello nelle caccie, chissà dove si poteva trovare ora.
In quel momento il cameriere era ritornato con il conto, la donna non perse tempo e pagò  la sua consumazione, si risistemò la sciarpa prese le sue cose e se ne andò così come era venuta, con la sua solita nonchalance.
Camminava ditta, petto in fuori a testa alta con lo sguardo puntato sempre avanti, mai nemmeno una volta si era soffermata a fissare il tipo con la cicatrice. 
Le uniche preoccupazioni in quel momento erano di tornare ad Archades da  Brace che sicuramente sarebbe stato preoccupato per lei. Era uscita sensa dirgli nulla su dove sarebbe andata.
Chantal si diresse diritta verso l'aerodromo, riposata e rifocillata si apprestò a partire, lasciando dietro di se Rabanastre. Il soggiorno era stato breve ma proficuo.
Tornare ad Archades fu bellissimo, ogni volta che Chantal sorvolava con l'Amira la città imperiale, non poteva far a meno di innamorarsene. Ormai quel posto era casa sua.
Riposta l'Amira nell suo hangar all'aerodromo imperiale, Chantal contattò Hetine, la mogurie che si occupava della manutenzione dell'Amira quando lei o Brace non potevano.
Von Rosen  chiese a Hetine di fare un giro di controllo e verificare che tutto funzionasse.
La piccola moguri le rispose che avrebbe controllato, intanto Chantal chiamò uno dei taxi volanti in giro per la capitale, chiedendo all'autista di portarla nella zona dove abitava.
Scesa dal taxi si diresse nel palazzo dove abitava, camminare di nuovo per le strade della capitale archadiana le fece uno strano effetto, lo stesso effetto di quasi tre anni prima. 
Si sorprese delle cose che potesse provare nell' arco di soli 36 ore o poco più. Aprì la porta di casa, si rese conto che con molta probabilità Brace non c'era e si doveva trovare a lavoro.
Di li a poco, i giorni che Gabranth le aveva dato per riposare sarebbero finiti e chissà di quale umore il giudice avrebbe avuto. Chantal vide inoltre che Brace aveva ritirato la posta e c'era una busta indirizzata a lei proveniente da Rabanastre.

Prese la busta e controllò il contenuto, erano i documenti che Tordà le aveva mandato riguardo le proprietà immobiliari che aveva acquistato. La ragazza prese la busta e la porto con se, per portarla ad un notaio di sua conoscenza per far registrare tali proprietà.
Chiamò il suo amico notaio e gli chiese appuntamento. Marius le disse che l'avrebbe incontrata più tardi nel pomeriggio, Chantal rispose che andava bene.
Il resto della giornata trascorse piuttosto tranquillo, la ragazza ebbe modo di rilassarsi e quando fu ora, uscì di casa con la busta per dirigersi dal notaio.
Come concordato si presento da Marius in perfetto orario, gli spiegò perchè aveva chiesto il suo aiuto e gli passo i documenti degli immobili, che andavano registrati.

Marius le disse che non ci sarebbero stati problemi e che se ne sarebbe occupato lui, Chantal lo salutò decidendo poi di ritornare a casa. Ormai la sera era scesa sulla capitale quando l'assistente di Gabranth salì sull'ultimo taxi della giornata tornando al suo appartamento sfinita come sempre.
Al suo rientro, notò che Brace la stava aspettando, il suo coinquilino mostrava un'evidente preoccupazione. Chantal già sapeva cosa l'aspettava, che  cosa Brace le avrebbe chiesto, così decise di anticiparlo.

-Perchè non ti sei fatta sentire? E quei documenti...?- La voce di Brace era tremolante a dimostrazione di quanto fosse in ansia, Chantal si sentiva in colpa verso di lui e mai gli avrebbe voluto dargli un dispiacere.

-Brace mi dispiace ma quello che ho fatto, era qualcosa di cui dovevo occuparmene da sola. Non volevo coinvolgerti... - abbassò gli occhi, mostrandosi dispiaciuta, Brace la fissò incapace di restare arrabbiato più di tanto con lei.

Lui le si era affezionato molto, non come amante, ma come un fratello maggiore. Brace era questo per Chantal, lo sapevano entrambi. Sapeva anche quanto Chantal poteva essere fiera ed orgogliosa, in due anni da quando l'aveva conosciuta l'aveva vista crescere e maturare tantissimo. 
Tanto che si meravigliava di quanto fosse cambiata, ora d'avanti a se aveva una delle cacciatrici più conosciute della Costa Phon, non c'è un futuro Giudice Magister e una delle menti più brillanti di Archades.
Chantal era il suo vanto ed orgoglio, ci teneva davvero a lei. Lui era il suo partner negli affari e nella vita privata. La sua spalla.

-Avrei dovuto aspettarmelo da te, Chantal, stai crescendo... ed ogni giorno sei sempre più forte. Solo avvisami, non ti chiedo altro... lo dico per te, per il tuo bene. -

La voce di Brace si era fatta più dolce, tutta l'ansia e la preoccupazione erano di colpo sparite, per lasciar posto ad una gentilezza e cortesia che Chantal amava tanto.
Brace era così dolce che Chantal non poté far a meno di abbracciarlo e dargli un casto bacio sulla guancia, elogiandolo come il miglio partner/amico che qualcuno potesse mai desiderare. Non era una persona soffocante.

Vederla sorridere così faceva molto piace a Brace, erano veramente rari quei momenti. Per tutto il resto lui le chiese come stava visto che il giorno precedente.
Chantal abbassando lo sguardo rispose che stava bene, che si era ripresa. In verità lei era ancora attanagliata da alcuni pensieri e dubbi, che in qualche modo la confondevano.

Sapeva che andare a Rabanastre e poi farvi ritorno ad Archades in qualche modo l'aveva cambiata, aveva messo in moto tante cose. Bastava ripensare a ciò che aveva scorto nella Città bassa e  alla discussione con quel anziano dalmasco anziano. La visita alla vecchia oasi, rifugio della sua fanciullezza.

Tutte queste cose, Chantal le tenne strette per se, reputava che coinvolgere Brace non era necessario.
Il penultimo giorno di ferie di Chantal, scivolò via come i pensieri di quest'ultima. Quella sera non aveva voglia di parlare e Brace avendo intuito ciò non fece alcuna domanda.

Finito di cenare, Chantal andò subito a letto... aveva un leggero mal di testa. L'indomani si sarebbe andata che gli ultimi preparativi per i documenti riguardo agli immobili che aveva acquistati   fossero stati tutti sistemati.
Avrebbe poi passato il resto della giornata in giro per Archades, fosse passando il suo tempo nel quartiere Zenoble. 
E così fece l'indomani, Chantal indossò un vestito corto azzurro scuro con i soliti sandali in cuoio, una borsa in pelle e due orecchi in lunerio dalle fattezze decisamente insolite e si preparò a fare le commissioni che doveva.
Quando a metà giornata si ritrovò ad aver già finito tutto, Archades era un posto molto caotico e frenetico, ma pieno di vita. Chantal non si stancava mai di vedere taxi e mini aeronavi sfrecciare per la capitale.

Quel posto era così vivace, non si annoiava mai, anche se qualcuno poteva osservarla perché colpito dalla sua insolita bellezza, di certo non si sarebbe permesso di disturbarla perché con l'affluenza di persone che c'erano per le strade l'avrebbe persa di vista facilmente.
I resto della giornata passò in fretta, tornò a casa stanca ed esausta con il solito mal di testa, ma sta volta più leggero del solito. Chantal si stava riabituando in fretta ad a riavere il controllo del suo potere.
L'indomani avrebbe ripreso servizio a palazzo presso Gabranth, la sua piccola vacanza era giunta al termine.

L'assistente del giudice si chiese come sarebbe stato tornare nuovamente a palazzo dopo quello che aveva visto negli ultimi tre giorni. Di certo non poteva dimenticare, ma fingere si.
Il giorno seguente tutto riprese come se nulla fosse cambiato, anche se non era vero, Chantal indossò la sua classica divisa nera e si apprestò  a raggiungere il magistero dove avrebbe incontrato il giudice Gabranth.
Quella mattina l'umore del giudice non era dei migliori, e nel vedere Chantal informa la cosa non sembrò toccarlo.
Era da tre giorni che non la vedeva e dopo l'ultima discussione con Bergan, riguardo alla mancanza di subordinazione che Chantal aveva mostrato ancora una volta nei confronti del giudice Drace, Gabranth era deciso a prendere posizione.

Il giudice imperiale voleva scambiare due parole con la sua assistente appena ne avrebbe avuto l'occasione. Chantal fece presto a riadattarsi all'ambiente
imperiale i sentimenti e l'emozioni che percepiva le diedero una mano a prendere il suo solito atteggiamento stoico e distaccato.
Rivedere Gabranth a provocò in lei un leggero imbarazzo, che trattene per se, ripensando a quando per la prima volta l'aveva riaccompagnata a casa.

-Vedo che vi siete ripresa in fretta Chantal.- Notò lui.

-Si vostro Onore. -rispose Chantal con distacco, priva di qualsiasi emozione.
Notando in Gabranth un certo desiderio di parlarle, la cosa sembrava dargli fastidio e irritarlo, aspettò per tanto che il giudice prendesse parola.
Cosa che fece di li a poco.
Il nervosismo del giudice infastidiva di rimando anche Chantal che si tratteneva dal mostrare le sue emozioni, poi Gabranth pronunciò alcune frasi, ma il tono freddo in cui si espresse mostrava tutta la sua irritazione.

-Molto bene, perché al riguardo mi sono giunte voci su fatto che io non sappia tenere in riga i miei uomini. Ne sapete qualcosa Chantal? Perché al riguardo esigo delle spiegazioni.- La sua irritazione era palpabile e la sua voce sembrava un ringhio soffocato.

Gli devo spiegazioni?!... quando quello che le dovrebbe è lui!- Chantal si accigliò pensando a quello che aveva scoperto sul giudice, riguardo a Basch, ma decise di mantenere un atteggiamento stoico come le era stato insegnato eppure dentro di lei, Chantal era indignata. Nonostante davanti a lei avesse la persona che più ammirava.

-Avete idea di cosa avete fatto e in che posizione mi avete messo? E voi vorreste diventare un Giudice Magister? 

Chantal non rispose, sapeva che qualunque cosa avesse detto avrebbe irritato ancor di più il giudice, si guardò dal dire qualche sciocchezza. Mentre lo guardava visibilmente irritata.

-Dal vostro silenzio deduco che debbo rinfrescarvi la memoria. Per quale motivo avete mancato di rispetto al giudice Drace. Voi non siete nella posizione di opporvi ad un vostro superiore. Esigo delle spiegazioni!- Ordinò il giudice, ma la risposta che ebbe dalla sua assistente lo innervosì.

-Io non vi darò nessuna spiegazione, ciò non vi riguarda. Riguarda solo Drace e me, e non avete alcun diritto di rivolgervi verso la  mia persona in questo modo.

-Tu non hai la minima idea in che cosa in cui ti stai cacciando!- le urlò contro, il giudice in preda alla rabbia, ma Chantal non si scompose minimamente, lo fisso con atteggiamento di sfida.

-Ti ricordò quale è la mia posizione e la vostra, Chantal! Non accetto una simile mancanza di riguardo da un mio sottoposto, quale siete! -La sua voce echeggiò potente per tutto il suo studio.

-Dovrai scusarti con il giudice Drace! -Gli ordinò Gabranth sbattendo un pugno furioso sulla sua ampia scrivania, mentre indicò poi Chantal.

-No! - Rispose sfacciatamente lei rimanendo della sua idea, Drace era quel tipo di donna e persona che lei odiava di più al mondo. Trovava che quel giudice 
 era veramente insopportabile assieme a Ghis e Bergan.

Non erano solo le sue idee  a darle fastidio, ma proprio i suoi modi di fare.

La risposta che diede Chantal non piacque a Gabranth che ne risentì molto.

Il giudice a stento tratteneva la sua ira, la sua pazienza era andata a farsi benedire eppure si tratteneva dal fare qualche sciocchezza.
Tuttavia fece qualcosa che lasciò in qualche modo il segno, diede un forte schiaffo alla sua assistente, che però venne prontamente bloccato grazie ai rapidi riflessi della ragazza.

Chantal tentò poi di rispose al gesto del giudice, che però le bloccò il polso, Gabranth aveva capito che Chantal stava tornando alle vecchie abitudini.
Non andava affatto bene, il giudice decise di prendere dei provvedimenti, aveva già una mezza idea di cosa fare. 
Chantal aveva bisogno di ricordare qual'era il suo posto.

Se fino a quel momento l'aveva graziata, d'adesso in poi la ragazza avrebbe avuto a che fare con incarichi che non le sarebbero affatto piaciuti. Gabranth decise che Chantal sarebbe andata con lui a Dalmasca.

Lui sapeva quanto lei odiasse quel posto, e trascinarla lì sarebbe stato una punizione più che sufficiente, non perse tempo a farle presente la sua decisione.

-Bene... vedo che non intendi che hai preso la tua decisione, ed ora prendo la mia. Da questo momento voi, Chantal Von Rosen verrete con me a Dalmasca fino a nuovo ordine. Cambiare un po' aria vi farà bene, chissà che non cambierete atteggiamento, qui poi non c'è molto da fare e penso che lì sarete più operativa.
Quanto al vostro posto come assistente ricercatrice, non penso sia un problema. Il Dottor. Cid, credo che apprezzerà la vostra presenza lì a Dalmasca.

Le parole del giudice si abbatterono su Chantal come una doccia fredda, le sembrava di vivere in un incubo dal quale voleva prendere le distanze. 

Garbranth sapeva quanto Chantal odiasse Dalmasca eppure non si era fatto alcuno scrupolo a impartirle una simile punizione.
Che di gran lunga era preferibile alla sospensione dal suo ruolo di assistente, 
Dovette ingoiare quel boccone amaro e fare buon viso a cattivo gioco. Nonostante si leggesse sul suo volto tutta la sua indignazione.

Silenzio. Non ci fu null'altro che questo.

Chantal sbatte le palpebre, la sua mente si spense così improvvisamente, completamente priva di pensieri. In qualche modo invece cercò di resistere  a malapena all'impulso di infilarsi le dita nell'orecchio e assicurarsi che il suo udito non cogliesse parte cruciale di quel discorso.

Lei di Dalmasca non ne voleva sapere niente, anche se quella cosa le sembrava una tale assurdità.

Basta Chantal! - si biasimò mentalmente. -Non puoi permettere di farti condizionare in questo modo. Non poi lasciarti che ti porti in un fantastico viaggio... dove tutti loro sono presenti e tu al riguardo preferiresti morire piuttosto che essere lì.

-Non mi aspettavo si sentire simili notizie! - concluse aspramente lei poco convinta.

-Perdonami per aver reagito come ho fatto.- Disse lui con noncuranza, agitando
la mano, ignorando le parole della sua assistente.

- Immagino sia per te uno shock questa mia decisione, non ti biasimo minimamente per la tua reazione...- a quelle parole Chantal non sapeva cosa dire, l'unica cosa che provava era un'enorme rabbia.

Chantal distolse lo sguardo, mentre Gabranth continuava a parlarle.

-Vorrei che mi accompagnassi lì.-Disse lui, Chantal era inorridita, mentre tornò a guardarlo. Il suo viso si era incupito di un'emozione che il giudice non aveva mai notato prima.

-Certo.- Rispose lei immediatamente, senza pensarci due volte. -Sono onorata della vostra proposta e che tu possa pensare a me.- L'odio le bruciava dentro, come un fuoco che difficilmente si sarebbe spento.

Lui le rispose semplicemente.- Lo sai meglio di me, che sarebbe sciocco per te, nella tua posizione non accompagnarmi. Ma devo ammettere che v'è un altro motivo per portarti dietro.

Chantal aveva già capito, sollevò un sopracciglio poco convinta, mentre la si disse tra se di rimanere cauta.

-Oltre la richiesta del Dottor Cid? O è per il semplice fatto che sono una dalmasca e volete sfruttare le mie conoscenze?- concluse lei, lui non le rispose.

Due anni avevano insegnato a Chantal molte cose, come trattenere l'autocontrollo, qualcosa che a Rabanastre era poco risentito.

-La partenza per quando è prevista? -chiese in ultimo Chantal.

-Domani mattina!- fu la sola risposta del giudice.

Domani... !? Perché così presto? Da quando aveva preso questa decisione?- Si trattenne dal commentare, Chantal quando si voltò e raggiunse la porta, voleva dire fortemente la sua ma farlo non sarebbe stato saggio.

Non voleva noie di nessun tipo, ne rischiare di avere dispiaceri ora, quando l'indomani sarebbero partiti per Rabanastre...

-È meglio finire qui queste cose e in fretta.- Pensò lei, ferma a meno di qualche passo dal giudice e la sua enorme scrivania. Erano troppo vicini per i suoi gusti.

Era nervosa e si sentiva completamente devastata e i suoi pensieri non le davano tregua. Gabranth scambiò le sue reazioni per confusione 
apparentemente.

-Ci sono alcuni incarichi importanti da svolgere lì,  come hai ben supposto prima le tue conoscenze come dalmasca potranno rivelarsi molto utili. -disse in fine lui.
Il resto della giornata al fianco di Gabranth fu davvero pesante e Chantal ritornò al suo appartamento con un gran mal di testa e stressata.

Brace notò il cattivo umore della sua amica e gli chiese cosa non andasse, ma lei non gli rispose subito, si limitò a rimanere silenziosa ed abbassare lo sguardo.

Lui era sinceramente preoccupato per la sua partner, gli venne in mentre il primo incontro tra loro. Brace si ricordò quando la vide per la prima volta  vagare per il deserto, i lunghi capelli che scompigliati le ricadevano lungo la schiena.

Sul suo volto un espressione indecifrabile e i suoi occhi il cui sguardo era perso nel vuoto. La vide che indossava dei vestiti laceri, dove una volta quelle vesti dovevano essere uno splendido abito di pregiata fattura. 

Notò che stava vagando sola, sembrava una visione di qualcosa di inquietante ma allo stesso tempo irreale.

Brace si ricordò, che  quando le andò incontro le chiese il suo e lei non le diede alcuna risposta, fu inseguito  svariati giorni dopo, quando ebbe conquistato la sua fiducia che la misteriosa ragazza gli rivelò il suo nome, Chantal. 

Da quel momento in poi Brace prese molto a cuore la ragazza, vedendo lo stato in cui era ridotta non riusciva ad essere indifferente, decise che avrebbe fatto qualunque cosa per lei.

Con la mente Brace ritornò al presente a fissare la figura di Chantal che piangendo si  diresse in camera sua, di scatto la seguì chiedendole a cosa fosse dovuto la sua tristezza.

-Chantal non voglio vederti piangere, è la casa che odio di più. Vorrei sapere cosa succede.

Chantal percepiva forte e chiaro la preoccupazione di Brace e il suo desiderio genuino di starle vicino, ma non poteva spiegargli le vere ragioni, così si limitò a dare delle generalità.

-Riguarda il mio passato, chi ero e ora decisamente non voglio affrontarlo. Non voglio tornare a Dalmasca.-Confessò lei con voce disperata.

-Per questo sei così triste? Ci sei stata qualche giorno fa... è sembra che non ti avesse sconvolta. Perché reagisci così? 
Non capisco... ho sempre saputo che eri originaria di Dalmasca. Ma perché tanto odio? Se non vuoi andarci evita... se ciò ti fa stare male. Chantal so che so non desideri abbandonare quello che hai qui?

-No, non ho mai avuto l'intenzione di abbandonare Archades. Però a quanto pare ho ricevuto un ordine di trasferimento da parte di Gabranth,
 vuole che io lo segua a Dalmasca, partirò a breve.-Disse lei tra le lacrime.

-Ancora quel giudice? Chantal, quel tipo non mi piace ha qualcosa di strano.- Gli confessò Brace, a lui i giudici non erano mai piaciuti pur essendo un soldato dell'esercito imperiale, non condivideva i metodi dei suoi superiori.

-Non è solo questo il problema, Brace. Tornare a Dalmasca significa tante cose, significa che dovrò fare delle ricerche... 

-Ricerche?! Sulla tua famiglia, vuoi saperne cosa ne è stato di loro?- domandò Brace alzando un sopracciglio, ma Chantal scosse la testa.

-No... Il Dottor Cid, sembrerebbe che abbia richiesto la mia presenza. Con questa guerra che c'è, tu sai che io non voglio saperne nulla e dedicarmi hai miei obbiettivi. E non voglio nemmeno far sapere che sto con i giudici.

-Ora capisco... tu hai paura che qualcuno della tua famiglia, possa giudicarti male se scoprissero che ti sei schierata con i giudici dopo essere fuggita da Dalmasca? - Chiese Brace seriamente preoccupato, a quelle parole Chantal abbasso lo sguardo, quella valeva come una confessione.

-Però che io sappia tu sei principalmente conosciuta per essere una cacciatrice appartenente al Clan della Costa Phon. Al di fuori di Archades, tu ti sei sempre presentata in questo modo, non hai mai fatto presente che potevi essere collegata in qualche modo ai giudici. Quindi perché non continuare su questa linea? Tieni per te il fatto che sei un imperiale. -Le parole di Brace sollevarono di poco l'umore di Chantal.

-Già, l'importante e che ne i giudici e nessun altro sappia di questa cosa... comporterebbe troppi problemi, come se fosse facile. 
Forse non dovrei farla così tragica... -rispose in maniera brusca ripensando a tante cose.

Brace notò il rapido cambio d'umore di Chantal. -Non ti seguo... e quasi non ti riconosco più.- le disse non riuscendo a capire che cosa, la ragazza volesse intendere.

Le parole di Brace non sfuggirono a Chantal, la quale lo guardò molto silenziosa
spiegando il perché del suo rapido cambiamento. Ovviamente rimase sempre sul generale.

-La verità, Brace è che è saltato fuori un nome, di una persona a me molto cara. Pensavo che fosse morta e con lui anche il mio passato, ma adesso con la scoperta che lui è vivo... Ciò conferma che quello che ho sempre pensato riguardo un evento del mio passato era vero.. Sono sicura che questa persona potrà darmi tutte le risposte che cerco.

Brace fece fatica a comprendere le parole della sua cara amica, si domandò a quale evento del suo passato si riferisse, ma qualunque cosa la riguardasse lui 
era pronto a sostenerla.

-Deve essere molto complicata come storia,  per qualunque cosa sai che sono pronto a coprirti le spalle. Spero che farai chiarezza su questa cosa.- Le parole di Brace non poterono che mettere di buon umore Chantal che in tutta risposta gli elargì uno dei suoi splendidi sorrisi.

Quella sera stessa la coinquilina di Brace preparò i bagagli per la partenza della mattina successiva, non credeva ancora che sarebbe nuovamente ritornata a Rabanastre sta volta al fianco di Gabranth. 
Chantal incaricò Brace di spostare l'Amira sulla nave ammiraglia imperiale sul quale sarebbe salita assieme al giudice, Brace fece quanto chiesto.

Nel frattempo lui chiese a Chantal quanto tempo sarebbe stata via, ma la dalmasca rispose che non ne aveva idea, ma restare tanto tempo a Dalmasca non rientrava nei suoi progetti.

Tornare in quel modo a Rabanastre era per lei come un pugno allo stomaco. Aveva lasciato li troppe cose, troppi dispiaceri si trovavano in quella città.

Ora che ci sarebbe ritornata di nuovo, lo avrebbe fatto come imperiale e non come figlia di Dalmasca. Il suo passato la reclamava a gran voce.

Chantal era pronta dal canto suo a distruggere ogni cosa che avrebbe cercato di legarla al passato, lei era lì per le delle risposte e per cercare lui. Si disse tra se che avrebbe fatto il minimo indispensabile per tenersi lontano da problemi con l'impero. Se qualcuno avesse saputo della sua posizione vicino ai giudici, tutto sarebbe andato perduto.

La dalmasca a questo punto non poteva più sentirsi libera, adesso come rispetto a prima si sentiva una prigioniera, ne portava ancora i segni.

Questi facevano di lei quella che era ora, ma qualcosa le mancava. Infondo a se stessa anche se non lo voleva ancora ammettere, le mancavano gli ampi spazzi, gli immensi giardini della sua casa e in fine la sua famiglia. Quella che lei dichiarava di odiare.

Se qualcuno le avesse chiesto chi era ora, Chantal con molta probabilità avrebbe avuto qualche difficoltà a rispondere. La verità è che si poneva tante domande, fin troppe per la sua età.

Cercava di non pensarci, ma i suoi tentativi erano vani. Brace la vide ancora più pensierosa, mentre finiva di sistemare le sue cose.

-Ti vedo abbastanza turbata, non sei affatto convinta di ciò, vero?- le chiese nuovamente.

-Ora come ora, forse non è un male ritornare a Rabanastre. Solo che non ho una bella sensazione.- rispose lei con voce bassa e vacillante.

-Chantal sei una delle persone più incredibili che conosca, vedrai andrà tutto bene.- Brace cercò di rassicurarla, ma Chantal non era molto convinta.
-Me lo dici sempre.

-Se hai bisogno di qualcuno con cui parlare, non esitare a chiamarmi. Voglio sapere come starai.

-Tu ci credi che sono sicura di stare male se ci rimetto piede in quel posto.- esclamò Chantal in un tono quasi drammatico.

Era vero che qualche giorno prima era stata a Rabanastre di sua iniziativa e non era stata poi così male, ma era tutt'altra cosa ritornarci come l'imperiale al seguito di un giudice Magister, cambiava totalmente prospettiva.

-Dai Chantal hai quasi vent'anni sei adulta ormai, non puoi fare così. Lo sai che i problemi vanno affrontati, non puoi scappare all'infinito. Come hai detto tu, questa può essere un'occasione.- La incoraggiò cercando di infonderle quanto più speranza ed entusiasmo poteva.

-Così infrangerò la promessa che ho fatto a me stessa due anni fa.- Fece presente lei guardando seria Brace.

-Due anni fa eri totalmente diversa da adesso! Guardati adesso non hai più quella rabbia che ti portavi dentro, hai trovato una tua dimensione. Ora ti si offre la possibilità di chiudere le ultime ferite che ti sono rimaste.

-Ho paura!- Chantal ammise a Brace di avere paura, con lui non si nascose, anche se non gli aveva mai raccontato i tanti segreti che custodiva, e sapesse saputo si sarebbe trovato in un gioco più grande di lui, questo Chantal non lo desiderava. Lui doveva rimanerne fuori, meno sapeva è meglio era.

-Paura di rivedere la mia famiglia o ciò che rimane. Ricordo ancora le loro bugie. Sai, non ti ho mai detto che mio padre è stato ucciso e  miei fratelli sono morti l'uno dopo l'altro. Chi per la guerra, chi per malattia... mi rimane solo una sorella. Avevo previsto le loro morti... e quell'illusione di speranza. Penso che mia sorella sia viva e non morta come hanno fatto credere, sarà da qualche parte... ne sono certa.

Le parole uscirono come un fiume dalle labbra di Chantal, Brace ascolta con attenzione ogni parola che la sua amata partner pronunciava. Non aveva afferrato molto del discorso confuso che Chantal gli aveva fatto, ma aveva capito a grandi linee che la sua amica aveva perso la famiglia con la guerra e che gli rimaneva solo una sorella data per morta.

-Ne avevi accennato qualcosa ieri. Allora quale migliore occasione di questa per cercarla? Così da ricongiungerti a lei.- Al suggerimento di Brace, Chantal rimase silenziosa il suo volto si era incupito, lui le domandò cosa le fosse preso così improvvisamente.

-Brace forse è meglio che tu vada in cucina a finire di preparare la cena.... io devo ancora sistemare delle cose qui. -Il tono di Chantal fu freddo e gelido, qualcosa non andava, lui non fece alcuna domanda, quando la sua partner era in quello stato era meglio cambiate aria.

Brace la osservò silenziosamente prima di andare in cucina. All'archadiano vedere la dalmasca in quello stato, gli ricordò gli inizi della sua conviveva  con lei, Chantal era sempre silenziosa.

Lui cercò di cambiare argomento spostando la conversazione su altro.

-Quando pesi che Gabranth ti terrà a Rabanastre

-Non ne ho idea, dipende da quante cose ci saranno da fare.- Chantal rispose freddamente.

-Tutto dipende dai tuoi doveri verso quel giudice. -Tale frase irritò non poco Chantal che si ricordò dello spiacevole momento che quel giorno aveva avuto con il giudice.

-Non nominarlo, mi fa una rabbia! Ora come ora, però fammi il favore di rimanere in silenzio, non ho alcuna voglia di parlare di lui.

A quel punto Brace non potè che lasciare sola Chantal e dirigersi in cucina a finire di preparare la cena, diversi minuti dopo la dalmasca emerse dalla sua stanza.
Aveva terminato da poco di sistemare i suoi bagli, raggiunse il suo coinquilino in cucina, prendendo posto vicino lui.

Quella sera però Chantal mostrò di non avere molto appetito, si sforzò lo stesso di mangiare qualcosa, la cena fu un completo disastro. Finito entrambi di cenare ognuno andò nella propria camera, era ora di dormire ma Chantal non ci riuscì.

L'indomani si risvegliò con un aspetto che non era dei migliori lo si poteva notare dall'espressione dipinta sul suo volto, non aveva dormito. 

Brace notò che la sua amica non era molto informa, anzi sembrava piuttosto stanca, le consigliò visto che se non stava bene di informare i giudici, che forse non era il caso che partisse
Giorni prima aveva avuto una forte febbre, quindi rischiava di avere una ricaduta.
Chantal rispose che non era il caso e che si sarebbe ripresa subito.

-Non hai un bell'aspetto, e da ieri sera che hai lo stesso umore.

-Sopporterò, e no, non rimanderò la partenza. Quando sarò a Rabanastre dovrò anche chiamare Rascha se ne avrò il tempo. 

-Dovresti riposare e non pensate solo al lavoro. La partenza a che ora è? - domandò Brace osservando Chantal fissare la lista dei suoi impegni.

- Per le 11 tra due ore, comunque ho preso già la mia decisione. Ne abbiamo ampiamente parlato ieri sera.

-Chantal cerca di non strafare, di solito hai sempre questo difetto. Non permettere a ciò che ti fa star male di destabilizzarti, non voglio che tu ricada nelle condizioni in cui ti ho trovato...-Brace le mostrò tutta la sua ansia e il suo timore, lui era sinceramente preoccupato per lei, Chantal non poté far o meno di rassicuralo.

Promettendogli che non avrebbe mai permesso di ritornare nello stato in cui lui l'aveva trovata.

-Basta così, Brace. Sai che non lo permetterò, devo andare tra poco... ho chiamato un taxi e sarà qui a minuti.-

Tagliò a corto la ragazza finendo di fare colazione, successivamente chiese a Brace di aiutarla a scendere le sue valige e caricarle sul taxi.

Ci fu appena il tempo di un breve saluto, Chantal abbracciò forte Brace e poi salì sul taxi in direzione del posto dove la stava aspettando il giudice Gabranth.

Il taxi la scortò la giovane dove questa gli aveva indicato, quando scese dal taxi la alcuni soldati la raggiunsero e la scortarono, mentre  altri si occuparono dei suoi bagagli. Chantal fu presto raggiunta dal giudice  a cui non  sfuggi di notare l'umore  della giovane.

-Non mi ricordo di averti chiesto se eri preoccupata.- La richiamò, ottenendo così la sua attenzione. Gabranth incrociò le braccia fissando la ragazza.
Chantal si fermò a fissarlo, realizzando di aver totalmente ignorato la sua presenza. -Ma ora so che lo sei.- 

Il suo tono era aspro più del solito e mal celava il suo umore non del tutto roseo. Chiuse gli occhi, sospirando piano, non voleva vederlo.

-C'è molto da prendere, no?- Domandò lui. La sua voce squarciò il suo caos interiore.

Lei si voltò ancora verso di lui, fermandosi un attimo a guardarlo, esisto prima di annuire.

-Sei sicura di essere pronta?- Quella domanda la irritò non poco. Chantal serrò le labbra prima di scuotere la testa. 

-No!- Non si sentiva del tutto pronta.

Chantal ispiro chiudendo gli occhi, buttando un'ultima occhiata ai suoi bagagli prima che questi furono caricati assieme a quelli del giudice. Aveva portato con se tutta una serie di inutili articoli di abbigliamento, divise e accessori da abbinare. E non capiva perché mai dovesse portare gran parte del suo guardaroba. 

Lei amava viaggiare leggero, ma dove stava andando c'era un altro modo di intendere la leggerezza.

Probabilmente nessuno di loro lo sapeva, ma Chantal aveva più di tre armadi che l'aspettavano a Dalmasca... se gli Imperiali non hanno avessero fatto completamente irruzione nel luogo in cui erano diretti.

Si appoggiò ad una ringhiera, tirando un sospiro cercando un po' di sollievo, che si rivelò di essere di breve durata. Chantal si stava mentalmente preparando all'incubo che di li a poco l'avrebbe nuovamente inghiottita.

Poco dopo furono pronti a partire, l'aeronave imperiale si alzò in volo, viaggiarono per Rabanastre per molte ore. 

In lontananza iniziò a scorgersi il profilo della ex capitale dalmasca, Rabanastre. Un' avviso giunse a tutti sulla nave, tra qualche ora sarebbero atterrati in terra straniera.

Chantal corse su uno dei piazzali dell'aeronave ad osservare silenziosa il suo ritorno in patria. Era un rientro davvero memorabile.

Da lontano Rabanastre le sembrava identica, ma così non l'aveva mai vista nemmeno osservandola dall'Amira. Notò la cattedrale, il palazzo, persino la piazza centrale con le sue tre porte che conducevano nel deserto.

Guardò l'immensa pianura di Giza, tutto poteva essere individuato con facilità. Tutto sembrava essere come sempre, la stessa sensazione che aveva avuto qualche giorno prima, quando ci si era recata da sola.

Chantal al tempo stesso sapeva che non si poteva dire lo stesso di chi stava all'interno di quelle mura.

-Una vista magnifica.- Una voce la interruppe.

-Mi dispiace aver interrotto il tuo momento. -Gabranth era lì vicino a lei, quando era arrivato non lo sapeva. Per tutto il viaggio non si erano visti.

-Rispetterò i tuoi desideri, ma sento di dover esprimere la mia opinione su questo tema, non solo come tuo superiore. Iniziò a capire perché tu sia così contraria a voler venire qui. Non vuoi far sapere che sei un'imperiale... io dubito che possa esserci una così grande differenza di reazioni. Perché devi nasconderti? Non sei l'unica dalmasca che si è unita ai nostri ranghi.

Per il momento.- Pensò Chantal mentre guardava rigida il giudice, prima che continuasse ad insistere sull'argomento.

-Non capisco questo tua decisione, hai sempre proclamato di odiare la tua patria. Perché ora vuoi nasconderti.

Non rispose.

Chantal sollevò la testa, socchiudendo gli occhi, le parole di Gabranth avevano toccato un nervo scoperto. Si sentiva molto confusa e contraddittoria su quell'argomento, una parte desiderava distruggere Dalmasca. L'altra invece sembrava rimpiangerla.

La sensazione di vergogna causata dalle parole del giudice si fece largo dentro di lei.

-La tua che tipo di logica è?- Gabranth le rivolse la domanda, nel suo solito modo di fare. Era curioso di sapere, non aveva mai visto Chantal in quello stato.

-È la logica di chi ha il potere e non vuole usarlo. Ma credo che tu non possa capire.- Dichiarò Chantal senza tradire emozioni, mentre il suo sguardo di posava sulla vista che offriva Rabanastre. Gabranth la percepì lontana, da quello che era abituato a vedere.

- Non desideri il potere?  Ma senza potere che futuro puoi pretendere? -Istintivamente gli rivolse queste parole, la risposta di Chantal non si fece attendere.

-Non sono io la persona più indicata a cui devi rivolgere queste parole. Giudice Gabranth.-

-Allora che cosa desideri? -chiese.

-Giustizia! Per il male che mi è stato recato.-

Una volta che l'aeronave imperiale fu atterrato in sicurezza nell'aerodromo, non ci fu un attimo da perdere. Gabranth e Chantal insieme ad altri soldati furono condotti via e preparati per fare la loro grande entrata.

Il giudice all'ultimo decise di farsi da parte dicendo di andare a controllare i vari distaccamenti imperiali inviati in tutta la città, prima di dirigersi verso il palazzo per assicurarsi che tutto lì fosse apposto.

Dopo lo scambio con Gabranth, Chantal non si sentì molto incline ad accompagnare il giudice. Preferendo fare il suo ingresso a palazzo.

Grandi terrazzati e infiniti gradini portavano al maestoso ingresso del palazzo, si profilavano davanti  a lei come un gigantesco maremoto, in attesa che precipitasse giù. 

Chantal cupa in volto, avanzò a testa alta e passo deciso. La sua chioma corvina ricadeva lungo tutta la schiena e un enorme ciuffo le copriva una parte del volto consentendole un'aria di mistero.

Li fisso senza batter ciglio, temendo quasi che quella visione del palazzo sarebbe scomparsa se avesse chiuso gli occhi. Sentiva mancarle la terra da sotto ai piedi e l'aria sembrava essersi fatta più rara.

Per due anni non aveva fatto altro che desiderare ardentemente di non trovarsi lì. Odiava risalire quei gradini, ma ora era lì, e desiderava di scappare.

Alcuni soldati iniziarono a mormorare qualcosa tra loro, quando la videro avanzare con indosso l'uniforme imperiale, di coloro che ricoprivano un'altra posizione tra i ranghi dell'esercito.

Altri notarono l'esitazione di Chantal ad avanzare, e il suo desiderio di non trasferirsi lì. Dietro di loro cerano anche dei nobili dalmaschi oltre che alla servitù che era venuta assistere l'ingresso degli imperiali.

Ci fu grande silenzio quando la videro avanzare, salendo lentamente i gradini del palazzo. Gli occhi erano tutti fissi sulla sua figura che spiccava in mezzo agli imperiali.

Chantal lasciò che la sua mente tornasse indietro, ricordando cose che non voleva. Ma aveva promesso a se stessa che niente e nessuno l'avrebbe condizionata, e quei sentimenti che sentiba a causa del suo potere le diedero la forza per avanzare e andare avanti ignorando tutto il resto.

Se fosse stata la persona di due anni prima, avrebbe permesso alle sue emozioni di manifestarsi e la sua voce sarebbe riecheggiata come un tuono in quel posto. 

Ora invece non avrebbe permesso in alcun modo che accadesse ciò.

In cima a quei gradini Chantal ricordava, si sentiva nel profondo di se stessa di essere in conflitto e confusa, mentre guardò il soldato imperiale dietro di lei. 

Due anni prima li aveva visto partire un soldato dai capelli d'oro mentre andava in guerra. 

Chantal si fermò nella sua avanzata quando vide i gradini si allargarono in una lastra di pietra piatta sotto i suoi piedi.  L'unico ricordo che ebbe fu una sensazione lancinante.

Sembrava che tutto fosse successo solo il giorno precedente. Chantal chiuse gli occhi, si sentiva in balia di forti emozioni a lei sconosciute, emozioni che per tutto quel tempo si era rifiutata di provare perché semplicemente non poteva.

Chantal desiderava disperatamente non voler provare tutti quei sentimenti, desiderava tornare ad Archades lontano da tutto quello strazio ed orrore.

Per lei le lacrime non erano ancora arrivate, il dolore era ancora troppo intorpidito e nuovo per lei, ma doveva contenerlo, non c'era scelta.

Si girò di spalle ed avanzò affrettando il passo, non voleva guardare ne sapere.

I soldati ed altre persone la guardarono scomparire tra la folla di servi e soldati imperiali che si apprestava a varcare la soglia del palazzo reale.

Nulla le sembrava importare in quel momento, ed era così. Non le importava. 

Quelle emozioni che provava era solo un'altra stupida manifestazione di qualcosa che andava assolutamente cancellato. Non poteva permettere a nessuno di vederle.

File di servi e domestici salutarono la sua linea di visuale quando attraverso la porta, tutti i presenti si prepararono a fare i loro inchini. Alcuni di loro alzarono lo sguardo quando Chantal passò loro di fronte, la sua postura era impeccabile e la sua bellezza superba abbagliava chiunque, sussultarono al suo passaggio. Scatenando una reazione a catena.

Tutti nelle vicinanze guardarono allibiti il nuovo arrivo.

I domestici si aspettavano il ritorno di un giudice Magister varcasse le porte, non si aspettavano lei.

Ma quando capirono chi stava sulla soglia davanti a loro, ai loro occhi increduli, stagliarsi come una figura celeste inviata dagli dei. Non seppero che pensare.

Non ebbero tempo di finire, che uno dopo l'altro i servi si inginocchiarono, chinando la testa. Come se qualcuno che un tempo pensavano fosse morto era ora riapparso dalla tomba per ricomparire nelle loro vite.

-Lady.. - Qualcuno avanzò parola ma Chantal li azzittì, era riluttante difronte a tale scena.

-Grazie agli dei, Galtea ha avuto misericordia di voi.- sussurrò appena uno dei servi facendo attenzione a non farsi sentire dalle guardie imperiali.

Chantal riconobbe subito a chi riconobbe quella voce, d'avanti a lei una donna dai lunghi capelli neri e gli occhi di ghiaccio. Arla Celler.

Gli si ghiacciò il sangue nelle vene, Chantal era sbigottita quando senti quella donna rivolgerle ancora la parola. Ne era quasi disgustata.

-Pensavo fosseste morta. Dove siete stata per tutto questo tempo?- le sussurrò ancora.

Chantal era inorridita da quella persona, oltre che fortemente indignata. Odio puro gli brillava negli occhi.

-Lady Von Rosen cosa vi succede? Vi hanno mancato di rispetto?- chiese un soldato al suo fianco.

-Nulla di grave... è solo lo scherzo di una perditempo -Balbettò Chantal tenendo gli occhi fissi sulla serva, liquidandola con due parole. 

La trovava decisamente cambiata. I lineamenti più duri e scavati e una pelle decisamente poco colorita rispetto alla donna vigorosa che un tempo era stata.

-Mia Signora questa gente non merita il vostro tempo, sono solo degli zotici.- commentò sprezzate il soldato imperiale, guardando dall'alto in basso Arla.

In quel momento sulle labbra di Chantal comparve un sorriso...e le seguenti parole che uscirono dalle sue labbra, infransero le speranze di Arla.

-Avete senza ombra di dubbio ragione Giudice Fionn, evidentemente costoro sono privi di buone maniere e non hanno alcun riguardo verso le gerarchie.  Cercate di comprendere, non sono cittadini imperiali, fanno parte dell'Impero da soli due anni non sanno nulla delle nostre leggi. Per questa volta potete chiudere un occhio... costoro non sanno chi sonno, forse sarebbe il caso di mettere in chiaro fin da subito. Onde evitare spiacevoli equivoci.

Il modo di fare ineccepibile di Chantal e la sua eloquenza aveva conquistato il giudice, la giovane era ormai abituata a frequentare la corte imperiale, sapeva bene come rigirarsi chiunque volesse. Con i giudici era però ben diverso.

Nessuno avrebbe mai scommesso che quella era una dalmasca e non un imperiale, dei modi di fare tipici  dalmaschi non era rimasto nulla. Chantal era diventata a tutti gli effetti una cittadina imperiale.

Arla faticava a credere che Chantal potesse essere quella persona, se non l'avesse visto con i suoi occhi. Le due erano distanti anni luce.

Le era evidente come Chantal fosse l'esempio perfetto di signorilità, impeccabile, posata e soprattutto imperturbabile. La vide allontanarsi, non una cosa nella sua postura ed atteggiamento potevano indicare indicare che fosse un cittadino comune. Evidentemente doveva essere la figlia di qualche nobile archadiano, concluse Arla.

Ora che ci aveva fatto caso, notò che le iridi di Chantal erano violetto tendenti al nero, un colore decisamente insolito, mentre i suoi capelli erano neri come una notte senza luna erano portati sciolti in maniera differente. Vi era una cura impeccabile in Chantal che la rendeva decisamente troppo diversa da quella persona.

A quel puntò Chantal, allontanandosi da dove si trovava Arla, si  rivolse ad un suo sottoposto, chiese dove fossero gli alloggi assegnati a lei. Un soldato secondo disposizioni ricevute dallo stesso Gabranth scortò l'assistente di queste, nella zona più lussuosa del palazzo reale.

Quello che si trovò difronte lasciò ammutolita Chantal, sulle prime non aveva parole teneva solo gli occhi spalancati ed increduli alla vista di ciò che si trovava davanti.

Per sicurezza la giovane imperiale chiese ai soldati  che l'avevano scortata se quelli fossero veramente i suoi alloggi o gli erano stati assegnati per sbaglio. Uno dei soldati disse che non c'era alcun errore, quelli erano i suoi alloggi, in quanto assistente di un Giudice Magister gli erano stati dati alloggi adatti alla sua posizione. Le spiegò.

Chantal evitò di commentare, l'unica cosa che disse fu che si trovava in un incubo. Non si sforzò nemmeno di nascondere il suo mal contento.

Una guarda facendo un inchino le aprì la porta della sua futura stanza, quello che vide Chantal fu qualcosa che odiò con tutta se stessa. 

Rimettere piede in quella stanza era per lei inaudito. I suoi occhi vagarono sull'immensa stanza che si trovava di fronte, i soldati rimasero abbagliati dal lusso che quella camera trasudava.

Nulla in due anni era cambiato, era esattamente come allora. Chantal dedusse che quella stanza non era stata usata da molto tempo, i suoi occhi vagarono su ogni superficie, mentre  avanzava in quella che lei definiva "gabbia dorata".

Ogni cosa era esattamente dove stava, sembrava che il tempo li vi fosse fermato ad esattamente due anni prima. L'unica cosa che era nuova in quella stanza e che risaltava agli occhi erano le valige di Chantal che erano state già portante.

La stanza era stata anche precedentemente pulita, le lenzuola cambiate e le finestre aperte. Erano stati anche portati dei fiori per ravvivare l'ambiente. 

Nel frattempo alcune domestiche avanzarono nella stanza, mentre il giudice Fionn che aveva scortato Chantal lungo tutto il tragitto, spiegò alla ragazza che oltre a quella stanza le erano state assegnate anche alcune domestiche per commissioni di vario tipo.

Chantal buttò un'occhiata annoiata al gruppo di cameriere che le erano state assegnate, in totale erano almeno una decida. Alcune erano più anziane, altre poco più piccole di lei ed altre invece erano quasi sue coetanee.

Ognuna delle domestiche era vestita con abiti dalmaschi, l ei le squadrò da capo a piedi, poi una di loro avanzò. La donna era la più grande del gruppo, camminò verso Chantal facendo un inchino, dicendole che sarebbe stata un onore per tutti loro servirla e che avrebbero soddisfatto ogni sua richiesta.

Von Rosen alzò gli occhi al cielo, l'unica cosa che voleva era avere qualcuno tra i piedi a cui dare ordini. Il nervosismo era tale che Chantal non si trattenne dal commentare.

 -Vogel in einem Käfig singt nicht für die Liebe, singt im Zorn. Das ist ein Albtraum!

A tutti i presenti il commento in landisiano di Chantal suonò strano, nessuno aveva la ben che minima idea di cosa quelle parole avessero voluto dire. A giudicare dal tono aspro dell voce e dal modo in cui era stato pronunciato, non doveva essere qualcosa di positivo.

Dopo quella piccola parentesi la giovane imperiale  ritornò a parlare normalmente, chiese di essere lasciata sola, voleva risposare. 
Ordinò ad una delle domestiche che le erano state assegnate di prepararle un bagno e di non essere disturbata poi per nessuno motivo. 

Tutte così fecero. Rimasta sola si buttò di peso sul sontuoso letto presente nell'immesa stanza, suoi occhi vagarono sul soffitto finemente decorato.

Dopo due anni trascorsi in libertà, Chantal era ritornata in una gabbia dorata, dal quale per tutta la vita aveva desiderato scappare. La sorte era decisamente troppo strana. Quella stanza per tutto quel tempo non le era mancata affatto.




Ebbene  mia bella gente siamo al capitolo 16 è come promesso Chantal è rientrata a Dalmasca... ma un rientro così ufficiale e con una certa accoglienza non ve lo aspettavate.
Mi rendo conto che Chantal in questo capitolo è stata molto volubile e poco coerente per come si era comportata nei capitoli precendenti. Da qui in poi inizierà a mostrare un lato molto emotivo come Gabranth...

Una cosa che accomuna Chantal e Gabranth sono la loro fragilità emotiva e la loro rabbia e sete di vendetta contro chi li ha fatti soffrire.

Modestamente ho amato questo capitolo... soprattutto la parte in cui Chantal rientra nel palazzo reale di Dalmasca scortata con dei soldati ed altri giudici e persone importanti.
Questa parte mi è piaciuta molto scriverla.... insieme alla parte di quando Chantal torna a Dalmasca e va a fare visita all'oasi.
In quel pezzo ho voluto mettere una canzone della Mannoia.. per descrivere un determinato lato di Chantal. Trovo che questa canzone rappresenti a pieno la vera personalità ed indole della di Chantal.
Ho voluto inserire la canzone come se fosse un canto antico del mondo di Ivalice. Anche se sappiamo tutti che non è così. Ho pesato anche che questa canzone potesse arricchire ulteriormente la storia.

Non vi nego che il pezzo più difficile da scrivere è quello in cui Chantal si relazione con Gabranth... la ho avuto dificoltà.
Questo capitolo inoltre riserva un sacco di sorprese... è c'è anche la presenza di una guest star... vediamo se capite chi è.
 .
 i ^#)

In titolo di questo capitolo:
 In questa terra Lontana da casa Lontana da te Che sei la mia casa

Si tratta di un pezzo della strova della canzone STELLA COMETA di Jovanotti... che mi è venuto in mente mentre scrivevo questo capitolo.
La frase di questa canzone che ho preso si riferisce principalemente a Chantal al legame che ha con la sua terra natia, Dalmasca... e il paese che ha deciso di adottare come sua seconda patria Archadia.
Chantal in questo capitolo ci fa capire che tornando a  Dalmasca, che è la sua vera patria... lei si sente un'estranea e sente fortemente la mancaza di Archadia che considera ormai a tutti gli effetti la sua CASA e al quale pensa spesso.
Anche perchè Chantal ormai si è fatta una vita nella capitale imperiale... lasciandosi alle spalle la sua vecchia vita a Dalmasca... che diciamo... non ha intenzione alcuna di recupare.
Nei confronti della sua terra d'origine un rapporto chiaramente conflittuare e ambiguo, complice il fatto che in questa tarra a trascorso i suoi primi anni.

Io ragazzi vi lascio al prossimo capitolo.

Daistiny
   
 
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