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Autore: Choi Yume    28/02/2019    0 recensioni
[KNK]
La vita di alcune persone alle volte cambia drasticamente a causa di gesti apparentemente piccoli che in realtà hanno una valenza particolare. Alle volte le persone interessate non si rendono nemmeno conto che è stato proprio quell’evento ha sconvolto la propria vita, se ne rendono conto solo anni dopo quando quello che si era prima diventa uno sbiadito punto lontano, quando non ci si riconosce più in quella persona che si era un tempo e capita a volte che queste persone pensino a chi li circondava prima, a quelli che erano gli amici e a chi gli ha cambiato la vita, quella persona che si vorrebbe ringraziare, col senno di poi, ma che succede quando quella persona sparisce subito dopo averti cambiato la vita? Le porti rancore perché ti ha abbandonato nel momento più difficile o le sei comunque grato?
KNK
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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 Gli anni passano per tutti anche per quei due che si erano incontrati da ragazzi e persi in una notte. Haneul era stata costretta a trasferirsi qualche giorno dopo quella notte con Heejun a causa del lavoro di suo padre, lei non si era mai opposta non aveva nulla che realmente la legasse a quella città così scelse di seguire la sua famiglia. Certo sentiva che c’era un legame che la univa con quel ragazzo dall’espressione tanto stanca, ma cosa poteva realmente fare lei a soli quindici anni?
Da quel giorno erano passati sette lunghi anni e i ricordi di quella notte si erano sbiaditi nella mente della ragazza che aveva da poco compiuto ventitré anni, aveva studiato in un’ottima università e aveva da poco trovato un lavoro in un’azienda nella sua vecchia città.
Tutto le appariva nuovo una volta tornata, tante cose erano cambiate e tante la sua memoria aveva cancellato.
Anche il suo corpo con l’età era cambiato.Non era più una ragazzina acerba che tendeva a comportarsi come un maschio. I capelli erano sempre lisci e neri ma tagliati poco sopra le spalle, la goffaggine era quasi del tutto sparita così come i modi da maschio, aveva imparato a truccarsi e a essere femminile, tutto per avere un’immagine adeguata al suo lavoro.
Lui, invece, avrebbe compiuto ventisette anni a maggio di quell’anno e nella sua memoria era rimasto tutto intatto, anche se la vita andava avanti c’erano cose che lui proprio non poteva dimenticare.
 Alla fine aveva accettato di dar corda a sua madre, almeno fino alla sua laurea da quel punto in poi lui camminò da solo sulle sue gambe restando in contatto solo con sua sorella maggiore. Dopo essersi laureato in una delle università dello SKY e aver lavorato per qualche tempo a Seoul aveva deciso di tornare a casa iniziando a lavorare in un’azienda che in quel momento lo vedeva come capo di alcuni team di lavoro, gli avevano anche proposto di diventare amministratore, ma non gli era mia piaciuto alienarsi dal mondo reale e comunicare solo con il linguaggio dei soldi, guadagnava quanto gli bastava per fare una bella vita e non aveva bisogno di nulla più. Il suo aspetto non era cambiato molto nel corso degli anni, forse non appariva più tanto ribelle in giacca e cravatta ma il suo animo non era mai realmente cambiato.
 
Haneul entrò in ufficio guardandosi spaesata attorno, quella città era piccola eppure quell’edificio le appariva immenso. La accolse una ragazza che doveva avere all’incirca la sua età, aveva i capelli scuri raccolti in uno chignon e la pelle chiarissima. «Tu devi essere Lee Haneul, benvenuta. Il mio nome è Im Somin e lavoro qui come segretaria» disse gentile la ragazza accogliendola con un sorriso perfetto stampato sulle labbra.
Haneul s’inchinò in segno di ringraziamento e si lasciò guidare nell’ufficio. «Questa è la tua scrivania» sorrise ancora Somin.
«È arrivata quella nuova Sominnie?» chiese una voce maschile proveniente dalle spalle della ragazza, quella voce non sapeva perché ma aveva qualcosa di familiare, era dolce eppure aveva un certo velo di sarcasmo.
«Sì oppa lei è Haneul-sshi» la ragazza guardò l’uomo di fronte a lei, era alto e aveva le spalle larghe, la fissava con quegli occhi scuri quasi avesse visto un fantasma. «lui è Oh Heejun è quello che potremmo definire caporeparto, in questa sede si prende un po’ cura di tutti» ridacchiò la segretaria.
«Piacere di conoscerla signor Oh sarà un piacere lavorare con lei» disse inchinandosi profondamente in avanti.
Heejun per tutta risposta inarcò un sopracciglio, evidentemente lei si era dimenticata di averlo conosciuto anni prima; infilò la lingua davanti ai denti inferiori in un gesto quasi seccato «Ma s’inchina così perché le hai detto che i pompini sono ben accetti dal capo Sominnie?» chiese lui con un forte sarcasmo. Haneul drizzò la schiena arrossendo e guardandolo quasi indignata, mentre la giovane segretaria dal canto suo rideva con leggerezza.
«No oppa nessuno le aveva ancora detto che sei un pervertito» la segretaria continuava a ridacchiare scuotendo appena l testa.
«Ah Sominnie, sono anche troppo professionale e fedele per fare cose del genere o sai che tu saresti stata la prima a passare da casa mia» . il tono del suo capo era tornato a essere un leggero tono di scherzo, sembrava quasi che quel tono tagliente lo avesse usato di proposito per riferirsi a lei. «Lo so, lo so per nulla al mondo tradiresti tua moglie con una delle tue dipendenti» sospirò lei con finta delusione.
«L’azienda non è mica mia Sominnie, ma lo sai meglio di me meglio non mischiare lavoro e carriera».
«Conosco la tua politica» precisò la donna sorridendo.
«Che è anche quella del team… e ora va, ci penso io a spiegarle i suoi compiti» sorrise lui dolcemente. La ragazza fece quello che le era stato detto.
Haneul non poteva dire che a lei fosse stata riservata la stessa dolcezza, anzi lui era stato frettoloso e a tratti anche acido, ma non si aspettava di essere trattata meglio, era nuova, giovane e inesperta sul pratico, ma era lì per apprendere e sapeva farlo velocemente.
La mattinata trascorse tra un inciampo e l’altro, però, poteva dire di aver capito cosa doveva fare e che ora non le restava altro da fare che imparare a farlo velocemente.
All’ora di pranzo si ritrovò, nemmeno lei sapeva come, a un tavolo in mensa con Somin che aveva uno sguardo furbo negli occhi, quella ragazza era sveglia e simpatica aveva deciso di addestrarla sui vari colleghi categorizzandoli in: stronzi e troie, pettegoli e pettegole e persone dolci (categoria dove ovviamente lei rientrava). Era divertente sentirla parlare di tutti, si era particolarmente concentrata su un certo Dongwon che era arrivato qualche mese prima di lei e che sembrava davvero un ragazzo dolce, bello e intelligente.
«Somin-sshi posso chiederti invece… il nostro capo che tipo è?» chiese timida guardandola di sfuggita.
La ragazza con la pelle diafana la guardò con un sorrisetto stampato sul viso «Ha colpito anche te vero?».
«Cosa?» chiese lei stralunata.
«Heejun… lui ha questo fascino maledetto, non lo so è sexy tutte le donne di quest’ufficio vorrebbero farselo, ma lui non si porta a letto le sue college» spiegò come se nulla fosse, anzi quasi come se questa sua politica lavorativa la deludesse un po’.
« Ma non era sposato?» chiese la più giovane inarcando un sopracciglio.
«Sì ma… da fonti esterne la moglie ha taaaaaaaante corna, fuori di qui sembra che scopi parecchio e anche bene a quanto dicono».
Haneul quasi si strozzò con l’acqua «Sinceramente non sono interessata e non voglio sapere altri dettagli» rise.
«Saresti la prima» commentò l’altra.
«Ora voglio pensare alla mia carriera, molto probabilmente finirò come una zitella triste e sola e me ne pentirò ma ora non voglio relazioni» disse risoluta.
«Wow» disse l’altra bevendo dell’acqua «Hai fegato, mi piaci» sorrise poi dolcemente e Haneul ricambiò il suo sorriso, quella poteva essere l’inizio di una bella amicizia.
  
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