CAPITOLO 15
Sono salito sulla
cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre
guardare le cose da angolazioni diverse.
E il
mondo appare diverso da quassù.
Non vi ho
convinti?
Venite a veder voi
stessi.
Coraggio!
È
proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da
un'altra
prospettiva.
John
Keating ,l’attimo fuggente, 1989.
Scarabocchiavo
distrattamente la copertina del quaderno dove raccoglievo gli
appunti di chimica generale, mentre con la coda dell’occhio
osservavo Robert
studiare. Il suo viso era concentrato su un libro, che non riuscii a
capire di
cosa fosse.
Mordicchiava,
anche lui distrattamente, il tappo di una biro, mentre una
piccola ruga fra le folte sopracciglia rendeva la sua espressione
alquanto
concentrata.
Avrei
dovuto essere in biblioteca nel giro di dieci minuti, non ero mai
arrivata in ritardo, eppure non riuscivo ad alzarmi. Era come fossi
incollata
al letto, come se i miei muscoli fossero scollegati dalla parte
razionale di
me, costringendomi a resta lì, beandomi quasi, delle figura
di Robert.
Era
ovvio, oramai, anche se non volevo ammetterlo. Era ovvio,
ciò che mi
succedeva, dalla notte in cui nella mia palpebra chiusa avevo visto il
suo
viso. Era ovvio, eppure io non volevo ammetterlo.
Ammetter
cosa? Ammettere che… che ogni volta che i miei occhi
incontravano i
suoi i battiti del mio cuore aumentavano di frequenza, che mille
farfalle
spiccavano il volo nel mio stomaco, ogni cosa perdeva di significato e
ogni
fibra del mio essere mi conduceva a lui. Le mani fremevano per
accarezzare i
morbidi capelli chiari, la stessa pelle, le labbra rosee. Eppure anche
il suo
solo respirare mi dava ai nervi. I suoi gesti mi facevano ribollire il
sangue
nelle vene.
Che fosse
possibile? Che fosse normale?
In quel
periodo nella mia vita non vi era nulla di normale. E mentre guardavo
il suo viso concentrato, per la prima volti fui chiara a sincera a me
stessa.
Spalancai le porte del mio cuore, della mia mente e della mia anima,
dando
libero sfogo alle mie emozioni, ai miei sentimenti.
Si, ero
attratta da Robert Pattinson. Ero attratta dalla sua voce, quella
stessa voce che mille volte aveva dato voce a pensieri ostili, una voce
mutevole, una volta roca, una volta adolescenziale, attratta dal suo
dolce
viso, quel viso indurito dalla rabbia, addolcito dal sorriso, attratta
dall’oceano
blu e verde dei suoi occhi, nella quale amavo perdermi di tanto in
tanto, occhi
rossi dalla rabbia.
Tutto mi
piaceva e tutto mi irritava.
Una
tempesta di emozioni si era scatenata dentro me, e non avevo modo di
fermala.
Rimasi,
lì, a guardare il suo viso, finalmente conscia di
ciò che provavo.
Avevo
ammesso a me stessa di provare qualcosa per Robert Pattinson.
Sospirai,
arresa ai miei stessi sentimenti, alla testardaggine,
all’orgoglio
che mi aveva portato a celare ciò che il mio cuore da tempo
probabilmente
cercava di cantare.
Con la
coda dell’occhio lo vidi alzare il capo. Sentii le guance
avvampare di
calore, mentre scarabocchiavo sulla copertina del quaderno. Fu come se
il suo
sguardo bruciasse sulla mia pelle, come se mi perforasse la carne, come
se si
fondesse con le mie ossa.
Dopo
attimi che mi parvero eterni, chinò il capo.
Il mio
cuore rallentò la sua folle corsa.
”Non
dovresti essere in biblioteca?”, chiese prendendomi alla
sprovvista.
Cose
avrei dovuto rispondere? Cosa avrei dovuto dire? Che non andavo per
bearmi
della sua presenza?
Alzai il
capo, “Ehm… no oggi non ci vado. Oggi ho deciso di
prendermi una pausa
dal personaggio del topo da biblioteca.”, dissi con una nota
di acidità nella
voce. Mi morsi al lingua, maledicendomi. Sperai vivamente non nascesse
un’ennesima discussione. Non mi andava di litigare, non mi
andava di rendere le
cose ancor più difficili di quanto già erano.
Sbuffò,
scuotendo il capo, ma non parlò… e gliene fui
grata.
”Non
capisco perché tu debba interpretare sempre a modo tuo ogni
mia frase,
ogni mia parola.”, mormorò poco dopo. Quella
frase, mi lasciò interdetta.
Che fosse
vero?
”Cosa
intendi dire?”, chiesi incrociando le gambe e sporgendomi in
avanti,
inclinando il capo verso destra.
”Semplicemente
quello che ho detto, Audry. La mia non era un critica. Se tu non
te ne fossi accorta o resa conto, passo parte del mio tempo libero in
biblioteca.” . Sbattei le palpebre qualche volta, sorpresa.
Ogni mia
convinzione si sgretolò come castelli di sabbia. Mi sentii
una stupida
quando compresi ciò che mi aveva detto. Ero saltata alle
conclusioni sbagliata
e il dubbio che quella non fosse stata la prima volta mi assalii.
Se avessi
interpretato a modo mio ogni sua frase, ogni suo gesto, ogni suo
tono?
Come
avevo fatto a non notarlo in biblioteca?
Toppo
presa dall’odio, dalla confusione, da stupide ed errate
convinzioni.
Sgranai
gli occhi, mentre mi mettevo dritta, poggiandomi al muro. Il suo
sguardo, i suoi occhi, si incatenarono ai miei e non potei fare nulle
per
evitarlo. Inerme mi persi dentro essi, nelle mille congetture, nei
mille
pensieri, che caotici mi vorticavano nelle mente, senza un filo logico.
”Io…
io…”, le parole mi mancarono. Fui salvata dal
bussare alla porta.
”Audry,
apri questa porta o la butto giù.”, mi voltai
riconoscendo la voce di
Stephanie. Mi alzai e la feci entrare.
”Sono
passata dalla biblioteca ma non c’eri, così sono
venuta qui. Mi devi
accompagnare a fare shopping e non dire di no altrim-... oh,
ciao!”, disse
quando si voltò notando che Robert era nella stanza.
”Ciao.”,
rispose lui facendole segno con la mano.
”Ho
interrotto qualcosa?”, chiese spostando lo sguardo da lui a
me, confusa
dall’espressione indecifrabile del suo viso e probabilmente
anche del mio.
”No.”,
rispondemmo, mio malgrado, contemporaneamente. Dietro quel no, si
celava
un si, almeno da parte mia.
Il
silenzio calò nella stanza.
”Allora
Audry? Andiamo?”, mi chiese ulteriormente Stephanie. Annuii
col capo e
afferrando al giacca e la borsa mi diressi verso la porta.
”A
dopo… Robert.”, mormorai guardando ancora una
volta i suoi limpidi occhi
azzurri.
”A
presto, Audry.”. Fu per me difficile scostare lo sguardo.
”Arrivederci,
signor Pattinson.”, disse Stephanie facendo capolino con la
testa
altre la parta, poiché mi aveva preceduta
nell’uscire.
”Arrivederci.”
“Come
ti sembra questa?”. Mi voltai verso
Stephanie, sgranando gli occhi.
“E’
leopardata.”, risposi con un filo di voce, scioccata.
“Si
ma… guardala! Dice chiaramente: provami…
provami... non la senti, Audry?”,
chiese dolcemente.
“Si
è vero! Dice chiaramente: non provarmi… non
provarmi…”
Sbuffò,
“Mi rovini sempre tutto. Sei una
uccidi-entusiasmo.”
“Oh,
grazie.”, dissi facendo una smorfia.
“Prego.
Sempre disponibile per la verità.”, rispose
facendo spallucce.
Scossi il
capo, prendendola per le spalle, “Andiamo, prova questa
orribile maglia
leopardata.”, la spinsi nel camerino più vicino.
Poco dopo
fu fuori.
“Ingannatrice
tentatrice.”, rispose dirigendosi verso lo scaffale dal quale
aveva preso la maglia.
“Fammi
indovinare: avevo ragione io.”, chiesi con un sorriso
compiaciuto.
Mi
guardò fulminandomi con lo sguardo, “Non una sola
parola in più
sull’argomento, grazie.”, disse dirigendosi a gran
passo all’esterno del
negozio.
“Ti
va un frappé?”, chiese.
“I
centri commerciali ti fanno senza dubbio male.”, dissi mentre
i dirigevamo
al bar.
“Perché?”,
chiese corrugando la fronte.
“Beh,
passi il tuo tempo a provare vestiti su vestiti (non
c’è negozio che
passi inosservato), e magiare. Se la memoria non mi inganna, hai
mangiato un
hot dog mezz’ora fa.”
“Questi
sono dettagli, Audry.”
“Oh
si, senza dubbio.”
“Allora?
Lo vuoi un frappé?”, chiese incrociando le braccia
al petto e battendo
il piede, impaziente.
Annuii
col capo ed aprii la bocca per dirle a che gusto lo desideravo, ma mi
precedette.
“Cioccolato.”,
disse senza nemmeno guardarmi in volto, girandosi per dirigersi
all’interno del bar.
Feci un
risolino, affondando poi le mani nelle strette tasche dei jeans.
Quel
pomeriggio, riuscii a non pensare. Riuscii a non pensare a Mark,
riuscii a
non pensare a ciò che forse provava per me, e a cosa non
provavo io per lui,
forse. Riuscii a non pensare a Robert. Riuscii a evitare la sua
immagine nella
mia mente, il dolce eco della sua voce calda.
“Ecco
a te.”, Stephanie tornò con due bicchieri di
frappé.
“Grazie
mille.”, dissi portandomi la cannuccia alle labbra.
“Oh,
guarda! Quel negozio non dice chiaramente: entra…
entra…”
Roteai
gli occhi, sospirando. Quella tortura non avrebbe mai avuto fine.
Stephanie mi sorpassò, dirigendosi al negozio alle mie
spalle, che non avevo il
coraggio di guardare.
Sbuffando,
mi voltai.
“Ah!”,
gridai quando il freddo frappé mi fu sulla maglietta bianca.
Sgranai gli
occhi e spalancai la bocca, scioccata. Alzai lo sguardo per vedere con
chi mi
fossi scontrata… e sarebbe stato meglio non farlo.
“Oh
mio Dio.”, disse lui portandosi la mano sulla bocca, come a
tapparla.
“Aurdy, perdonami!”, disse allungando la mani verso
me. Istintivamente mi
allontanai.
“Non
mi toccare,” sbottai, “hai già fatto
abbastanza danni.”, conclusi
sporgendomi leggermente in avanti quando sentii il liquido freddo
scivolarmi
lungo il ventre, entrato crudelmente e prepotentemente dalla scollatura
della
maglia.
“Non
ti avevo vista!”, si difese.
“Uffa,
guardami!”, dissi indicandomi la grande macchia sul tessuto
bianco. Per
alcuni istanti rimase fermo. Oltre le spesse e scure lenti dei suoi
occhiali da
sole non riuscii a capire dove fosse indirizzato il suo sguardo.
Sospirò
e la sua mano circondo il mio polso.
“Ehi,
dove mi stai portando?”, chiesi opponendo resistenza quando
cominciò a
camminare.
“Non
puoi andare in giro così.”, disse trascinandomi.
“Ma
dai, non mi dire.”, ironizzai, ma non rispose.
“Devo avvisare Stephanie.”,
continuai cercando di liberarmi dalla sua ferrea presa.
“L’avviserai
dopo.”, rispose con voce monocorde. Sbuffai e, vinta, mi
lasciai
guidare all’interno di un negozio, senza opporre resistenza.
Di colpo si fermò,
guardandosi un po’ intorno. Il suo sguardo
incontrò quello di una ragazza che
riconobbi subito: la barbie che era con lui al cinema. Avvertii ancora
una
volta l’irrefrenabile voglia di tosarle i lunghi e setosi
capelli biondi. Le
mani cominciarono a prudermi, quando lei annuii a qualcosa che lei
aveva minato
con mani e labbra, probabilmente. A distrarmi furono le sue mani che
leggere si
posarono sulle mie spalle.
Sobbalzai
a quel tocco, presa di dieci modo per uccidere una barbie. Mi
condusse in un camerino.
“Ma
cosa…?”, cominciai.
“Entra,
ed aspettami qui. Non muoverti!”, disse puntandomi
l’indice contro,
come fossi una bambina.
Sbuffai
allargandole braccia e facendole poi ricadere lungo i fianchi,
“Ma tu
guarda questo.”, mormorai d’irritazione, ma non mi
udii poiché si era
allontanato troppo velocemente.
Mi voltai
e mi sedetti sullo sgabello che si trovava in un angolo del camerino.
Nella
testa l’immagine della ragazza bionda, simile ad una modella.
Sbuffa ancora,
portandomi la mani fra i capelli, e reggendomi la testa , poggiando i
gomiti
sulle ginocchia.
“Audry?”,
sentii la sua voce oltre la porta.
“Si?”,
chiesi, alzando lo sguardo. Dall’apertura sopra la porta del
camerino,
mi lanciò una maglia, che riuscii, per grande fortuna, a
prenderla senza farla
cadere.
Era
bianca, simile quella che già indossavo. Dalla grande borsa
marrone presi
delle salviette imbevute e mi pulii la striscia scura che il
frappé mi aveva
lasciata sul ventre piatto. Indossai la maglia, alzandomi leggermente
la
maniche.
Mi alzi
in punta di piedi, poggiando le braccia ed il gomito sulla porta di
legno.
Tossii
appena per attirare l’attenzione. Robert era poggiato al
muro, udendo la
mia voce alzò lo sguardo incontrando il mio. Per un istante
il mio cuore cessò
di battere.
Con un
colpo di schiena si mise eretto, avvicinandosi a me. Si era sfilato dal
viso i grandi occhiali da sole e il berretto nero.
“Come
va?”, chiese con voce calda.
Aprii la
porta, mostrandogli la maglia. Feci un giro si me stessa.
“Direi
che è esattamente uguale a quella di prima.”,
disse corrugando la
fronte. Annuii col capo.
Il suo
sguardo incrociò ancora il mio. Per attimi che mi parvero
infiniti.
“Direi
di si.”
“Scusami
ancora, Audry.”, mormorò facendosi avanti,
poggiando anch’gli le mani
sulla porta.
“Non
importa.”, mormorai fissano i suoi occhi ardenti.
Quale
mondo era celato dietro essi? Così vicini, eppure
così lontani. Con
facilità i miei occhi si fondevano con i suoi…
verde nell’azzurro, azzurro nel
verde. Un mondo così diverso da quello che custodivo dentro,
un mondo dal quale
cercavo quasi di escluderlo. Solo allora, quando piano, senza
premeditazione,
con un gesto semplice ed involontario, casuale e delicato, mi
accarezzò i
capelli, capii che era stato tutto un errore. Escluderlo dal mio
universo,
aveva causato i litigi, le incomprensioni.
La
diffidenza, la rabbia, l’irritazione, emozioni che io stessa,
con un
comportamento irresponsabile e immaturo, avevo causato.
Il
piacere, il riso, la spensieratezza... avrei potuto ottenerle. Se
avessi
lasciato da parte l’orgoglio e la testardaggine, forse le
cose, ora, sarebbero
diverse.
“Cosa
c’è?”, mormorò facendo
scivolare la mano, abbandonando la ciocca sulla
quale con dolcezza si era soffermato.
“Nulla.”,
soffiai.
“Non
ci credo.”
“Perché?”,
il respiro mi si fece più corto quando piano riprese a
giocare con
una lunga ciocca di capelli, in un gesto casuale.
“Dicono
che gli occhi sono lo specchio dell’anima. A volte quella
frase,
rispecchia la realtà.”. Sospirai e
l’aria fu come mi bruciasse i polmoni,
causandomi dolore.
“Se
fosse così, ora, cosa vedresti?”, chiesi con un
filo di voce.
“Vedrei
una ragazza che ha paura… paura di rivelarsi al mondo. Di
mostrare se
stessa. Una ragazza dai grandi occhi verdi, dai capelli color del rame
che si
ostina a rimanere nel buio. Una ragazza che si ostina a non guardarsi
intorno,
a capire. Di chi può fidarsi e di chi no. Una ragazza
tenace, ma allo stesso
tempo fragile. Che guarda con gli occhi, ma non con
l’anima.”
“Shakespeare.”,
soffiai, mentre la consapevolezza della veridicità delle sue
parole mi colpiva in pieno, come un secchio d’acqua fredda.
Cosa
c’è di reale, cosa c’è di
finto…
“Acuta.”,
rispose mostrando una schiera di denti perfetti e bianchi.
“Che
diresti a quella ragazza?”
“Di
lasciarsi andare… alla vita. Di vivere il momento.
‘Cogli
la rosa quando è il momento, che il tempo lo sai che vola e
lo
stesso fiore che oggi sboccia domani appassirà.’
“
Vidi
il suo viso farsi sempre più vicino. “Cogli
l’attimo, Audry.”, mormorò
poi al mio orecchio.
*
Eccomi qui,
gente. Eccomi di nuovo con un altro capitolo.
Perdonatemi il ritardo ma mi sono un po’ persa con questa
fiction e… e la
scorsa settimana ho dimenticato di postare ^.^”
Cosa molto importante che mi dimentico di dire da un sacco di tempo: il
Robert di questa fiction
è un Robert che
non ha fatto Twilight. E’
comunque un
attore, sia chiaro, semplicemente senza essere mai stato Edward
Cullen. Svolgere la storia mi sarebbe stato molto difficile,
anche impossibile. Ritrarlo come un
pezzo ragazzo normale è complicato.
Non ho molto tempo. Ho deciso di postare un’altra storia
questa settimana
perciò devo finire assolutamente
il
capitolo.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia e coloro che
l’hanno inserita
fra i preferiti.
Ma soprattutto gli angeli che hanno recensito lo scorso capitolo:
cloddy_94:
Ciao! Ebbene si, Robert si è…
“esposto”, a modo suo. Allora credo che il
capitolo abbia risposto ad alcune tu domande e spero che il giudizio da
parte
tua sia comunque positivo. Ora diciamo pure che arriva la parte
più difficile e
complicata… solo io mi incasino la vita così.
Sono contenta ti sia piaciuta l’ultima
frase, non sai quanto! Grazie mille per al recensione *.* A presto,
cara!
KeLsey: ciao, Eri! *.* Sono
contentissima di sapere che la fiction ti piaccia! (io amo le tue ed
è
risaputo!) Quei due insieme?... mmm… io non parlo XD Mi
spiace per il ritardo.
Spero ti sia piaciuto questo capitolo. A presto, cara! Ti voglio bene
(L)
Nessie93: ciao! Bhe, alla fine lui
cedeva di parlare con la porta no? XD Lo psicologo servir,
più avanti ed anche
parecchio! Dichiarazione? Eeeeeeh, è più
probabile che io assomigli a Nicole
Kidman XD Okay, la smetto con le cavolate e le esagerazioni. Dovrai
aspettare
per sapere cosa succederà, non credi la situazioni di
sbrogli con molto
facilità e subito. Sono contenta ti siano piaciuto i
capitoli! Davvero tanto! A
presto, bella!
Sogantrice85: ciao! La mia faccia
dopo aver letto la tua recensione à
O.O sono
senza parole credimi. TI piace
davvero così tanto? E’ che… rileggendo
non capisco come sia possibile, a me non
sembra così… meravigliosa. Ma… grazie!
Sono felicissima di sapere che ti
piaccia, davvero tanto! *.* E spero ti sia piaciuto anche questo
capitolo!
Grazie, grazie mille volte! A presto, cara!
Piccola Ketty: ciao! Grazie!
Insomma…
ci lavoro tanto a questo fiction e sudo quando devo scrivere i capitoli
perché non
voglio che siano banali… e spero di riuscirci almeno un
po’. Spero la maturità
sia andata bene ^.^ A presto! E grazie ancora!
Lazzari: ciao! Bhe, in questo
capitolo hanno parlato con calma, no? E lei ha ammesso finalmente a se
stessa
che è… cotta. Sono contenta che ti sia piaciuto
il capitolo, tanto tanto! Ci
tengo molto a questa storia e sapere che pensi…
ciò che pensi è gratificante,
in un certo qual modo. Perciò, grazie, grazie mille! A
presto! (Spero di non
averti fatta attendere molto XD)
Miss Simy Pattinson: ciao! O.O sono
scioccata. Io… okay, non so che dire. Mi hai lasciata senza
parole! Sai.. mi
diverte alla fine scrivere di Robert antipatico
e non so nemmeno perché. Non mi annoia XD Eh, Audry ora non
fa più finta, ha
ammesso a se stessa ciò che prova, dopo bene 14 capitoli.
Spero ti sia piaciuto
anche questo capitolo… è stato un po’
difficile scriverlo, dato che mi ero
bloccata all’ultima parte, non sapendo come andare aventi.
Grazie ancora per la
recensione! *.* E per i complimenti!
Fairwriter: Juls, mia Juls! Sarebbe
fico, già ti ci vedo a fare il discorsetto! Sono contenta di
non averti delusa
e soprattutto… non io ad essere magnifica, lo sei tu! *.*
Oh, Juls… ecco che mi
commuovo! Non puoi scrivermi certe cose! Sei speciale, davvero e ti
voglio
tanto bene, Cip. Spero ti sentirti presto, voglio un reso conto
Londinese! A
presto, tua Ciop.
Dream girl 2: ciao! Davvero
è la
prima? O.O Oddio! *ecco che si scioglie* Sono contenta ti piaccia,
davvero… e
che ti sia appassionando! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo!
A
presto, e grazie mille per la recensione!
A l y s s a: principessa, Patt,
ciao! Tu mi fai commuovere ogni volta che leggo una tua recensione!
E’ un po’ difficile
credere in me stessa. Si,
Stephanie è
al sua migliore amica e, anche se non è un personaggio
sempre presente, è
fondamentale per Audry e, di conseguenza, per la storia. Le gambe di
Audry credo
saranno un punto debole per il nostro Patty. Spero vivamente che il
capitolo
non sia come te lo immaginavi XD Non li farò
soffrire… non troppo (scherzo).
Grazie per le bellissime parole, Patt e per le chiacchierate! Sei
davvero una
persona fantastica! A presto bella! Tua piccola
Rose.
Qui è tutto gente,
con immenso affetto,
vostra Panda.