Fanfic su attori
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Autore: NeverThink    20/07/2009    11 recensioni
Poi, nel buio della notte, nel cielo coperto di nuvole, vedi il suo viso, quello marchiato a fuoco nella tua mente e senti le lacrime rigarti inesorabilmente il viso.
Le senti calde e pungenti rotolarti sulla pelle liscia, morbida e bianca. E ti rendi conto che lui non c’è, che, come le foglie al vento d’autunno è volato via, per non fare mai più ritorno.
Gli avevi donato tutto ciò che il tuo fragile cuore era capace di donare, avevi dato tutta se stessa e lui aveva fatto lo stesso.
Ma un giorno tutto è finito, senza un reale e preciso motivo.
[...] “Sono Audry Morel. Tu sei...” Sussurrai dopo essermi infilata sotto le lenzuola.
“Non hai davvero capito chi sono?” La sua voce era calda e bassa.
“Dovrei?” Chiesi confusa.
“No. Mi chiamo Robert. Robert Pattinson.” E nel buio delle notte, in quella piccola stanza mi lasciai cullare dal suo respiro, che tranquillo mi aiutò a scivolare nel mondo dei sogni.[...]
Cosa potrebbe accadere se Audry Morel fosse costretta a condiviere la stanza del college con un ragazzo? Cosa potrebbe accadere se lui fosse Robert Pattinson, ma il suo nome non le ricordasse nulla? Cosa potrebbe accadere se i due non si sopportassero?
Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo lo sai che vola e lo stesso fiore che oggi sboccia domani appassirà... cogli l'attimo, Audry.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 15

 


Sono salito sulla cattedra per ricordare a me stesso che dobbiamo sempre guardare le cose da angolazioni diverse.
 E il mondo appare diverso da quassù.
Non vi ho convinti?
Venite a veder voi stessi.
Coraggio!
È proprio quando credete di sapere qualcosa che dovete guardarla da un'altra prospettiva.
John Keating ,l’attimo fuggente, 1989.

 


Scarabocchiavo distrattamente la copertina del quaderno dove raccoglievo gli appunti di chimica generale, mentre con la coda dell’occhio osservavo Robert studiare. Il suo viso era concentrato su un libro, che non riuscii a capire di cosa fosse.
Mordicchiava, anche lui distrattamente, il tappo di una biro, mentre una piccola ruga fra le folte sopracciglia rendeva la sua espressione alquanto concentrata.
Avrei dovuto essere in biblioteca nel giro di dieci minuti, non ero mai arrivata in ritardo, eppure non riuscivo ad alzarmi. Era come fossi incollata al letto, come se i miei muscoli fossero scollegati dalla parte razionale di me, costringendomi a resta lì, beandomi quasi, delle figura di Robert.
Era ovvio, oramai, anche se non volevo ammetterlo. Era ovvio, ciò che mi succedeva, dalla notte in cui nella mia palpebra chiusa avevo visto il suo viso. Era ovvio, eppure io non volevo ammetterlo.
Ammetter cosa? Ammettere che… che ogni volta che i miei occhi incontravano i suoi i battiti del mio cuore aumentavano di frequenza, che mille farfalle spiccavano il volo nel mio stomaco, ogni cosa perdeva di significato e ogni fibra del mio essere mi conduceva a lui. Le mani fremevano per accarezzare i morbidi capelli chiari, la stessa pelle, le labbra rosee. Eppure anche il suo solo respirare mi dava ai nervi. I suoi gesti mi facevano ribollire il sangue nelle vene.
Che fosse possibile? Che fosse normale?
In quel periodo nella mia vita non vi era nulla di normale. E mentre guardavo il suo viso concentrato, per la prima volti fui chiara a sincera a me stessa. Spalancai le porte del mio cuore, della mia mente e della mia anima, dando libero sfogo alle mie emozioni, ai miei sentimenti.
Si, ero attratta da Robert Pattinson. Ero attratta dalla sua voce, quella stessa voce che mille volte aveva dato voce a pensieri ostili, una voce mutevole, una volta roca, una volta adolescenziale, attratta dal suo dolce viso, quel viso indurito dalla rabbia, addolcito dal sorriso, attratta dall’oceano blu e verde dei suoi occhi, nella quale amavo perdermi di tanto in tanto, occhi rossi dalla rabbia.
Tutto mi piaceva e tutto mi irritava.
Una tempesta di emozioni si era scatenata dentro me, e non avevo modo di fermala.
Rimasi, lì, a guardare il suo viso, finalmente conscia di ciò che provavo.
Avevo ammesso a me stessa di provare qualcosa per Robert Pattinson.
Sospirai, arresa ai miei stessi sentimenti, alla testardaggine, all’orgoglio che mi aveva portato a celare ciò che il mio cuore da tempo probabilmente cercava di cantare.
Con la coda dell’occhio lo vidi alzare il capo. Sentii le guance avvampare di calore, mentre scarabocchiavo sulla copertina del quaderno. Fu come se il suo sguardo bruciasse sulla mia pelle, come se mi perforasse la carne, come se si fondesse con le mie ossa.
Dopo attimi che mi parvero eterni, chinò il capo.
Il mio cuore rallentò la sua folle corsa.
”Non dovresti essere in biblioteca?”, chiese prendendomi alla sprovvista.
Cose avrei dovuto rispondere? Cosa avrei dovuto dire? Che non andavo per bearmi della sua presenza?
Alzai il capo, “Ehm… no oggi non ci vado. Oggi ho deciso di prendermi una pausa dal personaggio del topo da biblioteca.”, dissi con una nota di acidità nella voce. Mi morsi al lingua, maledicendomi. Sperai vivamente non nascesse un’ennesima discussione. Non mi andava di litigare, non mi andava di rendere le cose ancor più difficili di quanto già erano.
Sbuffò, scuotendo il capo, ma non parlò… e gliene fui grata.
”Non capisco perché tu debba interpretare sempre a modo tuo ogni mia frase, ogni mia parola.”, mormorò poco dopo. Quella frase, mi lasciò interdetta.
Che fosse vero?
”Cosa intendi dire?”, chiesi incrociando le gambe e sporgendomi in avanti, inclinando il capo verso destra.
”Semplicemente quello che ho detto, Audry. La mia non era un critica. Se tu non te ne fossi accorta o resa conto, passo parte del mio tempo libero in biblioteca.” . Sbattei le palpebre qualche volta, sorpresa.
Ogni mia convinzione si sgretolò come castelli di sabbia. Mi sentii una stupida quando compresi ciò che mi aveva detto. Ero saltata alle conclusioni sbagliata e il dubbio che quella non fosse stata la prima volta mi assalii.
Se avessi interpretato a modo mio ogni sua frase, ogni suo gesto, ogni suo tono?
Come avevo fatto a non notarlo in biblioteca?
Toppo presa dall’odio, dalla confusione, da stupide ed errate convinzioni.
Sgranai gli occhi, mentre mi mettevo dritta, poggiandomi al muro. Il suo sguardo, i suoi occhi, si incatenarono ai miei e non potei fare nulle per evitarlo. Inerme mi persi dentro essi, nelle mille congetture, nei mille pensieri, che caotici mi vorticavano nelle mente, senza un filo logico.
”Io… io…”, le parole mi mancarono. Fui salvata dal bussare alla porta.
”Audry, apri questa porta o la butto giù.”, mi voltai riconoscendo la voce di Stephanie. Mi alzai e la feci entrare.
”Sono passata dalla biblioteca ma non c’eri, così sono venuta qui. Mi devi accompagnare a fare shopping e non dire di no altrim-... oh, ciao!”, disse quando si voltò notando che Robert era nella stanza.
”Ciao.”, rispose lui facendole segno con la mano.
”Ho interrotto qualcosa?”, chiese spostando lo sguardo da lui a me, confusa dall’espressione indecifrabile del suo viso e probabilmente anche del mio.
”No.”, rispondemmo, mio malgrado, contemporaneamente. Dietro quel no, si celava un si, almeno da parte mia.
Il silenzio calò nella stanza.
”Allora Audry? Andiamo?”, mi chiese ulteriormente Stephanie. Annuii col capo e afferrando al giacca e la borsa mi diressi verso la porta.
”A dopo… Robert.”, mormorai guardando ancora una volta i suoi limpidi occhi azzurri.
”A presto, Audry.”. Fu per me difficile scostare lo sguardo.
”Arrivederci, signor Pattinson.”, disse Stephanie facendo capolino con la testa altre la parta, poiché mi aveva preceduta nell’uscire.
”Arrivederci.”

 

“Come ti sembra questa?”. Mi voltai verso Stephanie, sgranando gli occhi.
“E’ leopardata.”, risposi con un filo di voce, scioccata.
“Si ma… guardala! Dice chiaramente: provami… provami... non la senti, Audry?”, chiese dolcemente.
“Si è vero! Dice chiaramente: non provarmi… non provarmi…”
Sbuffò, “Mi rovini sempre tutto. Sei una uccidi-entusiasmo.”
“Oh, grazie.”, dissi facendo una smorfia.
“Prego. Sempre disponibile per la verità.”, rispose facendo spallucce. 
Scossi il capo, prendendola per le spalle, “Andiamo, prova questa orribile maglia leopardata.”, la spinsi nel camerino più vicino.
Poco dopo fu fuori.
“Ingannatrice tentatrice.”, rispose dirigendosi verso lo scaffale dal quale aveva preso la maglia.
“Fammi indovinare: avevo ragione io.”, chiesi con un sorriso compiaciuto.
Mi guardò fulminandomi con lo sguardo, “Non una sola parola in più sull’argomento, grazie.”, disse dirigendosi a gran passo all’esterno del negozio.
“Ti va un frappé?”, chiese.
“I centri commerciali ti fanno senza dubbio male.”, dissi mentre i dirigevamo al bar.
“Perché?”, chiese corrugando la fronte.
“Beh, passi il tuo tempo a provare vestiti su vestiti (non c’è negozio che passi inosservato), e magiare. Se la memoria non mi inganna, hai mangiato un hot dog mezz’ora fa.”
“Questi sono dettagli, Audry.”
“Oh si, senza dubbio.”
“Allora? Lo vuoi un frappé?”, chiese incrociando le braccia al petto e battendo il piede, impaziente.
Annuii col capo ed aprii la bocca per dirle a che gusto lo desideravo, ma mi precedette.
“Cioccolato.”, disse senza nemmeno guardarmi in volto, girandosi per dirigersi all’interno del bar.
Feci un risolino, affondando poi le mani nelle strette tasche dei jeans.
Quel pomeriggio, riuscii a non pensare. Riuscii a non pensare a Mark, riuscii a non pensare a ciò che forse provava per me, e a cosa non provavo io per lui, forse. Riuscii a non pensare a Robert. Riuscii a evitare la sua immagine nella mia mente, il dolce eco della sua voce calda.
“Ecco a te.”, Stephanie tornò con due bicchieri di frappé.
“Grazie mille.”, dissi portandomi la cannuccia alle labbra.
“Oh, guarda! Quel negozio non dice chiaramente: entra… entra…”
Roteai gli occhi, sospirando. Quella tortura non avrebbe mai avuto fine. Stephanie mi sorpassò, dirigendosi al negozio alle mie spalle, che non avevo il coraggio di guardare.
Sbuffando, mi voltai.
“Ah!”, gridai quando il freddo frappé mi fu sulla maglietta bianca. Sgranai gli occhi e spalancai la bocca, scioccata. Alzai lo sguardo per vedere con chi mi fossi scontrata… e sarebbe stato meglio non farlo.
“Oh mio Dio.”, disse lui portandosi la mano sulla bocca, come a tapparla. “Aurdy, perdonami!”, disse allungando la mani verso me. Istintivamente mi allontanai.
“Non mi toccare,” sbottai, “hai già fatto abbastanza danni.”, conclusi sporgendomi leggermente in avanti quando sentii il liquido freddo scivolarmi lungo il ventre, entrato crudelmente e prepotentemente dalla scollatura della maglia.
“Non ti avevo vista!”, si difese.
“Uffa, guardami!”, dissi indicandomi la grande macchia sul tessuto bianco. Per alcuni istanti rimase fermo. Oltre le spesse e scure lenti dei suoi occhiali da sole non riuscii a capire dove fosse indirizzato il suo sguardo.
Sospirò e la sua mano circondo il mio polso.
“Ehi, dove mi stai portando?”, chiesi opponendo resistenza quando cominciò a camminare.
“Non puoi andare in giro così.”, disse trascinandomi.
“Ma dai, non mi dire.”, ironizzai, ma non rispose. “Devo avvisare Stephanie.”, continuai cercando di liberarmi dalla sua ferrea presa.
“L’avviserai dopo.”, rispose con voce monocorde. Sbuffai e, vinta, mi lasciai guidare all’interno di un negozio, senza opporre resistenza. Di colpo si fermò, guardandosi un po’ intorno. Il suo sguardo incontrò quello di una ragazza che riconobbi subito: la barbie che era con lui al cinema. Avvertii ancora una volta l’irrefrenabile voglia di tosarle i lunghi e setosi capelli biondi. Le mani cominciarono a prudermi, quando lei annuii a qualcosa che lei aveva minato con mani e labbra, probabilmente. A distrarmi furono le sue mani che leggere si posarono sulle mie spalle.
Sobbalzai a quel tocco, presa di dieci modo per uccidere una barbie. Mi condusse in un camerino.
“Ma cosa…?”, cominciai.
“Entra, ed aspettami qui. Non muoverti!”, disse puntandomi l’indice contro, come fossi una bambina.
Sbuffai allargandole braccia e facendole poi ricadere lungo i fianchi, “Ma tu guarda questo.”, mormorai d’irritazione, ma non mi udii poiché si era allontanato troppo velocemente.
Mi voltai e mi sedetti sullo sgabello che si trovava in un angolo del camerino.
Nella testa l’immagine della ragazza bionda, simile ad una modella. Sbuffa ancora, portandomi la mani fra i capelli, e reggendomi la testa , poggiando i gomiti sulle ginocchia.
“Audry?”, sentii la sua voce oltre la porta.
“Si?”, chiesi, alzando lo sguardo. Dall’apertura sopra la porta del camerino, mi lanciò una maglia, che riuscii, per grande fortuna, a prenderla senza farla cadere.
Era bianca, simile quella che già indossavo. Dalla grande borsa marrone presi delle salviette imbevute e mi pulii la striscia scura che il frappé mi aveva lasciata sul ventre piatto. Indossai la maglia, alzandomi leggermente la maniche.
Mi alzi in punta di piedi, poggiando le braccia ed il gomito sulla porta di legno.
Tossii appena per attirare l’attenzione. Robert era poggiato al muro, udendo la mia voce alzò lo sguardo incontrando il mio. Per un istante il mio cuore cessò di battere.
Con un colpo di schiena si mise eretto, avvicinandosi a me. Si era sfilato dal viso i grandi occhiali da sole e il berretto nero.
“Come va?”, chiese con voce calda.
Aprii la porta, mostrandogli la maglia. Feci un giro si me stessa.
“Direi che è esattamente uguale a quella di prima.”, disse corrugando la fronte. Annuii col capo.
Il suo sguardo incrociò ancora il mio. Per attimi che mi parvero infiniti.
“Direi di si.”
“Scusami ancora, Audry.”, mormorò facendosi avanti, poggiando anch’gli le mani sulla porta.
“Non importa.”, mormorai fissano i suoi occhi ardenti.
Quale mondo era celato dietro essi? Così vicini, eppure così lontani. Con facilità i miei occhi si fondevano con i suoi… verde nell’azzurro, azzurro nel verde. Un mondo così diverso da quello che custodivo dentro, un mondo dal quale cercavo quasi di escluderlo. Solo allora, quando piano, senza premeditazione, con un gesto semplice ed involontario, casuale e delicato, mi accarezzò i capelli, capii che era stato tutto un errore. Escluderlo dal mio universo, aveva causato i litigi, le incomprensioni.
La diffidenza, la rabbia, l’irritazione, emozioni che io stessa, con un comportamento irresponsabile e immaturo, avevo causato.
Il piacere, il riso, la spensieratezza... avrei potuto ottenerle. Se avessi lasciato da parte l’orgoglio e la testardaggine, forse le cose, ora, sarebbero diverse.
“Cosa c’è?”, mormorò facendo scivolare la mano, abbandonando la ciocca sulla quale con dolcezza si era soffermato.
“Nulla.”, soffiai.
“Non ci credo.”
“Perché?”, il respiro mi si fece più corto quando piano riprese a giocare con una lunga ciocca di capelli, in un gesto casuale.
“Dicono che gli occhi sono lo specchio dell’anima. A volte quella frase, rispecchia la realtà.”. Sospirai e l’aria fu come mi bruciasse i polmoni, causandomi dolore.
“Se fosse così, ora, cosa vedresti?”, chiesi con un filo di voce.
“Vedrei una ragazza che ha paura… paura di rivelarsi al mondo. Di mostrare se stessa. Una ragazza dai grandi occhi verdi, dai capelli color del rame che si ostina a rimanere nel buio. Una ragazza che si ostina a non guardarsi intorno, a capire. Di chi può fidarsi e di chi no. Una ragazza tenace, ma allo stesso tempo fragile. Che guarda con gli occhi, ma non con l’anima.”
“Shakespeare.”, soffiai, mentre la consapevolezza della veridicità delle sue parole mi colpiva in pieno, come un secchio d’acqua fredda.
Cosa c’è di reale, cosa c’è di finto…
“Acuta.”, rispose mostrando una schiera di denti perfetti e bianchi.
“Che diresti a quella ragazza?”
“Di lasciarsi andare… alla vita. Di vivere il momento. ‘Cogli la rosa quando è il momento, che il tempo lo sai che vola e lo stesso fiore che oggi sboccia domani appassirà.’ “
Vidi il suo viso farsi sempre più vicino. “Cogli l’attimo, Audry.”, mormorò poi al mio orecchio.

 

*

Eccomi qui, gente. Eccomi di nuovo con un altro capitolo. Perdonatemi il ritardo ma mi sono un po’ persa con questa fiction e… e la scorsa settimana ho dimenticato di postare ^.^”
Cosa molto importante che mi dimentico di dire da un sacco di tempo: il Robert di questa fiction è un Robert che non ha fatto Twilight. E’ comunque un attore, sia chiaro, semplicemente senza essere mai stato Edward Cullen. Svolgere la storia mi sarebbe stato molto difficile, anche impossibile. Ritrarlo come un pezzo ragazzo normale è complicato.
Non ho molto tempo. Ho deciso di postare un’altra storia questa settimana perciò devo finire assolutamente il capitolo.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia e coloro che l’hanno inserita fra i preferiti.
Ma soprattutto gli angeli che hanno recensito lo scorso capitolo:

cloddy_94: Ciao! Ebbene si, Robert si è… “esposto”, a modo suo. Allora credo che il capitolo abbia risposto ad alcune tu domande e spero che il giudizio da parte tua sia comunque positivo. Ora diciamo pure che arriva la parte più difficile e complicata… solo io mi incasino la vita così. Sono contenta ti sia piaciuta l’ultima frase, non sai quanto! Grazie mille per al recensione *.* A presto, cara!
KeLsey: ciao, Eri! *.* Sono contentissima di sapere che la fiction ti piaccia! (io amo le tue ed è risaputo!) Quei due insieme?... mmm… io non parlo XD Mi spiace per il ritardo. Spero ti sia piaciuto questo capitolo. A presto, cara! Ti voglio bene (L)
Nessie93: ciao! Bhe, alla fine lui cedeva di parlare con la porta no? XD Lo psicologo servir, più avanti ed anche parecchio! Dichiarazione? Eeeeeeh, è più probabile che io assomigli a Nicole Kidman XD Okay, la smetto con le cavolate e le esagerazioni. Dovrai aspettare per sapere cosa succederà, non credi la situazioni di sbrogli con molto facilità e subito. Sono contenta ti siano piaciuto i capitoli! Davvero tanto! A presto, bella!
Sogantrice85: ciao! La mia faccia dopo aver letto la tua recensione
à O.O   sono senza parole credimi. TI piace davvero così tanto? E’ che… rileggendo non capisco come sia possibile, a me non sembra così… meravigliosa. Ma… grazie! Sono felicissima di sapere che ti piaccia, davvero tanto! *.* E spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! Grazie, grazie mille volte! A presto, cara!
Piccola Ketty: ciao! Grazie! Insomma… ci lavoro tanto a questo fiction e sudo quando devo scrivere i capitoli perché non voglio che siano banali… e spero di riuscirci almeno un po’. Spero la maturità sia andata bene ^.^ A presto! E grazie ancora!
Lazzari: ciao! Bhe, in questo capitolo hanno parlato con calma, no? E lei ha ammesso finalmente a se stessa che è… cotta. Sono contenta che ti sia piaciuto il capitolo, tanto tanto! Ci tengo molto a questa storia e sapere che pensi… ciò che pensi è gratificante, in un certo qual modo. Perciò, grazie, grazie mille! A presto! (Spero di non averti fatta attendere molto XD)
Miss Simy Pattinson: ciao! O.O sono scioccata. Io… okay, non so che dire. Mi hai lasciata senza parole! Sai.. mi diverte alla fine scrivere di Robert antipatico e non so nemmeno perché. Non mi annoia XD Eh, Audry ora non fa più finta, ha ammesso a se stessa ciò che prova, dopo bene 14 capitoli. Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo… è stato un po’ difficile scriverlo, dato che mi ero bloccata all’ultima parte, non sapendo come andare aventi. Grazie ancora per la recensione! *.* E per i complimenti!
Fairwriter: Juls, mia Juls! Sarebbe fico, già ti ci vedo a fare il discorsetto! Sono contenta di non averti delusa e soprattutto… non io ad essere magnifica, lo sei tu! *.* Oh, Juls… ecco che mi commuovo! Non puoi scrivermi certe cose! Sei speciale, davvero e ti voglio tanto bene, Cip. Spero ti sentirti presto, voglio un reso conto Londinese! A presto, tua Ciop.
Dream girl 2: ciao! Davvero è la prima? O.O Oddio! *ecco che si scioglie* Sono contenta ti piaccia, davvero… e che ti sia appassionando! Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo! A presto, e grazie mille per la recensione!
A l y s s a: principessa, Patt, ciao! Tu mi fai commuovere ogni volta che leggo una tua recensione! E’ un po’ difficile credere in me stessa. Si, Stephanie è al sua migliore amica e, anche se non è un personaggio sempre presente, è fondamentale per Audry e, di conseguenza, per la storia. Le gambe di Audry credo saranno un punto debole per il nostro Patty. Spero vivamente che il capitolo non sia come te lo immaginavi XD Non li farò soffrire… non troppo (scherzo). Grazie per le bellissime parole, Patt e per le chiacchierate! Sei davvero una persona fantastica! A presto bella! Tua piccola Rose.

Qui è tutto gente,
          con immenso affetto,
                      vostra Panda.

 

   
 
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