Libri > Forgotten Realms
Segui la storia  |       
Autore: NPC_Stories    01/03/2019    5 recensioni
Storia ambientata nei pochi mesi che Daren e Johel hanno passato nella foresta di Mir, prima che le loro strade si separassero in Ricostruire un ponte. Johel è felice di essersi riunito alla sua famiglia dopo molto tempo, e non si accorge che il suo amico ha cominciato a frequentare una ragazza.
Mi hanno chiesto in molti se Daren abbia mai avuto una relazione amorosa. Forse questa storia è più esaustiva di un semplice "no".
Genere: Fantasy, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

1361 DR: The Hangover


Daren si svegliò la mattina dopo, confuso. Si accorse subito di due cose: la prima, che non sapeva dove si trovasse. Era sdraiato in un letto dalle lenzuola un po’ ruvide, in una stanza che non conosceva. La seconda, che era nudo fino alla cintola, e che pure quella era mezza slacciata. Era come se avesse tentato di sfilarla dalla fibbia senza riuscirci del tutto.
Cercare di alzarsi gli procurò una fitta di mal di testa, quindi si riappoggiò al cuscino con un mugolio di fastidio.
Solo che non era un cuscino. Era il braccio di qualcuno.
In quel momento si ricordò di colpo di chi fosse quella stanza, e quel letto.
Abbassò lo sguardo sulla persona accanto a sé, ma lei era completamente nascosta sotto le coperte, avvolta in un bozzolo. Solo un braccio spuntava da quel groviglio, e qualche ciocca di capelli ramati. Questo fu sufficiente.
Oh dèi. Amaryll. Sono veramente nel suo letto. Ma quindi ho… abbiamo…? No, impossibile, indosso ancora i pantaloni. Ma ho cercato di approfittarmi di lei? Non è una cosa da me, però dovevo essere ubriaco perché non ricordo nulla. Oppure è stata lei a cercare di sedurmi? Non ha senso, Amaryll è una ragazza innocua.
Questo però gli fece tornare in mente una cosa importante.
Ah. Ma per gli elfi il sesso è una cosa innocua. Anche se mi avesse sedotto, non indica cattive intenzioni. Non è come se fosse una drow.

L’elfa in questione fece lentamente capolino da sotto le coperte. Per un po’ si guardarono senza dirsi nulla.
“Daren, suvvia, riprenditi” Amaryll cercò a tentoni un cuscino che era caduto per terra, lo trovò e glie lo sbatté sulla faccia con un gesto stanco. “Non è successo niente. E anche se fosse successo qualcosa, non sarebbe niente. Era Mezzestate, anche se ci fossimo amati come conigli non avrebbe importanza!”
Il drow si tolse il cuscino dalla faccia, con mosse rigide.
“Non ho detto nulla.”
“No, ma sono due minuti interi che mi fissi come una statua di sale. O sei a disagio o stai rimuginando troppo sulla cosa. In entrambi i casi: riprenditi” biascicò lei, rilassandosi sulla sua metà del letto “non ho la forza di gestire una persona in crisi.”
“Come vuoi” sussurrò lui. Di certo il fatto che lei la stesse prendendo così tranquillamente aiutava, e anche che avesse assunto il controllo. Poteva gestire una donna che gli diceva cosa fare, almeno finché la cosa non diventava pericolosa.
“Mi dispiace, io… dovrei andarmene” propose lui.
“Mmmhno, aspetta. Sento i postumi dell’alcol. Ho mal di testa e sto uno schifo. Se mi lasci sola mi sentirò disgustosa e miserabile” mugugnò la ragazza.
Il drow spalancò gli occhi per la sorpresa, non solo per quel pensiero assurdo ma anche per la sincerità con cui gli aveva dato voce.
“Ma che dici, perché?”
“Perché sono una donna da cui un amante scappa via non appena arriva l’alba” rispose il bozzolo di lenzuola. “Una che non va più bene quando torni sobrio.”
L’insicurezza femminile era una novità, per un drow. Aveva visto solo una donna mostrarsi così vulnerabile, sua sorella, e solo dopo che aveva subito un’aggressione. Questo gli fece suonare un campanello d’allarme nello stomaco.
“Santo cielo, Amaryll” sussurrò, sentendo il sangue che gli defluiva via dal viso. “Io non ho… non ti ho forzata a fare qualcosa, vero? Non mi sono imposto su di te?”
Finalmente la ragazza gettò da parte le lenzuola liberandosi fino a mezzo busto, mostrando che indossava ancora una specie di sottoveste. Si puntellò sui gomiti e si girò a guardarlo con aria molto perplessa. I suoi occhi erano gonfi come se non avesse dormito bene, ma era adorabile come sempre, e lui si stupì di quel pensiero involontario. Forse l’atteggiamento rilassato dell’elfa l’aveva tranquillizzato, o almeno era l’unica spiegazione che riusciva a darsi. Lei non si sarebbe comportata con tanta disinvoltura, se lui le avesse fatto del male la sera prima.
“Che cos’hai nella testa? Me ne starei qui a dormire vicino a te se mi avessi molestata? Ieri notte ci siamo baciati e… e poi ci siamo baciati ancora… per un sacco di tempo, e ci siamo accarezzati, e poi abbiamo scoperto che da ubriachi è molto difficile togliersi i vestiti. Poi non ricordo più nulla perché devo essermi addormentata di colpo.”
Il racconto stringato della giovane gli fece tornare in mente qualche flash di memoria. Ricordò che aveva accompagnato Amaryll in camera perché lei barcollava troppo, lei lo aveva tirato sul letto e avevano iniziato a scambiarsi effusioni. Si sentiva ancora in bocca il gusto del melograno, anche se il mattino dopo era contaminato dal sapore dell’alcol e della sete. Ora ricordava un po’ meglio anche cosa avevano fatto dopo, poteva ancora sentire la morbidezza dell’elfa sotto le sue mani, quando l’aveva toccata da sopra i vestiti. E lei gli aveva tolto la casacca, lo aveva accarezzato senza graffiare o mordere, questa era una cosa che rammentava con sollievo. Alla fine Amaryll si era messa sopra di lui e aveva cercato di slacciargli la cintura, ma non ci era riuscita. L’immagine del suo sguardo frustrato balzò in primo piano davanti agli altri ricordi. Era un’espressione che significava guai, sul volto di una femmina, quindi lui era istintivamente entrato in tensione. Lei però aveva solo mormorato Nuuta!, una bambinesca imprecazione elfica, e si era addormentata sul suo petto come se fosse la cosa più naturale del mondo.
“Sei così carina” sussurrò, sulla spinta di quei pensieri.
“Ah, ma grazie” Amaryll si lasciò ricadere sul cuscino, con la stessa gravità di un albero che crolla a terra. “Riesco quasi a portare a termine un flirt dopo anni che cercavo di farmi coraggio, e tu dici che sono carina.”
Il drow restò ancora più sorpreso davanti a quella confessione, perché nella sua esperienza se una donna voleva un uomo non doveva fare altro che dirglielo. Forse il suo atteggiamento sempre imbronciato e sulla difensiva aveva intimorito Amaryll in tutti quegli anni.
“Ho bisogno di acqua” tossicchiò, perché aveva la gola secca. “Vorrei dirti perché “carina” è il miglior complimento che ci sia. Però sono troppe parole e ora ho troppa sete.”
Amaryll si alzò, nonostante la testa le girasse ancora, e corse verso la cucina per prendere una caraffa d’acqua e due coppe. Se c’erano dei complimenti in serbo per lei, non vedeva l’ora di sentirli. Prese anche una fiala di un particolare preparato che contrastava il malessere del giorno dopo, perché si sentiva la testa pesante e di certo per Daren era lo stesso. Quando tornò in camera, lui si era alzato a sedere sul letto ma non si era ancora rivestito, e a lei sembrò una buona cosa. Significava che il suo ospite non era a disagio e non pensava di lasciarla subito.

L’elfa riempì una coppa d’acqua e la porse al suo compagno.
“Se senti mal di testa, puoi mischiare all’acqua metà di questa fiala, è un preparato speciale dei druidi per mitigare gli effetti di una sbronza. È molto richiesto dopo feste come quella di stanotte. Noi due non abbiamo ecceduto troppo, mezza fiala a testa basterà.” Gli propose.
Daren di norma non avrebbe accettato nessun liquido sconosciuto da un’estranea, il suo primo istinto era pensare che fosse veleno. Amaryll però non era un’estranea, nessuno di quegli elfi l’avrebbe mai avvelenato e lo sapeva. Inoltre, anche lei avrebbe bevuto la stessa sostanza. Quindi porse la sua coppa in segno di fiducia.
L’acqua aveva solo un leggero sentore di erbe, ma si sentì subito meglio, il cerchio alla testa si affievolì notevolmente.
“Questo infuso è miracoloso. Grazie, Amyl.”
Lei sorrise perché si era ricordato di chiamarla Amyl, e bevve a sua volta.
Ah, sì. Decisamente meglio. Passò una mano fra i riccioli fulvi, cercando di riordinare un po’ la sua chioma ribelle spettinata dal sonno. E ora, la mia dose di complimenti…
“Perché carina è il miglior complimento?” Chiese subito, partendo all’attacco.
L’elfo nero sbuffò, soffiandosi via una ciocca di capelli argentei da davanti agli occhi. Lei era così prevedibile, quasi divertente.
“Perché ne ho viste tante di donne belle. Nella città in cui sono nato, lo status di qualcuno può sempre migliorare se c’è prestanza fisica, la bellezza apre molte porte, quindi tutti la coltivano gelosamente. Per un maschio questa è un’arma a doppio taglio, perché attirare le attenzioni femminili non è sempre saggio, ma per una femmina drow la bellezza vuol dire molto. Il loro sesso è al comando e non corrono mai pericoli a causa della loro avvenenza, è soltanto oggetto di ammirazione e di stima. Per questa ragione sono cresciuto associando la bellezza al pericolo, era inevitabile. Per quanto una drow potesse essere conturbante, splendida al punto di non voler mai più distogliere lo sguardo, quella stessa donna poteva usarti e poi strapparti il cuore solo per gioco. Per questo, se tu fossi quel tipo di bellezza fatale, non sarei mai riuscito a dormirti accanto. Non sarei nemmeno riuscito a bere in tua compagnia.” Cercò di spiegare, incerto di stare riuscendo a farle capire il punto. “Razionalmente so che sei un’elfa dei boschi e non una drow, e che anche la più bella delle elfe non sarebbe mai così crudele, ma non posso farci niente: la bellezza è una cosa pericolosa e insidiosa, che fa perdere la testa. Tu invece sei… adorabile. Sei carina, che non è una cosa che si limita all’aspetto fisico. Significa che sei di bell’aspetto, eppure in te c’è qualcosa di accessibile, qualcosa che non mi fa sentire in pericolo o in difetto. Il tuo fascino è innocuo, e anche la tua personalità. Sei qualcuno a cui si può voler bene.”
Amaryll non aveva mai pensato che carina fosse meglio di bella. Gli elfi flirtavano con lei, scherzavano e a volte si arrivava a qualcosa di concreto, ma poi inseguivano sempre le donne belle. Lei si sentiva spesso come l’amica della porta accanto, per tutti.
“Non immaginavo che fossi capace di un discorso così tenero.” Ammise lei, un po’ lusingata. Era strano sentirsi dire “sei qualcuno a cui si può voler bene”, fra gli elfi era normale che tutti si volessero bene a vicenda, ma evidentemente per Daren non lo era.
“Tu sei una locandiera. Ascolti i segreti di tutti e li custodisci. Sono certo che saprai mantenere anche il mio, quindi non raccontare in giro questa cosa. Tanto negherei tutto.”
“Perché?” Amaryll poggiò la sua coppa vuota sul comodino, poi si sistemò seduta contro la testiera del letto. “Perché tieni a distanza le persone, visto che hai dei sentimenti?”
Il drow sorrise e scrollò le spalle. “Riesco a dirti queste cose perché siamo solo io e te. Devo conoscere una persona per anni prima di fidarmi. Non è una spiegazione sufficiente? Come potrei gestire l’amicizia ingombrante di decine di elfi? La sola idea mi fa sentire spossato, potrei mandare tutti al diavolo nel giro di due minuti.”
Amaryll ridacchiò e si sporse verso di lui. Le loro labbra si incontrarono di nuovo, e lui non si tirò indietro.
“Chi è carino adesso?” Lo punzecchiò la giovane. Per anni era stata tenuta a distanza da quel suo atteggiamento, ma ora che sentiva di far parte della sua ristretta cerchia di amici, la cosa le piaceva.
Il drow si guardò intorno con gesti enfatizzati. “Non vedo nessuno” scherzò.
Lei poggiò entrambe le mani sulle sue spalle ancora nude e fece scorrere le dita sulla pelle nera delle sue braccia. “Sono contenta che tu non sia andato via mentre dormivo.”
Lui strinse le labbra per non sorridere, sarebbe stato irrispettoso divertirsi per le insicurezze di qualcun altro. Però non poteva fare a meno di trovarla carina.
“Sono contento che tu non mi abbia ucciso mentre dormivo. È la prima cosa che noto in una donna.”
“E mi merito un premio?” propose lei, baciandolo di nuovo.
“No” sussurrò lui, sorridendo contro le sue labbra. “Tu sei quello che sei, chiedere un premio sarebbe barare, piccola imbrogliona. Ma mi piacerebbe molto darti quello che vuoi.”

Due ore dopo Amaryll e Daren si stavano concedendo un bagno rilassante nella grande vasca di legno nel retro della locanda. Era una zona riservata solo a chi si fermava a dormire, e solo su prenotazione. Quel giorno però non c’era nessuno, perché tutti si sarebbero svegliati intorno a mezzogiorno o perfino più tardi.
I due amanti si stavano baciando, ma niente di più, perché erano stanchi e l’acqua calda li faceva sentire più pigri del solito. Però si stavano godendo quel momento e la reciproca compagnia.
“Domani partirai? Andrai di nuovo in pattuglia?” Domandò lei.
“Sì, ma potrei chiedere una licenza fra due settimane. Se… se avrai voglia di rivedermi.”
“Stai scherzando?” Amaryll batté una mano nell’acqua sollevando uno spruzzo verso di lui. “Ovvio che voglio rivederti, voglio rifare tutto quello che abbiamo fatto oggi almeno due volte, e soprattutto voglio rivederti!”
“Lo hai già detto.”
“Voglio dire che mi sei simpatico e mi piace averti intorno” chiarì lei. “Non solo come amante occasionale, anche come amico.”
Daren sorrise fra sé, poi le posò un bacio leggero sulla testa. “Come desideri, amica. Mi piacerebbe continuare a darti quello che vuoi” recitò in tono formale, ripetendo le parole di quella mattina.
Amaryll si accarezzò i capelli nel punto in cui lui l’aveva baciata.
“E quello cos’era?”
“Quello cosa?”
“Mi hai appena dato un bacetto sulla testa?”
“Ma che sciocchezza.”
“Lo hai fatto!”
“Hai una fervida immaginazione” negò lui, ma con evidente divertimento.
“Oh, allora ho una fervida immaginazione” si arrese lei, sapendo che il drow avrebbe negato fino alla morte. Non importava. Le bastava che lo rifacesse.
Poco dopo qualcuno bussò discretamente alla porta.
“Mamma? Sei lì? C’è una bambina che cerca suo padre e che dice di avere fame” la voce di Navar filtrò da dietro il sottile strato di legno.
Daren era fortunato ad avere la pelle nera, altrimenti sarebbe arrossito. “Oh, vith, Jaylah. Sono uno zio di merda!” mormorò, passandosi una mano davanti al viso.
“Sei capace di preparare una colazione decente, Navar!” Gridò Amaryll in direzione della porta. “Per favore occupati di lei per una decina di minuti.”
“D’accordo, mamma. Faccio i pancakes!” Fu la risposta entusiasta.
Amaryll gemette, ma poi sollevò le spalle. Navar in teoria non aveva il permesso di mangiare i fantastici pancakes di farina di nocciole che lei gli aveva insegnato a fare, perché era ancora in punizione per quella volta che aveva portato un asino sul tetto della locanda, gli dèi sanno come. Però adesso aveva colto al volo quest’occasione: si stava occupando di una bambina, doveva prepararle qualcosa di buono e questo gli dava la scusa per mangiarne un po’ anche lui. Dopotutto sua madre aveva appena preteso un favore, e questo cancellava la punizione riportandoli su un piano di parità. Lei non protestò. Con un figlio quasi adulto, la vita era un delicato equilibrio di dare e avere.

Verso mezzogiorno lady Hinistel si presentò alla Casa degli Scapoli per riprendersi la nipotina. Con lei c'era anche suo marito, il burbero Tazandil.
Jaylah si stava baloccando con due ciotole di legno e due cucchiai, suonandole come tamburi. Non era un suono che si sentisse spesso in una città di elfi, il popolo dei boschi non amava molto le percussioni perché erano strumenti tipici degli orchi, ma Jaylah era cresciuta in mezzo agli umani e quel gioco per lei era normale.
“Nostra nipote viene su come una selvaggia” fu il commento freddo del vecchio ranger.
“Nonna!” La piccola mollò tutto e corse dalla veggente, tendendo le braccia verso di lei. Hinistel fece per chinarsi per sollevarla, ma Tazandil glielo impedì. Non era così folle da provare a dare ordini a sua moglie, quindi intercettò la bambina e la prese in braccio lui stesso.
Jaylah lo guardò come se il mondo si fosse appena rovesciato.
“Tua nonna ha un bambino che le cresce nella pancia, non può fare sforzi e prenderti in braccio” si giustificò.
Si aspettava di dover dare più spiegazioni, ma Jaylah era figlia di una strega e sorella di una guaritrice: perfino nella sua limitata esperienza del mondo aveva già visto delle donne incinte.
“La nonna è in attesa” recitò, come se fosse qualcosa che aveva imparato a memoria. “Tisana di zezero per la nasoa, milissa per fare la nanna”.
I due elfi la fissarono con espressioni identiche, così scioccate da essere comiche.
“E poi no’mmi ricordo” si scusò la piccola, stringendosi nelle spalle “nonna, devi chiedere alla mia mamma.”
“Oh, tesoro” Hinistel prese una delle piccole mani di Jaylah e le diede un bacio. “Sei la nipotina migliore del mondo.”
Jaylah però stava già pensando avanti.
“Il nuovo bambino è di nonna e nonno” ragionò, tutta concentrata “quindi anche lui sarà mio papà?”
Questa volta perfino Tazandil si lasciò scappare una mezza risata.
“No, sarà il fratello di tuo papà.” Spiegò con pazienza la veggente. “Quindi sarà tuo zio, come Daren che è il fratello di tua madre.”
Jaylah seguì lo sguardo di Hinistel e posò gli occhi sul drow ancora seduto al tavolo dove lei aveva abbandonato i suoi giocattoli.
“Zio, vado dai nonni” gli annunciò, agitando una manina. Non aspettò risposta, si fece calare a terra e prese l'elfa per mano, trascinandola fuori dal pub.
Prima di seguirle, Tazandil si avvicinò al drow con la sua solita andatura autoritaria.
“Ti sei divertito?” In bocca a chiunque altro sarebbe stata una domanda gentile, ma Daren la recepì come un interrogatorio.
Si limitò ad un cenno d'assenso.
“Eppure so che a un certo punto hai lasciato la festa” inquisí il vecchio elfo.
“Ho incontrato Johel” raccontò “ed era così ubriaco da non riconoscermi nemmeno. Il mio migliore amico! Quindi ho pensato, e se altri avessero fatto la stessa cosa? La maggior parte degli elfi della foresta mi conosce di vista, o per sentito dire, se avessero tutti bevuto così tanto da non ricordarsi di me? Sarei stato solo un drow in una città di elfi, una minaccia, un'ombra sui festeggiamenti, per non dire che anch'io sarei stato in pericolo se non avessi mantenuto una certa lucidità.” Ebbe almeno la soddisfazione di vedere Tazandil che impallidiva sempre più davanti a questo ragionamento. “Quindi sì, ho lasciato la festa e sono venuto qui. Ma Amaryll è una fantastica compagna di bevute quindi ci siamo divertiti comunque.”
“Lord Fisdril e io… non avevamo pensato a questo risvolto. Ti devo le mie scuse.”
Una simile ammissione da parte di Tazandil poteva capitare una volta ogni mille anni, e Daren rimase molto colpito. Non era la prima volta che pensava che, per quanto il vecchio elfo fosse antipatico e autoritario, era anche molto onesto e capace di buonsenso.
“Non eravate del tutto in torto, ho imparato molto da questa esperienza e quindi vi devo ringraziare” il drow decise di rispondere con altrettanta sincerità. “Estendi i miei ringraziamenti a lord Fisdril, per favore. Non so se avrò modo di vederlo prima di tornare ai doveri di pattuglia.”
Tazandil annuì e gli voltò le spalle, ma Daren si accorse che ora il suo passo sembrava più leggero. Per la prima volta si rese conto che il rigido capo dei ranger si era preoccupato che lui s'integrasse fra i civili, non solo fra gli altri guerrieri che proteggevano la foresta, e questo lo fece sentire quasi come se fosse stato adottato da quella gente. Era una sensazione strana, ma non del tutto spiacevole.

           

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Forgotten Realms / Vai alla pagina dell'autore: NPC_Stories