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Autore: la luna nera    01/03/2019    5 recensioni
Firenze, si sa, è una delle capitali mondiali dell'arte e della cultura. Non è quindi raro che ospiti mostre ed eventi nei suoi innumerevoli edifici storici. A Palazzo Pitti ha da poco preso il via un'esposizione dedicata a Van Gogh che sembra indirizzata verso un grande successo di pubblico e critica. Ma qualcosa non va. Una misteriosa aggressione durante la notte ai danni di una guardia giurata rischia di mandare tutto all'aria e Laura non permetterà tanto facilmente al commissario Fiorini di bloccare l'omaggio al suo grande idolo Vincent Van Gogh.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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OSPEDALE DI CAREGGI
 
 
“Dottore, mi perdoni, secondo lei Perrone può aver subìto danni a livello cerebrale o neurologico?”
“E’ ancora presto per dirlo, commissario, dobbiamo sottoporre il paziente ad esami clinici più approfonditi e specifici. Tutto quello che posso dirle allo stato attuale è che non è più in pericolo di vita. Adesso ha bisogno di stare tranquillo, le ho concesso dieci minuti per interrogarlo proprio perché capisco la situazione, se ha bisogno di altre informazioni deve aspettare che le condizioni del paziente migliorino. Dopo tutto è ancora in terapia intensiva, lei mi capisce, vero?”
“Certo.” Fiorini non era entusiasta. “Mi tenga costantemente aggiornato, dottor Ronchetti, mi raccomando.”
“Naturalmente. Ora mi perdoni, il dovere mi chiama.” E si congedò cordialmente.
Fiorini uscì all’esterno, raggiungendo uno dei terrazzi della struttura ed accese una sigaretta. Aspirò rapidamente e ripetutamente il fumo manifestando un evidente nervosismo. “Porca puttana, è tutto da rifare.” Sibilò massaggiandosi la fronte. Gettò la cicca nel posacenere, infilò le mani in tasca e si diresse a passo svelto verso l’ispettore Esposito e i due agenti che lo avevano accompagnato a Careggi. “Tutti in commissariato.” L’ordine fu lapidario.
 

 

PALAZZO PITTI


Intanto a Palazzo Pitti, Laura aveva raggiunto la professoressa Gherardini, la quale l’aveva messa al corrente delle ultime novità. Nelle sale in cui erano esposti i capolavori di Van Gogh, i visitatori non mancavano e grazie alla veloce riapertura i disagi si erano ridotti davvero al minimo.
“Sai una cosa?” La professoressa era tornata nel suo ufficio porgendo a Laura il caffè. “Fra l’influenza e la sessione di esami all’università mi sembra di mancare da questa stanza da mesi.” Sorrise leggermente. “Meno male che è tutto in ordine. Detesto le carte e i documenti messi a caso, non riesco a trovare mai ciò che mi serve.”
“Eppure… Eppure qui deve essere entrato qualcuno prima della riapertura.” Confessò la ragazza. “Lei mi aveva detto di occuparmi personalmente di tutto quando era influenzata, ricorda?” Pausa brevissima. “Io sono entrata qui nel suo ufficio ed ho trovato carte sparse ovunque.”
“Potrebbero essere stati i poliziotti.”
Era possibile. “E questo? L’ha fatto lei?” Laura prese la rubrica relativa all’esposizione, sfogliò le pagine sino a trovare quelle su cui era raffigurata Firenze sotto il cielo vorticoso di Notte Stellata.
“No, assolutamente no.” La donna prese in mano l’oggetto ed osservò quel disegno con grande attenzione. “Mi domando chi possa averlo fatto.”
“Sa qual è la cosa assurda?” Laura si avvicinò e indicò il disegno. “Sembra lo abbia fatto Van Gogh in persona! Lo stile è inconfondibile ed il cielo è quello della sua opera più famosa!”
“Hai ragione, ma è impossibile.” Rifletté la professoressa. 
“Infatti. Van Gogh non ha mai visitato Firenze in vita sua: come avrebbe potuto fare una cosa del genere? Qui è entrato qualcuno, qualcuno talmente bravo che è riuscito ad imitare alla perfezione il suo modo di dipingere.”
“Non so che dirti.” Estrasse dalla borsa il cellulare e scattò una foto. “Voglio inviare questa cosa a Conti e Giovannelli, i miei colleghi del corso di storia dell’arte contemporanea, sono curiosa di sapere cosa ne pensano….. Ok, fatto. Vieni, andiamo di là.”
Le due donne chiusero l’ufficio a chiave e raggiunsero le sale affollate di visitatori. Tutto sembrava tranquillo e normale, c’erano un gruppo di giapponesi che, probabilmente, commentavano nella loro lingua Ramo di mandorlo in fiore, opera realizzata nel 1890 ed ispirata dalle stampe caratteristiche del paese del Sol Levante. C’erano poi due scolaresche davanti a I Girasoli e Notte stellata sul Rodano, un gruppo di crocieristi e molti altri visitatori muniti di guide turistiche. Il via vai di persone era continuo e le ore trascorrevano veloci, veloci e tranquille ma poco prima della chiusura ecco comparire sulla soglia di ingresso il commissario Fiorini e l’ispettore Esposito.
“Buonasera, scusate l’ora ma devo parlare con voi immediatamente.” Fiorini salutò in modo secco come era il suo solito.
“Che succede?” La Gherardini non era entusiasta della cosa.
“Il vigilantes ferito si è svegliato dal coma, alcune ore fa lo abbiamo interrogato.” Respirò profondamente. “E’ tutto da rifare, almeno così sembra.”
“Che significa? Cos’ha detto?”
“Sostiene di non essere stato aggredito dal tenente Valli, il capo servizi della vigilanza. Dice di averlo visto fuori Palazzo Pitti con l’auto di servizio e di averci scambiato due parole velocemente. Valli non è mai entrato all’interno della mostra, soprattutto nel momento dell’aggressione.”
“Quindi la vittima fornirebbe un alibi al presunto aggressore.” Osservò Laura.
“Esattamente.” Si massaggiò il mento. “Ciò che non mi convince è che Perrone sostiene di essere stato da solo all’interno della mostra, respirava affannosamente prima di cadere a terra e di non aver udito i passi in avvicinamento di chi poi lo avrebbe colpito.”
“E’ strano, sembra il racconto di certa gente che sostiene di aver visto i fantasmi.”
Il commissario roteò gli occhi. “Signorina Torricelli, i fantasmi non esistono.”
“Lo so, infatti non ho detto questo. E poi sono i vivi che compiono reati, non i morti o i fantasmi, giusto?”
“Brava, così ci capiamo.” Si guardò attorno. “Avete notato qualcosa di strano dalla riapertura?”
“No.” Poi la professoressa si ricordò del disegno. “Anzi, ora che ci penso c’è una cosa che vorrei mostrarle. Laura poco fa mi ha riferito di aver trovato il mio ufficio sottosopra, forse a seguito di una perquisizione da parte dei suoi uomini. Riordinando tutto ha trovato qualcosa a parer mio piuttosto singolare.” La Gherardini estrasse dalla borsa la rubrica e mostrò il disegno di Firenze sotto il cielo di Notte Stellata. “Questo chi l’ha fatto? Uno dei suoi, commissario?”
“Ah, lo escludo a priori. Noi siamo poliziotti, non pittori.”
“E dunque?”
Mentre Fiorini lo stava osservando, inspiegabilmente si staccò un foglio che andò a posarsi ai piedi di Esposito. “E questo che è? Da dove esce?” Lo raccolse e notò che, se in un primo momento appariva bianco, iniziavano a comparire delle parole. “Maronn’, che è ?!”
Davanti agli occhi di tutti su quel pezzo di carta comparve la scritta
 

 
Ik ben hier

V
 

“Che diavoleria è mai questa?!” Fiorini era incredulo. Raccolse lentamente quel pezzetto di carta dopo aver indossato i guanti appositi per non contaminare l’oggetto senza mai smettere di osservarlo. “Esposito, faccia in modo che tutti i visitatori escano di qui nella normalità più assoluta. Nessuno, e ripeto nessuno, deve sospettare nulla. Non creiamo panico, siamo intesi?”
“Agli ordini commissa’.” L’ispettore fece due passi, poi si voltò verso la Gherardini. “Scusate professoressa, già stiamo all’ora di chiusura?”
“Sì, mancano più o meno quindici minuti.”
“Vabbuo’. E allora potete venire appresso a me e mi date una mano. Sta bbuono?”
“Andate ora.” Acconsentì Fiorini. “Io credo di dover passare la notte qui assieme alle guardie giurate in servizio e ai miei uomini di piantone all’esterno.”
“Laura, tu dovresti restare con lui.” Sentenziò l’altra donna. Notò immediatamente il disappunto della ragazza. “Io devo tornare a casa, domani ho lezione in facoltà e qui deve restare assolutamente qualcuno dei responsabili per affiancare il commissario, potresti essergli utile.”
“Lei crede?” Il solo pensiero di dover passare la notte lì in quel museo, con tutti gli strani fenomeni accaduti, assieme a Fiorini non la riempiva di entusiasmo. Tuttavia la professoressa aveva ragione: era meglio restare per verificare di persona lo svolgimento delle attività ed evitare possibili danni all’ambiente.
Così, una volta chiusi battenti, Esposito fece ritorno in commissariato con i nuovi elementi acquisiti lasciando Laura e Fiorini a Palazzo Pitti.
 
 



 
 
 
 
Buon venerdì a tutti!
A costo di essere ripetitiva, permettetemi di ringraziare ognuno di VOI recensori e tutti i lettori silenziosi che seguono costantemente la storia.
Dunque, dopo un misterioso disegno, compare un biglietto con una scritta che lascia molte perplessità, tant’è che qualcuno dovrà trascorrere la notte nel museo. Riusciranno a scoprire qualcosa o il mistero si farà ancora più intricato?
 
Di nuovo grazie a tutti e ci vediamo (spero) fra una decina di giorni.
 
Un abbraccio
La Luna Nera
 
PS. La vita a volte mette di fronte a eventi troppo grandi per essere compresi ed elaborati. Chiedo scusa agli autori se ancora non mi sono fatta viva commentando le loro storie e poesie, non ero dello stato d’animo adatto. Sono riuscita ad aggiornare solo perché il capitolo era già pronto.
 
  
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