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Autore: WhiteLight Girl    02/03/2019    2 recensioni
Dopo gli eventi di Nella tela del ragno, Adrien non si dà pace e parte per la Cina. Il suo viaggio, però, prende una piega inaspettata quando un varco si apre sotto i suoi piedi e lui finisce in una dimensione sconosciuta. Rimasto solo con Plagg, osa sperare che questo l'abbia portato più vicino a Marinette di quanto lo sia stato nei mesi precendenti, per una volta la fortuna sembra girare a suo favore, ma è davvero così o c'è di nuovo qualcosa o qualcuno che manovra i fili di ciò che gli sta accadendo attorno?
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ESTRANEO

Chat Noir continuò a correre e non si guardò indietro neanche quando i polpacci iniziarono a fargli male, le pareti del canyon si fecero sempre più strette attorno a lui, fino a diventare un semplice corridoio di rocce in cui fu al riparo sia dal vento che dalle creature. Sciogliendo la trasformazione e tornando ad essere il solito semplice Adrien Agreste, ripensò ad Emma ed alla sua caduta nel vuoto e, solo allora rallentò. Dietro di sé intravedeva ancora le sagome degli enormi vermi che cercavano di infilarsi nella fessura per inseguirlo, ma le rocce sembravano reggere.
Plagg gli si posò su una spalla e si distese a pancia in giù. «Ci è mancato davvero poco.» disse. «Direi che mi merito una tripla porzione di Camembert, questa volta.»
«Non ho neanche usato il Cataclisma.» gli ricordò Adrien.
Dopo mesi passati a girovagare per la Cina con lo zaino pieno di diari in spalla, ora che aveva la schiena libera si sentiva quasi nudo. Sperò vivamente che Emma glielo riportasse, perché non avrebbe sopportato l’idea di perdere anche quell’ultimo legame che gli era rimasto con Marinette. Continuò a mettere un piede dopo l’altro meccanicamente, in qualche modo la voce di Plagg diventò un brusio di sottofondo e lui ebbe l’impressione di essere totalmente solo in quel posto sconosciuto. La luce era scarsa, ma questo non lo preoccupava, i versi delle creature divennero sempre più ovattati ed indistinti, poi svanirono totalmente lasciandolo solo con i suoi pensieri. Emma si era fidata di lui, gli aveva detto cosa fare, ma il fatto di averla lasciata indietro non gli dava pace nonostante lei avesse reso palese di non aver bisogno della sua protezione. Avrebbe dovuto fidarsi di lei, si ripeté per l’ennesima volta, così come sapeva essersi fidato di Ladybug quando era stato necessario. Non importava che fosse solo una ragazzina.
«Plagg.» disse, dopo l’ennesima protesta da parte sua. «Non ho nulla da darti da mangiare, non credo che andare in città possa essere una buona idea.»
Lui sbuffò, si agitò sulla sua spalla e lo colpì con la zampetta. «Sono il tuo Kwami, nutrirmi è il tuo compito.»
Adrien sorrise tra sé, ma durò solo un istante, perché l’immagine di Emma che si lasciava cadere nel vuoto tornò prepotente assieme al desiderio di trovare Marinette. Si guardò indietro, ma c’erano sollo rocce; ne era circondato. Aveva rocce sotto i piedi, davanti a sé e per decine di metri sopra la testa, un’unica strada da percorrere senza alcun dubbio su dove svoltare poiché, almeno da dov’era, non riusciva a vederne.
«Ti troverò qualcosa, lo prometto.» disse a Plagg.
Lui rispose con un semplice mugugno e si mise di schiena, le orecchie tese contro il collo di Adrien. «Presto, spero. Potrei spirare nell’attesa.»
Adrien si domandò dove avesse imparato certi termini, poi ricordò che aveva vissuto per chissà quanti secoli e si trovò a domandarsi per la prima volta quante lingue conoscesse. Il fatto che in tutti quegli anni non si fosse mai posto questa domanda lo fece sentire stupido, ma per quanto ne sapeva avrebbe potuto essersi posto la domanda assieme a Marinette e, come molte delle cose che erano accadute con lei, averlo dimenticato. Era un pensiero che lo tormentava da mesi.
Quando fu troppo stanco per continuare si fermò, si accucciò su una roccia e vi rimase seduto sopra fino a quando il sangue non smise di scorrere attraverso i gluter. A quel punto, ricominciare a camminare fi quasi un sollievo nonostante le gambe intorpidite. Non aveva più troppa fretta, grazie alla copertura che gli dava il canyon, o almeno questo era quello che gli piaceva pensare, perché l’alternativa era l’idea che in qualche modo le creature potessero raggiungerlo anche lì e questo non gli piaceva.
Camminò ancora, non poteva fare altrimenti, non c’era modo di sbagliare strada finché riuscì a scorgere l’uscita. Non fu come vedere una luce in fondo al tunnel, il fatto che il canyon si allargasse non gli permise ancora di vedere il sole, il cielo era ancora grigio e l’aria ancora fredda.
La prima freccia gli sfiorò il fianco, il suo sobbalzo fece quasi cadere a terra Plagg, che si strinse al suo collo aggrappandovisi con gli artigli. La seconda freccia lo mancò totalmente, tanto che si domandò a cosa stessero mirando per davvero.
«Chi siete? Cosa volete?» domandò.
Non riprovarono a colpirlo, nonostante fosse ciò che aveva immaginato avrebbero fatto. Seguirono alcuni minuti di silenzio in cui Adrien si domandò se avrebbe dovuto ripetere la domanda, poi qualcuno gli urlò: «Solleva le braccia e getta le armi!»
«Non sono armato.» rispose.
«Dimostralo!» ribatté la voce. Riecheggiava nel canyon ripetutamente, tanto che Adrien non riusciva a capire da dove provenisse.
Forse, se vi fosse riuscito, avrebbe potuto trasformarsi e difendersi, ma con Plagg in preda ai morsi della fame avrebbe avuto ben poche possibilità anche di fare quello.
«Ascoltami, non voglio farti del male, non voglio fare del male a nessuno, sono solo di passaggio.» dichiarò Adrien, tentando la via diplomatica.
Seguirono alcuni momenti di silenzio in cui pensò che forse l’altro ci stesse riflettendo su, poi lo sentì dire: «Dammi tutto quello che hai e ti lascerò passare.»
Adrien sollevò un sopracciglio, non aveva poi granché, quello che lui considerava prezioso per altri sarebbe stato nulla (ed era comunque tra le mani di Emma), ma se questo avesse peggiorato le cose?
Infilò le mani nelle tasche e ne estrasse il portafoglio. «Prendo solo una cosa» disse «niente che sia di valore per te.»
Aveva appena messo il dito sulle due foto che teneva nella tasca laterale quando un’altra freccia gli sibilò accanto all’orecchio.
«Lascia tutto com’è!» gli ordinò l’aggressore.
«Sono solo foto!» gli disse Adrien. Il pensiero di lasciare che lui vedesse i volti dei suoi amici e di Marinette gli strinse il petto, anche se le possibilità che riuscisse a raggiungerli erano infinitesimali. Lasciarle era impensabile.
Sentì Plagg agitarsi all’interno del suo colletto, là dove era rimasto nascosto per tutto il tempo.
«Ehi, ragazzo.» gli disse il Kwami. «Tu distrailo, io lo trovo e lo prendo alle spalle.»
Adrien gli fece un cenno d’assenso, lasciò cadere il portafoglio per terra e si rimise dritto. Guardò in alto, cercando un segno di dove l’altro potesse essere mentre Plagg si allontanava.
«Mi sono perso, mi hanno detto di seguire questa strada.» spiegò.
«Non è affar mio.» ribatté lo sconosciuto.
Adrien accennò un sorriso. «Speravo che potessi aiutarmi a capire dove andare.»
«Ti sembra di essere nelle condizioni di chiedere favori?»
Ignorò il tono ostile con cui gli era stata posta la domanda, fece appello a tutti i suoi istinti da Chat Noir e scrollò le spalle. «È che non sono di qui e non so proprio dove andare.»
Adrien era girato verso destra, ma l’uomo spuntò da sinistra, scivolando giù roggia per roccia fino ad arrivare alla sua altezza.
«Un novellino, eh? Da dove ti hanno preso?» gli domandò mentre gli andava incontro, la balestra sempre protesa davanti a lui.
Adrien fissò la punta della freccia domandandosi se avrebbe fatto in tempo a schivarla, nel caso Plagg avesse fallito.
«Un pianetino carino di un posto chiamato Sistema Solare. Si chiama Terra.» spiegò.
L’uomo gli fece cenno di arretrare, lui lo fece, lasciando a terra il portafoglio.
«Sì, ne abbiamo altri che vengono da lì.» disse l’uomo, chinandosi e iniziando a frugare nelle tasche con una mano. Quando estrasse alcune banconote, sollevò il capo, rosso in volto. «Che roba è questa?»
«Sono tutti i miei soldi.» gli disse Adrien.
L’uomo li lanciò davanti a sé, lasciando che ondeggiassero fino a posarsi sul terreno. «Questi non servono a nulla, quali oggetti magici hai?»
Adrien strinse il pugno per sentire il Miraculous contro la pelle, la calma che il gesto gli dette fu seguita dal peso sullo stomaco che gli dava l’idea che potessero portarglielo via.
«Nessuno.» disse, scandendo bene le parole e assottigliando lo sguardo.
L’uomo infilò la mano nel marsupio e ne estrasse una piccola sfera rotonda, si alzò in piedi e gliela tese. «Allora generi magia,» concluse. «metti qui dentro tutta quella che puoi»
Prima che Adrien potesse smentirlo, prima che potesse dirgli che non aveva idea di cosa stava parlando, né tantomeno di come si potesse fare una cosa simile, l’uomo sobbalzò e si inarcò all’indietro, strillando. La freccia partì automaticamente, schiantandosi contro la parete alle sue spalle e rompendosi, Adrien fece un salto in avanti, disarmò l’uomo e lo costrinse a terra, Plagg fu subito al suo fianco, i dentini sporchi del sangue che sgorgava dai due piccoli tagli che aveva fatto sul collo dell’uomo.
«Mi dispiace.» disse Adrien, inchiodandolo a terra. «Non è nulla di personale.»
Ma lui non lo ascoltava più, intento com’era a fissare Plagg ad occhi sgranati.
Adrien temette di aver fatto un errore, che ora glielo avrebbe portato via, invece l’uomo smise di dibattersi.
«Quello è un Kwami? Del Gatto Nero?» domandò.
Stupito com’era dalla cosa, Adrien non poté che annuire.
L’uomo sospirò e disse: «Ho conosciuto quello della Coccinella, tempo fa, e la sua portatrice.»
   
 
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