Anime & Manga > HunterxHunter
Segui la storia  |       
Autore: The Lunatic Timelady    02/03/2019    1 recensioni
Leorio si alzò a sedere sul letto e guardò ancora per un attimo la giovane che dormiva alle sue spalle. Quella pelle candida e delicata, i suoi capelli color lavanda, quel viso con un ché di famigliare gliel'avevano resa irresistibile. Seguì ancora un attimo con lo sguardo la linea morbida del suo fianco, coperta solo dal sottile lenzuolo. Devo dirlo a Kurapika. Le posò un bacio leggerissimo sulla tempia e si alzò dal letto, uscendo dalla stanza.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Kurapika, Leorio
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

2. Matcha latte



Quattro ore di lezione filate non sono cosa da poco. Leorio uscì dall'aula asciugandosi la fronte, la giacca appoggiata al braccio. Salutò i compagni di corso e si incamminò verso l'uscita, era così stanco da guardare a malapena di fronte a sé; all'improvviso sentì una dolce voce femminile imprecare, accompagnata dal rumore di lievi colpi. Alzò lo sguardo e vide alla sua sinistra una ragazza litigare con un distributore automatico.
A colpirlo furono subito i lunghi capelli color lavanda, legati ordinatamente in alcune trecce che si raccoglievano dietro la testa. I suoi abiti erano un mix di capi femminili, come la corta gonna di jeans, e altri più rock, come la giacca di pelle nera e un paio di biker boot ai piedi.
“E dai!” diede un colpo decisamente più forte alla macchinetta. Vorrei usare il nen, ma preferisco non farlo qui, davanti a questo tizio. Non si era girata a guardarlo, ma poteva chiaramente percepire la sua presenza.

“Signorina! Mi permetta di aiutarla!” Leorio fece un passo verso di lei.
Elanor alzò gli occhi al cielo, voltandosi a guardarlo trucemente. Era molto più alto di quel che pensasse, dato che la linea dei suoi occhi arrivava a malapena al petto di lui. In un istante l'espressione sul viso della ragazza cambiò: sembrava stupita ma al tempo stesso spaventata mentre guardava verso l'alto nella sua direzione.
“Mi scusi… non volevo essere invadente” si grattò la nuca, a disagio.
Di nuovo la sua espressione cambiò repentinamente, addolcendosi in un sorriso. Aveva occhi grandi ed intensi, in un viso piccolo e dai lineamenti raffinati.
“Scusami… Credevo di aver visto qualcosa sul soffitto, ma mi sono sbagliata. Quindi… vorresti darmi una mano con questo catorcio?”
“Tutto per una signorina così bella!”
Elanor alzò un sopracciglio e si fece da parte. “Prego, maciste!”
Il giovane appoggiò una mano sulla parte più alta della macchinetta, facendola dondolare avanti e indietro. La ragazza sgranò gli occhi: non si aspettava che lo facesse con una simile facilità. Quasi subito una lattina di matcha latte rotolò fuori. La fanciulla si chinò a raccoglierla.
“Grazie mille! Odio queste cose, non so mai come sbloccarle”.
“Per questo ci sono io” Leorio indicò se stesso con il pollice, ricevendo lo sguardo divertito della ragazza.
“Se ti interessa, mi chiamo Elanor comunque” gli disse sorridendo e porgendogli la mano.
“Leorio!” le strinse la mano. Provò una strana sensazione, come se improvvisamente avesse capito di potersi fidare di quella ragazza.
“Senti Leorio, c'è una cosa che potrei fare per sdebitarmi”. Iniziarono ad incamminarsi verso l'uscita dell'edificio.
“Cosa???” il giovane medico arrossì.
“Tu usi il nen, e sei dell'emissione, giusto?” Leorio annuì, stupito.
“Bene… Il mio nen è un po' particolare e mi permette di vedere molte cose delle persone che incontro. La loro potenza, la loro personalità, i loro traumi. E credo di poterti aiutare”.
Il ragazzo si accigliò. “Cosa? Mi stai prendendo in giro? Vuoi fregarmi?”
La giovane scosse la testa. “No, voglio solo ringraziarti. E fare pratica a dirla tutta” rispose con semplicità.
“E come vorresti aiutarmi? Sentiamo!” mise le mani sui fianchi e si chinò in avanti. Intanto erano usciti dalla struttura e avevano percorso il parcheggio, fermandosi davanti ad una kawasaki completamente nera.
“Vedi, quando si perdono delle persone care, il loro nen ci si può attaccare addosso e ci segue, come un fantasma. Una parte di loro deve giustamente continuare a vivere nel nostro cuore, ma c'è un'altra parte che bisogna lasciar andare. Quando quest'ultima continua a seguirci rischia di bloccarci, di farci fare più fatica del dovuto e di non vivere come meriteremmo. Capisci?”
Leorio socchiuse gli occhi. “Come lo sai?” sussurrò.
“Preferirei parlarne in un posto più isolato. Ti dispiace?”
“E dove vorresti andare?” ribatté con un fil di voce.
Sollevò le spalle tirando fuori dalla tasca della giacca le chiavi della moto. “Se ti va, casa mia è a qualche isolato da qui”.
“Perché dovrei fidarmi di te? Non mi convince… Tu cosa ci guadagni”.
La giovane ridacchiò. “Effettivamente di solito mi faccio pagare, ma tu mi stai simpatico”.
Leorio sembrava ancora sospettoso.
“E poi ti sto lasciando libero di scegliere. Se davvero volessi ingannarti, mi sarebbe bastato fare così”. Rapidamente afferrò il polso del ragazzo e cominciò ad esercitare il suo potere. Leorio sentì sorgere dentro di sé un immenso senso di fiducia verso di lei, improvviso e nato dal nulla, al punto che mosse alcuni passi verso la moto. La giovane lasciò la presa e i sentimenti che gli aveva instillato sparirono all'istante.
Si grattò la testa, confuso. “Come… come hai fatto?”
“Doti naturali e tanto allenamento: la manipolazione è più facile con gli oggetti che con le persone. Allora? Ti ho convinto? Dovrei avere due caschi” disse aprendo la sella della moto e tirando fuori un casco integrale completamente nero.
Leorio stette in silenzio per un attimo. Non mi dovrei fidare, ma… Effettivamente oggi sto pensando a Pietro molto più del solito. E se mi stesse manipolando anche ora per convincermi a seguirla? No, la sensazione prima era diversa. Oh, basta!
“Va bene. Verrò con te. Ma sappi che se è tutto un imbroglio, non avrò problemi a reagire, anche se sei una donna”.
“Non c'è problema! Hai vinto il casco da sfigato!” disse allegramente, porgendogli un casco jet senza visiera, rosso e pieno di tracce di adesivi staccati.
Leorio lo prese, un po' perplesso. “Sei sicura di riuscire a portare entrambi? Sembra pesante e tu sei… sembri… abbastanza gracile”.
“Ma-ni-po-la-zio-ne” rispose da dentro il casco.

Tra manovre improvvise e accelerate vertiginose, per il tempo della corsa il giovane medico si pentì almeno una decina di volte di aver accettato. Infine accostarono vicino ad un alto condominio. Elanor tolse il casco con espressione soddisfatta e guardò Leorio.
“Tu sei pazza! Non salirò mai più in moto con te!” sbraitò saltando giù.
“Eh dai! Non sono così male”
Leorio arrossì. “No, in verità no. Ma sei comunque fuori di testa!”
La ragazza rise. “Beh, grazie!”
Fece strada al portone d'ingresso e poi su per una brevissima rampa di scale, su cui si affacciavano due porte. “Eccoci” disse aprendo quella a sinistra.
L'ingresso dava direttamente su un salotto, stipato di scaffali carichi di libri e al cui centro un paio di divani bianchi sembravano invitare chiunque a riposarsi.
“Tu accomodati, torno subito” aveva la disinvoltura di chi aveva già detto quella frase molte volte, quasi per professione.
Leorio si guardò intorno e si lasciò sprofondare in uno dei divani, rendendosi conto solo in quel momento che davanti ad essi c'era anche un basso tavolino di vetro nero. Su questo c'erano solo qualche pietra colorata e un libro. Lo prese tra le mani e lesse il titolo: Storia delle minoranze etniche oggi estinte. Subito notò segnalibro sporgere dalle pagine. Aprì il libro in quel punto e dopo aver sfogliato qualche pagina trovò anche il titolo del capitolo: La tribù dei Kuruta. Subito il suo pensiero corse a Kurapika. Ecco a chi assomigliava! Il suo viso mi sembrava famigliare. Effettivamente un po' si somigliano. Se fosse… No, non è possibile. Rimise il libro al suo posto, proprio mentre Elanor rientrava nella stanza.
“Scusa, ma avevo bisogno di mettermi comoda”. Leorio guardò il suo abbigliamento: non aveva cambiato nulla.
“Oh, certo! Ho tolto le lenti a contatto colorate. Sono davvero una seccatura dopo un po'”.
Il ragazzo trasalì: “Lenti colorate hai detto?”
“Sì. Ma è una lunga storia” rispose lei sedendosi sull'altro divano.
“Bene, Leorio. Come già sai, il mio potere nen ha un forte carattere emotivo, ma ho un'altra capacità innata che nel tempo ho potenziato: posso percepire i sentimenti delle persone che ho attorno, sia vive che morte”.
Il ragazzo non nascose il terrore: “Persone m-morte?”
“Beh… sì! Quando una persona muore, parte della sua anima può restare nel nostro mondo, creando quelli che comunemente vengono chiamati fantasmi. La maggior parte delle persone non li può vedere, a volte riescono a percepire qualcosa, quando gli spiriti decidono di manifestarsi. Ma ci sono alcuni, come me, che possono vederli e sentirli quasi chiaramente come i vivi”.
Il giovane trasalì ancora di più.
“Non preoccuparti! Nella maggior parte dei casi non hanno cattive intenzioni, ma è importante che passino oltre sia per loro che per i loro cari”.
La ragazza si fermò per osservare le reazioni del suo interlocutore: Leorio era palesemente sconvolto. “Vuoi dire che tu hai visto…”
Elanor sospirò. “Sì, ho visto Pietro. Prima, alla macchinetta, quando mi sono girata a guardarti”.
Il medico la fissava a bocca aperta. “Non è possibile! È uno scherzo! Come l'hai saputo? Chi te l'ha detto?”
La ragazza sorrise dolcemente. “Lui è qui con noi. Lo so, è difficile crederci. Ma come prova chiedi qualcosa che solo lui può sapere”.
Solo allora si rese conto che la fanciulla spostava continuamente lo sguardo da lui ad un punto imprecisato alla sua destra. “Beh… Non saprei. Come si chiamava la mia prima ragazza?”
Elanor guardò ancora alla sua destra come in ascolto. “Ha detto che si chiamava Sofia”.
Leorio rimase ancor di più senza parole, mentre la ragazza continuava a guardare al suo fianco. “Dice che devi smetterla di darti la colpa per la sua morte, che non potevi farci nulla. Eravate troppo giovani, e la sua malattia troppo grave. E personalmente sono d'accordo con lui”.
Il giovane la fissava pendendo dalle sue labbra. “Dice che non riesce a passare oltre perché tu non glielo permetti, perché non riesci a perdonarti per quello che è successo”.
“Io… Come posso fare?”
Elanor spostò di nuovo lo sguardo. “Secondo lui è sufficiente che tu smetta di incolparti, che accetti che lui non c'è più”.
“Non posso…”
“Dice che lui ti ha perdonato”.
Leorio lasciò finalmente andare le lacrime che tratteneva ormai da un po'. “Davvero?”
Elanor annuì. “Vedi la luce? Non preoccuparti, seguila, è la cosa giusta da fare” disse guardando ancora quello che per l'altro era il vuoto.
“Leorio, Pietro sta per passare oltre. Credo che sia l'ultima occasione per salutarlo”. Una lacrima scese da uno degli occhi di Elanor.
“Pietro… Mi dispiace. Sappi che ti porterò con me per sempre, in ogni malato che visiterò vedrò il tuo volto. Grazie per essermi stato amico”. Sentì un tocco freddo sulla guancia destra e all'improvviso entrambi videro per un paio di secondi una lieve luce bianca.
Elanor si asciugò la lacrima. “È passato oltre”.

Leorio stette a guardare ancora per un alcuni istanti il punto in cui la luce era comparsa. Elanor rimase in silenzio. “Era… davvero lui? Mi ha toccato la guancia?”
“Sì, l'ho visto darti un leggero buffetto”.
“Lo faceva sempre”. Nascose il viso tra le mani, cercando di fermare i singhiozzi.
La ragazza lasciò che piangesse per alcuni minuti, ma vedendo che stava perdendo il controllo si alzò e si pose in piedi davanti a lui. Era così minuta da essere a malapena più alta di lui seduto. Gli appoggiò una mano sulla testa, facendola scorrere tra i suoi capelli. “Posso farti stare meglio, se vuoi. Ma non userò il mio potere senza il tuo consenso”.
Il ragazzo annuì. “Ti prego...”
La fanciulla avvolse le braccia attorno alle spalle del giovane, appoggiando le labbra sulla sua fronte e tenendolo stretto a sé. “Non preoccuparti. È tutto a posto. Vedrai, ora andrà tutto meglio”.
Gradualmente Leorio cominciò a sentirsi sempre più calmo ed ottimista, come se quelle labbra riuscissero a spazzare via tutta la tristezza. Tolse le mani dal viso e senza quasi accorgersene le portò ai fianchi della ragazza, ma lei non ebbe nessuna reazione. Alzò lo sguardo verso di lei.
“Non so bene cosa sia successo… Ma grazie!”
Lei sorrise. “Sei fortunato ad avermi aiutata con quel matcha latte: per una cosa del genere di solito chiedo più o meno un migliaio di jeni”. Ridacchiò.
Leorio alzò le sopracciglia. “Ma allora quello che hai fatto va ben oltre una lattina di bibita!”
Agitò una mano. “Non importa… A volte è un piacere, come in questo caso”. Arrossì, ben cosciente di dove fossero le mani del ragazzo.
Lui la strinse ancor di più a sé. “Per ringraziarti potrei offrirti una cena”.
La giovane sorrise e annuì.

“Tutto molto bello, ma quando ha usato gli occhi rossi?” disse Kurapika impaziente di chiudere la chiamata.
Leorio ridacchiò. “Beh, non ha scelto di usarli… Le sono diventati così quando...”
Kurapika sospirò estenuato. “Non è possibile! Te la sei già portata a letto”.
“Esatto! Due volte”. In realtà era intraprendente, si potrebbe quasi dire che sia stata lei a portare a letto me.
“Capisco… E come fai a sapere che non ricorda nulla?”
“Le ho chiesto degli occhi scarlatti stamattina a colazione. Mi ha risposto di non riuscire a ricordare cosa le fosse accaduto prima di essere adottata, ha solo qualche vago ricordo. Ma si è informata sulla storia dei Kuruta sulla rete e sui libri”.
“È chiaro. Effettivamente ricordo alcuni membri della tribù con i capelli color lavanda, ma non riesco a raccapezzarmi su quanti figli avessero né le loro età”.
Ci fu qualche secondo di silenzio.
“Hai corso un bel rischio, Leorio. Deve essere molto potente. Ma d'altra parte anche lei l'ha fatto: si è tolta le lenti a contatto quando è rimasta sola con te, e se davvero si è informata, saprà anche quanto valgono i suoi occhi. Eppure si è fidata”.
“Ti ricordo che ha dei poteri psichici! Avrà capito che non sono quel tipo di persona”.
“Anche questo è vero, ma avrebbe potuto ringraziarti e andarsene, invece ha preso a cuore il tuo caso e l'ha risolto. Perché farlo?”
“Forse perché si è innamorata di me?” L'autostima di Leorio era come al solito alta.
“Certo! Come no? Ci vediamo dopodomani alle 17 allora. A presto, Leorio”.
“Ciao Kura!”
Kurapika chiuse il ricevitore e sorrise. Ahimè, credo che stavolta tu abbia ragione, o almeno lo spero. Di sicuro anche tu hai perso la testa per lei. Che sia proprio per i suoi occhi? Perché ti ricordano… No, ormai è tutto finito, l'abbiamo messo ben in chiaro. Non vorrei che stia cercando una donna che somigli il più possibile… a me. Il biondo scosse la testa. Ad ogni modo, voglio saperne di più: questa storia non mi convince.

--Angolo dell'autore--
Ed eccoci alla seconda parte di questa storia, che finalmente chiarisce molte cose finora volutamente lasciate confuse.
Per movimentare un po' la scrittura, mi piacerebbe lasciarvi scegliere alcuni sviluppi della storia, in modo da adattarmi alle vostre decisioni. In questo caso, vi chiedo di farmi sapere se preferireste come prossimo capitolo altro su questa coppia o saltare direttamente all'incontro con Kurapika.
Vi sta piacendo questa storia nonostante l'inizio un po' “diesel”? Che ne pensate? Non siate timidi e lasciate un commento!
Baci stellari
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > HunterxHunter / Vai alla pagina dell'autore: The Lunatic Timelady