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Autore: pattydcm    03/03/2019    1 recensioni
! ATTENZIONE !! DA SAPERE PRIMA DI INIZIARE LA LETTURA !
Questa ff è la continuazione della mia OS ‘Fenix’. Vi consiglio, quindi, di leggerla, prima di affrontare quella che sarà una piccola long dal punto di vista di Greg. Dalla serie sappiamo che il suo matrimonio è in crisi e qui si approfondisce questo aspetto. Mi sono focalizzata sulla confusione che domina l’ispettore e che si estende a tutti i campi della sua vita. Non è una mystrade, in realtà non c’è una vera coppia qui. C’è la confusione di quest’uomo che si scontra con figure diverse: Sherlock, Mycroft, la ex moglie, Donovan, Molly e Moriarty. Come sappiamo dalla serie, la vita di Greg è stata messa in pericolo dalle mire di James su Sherlock. Se sappiamo come si è evoluta questa minaccia in John, nulla si sa di come l’abbia presa Greg. Ho voluto qui porre l’accento anche su questo. Ci trovarci al termine della prima stagione: Moriarty si è palesato con il suo macabro gioco e ha detto a Sherlock che gli brucerà il cuore. Non ci sarà l’incontro con la Adler, né la gita a Baskerville e il salto dal Bart's. Spero che questo esperimento vi piaccia.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Lestrade, Molly Hooper, Mycroft Holmes, Sally Donovan
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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!ATTENZIONE! CAPITOLO MODIFICATO E RIPUBBLICATO!
Buona domenica a tutti!
Ieri sera ho pubblicato questo capitolo ma ho deciso di riscriverlo perché ho avuto una illuminazione per un finale diverso
Eccovi, quindi, questa nuova versione che spero possa essere di vostro gradimento.
Buona lettura
Patty
 
Capitolo 17
 
Il silenzio è assordante in questo posto. La moquette e il soffitto affrescato riducono le dimensioni della stanza facendola diventare claustrofobica. L’arredamento è fin troppo ricercato, al punto che Greg lo definirebbe pacchiano, ma non è uno dei grandi uomini che sono soliti frequentare questo club e quindi non può capire né apprezzare questo genere di cose.
Trova assurdi i camerieri in livrea con le scarpe impacchettate per attutire il rumore cercando di ridurlo al minimo. Si chiede cosa succederebbe se ora il suo telefono iniziasse a suonare o se, più banalmente, gli scappasse uno starnuto. Gli viene da ridere a quell’idea. Questo luogo in cui il silenzio è una regola aurea gli tira fuori una grandissima voglia di fare rumore.
È seduto in questa sala d’attesa per gli ospiti da quasi venti minuti. Non si aspettava che Mycroft lo avrebbe fatto attendere, data la fretta che, per contro, a messo a lui Anthea.
“Starà trattando con qualche altro grande personaggio per evitare chissà quale guerra” pensa, anche se si rende conto che potrebbe stare trattando per farla esplodere.
<< Da quando conosci persone così pericolose? >> gli aveva chiesto Margaret quando Mycroft aveva lasciato la sua casa. Non sa nulla la sua ex moglie di quest’uomo, eppure ha deciso di rivolgersi a lui con quel termine. Pericoloso. Sì, ancora una volta Greg si trova a dover ribadire quanto il fratello di Sherlock lo sia. Nonostante ciò che gli ha appena detto Anthea sul suo conto, il fatto che ritrovarselo contro non porti nulla di buono è pura verità.
Forse dovrebbe andarsene. Ha cose più urgenti da fare, come parlare con la madre di Leslie, ad esempio, e scoprire chi ci sia dietro le minacce fatte al ragazzo. A cosa gli serve, infondo, un ennesimo incontro con Mycroft? Anthea lo ha già messo a conoscenza di una buona porzione di verità, sottolineando quanto lui sia importante per il suo capo. È dunque forse lì per quello? Per ingigantire la soddisfazione che ha provato mista al peso di quella che ha avvertito come una grande responsabilità. Oppure è lì per un altro motivo. Una motivazione che sta cercando di ignorare, ma che come un tarlo si fa strada per essere ascoltata.
<< Sono stata gelosa di te, sai? >>
Questa frase di Anthea gli da il tormento.
<< Pensavo che il mio capo potesse avere un interesse per te che andasse al di là della riconoscenza e della stima >>.
Un interesse. Seduto in questa stanza troppo silenziosa i suoi pensieri rimbombano facendo molto rumore. Rivede lo sguardo analitico di Mycroft, quello che lo ha fatto sentire un topo da laboratorio. Gli Holmes hanno un modo tutto loro di manifestare interesse, di prendersi cura, di proteggere. E se quello sguardo indicasse altro, oltre la scientifica curiosità di cui si ha l’idea di essere bersaglio?
“Anthea, però, non si sarebbe espressa al passato” si dice, muovendosi a disagio sulla sedia. Si alza e prende a camminare avanti e indietro, pestando forte i piedi alla ricerca di un rumore che possa distoglierlo da questi pensieri. Non c’è soddisfazione, però, nel sommesso ‘puff’ delle suole delle sue scarpe contro la moquette.
“Mi spieghi cosa ci sarebbe di male?”. Come se non bastasse, John giunge a porgli domande scomode. “Non sei mica obbligato a starci, come non lo eri con Jordan. O forse…”.
<< Sta zitto! >> esclama, picchiando la fronte e la sua voce improvvisa fa uno strano effetto nel silenzio.
“Sono decisamente troppo confuso” pensa lasciandosi cadere sulla sedia. “John che si mette con Sherlock; George che non sa cosa provare per il suo amico; Sally che ci prova spudoratamente, le avance di Jordan, Margaret che tenta di sedurmi e Molly…” sospira, ripensando a quel semplice bacio che la ha dato e che Anthea ha subito riportato come un fatto importante.
“E lo è, caspita” pensa.
Un bacio non è come una stretta di mano e neppure come un abbraccio. Anche quando non è spinto dalla passione o dal desiderio è comunque un qualcosa di molto intimo. Lui potrebbe anche buttarla su un’amicizia più profonda alla quale si concedono manifestazioni di questo tipo, anche se non gli è mai successo e neppure troppo ci crede. Molly, ad ogni modo, potrebbe non vederla per nulla così. Potrebbe averlo preso come un apripista per qualcosa di più e come più volte si è ripetuto tutto vuole tranne che farle del male.
“Non se lo merita” sospira, posando i gomiti sulle ginocchia. Quella con Molly potrebbe anche essere una balla storia, dal momento che questa donna deve ammettere piacergli parecchio, e non vuole rovinarla a causa della sua confusione.
“Allora fai in modo di ricompattarti, altrimenti la confusione diventerà una scusa bella e buona, Greg” fa notare John.
Si rende conto che il dottore gli manca. Avrebbe bisogno di una di quelle loro serate al pub a bere birra e parlare. Parlare davvero, come a Greg non era mai capitato. Prima pensava fosse la professione di John a renderlo così propenso all’ascolto, alla cura e capace di mettere a proprio agio al punto da aprirsi. Ora si rende conto che unito a questo deve esserci anche la sua natura che pesca da entrambe le metà dell’universo. Ne avrebbe di domande da fargli a riguardo. Non solo per avere più informazioni da usare per gestire suo figlio, ma anche perché sono cose così lontane da lui.
“Allora con Mycroft come la mettiamo?” gli domanda John con una mezza risata nella voce.
<< Non la mettiamo in nessun modo >> risponde lui, rendendosi conto di essere in tensione. Si ripete che Anthea non lo vede come un rivale e che, quindi, la curiosità di Mycroft deve essere solo curiosità, appunto. O, più semplicemente, anche l’uomo di ghiaccio ha bisogno di un amico.
“E’ ciò che gli ho detto, infondo. Siamo amici” pensa, benchè non riesca a immaginarsi con Mycroft a vivere una serata come con John, ad esempio. “Sono due persone completamente diverse” giustifica la cosa. “E lui stesso ha ammesso di non sapere un amico cosa sia” pensa, trovandosi nuovamente a ridere per quel suo aver oggettivato un individuo.
Uno dei camerieri in livrea entra nella sala d’attesa, strascicando i piedi impacchettati. Greg si zittisce temendo di essere rimproverato per il suo leggero sghignazzare e si alza in piedi. Poco ci manca che faccia a sua volta un inchino.
<< Il signor Holmes può riceverla. Prego, mi segua >> gli dice questi raddrizzando la schiena prima di girare sui tacchi e ciabattare facendogli strada.
Greg si aspettava di essere condotto lungo il corridoio della volta precedente fino allo studio privato di Mycroft in questo club. Invece è in un’altra stanza che il valletto lo conduce, dopo aver percorso nel silenzio più assoluto innumerevoli corridoi intricati. Non immaginava che questo luogo potesse essere così grande.
Il detective prende un profondo respiro e bussa anche troppo forte alla porta davanti alla quale il valletto lo ha lasciato. Il cordiale invito a entrare lo coglie impreparato. Fa capolino nella stanza, sentendosi l’essere umano più idiota sulla faccia della terra.
<< Gregory >> lo saluta Mycroft alzandosi dalla sedia. << Prego, accomodati >> lo invita indicandogli la poltrona.
Lestrade non si aspettava così tanta gentilezza. Certo questo Holmes è sempre stato educato, anche troppo per i suoi gusti, però ora sembra quasi, azzarda, felice di vederlo. Un comportamento, questo, che rinforza i pensieri che si è appena lasciato alle spalle. Greg li scaccia e muove piccoli passi incerti in questa stanza quadrata dai pesanti drappi alle tende, la moquette rosso mattone e le pareti rivestite di legno.
<< Ho chiesto di poterti ricevere in questa piccola saletta di solito adibita al gioco degli scacchi >> dice, indicando una scacchiera con pezzi scolpiti in marmo bianco e nero, silenziosamente adagiata su un piccolo tavolo posto al centro della stanza.
<< Immagino questo luogo sia più sicuro >> dice Greg accomodandosi alla poltrona.
<< Sì, è così. Anthea mi ha detto che volevi parlarmi e qui potremo farlo indisturbati e… inascoltati >> sottolinea e le sue labbra si distendono in un sorriso, mentre si siede a sua volta. Congiunge le dita sotto il mento proprio come il fratello, dettaglio dinanzi il quel Greg deve sforzarsi di non ridere.
<< Penso di doverti ringraziare per aver tenuto d’occhio Leslie. Non sarebbe più tra noi se non avessi mandato Anthea da lui >> gli dice sinceramente grato.
<< Quel ragazzino sarebbe stata un’ennesima vittima innocente di quel pazzo di Moriarty. Ma non è solo per ringraziarmi che sei qui >> constata Mycroft, scrutandolo col suo solito sguardo da scienziato. Sì, è solo uno sguardo curioso il suo che non sottende alcun altro interesse.
<< In effetti no >> ammette Greg << Ma, vedi… mi rendo conto di non essere più spinto dallo stesso desiderio di conoscenza che avevo quando ho detto ad Anthea di volerti parlare >>.
<< Allora perché sei qui? >> gli domanda socchiudendo gli occhi curiosi.
<< Io sono… confuso, Mycroft >> ammesse poggiando i gomiti alle ginocchia. Holmes non dice nulla. Si limita a osservarlo, lasciando che la pesante coltre di silenzio cali su di loro. << Quando ho capito grazie a Leslie che non eri stato sincero con me, l’unico pensiero che ho avuto è stato quello di correre a cercarti e gonfiarti di botte. Mi sono sentito preso in giro. Poi, però… durante il tragitto ho parlato con Anthea e quel che ci siamo detti ha spento questa rabbia e ora io… io sono stanco >> confessa posando le smani sul volto.
Mycroft continua a restare in silenzio, il volto impassibile ed è una strana sensazione di fastidio quella che avvolge Greg. Strana perché è come se lo obbligasse ad aprirsi in risposta della sua apparente chiusura.
<< Quel ragazzino stava per uccidersi per timore che suo padre scoprisse la sua omosessualità. È terribile. Terribilmente più grande di me, questa cosa >> sospira massaggiando il viso. << Avevo l’assurda illusione, sai, che le situazioni sulle quali il mio lavoro mi porta a indagare, le persone che mi fa incontrare e cosa queste vivono non avrebbe mai riguardato me da vicino. Invece eccomi qua >> dice raddrizzando la schiena. << Mia figlia ha tentato il suicidio per ben due volte, mio figlio ha dubbi sulla sua sessualità, il suo migliore amico è innamorato di lui e la mia ex moglie >>, sospira chiudendo gli occhi, << la mia ex moglie tenta di sedurmi per tenermi a sé affinchè la aiuti con i figli e Moriarty è un cancro impossibile da vincere. Io… non ce la faccio più, Myc >> sussurra, abbandonandosi contro lo schienale della poltrona.
Si sente un vero idiota in questo momento. Era uscito da casa di Leslie intenzionato ad incontrarlo per sfogare la rabbia, dirgliene di ogni colore e obbligarlo a raccontargli come stanno realmente le cose e, invece, eccolo lì a fare la vittima sfinita di una battaglia impossibile da vincere.
<< Posso immaginare come ti senti. Credimi >> sussurra Mycroft uscendo dal suo silenzio. Greg alza gli occhi a incontrare i suoi e non trova più la maschera impassibile che è stata fin’ora il suo volto. Un sorriso triste gli curva le labbra, al quale Greg risponde senza neppure rendersene conto.
<< Lo so >> dice << e forse è per questo che te ne sto parlando. Mi rendo conto solo adesso che anche tu hai affrontato e stai ancora affrontando buona parte di ciò che sto vivendo. Ho bisogno di un amico con cui parlare e noi ci eravamo detti di esserlo >>.
<< Sì >> annuisce lui e al detective sembra che le sue guance si colorino di rosso. << L’amicizia è una cosa… strana >> gli dice assottigliando ancora di più lo sguardo. << Non l’avevo mai presa in considerazione, ma da quando me ne hai parlato ecco… ne ho valutato la possibilità >>.
<< Me ne compiaccio >> sorride Greg felice all’idea di aver insegnato qualcosa a questo uomo apparentemente glaciale. Questi distoglie lo sguardo e il detective si stupisce del suo imbarazzo. Sarebbe così facile prendersene gioco, distruggerlo in mille pezzi ridendo di lui, indurlo a chiudersi nuovamente a riccio e, invece, è piacevole assistere a questa lenta apertura.
<< Ti ho fatto aspettare perché ho ricevuto degli aggiornamenti da Sherlock >> gli dice, portando l’argomento su fatti meno personali.
<< Aggiornamenti? >> dice sorpreso. << Ma non è pericoloso che lui ti dica cosa sta facendo? >>.
<< Non ora che prende le dovute precauzioni >> risponde e Greg vede ancora una volta l’imbarazzo sul suo volto.
<< Gli hai detto di essere sotto ricatto? >> gli chiede, colto da questa improvvisa intuizione.
<< Non io, Greg >> sospira lui con quel sorriso tirato. << Quegli spagnoli sono davvero in gamba >> ammette suo malgrado. << Grey Stone, il loro capo, ha scoperto del ricatto e della motivazione che lo ha fatto nascere >>.
<< Quindi ora Sherlock sa che tu hai…? >> esclama lasciando la frase in sospeso. Mycroft annuisce lentamente. << Cristo. E come l’ha presa? >> .
<< Si è limitato a dire che aveva sempre trovato strano fosse morto d’infarto, dal momento che un uomo simile non poteva avere un cuore >> sorride restando però infinitamente triste.
<< Come stai tu? >> gli chiede Greg, sporgendosi verso di lui. Vorrebbe potergli prendere la mano, tenerla nella sua e infondergli un po’ del calore di cui lo vede mancante.
<< Io? >> gli domanda abbozzando una risata. << Avrei dovuto essere io a parlargliene, non un gruppo di giornalisti dai metodi tutt’altro che convenzionali >> dice tra i denti. << Se non l’ho fatto è stato perché non volevo dargli l’idea che ogni cosa la si possa risolvere ponendo fine alla vita di chi ci ostacola >> dice guardandolo negli occhi. << Sì, Greg, ho pensato molto alle tue parole, al tuo insistere sul fatto che uccidere non sia mai la soluzione >> ammette e questa volta spetta a Greg sentirsi in imbarazzo. << Sherlock ha sempre agito ai limiti della legalità. Pur di ottenere giustizia in passato ha usato mezzi un po’ troppo coercitivi. Non penso sarebbe giunto a uccidere anche se io gli avessi detto cosa ho fatto per salvarlo, ma, benchè non mi sopporti, so di essere un punto di riferimento per lui. Non approva le cose che faccio per il governo, il modo in cui mi faccio usare come ‘custode dell’armadio delle scope’, come dice lui. Sono felice di questo. Mio fratello ha tante pecche, ma non è un assassino. Io… beh, diciamo che non ho propriamente un posto in paradiso ad attendermi >>.
Greg non sa bene cosa dire. Come ha detto ad Anthea, lui può essere sicuro di non avere segreti e il suo grande senso di rispetto della legge lo porta a non vedere di buon occhio atteggiamenti simili a quelli perpetrati da Mycroft. Non riesce, però, in questo momento a provare né rabbia né ribrezzo nei suoi confronti. Persiste questa profonda tenerezza e compassione.
<< Ora che Sherlock lo sa… penso tu ti sia reso conto di come questo porti la minaccia di Moriarty a decadere >> gli dice cogliendolo di sorpresa.
<< Non vedo come possa. È vero, mio fratello ora ne è a conoscenza, ma il resto del mondo no, per fortuna >>.
<< Avresti tutte le attenuanti per uscirne con una pena ridotta >> gli dice, vedendolo irrigidirsi. Accavalla le gambe e preme la schiena contro lo schienale indurendo anche lo sguardo, del tutto offeso e spaventato dalle sue parole.
<< Tu non ti rendi conto di cosa stai dicendo >> ribatte acido. << Perderei tutto quanto. Il mio lavoro, la mia posizione di rilievo in questo ambiente, le persone che si rivolgono a me per chiedere consiglio e assistenza. Tutto >>
<< Sono davvero così importanti queste cose, Mycroft? >> gli chiede sentendosi stranamente calmo dinanzi alla sua furia contenuta. << Sebbene non sia una persona importate come te, so bene cosa voglia dire perdere tutto. Ho perso la mia famiglia a causa del mio lavoro. Ho perso la donna che credevo mi amasse e che si è trasformata in un mostro, che, per il male che mi ha fatto e che ancora mi sta facendo, non fatico a definire una versione femminile di Moriarty ai mie occhi >> dice, portandolo a sbuffare una risata. << Ho rischiato di perdere i miei figli e costantemente ho paura di portarli ad allontanarsi da me o di vederli andare via delusi e sempre a causa del maledetto lavoro che amo. L’amore, però, è ben altra cosa, Mycroft, e lo sto riscoprendo solo ora. Ora che ho perso tutto >> dice e gli occhi di lui si assottigliano ancora una volta curiosi. << Posso immaginare come perdere tutto questo ti spaventi. Anche io mi sentirei morire se mi mandassero via da Scotland Yard. Non avevo pensato a quanto coinvolgere tuo fratello nei casi a me assegnati potesse mettere in pericolo il mio lavoro finchè Donovan non me lo ha detto apertamente appena pochi giorni fa’ eppure dinanzi alla possibilità che questo possa divenire un pericolo per i miei figli non esiterei a farne a meno >> gli dice, provocando l’inarcarsi scettico delle sue sopracciglia. << Se qualcuno mi minacciasse di portarmi via ciò che ho costruito, obbligandomi a macchiarmi di azioni e crimini che altrimenti non commetterei, allora non esiterei a lasciarlo, Mycroft >>.
<< Evidentemente, Greg, tu sei un uomo dall’etica e la morale ben più salda della mia e sicuramente molto più coraggioso >> ribatte lui e Greg non capisce se si stia prendendo gioco di lui o se sia serio.
<< Questa è una grandissima stronzata, Mycroft >> esclama risoluto. Mycroft sorride del suo atteggiamento e prende un profondo respiro.
<< C’era un piano in origine >> dice in un sospiro cogliendolo di sorpresa con questo repentino cambiamento di discorso. << Un’idea che Sherlock aveva avuto per poter uscire di scena e lavorare in incognito, introducendosi nella rete di Moriarty per eliminarla un pezzo alla volta >>.
<< Uscire di scena? >> domanda Greg sporgendosi curioso verso di lui .
<< Inscenare il suo suicidio >> risponde, lasciandolo a bocca aperta. << Non aveva ancora ben chiaro come fare, come ti ho detto era un’idea, e devo dire che sono felice che sia stata accantonata >>.
<< Non capisco perché trovasse necessario fingersi morto >>.
<< Perché sarebbe stato l’unico modo per impedire a Moriarty di fare del male a te, alla signora Hudson e a John >> gli spiega, lasciandolo ancora di più senza parole. << Finchè lui è in vita voi siete in pericolo, ma se lui muore allora non ha più alcun senso per quel criminale tenervi sotto tiro >>.
<< E’… pazzesco >> sussurra Greg, che si ritrova a usare questo termine ogni volta che lui lo mette a conoscenza delle verità che stanno dietro a questa storia.
<< Ma logico >> ribatte Mycroft. << Ovviamente, Moriarty aveva capito il suo intento. Quel bastardo è geniale quasi quanto Sherlock e sapeva che sarebbe arrivato a pensare a una soluzione folle come questa pur di salvarvi. Mi aveva chiesto di convincerlo a tenere John all’oscuro di tutto >>.
<< Che cosa? >> esclama Greg a gran voce. << Cristo, John sarebbe impazzito dal dolore >>.
<< E, molto probabilmente, si sarebbe ucciso >> conclude Mycroft annuendo.
<< E così Moriarty avrebbe fatto ciò che gli aveva promesso: gli avrebbe bruciato il cuore. Cristo santo >> esclama abbandonandosi nuovamente contro lo schienale della poltrona.
<< Non avevo ancora iniziato questo tentativo di persuasione. Non volevo assolutamente, sapendo a cosa avrebbe portato. John… ecco io non so ancora se posso fidarmi di lui, ma, a quanto pare, tiene davvero al benessere di mio fratello. Non penso per lui sia solo un’avventura >> dice mostrandosi in difficoltà con l’uso di simili termini.
<< Oddio, io fatico ancora a credere che stiano insieme >> ammette Greg, scuotendo il capo a quell’idea. << Cristo, proprio John. Uno dei suoi commilitoni che si è unito a noi per una bevuta un venerdì sera lo ha chiamato ‘Tre continenti Watson’ per essersi portato a letto donne di ben tre continenti, appunto. Finire con un uomo >> ridacchia scuotendo il capo. << E non un ‘uomo qualunque’, ma l’unico consulente investigativo esistente al mondo >>.
<< Non erano solo donne quelle dei tre continenti >> precisa Mycroft, inarcando un sopracciglio.
Si scambiano un’occhiata, l’uno stupito, l’altro serio, e a poco a poco si sciolgono in una risata irriverente.
<< Cazzo, non ci posso credere >> ribadisce Greg tra le risate. << Sì, penso di capire perché tu non sappia se fidarti di lui. È, però, la loro vita >> dice tornando serio. << So che temi che Sherlock possa ricadere nella droga, in caso la loro storia dovesse finire, ma le condizioni sono diverse adesso. Il suo lavoro da consulente investigativo è molto più avviato di un tempo e lui è cresciuto. Dovresti dargli un po’ più di fiducia >>.
<< Anthea >> scuote il capo Mycroft, divertito. << Quella benedetta ragazza >> ride, avendo ovviamente intuito della loro conversazione.
<< Quella ragazza ci tiene davvero tanto a te, amico mio. Mi farò, però, gli affari miei e non ti dirò che secondo me rischi di perdere una gran bella opportunità >> gli dice strizzandogli l’occhio.
<< Questo genere di cose non fanno per me, Gregory >> ribatte lui, imbarazzato dalla sua confidenza. Greg pensa di aver esagerato, ma allo stesso tempo non se ne fa un cruccio.
<< Mi avevi detto che Moriarty non aveva preso bene sapere che John e Sherlock hanno deciso di scoprire le carte >> dice, riportando comunque l’argomento su discorsi più seri.
<< Per nulla >> sospira Mycroft. << Infatti, dal momento che la messa in scena del suicidio era saltata e, di conseguenza, non poteva più costringermi a spronare Sherlock a separarsi da John, Moriarty ha deciso di iniziare a giocare di sponda >>.
<< Che vorrebbe dire?  >> chiede confuso Greg. Mycroft prende un profondo respiro e si alza dalla poltrona.
<< Ho bisogno di qualcosa di forte. Mi fai compagnia? >> gli chiede e Greg si stupisce delle sue parole.
<< Volentieri >> dice, immaginando che se Mycroft ha bisogno di qualcosa per farsi coraggio, lui non possa che doverne prendere il doppio per accusare il colpo.
<< London dry gin >> gli dice porgendogli il pesante bicchiere di cristallo.
<< Ci andiamo pesanti >> constata preoccupato Greg, accettando il bicchiere. Mycroft si limita ad abbozzare un sorriso tornando al suo posto. Prende un sorso dal suo bicchiere e Greg fa altrettanto, sentendo il sapore forte del liquore bruciargli gli occhi e la gola.
<< Ti dissi che Moriarty non era interessato ai tuoi figli. Che erano al sicuro >> dice, lo sguardo fisso sul bicchiere. << Ma come hai potuto notare da quanto è successo all’amico di tuo figlio, non è così >>. Il cuore di Greg batte velocissimo e una parte di lui vorrebbe non ascoltare quanto gli sta per rivelare. Mycroft si prende ancora qualche istante e un altro sorso. << Fox aveva notato come i messaggi inviati a tua figlia fossero diversi da quelli destinati ad altri ragazzini incoraggiati al suicidio. Come le foto che sono state modificate con Photoshop e messe on line risalissero a un tempo di tanto precedente agli avvenimenti e non fossero presenti nel computer della ragazza, nè sul suo cellulare né nei social dei suoi amici >>.
<< La tenevano d’occhio? >> rabbrividisce Greg e Mycroft annuisce.
<< L’amico di tuo figlio, Leslie, è stato usato con lo stesso scopo, dal momento che George è stato più difficilmente avvicinabile dagli uomini di Moriarty >> gli dice, con una nota d’orgoglio nella voce per il ragazzo.
<< Leslie mi ha detto che lo minacciavano affinchè mettesse in giro la voce di una relazione tra George e Sherlock >> sospira Greg, passando la mano sul viso. << Perché tutto questo, Myc? A quale scopo attaccare i miei figli? >>.
<< Per distruggerti, Gregory >> risponde diretto Mycroft. << Diffamarti attraverso la loro condotta inaccettabile >> aggiunge e il detective si rende conto di come sia un tentativo che richiama ciò che Sherlock ha fatto con la propria famiglia. Metterla in cattiva luce a causa della sua omosessualità e della sua dedizione alla cocaina. Moriarty sa essere non solo pazzo e pericoloso, ma anche cinico nel modo in cui orchestra i suoi piani. << La prima mossa sarebbe stata quella di mettere Elisabeth al pubblico ludibrio sui social, ritratta in foto equivoche >> continua Mycroft. << Questo ti avrebbe punto nel vivo e ancora di più lo avrebbe fatto se questa avesse deciso di porre fine alla sua vita. Con te fuori gioco, Sherlock non avrebbe avuto più il gancio più prolifico di casi a Scotland Yard e inoltre, scoprendosi causa dei tuoi guai, ne avrebbe sofferto e il suo cuore avrebbe iniziato a bruciare. Dal momento che con lo smantellamento del portale tua figlia è stata salvata, la seconda mossa è stata quella di tornare a dare addosso all’amico di tuo figlio per tentare di ottenere lo stesso risultato, passando, però, a una diffamazione diretta di Sherlock non solo ai tuoi occhi, ma agli occhi del mondo. Tuo figlio sarebbe stato etichettato come omosessuale e amante di un uomo molto più grande che sarebbe stato accusato di pedofilia >>.
<< Sherlock un pedofilo… oddio non ci posso credere >> scuote il capo incredulo, prendendo un sorso di gin. << Anche questo piano è stato, però, smantellato >>.
<< Sì e Moriarty non ne è per nulla contento, come non lo è di ciò che stanno facendo Sherlock e gli spagnoli >> dice compiaciuto. << Attaccare te era un primo passo. Il secondo sarebbe stato mettere tra mio fratello e John una donna. Una di quelle donne che è meglio non avere contro >>.
<< Un killer come la tua Anthea? >> domanda e benchè il discorso sia anche fin troppo serio Greg non può fare a meno di mettere una nota di malizia nella voce, giusto per smorzare la tensione. Mycroft alza appena gli occhi al cielo, infastidito da quel nuovo accenna alla sua segretaria.
<< Una escort >> ribatte serio .
<< Una escort? >> ride Greg. << E cosa se ne farebbe Sherlock di una donna a pagamento? >>.
<< Nulla, ovviamente. La donna avrebbe, però, tentato di sedurre mio fratello, mettendo il dubbio in John e lasciandogli credere di esserci riuscita. Questo avrebbe portato il dottore a credere di essersi sbagliato sul conto di Sherlock e ad allontanarsi dall’idea di tentare un approccio >>.
Greg si prende tempo per introiettare tutte le informazioni da telenovela mista a spy story che Mycroft gli sta dando. Prende un sorso di gin, cercando di immaginare che tipo di donna possa essere quella capace di dare a intendere di aver sedotto Sherlock.
“Una davvero eccezionale nel suo campo” pensa, dal momento che riesce a figurarsi fin troppo bene il consulente restare del tutto indifferente a una bella donna poco vestita a molto disponibile, intenta a mandargli messaggi inequivocabili. Pensa addirittura che non li capirebbe, che non sarebbe in grado di cogliere l’obiettivo di quelle provocazioni. È pur sempre l’uomo che è rimasto sbigottito dinanzi all’idea che una donna furiosa potesse divenire ingestibile e pericolosa, chiedendosi poi come potessero loro trovarle interessanti.
<< Fammi ricapitolare >> sospira. << Quindi Moriarty avrebbe tolto di mezzo me e di conseguenza la possibilità per Sherlock di avere casi da Scotland Yard e poi avrebbe portato John a farsi da parte. Senza più il mio sostegno, né quello di John… >>.
<< Portarlo alla decisione di inscenare il suo suicidio tenendo il dottore fuori dai suoi piani sarebbe stato ancora più facile >>.
Greg resta imbambolato, gli occhi fissi su Mycroft che prende un terzo sorso dal suo bicchiere. Non può fare a meno di trovare tutta quanta questa storia assurda e folle.
<< Quindi il suo scopo è comunque quello di isolare Sherlock per portarlo all’autodistruzione e continuare a tenere te in pugno >>.
<< Esattamente >> annuisce Mycroft.
<< Ora, però, le carte sono scoperte. Sherlock sa quali sono i suoi piani e potrà agire anche grazie agli spagnoli con lo scopo di distruggere Moriarty e la sua organizzazione >> dice, ma non vede in Mycroft il suo stesso entusiasmo. << Credi ancora che questo non sia possibile? >> gli chiede.
<< Non dico che non lo sia >> ammette dando l’idea, però, di pensarla in tutt’altra maniera.
<< Allora cosa c’è? >> gli chiede e immediatamente viene colto da un’altra intuizione. << E’ per la sua indipendenza, non è così? >> esclama e dalla reazione di stupore di Mycroft capisce di aver colto nel segno. << Mycroft, io posso immaginare come, dato quanto le amicizie che ha intrapreso tuo fratello abbiano messo nei guai sia lui che te tu abbia simili idee riguardo alle relazioni. Non puoi, però, temere che quest’uomo sia eliminato perché questo comporterebbe vedere tuo fratello camminare con le sue gambe. Saresti ugualmente importante per lui anche senza questo ricatto di cui lui non sapeva nulla e del quale tu dovevi a tutti i costi mantenere il segreto. Penso tu possa imparare altri modi di manifestare affetto che non siano legate a simili ricatti emotivi >>.
Mycroft sembra prendere in considerazione le sue parole. Resta in silenzio per un lungo momento e questa volta Greg non si sente a disagio. Assiste al suo lento rilassarsi e gli piacerebbe davvero tanto poter ascoltare i suoi pensieri, scoprire come ragiona, toccare quella genialità che sente così lontana dalle sue possibilità.
<< Non è facile ciò che proponi >> dice poi uscendo dal suo silenzio. << Mi rendo conto che le tue osservazioni sono sensate e che… sì, che è possibile io non conosca altro modo per rapportarmi con lui. Ci sono sempre stati dei segreti da custodire. Lui è della famiglia colui che ha sempre portato tutto alla luce, sia di se stesso che di tutto il resto. Io alla luce non ci so stare. Mi scotto e non voglio possa scottarsi anche lui >>.
<< Esistono le creme solari, sai? >> dice lui prendendo al volo la sua similitudine per fare una battuta capace di stemperare l’atmosfera. << Si chiamano amici, persone sulle quali poter contare, stereotipi da superare, etichette da mettere da parte, spontaneità. Potrei continuare con la lista, ma penso che il messaggio possa essere già chiaro così >>.
<< Abbastanza >> annuisce Mycroft, che non è più scettico ora, ma, anzi, riflette sulle sue parole.
<< In questi giorni più persone mi hanno accusato di fare tutto da solo. Donovan, Molly, George… loro tentano di aiutarmi ma io mi ostino a tenere le cose per me con l’assurda convinzione di poterli così’ salvare e proteggere. Come vedi non siamo poi così diversi io te e tuo fratello >>.
<< Certo che lo siamo >> ribatte Mycroft serio. << Tu comprendi la natura umana mentre noi… io meno di mio fratello, lo ammetto… ci perdiamo dinanzi a queste cose. È sempre stato così, fin da quanto eravamo bambini >>
<< Io neppure riesco a immaginare che sia tu che lui possiate esserlo stati >> si lascia sfuggire. Mycroft riporta sulla labbra quello strano sorriso nel quale ci vede una nota di malinconia.
<< Eppure è così >> sospira prendendo un sorso di gin. << Sherlock, soprattutto, lo è stato, soprattutto. Un bambino parecchio solo e incapace di accettare questa condizione >>.
<< Non vedo perché avrebbe dovuto >>.
 Mycroft sorride e distoglie lo sguardo, portandolo su un punto imprecisato del pregiato tappeto ai loro piedi.
<< Fino ai dieci anni gli è stata impartita un’istruzione casalinga, come era stato fatto a me. Aveva avuto poche occasioni, quindi, di incontrare altri bambini e quando è stato il momento di frequentare le scuole secondarie si è optato per il migliore dei collegi, lo stesso da me frequentato. Era euforico all’idea di partire, ma anche spaventato, sebbene non lo avrebbe ammesso neppure sotto tortura. Penso che all’inizio non si sia accorto della differenza palese che c’era tra lui e tutti gli altri e che abbia preso sul serio il loro dargli dello strano e le prese in giro. Poi ha iniziato a capire, ma anzichè lasciar correre quelle piccole menti inferiori senza farsi toccare dalle loro parole, lui si è intestardito a volersele fare amiche. Una volta capito di possedere qualità fuori dal comune ha pensato che mostrare la sua bravura potesse essere il modo migliore per stupire l’altro e avvicinarlo a sè. Invece ha solo ottenuto l’effetto opposto >>.
Greg la rivede tutt’ora questa tattica e si intenerisce all’idea di un improbabile piccolo Sherlock che tenta di piacere agli altri mettendosi in mostra, senza capire quanto, invece, questo sia deleterio.
<< Dal semplice isolamento al quale lo sottoponevano i bambini più piccoli si passò, anno dopo anno, agli insulti, agli spintoni, fino ad arrivare ai pestaggi o a ‘dispetti’, diciamo così, poco piacevoli. Ne ha passate tante, eppure quella voglia di… ‘amici’ non l’ha mai persa >> dice passando la mano sulla fronte.
Greg si rende conto come per Mycroft quella debba essere la prima volta che parla di queste cose. Prendono un sorso di gin in contemporanea e si scambiano un sorriso d’intesa quando se ne rendono conto.
<< Poi è successa la cosa che più temevo >> dice rabbuiandosi.
<< Cosa? >> gli chiede curioso, spezzando il suo silenzio riflessivo.
<< Si è innamorato >> risponde lui con quel sorriso tirato. << Oddio, amore forse è una parola grossa. Penso sia stata una banale cotta finita male, se non semplice attrazione sessuale. Penso sia normale in adolescenza >>.
<< Direi di sì >> dice ridacchiando, ma subito torna serio quando si rende conto che quella di Mycroft non era una battuta. Pensare che quell’uomo così intelligente possa essere all’oscuro di quelle che sono le consuete tappe dell’età evolutiva lo spiazza.
<< Ovviamente è finita male >> dice vuotando il bicchiere, come fosse sicuro che non potesse accadere altrimenti. << Malissimo direi >>.
<< Cosa accadde? >> chiede, fregandosene della possibilità di essere indiscreto. Mycroft sospira guardando in contro luce il bicchiere.
<< Sherlock non si è mai fatto troppi problemi di ciò che è etichetta, buone maniere e opinione pubblica. Benchè lo ferissero gli attacchi della gente ha imparato col tempo a disinteressarsene. Aveva trovato una persona interessante e a lui interessata, e che fosse un uomo era per lui un semplice dettaglio >>.
<< Beh… non c’è nulla di male >> ribatte Greg.
<< Tu la pensi così, anche altre persone la pensano così. I suoi compagni di scuola, però, all’epoca non l’hanno pensata così. Neppure gli insegnati. Nostro padre  poi… >> alza gli occhi al cielo e un’espressione di disprezzo gli solca il viso per un istante. << Ma la cosa peggiore è che il suo ‘ragazzo’ non la pensava neppure lui così >>.
<< Cosa? >> domanda stupito.
<< Quando vennero scoperti lo accusò di averlo plagiato, sedotto e circuito e se anche poco si conosce mio fratello si può ben immaginare quanto, se lo voglia, gli sia capace fare una simile cosa >>.
Greg resta senza parole. Non riesce a immaginare Sherlock tentare di sedurre e approfittarsi di un ingenuo eterosessuale. Non è tipo da approfittare del prossimo.
<< E’ per questo che non sai se fidarti di John? >> gli chiede, iniziando a capirci qualcosa di più di tutta quella storia.
<< Il nostro dottore non ha fatto altro, sino dal primo momento in cui hanno iniziato a insinuare una loro possibile relazione, che ribadire il suo non essere gay, non essere il suo compagno, non essere loro una coppia >> dice Mycroft stizzito. << Ora, invece, se ne esce fuori come l’innamorato devoto pronto a ufficializzare la loro situazione. L’incoerenza delle persone non l’ho mai capita né la tollero >>.
<< Penso che sia data dal fatto che si può cambiare idea, Mycroft >> precisa Greg, catturando la sua attenzione. << Non è una cosa facile quella che ha fatto John. Un conto è darsi al sesso con uomini e donne, penso, un altro ammettere, prima di tutto a se stesso e poi al resto del mondo, di essere innamorato di un uomo. E tuo fratello non è un tipo molto facile da capire, dal momento che nasconde ciò che prova così bene da sembrare una fredda macchina. Penso che la bellezza del genere umano che faticate a capire stia proprio nella possibilità di cambiare idea, scelte e decisioni. È anche l’unico modo di crescere e penso che in questo voi Holmes non abbiate molta voglia di farlo. Sherlock sta iniziando grazie a John. Penso possa iniziare a farlo anche tu, Mycroft >>.
Si rende conto che potrebbe ferirlo nell’orgoglio così grande e smisurato che quest’uomo possiede, ma poco gli importa. Lo vede nuovamente meditare sulle sue parole e quando riporta lo sguardo su di lui c’è un leggero sorriso sulle sue labbra.
<< Hai ragione >> sussurra Mycroft, la voce rotta dall’emozione. << Mi rendo conto di essere rimasto bloccato a quanto è successo ormai quasi vent’anni fa’. Non ho difeso mio fratello e continuo ancora oggi a sentirmi in colpa, perché se ha iniziato a drogarsi è stato solo a causa di quella storia andata male >>.
<< Io non penso che sia stato per quello, Myc >> dice, tentando di salvare la situazione. << Quella forse è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma, da quanto mi hai detto le altre volte, di motivi che potessero portare Sherlock all’autodistruzione ce ne sono stati parecchi già prima >> dice e sembra aver catturato l’attenzione di Mycroft. << Quando ho visto i tagli che Leslie si è fatto sulle braccia, quando George mi ha raccontato come suo padre odi così tanto gli omosessuali al punto che sarebbe capace di ammazzare il suo stesso figlio, mi è sembrato di ritrovarmi davanti a una giovane versione di Sherlock. Ho vissuto quell’impotenza che penso possa essere stata la stessa che tu hai provato. Cosa mai si può fare quando è un padre il nemico peggiore di un figlio? >>.
<< Eliminarlo >> risponde deciso Mycroft.
<< Devo ammettere che l’ho pensato anche io. Ma poi ho deciso di condurre Leslie da George, perché è di un amico che si ha bisogno in un simile momento. Io ci sono, Mycroft >> dice, ponendo enfasi nelle sue parole. << Stanco, rassegnato, impelagato in problemi familiari, ma ci sono. Moriarty mi ha spinto ad esserci per forza >> constata aprendo le braccia. Mycroft scuote il capo sorridendo.
<< Gregory Lestrade >> sospira. << Pronto a fare l’impossibile per salvare due geniali idioti. Chi salverà, però, te? >> gli chiede sporgendosi verso di lui.
<< Tuo fratello >> ribatte sicuro. << Gli servo vivo e in forze a Scotland Yard. Nessun altro gli darebbe retta, altrimenti >> conclude strizzandogli l’occhio.
Ridono di quella battuta mandando in frantumi la tensione legata a tutta quanta questa storia, a queste verità che non sono state solo quelle di cui Greg voleva venire a conoscenza. Altre se ne sono unite, più antiche, più intime.
<< So che ti chiedi come poter andare avanti nonostante tu ora sia a conoscenza di tutte queste cose, Greg >> gli dice Mycroft catturando la sua attenzione. << Io mi sento di dirti di goderti la vita. Penso sia l’unica cosa da fare. A conti fatti, in qualunque momento possiamo morire, con o senza un killer pronto a spararci >>.
<< Già >> annuisce il detective alzandosi in piedi. << Cercherò di mettere a posto Leslie e poi mi prendo altri due giorni di ferie. Se riesco a tenere buona Margaret proporrò ai ragazzi un weekend fuori porta >>.
<< Lo Yorkshire è bellissimo in questa stagione >> gli dice Mycroft alzandosi a sua volta.
<< Lo terrò presente. Beh allora… arrivederci Mycroft >> gli dice porgendogli la mano. Holmes la guarda perplesso per un istante e poi la afferra deciso.
<< Arrivederci, Greg >> gli dice e il detective percepisce una strana esitazione in lui. << Ti ringrazio per… per avermi ascoltato ed essere rimasto >> sussurra imbarazzato, stringendo un po’ più forte la sua mano. << Ti ho detto la verità. Tutta quanta, questa volta >>.
<< Sì >> annuisce Greg. << Il mio numero ce l’hai, Myc. Siamo amici e gli amici ogni tanto si sentono e magari si vedono anche per una birra. O un brandy >> dice facendo spallucce.
<< Sì, penso sia questo ciò che fanno >> dice Mycroft solenne, senza lasciargli andare la mano. Una strana tenerezza si impadronisce di Greg. Quella mano che trattiene la sua, come a prolungare ancora la sua permanenza lì in quella stanza. Non sa se è per il timore che possa accadergli qualcosa una volta fuori o se per la ritrovata solitudine che farebbe seguito al suo andarsene. Forse sono solo fantasie che si sta facendo, spinto dall’idea che chiunque abbia bisogno di compagnia e questi Holmes sanno essere così particolari da mettere in dubbio le cose più semplici.
Lentamente la mano di Mycrof lascia la sua. Si scambiano un altro sorriso e un ennesimo saluto. Greg chiude la porta alle sue spalle e si ritrova in quel silenzio così pesante in questo luogo.
<< A conti fatti in qualunque momento possiamo morire, con o senza un killer pronto a spararci >> ha detto Mycroft. Una verità schiacciante, che prima, però, lui riusciva a ignorare come il resto del genere umano. Ora, invece, gli è così difficile farlo. Fa fatica a mandare giù l’idea di potersi congedare bruscamente dalla vita, proprio come Mycroft ha fatto fatica a liberarlo dalla stretta della sua mano.
   
 
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