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Autore: Sinden    03/03/2019    1 recensioni
FF basata su film Il Signore degli Anelli - Le due Torri, genere fantasy/avventuroso
Storia di un esercito mercenario di Uomini dell'Est, comandati da una donna senza passato e senza scrupoli. Il suo arrivo nel regno di Rohan, oppresso da Saruman, porterà molte cose alla luce...non solo sul suo passato.
Estratto:
"Taci." le disse Éomer. "O i tuoi soldati non ti vedranno mai più."
"Spiacente, figlio di Éomund. Non mi impressioni. Non hai credibilità se lasci quel plebeo untuoso guidare il vostro reame. Ora sei tu il principe, non è cosí? Bene, guarda i tuoi sudditi." gli disse Goneril, indicando con un dito inanellato le abitazioni tutt'intorno. "È tua precisa responsabilità proteggerli. Per prima cosa, dovresti andare là dentro e mandare all'altro mondo quel Grima, o farlo imprigionare. Poi, dovresti galoppare con i tuoi Rohirrim verso Isengard, e spedire anche quel vecchio incartapecorito di Saruman dritto da Eru, e che se la veda lui. Allora tuo zio sarà libero, e anche tutti voi. Ma non farai né una, né l'altra cosa." Goneril fece una smorfia di disprezzo. "Invece, prendertela con una donna é più facile. Meno pericoloso."
⚜️⚜️⚜️
Capitolo conclusivo della saga Roswehn/Thranduil
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Gandalf, Legolas
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Goneril seguì Gandalf fuori dal Palazzo.

Osservó il cielo: lo splendore delle stelle con la luna piena al centro non riusciva mai ad emozionarla. Provava sincera invidia per coloro che riuscivano a farsi rapire dallo spettacolo della notte. A lei, quella vista ricordava solo le molte sere trascorse a dormire sul patio di quella piccola fattoria nei pressi dei Monti Azzurri. Preferiva dormire all'aperto, delle volte, per paura che il suo fratellastro sgattaiolasse in camera sua con qualche intenzione non proprio fraterna.

Gandalf si appoggió alla merlatura in pietra che delimitava il percorso di ronda. 
"Non tenteró di mentirti. Sei troppo furba." esordì lo Stregone. "É in corso una missione segreta, é vero. Ed é purtroppo sull'orlo del baratro."

"Continua." lo esortó Goneril.

L'Istari a quel punto le raccontó tutto quello che era successo nei mesi precedenti, a cominciare dal clamoroso ritrovamento dell'Unico Anello, fino alla sua lotta contro il Balrog, e alla recente riunione di sei componenti della Compagnia. Gli altri due Hobbit, Frodo e Sam, erano dispersi chissá dove.

Goneril non riusciva a crederci. Adesso le aveva davvero sentite tutte. Lo smarrimento dell'Unico era la leggenda più antica di Arda, una sorta di mito. Lo Stregone le aveva spiegato che negli ultimi decenni era rimasto occultato in un piccolo cassetto di una piccola credenza nella casa di un altro Hobbit. Lo zio di quel Frodo.

"Sei certo che quello sia davvero l'Anello di Sauron? Non é che hai preso una cantonata?" chiese Goneril.

"Sí, lo é. Ha superato la prova del fuoco. Non sono un rimbambito, anche se lo credi." replicò Gandalf, vagamente risentito.

"E l'hai...lasciato nelle mani di un Hobbit ancora ragazzo e del suo giardiniere?" chiese. "Sarebbe questa la saggezza illimitata degli Stregoni?"

Gandalf la guardó male. "Non giudicare le azioni degli altri. Non ne hai il diritto." rispose. "In realtà non c'erano molte alternative. Non potevamo muovere un esercito per portarlo verso il Monte Fato. Sauron e il suo occhio ci avrebbero individuato subito. Come ho detto, la missione doveva essere segreta, come un segreto é stato il suo ritrovamento. In questo senso, due piccoli, anonimi Hobbit hanno più possibilità di successo che una legione come la tua. Non credi?"

Goneril non parve convinta. "Hai per caso idea di cosa sia Mordor? Ci sei stato di recente? Non riusciranno a farsi strada in mezzo a quelle paludi e a quel fango velenifero. E quel posto brulica di Orchi. Per non parlare dei Nazgûl e dei loro draghi. Sorvolano Mordor alla ricerca di intrusi e ci vedono, sai? Ci vedono molto bene." disse. "Sei un illuso, quei due ometti sono già caduti nelle loro mani. Di sicuro si sono persi."

"No. Hanno una...guida." aggiunse il vecchio.

"Chi?" chiese Goneril.

"Oh...un essere maledetto e consumato dall'odio, ma che conosce molto bene il territorio di Mordor. Li avrà condotti su percorsi sconosciuti agli Orchi." spiegó Gandalf. "Prego i Valar perché non si sia rivoltato contro di loro."

Goneril scosse la testa. "Questa...questa é follia. Quei due sono morti."

"Se fosse cosí, Sauron avrebbe recuperato l'Anello e in questo momento io e te non saremmo qui a parlare. Tutta questa Terra sarebbe già un cumulo di cenere, e noi saremmo schiavi in catene. No, Frodo e Sam sono ancora vivi. Solo, non so fino a quanto resisteranno." mormorò Gandalf, con un sospiro. "Ora, veniamo a te."

"Cosa vuoi ancora da me?" sbottó la donna. "Ti ho seguito fin qui. Ora basta, peró."

"Come ti ho detto prima, Boromir di Gondor era unito alla Compagnia, ma se ne é andato. É stato ucciso. I nostri amici hanno perso un uomo di spada, un guerriero valido quasi quanto Aragorn. Sarebbe perfetto se tu potessi..." iniziò Gandalf.

"Un momento... Denethor ha un altro figlio. Chiamate lui, se vi serve un rimpiazzo. Faramir...il filosofo, l'intellettuale ..." propose Goneril. "Certo, pare non sia un granché con le armi in mano." 

"Egli avrà un suo ruolo in questa storia." replicò lui. "...come tutti quanti noi. Ma non sarà quello di combattere." 
Poi la guardò di nuovo. Era chiaro dove volesse andare a parare.

"No." lo anticipó lei. "Non ci pensare nemmeno, Stregone."

"Questo mondo che conosciamo é in un pericolo terribile. Chi può contribuire a difenderlo dovrebbe farlo. Sono abbastanza sicuro che non ci siano molti combattenti come te in giro." continuó Gandalf.

"Allora, permettimi di riassumere la situazione: giorni fa io sono arrivata qui con tutta la mia schiera di soldati con uno scopo, offrire il nostro aiuto a Théoden in cambio di denaro, d'accordo? Abbiamo mantenuto la parola, abbiamo fatto la nostra dannata parte in una battaglia che credo verrà raccontata nei secoli a venire. Ora, io sto semplicemente aspettando di ricevere due scrigni di legno pieni del denaro che io e quei soldati lá dentro ci siamo ben meritati. E lasciami aggiungere, che delle smanie paterne di Théoden nei miei confronti o di quello che ha intenzione di fare Sauron, non m'importa nulla. La mia storia finisce qui." lo interruppe Goneril. "Ora che so cosa sta capitando, ho ancora più voglia di andarmene."

"Perché sei rimasta, allora? Avresti potuto allontanarti da Edoras tempo fa. Dopo il tradimento dei tuoi soldati. Perché sei qui?" rimbeccó Gandalf.

Goneril non rispose, guardó verso la luna che venne parzialmente oscurata da una nuvola.

"Tu non vuoi ammettere di sentirti legata a Rohan. Non è solo Théoden ad essere convinto di essere tuo padre, lo sai anche tu." disse Gandalf.

"Sono rimasta perché Éowyn mi ha incuriosita con la faccenda dell'Anello. Volevo indagare. Ora che so, vi lascio volentieri a risolvere questa grana. E tanti auguri." sorrise beffarda. "La vostra vita é in mano a due mezz'uomini. Non vi resta che pregare."

"Anche la tua lo é." ribatté lo Stregone. "Dici di volerti ritirare in qualche luogo lontano. Ma dove credi di poterti nascondere? La vittoria di Sauron porterà il suo potere nero a estendersi a macchia d'olio attraverso tutta la Terra. Ti troveranno, i suoi servi. Ti troveranno e diventerai loro schiava, come gli altri. Come tutti noi." continuó. "Non ci sarà alcuna salvezza per te."

"Oppure potrei schierarmi con lui." disse lei.

Gandalf venne percorso da un brivido. Nell'oscurità riusciva appena a distinguere i suoi lineamenti, ma scorse molto chiaramente il suo ghigno.

"...come ha fatto Saruman. Salire sul carro del vincitore. In fondo, Minas Morgul sarebbe la mia naturale destinazione. Il posto dove una come me dovrebbe stare." continuó. "Me l'aveva detto Amon...va' dagli Orchi." Sorrise alla luna, nel frattempo ricomparsa.

"Non lo faresti mai." disse Gandalf. "Tu sei convinta di essere crudele e senza scrupoli, ma una parte del tuo cuore ha retto a tutti i dispiaceri, e vuole conoscere l'amore e tutto ció che di buono la Terra ha da offrire. Tu desideri disperatamente una vita normale, e sei ancora in tempo a costruirtela. Ma devi scegliere da che parte stare."
la esortò lo Stregone. "Ti ho portata qui per aiutarti. So di aver fatto bene. Ma sei tu che devi scegliere."

"Ti sembra che io qui sia benvoluta? Hai visto con che occhi mi guarda il nipote del Re? Quello sta aspettando solo che io me ne vada, non accetterá mai la mia presenza a Palazzo. E comunque vada, Théoden non vivrà a lungo." obiettò lei.

"Éomer ha bisogno di potersi fidare di te. Ha bisogno di tempo." replicò lo Stregone. "In veritá, quello che sceglierai di fare a Rohan non mi riguarda. Per conto mio, ti chiedo ora di unirti ad Aragorn e alla Compagnia. Anche perché temo... che un altro guaio sia in vista..." mormoró Gandalf, osservando le finestre da cui arrivavano le luci e i canti della festa.

Goneril aggrottó le sopracciglia. "A cosa ti riferisci?" chiese.

"Non so. Una brutta sensazione." Il suo sguardo si volse di nuovo alla luna, che splendeva chiara come non mai. "Come dici tu, alcuni membri della Compagnia sono deboli. Temo che possano cedere, come stava per cedere Boromir. Tu sei forte, e..." poi Gandalf non poté continuare. "Ma adesso, lascia che mi ritiri. Noi...vecchi... abbiamo bisogno di riposare." detto ció, con un mezzo sorriso si avvió verso le camerate.

Goneril osservó il mago dirigersi verso una delle stanze regali, che erano state trasformate provvisoriamente in dormitori.

"Quello Stregone ha ragione. Ma perché sono venuta qui?" si maledisse di nuovo. "Quale follia mi ha portata a Rohan? Avrei potuto proseguire fino a Esgaroth, avrei potuto andare dalla gente del lago, su a Nord Est, e poi giungere al Reame Boscoso. Thranduil...avrei avuto da lui quello che mi serviva. Perché ho lasciato che Degarre mi convincesse a venire in questo posto... che Eru lo maledica..."

Poi vide una figura stagliarsi contro la luce lunare. Un individuo che indossava un mantello, a pochi passi da lei. Il cappuccio rialzato a coprire il volto ne nascondeva l'identità.

"Te l'ho detto. Non é una buona idea parlare con mio padre." disse il Principe di Boscoverde.

⚜️⚜️⚜️

"Ho sentito quello che ti ha detto Gandalf." proseguí Legolas. "E non sono d'accordo. Tu non devi far parte della nostra Compagnia. Siamo uniti da un vincolo di lealtà e rispetto, due cose a te sconosciute."

"Beh, Elfo...hai ragione su questo. Purtroppo, il nostro Mithrandir, come lo chiamate voi folletti, ha le sue idee." ribatté la donna. "Ti assicuro che mi leverò di torno in men che non si dica. E non preoccuparti neanche per tuo padre: se Théoden onorerà il suo debito con me, Boscoverde non mi vedrà tanto presto. Il tuo fratellino passerà ancora qualche anno in pace." sorrise lei. "Naturalmente, se Sauron non dovesse vincere la sua personale guerra contro di voi. In tal caso, saremo tutti fregati." Poi rise di nuovo.

"Ridi come se fosse tutto un grande scherzo? Non é un gioco." la rimproverò il Principe.

Goneril tornò seria. "Tuo fratello é condannato, Legolas. Che quello spirito malvagio che si rintana a Mordor stavolta vinca o no, tuo fratello é destinato a essere risucchiato dal potere di Morgoth. Sauron non é che un servo dell'antico démone. Magari fra due, tre, ottomila anni. Ma succederà, lo hai saputo da Radagast. Perché ti preoccupi, allora? Non c'é niente che tu o la tua famiglia possiate fare, é tutto già scritto." commentó.
"Dovresti tornare a casa tua. Stare con tuo padre e con tuo fratello. Godervi la vostra vita da Elfi dei boschi in pace, fino a che vi verrà concesso di stare insieme."

"I tuoi discorsi sono pieni di cinismo. Allora per te é tutta una gran perdita di tempo? Allora ogni giorno della vita passa inutilmente?" disse Legolas. "Frodo sta rischiando la sua, di vita. Da solo, si é avventurato in un territorio che nemmeno da un esercito sarebbe attraversato senza fatica. Deve addentrarsi nel Monte Fato e lassù gettare l'Anello nella lava. É questo il suo compito. E ci sta provando."

"Guardami." disse Goneril. "Guardami negli occhi e dimmi che credi che ce la farà."

Legolas si giró dall'altra parte.

"Ah, ecco dove finisce la fiducia che hai in lui." commentó la donna. "Voi Elfi considerate la vostra razza la migliore e guardate dall'alto in basso le altre. Io credo, che in cuor tuo tu abbia sempre dubitato di quell'Hobbit. E parli a me di cinismo."

L'Elfo si giró di scatto.
"Dovresti andartene. Stanotte. Vattene in silenzio, che nessuno ti veda, nemmeno i tuoi uomini." le disse. "Tu ormai sei morta. Il tuo cuore é gelido, Gandalf si sbaglia anche su questo. Hai rinunciato alla vita. Sparisci, allora. Non saresti di utilità a noi come non saresti una buona figlia per Théoden. Segui il mio consiglio. Fa' come Amon, vattene. Che Arda si dimentichi che sei esistita."

Goneril sentì come una dozzina di lame penetrarle nella schiena a quelle durissime parole.

Legolas non aggiunse altro, e tornó a osservare il cielo.

Improvvisamente, la donna si sentì stanca. Una terribile stanchezza, che non era fisica, era mentale, spirituale, morale. Legolas le aveva dato il suggerimento di cui aveva bisogno, che in fondo rimbombava nella sua coscienza da molto tempo, e il chiarore di quella notte poteva aiutarla.

Lentamente, e silenziosamente, tornó alla stanza di Éowyn. Lì raccattó la sua armatura, si cambió d'abito, si raccolse i lunghi capelli e rubó uno dei mantelli della Principessa dagli armadi.

Prima di andarsene, si tolse uno dei suoi bracciali, il suo preferito, in argento, sul quale aveva fatto incidere la frase volere é potere da un orafo. Lo lasció sul piccolo treppiede accanto al letto di Éowyn.

"Addio, cugina." mormoró nel silenzio della stanza. "Che Eru ti abbia in gloria."

Poi, aprì la porta cigolante, e l'ex Generale della Prima e ultima Legione dell'Est se ne andó.

   
 
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