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Autore: Khailea    04/03/2019    1 recensioni
Certe cose sono destinate a rimanere immutate, come la bellezza di una magnifica regione che mai potrà stancare d'esser vista, ma ci sono altre piccole cose che, invece, non possono rimanere uguali per sempre.
Le persone crescono, maturano, escono dalla nostra vita ma possono ritornare.
Forse ciò che troveranno sarà diverso da quello che si aspettavano, ma non è mai detto che qualcuno non li avesse aspettati, e che non si possa andare a chiacchierare con una bella tazza di tapu cocoa
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Guzman, Moon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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La regione di Alola era...assolutamente splendida, per tanti motivi.
Tra i primi che possono venire in mente ci sono la gentilezza dei suoi abitanti, e la gran quantità di Pokémon che rendono le giornate di tutti migliori, ma il motivo per il quale molti rimangono rapiti è principalmente il paesaggio.
Alola vantava ben quattro isole, ciascuna con caratteristiche e particolarità proprie, ma sempre e comunque in grado di mozzare il fato, sia per coloro che sono appena arrivati che per chi vi vive da tempo.
Quante avventure si possono vivere in luoghi simili, solo il tempo lo sa, ed anche i ricordi.
Una giovane ragazza, di circa vent'anni, si ritrova a vagare con lo sguardo lungo l'orizzonte, nella più completa pace, superando con gli occhi alcune delle grandi palme davanti alla propria casa, finendo poi sul cristallino e meraviglioso mare dall'altra parte.
Le onde si muovevano sinuose spinte dal vento, generando una leggera schiuma in prossimità degli scogli, mentre il l'azzurro cielo era completamente privo di nuvole, come se un forte vento le avesse appena spazzate via, mentre i caldi raggi del sole illuminavano ogni cosa.
L'odore dell'acqua salata le solleticava il naso, mentre con profondi respiri si godeva quella piacevole mattinata.
Ormai erano trascorsi ben cinque anni da quando si era trasferita da Kanto ad Alola, più precisamente nell'allegra Mele Mele, la seconda isola dell'arcipelago.
Aveva avuto quindici anni all'epoca, s'era sentita così agitata ed insicura nel dover cambiare completamente la propria vita, ma era stata accolta con gentilezza e calore sia dal professor Kukui, che da Lylia Hau.
Il primo era un uomo pieno di energie che aveva dedicato la sua vita allo studio dei Pokémon, e che l'aveva accompagnatqa durante il proprio tragitto. Era solito indossare un camice da laboratorio, che però lasciava aperto mostrando così il petto nudo, dei pantaloni grigi, un cappello bianco con visiera sotto cui nascondeva i capelli neri e degli occhiali dalla montatura verde. Già prima di arrivare ad Alola l'aveva conosciuto tramite delle videochiamate, organizzate dalla madre, ed era stata sempre colpita dal legame dimostrava con i suoi Pokémon.
La ragazza invece si sarebbe potuta definire come la purezza fatta a persona, dai capelli biondi legati in una coda di cavallo ed i vispi occhi verdi. Inizialmente le era sembrava quasi timida e dall'atteggiamento riluttante nei confronti delle lotte Pokémon. Non molto tempo dopo oltretutto si era scoperto fosse la figlia della direttrice della Æther Paradise, una donna fredda ossessionata dalle Ultracreatura, e che le era sempre stata sottomessa, prova principale era la sua scarsa autostima e il fatto non scegliesse nemmeno i propri abiti.
Ma con il tempo, vivendo molte situazioni difficili, era cambiata, prendendo in mano la propria vita per essere felice.
La prima volta che l'aveva incontrata era stata lungo il ponte sospeso del sentiero Mahalo, quando Nebulino, un piccolo Pokémon simile ad una nuvoletta azzurra e viola che aveva salvato dalla Æther Paradise e che si era rivelato infine il leggendario Lunala, era stato attaccato da degli Spearow proprio su quel ponte pericolante.
Era talmente terrorizzata da non potersi muovere, ed aiutarla era stato istintivo.
Eppure alla fine fu stata abbastanza forte da decidere di trasferirsi a Kanto per trovare un uomo che potesse aiutare sua madre, fusasi con un'ultracreatura nel declino della sua ossessione.
Da allora non l'aveva più rivista, e come lei anche suo fratello Gladion, un ragazzo vestito tendenzialmente solo in nero, dai capelli biondi pettinati con una frangetta sul viso e gli occhi verdi. Fin dall'inizio avevano combattuto molte volte, e durante l'ultima battaglia gli disse che anche se non erano amici, non erano nemmeno più nemici, anche se in verità lei non l'aveva mai considerato in quel modo.
Tuttavia dopo ciò proprio come la sorella era svanito...
Fortunatamente le era rimasto Hau, il nipote di Hala, il Kahuna di Mele Mele.
E' stato tra i suoi primi sfidanti, ma già dall'inizio tra loro c'era sempre stata una sincera amicizia. Era un ragazzo molto vivace dai capelli verde scuro sistemati in una coda, e gli occhi neri. Solitamente indossava abiti molto leggeri, come una maglia nera e dei pantaloncini arancioni, e la cosa non era cambiata nel corso degli anni.
Ancora di tanto in tanto si sfidavano per vedere quanti miglioramenti avevano fatto, ed i risultati erano sempre sorprendenti.
Per quanto riguardava lei, beh, alcuni cambiamenti c'erano stati.
Non era mai stata particolarmente attenta alle mode, da bambina indossava più ciò che le piaceva, che riguardava principalmente una canottiera azzurra, dei pantaloncini bianchi e l'inseparabile cappello rosso.
Ora però non era più una bambina, aveva ben vent'anni.
Aveva tagliato i propri capelli neri facendoli arrivare poco sotto le spalle, con due lunghi ciuffi davanti ed una frangia tenuta di lato, non era però riuscita a separarsi dal proprio capello ed infatti lo teneva ancora, era il suo elemento distintivo.
Per quanto riguardava i vestiti era una via di mezzo, non troppo maschili ma nemmeno troppo femminili.
In quel preciso momento indossava una lunga gonna azzurra con alcuni fiori bianchi come decorazioni, ed una splendida luna esattamente nel punto in cui era presente una spaccatura che lasciava intravedere con facilità la bianca pelle delle gambe. 
Alla vita portava una stravagante cintura dorata, che racchiudeva le Pokéball con la sua squadra al completo, composta da Incineroar, Persian, Arcanine, Raticate, Mimikyu e, ultimo ma non per importanza, Lunala.
Dopo esser riuscita a scappare dal mondo delle ultracreature grazie al suo aiuto le aveva permesso di tentare di catturarlo, e dopo quella vittoria erano stati inseparabili.
Indossava poi un top viola aventi ai lati due lunghi tessuti verdi, le cui estremità erano legate dietro al collo, ed infine un mantello completamente bianco sulle spalle.
A non esser cambiata era più la sua espressione perennemente sorridente e dai neri e vispi occhi, grazie ai quali Hau stesso ogni volta la vedeva nei giorni in cui stravolgeva il suo guardaroba la riconosceva sempre.
Dopo aver sconfitto la lega Pokémon di Alola in ciasuna delle sue giornate c'erano stati degli allenatori pronti a sfidarla, anche se aveva sempre difeso egregiamente il suo titolo.
Capitavano però anche giorni di completo relax, come quello che stava vivendo per la precisione, e non poteva che esserne felice.
Amava la sua vita, ma anche quella pace tipica di Alola, che mai l'avrebbe stancata.
Desiderava godersela appieno però, e per questo decise di spostarsi verso il lungomare della vicina città di Hau'oli, sul lungomare.
Quel luogo in particolare le era sempre piaciuto, forse perché si poteva apprezzare ancora di più la bellezza della distesa d'acqua che li circondava, o forse perché lì aveva un ricordo a cui era molto legata...
In ogni caso, non ci mise molto ad arrivarvi, salutando in maniera cordiale tutti coloro che incrociava, fino a raggiungere la discesa che la condusse alla spiaggia.
A ben pensarci oltre al cappello aveva anche un altro tratto distintivo, ovvero il fatto avesse perso l'abitudine di indossare le scarpe. In verità era una cosa partita circa due anni prima, ogni volta che andava in spiaggia o nei campi non resisteva al desiderio di levarsi le scarpe e sentire la sabbia o il terreno sotto i piedi, e così alla fine aveva smesso di portarle.
Fu un tale piacere quando toccò l'acqua che spalancò entrambe le braccia beandosi di quell'aria fresca del mattino, chiudendo gli occhi e rimanendo nel silenzio.
Li riaprì solo qualche istante dopo, ma spostando lo sguardo qualsiasi pensiero si paralizzò.
Dall'altra parte del lungomare si trovava una figura che per molto aveva cercato, a cui era legato un ricordo esattamente in quello stesso punto.
Guzma.
In cinque anni...non era assolutamente cambiato.
I suoi capelli bianchi erano ancora spettinati e teneva sulla fronte quei grandi occhiali dalle lenti nere e la montatura gialla. Portava poi la sua solita giacca nera e dei pantaloni dello stesso colore, ma non aveva più al collo la collana del Team Skull, di cui era stato il capo.
Già, Guzma la prima volta che l'aveva conosciuto era il capo di una banda di criminali, ben conosciuti ad Alola, che però s'era vista sciogliersi dopo ciò che accadde con la Æther Paradise. 
In realtà non era certa del perché l'uomo avesse preso una simile decisione, forse era il suo punto di partenza per cambiare?
O perché venendo trascinato del mondo delle ultracreature aveva potuto vedere che rischi si poteva correre?
Se l'era domandato tante volte senza mai trovare risposta.
In ogni caso dopo quella vicenda l'ultima volta che l'aveva visto era stata proprio nel lungomare dove si trovavano, dove avevano lottato per l'ultima volta, e da lì era completamente svanito.
Eppure, era anche tornato.
Non l'aveva vista però, come lei era troppo impegnato a guardare il mare per farlo, ma la ragazza presto si avvicinò con il suo sincero sorriso sulle labbra.
-Guzma.-
Voltando leggermente la testa l'uomo posò i suoi occhi neri su di lei, ma per qualche minuto non disse nulla.
-La mocciosa si è alzata.-
Disse riferendosi sicuramente al fatto fosse cresciuta, ma infondo erano passati cinque anni.
-Però sei ancora una mocciosa.-
La ragazza ridacchiò leggermente, ritrovando in lui quel solito fare dei giorni passati.
Se inizialmente era stata intimorita dai suoi atteggiamenti provocatori dopo la loro ultima lotta non aveva più sentito nemmeno l'ombra di quel sentimento, anzi lo rispettava.
Anche se non era stato molto umile nel ritenersi il più forte di tutti, ed oltretutto aveva anche perso contro di lei, era effettivamente un allenatore molto capace.
-E' bello rivederti.-
Continuò ancora lei allegra, non mentiva, infondo anche lui aveva vissuto quella spaventosa esperienza nel mondo delle ultracreature. Poteva averla sfidata innumerevoli volte al solo scopo di batterla, ed aver fatto molte altre cose di cui certamente non si poteva andare fieri, ma le persone potevano cambiare, ed era una parte del suo passato che ricordava con un sorriso in certi momenti. Come quando ripensava alla volta in cui si era seduta sul suo "trono", facendosi anche una foto.
Lui però non le rispose, o almeno non per qualche minuto.
-Che cosa vuoi?-
Chiese poi indifferente.
-Volevo salutarti, è passato veramente molto tempo. Ti andrebbe di andare a prendere un cioccoskitty?-
Sicuramente per chiunque quell'atteggiamento sarebbe stato insensato. 
Erano stati nemici e lui era un ex criminale, o almeno da quanto sapeva lei.
Ma per il primo punto non l'aveva mai considerato tale, e voleva semplicemente poter scambiare quattro chiacchiere con una conoscenza che infondo l'aveva sempre incuriosita.
Perché era così ossessionato dalla vittora, che tipo di persona era in realtà visto i suoi sottoposti gli avevano voluto così tanto bene da chiederle perfino se sarebbe andata a salvarlo, quando finì nel mondo delle ultracreature.
Magari avrebbero potuto allenarsi insieme per diventare più forti anche, come faceva con Hau.
Allo stesso tempo comunque perfino lui fu sorpreso dalla sua richiesta, e magari anche per la bevanda scelta.
-Ricordo che ti piaceva, e dalla curiosità la provai. E' diventata la mia preferita.-
Una sorpresa ancor più grande si dipinse sul suo volto, ma svanì subito nel tentativo di ripristinare il suo tono da duro.
-Ma che razza di domande fai. Credi che abbia il tempo di fare da baby-sitter? Io sono Guzma, la distruzione fatta a persona!-
Disse lui esibendosi in una delle sue classiche pose, che le fece provare ancor più nostalgia. 
Un po' le dispiaceva non avesse accettato, ma ora che era tornato aveva tutte le occasioni del mondo.
-Che cosa hai fatto comunque in questi cinque anni? Sei stato in qualche altra regione?-
-Niente che ti riguardi mocciosa. Ma ben presto ti darò un assaggio di ciò che ho imparato, ed allora tutti vedranno chi è il più forte.-
Rispose lui con un tono di sfida ed un ghigno, ma ancora non trovò altro che un sorriso.
-Lo spero.-
Forse avrebbe preferito di vederla intimidita o simili, visto sbuffò, ma gli sarebbe risultato molto difficile.
-Immagino che invece qui nei dintorni le cose non siano cambiate. Tutto troppo noioso e senza sprint da quando il Team Skull non è nei paraggi.-
Stavolta nel suo sguardo la ragazza poté intravedere un velo di malinconia, ed il suo sorriso vacillò visibilmente.
-Guzma, non te l'ho mai chiesto...ma perché hai scelto di scioglierlo?-
Sicuramente era una domanda molto delicata, vista anche l'espressione che assunse mentre incrociò le braccia.
-Era il momento. Non è qualcosa che potresti capire. Non credo comunque che sia mancato a nessuno.-
Nuovamente calò il silenzio tra loro, stavolta più malinconico per entrambi forse, fino a quando la ragazza non alzò nuovamente lo sguardo con fare colmo di determinazione, e senza dire nulla chiamò tramite il Poképassaggio che teneva sempre con sé Charizard, il quale dopo pochi minuti arrivò muovendo con le sue ali una gran quantità di sabbia sotto lo sguardo perplesso dell'uomo.
-Guzma, vieni con me.-
Disse la donna voltandosi, porgendogli una mano, ma l'altro si limitò a spalancare gli occhi e sollevare un sopracciglio.
-Ma che diavolo stai dicendo? E dove dovrei seguirti sentiamo?-
-Ti prego, vieni con me.-
Non aveva intenzione di dire altro ma nemmeno di lasciarlo andare, e perfino per lui dovette esser chiaro visto il tempo che si prese senza muoversi.
-Sarà meglio per te che non ci siano scherzi mocciosa.-
Commentò infine avvicinandosi senza prenderle la mano, ma questo bastava all'altra che, riprendendo a sorridere, salì sul Pokémon assieme a lui:
Non ci fu bisogno di dire nulla, Charizard partì subito in volo verso la meta che lei selezionò dallo strumento ed in una decina di minuti entrambi poterono vedere l'isola Ula Ula farsi sempre più vicina.
-Vuoi dirmi che hai in mente? Perché mi stai portando qui?-
Chiese Guzma con fare particolarmente scontroso, intuendo forse la loro meta, ma l'altra non rispose fino all'atterraggio.
Si erano fermati in un punto estremo dell'isola, una zona talmente grande da poter esser quasi un piccolo villaggio, circondato però da alte mura di marmo superabili solo tramite una porta.
Come i due scesero nuovamente l'uomo la guardò con irritazione.
-Sentimi bene, non so a che cosa stai giocando ma finisce qui. Se hai intenzione di mostrarmi ancora una volta come il Team Skull sia ormai dimenticato puoi anche prendere il tuo Charizard ed andartene all'istante!-
Nonostante stesse quasi urlando la donna era ferma nel suo sorriso, e scosse il capo con tenerezza.
-Credimi, ti sbagli, guarda.-
Così dicendo sotto il suo sguardo aprì il portone principale, mostrandogli così effettivamente qualcosa che non si aspettava.
Il rifugio segreto del Team Skull sembrava esser tutt'altro che dimenticato, l'erba dei giardini era ben potata e così anche i cespugli. Lampioni e case erano stati puliti e sistemati e per terra non c'era nemmeno la più piccola foglia, solamente i vecchi disegni che la vecchia banda aveva fatto, e che erano stati lasciati come ricordo.
Guzma si guardò attorno a bocca aperta vedendo come era stato tenuto, e camminò assieme alla donna che non gli toglieva gli occhi di dosso beandosi della sua meraviglia, fino ad arrivare all'imponente edificio che era stato suo tanti anni prima.
Anche questo era stato rimesso a nuovo, ma c'era un dettaglio che prima non era presente, ovvero una piccola cornice all'interno della quale era stata messa la foto di tutte le reclute del Team Skull riunite davanti alla casa.
Solo dopo aver dato il tempo a Guzma di metabolizzare la situazione la ragazza iniziò a parlare.
-Dopo che te ne sei andato, ed il Team Skull si è sciolto, per molti mesi i tuoi ragazzi sono stati un po' sperduti, ma non hanno mai dimenticato quanto questo luogo fosse importante. A poco a poco hanno preso tutti la proprie strada, ma non hanno mai dimenticato. Purtroppo nessuno è mai venuto a vivere qui, quindi dopo un anno era ridotto parecchio male. Solo che...-
E qui fu il turno di lei di prendere una pausa, senza guardarlo nonostante sentiva bene lo sguardo fisso su di sé.
-Mi dispiaceva, lasciarlo così. Mi dispiaceva anche non avere più a che fare con voi, e me ne sono resa conto nei giorni in cui tutto era così sereno da far sembrare dovesse accadere qualcosa da un momento all'altro. Avete causato parecchi problemi, ma non ai livelli della Æther Paradise, non avete mai messo seriamente a rischio la vita di qualcuno. Ed allo stesso tempo tu hai dato un posto dove stare a tutte quelle persone, che ti volevano bene e si sentivano parte di una famiglia. Dopo un anno e varie esperienze mi sono resa conto c'era molto più di quello che sembravate, e così ho pensato, perché non mantenere anche per queste persone un bel ricordo felice?-
Spiegò lei alzando gli occhi con un largo sorriso, mentre l'uomo era completamente in silenzio.
-Ho trovato facilmente tutti i tuoi vecchi compagni, e quando ho proposto di rimettere in sesto la vostra vecchia base hanno accettato tutti. Non era per riformare il team, certo, tutti loro ormai hanno le loro vite ed io non portei mai farlo, ma l'ho fatto come simbolo per ciò che di buono aveva significato per tutti loro, per far sì che se avessero voluto avrebbero potuto tornar qui a sfidarsi, a parlare ed a ridere. Per i momenti divertenti che ho vissuto in cui centravate, e per l'aiuto che mi hai dato e la speranza in un futuro migliore...lo sai, sono stata sia a Kanto che ad Alola, e tu sei il più forte allenatore di Pokémon insetti che abbia mai conosciuto, e sarebbe stato bello per me lottare di nuovo, o magari allenarci assieme.-
Disse infine mostrandogli un oggetto che fino a quel momento aveva custodito nella propria tasca.
La pietralbore.
-Ma quella...-
Borbottò Guzma guardando prima la pietra e poi la donna, che se la portò al petto.
-L'ho sempre tenuta con me come portafortuna.-
Stavolta il silenzio che si formò tra loro era diverso, non c'era irritazione o tristezza, ma sorpresa, felicità e forse anche gratitudine.
Negli occhi di entrambi si poteva leggere qualcosa di diverso, qualcosa che li rendeva più vicini e sembrava poter simboleggiare l'inizio di un qualche legame.
-Ehi...Moon...un cioccoskitty mi andrebbe in questo momento.-
   
 
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