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Autore: Ray Wings    04/03/2019    1 recensioni
Non c'era al mondo persona che non conoscesse Fairy Tail. La gilda simbolo di Magnolia vantava tra i suoi membri alcuni dei maghi migliori dell'intero continente. Ma ogni medaglia ha due facce e se Fairy Tail ne aveva una sublime, abbagliante, dall'altro lato portava solchi indelebili, segreti che mai sarebbero dovuti uscire da quelle mura. Fairy Tail era nata anche per quello: proteggere, curare, perché la felicità, talvolta, non è altro che una maschera di ferro fusa sulla carne.
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«Sai cosa significa il mio nome?»
«Conoscendo tuo padre, penso non sia qualcosa come "fiore di campo", vero?»
«Sai bene che non ha mai avuto tutto questo riguardo nei miei confronti. Priscilla... è un nome così freddo».
«Qual è il suo significato?»
«Prova a pensare a qual è il mio significato»
«Che ne dici se invece io ti chiamassi Pricchan?»
Una risata candida e timida, gli occhi adornati di una dolce malinconia, imbrattata di un amore che neppure il tormento di quegli anni era stato in grado di sradicare.
«Sembra il verso di un animaletto».
~ Priscilla deriva dal latino Priscus il cui significato è: "antico" ~
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luxus Dreher, Mistgun, Nuovo personaggio, Wendy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest
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Casa


La missione che avevano accettato quella volta era risultata più semplice del previsto e per loro fortuna poterono far ritorno alla gilda la mattina dopo. Erza come sempre si era portata dietro decine di bagagli, nonostante fosse capace di cambiare vestito con l'uso della magia, mai Lucy aveva compreso il motivo di tutte quelle valigie. Natsu e Gray litigavano su chi fosse stato decisivo per il compimento della missione, Happy volava sopra le loro teste guardando divertito la scena e Lucy cercava solo di far notare la sua presenza che, invece, pareva ignorata. Una giornata come un'altra, se non fosse stato per lo strano vociare delle persone che li vedevano passare.
«Attiriamo l'attenzione più del solito» osservò Gray, turbato. Ma presto tutti i loro dubbi trovarono risposta. Da lontano la gilda aveva assunto una strana forma, assolutamente inusuale, forma che, avvicinati, poterono spiegare. Pilastri di metallo erano infilati al suo interno, come dita di ferro che si erano impossessate di legno e roccia, sfondando, rovinando e distruggendo. L'angoscia chiuse loro la gola, mentre si chiedevano cosa fosse successo.
«Phantom» mormorò Mirajane alle loro spalle.
«Phantom?» ringhiò Natsu, sapendo già cosa significasse quella parola. Non poteva essere altro che la gilda Phantom Lord, da sempre loro rivali.
«Ci hanno colto di sorpresa, durante la notte» spiegò ancora Mirajane. «Venite. Abbiamo allestito un alloggio improvvisato nel seminterrato».
La ragazza fece loro strada giù per le scale che conducevano al piano di sotto, dove erano stati messi tavolini e sedie per permettere ai loro compagni di sedersi e usare la gilda come avevano sempre fatto, anche se in un luogo più scuro e umido. C'era un'aria tendente alla normalità, ma era solo un arteficio. Tutti si sforzavano di far finta che nulla fosse successo, si sforzavano di comportarsi come al solito, mangiando e bevendo, ma i loro volti erano scuri e annebbiati. Natsu si avvicinò velocemente al master Makarov, ringhiando e chiedendo cosa fosse successo, ma Makarov diede loro un inusuale saluto allegro, complice forse anche l'alcol che stava tracannando.
«Ohy, ragazzi! Lucy! Avete completato il vostro incarico?» sorrise felice.
«Ehm... sì...» balbettò Lucy, a disagio per la situazione. Sopra le loro teste la gilda cadeva a pezzi e lui non sembrava preoccuparsene minimamente. Cosa avrebbe dovuto fare in un momento come quello?
«Master? Non capisce in che situazione ci troviamo?» brontolò Erza.
«La gilda è stata distrutta!» disse Natsu e Makarov rispose con una divertita risata, prima di dire: «Suvvia, calmatevi. Non è il caso di arrabbiarsi così tanto».
«Cosa?» sussultò Gray, turbato per la calma che stava dimostrando.
Makarov buttò giù un lungo sorso di birra, prima di biascicare: «Phantom? Tutto qui quello che sanno fare? Attaccare la gilda quando non c'è nessuno... a cosa è servito?»
«Non c'era nessuno?» chiese Erza, stupita.
«L'attacco è avvenuto nel bel mezzo della notte» spiegò Mirajane.
«Ecco perché non ci sono feriti» osservò Erza, con sollievo.
«Non faremo nessuna fatica ad attaccare dei codardi che attaccano la nostra gilda di notte. Non meritano il nostro tempo» disse Makarov, affermazione a cui Natsu non riuscì a contenersi e diede perciò un pugno a una cassa lì accanto, sfondandola.
«Non è giusto!» ringhiò.
«Su, su, Natsu. La gilda si può ricostruire, posso dare una mano anche io, ci metteremo pochissimo!» provò a tranquillizzarlo Priscilla, svolazzando al suo fianco.
«Non è questo il punto!» continuò a ringhiare Natsu, sgambettando furioso.
«Discussione finita!» ordinò Makarov. «Finché il piano di sopra non sarà a posto prenderemo da qua i nostri incarichi».
«Non è certo il momento di pensare agli incarichi!» continuò a brontolare Natsu.
«Natsu!» rispose a tono Makarov, ormai arrabbiato. «Ne ho abbastanza di te!» allungò una mano e caricò il colpo, pronto a colpire il ragazzo per punirlo, ma accidentalmente -o forse no- Lucy si trovò sulla traiettoria e venne colpita sul sedere.
«Perché ci vado di mezzo io?» mormorò lei, costernata.
«Nonno!» lo rimproverò Priscilla, mentre Mirajane dall'altro lato gli rivolgeva lo stesso sguardo nervoso.
«Master. Ora mi sto arrabbiando!» gli annunciò e questo lo fece scoppiare a ridere più fragorosamente di quanto si fossero aspettati. Saltò giù dalla cassa su cui era seduto e corse via.
«Nonnetto!» brontolò Natsu. «Aspetta!»
«Un momento... devo fare pipì» ridacchiò lui, scappando via.
Priscilla sospirò e incrociò le gambe, restando sospesa a mezz'aria. Si portò entrambe le mani dietro la nuca, assumendo una posa quasi disinteressata. «Credi davvero di essere l'unico a pensarla così, Natsu?» gli chiese e questo, stranamente, lo sorprese. «Siamo tutti furiosi per quanto successo, ma nessuno osa contraddire la decisione del nonno».
«Mettiti nei suoi panni» intervenne anche Mirajane. «È difficile anche per lui, ma scontri aperti tra gilde sono proibiti dal Consiglio della Magia».
«Ma hanno attaccato loro per primi!» ringhiò Natsu, sempre più furioso.
«Non è questo il punto!» lo rimproverò Mirajane.
«Se questa è la decisione del master, non possiamo fare niente» disse Erza, risoluta anche se ugualmente infastidita: la sua lealtà alle regole e a Makarov la portarono ad accettare quella decisione.
«Vado immediatamente a mettermi all'opera, vedrai che in poco tempo tornerà come nuova!» cercò di rassicurarlo Priscilla, prima di volare su per le scale. Per quanto Priscilla cercasse di trasmettere positività e ottimismo, e il master fosse stato così imperativo, quella soluzione lasciò sicuramente tutti con l'amaro in bocca. Ma cos'altro potevano fare?


La giornata passò nel completo silenzio e pesantezza di quanto quel terribile giorno aveva portato loro. Ma ora che l'oscurità della notte si stava avvicinando un altro timore si faceva strada nelle loro menti.
«Phantom potrebbe non aver finito e probabilmente ci giocherà qualche altro brutto scherzo stanotte. Cercate di non restare soli» aveva ordinato il master, prima di allontanarsi e tornare nei suoi alloggi. Questo era il motivo che aveva spinto Erza, Gray e Natsu a casa di Lucy, anche senza il suo permesso. In molti si erano accordati per passare la notte insieme, a casa di uno o dell'altro, legati anche dai loro rispettivi team e amicizie. Non era difficile per loro trovare qualcuno a cui chiedere aiuto.
«Priscilla» la voce di Makarov l'aveva raggiunta prima di andarsene. «Vale anche per te».
«Suvvia, vecchio! Ti preoccupi troppo!» aveva sorriso lei, cercando come sempre di sdrammatizzare. «Fai come ho detto» l'aveva semplicemente zittita lui e se n'era andato senza darle tempo di replicare. Priscilla si era imbronciata e grattandosi la testa si era chiesta perché non potesse semplicemente restare con lui.
«Passo più tempo fuori di qui che con loro, non ho con nessuno un rapporto tale da chiedere di dormire insieme» bofonchiò passando in rassegna tutti i membri di Fairy Tail nel tentativo di trovare qualcuno che avesse potuto accettare di buon grado la sua richiesta.
«Priscilla!» la voce di Levy squittì al suo fianco, attirando la sua attenzione. «Puoi stare con noi, se ti va».
«Levy-chan sei così gentile!» esclamarono all'unisono Droy e Jet, emozionati dal buon cuore della loro compagna.
«Sei sicura? Insomma, sei già ben scortata, non vorrei essere di troppo» ridacchiò Priscilla, un po' in imbarazzo. Era allegra e cordiale con tutti, ma era anche evidente la sua solitudine. Da quando aveva avuto i suoi problemi con Laxus, nonostante il carattere solare, non aveva fatto che restare da sola. L'unico che avesse mai accettato di affiancare era, talvolta, Mistgun. Forse perché simili nel ruolo che avevano nella gilda, sempre assenti e solitari, forse si erano trovati in qualche modo in sintonia. Nessuno sapeva cosa legasse quei due, anche perché Priscilla non aveva mai accennato niente che potesse far pensare a un'amicizia o un legame di sorta. Lei diceva anzi che era solo un rapporto di convenienza: lui portava a termine gli incarichi che lei non riusciva, dividendo la paga, lei invece permetteva a Mistgun di interagire col mondo e con la gilda senza doversi esporre apertamente, non a caso era lei che tornava a prendere gli incarichi dalla bacheca per lui. Raramente Mistgun aveva messo piede lì dentro. Forse era proprio l'essere la nipote di Makarov, l'unico che l'avesse mai visto in volto, ad aver spinto Mistgun ad accettarla come sua partner in alcuni viaggi. Questo comunque non cambiava il fatto che lei, in fin dei conti, non avesse nessuno da poter chiamare veramente amico lì dentro. Probabilmente persino Mistgun stesso non lo era.
Levy annuì convinta.
«Ho una grossa scatola di biscotti che possiamo dividere e poi possiamo passare la notte a raccontarci qualche bella storia! Ho letto un sacco di libri di cui mi piacerebbe parlare insieme a una ragazza» disse lei, cercando una scusa per convincerla ad accettare.
«Biscotti?» si limitò a chiedere Priscilla, già con l'acquolina in bocca.
«Non hai sentito altro?» chiese Jet, stupito dalla semplicità di quella ragazza.
«Accetto!» esultò lei, pregustandosi già la golosa serata. «E come sono? Al cioccolato? Cannella? O alla vaniglia?» chiese svolazzando di fianco alla ragazza, che ridacchiante si era già incamminata verso casa di Jet, dove avevano deciso di sostare per quella notte.
«Ne ho fatti alcuni al burro proprio questa mattina, li vuoi assaggiare? Possiamo passare dal dormitorio femminile e prenderli» chiese Levy, camminando allegra.
«Tu prepari i biscotti?» chiese Priscilla sconvolta dalla scoperta.
Levy annuì e camminando allegra per la strada disse: «Posso insegnarti!» annunciò, contenta di aver trovato qualcosa che avesse potuto usare per provare a legare un pochino con lei. «Ho sentito da Mirajane che ti piace molto la frutta caramellata» le venne in mente e si portò un dito al mento, pensierosa. «Forse ho un libro di ricette che può spiegarci come fare, devo solo ricordarmi dove l'ho messo».
«Ti aiuto io a cercarlo!» rispose Priscilla entusiasta.
«Anche noi!» risposero in coro Droy e Jet, cercando di farsi coinvolgere nei progetti per la notte che Levy stava facendo.
«Passeremo una bella serata, sarà come un pigiama party!» ridacchiò Levy, contenta.
«Un pigiama party!» esultò Priscilla, alzando le braccia al cielo. Fu in quel momento che una strana sensazione le fece venire i brividi alla schiena. L'aria aveva come cambiato consistenza e una corrente le aveva pizzicato il naso. Fece volare il gruppo di Levy, spingendoli lontani con un colpo d'aria che sembrava quello di un tifone. Confusi, urlarono mentre roteavano per aria e cadevano nuovamente al suolo. Un altro soffio di vento li trattenne e impedì loro di sbattere contro l'asfalto, assicurandogli un atterraggio morbido. Nella confusione, avevano sentito appena il tonfo che c'era stato alle loro spalle. Priscilla era inginocchiata a terra, ricoperta di polvere e con delle evidenti ferite alla schiena. Di fronte a lei, nella polvere, si stava rialzando un uomo dalla folta capigliatura scura e un sorriso inquietante. Ma forse, più inquietante del sorriso, c'era il suo braccio che pareva un pilastro di metallo e i chiodi conficcati nel viso come fossero decorazione.
«Chi diamine sei?» ringhiò Priscilla mentre Levy, Droy e Jet venivano delicatamente posati a terra alle sue spalle. L'uomo non rispose, ma il sorriso si incurvò maggiormente su sul viso e ghignò in un modo raccapricciante. Tirò indietro il braccio metallico e si preparò a colpire la ragazza di fronte a sé.
«Anima del vento: ascensione!» disse Priscilla, richiamando così il potere della sua magia. Una corrente di vento tanto rapida da essere visibile nella polvere che raccoglieva raggiunse l'uomo alle spalle e lo colpì alle gambe, trascinandolo verso l'alto. Questo lo fece ribaltare e volare all'indietro e Priscilla si preparò rapidamente a un secondo attacco. «Press...» cominciò ad annunciare, pronta a sferrare un attacco dall'alto che avrebbe fatto sbattere a terra il nemico. Ma non riuscì neanche a terminare la parola che dalla polvere sollevata nell'attacco emerse il braccio metallico dell'uomo. Priscilla si era concentrata sul destro, non sapendo che quel particolare tipo di magia funzionava anche con l'altro braccio. E certo non poteva immaginarsi che fosse anche in grado di allungarlo a piacimento. La colpì in pieno ventre, la sbatté a terra e la spinse nell'asfalto per almeno un paio di metri.
«Priscilla!» gridò Levy, spaventata, quando si rese conto che l'amica non pareva muoversi più. Jet partì come un fulmine, approfittando della sua incredibile velocità, provò a sferrare un attacco a sorpresa. Riuscì a raggiungerlo e colpirlo, ma il pugno non lo scalfì minimamente. Si fece cogliere dalla sorpresa e questo diede tempo al nemico di reagire e colpirlo con un calcio che lo scaraventò contro il muro. La violenza fu tale che anche Jet perse i sensi.
«Levy, resta indietro!» disse Droy, preoccupato, preparandosi a fare la sua mossa. Ma l'uomo non gli diede tempo neanche di accorgersi della sua presenza, gli si lanciò contro e lo colpì, raggiungendo un istante dopo anche Levy, alle sue spalle. Erano bastati solo un paio di minuti e quello sconosciuto era riuscito a mettere KO quattro membri di Fairy Tail senza subire il minimo danno.
Rise in quel suo macabro modo e afferrò le sue vittime, trascinandole verso il Grande Albero del parco, dove avrebbe concluso la sua opera, inchiodandoli e disegnando su di loro il simbolo della propria gilda. Tutti dovevano sapere chi stava cercando di stuzzicare la loro rabbia.


Quando Priscilla riuscì a riaprire gli occhi si trovò stesa in un letto. Ricordava bene cosa fosse successo e non era difficile capire come fosse arrivata lì. L'uomo dalle braccia di metallo li aveva attaccati e in pochi istanti li aveva sconfitti, senza dar loro nemmeno il tempo di pensare a una difensiva. Era stato incredibilmente rapido e di una potenza mai vista prima. Poggiò una mano sul letto e si tirò a sedere, guardandosi attorno. Quelle mura non potevano essere che dell'ospedale, quel terribile bianco somigliava troppo al volto dei malati. Si portò una mano al ventre, dove quel il braccio pilastro dell’uomo l'aveva colpita facendole perdere i sensi e mugolò al ricordo del terribile dolore provato. Si voltò e alla sua sinistra trovò un separè di stoffa a dividerla da chi riposava al suo fianco. Si tolse il lenzuolo dalle gambe e scese dal letto, oltrepassando il separè. Steso, con un occhio fasciato e probabilmente non solo quello, c'era Jet ancora privo di sensi.
«Quanto tempo è trascorso?» si chiese camminando oltre nella stanza e trovando anche Droy e Levy. Tutti e tre respiravano grosse boccate d'aria, ancora debilitati per le ferite.
«Levy-chan...» mormorò guardando la ragazza stesa nel letto. Un nodo alla bocca dello stomaco le provocò quasi lo stesso dolore del pugno dell'uomo di metallo, un senso di colpa che non avrebbe estirpato facilmente. Spostò lo sguardo fuori dalla finestra: da lì riusciva a vedere la gilda, piena di toppe e sistemazioni d'emergenza. Era altrettanto ferita, forse anche più di quanto si aspettasse. Strinse i pugni dalla rabbia. Ancora una bizzarra sensazione di pericolo, una puzza le arrivò al naso. Spostò lo sguardo verso il mare e lì vide la loro rovina che si avvicinava pericolosamente: un castello pareva muoversi su delle gambe proprie ed era diretto proprio a Magnolia, attraverso il mare. Non sapeva cosa fosse né chi lo stesse manovrando, ma avrebbe scommesso qualsiasi somma che fossero sicuramente quelli di Phantom Lord, insoddisfatti e decisi a dar loro il colpo di grazia.
«Se ci uccidete...» mormorò, mentre il sangue cominciava a ribollirle nelle vene. «Come posso mantenere la mia promessa, se ci uccidete?». Digrignò i denti e si afferrò le bende che aveva attorno alla testa. Se le strappò via con rabbia, scoprendo così una pelle liscia se non per una lieve sfregatura. Niente di grave, se non qualche graffio superficiale ormai del tutto rimarginato. Si rivestì rapidamente e infine uscì, sbattendo la porta alle sue spalle. Grazie alla magia del vento che le permise di volare a grande velocità raggiunse la gilda in pochissimi minuti. Atterrò e corse all'interno della locanda, scendendo lungo le scale del seminterrato. Fece un sospiro e cominciò ad allungare la bocca in un sorriso che avrebbe regalato a chiunque gli si fosse parato davanti, ma si bloccò appena all'ingresso quando sentì pronunciare quel nome. Un battito al cuore tanto forte da farle per un istante girare la testa, la costrinse a fermarsi sulla soglia.
«Laxus» la voce di Mirajane, rotta, che parlava con una Lacryma per la comunicazione. «Il master è stato sconfitto, è in fin di vita, e non riusciamo a trovare Mistgun. Sei la nostra unica speranza, ti prego. Torna qui».
«Gli sta bene al vecchio!» scoppiò a ridere Laxus. «La cosa proprio non mi riguarda. Arrangiatevi».
«Laxus! Tu... perché...» provò a formulare Cana, colta da un lampo di rabbia.
«Dopotutto è stato il vecchio a cominciare questa guerra, perché dovrei essere io ad andare in suo soccorso?»
«Tua sorella è in ospedale, non ti importa neanche di questo?» ringhiò Cana.
«Priscilla?» chiese Laxus, alzando un sopracciglio. Da quanto tempo non pronunciava quel nome? Faceva davvero uno strano effetto. «Quella stupida! Non ne ha mai combinata una giusta!» scoppiò di nuovo a ridere.
«Hanno preso di mira Lucy! È una di noi!» insistè Mirajane, giocando tutte le carte che aveva.
«Lucy? E chi sarebbe? Ah!» si ricordò poco dopo. «La nuova arrivata! Dille che potrei anche aiutarla se accetta di diventare la mia donna».
«Sei spregevole!» ringhiò ancora Cana.
«Cana!» la richiamò Macao, con uno strano tono panico. La ragazza si voltò, pugni serrati, furibonda negli occhi. «Che vuoi adess...?» si bloccò e un nodo le serrò la gola. Incrociò lo sguardo di Priscilla, immobile all'entrata della locanda. Guardava lei, Mirajane e soprattutto Laxus oltre la Lacryma, sicuramente testimone di almeno quelle ultime parole. Parole che non solo erano state spregevoli verso l'intera gilda, a sottolineare quanto suo fratello fosse un bastardo, ma anche verso di lei, che non smetteva di rivolgergli sorrisi ogni volta che lo incrociava.
«Priscilla...» mormorò addolorata.
«Priscilla?» chiese Laxus, sentendo Cana pronunciare il suo nome. «È lì? Allora sta bene, visto? Almeno uno dei problemi è risolto» sghignazzò divertito. «Fareste meglio a dire al vecchio di ritirarsi e lasciare la gilda nelle mie mani, non è più in grado di occuparsene visto cosa sta combinando» scoppiò di nuovo a ridere, come fosse una esilarante barzelletta.
«Mira!» provò a chiamarla Cana, nella speranza che ponesse fine a quella conversazione in un modo o in un altro, prima che Laxus avesse potuto dire altro di terribile in presenza di sua sorella. Ma non sembrò esserci bisogno del suo intervento: Mirajane, ormai alle lacrime, fece esplodere la Lacryma per la rabbia.
«Non posso credere che una persona del genere faccia parte di Fairy Tail!» si lasciò sfuggire, in preda alla furia.
«Lui... ha solo dimenticato» mormorò Priscilla in un vago tentativo di difenderlo, o forse difendere più se stessa e la sua ostinazione a non volerlo odiare, nonostante tutto. «Come le altre volte» aggiunse poi in un sussurro tanto flebile che nessuno riuscì a coglierla. Ma forse era meglio così.
«Mi dispiace, Priscilla» singhiozzò Mirajane, rendendosi conto di non essere stata delicata nei suoi confronti, anche se certamente non si sarebbe rimangiata quanto aveva detto. Priscilla scosse la testa e lentamente si raddrizzò.
«Su, su!» disse con un tono di voce ora improvvisamente diverso. Finalmente riuscì a tirarlo fuori, quel sorriso che si era preparata sulle scale. All'improvviso parve liberarsi di ogni accenno di dolore come di un mantello inutile, se lo scrollò semplicemente dalle spalle e tornò a essere la luminosa e radiosa Priscilla di sempre. Si portò le mani dietro la testa, assumendo una posa rilassata e allegra.
«Piangere fa bene, non devi chiedere scusa. E se avrai modo di incrociare Laxus nei prossimi giorni tiragli un bel cazzotto in faccia!» disse divertita, simulando l'azione. «Così!» disse ripetendo il gesto. Rise tra sé e sé, divertita, prima di aggiungere: «Fino ad allora, don't worry! C'è Priscilla qui con voi!»
«Priscilla...» mormorò Mirajane, commossa dalla forza d'animo che la ragazza stava dimostrando. In un solo istante, appena sveglia dal coma, aveva realizzato che suo nonno era in fin di vita e si era ritrovata a sopportare le barbarie di un fratello che ingiustamente amava ancora. Eppure non smetteva di sorridere.
«Bene, gente!» gridò, volando su uno dei tavolini per farsi vedere anche dal resto della gilda. Fece svolazzare una scopa da un angolo della stanza e la prese al volo, alzandola sopra la testa come fosse una bandiera, per avere qualcosa con cui incitare le persone che aveva attorno. Erano tutti feriti, non solo nel corpo, ma anche nell'animo.
«Ascoltatemi, tra poco il nemico si abbatterà su di noi. Sarà qui a momenti, è vicino alla nostra costa» annunciò, facendo nascere un mormorio spaventato e incredulo. «Non ho idea di cosa vi sia successo mentre dormivo, ma penso di immaginarlo. Anche io ho subito profonde ferite, non solo nel corpo. Questa è la nostra casa» una strana ombra negli occhi rendeva quella frase più pregnante di quanto lo fosse in realtà. Significava molto per lei. «Ma il punto è proprio questo! Questa è la nostra casa, è stata ferita e noi ora siamo terrorizzati. E per questo li lasceremo fare? Davvero permetterete alla nostra paura di darla vinta a loro? So cosa pensate: siamo soli. Non c'è il master, non c'è Laxus e nemmeno Mistgun. E allora? Solo loro hanno diritto di proteggere Fairy Tail? Siamo o no membri di Fairy Tail anche noi?» e un coro d'approvazione si alzò, in risposta alle sue parole.
«Lucy?» chiese Priscilla, voltandosi verso la ragazza. Lei non aveva risposto, lo aveva sentito bene. Non sapeva ancora perché Phantom Lord ce l'avesse con lei, ma Mirajane aveva detto a Laxus che era il loro obiettivo e non aveva fatto a meno di notare lo sguardo arrossato e assente della ragazza dal momento in cui aveva messo piede nella gilda.
Lucy abbozzò un sorriso, incoraggiata dalle sue parole.
«Sì!» rispose con le lacrime agli occhi. Anche lei era membro di Fairy Tail, e non c'era cosa che la rendeva più felice.
«Finché anche solo uno di noi resisterà, Fairy Tail non morirà mai! Non importa se a farlo sarà Erza, Laxus, il master, o io, Cana o Bisca o addirittura il piccolo Romeo. Finché anche solo l'idea di Fairy Tail resterà nei nostri cuori, essa non cadrà! Per questo dico al diavolo Mistgun! Al diavolo Laxus! Bastiamo noi a curare queste profonde ferite, perché non siamo certo meno importanti di loro che oggi qui non ci sono! Anzi... proprio perché oggi qui non ci sono, ma noi sì, allora noi e solo noi oggi abbiamo diritto di essere la vera Fairy Tail! Uscite fuori con me e urlate questo nome a squarciagola fino a quando ne avrete la forza!»
«Andiamo!» gridò Natsu, in preda al fuoco, e seguito dalle urla dei compagni corse fuori, nel cortile, pronto ad affrontare qualsiasi nemico gli si fosse parato davanti.
«Fairy Tail!» gridò Priscilla dall'alto del suo tavolino, puntando la scopa che ancora stringeva in mano verso la porta. «Fairy Tail!» urlarono in coro il resto dei suoi compagni in risposta, carichi come poche volte lo erano stati. E quando finalmente anche l'ultimo fu fuori, Priscilla potè tirare un sospiro di sollievo. Si accasciò sul tavolo e lentamente voltò lo sguardo a Mirajane, che ancora piangente era rimasta l'unica a farle compagnia.
«Come sono andata?» ridacchiò Priscilla, mostrando ora tutti i segni di un'angoscia e una responsabilità di cui si era sentita in dovere di caricarsi ma che non era sicura di poter gestire.
«Il master sarebbe fiero di te» annuì Mirajane, sforzandosi di sorridere.
«Meno male!» ridacchiò ancora Priscilla. «Spero solo che torni presto e non mi costringa a rifarlo. Non sono tagliata per questo ruolo».
«Priscilla» mormorò Mira, pronta a dire qualcosa ma senza riuscirci.
«Va tutto bene, Mira-chan» la rassicurò lei, sapendo dove voleva andare a parare: altre scuse per ciò che era successo con suo fratello poco prima. «È normale che lo odiate, non vi biasimo. Non lo conoscete, lo capisco» e rilassandosi ancora di più sul tavolino, alzò lo sguardo al soffitto. Il suo sorriso ora sembrava più sincero di molti altri. «Tornerà».
«Lo stai ancora aspettando» mormorò Mira, addolorata nel vedere quell'incredibile speranza verso un uomo che, a parer suo, non valeva nemmeno il tempo di essere pensato. Priscilla ridacchiò divertita, sapeva che sicuramente agli occhi degli altri doveva sembrare proprio una stupida. «Che vuoi che ti dica, Mira-chan» ridacchiò, prima di rispondere con un'alzata di spalle. «È il mio ruolo». Un violento terremoto scosse la gilda tanto che il legno cigolò. Era il segnale.
«Sono qui» commentò Priscilla, sollevandosi in volo. «Resta al sicuro, Mira-chan!» ordinò, volando fuori dalla gilda e portandosi tra le prime fila dei suoi compagni. Strabuzzò gli occhi nel vedere da vicino che si trattava di un vero e proprio castello con le gambe che pesantemente camminava verso di loro, come le era parso di vedere dalla finestra dell'ospedale.
«La loro gilda si muove!» commentò Natsu, sconvolto.
«Questa è follia» balbettò Alzack, indietreggiando di un passo per la paura.
«Non arretrate!» ordinò Priscilla, voltandosi a guardare i suoi compagni. «Se voi scappate, chi resterà a salvare il nome di Fairy Tail? Volete davvero arrendervi e vendere una vostra compagna al nemico?»
«No, questo mai!» rispose Bisca.
«Non gli permetteremo di avvicinarsi a Lucy e a Fairy Tail!» aggiunse Elfman.
«Bene» mormorò Priscilla facendosi avanti e ponendosi alla testa del piccolo plotone. La gilda di Phantom Lord si fermò a pochi metri dalla costa con un tonfo tale da sollevare schizzi ovunque. La voce di Josè, il master che aveva ridotto Makarov in fin di vita, risuonò a un interfono mentre un lato di una torre cominciava ad aprirsi.
«Priscilla Dreyar, nipote di Makarov» sghignazzò. «La tua inutilità è leggenda» scoppiò a ridere. «Una vergogna per Fairy Tail e per lo stesso Makarov. Povero vecchio, i cui due unici discendenti sono una debole maga del vento e uno psicopatico nipote che punta alla sovversione. Fairy Tail è già morta!» rise ancora più forte, sapendo di aver minato alla sua sensibilità tirando in ballo non solo il nonno ormai sul punto di morte ma anche il fratello ribelle. Ma questo parve non scalfirla nemmeno. Priscilla sorrise, decisa e per niente intimorita.
«Finché ci sarà anche solo l'idea di una Fairy Tail in un qualsiasi essere umano, essa non morirà mai» urlò e alzò una mano al cielo, mettendosi in posizione per richiamare la propria magia.
«Anima del vento: tornado!» gridò, abbassando rapidamente la mano destra e sollevando la sinistra. Le incrociò a metà strada e così rimase, a gambe divaricate e la braccia incrociate ben tese di fronte a sé. I palmi delle mani ben aperti e il volto corrucciato e concentrato. Dal cielo scese rapidamente una nube d'aria, sempre più larga, rapida e rumorosa nel suo roteare. Un vero e proprio tornado inghiottì la gilda di Fairy Tail, avvolgendola e chiudendola al suo interno.
«Siamo...» balbettò Alzack, senza riuscire a concludere.
«Siamo dentro a un tornado?» riuscì invece a pronunciare incredula Laki.
«Ma non dovrebbe sbalzare via anche noi?» balbettò Gray.
«Il vento risponde ai suoi comandi» rispose Loki. «Ha creato un muro intorno a noi e sbalza fuori tutto ciò che prova a entrare, proteggendo noi al suo centro. Guardate il mare!» indicò facendo notare come persino l'acqua venisse sparata distante dal cerchio protettivo che Priscilla aveva creato intorno a loro.
«Debole maga del vento, eh?» gridò Natsu provocatorio contro Josè.
«È incredibile. È davvero una gran quantità di vento... riesce davvero a manovrarla tutta?» chiese Lucy, stupita. E ancora una volta le tornarono alla mente le parole di Mirajane: avrebbe potuto fare molto di più, se solo si fosse impegnata. Sicuramente le capacità non le mancavano, vista la dimostrazione che stava dando. Si chiese per quale motivo allora fosse famosa per non essere riuscita a portare a termine nessun incarico consistente, se non sotto la scorta di Mistgun.
Josè rise ancora, per niente intimorito, e dal foro nella parete della gilda uscì un cannone di dimensioni gigantesche.
«Ohy?» chiese stupito Loki, sconvolto per quanto stesse succedendo.
«Che intenzioni ha con quello?» Chiese Cana, ancora più terrorizzata.
«Erza!» gridò Priscilla, senza riuscire a trattenere la paura nella sua voce. Il suo muro di vento sarebbe stato efficace contro gli attacchi fisici, ma aveva il terribile timore che quel cannone avrebbe facilmente sfondato la sua difesa.
«Restate tutti indietro!» gridò Erza al resto dei suoi compagni, pallida in volto.
Il canone cominciò a caricare il colpo, facendo nascere sulla sua punta una sfera di luce nera che tutto trasmetteva tranne che tranquillità. Somigliava a un enorme buco nero: non sapevano cosa fosse, ma era facile intuirne la potenza. Erza corse verso Priscilla, superandola di appena un paio di passi, ma restando comunque dietro al muro di vento da lei creato. Si riequipaggiò rapidamente della sua armatura migliore per la difesa: l'armatura di adamantio.
«Che vuoi fare, Erza?» chiamò Macao preoccupato.
«È pura magia, Erza!» disse Priscilla, riuscendo a riconoscerne almeno la natura. «Mi dispiace, non posso fare di più» si rammaricò.
«Ci penso io! Tu continua a proteggere la gilda!» disse Erza, portando avanti lo scudo. Il cannone ormai gonfio di mangia sparò infine il suo proiettile nero.
«Erza!» gridò Bisca, preoccupata.
Il colpo fu terribile. Superò il muro di vento di Priscilla con una facilità incredibile, più di quanto lei avesse immaginato, e si schiantò contro lo scudo di Erza con un tonfo che rimbombò a lungo per tutta la città. L'onda di energia continuò a colpire lo scudo di Erza per lunghi secondi, sgretolandolo lentamente, e la sua portatrice, dietro di esso, lamentava e digrignava i denti. Ma non si arrese, fino a quando la sua armatura non venne distrutta e il colpo del tutto parato.
«Erza!» la chiamò Priscilla colma di preoccupazione.
«Erza! Resisti!» le disse Natsu, correndole a fianco e aiutandola ad alzare la testa.
«Prima Makarov, ora anche Erza è fuori combattimento» disse Josè. «Non avete più speranze! Consegnatemi Lucy Heartphilia!»
«Mai!» ringhiò Bisca.
«Non siamo una gilda che vende i propri compagni!» le diede corda Alzack.
«Lucy è una di noi!» gridò Macao e subito un coro di sostegno si alzò alle sue spalle, dal resto dei membri di Fairy Tail. Nessuno, neppure per un istante, avrebbe mai accettato l'idea di vendere un compagno anche se questo avrebbe significato morte certa.
«Meglio morire che consegnare uno di noi!» si sollevò Erza, furibonda.
E Lucy, dietro al gruppo, cominciò a cedere nuovamente alle lacrime, turbata dai sensi di colpa e dalla felicità di aver trovato persone come loro.
«Questa è la nostra casa» mormorò Priscilla, infiammata dalla stessa ira. «Questa è la casa di chiunque porti su di sé il simbolo di Fairy Tail! E nessuno verrà mai dimenticato o lasciato indietro! La nostra casa sarà sempre pronta ad accoglierli tutti!» gridò, mossa non solo dall'ira di quanto stesse accadendo ma anche incendiata da una personale battaglia che ormai da anni combatteva. Si afferrò l'unico guanto che aveva, alla mano destra, e lo sfilò via con enfasi, scoprendo così finalmente il proprio simbolo sul palmo della mano, esattamente al centro delle cinque dita. Era proprio dove avrebbe dovuto essere: il punto di contatto per chiunque avesse avuto bisogno. Chiunque avesse alzato lo sguardo su Priscilla, avrebbe trovato di fronte a sé non solo una mano, ma la stessa Fairy Tail pronta ad afferrarlo e risollevarlo. Lucy aveva come il sospetto che quel punto per la stampa del simbolo non fosse stata scelta a caso. Priscilla poteva stringere tra le dita la propria gilda o porgerla in aiuto a chiunque lo desiderasse. Il discorso esortativo che aveva fatto all'interno del seminterrato ne era un'ulteriore prova: era la degna nipote di Makarov Dreyar e dei suoi ideali.
«Anima del vento!» gridò, tornando in posizione. Il muro di vento che li stava proteggendo parve improvvisamente gonfiarsi, tanto che per un istante ebbero la sensazione che la gilda robotizzata di Josè vacillasse sotto la forza di quel potere.
«Vi prenderemo a calci nel culo!» ringhiò Natsu.
«È questa la vostra risposta?» rispose Josè, perdendo per un attimo la pazienza. «Allora subirete un altro assaggio del mio cannone Jupiter! Godetevi questi quindici minuti di terrore che gli servirà a ricaricarsi!»
«Cosa?» balbettò Loki.
«Spareranno di nuovo?» chiese Cana, nervosa.
«E questa volta non abbiamo Erza ad aiutarci» osservò Gray.
Dalle finestre della gilda cominciarono a uscire esseri simili a fantasmi, mantati di nero con gli occhi rossi luminosi. A fiotti si lanciarono contro il muro di vento di Priscilla, mirando ai membri della gilda. Si schiantarono contro di esso e molti vennero spazzati via, altri invece restarono a volteggiargli intorno, studiandolo, come avvoltoi in attesa della morte della propria preda per gustarne il dolce sapore.
Priscilla sorrise, soddisfatta.
«Anche se sono spettri riesco a tenerli a distanza, bene» osservò fiera.
«Ciò non toglie che non puoi fermare lo Jupiter» osservò Cana. «Oltre al fatto che stai usando veramente troppa magia, non potrai continuare così a lungo».
«Parla per te» ridacchiò lei, ma in quell'istante un gruppo di dieci shades, i fantasmi di Josè, attaccarono insieme il muro di vento. Furono spazzati via, ma per un istante la mano di uno di questi riuscì a penetrare. Priscilla, riuscì addirittura a sentire su di sè il colpo subito e si costrinse a tendere i muscoli per lo sforzo.
«Merda. Li ho sottovalutati».
«Non abbiamo altra scelta che distruggere lo Jupiter» concluse Cana.
«Lo ridurrò in mille pezzi!» annunciò Natsu.
Un altro gruppo di shades, questa volta quindici, tentarono nuovamente lo sfondamento e ancora una volta Priscilla ne sentì il colpo e uno di questo per poco non passò.
«Si stanno organizzando! Bisca, Alzack!» chiamò Priscilla. «Ho bisogno che teniate d'occhio la situazione. Potrebbero riuscire a passare!»
«Agli ordini!» annuirono loro, imbracciando le loro armi.
«Natsu!» chiamò Priscilla, incitandolo a partire.
«Quindici minuti vero? Ce ne metteremo cinque!» gridò lui, correndo verso il muro di vento. «Happy!» chiamò, incitando il gatto ad afferrarlo e farlo volare.
«Aye, sir!» annunciò lui e puntò verso il cannone, passando dal muro di vento grazie a uno spiraglio apertogli da Priscilla.
«Elfman! Andiamo anche noi!» disse Gray, correndo a sua volta verso la gilda di Josè.
«Sì!» rispose Elfman deciso.
«Noi combatteremo da qui!» annunciò Cana, afferrando le sue carte e preparandosi alla lotta. Altri shades attaccarono a gruppi, questa volta all'unisono e per Priscilla divenne sempre più difficile trattenerli, ricevendo colpi da ogni fronte.
«Priscilla! Attenta!» gridò Macao, puntando un dito contro di lei. Priscilla distolse lo sguardo dall'alto, dove teneva d'occhio la situazione, e lo puntò davanti a sè. Troppo concentrata a tenere ben vivo e forte il vento nei punti più colpiti non si era accorta di un gruppo di almeno cinquanta shades riuniti di fronte a lei. Erano come un'enorme ombra di morte, ravvicinati com'erano, e Priscilla capì ben presto che quello non era altro che il suo messaggero della morte. Impallidì, ma non lasciò la posizione e continuò ad alimentare il suo tornado difensivo, nonostante fosse ormai evidente che presto sarebbe stato sfondato. Colpirono tutti insieme e carichi com'erano riuscirono a sfondare la difesa della ragazza, oltrepassando il tornado e colpendola in pieno. Priscilla cadde a terra e il muro di vento si dissipò all'istante, permettendo al resto degli shades di entrare e raggiungere infine il resto dei loro compagni.
«Merda» mugolò, notando l'enorme fatica che fece a rialzarsi. «Mi sento improvvisamente svuotata».
«Fate attenzione! Sono maledetti!» gridò Loki, scoprendo così il loro potere.
«Allora basta non toccarli! Questo è un compito che spetta a noi, Bisca!» disse Alzack e la ragazza non se lo fece ripetere due volte, cominciando a sparare una raffica di proiettili magici. Molti shades vennero spazzati via, ma poco dopo parvero come ricomporsi e tornarono alla carica. Un altro puntò nuovamente Priscilla, ancora stesa a terra, ma Cana lo intercettò con una delle sue carte e riuscì a distruggerlo. Corse verso Priscilla e si inginocchiò per aiutarla.
«Grazie, Cana» mormorò lei, riuscendo almeno a mettersi in ginocchio.
«Come ti senti?» chiese la donna, preoccupata.
«Posso ancora muovermi» e quello bastava. Altri shades caricarono verso le due e Cana riuscì ancora una volta a eliminarli con le sue carte, proteggendo la ragazza.
«Ho bisogno solo di qualche istante per riprendermi, riesci a reggere fino ad allora, Cana?» chiese Priscilla.
«Chi delle due è stesa a terra, ricordamelo» sghignazzò Cana, guardando l'amica seduta a terra che respirava a fatica e cercava di concentrarsi per ritrovare dentro sé un briciolo di magia da alimentare e poter di nuovo utilizzare. Priscilla allargò un sorriso, convinta e divertita da quella provocazione.
«Sono in buone mani, allora» commentò, chiudendo definitivamente gli occhi.
«Prenditi il tempo necessario!» disse Cana, continuando a lanciare carte intorno a sé per proteggere non solo se stessa ma ora anche Priscilla, alle sue spalle. Passarono interminabili secondi, che divennero minuti, e il cannone intanto continuava a caricarsi. Alcuni cominciarono a chiedersi perché Natsu ci stesse mettendo così tanto, altri invece non persero la speranza nemmeno quando mancavano appena due minuti al colpo.
Uno shade riuscì a evincere la guardia di Cana, oltrepassandola e puntando nuovamente su Priscilla, ancora seduta a terra a occhi chiusi, concentrata.
«Priscilla!» la chiamò Cana, preoccupata. Lo shade riuscì a raggiungerla, ma un'improvvisa ondata di vento la avvolse e riuscì a spazzarlo via. Priscilla riaprì gli occhi e si sollevò da terra, volando come faceva praticamente sempre. Sembrava essere allergica al pavimento, tutte le volte che poteva preferiva galleggiare a mezz'aria, spesso anche mentre sonnecchiava, il che la rendeva non solo curiosa ma anche temuta. In pochi erano in grado di gestire la propria magia persino a sonno inoltrato.
Ciò nonostante, continuava a essere quella con minor numero di incarichi portati a termine e minor voglia di intraprenderne di nuovi. Se non ci fosse stato Mistgun a trascinarla in giro e darle ogni tanto qualche vittoria, probabilmente avrebbe vissuto la sua intera vita oziando nelle sue stanze a spese del nonno.
«Anima del vento» mormorò seria in volto. «Tornado!» e allungando una mano di fronte a sé fece nascere un tornado dal palmo della mano che andò allargandosi e ingrandendosi, inglobando dentro sé tutti gli shades che incontrava nel proprio cammino. Il tornado raggiunse la gilda di Josè e su di essa riverso il proprio potere e quello degli shades inghiottit, provocando un crollo nella parete.
«Non ho finito» annunciò Priscilla, continuando con quella mossa che parve vincente.
«Quella ragazza...» balbettò Wakaba, aggrappato alla spalla di Macao. «È stata colpita da più shades contemporaneamente e a differenza mia, che invece mi ha preso uno solo, è già in piedi con tutto quel potere magico a disposizione. È incredibile».
«È la nipote del master» sghignazzò Macao orgoglioso di avere tra le proprie fila una persona come quella. «Makarov almeno con lei è riuscito a fare un buon lavoro» sospirò Wakaba affranto, pensando a quanto invece Laxus al contrario suo fosse antipatico e inaffidabile, e nonostante Priscilla fosse impegnata nel combattimento riuscì incredibilmente a cogliere quell'ultima frase e lanciar loro un'occhiataccia tale da fargli venire i brividi. Ancora più incredibili delle sue capacità c'era quell'assurdo attaccamento a Laxus, nonostante avessero litigato tanto intensamente da non rivolgersi più la parola e nonostante Laxus fosse tutto tranne che una brava persona. Non erano passati nemmeno venti minuti, in fondo, da quando l'aveva sentito rivolgersi a lei e alla gilda in quel terribile modo, eppure continuava a volerlo difendere. Wakaba e Macao si limitarono a sghignazzare nervosamente, abbozzando delle scuse anche se non verbali e tornarono tutti a concentrarsi sugli shades e sul pericolo imminente.
«Dieci secondi al colpo» annunciò una voce elettronica.
«Merda» sibilò Priscilla, in preda al panico. «Che diamine stai combinando Natsu?!» gridò lanciando un altro colpo contro shades e gilda.
«Cinque».
Priscilla volò rapidamente di fronte al cannone e si mise in posizione.
«Che vuoi fare, pazza?» gridò Cana.
«Tu non hai uno scudo!» osservò Macao.
«Lo so anche io» digrignò i denti Priscilla, mettendosi in posizione. «Ma non ho altra scelta! Anima del vento!» congiunse la mani di fronte a sé, palmi aperti, una poggiata sul dorso dell'altra, il simbolo di Fairy Tail sulla destra ben rivolto al cannone Jupiter e tirando indietro la schiena si preparò.
«Tre».
«Proteggi le mie mani» mormorò lei e una serie di correnti d'aria cominciarono a scorrere davanti le sue mani e dietro la sua schiena, caricandosi di potenza.
«Non vorrà parare il colpo a mani nude!» sbarrò gli occhi Loki.
«Farà un male cane» sghignazzò Priscilla in quel suo solito modo di sdrammatizzare con una risata.
«Due».
«Priscilla!!!» gridò Cana, pallida in volto.
«Uno».
Priscilla chiuse gli occhi tanto forte da corrucciarsi, i denti erano così serrati che cominciarono a farle male e il vento intorno a lei aumentò di velocità a intensità, creando su di lei un vero e proprio bozzolo di correnti d'aria. Riuscì a sentire il fragore assordante dell'esplosione, ma con sua sorpresa non fu quella che si aspettava. Il cannone esplose dall'interno e pian piano crollò, distrutto. L'onda d'urto che generò spintonò via Priscilla, facendola roteare indietro, fin sopra i propri compagni. Guardò il cannone che cadeva in mare, ormai fuori uso, e tirando un sospiro di sollievo ebbe un tale calo di energie che delicatamente svolazzò fino a terra come una piuma in balia del vento.
«Meno male» piagnucolò, ormai in preda al panico che non era riuscita a liberare poco prima. Cana le corse vicino e nel vedere il suo volto pallido, gli occhi vacui, ma la sua buona salute se non per la terribile paura che ora riusciva a manifestare non poté che sorridere sollevata.
«Era perfettamente consapevole che sarebbe morta e non sarebbe riuscita a fare niente, eppure ci ha voluto provare lo stesso» osservò, felice, mentre Laki tentava di farla riprendere sventolandole una mano davanti al volto.
«Certo, noi di Fairy Tail non possiamo lamentare la mancanza di pazzi spericolati in questa gilda» sospirò Macao, espressione che fece ridere le persone intorno a sè, alimentati anche loro dal sollievo di essere sopravvissuti nuovamente e divertiti dall'espressione di Priscilla, ancora KO dalla paura appena vissuta.
«Non è ancora finita!» l'urlo di Josè risvegliò le preoccupazioni di tutti, comprese quelle di Priscilla stessa, che riaprì gli occhi e si mise a sedere. La gilda cominciò nuovamente a muoversi e cambiò la propria conformazione, lentamente e rumorosamente.
«Che sta succedendo, ora?» chiese Bisca, mettendosi in posizione di guardia.
La gilda cominciò ad assumere un aspetto più umano, formando delle gambe, delle braccia e infine una testa.
«Un… gigante?» balbettò Loki, sconvolto.
«Voglio attaccarci con un gigante di pietra?» fece eco Cana, terrorizzata.
«Fareste meglio a strisciare e implorare pietà, luridi mocciosi. Imparerete a stare al vostro posto!» disse Josè, chiuso probabilmente nella testa del gigante.
«Bene, finalmente un nemico che posso fronteggiare anche io!» sorrise Priscilla, alzandosi in piedi.
«Tu puoi fronteggiare quel coso?» strabuzzò gli occhi Cana.
Un'armata di shades fece di nuovo la loro comparsa e volò rapidamente verso di loro. «Cana, Bisca! Lascio i fantasmi a voi, il mio vento contro di loro non è molto efficace. Io tengo impegnato il bestione!» disse Priscilla, spiccando di nuovo il volo e sparandosi a gran velocità verso l'alto. Un gruppo di shades la intercettò e lei fu costretta a frenare e deviare per evitare di essere colpita. Caricarono nuovamente, ma dei proiettili magici li raggiunsero e li disintegrarono. Priscilla si voltò verso la provenienza di quei colpi e vide Bisca e Alzack in piedi su di un muretto, con le armi puntate nella sua direzione.
«Ti copriamo noi, Priscilla!» annunciarono.
Priscilla sorrise, sicura di sè e di coloro che aveva alle spalle. Si voltò a guardare il gigante, poi riprese a volare verso di lui.
«Anima del vento!» gridò disegnando una linea verticale, dall'alto verso il basso, con il braccio. «Raffica!» una raffica di vento nacque seguendo la direzione del suo braccio e colpì il gigante sul fianco sinistro. Questo ondeggiò appena, ma non parve destabilizzarsi troppo. Non importava, solo il fatto di essere riuscita a farlo barcollare bastava: se avesse insistito a sufficienza lo avrebbe fatto crollare prima o poi. Continuò ad attaccare con le sue raffiche, spostandosi in continuazione per cercare un punto più debole e per evitare i colpi che intanto Josè cercava di darle con la mano del suo gigante. In basso, in alto, a destra, sinistra, poi di nuovo a destra, in diagonale, Priscilla volava e colpiva, schivava e poi volava di nuovo, muovendosi in continuazione intorno al gigante.
«Fastidiosa zanzara!» gridò Josè stremato da quel continuo barcollare che gli recava e dal fatto che lei fosse tanto veloce da riuscire sempre a schivare i suoi colpi.
«Zanzara?» strillò Priscilla offesa. Si irrigidì e divenne paonazza dalla rabbia, poi prese di nuovo a volare intorno a lui ma questa volta in maniera più confusionaria e più veloce, con la sola intenzione di infastidirlo ancora di più. Il gigante cominciò a battere le mani dove la trovava, nel tentativo di schiacciarla, e certo non si poteva dire che da fuori la cosa fosse quasi comica. Pareva di trovarsi veramente di fronte a una persona alle prese con una zanzara irritante che non riusciva a prendere.
Priscilla continuò a evitarlo, sempre più irritata e sempre più furiosa nei colpi che gli assestava, fino a quando non gli volò proprio di fronte alla faccia, dove immaginava si trovasse Josè, oltre al vetro. Si irrigidì e gli concesse la linguaccia più furibonda di cui disponesse, facendolo uscire dai gangheri per l'offesa.
«Stupida mocciosa, come osi!» ringhiò, agitandosi sul posto come un bambino. Provò nuovamente a colpirla, ora furibondo, e Priscilla, distratta, questa volta venne colpita come un moscerino e scaraventata di lato. Urlò, mentre roteava su se stessa e precipitava al suolo in maniera alquanto poco aggraziata. Con un improvviso sbuffo di vento si impedì di toccare il suolo, cosa che probabilmente l'avrebbe uccisa. Sorrise, determinata e probabilmente anche divertita. Volò ai piedi del gigante e cominciò a disegnare intorno a lui cerchi concentrici, sempre più veloce, fissa nella sua traiettoria come un satellite. Da quella base che stava personalmente disegnando cominciò ad alzarsi un turbine di vento, che pian piano inghiottì l'intero gigante. Priscilla uscì dalla sua traiettoria, lasciando ora quel nuovo tornado che aveva creato, autonomo abbastanza da restare violento senza il suo intervento. Si posizionò di fronte al gigante e divaricò le gambe, pronta a richiamare l'ennesima magia.
«Anima del vento!» gridò, allargando le braccia. «Compressione!» e riunì tra loro le braccia, facendo battere le mani di fronte a sé. Il tornado si strinse improvvisamente sul gigante, intrappolato al suo interno, e lo stritolò fino a schiacciarlo. La potenza con cui si chiuse fu tale che persino il mare venne fatto schioccare verso l'alto, creando un'enorme onda e schizzando acqua ovunque sulla riva di Magnolia.
«L'ha colpito!» esultò Macao e sulla sua scia un coro di ovazione si alzò tanto forte da sovrastare il rumore del mare.
«Ma dentro non c'erano anche Natsu, Gray e Elfman?» chiese Erza, ancora stesa a terra dalla fatica. Priscilla si irrigidì nel sentirla e sbiancando confessò balbettante: «Lo aveva dimenticato».
«Eh?!» gridarono in coro il resto della gilda, sconvolta che la loro compagna avesse potuto scordare una cosa tanto importante. Ma la loro gioia della vittoria (o disperazione nell'apprendere che i loro tre compagni migliori erano finiti vittima della dimenticanza di Priscilla) durò poco, dal momento che dalle onde, ora più calme, emerse nuovamente il gigante di roccia. Non solo non aveva subito alcun danno dal colpo, ma ora era fermo in una posizione ben precisa e per aria stava scrivendo rune magiche in cerchio. Lentamente, ma non sembrava accennare a fermarsi. La voce di Josè emerse in una risata fragorosa, mentre Priscilla diventava sempre più pallida e sconvolta dal fatto che non fosse riuscita nemmeno a scalfirlo.
«Tutto qui il tuo potere, nipote di Makarov?» sghignazzò lui, soddisfatto.
«Tsk» si fece sfuggire Priscilla, ora corrucciata dalla rabbia. I fantasmi, sotto di lei, presero nuovamente ad attaccare la gilda e tennero impegnati i suoi compagni, sempre più in difficoltà.
«Quel cerchio magico è di una magia proibita!» riconobbe Laki, sotto di lei.
«È l'Abyss Break!» realizzò Loki. «Con una grandezza tale se venisse sparato ridurrebbe in pezzi l'intera Magnolia».
Priscilla si irrigidì ancora di più nel sentire quella terribile notizia e il suo volto divenne tanto cupo da far quasi paura, abbandonando ogni traccia dell’ottimismo e dell’allegria che aveva avuto fino a quel momento. Le iridi rimpicciolite, il volto privo di qualsiasi emozione, gli occhi sbarrati che nemmeno sbattevano per umidificarsi. Sembrava diventata un’inquietante bambola di porcellana. Josè lo vide e per un istante realizzò la pericolosità di quella ragazza, ma aveva fiducia nel suo gigante e soprattutto nella sua squadra di maghi: gli Element Four avrebbero fermato senza problemi lei e chiunque avesse provato a mettersi in mezzo, ne era certo.
«Se ci uccidi...» mormorò Priscilla, con una voce che sembrava essere uscita dal peggiore degli incubi. «Come posso fargli trovare una casa accogliente, quando tornerà? Se ci uccidi... come posso mantenere la mia promessa?» mormorò come fosse stata la sentenza di uno spettro pronto a ingoiare la vita altrui. «Non te lo permetto» aggiunse con una tale calma, nonostante lo sguardo disumano, da far venire la pelle d'oca. E Josè si ritrovò a doversi costringere ad avere fiducia nelle sue armi, perché per un breve istante ebb addirittura un vacillamento. Priscilla del vento… era davvero colei che dicevano essere?




   
 
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