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Autore: Miss V Blackmore    20/07/2009    7 recensioni
Il passato torna sempre a far visita, e quando prende le vesti di uno spocchioso aristocratico abituato ad avere sempre tutto, non è una cosa semplice contrastarlo. La vita è fatta di scelte, giuste e sbagliate, di ricordi, sogni e speranze. Ma è fatta anche di Ex-Fidanzati, che escono fuori dallo scatolone riposto in soffitta diventando una realtà ingombrante e fastidiosa. Come si può comandare il cuore? Non esiste filtro, pozione o incantesimo che possa sfidare il più antico dei sentimenti: l’Amore. E se tutto viene condito con gelosia speziata alla possessività, il risultato non potrà essere che piccante.
Prima classificata al contest "EX" indetto dal forum Fanfiction Contest (Collection of Starlight)
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Dopo la II guerra magica/Pace
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«Eternal Sunshine of the Spotless Mind»

«Would you erase me?»

La scuola era finita ormai da qualche anno, il ricordo della guerra cominciava ad alleggerirsi nei cuori delle persone. Ginevra Molly Weasley se ne stava tranquillamente seduta su una delle panchine del nuovo parco di Godric’s Hollow. «Firefly Park» lo avevano chiamato cosi, in ricordo di tutte quelle anime spente dopo la grande battaglia. Passava molto tempo in quel luogo, riuscendo a isolare i suoi pensieri da quello che la circondava. Non era facile per la ragazza trovare un piccolo spazio solo per se stessa.
“Weasley. Ti hanno assunto come Spaventa-Ippogrifi? Non credevo che Potter avesse problemi finanziari!” La voce di Draco Lucius Malfoy suonò piacevole come lo sfrigolio di due oggetti metallici in collisione per le orecchie della ragazza.
“Te: il ruolo di Uccello del Malaugurio non te l’hanno mai tolto, vero?” rispose chiudendo gli occhi, magari, se solo si fosse concentrata un po’ di più, sarebbe riuscita a far scomparire Draco solo con la forza del pensiero.
“Noto che in questi anni non hai perso la tua tempra” commentò mettendosi a sedere vicino alla ragazza, stendendo le gambe davanti a se, per poi accavallarle all’altezza della caviglia. Fece bene attenzione a non sporcare il lungo mantello appena comprato. Un Malfoy avrebbe sempre ostentato la propria classe; una sorta di lascito familiare: avrebbero sempre insegnato al popolo magico cosa volesse dire eleganza e fascino.
Una di quelle eredità che nessuno avrebbe mai richiesto, ma che si prodigava sempre a rendere evidente.
“Già, è bello sapere che certe cose non cambiano mai” borbottò contrariata in risposta la rossa; strinse ancora di più gli occhi, portandosi le dita indice alle tempie, non le sarebbe servito possedere il potere della ‘Vista’ per capire che un bel mal di testa era in arrivo.
“Allora come va la vita con Potter?” domandò il ragazzo osservando la strana posa di Ginny: seduta su una panchina con le gambe incrociate, con un’ espressione che  non avrebbe mai voluto vedere dipinta in nessun volto femminile.
“Oh, ma non hai qualche nuova ala da inaugurare? Che ne so’, una biblioteca, un’altra ala del San Mungo, un cimitero…” non era disposta a passare il resto della mattinata a macchinare risposte taglienti e sarcastiche, non voleva nemmeno raccontare nulla della sua vita sentimentale a Malfoy.
“Noto con sommo piacere che osservi i miei successi” replicò il ragazzo sfoderando il suo miglior ghigno, spaventando così un’anziana signora che stava passando davanti alla panchina tenendo per mano un bimbo che a malapena riusciva mettere un piede davanti all’altro.
“Certo, ho una stanza segreta dove ritaglio tutti gli articoli di giornale che ti riguardano” celiò lei aprendo finalmente gli occhi: la sua tecnica non si era dimostrata poi così efficace.
“Ne sarei lusingato, se non fosse più che una cosa ovvia” disse il biondo passandosi una mano tra i capelli, sciogliendo poi l’esile filo che li teneva legati.
“Logico Malfoy, ho anche due ordinanze restrittive del Wizengamot  che mi impediscono di avvicinarmi al maniero!” celiò serafica in risposta.
“Mhm” mormorò lui annuendo.
“Mhm cosa, di grazia?” chiese girandosi verso di lui.
“Niente, solo pensieri” rispose facendo le spallucce.
“Già l’assenza del vuoto cosmico potrebbe crearti dei mal di testa allucinanti”  commentò caustica Ginny.
“Parli per esperienza personale?” rimbeccò il ragazzo a tono; nessuno avrebbe avuto la meglio su un Malfoy.
“Ahuf” sbuffò la rossa scrollando le spalle.
“Emetti degli strani rumori, sai?” la informò Draco, spassionato, non avrebbe mai voluto avere sulla coscienza la morte della Weasley, perché la ragazzina ignorava di emettere strani suoni. Le malattie non le conosceva tutte, magari Ginevra era affetta da una seconda malattia degenerativa grave; dato che la prima portava il nome di Harry Potter, e aveva scoperto che non era curabile.
Ginevra si girò lentamente a osservarlo, mentre lui fissava un punto non ben definito davanti a loro; i capelli erano lunghi fin oltre le spalle, biondi perfettamente lisci, i lineamenti del volto non erano cambiati con il passare del tempo… E un pensiero le balenò in mente, offuscando il resto: tutto in Draco richiamava l’arroganza, la supponenza e l’astio che provava nei confronti del resto del mondo. In quel preciso istante, provò una sorta di odio ‘cosmico’ nei suoi confronti, tornarono a galla almeno un miliardo di ricordi costellati di pianti, liti, discussioni, prese in giro e bugie.
“Sai che ti dico Malfoy?” disse alzandosi in piedi per poi piazzarsi davanti al ragazzo, che scosse la testa per poi fissare Ginevra. “Vorrei poterti cancellare dalla mia vita!” sbottò all’improvviso con rabbia e cattiveria; guardandolo con astio.
“Ma che diamine…” provò a rispondere il ragazzo, ma della Weasley non rimase che la scia di profumo dopo che si fu smaterializzata. Passarono una manciata di secondi, l’orologio del paese scoccò la sua ora, precisa e puntuale come sempre, e all’ultimo rintocco Draco giurò a se stesso di non permettere a Ginevra Weasley di portare di nuovo scompiglio nella sua esistenza.

“Ginny amore…” il bacio di Harry arrivò tempestivo e puntuale come sempre, un piccolo rito quasi quotidiano, una prassi che celebrava la loro intimità e affinità.
“Come mai a casa?” chiese la ragazza sciogliendosi dall’abbraccio, posando poi la piuma sul tavolo, per poi far scomparire tutto il materiale con un semplice tocco di bacchetta. Lavorare con Harry in casa era pressoché impossibile, il ragazzo non brillava di certo per tranquillità e calma; anzi.
“Abbiamo fatto prima del previsto, in Galles la situazione è tornata alla calma” rispose il ragazzo scompigliando i  capelli di Ginny, che si morse la lingua per non schiantarlo all’istante.
“Non ho preparato nulla da cena sai…”
“…Che non mangi mai quando lavori?” concluse la frase il ragazzo annuendo. “Infatti sono a cena a casa di tuo fratello, c’è un’amichevole delle Arpie…” aggiunse mettendosi il mantello che aveva appoggiato sul divano.
“Oh grazie, ho la scadenza per domani sera, e sono in alto mare…” celiò la rossa sorridendo.
“Hey, abbiamo deciso che nonostante questa convivenza avremmo avuto i nostri spazi” commentò in risposta Harry, baciando la ragazza per poi smaterializzarsi a casa dell’amico-cognato.
“A noi Ginny, devi finire questo dannato articolo, e senza farti influenzare dagli avvenimenti della giornata…” mormorò a se stessa facendo nuovamente comparire il proprio materiale.

Gazzetta del Profeta

2 Settembre, Godric’s Hollow

«Memories Remains»


Mi domando se è davvero possibile riuscire a voltare pagina, ancora quando l’epilogo non è stato scritto. A volte si scrive la parola fine, quando invece si dovrebbe usare l’espressione ‘continua’. E quando si ripone il tomo rilegato in pelle, nello scaffale dei ricordi, si è sicuri che rimarrà li a prendere polvere? O invece in qualche maniera, sarà il destino prendere in mano le proprie redini, e la fine che ti ricordavi non è altro che un nuovo inizio? Non ho mai creduto possibile poter rivivere le proprie memorie come se fossero reali e soprattutto nel presente. Sono certa che neanche cadere dentro un Pansatoio mi avrebbe fatto provare di nuovo quel brivido lungo la schiena;  il dolore di una ferita riaperta e quel pensiero sfibrante del rimorso. Rimorso di cosa? Perché se mi concentro abbastanza, tanto da poter rievocare tutto quello che è accaduto, mi tornano alla memoria… Lacrime amare, bugie, segreti e paure. Cosa in tutta questa foschia mi vuole far dimenticare i giri di giostra, il sapore dello zucchero filato e le risate spensierate? Perché ho paura di scoprire che quello che è stato non è finito? È sempre difficile riuscire a seguire le ragioni del cuore, soprattutto quando contrastano con la razionalità della mente. L’esperienza degli anni a volte non insegna come comportarsi in queste occasioni. Non potrai mai dire con certezza: “Io non ci penso più” oppure “A me non interessa”; mi sono sempre reputata una persona abbastanza intelligente, che ama la propria vita, perché si rende conto che non le manca niente. Ma eccomi qui a tormentarmi con pensieri che difficilmente mi abbandoneranno; perché quando la miccia del ricordo si accende non puoi fare altro che aspettare che arrivi l’esplosione. E l’inesorabile ticchettio del tempo ti accompagna durante il tragitto, tu non puoi fare altro che aspettare, magari con il naso all’in su mentre contempli stelle che mai ti diranno se è giusto o sbagliato quello che provi o pensi. Scoprendo così che il passato non è altro che una stella cadente, che illumina la tua vita per un periodo – breve o lungo che sia, - e dopo non ti rimane altro da sperare che si spenga lontano dal tuo cuore.   Nel mio primo articolo ben oltre tre anni fa’, avevo promesso che la mia vita non avrebbe mai imbrattato queste parole con inchiostro porpora, rosso o nero, ma oggi non riesco a pensare a come sarebbero andate le cose se… L’unica frase che avevo ripromesso di cancellare dal mio dizionario; che in realtà mi tormenta, tanto da farmi andare contro i miei voleri iniziali, e scrivere a voi. Chiedervi consiglio… Per una volta permetto a voi lettori di darmi la vostra opinione, quindi armatevi di pergamena e piuma e ditemi cosa ne pensate dei ricordi, delle paure, dei rimpianti... Perché la vostra scrittrice oggi non riesce neanche a respirare, senza che il suo stomaco si ribelli. Sto volando senza scopa, e la paura di cadere non riesce a farmi pensare lucidamente.  Ma forse sto solo scrivendo di pensieri sconnessi, paure infondate…
Forse dovrei rileggere i miei vecchi articoli e cominciare a seguire i preziosi commenti che tanto amo dare alle persone.

La vostra Amatissima e Fedele Phoenix.

3 Settembre, Diagon Alley

«Dear Phoenix: Go Bright Red»


Cara Phoenix,
sono rimasto piacevolmente colpito dal tuo appello, personale e appassionato in prima pagina. Immagino che tu abbia ricevuto centinaia di gufi personali e altrettante pergamene alla redazione della Gazzetta del Profeta, e vedere pubblicata questa mia risposta mi lusinga. Ti posso dire tranquillamente che a volte i rimpianti possono dominarti e condizionarti; ma solo quando rappresentano le vere occasioni perse della vita. Non hai mai pensato che la tua vita, da te stessa definita: un sogno; non sia altro che la scappatoia migliore per una pacifica esistenza? Cosa ha fatto accendere la miccia del ricordo? Non credo che questa reazione sia imputabile a una cosa di poco conto. Se riesce a mettere in ballo i tuoi valori, e se così fosse, allora falli ballare! Non essere un’altra macchia grigia in questa marmaglia di persone, ti firmi Phoenix, ma mi sei sembrata più un pulcino arruffato che cerca di uscire dal pollaio, anziché lo storico animale che esprime la rinascita e la forza di spirito. Tu, che hai sempre simboleggiato in questi anni l’amore e la passione, il fuoco che vivo bruciava in te, ora per dei ricordi ti sciogli come neve al sole? Dovresti riuscire ad abbandonare il tuo conformismo, e spiccare il volo da sola. Forse le passate scelte dimenticate e accantonate per paura, potrebbero essere riprese tra le delicate mani e cambiate. Tutto è possibile, tutto cambia. Soprattutto quanto le scelte che si compiono da ragazzini sono dettate da circostanze di causa maggiore. Vuoi che sia la famiglia, gli amici, o anche le favole in cui si è portati a credere. Non ti ho mai vista arrendevole, ami lottare e combattere, non è il caso di riuscire a liberarti dalle catene che ti opprimono?

Un tuo lettore affezionato,  Tycoon.

4 Settembre, Godric’s Hollow

«I Can Fly; don’t You worry!»


Carissimo Tycoon,
Le sue parole mi hanno lasciato stupita, e con tutta sincerità non saprei dirle se piacevolmente o meno. È vero ho ricevuto molte lettere, tutte molto appassionate e divertenti, la redazione ha scelto la tua portando  come spiegazione il fatto che ha una visione differente dalla mia. Io credo che l’abbiano pubblicata per l’allegato alla sua lettera: duemila Galeoni. Beh, avevano effettivamente forse duemila ragioni per pubblicarla, no?
Ma lei ne ha avute duemila per scriverla?
Io mi sto domando perché sprecare così tanti soldi per vedersi pubblicati… Non di è neanche firmato con il suo vero nome. Come mai? Ostenta sicurezza in ogni lettera, la sua calligrafia è ordinata e precisa, sembra quasi che ha scritto più e più volte il contenuto di quella pergamena… Il che mi fa pensare che non è neanche un tipo spontaneo, ma che anzi programma tutto, e vuole raggiungere i tuoi obiettivi con ogni mezzo.
E nonostante tutto questo, ha il coraggio di dire a me di lasciarmi andare e spiccare un volo da Fenice, e abbandonare quella che è la mia vita – da te giudicata imperfetta e un po’ infelice – per cosa? Per dei ricordi? Per un passato che ha cessato d’esistere nel momento in cui si è deciso di crescere? Non credo che sia giusto,  è facile puntare il dito e pronunciare una frase ad effetto, ma nella vita di tutti i giorni si combatte contro demoni molto più oscuri dei ricordi.
Ringrazio comunque chiunque mi segue, e chi mi ha scritto, porterò le vostre lettere sempre nel cuore.

Vostra, Phoenix che sa ancora volare alto.


4 Settembre, Diagon Alley

«I Believe So… But…»


Di nuovo io, sempre tu.
Allora… Mi fa piacere leggere questa sferzata di commenti e giudizi, e la cosa che mi stupisce che neanche mi conosci! Sei sempre stata cosi gentile nei confronti del prossimo? O la tua laurea in Para-psicologia è stata nascosta fino ad oggi? Ma non voglio scendere al tuo livello, voglio solo dirti che leggendo le tue parole noto una grande mancanza di coraggio. E mi stupisce questa cosa, sono sempre stato convinto che tu fossi una Gryffindor. So per certo delle tue origini Inglesi, e immagino che anche tu sia una delle brillanti studentesse uscite dalla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Però poi ti esci con queste lacrimevoli richieste di consigli, e io non so più che pensare. Alla fine non puoi mica lamentarti se quello che ti viene consigliato non ti piace. Sei vaga nel raccontare quello che ti accade e quello che hai passato, non puoi pretendere che le persone possano aiutarti se non sanno niente. O ti decidi a raccontare tutto o ti accontenti di quello che capita. Insomma una donna della tua età dovrebbe sapere come comportarsi nei confronti della vita, no? Hai sempre dispensato ottimi consigli, stupendo perfino uno come me, che generalmente le rubriche da ‘Puffola-Pigmea” non mi hanno mai interessato. Però una volta lessi una frase che mi colpì: «Non sapere cosa si prova, non è come non sentire nulla.» da quel giorno ho cambiato opinione su dite, e il tuo modo Rosa di scrivere la vita.
A Tycoon piace molto questo scambio di vedute.
A presto Phoenix.

Tycoon, l’altra voce della scrittura.


5 Settembre, Godric’s Hollow

«I’m Sick»


Sto cominciando a pentirmi amaramente della mia proposta. E tu, carissimo Tycoon mi stai iniziando a ricordare una vecchia ombra del passato, con i suoi giudizi e commenti sempre presenti, ma mai richiesti. E poi ti sei reso conto che parli di te in terza persona? No ma ti pare normale? Hai per caso tue foto autografate appese al muro del tuo studio? Ammesso che tu ne abbia uno. Non credo di aver richiesto critiche non costruttive;  ma dei semplici commenti, ed era anche un modo di interagire con i lettori, non scontrarmi contro muri cocciuti ed arroganti. Indi per cui, non ti voglio rubare altro tempo… Per quanto riguarda i miei dubbi non posso dire che si stiano risolvendo anzi; ieri mi è capitato di trovare una vecchia foto scolastica, e i ricordi mi hanno assalito, travolgendomi, portandomi in un lido che mai avrei voluto visitare. Perché è cosi difficile dare un colpo di bacchetta al passato? Infondo le decisioni che prendiamo sono parte del nostro essere, è cosi difficile accettarle per partito preso? Senza dover rifletterci su, anche quando l’istinto non è la via migliore per risolvere i problemi. È cosi sbagliato affidarvisi e basta?
Cosa c’è di cosi complicato nel credere che quando una storia finisce è semplicemente finita? I rapporti si rompono, proprio come ogni cosa… Non si posso aggiustare, una volta spezzato il legame… Può davvero bastare un filo fatto di parole e scuse a ricomporre il tutto? Io credo proprio di no… Infondo un vaso quando si rompe lo si è perso per sempre, niente potrà restituirgli la bellezza originaria, nemmeno la più potente colla magica esistente sul mercato.
Quando lanci un sasso in un lago le onde increspano l’acqua placida; c’è qualche secondo di scompiglio, per poi tornare alla solita quiete.
Ma non dimentichiamoci mai, che infondo al lago giace una pietra che prima non c’era.
Non voglio inquietarvi con questi pensieri, forse è la classica influenza di una pensatrice…

Vostra fedelissima Phoenix.

Ps: quando il redattore capo mi ha detto di dover trovare una foto che m’ispirasse abbastanza, ho scelto questo strano animale Babbano. Mi hai ispirato, non credi?


6 Settembre, Diagon Alley

«I’m Sorry…»


Mi spiace che tu stia male, ho sentito in giro per Diagon Alley che gira una brutta influenza. Hai preparato una buona pozione uccidi-batteri? Noto con piacere che dal ‘Lei’ siamo passati al ‘Tu’; sono felice di questa nostra evoluzione, piacevole sorpresa, così l’amicizia che ci lega non è unidirezionale. Anche se i tuoi toni non sono più pacati e diplomatici, vedo che inizi a prendere fuoco, e questa cosa mi piace. Credo che tu sia un po’ troppo repressa, dico davvero, non intendo sessualmente, ma caratterialmente. Insomma hai esperienza nei rapporti umani, ma hai mai fatto pratica? E poi continui a non svelare niente, dici sempre le solite parole, poste in maniera differente; siamo certi della tua abilità di scrittrice, non c’è bisogno che ce lo dimostri di articolo in articolo. Aspettiamo tutti – e lo so per certo – una tua spiegazione più chiara dei trascorsi.
Il tuo redattore capo non ha molta fantasia, ha chiesto anche a me la foto da mettere all’articolo. E io ho trovato questo amabile cucciolo di tigre albina. Sei proprio tu, un felino maestoso che in realtà non è altro che un gattino arruffato.

Tuo fedele e devoto lettore, Tycoon.


7 Settembre, Godric’s Hollow

«The True Story»

Vorrei raccontarvi una storia, una storia che parla di una ragazzina alle prese con la vita, una vita che ha sempre voluto giocare tiri mancini, provando a farla cadere: passo dopo passo… Senza però mai riuscire ad atterrarla realmente, non fino a quando il Destino non decise di mischiare le carte e far uscire l’Asso di Picche. 
Cosa succede quando un cuore solitario sfiora per sbaglio un’anima ferita? Nasce una scintilla, una piccola scintilla di fuoco destinata a incendiare l’anima di chi l’ha creata. Ecco cosa accade. Non è mai semplice riuscire a cogliere quei segnali che si trovano lungo il proprio cammino, è praticamente impossibile decifrare il codice degli sguardi, delle parole non dette, dei discorsi lasciati in sospeso. E quando scopri che il ragazzo di cui sei innamorata non è come credevi, beh, li entra in ballo un mondo che neanche credevi esistesse. La rabbia e la delusione portano a una cosa chiamata vendetta. E la vendetta porta a ferire te in prima persona. Uscita da una relazione di qualche mese con questo fantastico e brillante ragazzo – ai miei occhi era un eroe -, mi resi conto di aver perso delle settimane a creare una realtà che non corrispondeva esattamente a quella che avrei dovuto vivere. E poi, come per magia nella mia vita è entrato di prepotenza un’altra persona. Io non l’ho cercata, nemmeno la volevo! Ma lentamente con il passare del tempo le nostre esistenze si sono intrecciate, cominciando a tessere una trama che mai avrei dimenticato. Mai. La nostra relazione non è stata semplice, troppi ostacoli da superare, pregiudizi e battaglie continue; ma non importava stando insieme sentivamo di avere la forza di potercela fare. I mesi passarono fin troppo veloci, e la guerra ci portò via tutto quello che era nostro.
Il suo sguardo era di rancore.
Il mio di disperazione.
E lo lasciai, sapevo che non mi avrebbe mai perdonata,  ne capita. Sapevo che lui cominciava a disprezzarmi, e non potevo subire il suo odio e il suo rancore, così mi feci coraggio, e tornai dal mio cavaliere dall’armatura splendente; forse lasciandomi alle spalle il mio primo vero Amore.

Vostra Phoenix.

 


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«You can Erase Someone from your Mind. Getting them Out of your Heart is Another Story»

I giorni passarono lentamente, le risposte di Tycoon dopo l’ultimo articolo pubblicato da Phoenix sparirono, cosi come il divertimento di Ginny nell’impugnare la piuma per imbrattare le pergamene. Era il primo svago che si concedeva dopo anni di ligio dovere nel consigliare i propri lettori. Nascosta dietro il nome di “Phoenix” ben pochi sapevano chi fosse realmente, e questo le permetteva a volte di dare voce a quelle sfumature che non sarebbero consone all’immagine che tutti avevano di Ginny Weasley. Tutti continuavano a vederla come la ragazzina innamorata follemente di Harry Potter, come quella bambina dai fulgidi capelli rossi e i profondi occhi marroni1; ma nessuno aveva visto il profondo cambiamento della ragazza. Non solo fisicamente, ma il ruolo della ‘piccola’ di turno le era iniziato ad andare stretto alla fine della guerra; fino poi quasi a soffocarla in quegli ultimi anni. Ma stranamente nessuno percepiva come tremendamente rumorosi i suoi silenzi, e come abissali distanze le sue assenze alle riunioni di famiglia e dell’ordine. Tutti troppo impegnati a pensare e a credere, che la piccola Ginny era troppo occupata nell’immergersi nei propri sogni di scrittrice e di devota fidanzata, da poter accorgersi che si stava spegnendo.
L’esempio lampante era stato il totale disinteresse di Harry per i suoi ultimi articoli; li aveva letti, la leggeva sempre, ogni mattina mentre prendeva un caffè con i colleghi al bar interno al quartiere generale degli Auror.
La ragazza gli aveva chiesto un parere, temendo una reazione poco piacevole, infondo si parlare di ex ragazzi, di sentimenti e di dubbi, ma Harry liquidò tutto con un bacio appassionato e un ‘Divertente Gin, davvero…’, per poi uscire nuovamente per lavoro.
Ripensava proprio alle parole del suo ragazzo mentre era pronta per scrivere un nuovo articolo di Phoenix; un articolo dove avrebbe consigliato a una ragazza – immersa in una palude proprio come lei – di riuscire a dire basta alla routine e alla paura di ribellarsi. Se solo avesse creduto di più quelle parole, magari avrebbe risollevato quella situazione poco piacevole.
“Ginevra! Ginevra!” una voce quasi cavernicola la fece spaventare, proveniva da uno dei camini nel salone principale; cominciava a odiare Harry per aver costruito una casa così immensa. Lei era sempre cresciuta in luoghi piccoli e affollati come la tana. Che bisogno c’era di avere due saloni da ricevimento?
“Chi è?” chiese la ragazza posando la piuma sulla pergamena, alzandosi poi velocemente per accogliere l’inatteso ospite.
“Mago Merlino!” rispose furente il ragazzo, e solo quando si ritrovò davanti Ginny riuscì a placarsi, almeno, a ricomporsi. Il suo autocontrollo era ormai quasi meccanico: in ogni circostanza possibile. Doveva far parte del patrimonio genetico dei Malfoy riuscire a mantenere perlomeno l’apparenza di freddo e distaccato essere umano.
“Malfoy?” chiese stupita la ragazza, osservando il biondo brandire un giornale arrotolato malamente.
“No, Merlino! Santo Salazar! Chiudi quella bocca o le mosche della zizzania ci faranno un nido!” aggiunse poi osservando l’espressione sorpresa della rossa.
“Che ci fai qui? Come hai fatto a entrare? Che vuoi?” domandò scuotendo la testa, e chiudendo la bocca.
“Oh ma tu non dai mai risposte, che poni sempre domande?” celiò lui inarcando il sopracciglio.
“Ok, ora ho ufficialmente il mal di testa” borbottò contrariata la rossa.
“Benvenuta nella mia vita, ce l’ho sempre quando ho a che fare con te” la confortò Draco, dandole una piccola pacca sulla spalla, per poi passare oltre percorrendo tutto il salone, fino a trovare il salotto, lo riconobbe subito: un tripudio di rosso e chincaglieria varia. C’era il marchio ‘Harry Potter’ ovunque in quella stanza, foto, riviste sparse, mantelli appesi nei posti più strani, senza contare l’ampolla di collegamento diretto con l’ufficio del Ministro della Magia.
“C’è così poco di te qui…” commentò quasi sovrappensiero, accomodandosi su una sedia vicino al tavolo, dove Ginevra stava evidentemente scrivendo uno dei suoi articoli.

“Potter! Che sorpresa!” la voce di Malfoy fu uno strano e insolito ‘bentornato a casa’, per il moro, che togliendosi il mantello umido di pioggia cominciava a intravedere una serata per niente piacevole davanti a se.
“È casa mia, sarei io a doverlo dire…” rispose scrollando le spalle, per poi raggiungere Ginny e cingerle la vita con entrambe le braccia, baciandola velocemente come saluto.
“Indovina chi si ferma a cena?” Intervenne Draco con un sorriso smagliante, sistemandosi comodamente su quella poltrona, accavallando poi le gamba destra su quella sinistra, guardando l’eroe del mondo magico sgranare i grandi occhi verdi.
“Ginny?” chiese aiuto alla propria ragazza che si rigirò tra quelle braccia per guardarlo con aria di rimprovero.
“Non guardare me, non sei mai riuscito in sette anni di scuola a liberarti di Malfoy, come pretendi che ci riesca io in un pomeriggio?” rispose lei sciogliendosi dalla presa. “Ora scusate ho una cena da preparare” aggiunse tirando fuori la bacchetta per riporre tutti i suoi documenti al sicuro da macchie di pomodoro, e da occhi indiscreti.
“Come mai sei qui Malfoy?” chiese Harry sedendosi sul divano di fronte a quello dove si era accomodato il gradito ospite.
“Avevo una faccenda da chiarire con Ginevra” rispose il biondo, sottolineando con un pizzico di malizia il nome della ragazza; e Ginny sentì un brivido lungo la schiena, fino alla punta delle dita. Nessuno l’aveva mai chiamata così, solo Draco, fin dal loro primo incontro. E mai aveva capito quanto fosse bello il suo nome pronunciato da… Uno stupido, borioso, arrogante, anche se dannatamente Sexy.
Un rumore provocato da qualcosa che sbatteva contro il mobile della cucina destò i due ragazzi che si alzarono di scatto; vedendo poi Ginevra Molly Weasley che si tamponava un taglio sul sopracciglio dovuto allo scontro con uno sportello del mobile della cucina. Logicamente il legno d’ebano aveva avuto la meglio.
“Ginny tutto bene?” Harry si era praticamente fiondato sulla ragazza, neanche fosse stata attaccata da un manipolo di Ippogrifi impazziti, con la stessa grazia che Hagrid avrebbe impiegato per ballare un Valzer Viennese.
“Harry, si…” annuì la ragazza cercando di sfuggire alla presa del fidanzato, dirigendosi velocemente verso un bagno, o qualsiasi luogo lontano dal suo ragazzo e da Malfoy.

I minuti passarono veloci, fin troppo, Ginevra neanche si accorse del tramonto quasi spento fuori della finestra, se ne stava li chiusa un bagno, accovacciata in un angolo. Si era medicata la ferita in malo modo, non aveva con se la bacchetta e in bagno non c’era niente che le potesse essere realmente utile.
“Ginevra, non credi che sia maleducato lasciare un ospite da solo?” la voce di Draco la face spaventare; era convinta di averi chiuso a chiave la porta, ma la sagoma di Malfoy di fronte a lei le suggeriva il contrario.
“C’è Harry di là…” borbottò scuotendo la testa, senza smettere di guardare le scarpe nere – laccate – del ragazzo.
“Potter è andato via da almeno mezz’ora” la informò il biondo scuotendo la testa “E io sono rimasto, ho anche finito di cucinare, e sistemato quel caos che voi chiamate salotto…” la informò con la sua classica nonchalance: come se tutto quello fosse normale.
2Ma sei scemo?” chiese senza neanche rifletterci la giovane ragazza, sentendo la ferita prendere a bruciare realmente.
2“C'è chi ne è convinto.” Rispose pacatamente Draco, e per la prima volta dopo quasi un decennio, entrambi si lasciarono sfuggire un sorriso divertito e sincero. “E a quanto pare tu sei stata cresciuta dai lupi, dato che non sai nemmeno medicarti!” aggiunse osservando il taglio sul sopracciglio.
“Ma…” stava per sciorinare una lunga sequela d’improperi quando un dito del ragazzo si posò sulle labbra di Ginny, e in un attimo il formicolio fastidioso della smaterializzazione avvolse entrambi i corpi. “Draco, cavolo, eravamo a meno di otto metri dal salotto…” disse la rossa una volta che si materializzarono nuovamente in sala.
“Amo la vita comoda, ora stai ferma, che altrimenti rimani sfregiata a vita…” rispose perentorio il ragazzo, che con un colpo di bacchetta fece comparire una sorta di scatola per le maledizioni, doveva provenire dal Maniero, dato che sopra vi era impresso lo stemma della famiglia Malfoy.
“Che hai intenzione di fare?” chiese titubante Ginny mentre osservava il biondo che maneggiava con delicatezza delle ampolle e una scatolina di legno.
“Voglio curarti il taglio” sospirò Draco “Non ho ne intenzione di ucciderti ne di sfigurare il tuo bel visino” aggiunse sedendosi sulla sedia di fronte a Ginny, aprendo poi la scatola di legno, e subito un ago incantato ne uscì librandosi in aria proprio davanti al volto di Malfoy.
“Sta ferma Ginevra ok? Ti metto un paio di punti, ma farò in modo che non si veda nessuna cicatrice” la rassicurò, almeno ci provò, notando il colorito della pelle di Ginny variare tra il verde e un color crema sbiadito.
“Non ho un buon rapporto con gli aghi…” balbettò la ragazza chiudendo gli occhi.
“Se è per questo non lo avevi nemmeno con gli Slytherin ma eccoci qui” commentò Draco cercando di distrarla, mentre muoveva la punta delle dita per riuscire a muovere sia l’ago che il filo incantato.
“Potrei dire che tu qui non sia stato invitato” rispose una volta che non sentì più l’ago sfiorarle la ferita; doveva averla anestetizzata senza che se ne rendesse conto.
“Potrei risponderti che tu non hai neanche detto che me ne dovessi andare” celiò lui sorridendo “E poi sono io che ti sto curando una ferita e non Potter” concluse non riuscendo a trattenersi. Non lo disse con cattiveria o con malizia, ma non poteva credere che Ginevra, la sua Ginevra: da ragazza che amava graffiargli la schiena, fosse diventata una sorta di medaglietta decorativa all’interno della vita di Harry Potter.

“Perché sei venuto qui?” chiese mettendosi seduta a tavola, versando poi un bicchiere di vino rosso a Draco, che si stava servendo il secondo piatto di carne, non c’era niente da dire: era un ottimo cuoco, e mentalmente si era riempito di complimenti.
“Per il tuo ultimo articolo, so che sei Phoenix non iniziare a tergiversare, e so che parlavi di noi”
Se avesse dato uno schiaffo in pieno volto a Ginevra le avrebbe fatto meno male, anzi, forse lo avrebbe gradito molto di più. Certo i suoi amici più intimi conoscevano chi si celava dietro quello pseudonimo, ma mai avrebbe pensato che Draco lo potesse scoprire.
“All’inizio non sapevo che fossi tu; ma come ti ho già detto, leggevo spesso la tua rubrica, e solo tu potevi scrivere parole che riuscissero a toccare chiunque” Draco cercò d’ignorare la buffa espressione che la ragazza aveva dipinto in volto; non sarebbe stato opportuno scoppiare a ridere mentre Ginevra stringeva tra le mani una forchetta.
“Negli anni ho collezionato un po’ di articoli tuoi, sottolineando le uscite peggiori, logicamente, e devo riconoscere che sono poche” continuò a dire “Come quando hai suggerito a una scrittrice di sgonfiare l’ego del marito con degli spilli, e la pazza lo ha fatto realmente” proseguì ridacchiando, facendo sorridere anche Ginny.
“Poi te ne sei uscita con quell’articolo qualche giorno dopo il nostro incontro; e lì ho capito che ti eri completamente fusa il cervello!” esclamò battendo la mano sul tavolo con troppa enfasi.
“Non ci vedevamo da quanto? Dai miei MAGO, quindi, almeno quattro anni…” prese a dire con fare pensoso, mentre cercava di ricordare il loro ultimo incontro…

“Quindi te ne vai con il vincitore?” non avrebbe mai voluto mostrare una sua debolezza davanti a lei, ma il tono di voce non risultò poi così fermo e deciso come voleva far credere.
“Non ci sono ne vinti ne vincitori, solo morti” rispose pacatamente Ginny abbassando lo sguardo, erano dietro il grande cimitero commemorativo che la McGranitt aveva voluto erigere.
“Già ma la bella principessa se ne va’ con il suo principe” commentò amaramente Malfoy.
“Non credevo che considerassi Harry un principe” rispose lei cercando di alleggerire il tono della conversazione.
“Infatti non lo faccio, ma considero te molto di più di una stupida ragazzina cocciuta”
Il silenzio che derivò da quella frase era un preludio muto di una fine inesorabile.
“Sei tu che hai deciso di intraprendere un cammino differente dal mio” esclamò la ragazza alzando finalmente lo sguardo, aveva gli occhi lucidi e rossi, ma non avrebbe mai pianto davanti a Draco; ma Ginny rimase stupita quando negli occhi del ragazzo non vi lesse arroganza e presunzione, ma quasi… Dolore.
“Come se fosse stata una mia scelta, mi hai solo usato Weasley, sei solo un’altra opportunista, i soldi ti hanno fatto gola vero? Soprattutto al pensiero di riuscire a farti un Malfoy…”
Parole senza senso, ecco cosa stava scivolando dalle labbra fine di Draco, suoni che avrebbero dovuto comporre un addio, non un insulto, non una recriminazione, ma semplicemente un ultimo saluto.
“Certo! Ho scelto di farmela con un Mangiamorte mezzo fallito, vero? Forse hai ragione non ho avuto abbastanza intelletto per poter dirti di no! Che me ne faccio di uno come te, quando potrei condividere il resto della vita con il ragazzo che ha rischiato tutto per salvarci!” un fiume in piena di odio, rancore, paura e menzogne. Niente più che un ammasso di scuse e bugie, per poter sfuggire a un giudizio che si sarebbe rivelato quasi universale per la ragazza.
“Hai visto? Alla fine tu, vuoi stare solo dalla parte di chi vince. Mi faccio schifo per aver creduto in te”
L’ascia di guerra era stata si sotterrata, ma sopra la tomba del cuore di Ginevra Molly Weasley.

“Draco? Stai bene? Ti si è resettato il cervello?” chiese la ragazza sventolando la mano davanti al volto assorto del ragazzo. “Hey? C’è nessuno?” continuò poi toccando con la punta del dito il sano del ragazzo, che si destò scuotendo la testa, per poi mordere delicatamente la ragazza.
“Aho!” esclamò la rossa ritraendo il dito velocemente.
“Tu lo hai fatto la prima volta che ci siamo parlati, te lo dovevo, eri in debito con me!” rispose tranquillamente il ragazzo scrollando l’ennesima volta le spalle.
“Cavolo Draco, parliamo di quasi sette anni fa’…” commentò la ragazza con un sospiro.
“Te lo ricordi?” chiese stupido, con il passare del tempo aveva iniziato a pensare che la loro storia, la loro relazione era stata importante solo per lui, così importante da ricordare e memorizzare troppe cose.
“Come potrei dimenticarlo, cavolo! Non vado in giro a mordere la gente!” commentò ridendo la ragazza “All'inizio non riuscivo ad aprire bocca se c'eri tu, ma volevo sembrarti intelligente.3” ammise distogliendo lo sguardo, mordendosi poi il labbro inferiore imbarazzata.
“Me lo auguro, o la vostra vita sociale avrebbe subito grandi disagi” commentò divertito il ragazzo “Signor Ministro, le presento la mia ragazza, Ginevra Molly Weasley” prese a dire il ragazzo imitando il tono di ‘formalità’ che Harry teneva sempre nelle occasioni mondane. “Ma la prego di stare attento morde…”
“Sei simpatico quando un mal di denti…” borbottò Ginny non riuscendo però a trattenere una risata.

“Non posso farlo!” esclamò allibita, avrebbe preferito nuovamente trovare un Diario Maledetto e scriverci la propria fine.
“Certo che puoi…” annuì con un ghigno poco rassicurante Millicent Bullstrode. Infondo era solo per suo volere, se Ginevra Weasley si ritrovava in quella situazione.
“Preferirei che mi Cruciaste!” esclamò guardando le ragazze con sguardo speranzoso, avrebbe di gran lunga preferito molte cosa, piuttosto che fare quello. Come ad esempio farsi dare delle ripetizioni personali da Piton, come accudire un Ippogrifo malato di scarlattina rabbiosa a bolle.
“Attenta a quello che desideri Weasley, noi Slytherin non brilliamo per la pazienza che abbiamo se ci provocate…” l’ammonì con tono rude Pansy.
“Vai, e ricordati cosa devi fare…” l’esortò nuovamente Millicent.
“Facile per voi istigare…” borbottò la rossa.
Lentamente prese a camminare verso la porta della stanza delle necessità, sapeva già cosa vi si trovata dentro, o per meglio dire Chi; anzi sicuramente era meglio ‘Cosa’. Draco Lucius Malfoy.
Nel momento preciso in cui si aprì la porta capì che stava firmando la sua condanna, non a morte, la morte sarebbe stata veloce e indolore in confronto a quello che sicuramente gli Slytherin le avrebbero fatto passare.
Nel momento preciso in cui si chiuse la porta alle sue spalle si rese conto che era nella tana del Serpente.
“Weasley, non credevo avessi il fegato di farti vedere qui” commentò sprezzante il ragazzo.
Neanche Ginny ci credeva, ma infondo lei doveva pur vivere la sua vita, e mentre il Magico Trio era impegnato a salvare il mondo, lei voleva solo salvare la sua… Solitudine.
“Io non credevo che fossi tu il burattinaio di tutta questa messa in scena” mormorò cercando di mostrare più coraggio di quando ne avesse mai avuto in vita sua. Malfoy incuteva timore, forse era il lascito del nome che marchiava chi lo portava. Ma se qualcuno gli avesse chiesto cosa in Draco le faceva venire i brividi la risposta sarebbe stata sicuramente gli occhi, freddi, impersonali, ghiaccio puro. Avrebbe osato dire anche Vuoti…
“Avanti Weasley, sbaglio o dovevi stupirmi?” la esortò con tono impaziente.
“Ok ok…” borbottò scuotendo la testa “Tu non ti muovere, ok?”
“Non vedo l’ora Weasley…” ghignò lui  sedendosi comodamente sul letto dai drappeggi Verdi e Argento.
Ginny lentamente aggiunse il letto, ma non vi si sedette, rimase in piedi davanti al ragazzo, per poi chinarsi in avanti e posare delicatamente le labbra sul collo del ragazzo e lo morse.
Un semplice e lieve morso, che avrebbe lasciato dei segni ben più profondi dei denti perfetti di Ginny sulla nivea pelle del ragazzo.

“Non riesco a credere che tu non sia in giro per il mondo, a Capitanare qualche squadra di Quidditch o a fare reportage in territori stranieri” disse Draco aiutando a sparecchiare la tavola.
“Io non riesco a credere che siamo entrambi in una stanza e non abbiamo fatto esplodere nulla” rispose lei, evitando con accurata attenzione di rispondere alla domanda.
“Beh tu hai già la tua ferita di guerra, hai sempre la delicatezza di una scimmia” annui il biondo che venne travolto da una doccia fredda: Ginny aveva rovesciato l’intero contenuto del proprio bicchiere in volto a Malfoy.
“Grazie, giusto mi ero dimenticato di lavarmi il volto prima di uscire di casa…” annuì compostamente il ragazzo, tirando fuori un fazzoletto dalla tasca dei pantaloni.
“E ringrazia Merlino che non avevo la bacchetta a portata di mano!” aggiunse risentita la rossa incrociando le braccia al petto.
“Si è fatto tardi, devo andare a recuperare Blaise in qualche Night Club babbano, il suo scoprire di essere bisessuale lo ha mandato in crisi” commentò il ragazzo notando che il pendolo sulla mensola della cucina indicava le una di notte.
“Ma dai?” rispose Ginny stupita.
“Mai quanto abbia sconvolto me…” sospirò scuotendo la testa cercando di cacciare via dalla memoria brutti ricordi.
“Come mai? Non ti facevo puritano…” lo canzonò la ragazza divertita.
“Puritano un paio di calderoni! Mi ha baciato!” sbottò Draco rabbrividendo alle sole parole. “Gli voglio bene, non solo è mio cugino, ma è anche il mio migliore amico… Ma se permetti amo essere eterosessuale…” concluse annuendo con veemenza.
“Wow, che mi sono persa…” esclamò battendo le mani un paio di volte, per poi smetterla subito non appena il ragazzo la fulminò con lo sguardo. “Ok, la smetto” disse alzando le mani in segno di resa.
“Ci vediamo presto Ginevra” e con un semplice occhiolino sparì con il classico ‘crack’ della smaterializzazione.
Non si poteva dire che Malfoy fosse un uomo dai tanti convenevoli, e neanche faceva molti complimenti…

#

«Our memories makes us who we are. You can't change the past.»

Erano entrambi seduti su un elegante divanetto in pelle di drago, erano ai lati opposti, ognuno appoggiato a un bracciolo, cercando di non guardarsi neanche negli occhi.
“Interessante” commentò l’uomo seduto di fronte a loro, mentre la sua piuma prendi appunti sfrecciava a scarabocchiare fogli su fogli.
“Interessante?” chiese la ragazza con un pizzico d’irritazione nel tono della voce. “È da folli!” aggiunse sospirando, quello studio era a prova di smaterializzazione, accidenti alla magia!
“Ginevra quante volte te lo devo dire che andare da un terapista non vuol dire essere malati mentali” la redarguì Draco con tono accondiscendente.
“Già se solo non fosse che noi non siamo una coppia!” sbottò la ragazza liberandosi di un gran peso.
“E con questo?” chiese Draco girandosi a fissare la ragazza. Ginevra sospirò alzando gli occhi al cielo, pregando Merlino di darle la forza di non ucciderlo con le sue stesse mani.
“Dr. Green, mi può dare un suo biglietto da visita per favore?” chiese gentilmente all’uomo, che con una mano gli indicò alcuni foglietti sul tavolino di fronte a loro. La ragazza ne prese uno e allungandosi lateralmente lo mise di fronte allo sguardo del giovane ragazzo.
“Leggi! Leggi, Malfoy!” disse con fare spazientito.
“Dr. Richards Green: Terapista di Coppia” rispose lui aggiustandosi a sedere.
“Appunto!” esclamò la ragazza lanciandogli il foglietto addosso.
“Appunto!” convenne lui annuendo “Siamo stati una coppia!” aggiunse guardando il dottore che continuava a prendere appunti.
“Draco lo siamo stati, quanti anni fa? Quattro? Cinque?” si lamentò Ginny cominciando a mangiarsi l’unghia del dito indice, la sua pazienza stava iniziando a sgretolarsi lentamente.
“Eh! Vedi? Come fai a non capire che ci serve un terapista: se ci siamo perfino lasciati!”
“Su questo a ragione” la voce calda dell’uomo fece solo innervosire di più la ragazza che prese a calcolare mentalmente quanto tempo avrebbe impiegato a ucciderli entrambi e sistemare i loro cadaveri affinché sembrasse un omicidio passionale. Un bel modo per concludere la facoltosa vita di Malfoy, no? Omicidio-Suicidio per un amore non corrisposto: con un altro uomo.
“Sta sorridendo, ha visto? Sta accettando l’idea di questa terapia…” commentò Draco osservando il sorriso accennato sul volto della ragazza.
“Signorina Wesley, come mai è così reticente a una relazione con il Signor Malfoy?” domandò il terapista catturando nuovamente  l’attenzione della rossa.
“Me lo dica lei, dato che quei pezzi di carta appesi al muro dovrebbero dimostrare la sua bravura” rispose con calcolata freddezza a quella domanda. Cominciava a sentire realmente la stanchezza di tutta quella situazione: Draco che da qualche mese aveva iniziato a tornare prepotente nella sua vita. Vita, che credeva perfetta, calma e tranquilla; ma che aveva preso a bruciarsi lentamente, accartocciandosi così su se stessa.
“Io credo che siete ancora molto legati” esordì l’uomo osservando entrambi.
“Se per legati intende: un pazzo furioso che si catapulta in casa tua, e ti smaterializza a tua insaputa da un terapista di coppia! Si allora siamo tremendamente legati!” borbottò esasperata.
“Senza contare che la settimana scorsa l’ho portata in vacanza…” s’intromise Draco con un sorriso compiaciuto.
“Draco mi hai fatto rinchiudere in un centro benessere perché ‘ero troppo sbattuta, e avevo l’aspetto di tua Zia Bellatrix quando era rinchiusa ad Azkaban”  lo corresse Ginny.
“Beh? Da quando il fine non giustifica più i mezzi?” domandò lui seriamente “E poi non ti ho detto che avevi l’aspetto di mia Zia Bellatrix morta ammazzata durante la guerra, e fidati! Non era un bel vedere…”
“Grazie, la tua delicatezza mi stupisce sempre di più” celiò lei con un sorriso tanto amabile quanto finto.
“E poi Potter da quant’è che non ti porta in vacanza?”
“Harry Potter?” chiese l’uomo incuriosito.
“Si il mio fidanzato” rispose Ginevra osservando il braccialetto che aveva al polso provando una profonda morsa al cuore, quasi dolorosa.
“Fidanzato che non c’è mai, ad esempio non è qui con Ginevra, ma ci sono io” puntualizzò Draco.
“Ho notato” rispose l’uomo.
“Vuoi chiamarlo? Magari viene, e facciamo questa bellissima e utilissima terapia di coppia in tre” rispose caustica la ragazza.
“Sei un po’ nervosa Ginevra?” domandò Malfoy cominciando a trovare irritante questa riluttanza della ragazza a seguire una terapia insieme.

“Cosa ci facciamo qui?” chiese lei osservandosi intorno: la torre di Astronomia era completamente a loro disposizione, e il che per una piccola Gryffindor rinchiusa con il Principe degli Slytherin non era una bellissima cosa.
“Volevo solo parlarti, senza che le tue guardie del corpo si mettessero tra noi” rispose lui sedendosi sulla terrazza della torre, appoggiando la testa al muro e raccogliendo le gambe al petto.
“Da quando esiste un noi? Credevo avessi detto: ‘Tra me e te ci sarà sempre solamente un ME e un TE” rispose la ragazza appoggiandosi alla ringhiera, stando però girata verso Draco.
“Ginevra” esordì lui con un sospiro.
“Mi hai chiamato per nome…” mormorò la ragazza stupita.
“Hai un bel nome, elegante e raffinato, non capisco perché tutti te lo vogliono rovinare dandoti stupidi soprannomi” rispose lui facendo le spallucce per poi alzare lo sguardo e fissare la ragazza. Aveva gli occhi più belli di chiunque in quella scuola: marroni, profondi con delle sfumature oro.
“Sei l’unico che mi chiama per nome” convenne lei scivolando lentamente a terra, trovandosi cosi molto vicina a Draco, dato l’esiguo spazio di quella terrazza.
“Spero di rimanere il solo” aggiunse lui chinandosi in avanti per baciarla.
Stava lentamente scivolando in un inferno personale, ma le fiamme che lo bruciavano gli avrebbero per sempre ricordato il colore cremisi dei capelli della ragazza. Una piccola pezzente che aveva fatto breccia nel cuore di marmo di un Malfoy.

La ragazza neanche si accorse che l’ora era scaduta, solo quando Draco le sventolò una mano davanti al volto si riprese. L’ultimo ricordo l’aveva totalmente annientata, forse cominciava a intravedere il piano generale di Malfoy: prenderla per sfinimento, farla cedere un pezzetto alla volta. Prima esasperandola, poi facendole credere di essere pazza. Saluto il terapista, augurandosi di non rivederlo più e una volta uscita dalla stanza si smaterializzò, senza neanche degnare di uno sguardo Draco.
Harry Potter amava i Post-It, strani foglietti babbani che decoravano il passaggio del ragazzo: li lascia ovunque, piccoli o grandi appunti, appuntamenti importanti o meno. Harry viveva lasciando Post-It in giro per casa, foglietti che reggevano appesi meno di cinque minuti ma che tanto gli piacevano.
Nelle ultime settimane la quantità di quei quadrati colorati era aumentata a dismisura, e Ginny se ne rese conto guardandosi intorno: il salotto ne era pieno, insieme anche a una buona dose di caos. Da quanto tempo non sistemava quel disordine? Neanche si ricordava più quando fu l’ultima volta che aveva passato un intero giorno con Harry, senza missive urgenti e sparizioni continue. Prese la propria bacchetta e con dei semplici incantesimi sistemò tutto, perfino delle vecchie foto ingiallite nascoste dietro a chissà che cosa. Foto che parlavano chiaro, foto che ricordavano a Ginny un passato quanto mai vicino e distante allo stesso tempo.
Negli ultimi mesi erano usciti a cena fuori solo due volte, ed entrambe le volte un’Hermione Granger era riuscita a rovinare tutto con missioni segrete e lontane.
La ragazzo chiuse gli occhi e provò a richiamare gli ultimi ricordi felici che aveva, e inaspettatamente le immagini che si susseguivano nella sua mente ritraevano una coppia che mai si sarebbe aspettata di pensare. Lei e Draco Malfoy: in libreria, al parco, a discutere nel bel mezzo di Diagon Alley, a una partita di Quidditch… Loro due alle prese con una partita di amichevole odio. Le liti infinite su cosa mangiare e dove, senza considerare la seduta di terapia di coppia di quel pomeriggio.

L’eco di un cuore spezzato riempi il silenzio assordante della stanza.

Fu cosi che Ginny lasciò un semplice post-it a Harry:

«Che spreco passare tanto tempo con una persona, solo per scoprire che è un'estranea.»4

Chiuse la porta alle sue spalle per sparire semplicemente, doveva ri-iniziare a vivere, cercare qualcosa di più per se stessa, e doveva farlo liberandosi dai pesi che la trattenevano. Pesi che avevano un nome, un cognome e degli impegni troppo importanti per rendersi conto che aveva abbandonato l’unica persona disposta a tutto per lui. Dare per scontato l’amore di una vita portava conseguenze inaspettate e Ginny se ne era resa conto, quando un ex uscì dalla soffitta dei suoi pensieri per farle rendere conto che la vita non era semplicemente un accontentarsi delle briciole. La vita era un’avventura continua, passione e pazzia.
L’amore non si può accontentare, deve pretendere, deve sconvolgere e lasciare senza fato; non lasciare senza nessuno al tuo fianco.
Non sapeva cosa avrebbe fatto, l’aver varcato la soglia della porta non stava a indicare niente se non che ora doveva iniziare a pensare solo a se stessa, a quello che avrebbe voluto fare. Aveva passato così tanto tempo a pensare come ‘coppia’ che quasi si sentì ridicola a non sapere dove voler andare a vivere. Il suo istinto conservatore pensò subito a chiamare Draco, e dargli quella seconda Chance che implorava silenziosamente d’avere…
Prese una pergamena dalla borsa e scrisse una breve missiva, per poi spedirla e incamminarsi lontano da Godric’s Hollow.

Lontano qualche miglio un gufo reale picchiettò sulla finestra dello studio, e un giovane ragazzo annoiato si apprestò a prendere la missiva e sfamare la bestiola.

«Avrei voluto lasciarti un messaggio enigmatico, stile “Se mi lasci ti cancello”, o qualcosa come “Prova a prendermi” ma poi avevo il timore che tu non capissi bene la situazione, e come al tuo solito avresti esagerato. Ho lasciato Harry, ho lasciato casa mia, e credo anche buona parte della mia sanità mentale. Non so cosa voglio fare ora della mia vita, so solo che voglio viverla. Sta a te decidere se farne parte o meno. Hai tempo fino a giovedì prossimo, perché prima di iniziare una qualsiasi relazione con te, dovremmo prima affrontare una terapia di coppia, Ginevra »


Eternal Sunshine of the Spotless Mind | Se mi lasci ti cancello…

Al C.o.S, spero che  diventi il punto di riferimento della scrittura amatoriale.

Note:
Le tre citazioni tratte da uno stesso film:

«Would you erase me?»|«Vuoi cancellarmi?»
«You can Erase Someone from your Mind. Getting them Out of your Heart is Another Story» |«Puoi cancellare qualcuno dalla tua mente. Farli fuori dal tuo cuore è un'altra storia.»
«Our memories makes us who we are. You can't change the past.»| «I nostri ricordi realizzano chi siamo. Non puoi cambiare il passato.»

Ho anche inserito tre scambi di battute, prendendoli identici alla traduzione italiana del film. Erano troppo belle per essere lasciate in disparte.

1Occhi marroni: in molte Fic, come nel film, gli occhi di Ginevra sono di uno splendido verde smeraldo, ma nei libri viene detto – con un po’ di rammarico da parte mia – che gli occhi sono marroni, della stessa sfumatura della madre. Quindi ho voluto tenere fede a questa versione, considerando anche molto più intenso il confronto con quelli grigi di Draco Malfoy.
2 Clementine: Ma sei scemo?  Joel: C'è chi ne è convinto.
3 Mary: All'inizio non riuscivo ad aprire bocca se c'eri tu, ma volevo sembrarti intelligente.
4 Joel: Che spreco passare tanto tempo con una persona, solo per scoprire che è un'estranea.

Vorrei tanto poter dire di aver scritto una commedia brillante; che contrariamente a quello che si pensa non è solo un corpo comico in un involucro di sentimentalismo. Le commedie brillanti sono quelle storie che riescono a strapparti non solo un sorriso, ma anche una lacrima di malinconia, ti entrano dentro perché rispecchiano in parte il tuo vissuto. Ho iniziato a scrivere questa One-Shot per gioco, perché mi ero innamorata della traccia, ma dopo i personaggi hanno preso vita, e con i loro caratteri poco malleabili hanno democraticamente deciso il mio ruolo: una mera battitrice di tasti, il resto è opera loro. Non ho mai scritto una fic che avesse come coppia principale la Ginny/Draco, anche se è la mia ship preferita; forse perché avevo paura di non rendere giustizia a due personaggi che se uniti potrebbero cambiare i colori all’arcobaleno. Con tutta l’umiltà di questo mondo vorrei dedicarla a Opalix, un piccolissimo tributo alla mia ‘Divina’ delle Ficer, la donna che è riuscita a mettere nero su bianco tutte le sfumature possibili dell’argento e del fuoco. Certo non arriverà mai a leggere questo tributo ma non importa, io so che c’è, ed è quello che conta. Grazie.

Ultimissima cosa, ho allegato agli articoli di giornale delle icons, purtroppo le avrei volute trovare tutte animate, proprio come sono le foto nel Potterverse, ma che non ne ho trovate di concilianti con la storia. Quindi mi spiace per questa pecca, ma  spero che l’idea vi sia comunque piaciuta.

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I ♥ C.o.S.

   
 
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