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Autore: Hil 89    06/03/2019    4 recensioni
Si narra che le anime gemelle siano destinate ad incontrarsi, prima o poi.
Il percorso per trovarsi è segnato da visioni, ma il cammino non sempre è semplice.
Quello che è certo è che quando il destino chiama, non resta altro che rispondere.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 10


Magnus ringraziò con un sorriso Isabelle mentre la giovane gli porgeva un bicchiere d’acqua, l’asiatico lo consumò con calma, appoggiando la testa contro lo schienale dalla sedia, chiudendo gli occhi.
L’immagine nitida di Alec attraversò come un fulmine la sua mente, lo sguardo blu lucido ma estremamente fiero, la vena del collo tesa ed il respiro irregolare.
Il suo cuore prese a battere più velocemente al ricordo del ferro incandescente che bruciava la pelle candida del giovane e un dolore sordo lo colse al pensiero di quanto Alec stesse realmente soffrendo.
Strinse forte le dita attorno al bicchiere e spalancò le iridi di giada quando il volto dell’uomo che stava torturando il suo giovane poliziotto si materializzò davanti ai suoi occhi.
Abbandonò con poca cura l’oggetto sul tavolo, non curandosi delle gocce d’acqua che bagnavano il legno della scrivania e prese a scarabocchiare con la penna su un foglio bianco del blocco che prima gli aveva consegnato Simon.
“Cosa fai?” gli chiese Izzy sistemandosi silenziosa alle sue spalle
“Sto cercando di fare un identikit dell’uomo che ha ferito Alexander” rispose senza abbandonare l’attenzione ai tratti scuri che stavano prendendo forma sulla carta.
“Buona idea” constatò Maryse, ancora seduta alla scrivania, mentre osservava il figlio maschio percorrere avanti e indietro il perimetro del suo ufficio senza togliere lo sguardo dorato dalla strada, in attesa di scorgere la macchina di Luke.
Seduto al tavolino da caffè, Simon continuava a picchiettare velocemente le dita sulla tastiera del suo portatile, alla ricerca di chissà quale informazione che poteva aiutarli ad avere un qualche indizio che li avrebbe condotti più vicini al suo primogenito, nonché a quel maledetto Circolo di Alicante che non solo aveva impiegato tutte le forze dei figli da più di due anni, ma stava mettendo in serio pericolo la vita di Alec.
Lo scatto fulmineo di Jace la distolse dai suoi pensieri, lo vide uscire di corsa dalla stanza e non lo riprese per aver lasciato la porta spalancata. Spostò lo sguardo su quello della figlia e non si stupì di vederla saettare lo sguardo scuro tra lo schermo del pc del fidanzato ed il disegno che stava preparando Magnus.
Gli occhi scuri della donna si fermarono ad osservare il profilo orientale del giovane seduto alla sua scrivania, quel ragazzo particolare ed estremamente colorato era l’anima gemella di suo figlio, quando aveva dichiarato di aver avuto le visioni il suo cuore aveva mancato un battito, l’attimo dopo la sua mente aveva iniziato ad elaborare una serie di emozioni contrastanti: lo sgomento di Alec insieme ad un uomo, la preoccupazione di cosa avrebbero pensato al dipartimento, fino a arrivare alla rassegnazione ed alla consapevolezza che il destino di suo figlio era irrimediabilmente legato a quello dell’artista e che niente e nessuno avrebbe potuto interferire con questo.
Si sporse verso Magnus ed osservò con attenzione le linee nere che andavano a formare il volto di un uomo, costatò con stupore che l’asiatico era veramente talentuoso ed attento ad ogni particolare: “Stai facendo un ottimo lavoro” dichiarò, “Ti ringrazio per il tuo aiuto” continuò cercando di addolcire il tono di voce.
Magnus allontanò per un attimo lo sguardo dal foglio per puntarlo negli occhi scuri della donna: “Non è molto, ma farò tutto quello che posso per trovarlo” rispose con un piccolo sorriso prima di tornare al suo lavoro.
Maryse stava per rispondere quando l’attenzione venne catturata dal figlio che tornava accompagnato da una giovane dai capelli rossi come il fuoco ed un uomo dai capelli marroni.
I tre entrarono nell’ufficio del capitano e Jace si chiuse la porta alle spalle, Maryse si alzò e si avvicinò all’uomo appoggiandogli una mano sul bicipite, “Luke, grazie per essere arrivato cosi in fretta” disse prima di rivolgere un sorriso alla ragazza.
“Amore” la voce del biondo attirò l’attenzione della rossa che si voltò verso di lui, “Potresti guardare questo disegno e dirmi cosa ti viene in mente?” chiese porgendole il disegno del giglio.
Clary diede uno sguardo veloce prima di puntare le iridi verdi in quelle dorate del fidanzato: “E’ un disegno che ho trovato tra gli schizzi di mia madre” rispose mentre si voltava verso l’uomo che era venuto con lei per porgerglielo, Luke lo osservò ed annuì: “Jocelyne amava i gigli. Li ha coltivati per molto tempo” spiegò.
“Perché me lo hai fatto vedere?” chiese la ragazza tornando a guardare il poliziotto
Jace fece un respiro profondo prima di iniziare a spiegare: “Sai il caso su cui stiamo indagando? Avevamo organizzato per oggi un’operazione sotto copertura, ma le cose non sono andate come previste e hanno preso Alec” un lampo di dolore misto a rabbia attraverso lo sguardo dorato del giovane, “Sulla porta della stanza dove lo tengono c’è quel disegno. In seguito abbiamo scoperto che quel disegno è anche un tatuaggio di appartenenza ad un circolo… quella persona era presente al rapimento di Alec”
“Aspetta” la voce di Clary tremò, “Mi stai dicendo che l’organizzazione criminale sulla quale stai indagando è legata al disegno di mia madre?” continuò mentre allungava una mano per stringere la manica della giacca di Luke, in piedi al suo fianco, “Ci deve essere un errore! Mia madre non era una criminale. E’ impossibile!”
“Clary” Jace mosse alcuni passi verso di lei e le appoggiò con delicatezza le mani sulle spalle, “Stai tranquilla. Nessuno pensa che tua madre sia una criminale. Quello che volevamo chiederti è se ti ricordi altro legato a questo disegno… qualcosa che potrebbe aiutarci a capire qualcosa in più” continuò con tono dolce, accarezzando piano le braccia della ragazza.
“Ho finito”
La voce di Magnus interruppe il silenzio che era calato nella stanza, Maryse prese il disegno che il giovane le porse e l’osservò attentamente, l’uomo raffigurato aveva lineamenti duri e severi e lo sguardo freddo e calcolatore. Passò l’identikit ad Isabelle che dopo averlo guardato lo diede a Simon che in un attimo lo scannerizzò per poterlo passare al riconoscimento facciale, dopo di che finì tra la mani di Jace, che non si era ancora allontano da Clary e Luke.
Il biondo lo analizzò facendo saettare lo sguardo chiaro sui lineamenti dell’uomo, senza però riconoscere alcun dettaglio.
Valentine
Sei paia di occhi dai colori differenti si mossero all’unisono per incrociare quelli chiari di Luke, che osservavano sconvolti il disegno tra le mani di Jace.
“Chi è?” chiese il biondo porgendo il foglio all’uomo che aveva allungato la mano verso di lui, Maryse si avvicinò anch’essa al figlio e Magnus abbandonò la sua posizione affiancandosi ad Isabelle.
“Non è possibile” la voce di Luke era appena un sussurro
“Luke” lo richiamò Maryse, “Conosci quest’uomo?”
L’uomo annuì, “Era uno dei miei migliori amici ai tempi del college” il tono era lontano, lo sguardo fisso sul pezzo di carta, “Eravamo inseparabili. Io e Val. Poi lo persi di vista, era entrato in un brutto giro e non sappi più molto di lui. Vecchi compagni mi dissero che si era trasferito a Chicago, che aveva avuto un figlio e poi la moglie lo aveva lasciato” continuò a raccontare, “Quanto ebbi la visione di tua madre” disse voltandosi verso Clary, “Iniziai ovviamente a cercarla e quando la trovai, lei mi disse che stava scappando da una persona e che per mettersi in salvo aveva dovuto abbandonare una parte di sé. Era stata costretta a fare una scelta difficile” proseguì accarezzando la pelle liscia del volto della giovane, “Per poter dare un futuro migliore alla nuova vita che portava in grembo, era stata costretta a lasciare indietro il suo primogenito” la mano si fermò sulla guancia della rossa, “Quando incontrai Jocelyne, lei era incinta di te, Clary. E stava scappando da suo marito: Valentine Morgenstain”
Clary dondolò pericolosamente sulle gambe e Jace su rapido a prenderla tra le braccia prima che cadesse a terra, la fece sedere su una poltrona e Simon scattò subito al suo fianco per prenderle la mano.
“Mia madre mi disse che mio padre era morto” disse la ragazza, “Mi disse che era morto durante un’escursione a causa di una frana. Perché me lo avete tenuto nascosto?” la sua voce crebbe di un’ottava mentre lo sguardo lucido di lacrime si puntava in quello chiaro di Luke.
“Jocelyne voleva proteggerti. Se ti avesse detto che tuo padre era vivo, aveva paura che un giorno saresti andata a cercarlo” spiegò l’uomo, “Non voleva mentirti. Voleva solo che vivessi una vita tranquilla”
“Non ha mai più avuto contatti con quest’uomo?” domandò Maryse
“No” confermò Luke, “Dal momento in cui lasciò Chicago, cambiò cognome e sparì completamente dalla vita di Valentine.”
“Non ci sono riscontri” intervenne Izzy, che si era spostata al posto di Simon, “Il riconoscimento facciale non ha dato risultati”
“Dannazione!” Jace strinse i pugni lungo i fianchi, “Come diavolo è possibile che quell’uomo sia un fantasma!”
“Come fate ad essere sicuri che sia collegato con il rapimento?” chiese Luke
“L’ho visto io” la voce di Magnus era chiara e sicura, “E’ la terza visione che ho di Alexander. E sia il giglio che il volto di quell’uomo sono impressi a fuoco nella mia mente”
“Come è potuto accadere tutto questo?” continuò Clary attirando nuovamente l’attenzione su di sé
“Ascolta” Luke di inginocchiò alla sua altezza e passò le dita tra i suoi capelli ramati, “Ti prometto che ti racconterò tutto, sei al sicuro” continuò spostando le mano sulla sua spalla minuta.
“Al momento però è mio figlio quello ad essere in pericolo” intervenne dura Maryse, “Luke, se sai qualcosa che potrebbe aiutarci a trovarlo, per favore dimmelo subito” continuò la donna mentre si appoggiava alla scrivania.
L’uomo si passò la mano libera sul mento, ma scosse la testa: “Ha paura di non potervi aiutare più di tanto. Come ho già detto ho perso i contatti con lui dai tempi del college. Jocelyne mi disse solamente che era scappata da quest’uomo, scoprii in seguito che si trattava di lui, ma non mi rivelò mai molto del suo passato. Disse che per il bene di Clary doveva chiudere con il passato anche se questo significò di dire addio ad un figlio. Non so altro, Maryse. Mi dispiace davvero. Vorrei poterti aiutare di più”
La donna annuì prima di passarsi la mano sul volto, quella situazione stava diventando completamente assurda e snervante. Continuavano a scoprire dei piccoli tasselli, ma nessuno era collegato all’altro e tornavano sempre al punto di partenza.
“Deve pur esserci un maledetto collegamento tra queste cose!” esclamò ancora Jace avvicinandosi ai fogli sparsi sulla scrivania della madre per prendere le foto che erano riusciti a scattare quando avevano rapito Alec sotto ai suoi occhi.
“Riconosci qualcuno?” chiese mostrando le immagini a Luke, l’uomo scosse il capo dispiaciuto.
“Un attimo” intervenne Izzy, “Sim hai detto che la Belcourt ha avuto delle multe per eccesso di velocità, giusto?” al cenno di assenso del ragazzo continuò, “Potremmo provare a rintracciare la macchina. Magari è una ricerca a vuoto, ma tanto vale tentare” continuò guardando il fratello.
“Possiamo provare” concordò Jace
Simon lasciò la mano di Clary e si mise subito a lavorare al portatile, si sistemò gli occhiali sul viso mentre gli occhi saettavano sullo schermo e le dita si muovevamo rapide sui tasti.
“Ho preso il numero della targa dall’ultimo rapporto, ho fatto un controllo incrociato con i documenti della polizia stradale, adesso sto controllando con le telecamere del traffico e..” il ragazzo parlava a raffica, ma per una volta Jace non interruppe il suo sproloquio e Izzy si lasciò sfuggire un sorriso quando notò che tutti pendevano dalle labbra del suo fidanzato, “Bingo!” esclamò sistemandosi ancora gli occhiali che continuavano a scivolargli sul naso, “Le telecamere hanno avuto un riscontro con la targa segnata nel rapporto, certo non è detto che Belcourt abbia ancora la stessa macchina, però forse potremmo essere…”
Lewis!” all’urlò esasperato di Jace, Simon scattò seduto dritto ed annunciò: “La macchina a cui corrisponde la targa è parcheggiata tra la 7th Avenue e la 21st Street”
Magnus si passò la mano inanellata tra i capelli, le strade di quel quartiere avevano un qualcosa di familiare, ma non riusciva a ricordare.
Un flash attraversò la sua mente, gli occhi si spalancarono e si picchiò la mano in fronte: “L’Idris Club!” esclamò, “ E' un club privato ad un paio di isolati da lì. Quando uscivamo insieme, Camille mi portava sempre lì. Si muoveva come una regina, non c’era persona che non la conoscesse”
“Simon cerca tutto quello che puoi su quel posto. Indirizzo, planimetrie, atto di proprietà. Qualsiasi cosa! E’ l’unica pista che abbiamo!” disse Isabelle mentre si sedeva accanto al ragazzo e osservava insieme a lui lo schermo.
“Io intanto vado ad avvisare la mia squadra e la SWAT” annunciò Jace e senza aspettare risposte corse fuori dall’ufficio.
“Sim, fermo. Ingrandisci la pianta del locale, qui” chiese Izzy allungando il dito sullo schermo per indirizzare il giovane, “Il locale è su due piani: lounge bar e cucina al piano terra, nel seminterrato ci sono magazzini e stanze vuote” la mora puntò lo sguardo scuro in quello della madre: “E’ lì che tengono Alec!” dichiarò sicura.
“Non abbiamo prove per un’operazione armata” rispose la donna, ma alzò una mano per fermare la risposta della figlia, “ma è l’unico collegamento che abbiamo. La SWAT resta in stand by a qualche isolato di distanza. Vi avvicinerete tu e Jonathan. La squadra di Jace di copertura all’estero. Potrete intervenire sono con un riscontro termico del seminterrato. Non entrate alla cieca. Non abbiamo bisogno di richiami o denuncie per uso improprio del distintivo o per azioni armate su proprietà privata.”
“Ricevuto!” Isabelle scattò rapida e dopo un bacio a stampo sulle labbra di Simon si precipitò fuori dalla stanza.
Magnus afferrò la giacca pronto a seguirla, ma venne afferrato per un braccio da Maryse: “Non puoi andare con loro”
“Io devo andare” ribatté l’orientale guardandola fissa negli occhi, la donna notò la scintilla di puro fuoco che alimentava lo sguardo di giada del ragazzo ed allentò di poco la presa, “Non farai nulla che possa mettere in pericolo la tua vita. Sei un civile. Aspetterai fuori. Al sicuro” il tono di voce era perentorio, “Giuralo” concluse stringendolo nuovamente.
“Promesso”
La donna lasciò cadere il braccio lungo il fianco e mantenne lo sguardo in quello verde dorato di Magnus. L’orientale fece un cenno del capo prima di darle le spalle e correre anch’egli fuori dall’ufficio.
Le iridi del ragazzo scattarono rapide per i corridoi alla ricerca di un ciuffo di capelli verdi, non appena notò Ragnor seduto su una sedia vicino all’ascensore lo raggiunse velocemente.
L’amico alzò lo sguardo dal cellulare e scattò in piedi: “Allora?”
“Potrebbe essere all’Idris Club. I suoi fratelli stanno organizzando l’operazione. Andremo con loro”
“Cosa?!” esclamò il ragazzo, “Magnus sei impazzito?! Tu non sei un poliziotto!”
“Ho promesso che aspetteremo in macchina!” lo tranquillizzò, “Devo andare, Rag. Devo esserci anche io” continuò “Sei con me?” chiese guardandolo fisso negli occhi.
“Certo” confermò Ragnor con un sorriso lieve, “Ma non fare cazzate, Bane!”
“Croce sul cuore” rispose Magnus mimando rapidamente una croce all’altezza del pettorale sinistro, “Anche perché se torni a casa con un solo graffio, chi lo sente il clandestino!”
“Smettila di chiamarlo clandestino. Sai perfettamente che è cittadino americano” lo riprese l’amico con tono esasperato
Un lieve sorriso canzonatorio apparve sul bel volto dell’orientale, “Lo so, ma non per questo smetterò”
“Andiamo” una voce femminile li fece voltare, Izzy era in piedi di fronte a loro con indosso un giubbotto antiproiettile ed una arma legata alla coscia destra.
I due uomini la seguirono in silenzio ed entrarono insieme nell’ascensore.
Il cuore di Magnus prese a battere più velocemente, l’adrenalina alle stelle, chiuse gli occhi e fece un respiro profondo.
Concentrò tutta la sua attenzione sul volto del giovane poliziotto, il battito iniziò leggermente a calmarsi al pensiero che presto il suo sguardo si sarebbe perso nel blu oceano degli occhi di Alexander.
 
  
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