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Autore: AstridDBG    07/03/2019    0 recensioni
Padre Jooheon ha un disperato bisogno di qualcuno che lo aiuti all'orfanotrofio. Finalmente arriva Suor Sanga, l'unica donna tra tanti bambini e ragazzi, ognuno a suo modo speciale.
Genere: Mistero, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Visto dall’esterno, l’orfanotrofio era un edificio anonimo, e come quelli vicini aveva le pareti leggermente scrostate e macchie scure qua e là. Il sole aveva cominciato a sorgere e a provare a rallegrare quel triste paesaggio. All’interno invece sembrava un museo d’arte contemporanea, con mobili di qualsiasi genere, un tavolo di legno massello con attorno sedie tutte diverse, sia nel colore che nella forma che nel materiale, ma la differenza stava nel fatto che quel posto era vissuto. Si vedevano oggetti lasciati in giro, delle chiavi sulla credenza, un bicchiere con dell’acqua sul piano della cucina, una felpa ripiegata sullo schienale di una sedia. Quel mattino, come quasi ogni giorno, alcuni dei giovani residenti stavano preparando la colazione, assieme a don Jooheon. Era stato il primo a svegliarsi, come sempre, per andare a dire messa per i pochi fedeli che non potevano assistervi in altri orari. Quella della mattina era sempre breve e carica di buone energie per aiutare i partecipanti durante tutta la giornata. Tornato in casa, iniziò a svegliare tutti, iniziando da quello che gli altri consideravano “la mamma”, ovvero Kihyun. Sì, perché non c’erano figure femminili lì, erano tutti maschi, sia bambini che aiutanti. Ma da quel giorno sarebbe stato diverso. Con l’aiuto di Kihyun, svegliò gli altri bambini, poi i due andarono in cucina a preparare la colazione per tutti. Man mano che gli altri arrivavano, davano una mano con quello che c’era da fare, poi Jooheon li salutò per la giornata, lasciando a loro il compito di risistemare tutto. Altri poi andarono a scuola, accompagnati da alcuni dei più grandi che invece l’avevano abbandonata da tempo. Restarono così in tre, davanti a dei caffè fumanti, con nessuna voglia di parlare, ancora troppo intontiti dal sonno. A dire la verità c’erano altre due tazze, ma non i rispettivi proprietari. Uno ritornò dopo qualche minuto, perché era incaricato di accompagnare i bambini fino alla fermata dell’autobus. Appena lo vide, Kihyun gli disse qualcosa.
«Ehi Minhyuk, visto che sei già in piedi, vai a vedere se Hyungwon sta ancora dormendo.»
«Eh, cosa, io sono andato ieri, oggi tocca a Hoseok!» ribatté quello, indicando il ragazzo moro che si stava lisciando la frangia davanti ad uno specchietto rotondo.
«Guarda che io sono andato l’altro ieri» disse quello, sull’orlo delle lacrime, per il tono che Minhyuk aveva usato con lui.
Senza dire una parola Hyunwoo si alzò, diretto verso le camere da letto. Dopo qualche minuto lo videro tornare con in spalla quello che sembrava un cadavere. Lo fece sedere e gli appoggio la testa sul tavolo, rivolta verso il bordo, e quella fece un verso che rassicurò tutti sul fatto che l’amico non fosse morto davvero. Poi prese l’ultima tazza dal tavolo, ci infilò una cannuccia e l’avvicinò alle labbra del ragazzo, che iniziò a bere, come un cucciolo di gatto, con gli occhi chiusi, fidandosi ciecamente di quello che gli veniva dato. Quando si sentì il rumore di risucchio a vuoto, decise che poteva avere le forze per iniziare la giornata, e si tirò su, stiracchiandosi tutto.
«Che giornata di merda» disse poi, dopo aver sbadigliato.
«Ma se non è nemmeno iniziata! Piuttosto, avete sentito il casino stanotte?» cambiò discorso Minhyuk.
«No, ma l’ho letto stamattina sul giornale» disse Kihyun.
«Cosa? Non intendevo quello, ma qui. Il don è tornato con qualcuno!»
«Eh, stai dicendo che si è portato dietro qualche poveraccio coinvolto nella sparatoria? Ancora?! L’ultima volta è quasi stato accusato di rapimento» commentò Hoseok.
«Ah, io avevo pensato che ci stesse nascondendo un’amante» spiegò imbarazzato Minhyuk, prima di ricevere uno scappellotto da Hoseok.
«È un prete, ha fatto il voto di castità, sai?» intervenne Hyungwon.
«Vabbè, anche se portasse qualcuno ogni tanto non lo giudicherei. Anzi, forse sarei geloso…» Avevano smesso di ascoltare Minhyuk e le sue idiozie perché in quel momento tornò l’argomento delle sue chiacchiere, accompagnato davvero da qualcuno.
«Buongiorno bambini, dormito bene? Sono felice di annunciarvi che da oggi dovremo aggiungere alla tavola del Signore un altro piatto. Questa è suor Sanga, è arrivata ieri sera, dopo anni che chiedo che ci sia inviato un aiuto.»
Nella cucina calò un silenzio assordante, rotto poco dopo da un commento non necessario di Minhyuk.
«È sicura di non essere un uomo?»
Le orecchie del don si erano infiammate, trovandosi in imbarazzo come poche volte in vita sua.
«Come pretendete che vi tratti da adulti e smetta di chiamarvi bambini se poi vi comportate in questo modo infantile con gli sconosciuti. Scusatevi tutti, subito!»
«Mi scuso solo io, dato che gli altri non hanno colpe. Mi dispiace se si è sentita insultata, Sorella. Io sono Minhyuk e ho quindici anni. Le porgo il mio benvenuto all’orfanotrofio.»
Suor Sanga non si era scomposta, e stava guardando tutti senza tradire alcuna emozione. Poi si schiarì la voce.
«Grazie Minhyuk, le tue parole mi rendono felice. Spero di potervi conoscere in breve, in modo da potervi aiutare in qualsiasi modo. Avete già fatto colazione?»
«Si sieda, Sorella. Io sono Kihyun, ho quindici anni come quella boccaccia di Minhyuk, di solito mi occupo di preparare i pasti, assieme al Don e a chi è di turno. Qua ci arrangiamo come possiamo.»
Seguirono le presentazioni degli altri ragazzi, mentre veniva preparata la colazione speciale di benvenuto per la Sorella. Partendo dal Hoseok, il più grande, di diciassette anni, poi il ragazzo silenzioso con la pelle scura, Hyunwoo, che era di un anno più giovane, e infine Hyungwon, il più giovane, di quattordici anni, stesso numero di ore che dorme in un giorno. Con loro, di solito, c’era un altro ragazzo, di poco più giovane, ma era un po’ strano e spesso spariva per giorni o stava sa solo, come in quel momento. Il resto dei bambini che vivevano lì avevano dai quattro ai dieci anni, e andavano tutti a scuola. I sei più grandi avevano tutti abbandonato la scuola appena possibile e cercavano di guadagnare qualcosa facendo lavoretti in giro per il quartiere. Il primo a partire fu Hoseok, dicendo che aveva un appuntamento con una cliente molto importante, poi anche gli altri iniziarono ad avviarsi verso le loro mete, tranne Hyunwoo, che invece andò nella stanza che era stata adibita a palestra, per allenarsi un po’ prima della gara di quella sera. Il silenzioso ragazzo era una promessa del nuoto e avrebbe dovuto sostenere una qualificazione per le regionali. Rimasero dunque solo Jooheon e Sanga in cucina. L’uomo leggermente a disagio per la presenza femminile, la prima da quando stava all’orfanotrofio.  
«Sorella Sanga, penso che per la mattina non ci sia molto altro da fare, siccome le ho già mostrato le zone principali. Se ha domande non si faccia problemi a chiedermi. Può anche fare affidamento ai ragazzi che ha visto poco fa» disse Jooheon.
Sanga era silenziosa, sorseggiando il suo caffè, cercando le parole da dire. «La ringrazio Fratello, sono certa che non avrò problemi durante la mia permanenza qui.»
Il Don poi annunciò di avere delle commissioni da fare, e si congedò dalla suora. In verità, non aveva impegni fino a mezzogiorno, ma negli ultimi mesi un problema aveva iniziato ad affliggerlo. Era molto in imbarazzo a parlarne con chiunque, perciò si faceva più di mezz’ora di autobus per allontanarsi e andare in una chiesa in cui nessuno lo conosceva, per poter confessarsi senza timore. Il fatto che fosse prete faceva in modo che non stonasse nell’ambiente buio e freddo della chiesa, e aspettò che nessuno le potesse vedere per entrare nel confessionale.
«Padre, mi perdoni perché ho peccato.»
   
 
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