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Autore: Glaceeonx    07/03/2019    2 recensioni
{I was searching
You were on a mission
Then our hearts combined like
A neutron star collision.}
~
Il perfetto, intelligente, pacato professore Kim Namjoon finirà per innamorarsi del ribelle, socievole, furbo studente Kim Seokjin.
~
[namjin]
[side!Yoonseok]
[school!AU]
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin, Min Yoongi/ Suga
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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«Smettila di prendermi in giro, guarda che sto ancora resistendo. Se fossi al mio posto, te la saresti già fatta sotto dal freddo.»
«Sì, ma io non sono uno stupido, al tuo posto non mi ci ritroverei mai, quindi...»

Stavano continuando così da un bel po’, mentre percorrevano il tratto di strada che li divideva dall’entrata della scuola all’auto di Namjoon. In realtà, vedere Jin in quello stato preoccupava non poco il giovane insegnante: sapeva che stava letteralmente schiattando dal freddo e che, cocciuto com’era, non voleva ammetterlo. Così, si mise immediatamente a cercare le chiavi dell’auto nella tasca del suo cappotto e, una volta trovate, si ritrovò a sventolarle a mezz’aria davanti ai suoi occhi.
«L’aria calda della mia Bentley ti aspetta, bimbo.»
Raggiunto il parcheggio, ormai troppo buio, Namjoon non perse altro tempo ed aprì velocemente l’elegante macchina rossa, facendo cenno a Seokjin di seguirlo al suo interno.
«Mi raccomando, muoviti con cautela, attento a salire e scendere, non devono rimanere impronte di scarpe, okay? Ci tengo a questo gioiellino.»

Alla vista di quell’irraggiungibile ed elegantissima auto dal colore rosso fiammante-si poteva notare quel bel colore anche al buio del parcheggio-, Seokjin non riuscì a salirci subito sopra. Si prese un attimo per restare a studiare la struttura di quell’automobile, una Bentley Continental, la stessa auto posseduta da star come Kim Kardashian, cercando di capire quanti soldi potesse costare, ed arrivò alla conclusione che sì, forse Kim Namjoon era ricco-o magari soltanto fortunato nel gioco- e che no, la cosa non gli dispiaceva affatto.
Alla fine, dopo minuti interminabili a guardare a bocca aperta quel gioiellino, decise di entrarci, posizionandosi in modo scomposto sul sedile del passeggero.
«Hey.» asserì, voltandosi verso il più grande con aria interrogativa «Tu fai l’insegnante per hobby, vero?»
«Hobby?» chiese Namjoon, ricambiando l’occhiata interrogativa del proprio allievo, non capendo inizialmente dove volesse arrivare «Ah, la mia auto, forse? Bella, vero?»
Detto questo, si occupò finalmente di far partire l’auto. Quel parcheggio troppo buio venne subito illuminato dai fari accecanti del suo amato veicolo e, non appena l’uomo poggiò il piede sull’acceleratore, un rombo alle loro spalle spezzò il silenzio di quel posto alquanto tetro e squallido. Un carro come quello di Kim Namjoon meritava qualcosa di più raffinato, non un semplice piazzale dietro la scuola.

Sì, l’auto era indubbiamente bella. Ma mai bella quanto il proprietario, che ora Jin aveva scoperto anche ricco: se solo fosse stato eterosessuale, probabilmente sarebbe diventato l’uomo dei sogni di quella pazzoide di sua sorella. Ma etero non era, quello era poco ma sicuro.
Fingendo menefreghismo, il ragazzo fece spallucce, rispondendo: «Discreta, sì.»
Quando sentì l’aria calda arrivargli addosso, si fiondò immediatamente con le mani avanti, attaccandosi ai bocchettoni e sentendosi improvvisamente bene «Ma il riscaldamento è molto meglio.»
Mentre Seokjin pensava a riscaldarsi, iniziò a guardarsi attorno, piuttosto frenetico: erano appena entrati nello stesso quartiere in cui vivevano lui e la sua famiglia, ed una domanda iniziò a balenare nella testa del giovane studente.
E non ci mise assolutamente nulla a dar voce ai suoi pensieri, decidendo però di tener su un’aria piuttosto vaga.
«Hey, che bel quartiere. Vivi qua?»
«Cosa te lo fa pensare?» chiese Namjoon, aumentando a dismisura l’aria calda, costringendo il suo passeggero ad allontanarsi di scatto dai bocchettoni, colpito in pieno viso da una grossa vampata bollente.

«Cristo, ma lo fai apposta?!»
A quella domanda, uscita dalla bocca del minore come un urletto isterico, seguì una risatina divertita da parte del più grande che, a quanto pareva, non perdeva mai tempo per poterlo provocare in qualche modo.
Prima che il suo adorato insegnante potesse rispondergli, Seokjin sentì squillare il proprio telefono e, nel momento in cui lesse il nome sul display, iniziò a preoccuparsi alquanto. All’inizio non sapeva se rispondere o no, ma alla fine optò per la prima opzione: se non avesse risposto, probabilmente sarebbe stato peggio.
«Sì, papà?»
Quell’uomo lo seccava. Si comportava ancora come se avesse dieci anni e dovesse rientrare a casa prima che facesse buio.
«No, stai tranquillo. Rimango con Hoseok stasera... sì, dobbiamo sistemare alcune cose per il gruppo, e tutto il resto.»
Mentre parlava, lanciò uno sguardo a Namjoon: sapeva che gli avrebbe chiesto per quale motivo avesse mentito a suo padre, ma se davvero avesse conosciuto il suo vecchio, probabilmente avrebbe compreso.
«Certo che ho le chiavi. Fate quello che volete, ma per favore, non sul divano. Okay, a dopo.»
«E così sei anche un bugiardo, Kim Seokjin. Non sono mica il fidanzatino segreto che devi tenere nascosto al padre omofobo, perché non hai detto la verità?»
A quel punto il più piccolo, smettendo di guardarsi intorno e smettendo automaticamente anche di chiedersi dove sarebbero andati a mangiare, mettendo da parte quel fatto come poco importante, si avvicinò a lui, appoggiando il mento sulla sua spalla ed abbassando la voce, come se in quella macchina ci fosse qualcuno a spiarli, pronto a registrare ogni loro conversazione.
«No, non lo sei. E se lo fossi sarebbe peggio. Ma come avrebbe reagito mio padre nel sentirmi dire ‘sto andando a mangiare chissà dove con il mio insegnante di geografia astronomica molto giovane e dal quale prendo ripetizioni tutti i giorni’?. Credimi, è meglio sia per me che per te che mio padre non sappia neanche che ci guardiamo. Ti è chiaro il concetto?»
Detto questo si allontanò di nuovo, tornando al suo posto ed aspettando che parcheggiasse, e quando lo fece, scese immediatamente dall’auto, soffrendo per lo sbalzo di temperatura. Quella sera si sarebbe raffreddato, se lo sentiva.
«Troppo freddo, principino?» lo schernì Namjoon, dandogli un debole schiaffetto dietro la nuca, lasciandolo poi per qualche minuto da solo sul marciapiede per avvicinarsi nuovamente alla sua auto, dalla quale recuperò un enorme giubbotto.
«Metti questo, non ho bisogno di un cubetto di ghiaccio al mio fianco.»
A quelle parole, Seokjin restò a guardare l’indumento per qualche secondo, prima di accorgersi che non era poi così male, e se lo infilò, rendendosi conto che fosse forse un po’ troppo largo per le sue misure.
«Guarda, con questo addosso sembro vecchio come te.» 
Detto questo, tirò fuori dallo zaino una sigaretta e l’accese, facendo segno al suo insegnante di guidarlo nel luogo dove sarebbero dovuti andare.
«Ah, e stai pure tranquillo. Mi basta mettermi qualcosa in bocca per riscaldarmi.»
«Bene.» con un veloce e furtivo gesto, Namjoon arrivò alla sua sigaretta, che gli strappò dalle dita e gettò subito a terra «Allora, visto che quel giubbotto secondo i tuoi gusti è da vecchi e ti basta mettere qualcosa in bocca per scaldarti, ridammi ciò che ti ho prestato. Non hai sul serio freddo, no?»
Passò un piede sopra la sigaretta spenta al suolo, sgretolandola completamente, mentre nel frattempo rivolgeva uno sguardo soddisfatto al suo compagno d’avventura.
«Sei proprio un impertinente, Kim Seokjin. Per farti stare zitto, cosa dovrei metterti in bocca?»
Detto questo, si girò verso la direzione opposta, dandogli così le spalle, e gli fece cenno con uno schiocco di dita di seguirlo. Nel frattempo, si portò alle labbra una delle sue sigarette, ripescata dal pacchetto all’interno del tascone del suo caldo cappotto.
«Scusami, hai appena sprecato la mia sigaretta e ora te ne stai fumando una te? Certo che sei arrogante, eh.»
Infastidito dal comportamento di quell’insegnante snaturato, Jin aveva messo su una sorta di broncio, che si sarebbe tolto dalla faccia soltanto quando avrebbe saputo da lui quello che voleva sapere. 
«Senti...» continuò allora, camminandogli affianco «Le voci che girano su di te... quelle delle relazioni con certe studentesse... sono vere? Cioè, non è niente di personale, sono solo un po’ curioso.»
«Primo, tu sei minorenne, Kim Seokjin. In qualità di tuo insegnante, è mio dovere assicurarmi che tu non commetta crimini, soprattutto in mia presenza.» disse Namjoon, facendo spallucce.
La serata si prospettava abbastanza piacevole: certo, uscire a cena con un suo alunno-che continuava a dargli del tu- era piuttosto strano, ma del resto tutti lo avrebbero pensato, se avessero saputo. Ora, agli occhi degli altri apparivano come una semplice coppia di amici uscita a divertirsi, nulla di più. 
Si fermarono davanti alle strisce, in attesa che la lampadina verde del semaforo si illuminasse.
«Secondo... di quali storie parli?»
«Primo...» iniziò ad imitarlo Jin, piuttosto seccato «Fumare non è affatto un crimine, e tu hai appena buttato via una sigaretta praticamente nuova.»
Quando scattò il verde, il più piccolo si attaccò istintivamente al braccio del suo insegnante, trascinandolo velocemente dall’altra parte, per poi mettersi esattamente di fronte alla sua figura, squadrandolo con aria da superiore.
«Secondo, mi prendi per stupido o cosa? Come ‘di che storie parli’? Girano storielle di tue relazioni con studentesse praticamente da quando tu sei diventato professore nella nostra scuola. Alcune raccontano addirittura di averti portato a letto. Guardami, ho la faccia da coglione o cosa?»
«No, tu non hai la faccia da coglione, Kim Seokjin. Tu sei un coglione. Pensi davvero che io possa fare cose del genere? Con delle mie studentesse, poi. Non toccherei mai nessuno dei miei alunni in quel modo, speravo ci arrivassi, avendomi conosciuto almeno un po’. Ma dubito tu lo abbia davvero fatto. Mi dispiace tu abbia un’immagine del genere di me, lontana anni luce da quello che sono davvero. E dato che conosci queste studentesse, puoi per favore spiegare loro che ciò che dicono in giro si chiama diffamazione? Grazie.»
Detto questo, Namjoon si voltò, dandogli le spalle per l’ennesima volta e riprendendo a camminare verso la loro destinazione, che si trovava a qualche metro dalla loro posizione.
«Ma pensa te.» borbottò il ragazzo, per poi ricominciare a seguirlo a passo svelto, sbattendo i piedi a terra in modo piuttosto rumoroso «Non ti ho accusato di un cazzo, bello. Ti ho solo fatto una semplice domanda, dato che in quella scuola parlano tutti di te. Non ti incazzare con me, non sono stato mica io a raccontare certe cose in giro.»
In un certo senso, Seokjin poteva considerarsi quasi sollevato. Non sapeva da cosa, se dal fatto che Namjoon non fosse quel tipo di persona, o dal fatto che tra lui e quelle studentesse non ci fosse niente.
Forse da entrambe le cose.
«Sai, tiri proprio fuori il peggio di me, lasciatelo dire. Non capisco perché mi piaccia così tanto spendere il mio tempo stando appresso a uno come te.»
Detto questo, individuato il piccolo ristorante nel quale sarebbero andati a mangiare, lo superò, iniziando a camminare il più rapidamente possibile per evitare che lo raggiungesse in poco tempo, e per evitare anche di sentire una sua ipotetica risposta.

Namjoon, dal canto suo, invece di provare a raggiungerlo, decise di continuare a camminare al medesimo passo di prima, osservandolo letteralmente correre e sbattere i piedi a terra come solo un bambino al quale avevano rubato il giocattolo avrebbe potuto fare.
Kim Seokjin era proprio adorabile. Forse la persona più adorabile che conoscesse, ma anche la più pericolosa. Perché risvegliava in lui qualcosa di ormai assopito da tempo. Risvegliava in lui la voglia di relazionarsi con persone nuove, la voglia di lasciarsi andare e di osare, che lui aveva deciso di lasciar perdere dopo quella ormai famosa storia andata male.
Kim Seokjin, quel ragazzino... era come se fosse una calamita. E Namjoon non riusciva in alcun modo a stargli lontano. Forse non avrebbe mai ammesso una cosa del genere, ma era la pura e semplice verità. Forse una verità troppo dura da accettare.
«Tu invece tiri proprio fuori il meglio di me, Jin.» mormorò tra sé e sé, sicuro che il ragazzo, ormai arrivato di fronte all’entrata del locale, non potesse sentirlo. 

Quando lo raggiunse, il minore non sembrava in alcun modo aver sbollito la rabbia. Ormai Namjoon conosceva il suo studente, e sapeva che si sarebbe dovuto far perdonare, esattamente come aveva fatto durante la loro lezione pomeridiana.
E lo avrebbe fatto. Eccome se lo avrebbe fatto.
«Dai, non tenermi il muso. Non va bene. Sei molto più carino quando sei arrabbiato, e non puoi certo farmi sfigurare di fronte agli altri.»
«Finiscila.» 
Quel Kim Namjoon. Se sperava di potersi arruffianare il suo perdono con due moine si sbagliava di grosso. Kim Seokjin non era il tipo di persona che si faceva comprare da questo genere di cose. Non lo era mai stato nei confronti di nessuno, e di certo la cosa non sarebbe cambiata solamente perché davanti ai suoi occhi c’era l’uomo più bello della nazione.
«Okay, dai, entriamo.» ridacchiò il professore, aprendo la porta del locale ed invitandolo ad entrare, per poi dirigersi verso uno dei semplici tavoli di legno e sedersi sulla panca, pattando il posto accanto a sé.
Ma Seokjin, anima cocciuta, decise di evitare il suo invito e, invece di sedersi accanto a lui, decise di mettersi esattamente di fronte al più grande, incrociando le braccia sul tavolo e mostrando il suo solito broncio. Voleva soltanto una cosa, in quel momento, e sapevano entrambi di cosa si trattasse.
Ma Namjoon era forse più cocciuto ed orgoglioso del suo studente, e non gli avrebbe dato corda fino alla fine. La loro era una sfida continua, e nessuno dei due amava la resa.
«Mi stai sul serio tenendo il broncio tu quando dovrei farlo io? Sei incredibile, Kim Seokjin.»
«Tu?» chiese Jin, completamente in disappunto «Tu non dovresti tenermi proprio niente. Ti ho fatto una domanda e hai subito alzato la cresta. È un problema tuo e basta.»
«Okay, okay. Non parliamone più. Ti sta bene? In fondo, dovremmo essere allegri. Soprattutto tu, dato che finalmente metterai ‘qualcosa in bocca’ e smetterai di soffrire.»

Quelle parole, improvvisamente fecero brillare gli occhi a Seokjin, che riprese a guardarsi attorno con più animo. Si trovavano in una sorta di birreria, più che in un ristorante. Una tavola calda strapiena di giovani che si stavano godendo una bevuta ed una cena fra amici. Però, quel Kim Namjoon conosceva i suoi gusti più di quanto li conoscesse lui stesso.
Così, rallegrato dal fatto che finalmente avrebbe mangiato, incalzò: «Okay allora. Facciamo così.»
Accavallò le gambe, sistemandosi meglio sulla panca di legno. Si era stancato di star a parlare di stupidi rumors scolastici, non ne aveva proprio la minima voglia, così aveva deciso che avrebbe imparato a conoscerlo, anche solo un pochino.
Voleva provare, per la prima volta in tutta la sua vita, di andare veramente d’accordo con qualcuno all’infuori della sua cerchia di amici storici.
«Prima domanda: quando mangi le patatine, le intingi nella maionese o nel ketchup?»
«Ma che-»
Quando si ritrovò davanti di nuovo quel bambino, con in bocca soltanto parole e domande strane, non trattenne una sana risata. Tanto che si dovette mettere una mano davanti alla bocca per evitare di ridere troppo sguaiatamente e, dopo essersi calmato, provò a rispondergli seriamente. 
«Il ketchup non si tradisce, ma anche la maionese non mi dispiace. Che c’è, vuoi portarmi anche tu fuori a cena?»
«No, ma quale cena.» ridacchiò Seokjin, sorpreso dal modo in cui l’avesse fatto ridere, e realizzando che la sua risata lo rimetteva totalmente al mondo. Non era ridicola come la sua, ma piacevolmente contagiosa.
«No, comunque. Io le intingo nella salsa barbecue. Adesso, ehm...» si ritrovò per un attimo ad alzare gli occhi al cielo, per poi tornare a guardare lui «YG o SM?»
«SM, dai, gli artisti migliori si trovano quasi tutti lì. Poi Kim Jongin, quell’angelo vivente, oh Cristo, quando balla-» si bloccò. Stava facendo letteralmente la figura del fanboy davanti ad un suo studente «Mi spieghi che razza di domande sono?»
Seokjin sembrò ignorare completamente quell’ultima domanda, e continuò: «Mi dispiace ma preferisco la YG. Nessuno supererà mai la stima che provo per artisti come Kwon Jiyong. È una vera stella, cazzo.»

«Chi si vede! Ciao, Kim Namjoon!»

Proprio nel momento in cui Namjoon stava per rispondere al suo compagno, una presenza inaspettata aveva fatto la sua comparsa proprio di fianco al tavolo.
Choi Seunghyun, il migliore amico di Namjoon, lo aveva raggiunto dopo averlo intravisto da lontano, sorridente e solare come sempre.
«Seunghyun!» aveva esclamato il giovane insegnante, alzandosi soltanto per poter dare un cinque al suo amico d’infanzia, che ormai, a causa del lavoro, non vedeva da settimane «Scusa se sono sparito, ultimamente. Ma sai com’è... il lavoro mi ammazza.»
«Tranquillo. Sono riuscito a uscire con Junghwa stasera dopo settimane senza poterla neanche sentire.» rispose il giovane, indicando, in lontananza, la sua ragazza, che lo stava pazientemente aspettando. Poi, gli occhi del nuovo arrivato si posarono su Seokjin che, per passare il tempo ed evitare contatti visivi, si era messo a sfogliare nervosamente il menù del locale.
«E lui chi è?» chiese Seunghyun, rivolgendo all’amico un sorriso malizioso «Hai forse qualcosa da dirmi, Kim Namjoon?»
Come al solito, Choi Seunghyun aveva travisato. Succedeva ogni volta che il povero Namjoon si trovava in compagnia di qualcuno: ogni volta, il suo migliore amico arrivava soltanto per potergli far fare una figuraccia. Era come una figura perenne nella sua vita.
Volendosi improvvisamente sotterrare, il giovane insegnante portò immediatamente le mani avanti, esclamando: «Ma che vai a pensare, non vedi che è piccolo?! Cazzo, Seunghyun, è solo un mio studente!»

E fu in quel momento che Jin si decise ad alzare lo sguardo verso i due, incontrando prima quello confuso del nuovo arrivato, e poi quello totalmente nel panico di Namjoon, che stava cercando in tutti i modi di non arrossire. Quella situazione, piuttosto comica, lo costrinse a trattenere una grassa risata, che mascherò con un forte colpo di tosse.
Prima che il suo amato insegnante tornasse a sedersi di fronte a lui, gli parve di sentire quel Choi Seunghyun dire qualcosa come ‘okay, allora vado’ prima di dileguarsi completamente, lasciandoli di nuovo da soli, e permettendo finalmente a Seokjin di punzecchiare un po’ il suo compagno d’avventura.
«E così sono piccolo?» chiese, sorridendogli maliziosamente «Allora dobbiamo rispettare il coprifuoco, nonno.»
«Va bene, piccolo. Rispetteremo tutti i coprifuochi che vorrai.»
A discapito di ogni sua minima aspettativa, Jin a quelle parole si ritrovò ad arrossire. Non perché si sentisse in imbarazzo: ormai, con quel professore così anticonformista, l’imbarazzo era una cosa lontana dall’esistere.
In realtà, non lo sapeva nemmeno lui per quale motivo stesse arrossendo, ma in qualche modo, si ritrovò costretto a portarsi il menù di fronte al viso, rivolgendo poi un occhiolino al giovane uomo seduto di fronte a lui che, in risposta, sorrise biecamente.
Quella serata stava andando meglio di quanto si aspettassero.
«Ora te la farò io una domanda, Kim Seokjin.» incalzò Namjoon, a quel punto «E voglio che tu sia sincero con me. Non mi piacciono le bugie.»
«Spara.»
Oh, se uno come Kim Namjoon avesse tentato di sparargli in testa, probabilmente Jin lo avrebbe pregato di farlo.

Namjoon ridacchiò. Dopo la sua premessa, sperava di aver suscitato un qualche tipo di ansia nel ragazzo seduto di fronte a lui, ma Jin sembrava non mollare mai.
Era divertente giocare con una roccia come lui.
Alla fine, rivolgendogli il sorriso più largo che avesse, chiese: «Beatles o Rolling Stones?»
«Rolling Stones.» rispose senza esitazione il minore, con un accenno di sorpresa nel sentire una domanda del genere da parte di qualcuno che, sicuramente, non ascoltava il suo stesso tipo di musica «Sono superiori per distacco. E non solo ai Beatles, ma all’intero mondo della musica leggera.»
«Non ci capisco molto di quel genere di musica. Ma io preferisco i Beatles.»
«Allora direi che la nostra cena può finire qui, professore.»
«Oh. Okay.» tagliò corto suddetto professore, rivolgendogli un mezzo sorriso ed allungando la mano verso il menù «Allora direi che possiamo fare a meno del cibo e tornarcene a casa.»
«No!» certo, Kim Namjoon era insopportabile, ma il cibo era più importante delle loro stupide discussioni «No. Prima mangiamo.»
Quella reazione quasi disperata, dettata probabilmente dallo stomaco di quel ragazzino, fece quasi scoppiare a ridere Namjoon che, con nonchalance, richiamò l’attenzione di una cameriera che, sorridente, si avvicinò immediatamente al loro tavolo.
«Okay, che vuoi mangiare? Ti stanno bene...» abbassò gli occhi sul menù, per poi tornare a guardare Jin «Hamburger e patatine?»
Dopo aver ricevuto un cenno d’assenso in risposta, Namjoon portò tutta la sua attenzione sulla bella cameriera, che non faceva altro che starlo a guardare, sorridendo e sbattendo gli occhi.
«Oh, e... Wendy! Porta anche la salsa... barbecue? Sì, la salsa barbecue!»

«Wendy.» incalzò Jin in modo canzonatorio «Chi è Wendy? Una tua amica stretta?»
«Ho chiuso con le donne da un bel po’, ragazzino.» rispose l’uomo, capendo dove volesse arrivare il suo alunno «Smettila di arrivare a conclusioni affrettate su di me. Non è la prima volta che lo fai, questa sera.»
«Hai chiuso con le donne? Come mai?»
Quella domanda, Namjoon avrebbe dovuto aspettarsela. Kim Seokjin non era certo il tipo che si faceva i propri affari, e questo non ci voleva certo un genio per capirlo. Eppure, si pentì di avergli detto una cosa del genere senza pensare alle conseguenze. Non era pronto a confidarsi con qualcuno riguardo a quella storia, tantomeno con l’unica persona con la quale era riuscito ad avere una parvenza di intesa dopo troppo tempo passato sempre e solo con Seunghyun al suo fianco.
«Fatti gli affari tuoi, Seokjin. È meglio.» rispose, allungando una mano verso Wendy e poggiando la loro cena sul tavolo «Vedi di soddisfare i tuoi bisogni animaleschi, piuttosto.»

La cena passò così, tra una chiacchiera e l’altra, tra una piccola discussione e l’altra, tra una risata e l’altra, e così passarono anche le ore, e finirono le cose da mangiare poggiate sul tavolo.
La cosa migliore arrivò a fine serata, quando, proprio nel momento in cui Jin si apprestava a pagare la sua parte, Namjoon decise di impedirgli categoricamente di farlo, pagando tutto lui, e mettendolo inevitabilmente un po’ in imbarazzo. Arrivati a quel punto, poteva anche considerare la missione di farsi perdonare da quel ragazzino compiuta.
Una volta fuori dal locale, un nuovo brivido di freddo percorse per l’ennesima volta la schiena del povero Seokjin, che dovette tirar su il cappuccio della felpa e chiudere l’enorme cappotto per sentirsi immediatamente meglio. 
Per un attimo pensò alla possibilità di poter accendersi una sigaretta ma, proprio nel momento in cui si apprestava a farlo, Namjoon gli prese il pacchetto dalle mani, infilandoglielo nuovamente in tasca, rivolgendogli un cenno di dissenso con la testa.
«Non pensare che ti lascerò fumare così facilmente, Kim Seokjin. Tieni.»
Detto questo, allungò la propria sigaretta, quella che stava già fumando, in direzione del ragazzino, che dovette mettersi sulle punte dei piedi per poter fare un tiro da quella sigaretta troppo leggera per i suoi gusti.
«Sei fastidioso.» ammise, storcendo la bocca «Sei veramente fastidioso, Kim Namjoon.»
«Allora ci completiamo, bimbo. Dato che sei anche tu una bella palla al piede.» rispose lui «Andiamocene, dai. Ti porto a casa.»

Una volta in macchina, per un buon tratto di strada, mantennero il silenzio. Jin con la fronte poggiata contro il finestrino ad osservare l’esterno, Namjoon con gli occhi ben puntati sulla strada notturna, ma che non perdevano occasione di posarsi di tanto in tanto sul ragazzo seduto di fianco al guidatore.
Kim Seokjin era bello. Così bello da poter attirare a sé gli occhi e l’attenzione di chiunque, eppure, lui sembrava dare le proprie, di attenzioni, soltanto a chi sembrava meritarsele sul serio. E Namjoon si sentiva quasi fortunato nel far parte di quella cerchia di persone-perché ne faceva parte, di questo ne era piuttosto sicuro.
Kim Seokjin era un ammasso di energia. Energia pura. Era come se non esaurisse mai quella carica che tanto lo contraddistingueva, e che tanto piaceva a quel poveruomo che avrebbe voluto soltanto fargli da insegnante.
Eppure, alle volte, sembrava perdersi in un mondo tutto suo. Esattamente come in quel momento.
Un mondo nel quale non faceva entrare nessuno, un mondo che Namjoon desiderava esplorare. Non in quel momento, non il giorno dopo, ma nel tempo, Namjoon desiderava entrare più nel mondo di Seokjin. E capire cosa pensava, cosa desiderava, in cosa sperava.
Voleva conoscerlo e capirlo meglio. Voleva decifrare le sue infinite espressioni e conoscere le sue innumerevoli facce.
Alla fine, stanco di quel silenzio, decise di aprire il finestrino al quale il suo alunno era poggiato, facendolo sobbalzare.

«No, merda, i capelli! Dico, ma sei matto?»
Per due o tre minuti, Seokjin si era ritrovato ad entrare in un continuo stato di trance, dimenticandosi persino di essere nella stessa macchina assieme a Kim Namjoon. Non sapeva se fosse il sonno oppure gli improvvisi pensieri che avevano invaso la sua mente a renderlo così stranamente silenzioso.
Ad un certo punto, senza che potesse prevederlo, si era ritrovato con la testa catapultata fuori dal finestrino, i capelli esposti al vento che, come ogni volta, li scompigliò completamente, facendoli finire in disordine.
A quel punto, la sfida poteva considerarsi di nuovo aperta. Per ripicca, Seokjin accese la radio, sintonizzandosi su un canale che trasmetteva soltanto musica metal. E da quel che aveva capito, Namjoon odiava quel tipo di musica. Una volta lì, alzò il volume al massimo, costringendolo a sobbalzare nel momento in cui le casse raggiunsero il loro limite.
«Oh, andiamo, Seokjin! Spegni questa cazzo di musica! Non riesco a guidare!»
Maledetto furfante, sembrava conoscere ogni suo singolo punto debole e, come di consueto, non si faceva alcuno scrupolo a provocarlo. Velocemente, Namjoon allungò una mano verso la radio, vagando con le dita alla ricerca del tasto per mettere a tacere quell’orribile musica che detestava ma che, al suo contrario, quel ragazzino sembrava adorare. 
Sospirò seccato, sbattendo entrambi i palmi delle mani sul volante ed approfittando del semaforo rosso per voltarsi verso il suo passeggero.
«I capelli? Sul serio? Stiamo tornando a casa e tu ti preoccupi per i tuoi capelli? Dio mio.» scosse il capo, sconvolto dalle sue banali preoccupazioni, ed infine tornò a guardare la strada dinanzi a sé «Eri troppo silenzioso, non è da te. Stai bene?»

A quella domanda, Jin si sentì improvvisamente meno in collera con lui. Gli piaceva quando dimostrava di preoccuparsi almeno un minimo, e in quella giornata lo aveva dimostrato più di una volta. 
In fondo, qualcosa in comune l’avevano: il fatto che fossero troppo orgogliosi per ammettere letteralmente qualsiasi cosa. E Namjoon era troppo orgoglioso per ammettere che, in fondo in fondo, si preoccupava per lui e per ciò che faceva o gli succedeva.
Incrociando le braccia al petto, si stese sullo schienale del sedile, girandosi di fianco e rivolgendo il suo sguardo soltanto a Kim Namjoon, osservando il suo profilo e studiando i suoi perfetti lineamenti.
«Sto bene, sono solo un po’ stanco.» rispose, con un mezzo sorriso, per poi lasciarsi andare ad un piccolo sbadiglio, che costrinse il suo insegnante a sorridere divertito, mentre si fermava di fronte ad un‘abitazione.
«Abiti qui, giusto?» chiese, indicando il condominio.
«Sì, sto qua.»
Detto questo, Jin si slacciò la cintura di sicurezza ed aprì lo sportello, pronto ad allontanarsi dall’auto e tornarsene a casa. Non sapeva che fare: se salutare, ringraziare, o correre direttamente verso il portone e salutare da lontano. Quella situazione lo stava mettendo parecchio alle strette.

«Hey, Seokjin.»

Ma, fortunatamente, Namjoon l’aveva preceduto, costringendolo a voltarsi e ad appoggiarsi all’apertura del finestrino, ancora spalancato.
«Sì?»
«Ciao.» disse semplicemente Namjoon, sorridendogli quasi dolcemente.

Dopo aver ricambiato quel-bellissimo-sorriso, l’unica cosa che Jin seppe dire, con voce quasi strozzata e con soltanto la voglia di tornare in quella macchina e restarci per sempre, fu un ‘ciao’ quasi sussurrato, ma che racchiudeva tutta la serenità che aveva provato durante quella serata, e che spinse Namjoon a sorridergli di nuovo, appoggiandosi al volante.
Ma il minore non aveva la minima intenzione di rimaner lì a volersi sotterrare dall’imbarazzo. Così, velocemente, corse verso il portone, entrando in una manciata di secondi, e lasciando andar via il suo insegnante, sollevato dal fatto che non avrebbe dovuto aspettare molto per rivederlo.

******

Ciao guys.
So, I’m back with another chapter. And this one is about IL PRIMO APPUNTAMENTO DEI NAMJIN EVERYONE.
Questi due sono letteralmente la mia vita. Ora, so che la sto scrivendo io, ma il modo in cui sto rendendo il loro rapporto mi rende alquanto soddisfatta(e ovviamente metà del merito va alla role che ho fatto prima di cominciare a scriverci sopra la ff. Thanks to my best friend, che ha fatto Namjoon).
È un capitolo molto soft. Non va molto avanti con la trama che è costruita intorno a questa coppia ma, comunque, capitoli come questo servono, breathe if you agree.
Detto questo, vado.
Auguratemi buona fortuna, perché domani cercherò di comprare i biglietti per il concerto dei Bangtan a Londra, so, se morirò, sapete perché.
Alla prossima!

-Glaceeonx
   
 
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