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Autore: Imaginaerum    07/03/2019    1 recensioni
Un post periodo scolastico che vede un allontanamento tra Iwaizumi e Oikawa, più o meno volontario, più o meno confliuttuale, più o meno... vitale.
Dalla storia: "Ti ho visto in televisione. Sei sempre stato bello, con quel tuo sorriso magnetico e quei riccioli sempre perfetti in qualunque situazione, che fosse sotto la pioggia battente o nel bel mezzo di una partita tra grida e sudore. E anche adesso..."
Lasciate un commento per farmi sapere se vi è piaciuta! O anche solo per insultarmi, che forse è più appropriato. Per ora.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Tooru Oikawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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            Capitolo uno.



Ti ho visto in televisione.

Sei sempre stato bello, con quel tuo sorriso magnetico e quei riccioli sempre perfetti in qualunque situazione, che fosse sotto la pioggia battente o nel bel mezzo di una partita tra grida e sudore. E anche adesso, a distanza di quasi due anni non sei cambiato: lo stesso sguardo felino e affascinante, le stesse movenze di un diavolo tentatore. Sei pronto alla battuta e stai per alzare la palla, dritta davanti a te, alta e lontana. Ti osservo, e posso vedere la tua concentrazione, che è assoluta, dedicata tutta a quel singolo momento, posso sentire il tuo respiro anche attraverso lo schermo, posso percepire perfino i battiti del tuo cuore, che scandiscono e dilatano il tempo, lo allungano, rendendo i secondi come dei minuti interi, secondi che scoccano con una lentezza quasi disarmate. Il mondo si ferma, si gela, cala il silenzio ed esisti solo tu. Solo tu ed il pallone, che è tuo, è lì per te, è lì con te ed è pronto a diventare te, un tutt’uno, come se fosse un prolungamento del tuo corpo, come se fosse stato creato appositamente per quel momento e per nient’altro. La ricordo quest’infinita e snervante attesa, la calma prima della tempesta, la ricordo bene.

Ti osservo ancora, incapace di distogliere lo sguardo, e la palla vola alta ed il tuo corpo reagisce immediatamente, si prepara alla rincorsa e al salto, in quel suo modo agile, armonioso e letale, come un serpente che punta la preda ed è pronto a sferrare il morso decisivo, mortale. E inizi a muoverti, calcolando al dettaglio le contrazioni coordinate di tutti i tuoi muscoli. Li vedo i tuoi movimenti, inquadrati da quel cameraman che è fin troppo bravo a non perderne nemmeno uno, li vedo bene ma tanto non avrebbe fatto alcuna differenza, perché li avrei visti comunque, anche se avessi chiuso gli occhi. Perché, nonostante il tempo trascorso, i mesi che si sono accumulati uno sull’altro trasformandosi in anni, il passato che sbiadisce impietoso, io li ricordo. Li ricordo tutti, li ricordo bene, fin troppo.

E poi salti, come se sotto ai piedi avessi delle molle, come se il tuo corpo non pesasse, come se la gravità esistesse per tutti ma non per te, non in quel momento. E poi colpisci la palla, in pieno, come se il tuo braccio fosse una frusta fatta a posta per quel momento, per colpire quella sfera e trasformarla in un’arma fatale per tutti quelli che sono al di là della rete. E alla fine, come sempre, non deludi: fai punto. Sorridi, esulti, sei in estasi, i compagni attorno ti sostengono ed esultano anche loro, ti incitano, ti ammirano, esaltati e felici quanto te.

Ti osservo ancora, condannato a non poter distogliere lo sguardo, e intanto la telecronaca va avanti, il palazzetto è un unico boato destinato a te, tutto interamente per te.

Ti osservo, continuo a farlo, ma non è questo il punto. Perché quel rumore confuso di cori e grida in realtà non lo sto sentendo davvero. Perché quelle immagini che scorrono davanti ai miei occhi ed in diretta nazionale non le sto vedendo davvero. Il punto è che credevo di essere pronto, credevo di essere riuscito ad andare avanti.



Ma mi sbagliavo, Dio quanto mi sbagliavo.
 
 
 








 
Perché te ne sei andato, Tooru… Perché?



 
   
 
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